venerdì 29 ottobre 2010

Parlare di politica e non di scandali? Magari, ma è impossibile

Secondo post del giorno, dopo quello di Paolo, a firma della new entry Sdrenfano (benvenuto nel club). Nota: il testo era già stato inserito come commento ad un post precedente, ma avendolo trovato particolaremente efficace ho ritenuto, in accordo con l'autore, di promuoverlo a post.

Solo una nota mia e poi mi faccio di parte. Riguardo il caso Ruby si parla molto di "spazzatura mediatica". Lo è? Sì, a patto di mettersi d'accordo su un punto: l'omino che, coi suoi comportamenti non consoni al ruolo, ha confezionato il sacchetto della "basura" e lo ha messo fuori dalla porta alla mercé di tutti è il signor Silvio Berlusconi medesimo, e nessun altro. Chi è causa del suo mal eccetera eccetera.

Buon weekend lungo da Authan. Il blog torna martedì salvo sorprese, imprevisti o cataclismi.

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[Testo di Sdrenfano]

Non è accettabile l'invito a "parlare di politica e non di scandali", ripetuto da Giuseppe Cruciani e dal suo ospite alla Zanzara di ieri Marco Follini, citando Tony Blair.

Il maggior partito di opposizione ha tanti difetti, e in particolare quello di essere moscio, indulgente e inoffensivo nei confronti di Berlusconi, non certo quello di accanirsi contro di lui. Bersani ha rilasciato quel commento lapidario (“Basta con le questioni esoteriche come lodo alfano e abitudini singolari del premier, non se ne può più, stacchiamo la spina”) rispondendo a un giornalista a margine di una conferenza stampa sulle proposte del PD in materia fiscale.

Se gli organi di informazione (compresa La Repubblica) danno rilievo al bunga bunga e non alla riforma delle aliquote, la responsabilità è di tali organi di stampa, e tutt'al più dei lettori. Non certo di un partito debole e autolesionista, che per sforzarsi di non essere tacciato di antiberlusconismo è arrivato a fare, invano, una campagna elettorale senza mai pronunciare il nome del principale esponente dello schieramento ad esso avverso.

Insomma, di fronte ai peggiori scandali di corruzione, impunità e varie nefandezze che con la politica non c'entrano niente, è ridicolo ribattere con lo slogan "basta parlare di scandali, con questi argomenti la sinistra non vincerà mai". Ancora più ottuso, poi, è riaffermare questo slogan in programmi radiofonici che con il bunga bunga intitolano la puntata.

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(Authan) Mi è venuto in mente un verso di una vecchia canzone dei REM, il cui video, peraltro, è un po'... bunga bunga :-)

REM, "Pop song '89" (1988)




Should we talk about the weather?
Should we talk about the government?


Quella gran voglia di riderci su

Oggi due post. Qui sotto Paolo, a parte la new entry Sdrenfano.

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[Post di Paolo]

Buongiorno,

dopo la notte dell'ira - quella di mercoledì scorso - in cui Giuseppe Cruciani aveva praticamente azzannato rabbiosamente qualsiasi ascoltatore lo contrariasse, ci voleva una puntata dai toni più distesi e leggeri.

Il caso ha voluto che l'attualità offrisse al conduttore proprio lo spunto adatto per una serata di chiacchiere da bar, con umorismo un po' greve e pecoreccio. Il risultato è stato un susseguirsi di insinuazioni ed ironie, barzellette e canzoncine che vertevano attorno agli aspetti più pittoreschi del Ruby – gate. Il tutto, incontrando evidentemente il carattere e l'umore di Cruciani è risultato proprio divertente. Insomma, la serata non è stata perfetta, ma sicuramente molto divertente. Coi duetti con David Parenzo, il Bunga Bunga, le barzellette di Fede e Noemi… Insomma, tutto molto bene.

Ecco, se posso permettermi un suggerimento a Cruciani, forse sarebbe stato meglio non assecondare l'ossessione della solita sinistra focalizzata sempre e solo contro Berlusconi ed affrontare la cosa per quanto possibile in maniera meno mirata sul Presidente del Consiglio, ma un po' più generale, e magari abbandonare quel finto moralismo che ha mantenuto il linguaggio da "fascia protetta" (per dirla con le parole del co–conduttore Parenzo), per usare invece un po' di quei termini franchi e schietti che, di sdoganamento in sdoganamento, dicono pane al pane e vino al vino.

Sapete cosa si sarebbe ottenuto invece dell'ironia sul Bunga Bunga? Una serata spesa a parlare sull'ipotesi che un vecchio si sia inculato una minorenne forse coinvolta in un giro di prostituzione ed abbia abusato del suo potere per sottrarla ad un affido tutelare. Questo è quindi l'atteggiamento che sarebbe stato riservato a chiunque non fosse Berlusconi.

Certo che raccontata così passa la voglia di riderci su e di trattare con bonomia il protagonista maschile, vero? Meno male che la considerazione dei media non è uguale per tutti, e qualche sconticino ad editori e politici amici si fa…

Mi devo perciò correggere, la puntata è stata meglio come effettivamente andata in onda. Se non avessi l'enorme sospetto che si tratti di un trappolone per i moralisti anti berlusconiani, mi verrebbe da vomitare, e il problema per una volta non è Cruciani, ma in primo luogo la massa dei media cui si è allegramente aggiunto, che stanno trattando l'argomento sostanzialmente in chiave piccante (quando invece penso abbia ragione Parenzo a parlare di atmosfere da basso impero), ed in secondo luogo un Premier ricattabile perché probabilmente non sarà responsabile di alcunché, ma ha reso verosimili anche le ipotesi peggiori e più bizzarre con i suoi comportamenti inopportuni precedenti, come proprio questo caso sta dimostrando.

Ciao

Paolo

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(Authan) Stra-or-di-na-rio il bunga bunga musicale di Elio e Le Storie Tese, sulle note del waka waka, a "Parla Con Me" del 28 ottobre. Probabile jingle tormentone delle prossime Zanzare.




In questi tempi di crisi,
l'importante è ridere, sorridere e festeggiare!

Bunga bunga con Lele...
Bunga bunga con Fede...


giovedì 28 ottobre 2010

Un altro giro di giostra

Post di Authan. Oggi c'è pure quello di Paolo.

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Ai tipi alla Cruciani, quelli per cui l'antiberlusconismo è conformista e loro anticonformisti, quelli che “se non sei contro Berlusconi ti danno del servo”, quelli che si dicono sicuri che anche dopo la futura uscita di scena del cavaliere il livello del conflitto politico rimarrà tale e quale a com'è oggi, in quanto “la sinistra si troverà un nuovo nemico”, io vorrei candidamente chiedere: ma davvero pensate che nel dopo-Berlusconi potrà mai arrivare di nuovo, tanto per dirne una, un periodo non breve di battaglie politico-mediatiche su qualcosa di assimilabile al bunga bunga?

Perché col bunga bunga, rendiamocene tutti conto, si è dato il via ad un nuovo giro di giostra, di cui siamo solo agli inizi. Dopo le prime anticipazioni del Fatto Quotidiano, con lo strepitoso - per come sa catturare e ammaliare il lettore - resoconto di Giuseppe D'Avanzo sull'odierna edizione di Repubblica l'ennesimo sex-gate è deflagrato. Dopo Noemi e la D'Addario, la protagonista femminile a questo giro è l'ormai celebre giovanissima Ruby, frequentatrice delle feste nella villa San Martino ad Arcore, la quale, come noto, sta collaborando con i magistrati milanesi nell'ambito di un'inchiesta su un presunto caso di sfruttamento della prostituzione.

Tutti i frammenti del racconto della fanciulla dovranno ovviamente essere riscontrati, prima di essere presi per buoni. Ma intanto, e per chissà quanto tempo, la misteriosa Ruby, il bunga bunga e le discussioni sullo (cito D'Avanzo) "stile di vita che rende vulnerabile la funzione pubblica" del premier terranno banco sui media smisuratamente più delle questioni del lavoro, dell'economia, e degli altri temi che contano.

Ripeto la domanda, cari signori che schifate l'idea di essere presi per antiberlusconiani foss'anche per sbaglio: davvero, in tutta coscienza, credete che, una volta lasciatoci alle spalle Berlusconi, una stagione politica paragonabile all'attuale possa di nuovo tornare?

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Rolling Stones, "Ruby Tuesday" (1967)




Goodbye, Ruby Tuesday
Who could hang a name on you?
When you change with every new day
Still I'm gonna miss you...


