mercoledì 30 aprile 2008

Meditate gente, meditate

[Nota di servizio prima di cominciare. Dopo aver recensito circa 50 puntate consecutive della Zanzara, il blog va in stand-by per pochi giorni, causa breve vacanza del vostro Authan con famiglia al seguito. Mi decrucianizzo un po'. Prossimo post lunedì 5 o martedì 6 maggio.]

A volte Cruciani si rivela essere veramente un tipo singolare.

Quasi ad ogni puntata della Zanzara c’è almeno un intervento sul tema Berlusconi e conflitto d’interessi. Quando ciò accade, Cruciani comincia a sbuffare, a grugnire, a borbottare “che noia!”, e poi evita di approfondire più di tanto la questione, presupponendo uno scarso interesse del pubblico.

Peccato però che, quando gli fa comodo, è lui stesso a tirare in ballo l’argomento. Ad esempio ieri Cruciani ha colto al balzo l’opportunità di citare una dichiarazione al Corriere della Sera Magazine dell’ex vicepresidente americano Al Gore, secondo il quale «Silvio Berlusconi sarebbe eleggibile negli Stati Uniti anche se con qualche difficoltà».

Il lato divertente della cosa è che Cruciani, del tutto arbitrariamente, ha lasciato intendere che l’unica parte rilevante della frase di Gore fosse la prima, “Berlusconi sarebbe eleggibile”, mentre la seconda, “anche se con qualche difficoltà”, non conta nulla. E così, subito dopo aver citato Gore, senza in alcun modo circostanziare o approfondire alcunché, prima di cedere la linea alla pubblicità se ne è uscito con un intenso ed evangelizzante “Riflettete!”.

Beh, io ho riflettuto per davvero, e sono giunto alle seguente conclusione: sarebbe oltremodo me-ra-vi-glio-so che alle prossime elezioni politiche del 2013 un qualsiasi editore televisivo potesse candidarsi alla guida del Paese non solo senza alcuna difficoltà, ma anche senza la benché minima polemica.

Inoltre, le mie riflessioni mi hanno portato al convincimento che non tutti i 17 milioni di elettori del centro-destra troverebbero irragionevole o illiberale un’ipotetica nuova legge che, parallelamente all’auspicabile privatizzazione della RAI, in modo graduale e senza "espropri proletari" vada progressivamente a limitare ad una il numero massimo di reti televisive (facenti informazione) detenibili da un unico soggetto, favorendo in tal modo l’entrata in scena di nuovi editori a garanzia del pluralismo. Pluralismo che oggigiorno, pur essendo già presente, è decisamente perfezionabile.

Morale della favola: ogni tanto, in assenza di altre notizie di rilievo, sarebbe opportuno stimolare (anziché reprimere) il dibattito sul conflitto di interessi, non per criminalizzare Silvio Berlusconi o, al contrario, per difenderlo a spada tratta, ma per suggerire invece soluzioni soft potenzialmente ricevibili anche dal diretto interessato, o comunque adottabili quando il cavaliere sarà politicamente uscito di scena. E’ un’idea così malvagia, la mia?

Meditate gente, meditate…

martedì 29 aprile 2008

La calata degli Alemanni

Puntata piuttosto soft della Zanzara, quella di ieri, quasi integralmente dedicata alla inattesa -ma tutto sommato non così sorprendente- vittoria di Gianni Alemanno su Francesco Rutelli al ballottaggio per la poltrona di sindaco a Roma.

Giuseppe Cruciani ha commentato a mio avviso con equilibrio e lucidità (tranne per un dettaglio, che chiarirò nel seguito) l’esito dell’elezione nella capitale, facendo intervenire osservatori che avevano cose interessanti e non banali da dire, come il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari.

Ho inoltre trovato sensata la critica negativa rivolta da Cruciani al quotidiano L’Unità per via del titolo dell’edizione di ieri: “Roma, fino all’ultimo voti per fermarli”. Sottinteso, i barbari, gli "Alemanni".

Alemanno, a dispetto del curioso cognome, non è un barbaro con l’ascia in mano e l’elmo in testa. Ha vinto, e adesso dovrà passare dalle parole ai fatti. Personalmente non l’avrei votato, non nutro grande fiducia in lui e non mi sembra, a naso, l’uomo giusto per risolvere i problemi di Roma. Ma solo dopo averlo visto all’opera potremo giudicarlo con cognizione di causa. Inutile fasciarsi la testa e paventare morte e distruzione a prescindere.

Questo atteggiamento di contrapposizione muro contro muro, stile indiani e cowboy, buoni e cattivi, deve davvero finire. E lo dico rivolgendomi a tutti, indistintamente. Perché se il summenzionato titolo dell’Unità rende manifesto il fatto che in molti a sinistra devono ancora superare questa barriera mentale della presunta superiorità morale, sarebbe errato pensare che a destra la forma mentis sia mediamente migliore.