La gogna mediatica del garantista dalla corda saponata

E pure oggi due post (troppa grazia). Qui sotto Paolo, a parte Authan.

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[Paolo]

Buongiorno,

ieri sera la notizia del lavoratore licenziato per aver partecipato alla recente contestazione a Bonanni (quella del fumogeno) mentre era in mutua ha innescato un Giuseppe Cruciani già pesantemente alterato ed aggressivo con gli ascoltatori per altri motivi, mostrando una volta di più come su temi sindacali la sua posizione sia estremamente, acriticamente e aprioristicamente padronale (*) e come il suo garantismo sia assolutamente a senso unico.

Il licenziato era stato visitato il giorno stesso vedendosi confermare lo stato di malattia in attesa di un intervento chirurgico, e nulla è trapelato sinora rispetto ad eventuali limitazioni al movimento che il suo stato comporterebbe. Insomma, secondo me, la situazione non ha ancora dei contorni sufficientemente definiti per poter dire con certezza se vi è stato da parte sua alcun abuso, per quanto appaia anche a me molto strano ed improbabile (se non sospetto) il suo comportamento.

Non è stato così invece per Cruciani, che ha ritenuto di dare immediatamente risalto alla notizia stessa, presentandola come se fosse scontata ed assodata la malafede del lavoratore licenziato, facendone un caso esemplare, sostituendosi preventivamente ai giudici ed esponendo l'operaio ad una indebita gogna mediatica. Credo che questo basti a incasellare il conduttore della Zanzara tra i liberali de noantri e tra i garantisti dalla corda saponata di cui parlo nel titolo: un Feltri in DO minore.

Solo quando David Parenzo (ormai l'unica voce di buonsenso della trasmissione) ha fatto notare l'assenza di certezze, Cruciani si e' messo a simulare qualche dubbio cominciando a ripetere sostanzialmente “Sarebbe incredibile se chi lo ha licenziato lo avesse fatto senza certezze, quindi … dev'esserci anche dell’altro”. Uno pseudo ragionamento che per me, ma evidentemente non per Cruciani, ha la stessa validità di "Sarebbe incredibile se uno rischiasse il licenziamento per partecipare ad una manifestazione non potendolo fare, quindi … dev'esserci la persecuzione".

Entrambi gli pseudo ragionamenti sono evidentemente puttanate non sostenute dai fatti, che partono dall'idea preconcetta che una delle due parti abbia ragione. Attorno ai sei anni, di solito, i bambini raggiungono una capacità logica sufficiente ad evitare affermazioni come "Ho ragione perché ho ragione": forse invece della Zanzara sarebbe meglio condurre "Chiedo asilo"?

Per Cruciani il padrone ha ragione perché è lui il padrone: lavora sicuramente nella radio giusta per sostenere una posizione simile, quindi non ci sarà nessuno a metterlo in purgatorio, ma questa è propaganda, non informazione, né intrattenimento, né ragionamento. All'orgia del luogo comune crucianiano è mancato ieri (o forse me lo sono perso io) solo il "tanto i giudici danno sempre ragione al lavoratore", che spesso è stato pronunciato in trasmissione.

Ma ho una notizia per Cruciani: per potersi considerare liberali e garantisti bisogna esserlo con la parte avversa, perché è molto improbabile trovare chi sia forcaiolo nei confronti dei propri amici...

Ciao

Paolo

(*) tratto da un comunicato rivoluzionario degli anni '70 :-)

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Ancora uno spassoso sketch di Camera Café. Paolo? Sei licenziato! :-))





mercoledì 27 ottobre 2010

Come si cambia

Secondo post del giorno di Authan. Il primo era di Paolo.

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Dopo il pugno rifilato ieri a Roma da un qualche miserabile delinquente a Daniele Capezzone, non voglio riprendere la querelle sul clima da anni '70, i seminatori d'odio, blah blah, eccetera eccetera, che qualche cretino oggi non ha perso un minuto a rilanciare, dando tutto per scontato pur senza conoscere i dettagli precisi sull'aggressione al portavoce del PDL.

A questo giro, mi limito solo a riportare un paio di dichiarazioni dello stesso Capezzone. Così, per gioco.

La prima è di oggi: “Non so se fosse un balordo qualsiasi o con motivazioni politiche, di certo c'è un brutto clima e chi sta vicino a Silvio Berlusconi rischia la criminalizzazione quando va bene e l'aggressione fisica quando va male, e questo è ingiusto.”

La seconda è del 2006: “Berlusconi si paragona a Napoleone e Churchill. Mi ricorda la barzelletta dei due matti: uno dice "Io sono Mosè e Iddio mi ha dato le tavole della legge" e l'altro, offeso "Ma guarda che io non ti ho dato niente!". Ecco, Berlusconi potrebbe essere il secondo matto, mentre per il novello Mosè bisogna scegliere tra Bondi e Fede.

E non aggiungo altro.


UPDATE. Capezzone è poi intervenuto in diretta alla Zanzara del 27 ottobre, ribadendo le sue dichiarazioni post aggressione menzionate qui sopra. Poteva il nostro Cruciani esimersi dal chiedergli conto della sua passata militanza (link1, link2) nella pattuglia dei seminatori d'odio antiberlusconiani (“Vi chiamate Casa Delle Libertà ma vi è rimasta solo la libertà vigilata!”)? Ma certo che SI'. E infatti la domanda che più di tutte aveva senso porre non è stata posta. Vabbè, sarà per la prossima aggressione :-)

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Daniele Capezzone è imitato in modo esilarante da Neri Marcorè. Buon divertimento.





Peggio di così si muore

Oggi due post. Qui sotto Paolo, a parte Authan.

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[Questo post è di Paolo]

Buongiorno,
ieri la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia si è espressa contro le elezioni anticipate. Sino a qualche tempo fa ero della stessa opinione, cioè convinto che fossero troppo forti i rischi di restare senza un governo nel bel mezzo della crisi, per di più senza una prospettiva chiara di una evoluzione verso un governo più stabile e capace.

Col passare del tempo mi sono però reso conto che in questo momento l'Italia è sostanzialmente senza guida: si va da un parlamento inattivo ad un governo tenuto a briglia stretta da un Presidente del Consiglio quanto meno confuso, specie sul tema che più gli sta a cuore, quello dello scudo giudiziario sul quale rilascia dichiarazioni contraddittorie (link1 , link2, link3; un paziente simile potrebbe far impazzire il più navigato degli psicanalisti) ed avulso dalla realtà (vorrei sentire due parole sull'economia, invece che frasi sconnesse sul famigerato Lodo Alfano) e da un ministro delle finanze che, per ammissione della stessa Marcegaglia, ha tagliato la spesa senza gestirla, limitando i danni nell'immediato e gonfiandoli nel tempo.

In questa situazione devo ammettere di essermi sbagliato: contrariamente a quanto afferma la presidente di Confindustria credo sia opportuno un cambio, che sia un governo tecnico o elezioni anticipate poco importa. Sostanzialmente sono arrivato a pensare che difficilmente possa andare peggio di così, e che quindi qualsiasi alternativa, anche la più inverosimile, sia probabilmente meglio di quanto stiamo oggi sperimentando.

Ciao

Paolo


Peggio di così


martedì 26 ottobre 2010

Tutto il Telese-gate minuto per minuto

Anche se non ci sono comunicazioni ufficiali in merito, è ormai certo che Luca Telese non tornerà più alla Zanzara, né da conduttore né da spalla, e non certo per scelta sua. Come si è arrivati a questo punto? A beneficio dei posteri, riassumiamo tutto il Telese-gate minuto per minuto.


1) Giovedì 8 ottobre, parlando in diretta alla Zanzara sul caso Porro-Arpisella, Luca Telese, giornalista del Fatto Quotidiano, introduce un articolato ragionamento critico verso Emma Marcegaglia definendo quest'ultima, presidente di Confindustria, editore di Radio 24, “una cretina”. Panico a Radio 24 e imbarazzo a mille nella voce di Giuseppe Cruciani.

Link all'audio di Telese in versione corta...

...e in versione più lunga



2) Telese, che da alcuni mesi per iniziativa di Cruciani (il quale, saggiamente, voleva insaporire la Zanzara con una voce che facesse da controcanto rispetto alle sue opinioni destrorse) era ospite fisso e quotidiano del programma, sparisce. Decisioni dall'alto non meglio precisate impongono la sospensione di Telese dalla trasmissione.