Basta vedere certi commenti di giubilo sguaiati e beceri che si sono sentiti ieri, tipo “Roma è stata liberata” o “Veltroni vada in Africa” (oltre a quello molto ambiguo di Gasparri su Bettini citato da Cruciani), commenti che il conduttore della Zanzara avrebbe potuto e dovuto segnalare con maggior enfasi al fine di biasimarli.

Chiudo ricordando che oggi si apre il nuovo Senato e comincia una nuova legislatura. Mi diletto a pensare che sia l’inizio di una nuova era, in cui l’interesse comune, il buon senso, la visione larga e orientata al futuro, possano finalmente prevalere sulla contrapposizione ideologica che diventa banale tifo da stadio. Spero di non essere solo un illuso. You may say I’m a dreamer, but I’m not the only one :-)

domenica 27 aprile 2008

A scuola da Travaglio

Ancora Beppe Grillo superstar, non solo in Piazza San Carlo a Torino, per il V2-Day, ma anche alla Zanzara di venerdì 25 aprile, dove l’attenzione, come prevedibile, è stata focalizzata sul lato più becero del comico genovese: quello degli insulti, le ingiurie, la demagogia.

Inutile dire che Giuseppe Cruciani ha stigmatizzato Grillo, e francamenente non vedo come si possa non condividere. Cruciani ha ragione, specialmente quando fa notare che non si può prescindere dai modi e dai toni con cui un viene espresso un pensiero. Non contano solo i contenuti, ma anche la forma. Le parole pesano, e sarebbe cosa saggia misurarle.

A margine, però, non si può non notare una strana contraddizione. I toni di Grillo al V2-Day hanno ricordato quelli di Umberto Bossi in un comizio pre-elettorale. Vi ricordate? I fucili, le carogne, le canaglie centraliste... In quell’occasione, Cruciani, pur biasimando il leader leghista, fu molto più morbido nei commenti. Come si suol dire, due pesi, due misure.

Detto questo, lo spunto per il post di oggi mi è venuto da un messaggio di un ascoltatore, letto da Cruciani in diretta, che invitava il conduttore della Zanzara ad andare “a scuola da Marco Travaglio”. La sarcastica risposta di un Cruciani piuttosto velenoso è stata qualcosa del tipo: “Se Travaglio aprirà una scuola, farò un corso accelerato”.

Beh, in effetti, a pensarci bene, qualche lezioncina il nostro Cruciani farebbe meglio a prenderla davvero, da Travaglio.

Attenzione: non sto parlando di qualità giornalistica, visto che Cruciani, almeno potenzialmente, non ha nulla da invidiare né a Travaglio né a chiunque altro. E non sto neppure suggerendo (ci mancherebbe altro) che Cruciani debba allinearsi alle opionioni di Travaglio.

Quindi, cos’ha da imparare Cruciani da Travaglio? Risposta: l’efficacia, la capacità di penetrazione, l’arte di essere straordinariamente convincente e persuasivo. Sotto questo punto di vista, tra i due c’è, per ora, un abisso, come dimostra il fatto che Travaglio ha un larghissimo seguito al cospetto del quale Cruciani sembra solo un nerd che non si è manco guadagnato una voce su Wikipedia.

Non fraintendetemi, non sto sminuendo Cruciani. Anzi, come ho gia fatto in precedenti post (ad esempio questo), lo vorrei stimolare a dare di più, a tirare fuori un po’ più di ambizione, a vedere la creatura radiofonica (la Zanzara) che ha ereditato, valorizzandola, come un punto di partenza e non di arrivo.

I suggerimenti che vorrei dare a Cruciani per fargli fare un salto di qualità, sperando che egli li accolga in modo costruttivo, sono sostanzialmente tre.

Primo: alla Zanzara c’è troppo sbilanciamento sul commento ai danni della proposta. Cruciani si sforzi di specificare, di sua iniziativa, cosa bisognerebbe fare per risolvere un certo problema, senza aspettare altri pareri illustri da commentare. Sprema le meningi e sia lui, magari per primo, a tirare fuori le idee. Da passivo, diventi un opinionista attivo.

Secondo: senza lasciare la Zanzara (sia mai!), inizi una collaborazione con un’autorevole testata della stampa scritta. Sappiamo che Cruciani è molto bravo a parlare ma non sappiamo se è bravo anche a scrivere.

Terzo e ultimo: è giunta l’ora di dar vita ad un libro o un saggio. Il giorno che vedremo davvero di che pasta è fatto Giuseppe Cruciani sarà quello in cui il suo nome farà capolino nelle librerie.

venerdì 25 aprile 2008

La quieta rassegnazione di Cruciani

Il V2-Day è cominciato un giorno prima alla Zanzara, visto che ieri sera si è parlato quasi esclusivamente di Beppe Grillo. Come prevedevo nel post precedente, non sono rimasto molto soddisfatto dei commenti di Giuseppe Cruciani, e vorrei spiegarvene i motivi. Ma procediamo con ordine.