Per alcuni giorni Cruciani fa finta di niente. Preso tra più fuochi (il coinvolgimento dell'editore della radio, l'amicizia con Telese, la sua opinione al 100% pro Nicola Porro nella polemica con la Marcegaglia), il conduttore evita l'argomento come la peste. In un secondo momento, poi, non si sa se in accordo con Telese (pare di sì, ma sarebbe carino se Luca confermasse), Crux si inventa la gag del Telese confinato temporaneamente in Purgatorio, ricorrendo a clip audio d'archivio con varie performance di Luca che canta, che scherza, che si racconta, che parla da un palco. Agli ascoltatori che chiedono lumi, Crux assicura che presto o tardi, una volta calmate le acque, Telese tornerà in onda. Lo stesso Telese, il 13 ottobre, rispondendo pubblicamente a un lettore del suo blog (che poi era il nostro Michele R.) si prefigge il proposito di aspettare serenamente di “uscire dal limbo”.

Link al commento di Telese


3) Sembra sia solo una questione di tempo affinché tutto finisca a tarallucci e vino. Ma sul Fatto Quotidiano del 24 ottobre Telese pubblica a sorpresa un articolo dal titolo (non scelto da lui) "Riotta chiama, la Zanzara mi censura", nel quale Luca si lamenta per il suo prolungato allontanamento che, a suo dire, è ascrivibile ad una pressione esercitata dal direttore del Sole24Ore Gianni Riotta nei confronti del direttore di Radio 24 Fabio Tamburini. Lo stesso identico articolo, con il più edulcorato titolo "Io, la Zanzara e la Marcegaglia", compare anche sul profilo Facebook di Telese e sul suo blog personale.

Link all'articolo di Telese


4) Il 25 ottobre, commentando il suo stesso post, e riportando poi di persona il testo anche qui sull'Anti-Zanzara (grazie Luca per averci reso direttamente partecipi), Telese, nel dettagliare ulteriormente la sua versione del fattaccio (“se risento l’audio del mio intervento anti-Marcegaglia alla Zanzara lo sottoscrivo ancora”), precisa le motivazioni che lo hanno spinto a pubblicare l'articolo sul Fatto. Testuale: “Ho scritto un articolo perché ricevevo venti mail al giorno di persone che mi chiedevano "Ma cosa è successo?", e perché il mio direttore me lo ha chiesto. Fosse dipeso da me forse non lo avrei scritto, anche se un mese di "Purgatorio" mi aveva rotto i coglioni”.

Link al contributo di Telese all'Anti-Zanzara


5) Il 26 ottobre, su Libero, esce un articolo di Filippo Facci durissimo nei confronti di Telese. I tratti molto accesi sono evidentemente frutto di un livore personale non da poco. Ecco un frammento del testo di Facci: “Luca Telese è un prodotto perfetto di questa Seconda Repubblica, il giornalista ideale di questa classe politica tutta ciance e Ballarò: ridanciano, pettegolo, telefonatore implacabile, amico di tutti e di nessuno, banalizzatore come solo i finti romani sanno essere amico di tutti e di nessuno, banalizzatore come solo i finti romani sanno essere, forte con i deboli e buffo con i forti, uno che non ha bisogno che canti il gallo per tradirti tre volte; il suo genere di giornalismo, malato di politica, è persuaso di dover mutuare dalla medesima politica i modus deteriori, tipo la doppiezza, il paraculismo, il cinismo, il tutto con l'aria di chi sa come gira il mondo”.

Nel pezzo c'è anche un virgolettato di Giuseppe Cruciani da cui traspare la delusione per l'articolo di Telese, a suo dire perfettamente “consapevole e consenziente” riguardo la necessità di far calmare le acque con la gag del Purgatorio.

UPDATE. Sul suo blog Telese ha replicato tra il serio e il faceto all'articolo di Libero richiamando un confronto televisivo del settembre 2009 al programma "Niente Di Personale", su LA7, durante il quale Luca svelò in diretta il segreto dei capelli cangianti (spesso canzonati da Marco Travaglio) di Filippo Facci, episodio che innescò in quest'ultimo un sentimento di ostilità estrema nei suoi confronti.

Link all'articolo di Filippo Facci

Link alla replica ironica di Telese


6) Sempre il 26 Ottobre sul Fatto Quotidiano compare una lettera del direttore di Radio 24 Fabio Tamburini che nega totalmente di aver ricevuto qualsiasi pressione da Gianni Riotta. Telese risponde che l'informazione gli è stata riferita da “colleghi di cui si fida” e più in generale ribadisce la sua posizione senza arretrare di un metro.

Link alla lettera di Tamburini con replica di Telese


Per ora il Telese-gate finisce qui, col buon Luca non più in Purgatorio ma all'Inferno, abbandonato al suo destino dalla Zanzara e dal suo conduttore Cruciani, che non fa più il benché minimo cenno del suo ex compare.

Se ci saranno ulteriori sviluppi, ad ogni modo, li seguiremo e ne daremo conto.


UPDATE 29/10/2010
7)
Durante la Zanzara del 28 ottobre, proprio in chiusura di trasmissione, Cruciani, ad un ascoltatore che parlava di censura sulla vicenda Telese, ha ribattuto che “non c'è stata nessuna censura” e che “quanto apparso sul Fatto Quotidiano” (riferimento all'articolo di Telese) “non corrisponde a verità”.

Link all'audio di Cruciani
FINE UPDATE



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COMMENTO DI AUTHAN

Finora non mi ero addentrato nella vicenda perché pensavo che tutto si sarebbe sgonfiato presto. Mi sbagliavo. Credo che ora sia il caso di dire due parole. Vado per punti, in quella che per me è una sagra degli errori e delle intemerate che potevano essere risparmiate.

- All'origine di tutta la vicenda sta un clamoroso errore di Luca Telese con quel "cretina" in diretta radiofonica. Il buon vecchio Luca non può sul serio pensare di insultare le persone come uno Sgarbi qualsiasi. Non può e basta. E se poi la persona insultata è l'editore della radio da cui si sta parlando allora mi spiace ma è proprio da sciocchi. Il problema non è stato il ragionamento critico che Luca ha avanzato contro la Marcegaglia, ragionamento che aveva senso, e che di per sé non avrebbe comportato conseguenze (mi si provi il contrario). Il problema è stato l'insulto, e solo l'insulto.

- Un secondo errore è stato commesso da Tamburini e Cruciani. Va bene "squalificare" Telese come i calciatori, ma si doveva far sapere per quanto tempo esattamente. L'incertezza data dalla sospensione indeterminata ha ingenerato un caos inutile e controproducente: quanto torna Telese?, cos'è successo? censura, censura!, eccetera.

- L'articolo sul Fatto del 24 ottobre è stato un fulmine a ciel (quasi) sereno per tutti. Credo che esso fosse giustificabile solo in presenza di due fattori: la certezza che l'allontanamento di Telese da Radio 24 fosse ormai definitivo, e la certezza che le pressioni di Gianni Riotta avessero davvero avuto luogo. Non credo che entrambe tali certezze sussistessero, e pertanto, a mio avviso, il buon Telese il suo famigerato articolo se lo poteva risparmiare. Se Luca la pensa diversamente, avrei piacere che dicesse la sua.

- L'articolo di Facci su Libero, al di là delle preziose informazioni sulla versione dei fatti lato Cruciani e Tamburini, altro non è che un attacco personale del lungocrinito contro un suo acerrimo nemico di penna. A Facci non frega nulla della reputazione della Zanzara o di Radio 24, gli interessa solo vomitare disprezzo verso Telese. E siccome io penso che Filippo, quando parla di temi alti e di politica seria, sia un numero uno assoluto, provo quasi un malessere fisico nel constatare come sia invece avvezzo a sprecare il suo talento in ridicole polemiche personali.


Morale della favola: se mai c'è stata per davvero, sulla grande storia d'amore tra Giuseppe Cruciani e Luca Telese si è scritta oggi la parola fine. Ed è un vero peccato, perché c'era una chimica speciale tra loro, alla Bud Spencer & Terence Hill, come già ebbi modo di dire. Così diversi ma così armonici. Chi ci rimette, in ultima analisi, sono solo gli ascoltatori della Zanzara che perdono una delle poche chance di vedere Cruciani, anziché buttare lì le solite mezze frasi sconnesse, costretto ad argomentare e contro-argomentare sui temi del giorno in un contradditorio qualificato, sotto il pungolo delle opinioni a lui indigeste dell'altra metà del duo. Certo, è pur sempre rimasto David Parenzo a recitare il ruolo dell'alter ego, ma quest'ultimo non s'offenderà se dico che (per ora) non è la stessa cosa.