Se dovessi limitarmi ad esprimere un giudizio basandomi sui clip audio di Grillo (con insulti a Riotta e Mazza, improperi per i giornalisti in generale, ecc. ecc.) mandati in onda da Cruciani, è inutile dire che disapprovo anch’io, trovandole stra-esagerate e decisamente sopra le righe (oltre che controproducenti), certe esternazioni del comico genovese.

A sua parziale discolpa, mi sento solo di dire che, con ogni probabilità, Grillo preme pesantemente sull’acceleratore in nome di una precisa strategia volta ad attirare su di sé la massima attenzione possibile. In Italia, se non fai casino, non ti "caga" nessuno.

Cruciani, in particolare, si è soffermato su uno dei termini più pesanti usato da Grillo, “servo”, ed è stato il suo primo errore. Il conduttore della Zanzara ha infatti fastidiosamente giocato a tirare il sasso e nascondere la mano, facendo tanto velati quanto insensati accostamenti con certi macabri slogan in voga nelle piazze calde degli anni ’70 (“Giornalista servo maledetto, te lo scriviamo noi l’articolo perfetto”).

Dopo che l’ospite Michele Brambilla del Giornale ha addirittura menzionato le BR, Cruciani si è affrettato a precisare che non si voleva sottintendere alcuna volontà di ispirare azioni violente da parte di Grillo. E meno male! Però allora, giusto per capire, per quale altro motivo sono stati tirati in ballo gli anni '70? A volte Cruciani si dimostra davvero ingenuo nel costruirsi delle auto-trappole dialettiche nelle quali, inevitabilmente, cade.

Ecco come Cruciani, a mio avviso, avrebbe fatto meglio ad esprimersi: Grillo sbaglia ad usare certe parole, perché esse, suo malgrado, sono soggette a cattive interpretazioni. Punto. Niente anni '70. Non era difficile, no?

Veniamo ora al secondo errore di Cruciani. Stimolato dagli interventi degli ascoltatori, egli ha ammesso, en passant, che pur non essendo quello sfacelo descritto da Grillo, l’informazione in Italia (specie quella televisiva che è quella che incide maggiormente) “non è perfetta” e “ha molti difetti” (testuali). Ma santo cielo, è proprio quello il punto! E’ di quello che si deve parlare!

Anziché perdere tempo a sbertucciare Grillo, perché non concentrarsi invece sui difetti dell’informazione, grandi o piccoli, gravi o marginali, che Cruciani stesso ammette essere presenti?

Per una volta, anziché limitarsi al puro commento, non potrebbe Cruciani destarsi dallo stato di quieta rassegnazione in cui galleggia, e cominciare finalmente ad essere propositivo su questo tema, indicando esplicitamente quali sono secondo lui le vie per correggere i difetti dell’informazione, per quanto marginali possa considerarli? Oppure, in fondo in fondo, gli va tutto bene così?

Forza, Cruciani. Un passo avanti!

giovedì 24 aprile 2008

Fahrenheit 451

Ancora Alitalia (o per dirla alla Alemanno, “Ali-Talia, Ali-Talia”) sugli scudi alla Zanzara di ieri. Siccome però ne ho già parlato ampiamente in diversi precedenti post (l’ultimo ieri), e siccome sul tema sono completamente in linea con le posizioni di Cruciani, stavolta guardo e passo. Anzi, sorvolo.

Il tema del post di oggi è stato ispirato dall’ennesimo straparlatore anti-berlusconiano stanato da Giuseppe Cruciani, il quale, già da prima delle elezioni, come un condor delle Ande volteggia in circolo sul sito di MicroMega per non farsi sfuggire alcuna preda da mangiarsi in radio.

Ieri è stato il turno del regista Bernardo Bertolucci, colpevole di aver espresso il seguente testuale concetto (definito “castroneria” da Cruciani): “Berlusconi è riuscito a mettere in funzione una macchina di anestesia, di anestetizzazione generale potentissima. Gli italiani che sono andati a votare il 13 aprile sono anestetizzati, sono incapaci di leggere la realtà che è intorno a loro”.

Cruciani ha commentato che “se c'è qualcuno incapace di leggere la realtà questo è Bertolucci il quale insulta gli italiani che sono andati a votare, comunque abbiano votato”.

Insomma, si va da un estremo all’altro.

Secondo Bertolucci, il nostro paese ricalca in sostanza il mondo di Fahrenheit 451, il celebre romanzo di Ray Bradbury nel quale viene teorizzata una società obnubilata dal consumismo, dove ogni spirito critico viene annichilito non solo da una degenerazione dell’informazione (i libri sono vietati e vengono bruciati dai pompieri), ma anche da una sorta di obbligo, propugnato dal governo, alla felicità, vista non come un diritto, ma come un dovere.