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Manu Chao, "Je ne t'aime plus" (1998)




Je ne t'aime plus
mon amour
Je ne t'aime plus
tous les jours...


Tommaso Staiti di Cuddia delle Chiuse

Do il benvenuto a Michele P. (da non confondersi con un altro Michele che è solito bazzicare da queste parti), il quale ci offre il suo primo di molti -spero- contributi. Oggi, oltre a questo post, c'è anche un pezzo di Paolo e uno di Authan.

(Però, Michele, tutta 'sta condivisione di Cruciani sulle parole di Tommaso Staiti di Cuddia delle Chiuse "Vien Dal Mare" a cui tu accenni io mica l'ho percepita. Per me Crux ha banalmente usato il suo ospite, esibendolo, al suo solito, come una specie di fenomeno da baraccone, e nulla più. Ciao, Authan)

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[Testo di Michele P.]

Quando vidi il già ex-onorevole Staiti nel '93 a Bergamo, durante un convegno del MSI-DN, la sala congressi del centralissimo Hotel Excelsior S.Marco pullulava di vecchi e meno vecchi nostalgici militanti della destra sociale della città lombarda.

Non era possibile mancare al comizio di uno dei fondatori del partito, legatissimo al miracolato (dall'amnistia Togliatti) Pino Romualdi di cui proseguiva, insieme a Rauti, la linea rigorosamente sociale del partito. Bello ancora ad oltre 60anni, nella sua impeccabile eleganza e folta chioma, i pochi giornalisti a fianco a me faticavano a non apprezzarne l'oratoria raffinata.

Ieri a "la Zanzara" si è potuta ancora ascoltare la voce ancora giovane del settantottenne ex parlamentare. Fascista da sempre, amato ancora dai neofascisti della generazione '60-'70 per le sue idee sociali anticapitaliste ed antisemite (e per questo ancora oggi rispettato dalla sinistra più radicale per il comune denominatore), ha potuto sciorinare il suo antiberlusconismo con il suo spiccato senso dello humor in stile sprezzante.

A lui si deve un insolito "sbilanciamento" del conduttore radiofonico, amato Cruciani, nella condivisione delle idee dell'ospite di turno -e per ben due volte- con sottolineatura: "condivido assolutamente tutto di quello che pensa"... A parte, forse, l'immagine che ha dato del Premier e del suo (forse) riavvicinamento all'attuale Presidente della Camera, un fatto si è potuto (ri)constatare: e cioè che diventa sempre mediaticamente diregibile e simpatico, agli ascoltatori ed a Parenzo, anche un rappresentante della destra storica, indipendentemente dalle sue idee poco o per nulla democratiche.

In una crisi d'identità del PD, dopo la disponibilità a fare un governo tecnico in caso di caduta di quello attuale insieme a tutto il minestrone oppositivo, non sarebbe una cattiva idea pensare a leader come Tommaso Staiti di Cuddia delle Chiuse, che hanno anche il vantaggio di pensarla, nel mondo del lavoro, come Landini della FIOM... Che "il Cruciani", con la sua dichiarazione sia un insolito rivoluzionario?

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(Authan) Potevo perdere quest'occasione per mettere il video di uno dei personaggi più esilaranti di Corrado Guzzanti, il "fascista su Marte"?





Domande non poste

Oggi tre-dico-tre post. Qui sotto Paolo, e poi a parte Authan e la new entry Michele P.

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[Testo di Paolo]

Buongiorno,

l'argomento della puntata di ieri non poteva che essere l'affermazione di Marchionne che Fiat non riceverebbe un solo euro di utili dalla propria componente aziendale italiana. L'argomento è ovviamente utile all'AD di Fiat per continuare a sostenere le sue pretese di condizioni contrattuali più favorevoli all'azienda in un momento in cui comincia ad essere evidente a chiunque voglia vederlo quale sia la sua politica sindacale: ottenere in un singolo stabilimento (poco importa che sia Tichy, Pomigliano, Melfi o altro) delle situazioni particolarmente vantaggiose (straordinari, pause, rinunce al diritto di sciopero) da poter estendere poi a tutto il gruppo. Un divide et impera a danno di dipendenti e sindacati.

Quasi certamente se Marchionne potesse utilizzare una contrattazione individuale cercherebbe di sfruttare appieno la disparità di forza nella contrattazione, con sommo gaudio del suo fan numero 1 Giuseppe Cruciani, che vedrebbe così realizzato il suo personale ideale di libero mercato del lavoro, la cui ingessatura Crux lamenta come un disco rotto.

Le reazioni all'uscita di Marchionne sono state abbastanza scontate: da una parte, come fa Cruciani, si plaude alla presunta modernità della posizione (per inciso, Cruciani, verifichi la validità della sua argomentazione “Marchionne parla dell'oggi e non del passato” chiedendo alla sua banca di non pagare oggi il mutuo che ha acceso nel passato: vedrà che risate e che bel pignoramento!), dall'altra si ricordano i tanti aiuti ricevuti sino a poco fa da Fiat (e, Marchionne, i dati di vendita di Fiat confermano che gli incentivi statali alla rottamazione erano aiuti a Fiat, più che ai consumatori e più che alla concorrenza, che infatti ha perso quote di mercato).

Poiché le S.p.A. non sono delle onlus e devono fare utili, mi pare che entrambe le posizioni manchino clamorosamente il punto. Ci sono infatti delle domande che in questa situazione non ho sentito fare, e che invece sarebbe stato importante fossero state poste prima di qualsiasi manifestazione di tifo, perché avrebbero chiarito molto della veridicità ed attendibilità dell'uscita di Marchionne.

"Caro Marchionne, in cosa si differenzia Fiat dalla maggioranza delle aziende italiane che dichiarano falsamente di non avere utili da un decennio?"

"Caro Marchionne, il costo del suo stipendio, quello dell'alto management Fiat, quello di ciò che rimane del centro ricerca, quello del marketing, etc. etc. gravano alla stessa maniera su tutti i paesi del gruppo oppure come normalmente avviene nelle multinazionali sono scaricati a fini fiscali sul paese dove la tassazione è più gravosa (nel nostro caso l'Italia)?"

E, se proprio uno avesse voluto essere curioso avrebbe persino potuto chiedere "Caro Marchionne, gli utili che si ottengono dai vari stabilimenti sono indipendenti dalle scelte aziendali delle quantità e dei modelli ivi prodotti e dell'ammodernamento delle linee produttive?"

E, infine "Caro Marchionne, Fiat ha già adottato il sistema produttivo più efficiente d'Italia per poter addebitare a fattori esterni tutti i suoi problemi di inefficienza e scarsa produttività?"

In tutti i casi credo che una risposta onesta avrebbe svelato molto della strumentalità dell'uscita dell'AD di Fiat: l'utile prodotto in uno stato dipende da cosa, quanto e come vi si produce, da dove sono scaricati determinati costi generali di struttura,… che sono in larghissima parte scelte aziendali. Estremizzando, se ti faccio produrre pochi pezzi di modelli che non vendono su linee vecchie e ti faccio pagare i costi di tutto il gruppo sarà dura che tu possa fare utile.

Non c'era da aspettarsi che queste domande venissero poste da Fabio Fazio che è un modesto presentatore né ovviamente da Cruciani che è infantilmente innamorato di Marchionne, c'è invece da preoccuparsi del fatto che non le abbia poste nessuno: possibile che nessuno pensi neppure di verificare quanto di vero ci sia nelle affermazioni della più interessata delle parti su una questione di rilievo nazionale?

Marchionne ha ragione a lamentare l'inefficienza italiana e a segnalare che, probabilmente, per Fiat si realizzano condizioni più convenienti altrove. Ma se la componente italiana fosse da anni inutile sarebbe già stata chiusa, perché nessuna azienda privata fa beneficenza. E i governi comincino a svegliarsi e ad inserire clausole che vincolano l'erogazione di aiuti e sussidi al fatto che il giorno dopo non vadano dispersi (come sta facendo la regione Lombardia): se vuoi trasferire l'attività restituisci quello che ti avevo dato per svilupparla qui. Se no tutte le aziende, il giorno dopo aver intascato gli aiuti "penseranno al presente" ed andranno a goderseli altrove.