Secondo Cruciani, invece, da un punto di vista dell’informazione l’Italia è, per parafrasare Voltaire, il migliore dei mondi possibili. Tutti i cittadini, ma proprio tutti, tutti, tutti, indistintamente, hanno sufficienti mezzi per formare le loro opinioni con cognizione di causa. Chi prova a negare questo dogma, insulta gli italiani perché presuppone che siano nient'altro che un branco di idioti.

Come spesso accade la realtà sta nel mezzo. Bertolucci esagera naturalmente. Non esistono "anestetizzanti" così forti da far precipitare il nostro paese nell’inferno dorato di Ray Bradbury. Tuttavia, l’atteggiamento negazionista di Cruciani sul tema della qualità dell’informazione in Italia è davvero irritante.

Domani, 25 aprile, c’è il V2-Day di Beppe Grillo, il quale, per citare un altro blogger, ogni quattro fesserie una cosa buona la dice. Ci sarebbe in teoria l’occasione per approfondire il tema dell’informazione in Italia. Ma tutti sappiamo come andrà finire, alla Zanzara.

Cruciani, godendo come un opossum, campionerà e ritrasmetterà i momenti peggiori (insulti, parolacce, ingiurie) del comico genovese evitando accuratamente di puntare al cuore del problema dell’informazione, visto che tale problema, secondo Cruciani, semplicemente non c'è. Felice di sbagliarmi, ma non contateci.

Bella ciao a tutti.

mercoledì 23 aprile 2008

Market if possible, state if necessary

E io pago, e io paaaago” urlava Totò nel film, “47 morto che parla”, e ieri Giuseppe Cruciani si è dilettato a mandare ripetutamente in onda, alla Zanzara, la voce del principe della risata.

Il riferimento, ovviamente, è ad Alitalia, a cui il governo Prodi, su invito di Berlusconi che si accinge a diventare presidente del Consiglio, ha concesso un prestito ponte di ben 300 milioni di euro, aggirando i vincoli europei con il risibile escamotage del provvedimento di emergenza a beneficio dell’ordine pubblico.

Un recente slogan di Giulio Tremonti è “Market if possibile, state if necessary”. Ma chi stabilisce la linea di demarcazione, il punto oltre il quale l’intervento dello Stato diventa lecito ed auspicabile? Se prendiamo per buono il concetto, cosa impedisce di spostare tale linea più in qua o più in là a seconda delle più disparate convenienze di chi è al potere? Io non ci sto, non sono d'accordo.

Su Alitalia ho già detto più volte la mia opinione, e non vorrei ripetermi. La trattativa con Air France andava salvaguardata e portata a termine con ogni sforzo possibile. Invece è stata ostacolata con atteggiamenti strumentali (Berlusconi) e miopi (i sindacati), ed osteggiata con argomentazioni assurde, come l’italianità, o irrealistiche, come la totale salvaguardia dell’attuale situazione occupazionale. Giustamente, Cruciani ha messo ieri in fila tutti i personaggi che hanno contribuito alla fuga di Spinetta. Non dobbiamo dimenticarceli.

In teoria, il prestito ponte va restituito entro la fine del 2008. Invito Cruciani a mettere una bella X sulla casella del 31 dicembre del calendario. Io quei 300 milioni li rivoglio indietro, e se ciò non dovesse accadere apprezzerei che Cruciani ne chiedesse seriamente conto a tutti i personaggi che ha menzionato. Primo fra tutti, l’icona del liberismo, Silvio Berlusconi. Nessuno, infatti, mi toglierà mai dalla testa l’idea che sebbene anche i sindacati abbiano gravi colpe, senza le cordate fuffa sventolate dal cavaliere probabilmente l’atteggiamento delle associazioni di categoria sarebbe stato più accondiscendente verso i francesi.

Passando ad altro, constato con piacere che il mio articolo di ieri ha avuto una discreta influenza su Cruciani, contribuendo a convincerlo che le ronde non siano un tema serio su cui discutere a proposito di sicurezza (“Ma di cosa stiamo parlando?”). Inoltre, la clip audio campionata dal film "I guerrieri della notte" (“Guerrieeeeeri, giochiamo a fare la guerra?”), mandata in onda da Cruciani, era chiaramente ispirata al titolo del mio post, a meno di un’improbabile coincidenza.