Ciao

Paolo

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(Authan) Elio e le Storie Tese, "Cinquecento" (1992)




Come farò a far l'amore in Cinquecento
Con te davanti e il cambio dietro
Turbato dal presentimento
di Cinquecento casse integrazioni
Cinquecento bei milioni
Cinquecento voti alle elezioni

Cinquecento, coi tuoi problemi di avviamento...


lunedì 25 ottobre 2010

Il segreto di Luca

Altro che purga dell'umano spirito. Svelando, sul Fatto Quotidiano e sul suo blog, gli scabrosi dettagli relativi al suo forzato confinamento in Purgatorio, Luca Telese si è giocato ogni ipotesi di ritorno da figliol prodigo ai microfoni della Zanzara. Senza pentimento, e senza redenzione, di salir al ciel non sarà mai degno.


Telese

[Vignetta di Marilena Nardi dal Fatto Quotidiano del 24 ottobre]


PS. Non potevo non dare l'estrema unzione a buon vecchio Luca, di cui conserveremo fino all'eternità un caro ricordo nei nostri cuori ronzanti. Ma il vero post del giorno è un altro. Non perdetevelo.


Santini e servi

C'è una nuova tacca sull'impugnatura del fucile di Giuseppe Cruciani. Dopo (limitandosi agli scrittori) Umberto Eco, Antonio Tabucchi, Andrea Camilleri eccetera, nel novero delle icone dell'antiberlusconismo impallinate dal conduttore della Zanzara c'è una new entry: Roberto Saviano. Ma facciamo un passo indietro e vediamo come l'autore di "Gomorra" si è guadagnato l'onore di cui sopra.

Gli ostacoli frapposti dalla direzione Rai alla messa in onda del programma "Vieni via con me", ostacoli che per Saviano sono dettati da chiare paure di matrice politica per i contenuti che la trasmissione intende trattare (macchina del fango, mafia e politica, voti di scambio, bugie sul terremoto, business dei rifiuti), hanno fatto sì che lo scrittore campano sentisse l'esigenza di denunciare pubblicamente un tentativo di riduzione degli spazi di libertà.

Questo atteggiamento viene interpretato da taluni come un eccesso di vittimismo, come uno scadere nel remunerativo gioco dei martirizzati dal cavaliere, col rischio, per Saviano, di ridursi a “santino” dell'antiberlusconismo. Ad esempi, a fornire tale interpretazione è, in un articolo di pochi giorni fa, Luca Mastrantonio, responsabile cultura e spettacoli del Riformista, che Cruciani, al solito incapace di argomentare con parole proprie, ha ripreso e citato più e più volte durante la Zanzara di venerdì 23 ottobre.

In realtà il nocciolo della questione Saviano è semplice. Nel momento in cui lo scrittore esce dal recinto delle problematiche legate alla camorra e al clan dei casalesi e inizia ad occuparsi di ben altri temi di interesse nazionale, è inevitabile scontrarsi con le conseguenze dalla pervasività della figura di Berlusconi in ogni comparto economico, politico, mediatico e sociale della realtà italiana. Scendere nel dettaglio degli argomenti, come Saviano fa, rimanendo neutrali ed equidistanti rispetto all'attuale governo, al cavaliere, e alla corte (parola da non intendersi in senso dispregiativo) di quest'ultimo è semplicemente impossibile.

Però l'obiettivo di questo post non voleva essere quello di ribattere all'articolo del Riformista. Mi ha stimolato invece l'uso della parola “santino”, della quale Cruciani si è immediatamente impossessato per sparare la sua fucilata contro Saviano. “Mastrantonio parla di rischio, ma secondo me è già assoluta realtà. Saviano è il nuovo santino dell'antiberlusconismo”, ha detto il conduttore.

Ora, va tutto bene, ogni opinione è legittima, ci mancherebbe. Però è divertente constatare come a volte sia facile per uno che a parole dichiara di odiare le classificazioni, classificare chi prende posizione sostenendo tesi che non gli aggradano. Naturalmente Cruciani ha negato ipocritamente una tale operazione, ma cos'è quell'epiteto di "santino" se non un incasellare, inquadrare, delimitare, ridurre?

A dirla tutta, poi, quel "santino" rifilato a Saviano a ben vedere assomiglia molto a quel "servo" che lui stesso, Cruciani, si becca di tanto in tanto con sua grande irritazione. Dare del "santino" a qualcuno, esattamente come nel caso del "servo a libro paga del cavaliere", significa squalificarne le idee, screditare la persona. Spingendo il ragionamento del Crux fino alla sua naturale conclusione, ne viene fuori che le opinioni di Saviano valgono e pesano meno, in quanto viziate alla radice dal peccato originale dell'essere (con tanto di tornaconto economico) alfiere dell'antiberlusconismo.

Ebbene, Cruciani, vorrei darle una notizia. Si rassegni: non è obbligatorio essere antiberlusconiani "di maniera" o "di professione" per avere una cattiva opinione di questo governo, e dell'attuale presidente del consiglio. Non serve odiare o disprezzare. Basta, semplicemente, ragionare.

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Bruce Springsteen, "It's Hard To Be A Saint In The City" (1972)




It's so hard to be a saint
when you're just a boy


venerdì 22 ottobre 2010

Il dobermann

Secondo post cagnesco del giorno, by Authan. Il primo era di Paolo.

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Non è servito molto a David Parenzo lisciare il pelo a Vittorio Sgarbi, nel momento in cui il critico d'arte è entrato in collegamento ieri alla Zanzara. Ha chiamato Sgarbi “professore” (beccandosi del “lecchino” da Giuseppe Cruciani, ma con simpatia, eh!) e ha spiegato di avere un “rapporto speciale” con lui, ma il buon Parenzo ha dimenticato che il sindaco si Salemi non è un beagle blandibile con le moine, quanto piuttosto un dobermann non ammaestrato capace di azzannare chiunque gli capiti a tiro. E così, non appena ha osato contraddire il dobermann dopo che quest'ultimo aveva abbaiato qualcuna delle sue solite enormità, il mite Parenzo è stato morso senza pietà. Fossi in lui correrei in ospedale per un trattamento antirabbico.

(Aperta parentesi. Ma Sgarbi capirà mai che Cruciani lo usa come un fenomeno da baraccone, uno che qualunque sia l'argomento in discussione prima o poi un'intemerata buona per destare il radioascoltatore distratto o semiaddormentato la spara? Una specie di Mago Otelma con l'optional del ringhio. Un cicciobello che quando gli premi l'ombelico anziché dire "mamma" dice "capra" o altra espressione colorita. Non importa quello che dice, ma come lo dice. Chiusa parentesi.)

Giusto per la cronaca, spieghiamo cosa è successo di preciso per chi non avesse seguito ieri la trasmissione. Quando Sgarbi ha sbraitato sui compensi di Roberto Benigni per l'imminente trasmissione di Fabio Fazio e Roberto SavianoVieni via con me”, Parenzo ha ribattuto sostenendo che tale polemica era “una cazzata megagalattica. Come può un liberale come Sgarbi polemizzare sui cachet di un grande artista che fa ascolto e porta soldi in pubblicità nelle casse della Rai?”. E in un secondo momento, di fronte a uno Sgarbi che, in un delirio di onnipotenza, paragonava la propria vita da scortato a quella di Roberto Saviano, Parenzo ha pazientemente provato a spiegargli che il livello di rischio per la vita dello scrittore campano è su tutto un altro piano. A quel punto il dobermann non ci ha visto più ed è esploso con un sonoro “Imbecille!”.

Eh sì. Questo succede a chi prova arditamente ad interloquire con il "professore", anziché recitare la parte della scimmietta appollaiata sulla spalla. Comunque, David, grazie. Di cuore. A questo giro ti sei proprio guadagnato una medaglia. La banana invece la teniamo per qualcun altro, così come l'osso :-)

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Francesco De Gregori, "Dr. Dobermann" (1989)




Se sei buono andrai all'inferno, Dr. Dobermann
Ti stanno già a aspettare
C'è il tuo nome nell'elenco, puoi scommetterci
Prova a bussare


Il cane di Pavlov

Oggi si parla di cani, sia nel post di Paolo, qui sotto, che in quello di Authan, a parte. Cani? Cani.

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[Testo di Paolo]

Buongiorno,

credo che tutti sappiano per sommi capi chi fosse Ivan Pavlov ed i termini del celebre esperimento sui cani con il quale egli dimostrò l'esistenza dei riflessi condizionati. Ebbene, ieri sera, ad oltre un secolo dal suddetto esperimento, la Zanzara ha ritenuto fosse giunto il momento di passare dalla sperimentazione animale a quella sull'uomo e di spingere più avanti la ricerca, oltre i limiti della scienza attuale, dimostrando che un soggetto può autocondizionarsi sino ad avere un riflesso condizionato autoindotto.

Il soggetto stimolato è un conduttore radiofonico e giornalista sia della carta stampata che televisivo quarantaquattrenne, di cui potrete trovare a questo link alcune informazioni, e che esplica la propria attività tra il gossip, il cazzeggio e la propaganda filo governativa.

Ebbene, al soggetto in questione ieri sera è stato fatto sentire uno stimolo sonoro consistente nella frase “Se Berlusconi si ritiene diffamato, ha tutto il diritto di fare le azioni che ritiene piu’ opportune; la differenza fra me e lui e'che se io mi sento diffamata non posso tirare in tribunale lui, mentre lui puo’ tirare in tribunale me”, pronunciata dalla giornalista televisiva Milena Gabanelli a seguito della causa per diffamazione intentata ai suoi danni dal presidente del consiglio Silvio Berlusconi, dopo l'inchiesta di Report sulla sua residenza ad Antigua.

Il soggetto stimolato ha immediatamente chiosato “Questo mi sembra un po' esagerato”, rispondendo ad un impulso irrazionale ed incontrollabile, come ha immediatamente dimostrato la sua ulteriore incapacità di motivare tale risposta al co–conduttore David Parenzo quando questi gli ribatteva “Mi pare invece che sia una constatazione pungente ma veritiera”, concetto cui Cruciani ha controreplicato così: “... ... ... Dove andiamo? Giorgio da Milano!”.

In sintesi l'esperimento sembra aver dimostrato che nell'uomo si può autoindurre una coazione a ripetere comportamenti assolutamente irrazionali sulla base di uno stimolo esterno: il soggetto Cruciani, che per scelta e mestiere è da lungo tempo abituato a minimizzare tutto ciò che può gettare ombra sul Premier, avvertita una frase dal contenuto assolutamente ovvio e scontato che metteva il presidente del consiglio in cattiva luce, reagiva sparando con il minimizator in modalità fuoco istintivo. Ma quando ha dovuto affrontare il perché del suo comportamento non ha saputo darne spiegazione alcuna al di fuori del riflesso condizionato autoindotto.

Adesso c'è da chiedersi se quando sente un campanello Cruciani cerchi anche la ciotola delle crocchette, ma forse non è ancora stato abituato a questo stimolo :-)

Ciao

Paolo

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"Riflessi condizionati" è il titolo di uno sketch di Camera Café. Buon divertimento :-)





giovedì 21 ottobre 2010

Vorrei, ma non posso

Secondo post del giorno, di Authan. Il primo era di Paolo.

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Che i finiani in commissione giustizia abbiano ingoiato la retroattività del Lodo Alfano è una notizia piccola. Quello di ieri era solo un passaggio intermedio di un lunghissimo iter parlamentare che ha pochissime probabilità di arrivare in fondo. E se anche ci arrivasse, la legge costituzionale dovrebbe poi superare lo scoglio del referendum confermativo, con presumibilmente poche probabilità di successo.

Prima o poi qualcosa farà deflagrare definitivamente governo e maggioranza, ma ci vorrà ancora qualche mese. Pensare che il casus belli potesse essere un voto in commissione giustizia sulla retroattività del Lodo Alfano (opzione senza la quale di Lodo Alfano non si sarebbe mai neppure cominciato a parlare) mi sembra ridicolo. Semmai il vero oggetto del contendere sarà in futuro la reiterabilità del lodo, come spiega oggi Giovanni Bianconi sul Corriere.

Inoltre, è solare che questo voto positivo sia stato dato a malincuore, e non con convinto entusiasmo, come dimostra chiaramente l'intervento di ieri alla Zanzara di Filippo Rossi, direttore di Fare Futuro, all'insegna del "vorrei, ma non posso". Se ragioni contingenti di opportunismo politico (delle quali bisogna farsene una ragione) non avessero suggerito diversamente, la decisione dei finiani sarebbe stata diversa. Questo è quello che conta.

Una notizia piccola, dicevo. La notizia grande invece è la reazione della base finiana, di cui oggi danno conto tutti i giornali. Se serviva un segnale forte su cosa un certo popolo si aspetta, beh, è arrivato, chiaro e forte. Non tenerne conto in futuro, quando ci si giocherà il tutto per tutto per davvero, sarà impossibile.

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Lucio Battisti, "Io vorrei... non vorrei... ma se vuoi..." (1972)




Come può uno scoglio
arginare il mare...


La caduta dei castelli di carta

Qui sotto un post di Paolo. Oggi, a parte, c'è anche un pezzo di Authan.

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[Testo di Paolo]

Buongiorno.

Il ministro Galan, all'uscita del recente consiglio dei ministri che ha approvato i nuovi assetti finanziari in vista della manovra finanziaria, ha affermato che si è trattato di una tragedia perché non ci sono i soldi. Fino a qualche tempo fa una affermazione simile sarebbe stata etichettata come catastrofismo puro, mentre adesso non suscita particolari commenti.

E l'unanimità sbandierata da Tremonti sul provvedimento è solo di facciata: il ministro Bondi era polemicamente assente ed il ministro Gelmini, cui viene bloccata la riforma dell'Università, aveva una diavolo per pettinatissimo capello: persino Brunetta è rimasto in un attonito silenzio in materia.

I successi in materia di sicurezza vantati dal governo non sono poi così visibili, anzi:e se fatti come quelli di Rosarno o Castelvolturno possono essere ascritti a realtà molto particolari (anche se non ricordo alcun precedente simile sotto altri governi), gli atti violenti e brutali di questi giorni non sono assolutamente dissimili per gravità da quelli della Garbatella di tre anni fa, essendo nati anzi in contesti che si supporrebbero meno degradati.

La stabilità e la coesione vantate dalla coalizione governativa il giorno dopo le elezioni, forte di una maggioranza parlamentare mai verificatasi dal dopoguerra, sono andate in fumo quando Fini ha deciso di gettare la maschera ipocrita dietro alla quale si era cercato di celare il fatto che il partito dell'amore era in realtà un'accozzaglia di politici aventi idee politiche diverse, spesso tra loro inconciliabili ed incompatibili con quelle degli alleati leghisti.

Gli scontri che si stanno verificando a Terzigno e i mucchi si spazzatura che si stanno riformando a Napoli sono la prova che due anni fa, con misure eccezionali, si era tamponata una situazione di emergenza, ma, una volta nascosta la polvere sotto il tappeto, non si era risolto il problema generale, né lo stesso è stato sostanzialmente affrontato successivamente: le discariche riaperte si stanno riempiendo all'inverosimile e l'inceneritore di Acerra continua ad avere un'unica linea funzionante (quando non si guasta anche questa).

Per quanto riguarda la ricostruzione de L'Aquila tutto appare ancora sostanzialmente fermo, ed anzi stanno adesso emergendo i limiti delle scelte intraprese, se è vero che gli albergatori stanno ancora ospitando nelle loro strutture (pagati con circa 9 mesi di ritardo e solo minacciando di interrompere il servizio) circa un migliaio di sfollati.

Sicurezza, rifiuti di Napoli e capacità di gestire l'economia erano stati i cavalli di battaglia della destra alle ultime elezioni politiche, e, come si vede i risultati sono stati quanto meno discutibili, sicuramente non in linea con i miracoli promessi.

La gestione del terremoto e la governabilità erano poi state utilizzate a rinforzare l'immagine del governo, ed anche queste carte si stanno rivelando armi a doppio taglio.

In questa situazione si parla di riformare la giustizia e le leggi elettorali e dei problemi della Rai…

E' chiaro che Berlusconi non vuole tornare alle elezioni partendo dalle posizioni di debolezza attuali, ma non è in grado di recuperare il decisionismo che sinora lo ha fatto premiare dall'elettorato. La coabitazione con Fini lo indebolisce ogni giorno.

Nemmeno Fini ha convenienza ad affrontare elezioni a brevissimo, con un partito non ancora strutturato né ben radicato sul territorio, ma, come hanno dimostrato le reazioni contrarie della base finiana (e di molti simpatizzanti esterni) alla retroattività del lodo Alfano, non può nemmeno attendere a lungo, col rischio di compromettere l'identità del nascente partito e perdere il sostegno dei potenziali elettori.