Per chiudere, la mia reazione alle frasi di Moggi, trasmesse all’inizio della Zanzara di ieri, sul fatto che i gay sarebbero inadatti al mondo del calcio, è stata di disgusto e fastidio. Cruciani ha definito “discutibili” tali frasi. Troppo poco. Per molto meno altri personaggi, nei giorni scorsi, si sono beccati il bollino di "straparlatore". E’ semplicemente pazzesco che nel 2008 ci sia ancora spazio per l’omofobia, e Cruciani ha perso una buona occasione per sottolinearlo, omettendo di biasimare Moggi in modo molto più severo. Peccato.

martedì 22 aprile 2008

I guerrieri della notte

Che noia la Zanzara di ieri, incentrata sui temi della sicurezza senza però che si venisse a capo di nulla.

Inizialmente Cruciani ha stroncato l’idea "bizzarra" di Francesco Rutelli sulla sperimentazione di un braccialetto elettronico anti-stupro. Stronco anch’io. L'uscita del candidato sindaco di Roma è ridicola, inapplicabile e demagogica. Anche in questa occasione Rutelli si dimostra essere un personaggio dequalificante per il polo progressista. Ogni volta che si accinge ad aprire bocca, c’è da tremare per quello che potrebbe dire.

Per usare una metafora calcistica, se io fossi un presidente di una squadra e Rutelli un mio giocatore, lo lascerei libero a parametro zero. Che vada a far danni all’UDC.

Poi, per tutto il resto della trasmissione si è parlato dell’altrettanto bizzarra idea di Roberto Maroni (e dire che è l’unico leghista che apprezzo) in base alla quale sarebbe opportuna una rivalutazione delle ronde anticriminalità composte da vigilanti volontari.

Cruciani non si è certo detto entusiasta dell’idea, anzi, si è dimostrato piuttosto scettico. Però secondo me è stato fin troppo morbido nei commenti. Doveva andarci molto ma molto più pesante.

Diciamoci le cose come stanno: le ronde sono l’equivalente di un’aspirina data ad un malato terminale. Non servono assolutamente a niente. Potrebbero incidere in qualche modo se fossero armate (ipotesi che Maroni non è arrivato a formulare anche se sotto sotto probabilmente è una soluzione che auspica) e avessero potere di intervento, ma ovviamente questo non è possibile, né per fortuna mai lo sarà visto che la costituzione opportunamente delega alle sole forze di polizia il mantenimento dell’ordine, la tutela della sicurezza e il controllo del territorio.

Per usare un’espressione cara a Cruciani, “ma di che stiamo parlando?

Tutta questa discussione sulle ronde padane o bolognesi, sui pensionati vigilanti, sui guerrieri della notte che combattono il crimine manco vivessimo in un fumetto di supereroi, è solo un’enorme perdita di tempo. Pura demagogia che non può portare ad alcun risultato concreto. Cerchiamo di essere seri, almeno su temi così importanti come la sicurezza, santo cielo!

E Maroni, anziché inneggiare ai City Angels, pensi invece a restituire alle forze dell'ordine il loro ruolo originale. Quando diventerà Ministro degli Interni (se lo diventerà, la cosa non pare più così certa), faccia alzare poliziotti e carabinieri dalle loro sedie dietro le scrivanie e li spedisca per le strade, snellendo il lavoro d'ufficio e fornendo in misura maggiore strumenti adeguati alla tutela della sicurezza, come auto, mezzi elettronici, ecc. ecc.

Basta, non se ne può più di gente che sul tema sicurezza dà aria alla bocca. E' ora di far parlare i fatti e solo i fatti.

lunedì 21 aprile 2008

Non è la RAI

Durante il bizzarro intervento di Luca Barbareschi durante la Zanzara di venerdì 18 aprile (già menzionato nel post precedente), Giuseppe Cruciani, en passant, si è espresso favorevolmente ad un’eventuale ipotesi di privatizzazione della RAI.

Nel dichiararmi d’accordo con il conduttore della Zanzara, vorrei cogliere l’occasione per spiegarne i motivi, approfondendo un poco il tema ma evitando di cadere nella trappola del fare una valutazione qualitativa della programmazione RAI. La qualità è un concetto soggettivo, e ciò che per me è "TV deficiente" per la casalinga di Voghera può essere invece arte allo stato puro.

Pertanto, la mia analisi sarà basata in primo luogo su elementi di natura economica.

Il numero di spettatori delle cosiddette TV generaliste sta scendendo di anno in anno, lentamente ma inesorabilmente, per via della costante erosione provocata da un lato da internet e dalle nuove tecnologie, e dell’altro dall’offerta sempre più ricca di canali monotematici disponibili sulle piattaforme del satellitare e del digitale terrestre.

Non credo ci siano dubbi sul fatto che, a lungo termine, il destino delle TV generaliste sia l’estinzione. Questo significa che il valore economico di una rete generalista ha imboccato una china discendente non interrompibile. Sotto questo punto di vista, quindi, prima si attua un’ipoteca privatizzazione e meglio è. Più la si ritarda e meno lo Stato incasserà.