In sintesi, malgrado l'apparente calma sul fronte politico di questi giorni, continuo a pensare che le elezioni a primavera rimangano lo scenario più probabile perché quello che meno danneggia i due principali protagonisti della attuale crisi politica.

A sinistra farebbero bene a farsi trovare pronti, magari partendo dal proporre una soluzione credibile al problema sollevato dalla direzione dell'Inps quando finalmente ammette l'ovvio, e cioè che ai parasubordinati (co.co.co., co.co.pro., partite IVA, etc.) non è dato sperare in una pensione. Eppure qualcuno poco tempo fa ci aveva detto che il nostro sistema pensionistico era all'equilibrio…

Ciao

Paolo

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(Authan) Imagination, "Just An Illusion" (1982)




Uh uh uh uh, ah ah
Illusion...


mercoledì 20 ottobre 2010

Fumus persecutionis

Ad un ascoltatore che invocava le circostanze attenuanti per Alessio Burtone, il giovane che, in un diverbio per futili motivi alla fermata Anagnina della metropolitana romana, ha colpito con un pugno una donna cagionandone la morte, Giuseppe Cruciani ha ribattuto che “spetterà ai giudici in sede processuale i giudici, ascoltando i resoconti dei testimoni e attraverso le battaglie in aula tra avvocati di accusa e difesa, stabilire se sussistono i motivi per concedere le attenuanti; se sussistono, verranno senz'altro concesse”.

Parole di questo tipo (sintetizzabili nel concetto "lasciamo che siano i giudici a fare il lavoro per cui sono preposti. I semplici cittadini ma anche i politici, si astengano dal recitare il ruolo degli avvocati"), da parte del conduttore della Zanzara, sono sacrosante. E' un vero peccato che non vengano pronunciate più spesso, anche in altri contesti giudiziari, dove invece l'imparzialità, la neutralità e l'equilibrio dei giudici vengono bellamente messi in discussione, e non in una mera logica di potenziale inconscio autocondizionamento (si parla pur sempre di persone, non di robot senz'anima), ma addirittura avallando l'ipotesi che alcuni giudici dall'obiettività compromessa dai pregiudizi manifestino volontà consciamente e consapevolmente persecutorie.

La delegittimazione del sistema giudiziario italiano può portare ad effetti devastanti. Se si lascia spazio all'ipotesi dei giudici parziali e persecutori, se si minano le fondamenta del sistema giudicante, si precipita in una spirale senza uscita. Vorrei azzardare una scommessa: non passerà molto tempo affinché, sulla vicenda della fermata Anagnina, si inizi a parlare in certi ambienti di scelte giudiziarie condizionate da campagne stampa o dettate dal pregiudizio, di "processo mediatico" contro Burtone, di "fumus persecutionis" nei suoi confronti da parte dei magistrati smaniosi di dare un segnale antirazzista (la donna deceduta come noto era straniera) e di "verdetto già scritto" nei suoi confronti.

E cosa risponderanno i sostenitori delle suddette teorie a chi osserverà loro che questi dubbi, queste insinuazioni, questi sospetti non hanno senso, che bisogna aspettare l'esito del processo e aver fiducia in una valutazione equa ed obiettiva dei fatti ad opera del collegio giudicante? "Ma quale fiducia! Burtone è un perseguitato, basta guardare cosa combinano i giudici con Berlusconi". Ecco cosa risponderanno.

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Adriano Celentano, "Una carezza in un pugno" (1968)




...e dal pugno chiuso
una carezza nascerà...


martedì 19 ottobre 2010

E viceversa

Antigua


...e viceversa.


Così fan tutti

Secondo post del giorno, di Authan, qui sotto. Oltre ad un ulteriore micropost sempre di Authan, oggi c'è anche un articolo di Tommaso.

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Meraviglioso. Dopo avere scoperto che Giuseppe Cruciani, super-paladino della privacy, lavora per un periodico che pubblica gli audio e le trascrizioni di conversazioni telefoniche private, ora sappiamo anche che il medesimo periodico, che poi è Panorama, nella persona del solito cronista "segugio" Giacomo Amadori, otteneva informazioni riservate sullo stato patrimoniale di una moltitudine di personaggi da un finanziere (non si sa in cambio di cosa; chissà, magari solo dell'eterna gratitudine...) particolarmente disinvolto nell'accedere agli archivi informatici del suo corpo di polizia di appartenenza.

Va sottolineato che i dati collezionati, contrariamente a quanto si legge in giro, non erano affatti tutti pubblici, come spiega bene Luigi Ferrarella nella parte finale del suo pezzo di oggi sul Corriere.

Okay. Ora chiediamoci: qual è stata la reazione del conduttore della Zanzara a questa palese doppia violazione dei suoi principi etici sulla privacy da parte della testata giornalistica che si onora di portare pure la sua firma?

Ebbene, sulla pubblicazione dei dialoghi telefonici il silenzio assoluto (no, il post di venerdi scorso non ha avuto risposta, neanche in privato).

Sul reperimento fraudolento di informazioni riservate, invece, Crux ieri alla Zanzara ha giocato all'allegro gioco del "così fan tutti". Ha cioè commentato la vicenda con frasi del tipo: “tutti i giornalisti hanno le loro fonti”, “i giornalisti non si preoccupano e non sono responsabili di come le fonti ottengono fisicamente le informazioni”, “anche i giornali antiberlusconiani fanno le loro inchieste, ottenendo verbali e altre informazioni riservate”, eccetera eccetera.

Insomma, l'attività di "spionaggio" - chiamiamola così per capirsi - operata da Panorama è stata edulcorata e derubricata a normale situazione rientrante nelle tipiche logiche del giornalismo d'inchiesta. Nulla per cui valga la pena aggrottare neanche mezzo sopracciglio.

Cos'è tutto questo, mi chiedo, se non una manifestazione di ipocrisia allo stato brado? Cos'è se non l'esercizio del più subdolo doppiopesismo? Cos'è se non un tarpare a comando i propri principi etici, quando non fanno comodo?

Troppo facile cavarsela col così fan tutti, caro Crux. Troppo comodo fare spallucce tirando in ballo da perfetto benaltrista gli scoop di Repubblica, del Fatto e dell'Unità. Gli sgarri altrui non giustificano gli sgarri propri, specie in chi sbandiera un giorno sì e l'altro pure i suoi alti valori sul rispetto della privacy. E non autorizzano neppure a voltare la faccia da un'altra parte quando a sgarrare è un altro elemento della propria squadra.

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REM, "Everybody hurts" (1992)




Don't let yourself go
everybody cries
and everybody hurts
sometimes...


Italiani brava gente

Qui sotto un post di Tommaso. A parte un pezzo di Authan e un micropost ancora di Authan.

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[Il testo è di Tommaso]

Buondì,

è un po' di tempo che mi ronzano in testa alcune riflessioni sulla cronaca di questi giorni, per cui provo a scriverle in un post.

1) Un tassista investe un cane e viene ridotto in fin di vita da un gruppo di persone che hanno assistito alla scena. Nelle ore successive l'omertà e l'intimidazione la fanno da padrone nel quartiere (pare non una periferia difficile). Molte persone difendono la bestia che ha quasi ucciso a sangue freddo un uomo per futili motivi, non me ne vogliano gli amanti dei cani.

2) Sotto l'occhio delle telecamere di sorveglianza della metropolitana di Roma un ventenne, Alessio Burtone, uccide una donna rumena. La uccide con un pugno in faccia. Pare stessero litigando per la fila in biglietteria. Il ventenne finisce ai domiciliari, poi viene portato in galera, dinanzi agli striscioni e in mezzo agli applausi degli amici, che per non sbagliare insultano anche i poliziotti.

Questi due episodi mi fanno provare orrore, disgusto e naturalmente amarezza. È triste e anche un po' inquietante osservare il segnale che mandano episodi come questi: una rabbia violenta che aspetta solo un pretesto per deflagrare.

La prima considerazione è proprio il fatto che queste bestie aspettano appunto una minima scusa. Si tratta di gente totalmente priva di morale, priva delle basi della convivenza civile. Sono gli stessi barbari che linciano un vecchietto in spiaggia supponendo che sia un pedofilo. Sono le stesse abiette famiglie che si affollano fuori dal Tribunale dove si giudica la Franzoni o davanti alla casa di Avetrana.

La seconda considerazione è sui media:

1) Perché dobbiamo essere il paese in cui la cronaca nera occupa più spazio negli organi di informazione?

2) Siamo sicuri che questa overdose di cronaca nera non sia una delle cause che portano agli episodi di rabbia brutale diretta a caso?

3) Perché le notizie del tassista e della metropolitana sono relegate presto a notizie secondarie?

Io non so se c'è la solita regia occulta, ma credo che la pigrizia e l'incompetenza di una gran parte dei giornalisti sia una delle cause.

Terza considerazione, piuttosto scontata: Se un rumeno avesse litigato con una donna italiana in fila per la metropolitana e fosse finito per spaccarle la faccia uccidendola, inquadrato dalle telecamere, cosa avrebbero scritto i giornali? La notizia sarebbe stata in prima pagina per quanti giorni? Cosa avrebbero fatto le belve rissaiole che applaudono Burtone?

Saluti

Tommaso

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(Authan) Edoardo Bennato, "Quante brave persone" (1976)




Quante brave persone
Tutte bene vestite
Tutte bene educate
Timorate di Dio
Quante brave persone...


lunedì 18 ottobre 2010

I miserabili

Immaginatevi ospiti di un talk-show televisivo. State avanzando un ragionamento, che può piacere o no ma che di certo non è né reazionario né sedizioso. In tutta risposta un altro degli ospiti inizia a urlarti contro “Fascista! Fascista! Fascista!”. Voi come reagireste?

Io credo che mi avventerei sull'urlatore, gli strapperei una ciocca di capelli e la porterei di volata a Giovanardi, quello fissato sui test antidroga. Ma chiaramente sarebbe un errore. La reazione più appropriata, anche a costo di mordersi la lingua e e stringere coi pugni i braccioli della sedia, è quella di rimanere impassibili. Complimenti a Peter Gomez per esserci riuscito. L'urlatore Vittorio Sgarbi – quale altro elemento può mettersi ad urlare “Fascista!” in diretta tv? - non è mai sembrato così tanto piccolo e patetico.

***

Nei giorni scorsi, sia Pierluigi Bersani che Italo Bocchino hanno ricevuto minacce di morte. A tutti quelli che blaterano di violenza nell'aria frutto di clima d'odio intendendolo sempre come unidirezionale, io vorrei sommessamente suggerire di cominciare a pensare un po' meno all'odio che si riceve e un po' più a quello che si dispensa.

***

C'è stato un tempo in cui avevo l'hobby della borsa e della finanza. Un giorno, su un forum, lessi un post di un tizio che, per tornaconto personale, e cioè per veder salire le azioni nel suo portafoglio, si augurava lo scoppio di una guerra. La cosa vi fa orrore? Anche a me lo fece allora e continua a farlo adesso.

Ebbene, questo ricordo mi è affiorato sul finire della scorsa settimana, quando si avvicinava l'ora X del corteo della Fiom. Come degli sciacalli, certi ambienti (giornali di centrodestra, alcuni ministeri) fremevano di desiderio, con le bottiglie di spumante in fresco, di vedere il sangue scorrere sul selciato, i cassonetti dati alle fiamme, le vetrine infrante, le auto ribaltate, solo per riceverne un tornaconto politico/editoriale favorevole. Un atteggiamento miserabile, rivelatorio della qualità dei sentimenti che albergano in certi cuori "liberali".

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The Smiths, "Heaven Knows I'm Miserable Now" (1984)




In my life
Why do I give valuable time
To people who don't care if I live or die?


venerdì 15 ottobre 2010

Sì o no, Crux?

Giuseppe Cruciani ha affermato ieri in trasmissione di volersi tenere alla larga dalla polemica tra il settimanale Panorama ed Emma Marcegaglia. Peccato, perché un paio si spunti interessanti da rilevare ci sono e l'Anti-Zanzara non intende farseli sfuggire.

In due parole riepiloghiamo i fatti. Nell'agosto 2009 Rinaldo Arpisella, il portavoce di Emma Marcegaglia, colui che recentemente si è sentito intimidito dal redattore del Giornale Nicola Porro, si rese protagonista a sua volta di un comportamento ricattatorio nei confronti di un cronista di panorama, Giacomo Amadori, nel momento in cui il settimanale della Mondadori si accingeva a pubblicare un'inchiesta su presunti illeciti nella raccolta dei rifiuti in Puglia, inchiesta che vedeva coinvolta una società del gruppo Marcegaglia. Arpisella fece pressione via telefono affinché Amadori non tirasse in ballo la presidente di Confindustria, pena l'annullamento di una imminente intervista che Panorama e la signora Marcegaglia avevano già pianificato da tempo. In più, sempre nel caso di coinvolgimento della Marcegaglia, Confindustria avrebbe cominciato a "rompere i coglioni al governo" (testuale). Gli audio delle telefonate tra Arpisella e Amadori sono stati pubblicati sul sito di Panorama.

Come dicevo all'inizio, la vicenda presenta diversi spunti, che trovo divertente tramutare in domande puntuali da rivolgere al conduttore principale della Zanzara. Siccome capisco benissimo il disagio di Cruciani, che si trova in mezzo a due fuochi (come noto, da un lato egli è dipendente di Radio 24, di proprietà di Confindustria, mentre dall'altro è collaboratore di un periodico riconducibile ad una lobby editoriale legata a Berlusconi profondamente ostile, di questi tempi, al presidente di Confindustria) gli faciliterò il compito, strutturando le domande in modo che basti rispondere ad esse con un o con un no. Naturalmente nulla vieta a Crux di aggiungere del suo, se ritiene. Partiamo.


1) Secondo lei, Cruciani, si possono mettere sullo stesso piano il tentativo di un portavoce di proteggere il suo boss, anche facendo leva su una certa sgradevole (molto sgradevole) arroganza, e l'avvertimento di un vicedirettore di un quotidiano noto (il quotidiano, s'intende) per la cifra particolarmente aggressiva che preannuncia (lasciamo stare l'ipotesi del tono scherzoso, Arpisella e la Marcegaglia non lo interpretarono come tale) l'avvio di una martellante campagna stampa dai toni fortemente ostili? Sono due situazioni comparabili? Sono sostanzialmente la stessa cosa? Sì o no?


2) Se le situazioni non sono comparabili (come, per la cronaca, il tenutario di questo blog ritiene) ne consegue (la logica non è un'opinione) che la polemica di Panorama non ha senso. Vale a dire, il fatto che Arpisella abbia minacciato ritorsioni contro Panorama e Governo non inficia minimamente la sua facoltà di sentirsi intimidito da un vicedirettore di un importante quotidiano che preannuncia una campagna stampa ostile contro la presidente di Confindustria. E' d'accordo, sì o no?


3) Supponendo invece che le situazioni siano comparabili, non dovrebbe conseguirne che il giudizio su di esse debba necessariamente essere lo stesso? Cioè, se si difende Porro in un caso non si dovrebbe automaticamente difendere anche Arpisella nell'altro? E se si biasima Arpisella non si dovrebbe automaticamente biasimare anche Porro? E' d'accordo sì o no?


4) Essendo note, Cruciani, le sue opinioni molto critiche verso chi pubblica senza ritegno i contenuti di conversazioni telefoniche private, prova imbarazzo nel constatare che il periodico con cui lei collabora ha reso disponibili sul suo sito web gli audio e le trascrizioni dei dialoghi privati tra Rinaldo Arpisella e Giacomo Amadori? Sì o no?


5) Se non prova imbarazzo, comprende che diventa impossibile per noi dell'Anti-Zanzara non darle dell'ipocrita? Lo comprende sì o no?


6) Se invece sotto sotto prova imbarazzo, come qui riteniamo, intende prendere le distanze? Nessuno pretende che lei debba rompere il contratto con Panorama, non esageriamo. E neanche ci si aspetta un trattamento alla Santoro verso Masi. Sarà sufficiente borbottare in radio una frase di circostanza, del tipo "mi spiace che il direttore di Panorama abbia scelto di fare questo, io non lo avrei fatto. Traffico!". O di meno ancora, basta una dichiarazione qui nel blog, un sito con poche centinaia di lettori. Faccia lei. Comprende, però, che se invece lei dovesse continuare a far finta di nulla e ad ignorare la circostanza diventa impossibile per noi dell'Anti-Zanzara non darle dell'ipocrita? Lo comprende sì o no?


Grazie in anticipo per le risposte che cortesemente ci vorrà far pervenire. Ciao.

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"Sì o no" è il titolo di un esilarante sketch di Camera Café. Buon weekend.