In secondo luogo, privatizzando la RAI, verrà meno quello che per lo Stato è un costo enorme, ripagato (a fatica) in parte dalla fastidiosissima pubblicità e in parte dal canone. Scomparirebbe, di conseguenza, uno dei balzelli più odiati dagli italiani, non tanto per l’ammontare della tassa, quanto per la sua totale insensatezza.

Volendo poi spingersi oltre considerazioni meramente economiche, mi vengono in mente altri due buoni motivi per operare la privatizzazione.

Per prima cosa, senza reti pubbliche, scomparirebbe automaticamente il problema dell’invadente presenza della politica nella gestione della RAI. Finirebbero i penosi e insopportabili balletti delle nomine dei direttori di rete, dei direttori di telegiornale, del presidente e dei consiglieri di amministrazione.

Inoltre, con la RAI privatizzata, venendo meno la scusa che Mediaset deve avere tre reti per pareggiare quelle possedute dall’ente televisivo di Stato, diventerebbe più facile la definizione di una legge che risolva l’annoso problema del conflitto di interessi limitando ad uno il numero massimo di network televisivi nazionali facenti informazione.

Insomma, ci sarebbero un sacco di buone ragioni per operare la privatizzazione, mentre faccio fatica e trovarne anche una sola che mi faccia propendere per il mantenimento dell’attuale situazione. Neppure la presunta garanzia del pluralismo. A mio avviso, non è la RAI, oggigiorno, a garantire il pluralismo dell’informazione. Anzi, con le sue reti lottizzate ne è paradossalmente un freno.

Putroppo le mie sono solo vuote speranze, visto che è estremamente improbabile che qualcosa possa muoversi su questo fronte, almeno nei prossimi cinque annui.

E voi, cari lettori, su un’ipotetica privatizzazione della RAI cosa ne pensate? Sareste favorevoli? Aprite la finestra dei commenti e condividete la vostra opinione.

sabato 19 aprile 2008

Un passo avanti e due indietro

Ancora una puntata straordinaria della Zanzara, quella di venerdì 18 aprile, con Cruciani che dal cibo speziato deve essere passato ai funghi allucinogeni.

Non si spiega altrimenti la trasmissione in heavy rotation di "Ma Tarzan lo fa", la famosa canzone per bambini nella versione storpiata appositamente per essere utilizzata a supporto della campagna elettotale di Andrea Alzetta, detto Tarzan, candidato consigliere comunale della Sinistra Arcobaleno per il Comune di Roma.

Non che la cosa mi abbia infastidito, sia chiaro. Anzi, ho ridacchiato di continuo e poi ho pure canticchiato il motivetto per tutta la sera (però I’M PD era meglio :-)

Chissà se questo periodo crucianesco votato alla psichedelia proseguirà ancora a lungo. Spero di sì, mi sto divertendo. Magari è la volta buona che si cambia anche la vecchia e usurata sigla del volo del calabrone, sostituendola con qualcosa di più originale, magari il tema musicale di un cartone animato giapponese (Vaaaaaa, distruggi il male e vaaaaaa, Goldrake!)

Tarzan a parte, cosa vale la pena di commentare riguardo l’ultima Zanzara? Su Di Pietro ultrà anti-Berlusconi ho gia parlato ieri. Passiamo oltre e concentriamo l’attenzione su Fuksas e Barbareschi.

Sull’architetto Massimiliano Fuksas (ad AnnoZero ha detto in sostanza che l’Italia è un paese dove regna l’ignoranza) mi limito a stendere il classico velo pietoso, applaudendo Cruciani per esserci andato piuttosto pesante. Questo Fuksas è il classico "mister so-tutto-io", spocchioso, borioso, irritante. Lo reputo assimilabile ai vari Mughini, Sgarbi, Oliviero Toscani. Tutti a me indigesti.

Non ho capito bene, poi, a che titolo Fuksas intervenga in varie trasmissioni televisive (lo avevo visto recentemente anche da Formigli su SKYT24). Non che debba essere messo al bando, per carità, ma mi chiedo: perché lui? E’ un architetto, mica un titolato opinionista. Mah!

Passiamo all'attore Luca Barbareschi, neo parlamentare PDL. Nel suo intervento in diretta, prima ha auspicato che la destra occupi senza pudori la RAI. Poi, stimolato da Cruciani, ha detto che sulla RAI la politica dovrebbe fare "un passo avanti e due indietro"… Cioè? Ma che vuol dire?  

Personalmente non ho colto l’antifona, sempre che ci fosse. E pure Cruciani, a fine puntata, ha ammesso di averci capito poco. Se qualcuno ha chiara in testa la posizione di Barbareschi sul tema RAI gentilmente me la scriva in un commento a questo post. Io, poi, giro il tutto a Cruciani :-)

venerdì 18 aprile 2008

L'elemento laterale

Doveva aver mangiato molto speziato, ieri, Cruciani, perché era oltre modo su di giri. Se l'avessero sottoposto all'antidoping, si sarebbe beccato due anni di squalifica :-)

Scherzi a parte, il conduttore della Zanzara era ieri sera in grande spolvero: agguerrito, grintoso, ma anche allegro, quasi brioso oserei dire. Tanto che la puntata della Zanzara è stata la migliore da quando questo blog è stato aperto.

Ci sarebbe spazio, oggi, per almeno quattro o cinque post, con tutti i temi post-elettorali trattati, gli articoli citati (Luca Ricolfi, Giuliano Ferrara), le interviste a Massimo Donadi dell'IDV e all'operaio Thyssen Ciro Argentino della SA, le "ultime stronzate famose" da Dagospia, alcuni interventi di ascoltatori piuttosto eccentrici, mail feroci contro Cruciani lette in diretta, Cruciani che votava radicale (ma non è una sorpresa, visto il suo curriculum).

Devo però essere selettivo, e allora, in nome dell'originalità, parlerò di Berlusconi, di Di Pietro, e del conflitto di interessi, in riferimento alle critiche espresse ieri da Cruciani su quanto scritto, nel suo blog, dal leader dell'Italia dei Valori, e cioè: "La vittoria del centrodestra è stata possibile grazie alla proprietà di tre televisioni e del gruppo Mondadori da parte di Silvio Berlusconi.". Commento di Cruciani: "Basta! Siamo stufi di questa discussione.".

Io non capisco perché, quando si parla di questo argomento, debbano risaltare sempre e solo le opinioni di chi, da un lato, considera il conflitto di interesse un'emergenza nazionale (come Di Pietro), e quelle di chi, al contrario, lo considerano una questione sostanzialmente irrilevante, da lasciar perdere (come Cruciani, o Giuliano Ferrara, che sul Foglio ha sostenuto che il conflitto di interessi è solo un "elemento laterale della democrazia in una società liberale e di mercato").

Di Pietro sbaglia di grosso ad identificare nel possesso di molti media la chiave del successo elettorale del cavaliere. A ben vedere, quello di Di Pietro è solo opportunismo: egli aizza la sua platea per intercettare il consenso della componente (minoritaria ma non marginale) più anti-berlusconiana del paese. Non condivido, ma capisco tale atteggiamento.

Cruciani, en passant, ieri ha anche detto: "Sì, il conflitto di interessi resta tutto lì, ma non ne parla più nessuno, neppure Repubblica", sottintentendo l'idea in base alla quale i giornali hanno -come dire- "capito" che il conflitto di interessi è un non-problema. Non sono d'accordo. Liquidare così la questione è superficiale e sbrigativo. A me non basta, non mi accontento, anche perché i motivi per cui i grandi giornali non menzionano più con frequenza questo argomento sono a mio avviso ben altri, e cioè:

1) Veltroni, per scelta strategica (per me opportuna), ha deciso di non fare una campagna focalizzata sull'anti-berlusconismo.

2) Berlusconi godeva di sondaggi a lui nettamente favorevoli (risultati poi veritieri) che gli hanno permesso di non avere bisogno di premere sull'acceleratore dei suoi media, al contrario di quanto avvenne nel 2006.

Soprattutto il punto 2, qui sopra, è fondamentale. Il conflitto d'interesse, manifesto o latente, è sempre lì, e fregarsene, come fa in sostanza Cruciani pur ammettendo l'esistenza del problema, non è serio.

Il mio punto è che il problema da porsi non è quanto grave sia il conflitto d'interesse oggi, ma quanto potenzialmente lo può diventare, in determinate circostanze, se nessuno si deciderà mai a mettere un limite ragionevole (e per favore, nessuno mi citi la torta di Gasparri come limite ragionevole).

Posto che è evidente che ci sono problemi più urgenti e prioritari rispetto al conflitto di interessi, è così assurdo ipotizzare e chiedere che da qui ai prossimi cinque anni venga messo in piedi di un qualche gruppo di lavoro bipartisan formato da "autorevoli saggi" con il mandato di studiare una soluzione, anche a lungo termine?

Senza bisogno di essere draconiani (stile Di Pietro), sono convinto che una soluzione, soddisfacente per tutti, al problema del conflitto di interessi sia un traguardo raggiungibile, anche perché, alla fin fine, non c'è bisogno di inventarsi chissà cosa. Basta copiare (dagli USA).


[Piccolo post scriptum: dopo aver visto alcuni frammenti di AnnoZero, ieri sera, autorizzo ufficialmente Cruciani a ridicolizzare (sempre con simpatia) l'architetto Fuksas. Chi ha visto la trasmissione penso capirà cosa intendo.]

giovedì 17 aprile 2008

La maschera di ghiaccio

Sono terribilmente noioso, lo so, ma voglio ancora parlare di Berlusconi, anche se stavolta il tema sarà un po’ più leggero.

Nella Zanzara di ieri, Cruciani ha definito “assolutamente ridicola” la polemica sollevata dalla ministra del nuovo governo spagnolo Magdalena Alvarez a proposito della frase scherzosa con cui il cavaliere ironizzava sull’esecutivo “troppo rosa” formato da Zapatero (che appunto include più donne che uomini).

Sono d’accordo che la polemica sia ridicola, ma credo comunque che nella Zanzara di ieri ci fosse l’occasione, non sfruttata da Cruciani, per qualche ulteriore considerazione.

Questa vicenda ricorda da vicino quella della (presunta) precaria invitata da Berlusconi a cercarsi un marito milionario per pagare il mutuo. In quell’occasione, ricordete, Cruciani da un lato ridicolizzò l’insensatezza della polemica, ma dall’altro osservò che un “serio statista” (parole testuali) non avrebbe mai detto una cosa del genere.

Per coerenza, a mio avviso, un commento del tutto analogo poteva essere ribadito ieri sera.

Potrà anche darsi che il lato guascone e bonario del cavaliere sia uno dei segreti del suo successo politico. Però questo non significa che questo genere di atteggiamento debba essere esente da critiche.

Secondo me un politico che ambisce ad essere ricordato come un grande statista queste battute non-le-deve-fare, e men che mai le deve fare quando è primo ministro (in pectore in questo caso, ma è irrilevante) e rappresenta la nazione intera.

Non basta dire che le battute di Berlusconi sono per lo più innocue. Il problema è che sono battute passibili di fraintendimento, specie a livello internazionale (problemi di traduzione, eccetera). Ma vi ricordate la battuta sul primo ministro danese Rasmussen, da presentare alla moglie Veronica perché più bello di Cacciari? O quella sulla seduzione della presidente finlandese? E potrei andare avanti un bel po’…

Magari sono troppo rigido, ma io, alla Presidenza del Consiglio (e lo stesso vale per le altre importanti cariche dello stato), voglio un autentico robot, un automa dalla maschera di ghiaccio, un essere bionico totalmente concentrato sull’obiettivo. Stile Monti, o Draghi, o Padoa Schioppa, per capirsi. Gente a cui non caveresti un sorriso neppure se facessi vedere loro tutte le comiche di Stanlio e Ollio in fila senza interruzioni.

C’erano tempi, ormai andati, in cui si invocava “la fantasia al potere”. Spazio per la fantasia, forse, non ce n’è più, ma chiedere che al potere ci sia almeno la serietà non mi sembra così esagerato.

mercoledì 16 aprile 2008

Una nuova stagione

Zanzara davvero interessante ieri sera con un Cruciani molto lucido ed equilibrato. Non ho nulla da ridire sui suoi commenti che ho integralmente condiviso. Ho anche apprezzato parecchio l’intervento di Giampaolo Pansa, come sempre molto acuto e pungente.

Mi ha invece lasciato basito il messaggio dell’ascoltatore Daniele che Cruciani ha letto intorno alle 20:35, subito dopo i titoli del TG2. Sostanzialmente questo Daniele diceva: “Ma in che razza di Paese viviamo se un personaggio che dovrebbe essere in galera diventa presidente del consiglio? Ma il peggio è che lo fa prendendo 15 milioni di voti. Mi chiedo dove ha messo il cervello la gente che lo ha votato.”. Eccetera, eccetera, eccetera. Per farla breve, il succo è: Italia, popolo di deficienti.

Questo genere di analisi è quanto di più superficiale, arrogante e distruttivo ci possa essere.

Che piaccia o no, Berlusconi ha vinto con un margine di oltre tre milioni di voti. Punto. Questa è la democrazia, che, come noto, è un sistema largamente imperfetto, ma finché non ne inventeranno uno migliore (e non succederà mai visto che non esiste) ce lo dobbiamo tenere.

Sono deluso anch'io dall'esito elettorale, ma lagnarsi e paragonare l’Italia allo Zimbawe come ha fatto Furio Colombo è del tutto inutile. Con questo atteggiamento non si va da nessuna parte. Ciò che deve fare la sinistra è cercare di capire perché la destra ha avuto maggiore consenso, e cominciare a lavorare per intercettare tale consenso al prossimo giro.

Rimboccarsi le maniche, quindi, e avanti. Ci sono un sacco di buone idee, nel PD, da cui ripartire e su cui insistere, ma bisogna assolutamente portarne alla luce di nuove: per citare l'esempio più eclatante, non è più ammissibile che il tema sicurezza sia di esclusivo appannaggio della destra e della lega (di certo una delle chiavi del loro netto successo).

A questo proposito, io nutro grande fiducia in Walter Veltroni. Già in campagna elettorale ha fatto molte mosse giuste, prima fra tutte quella di scaricare la sinistra radicale e proporsi come movimento riformista non focalizzato sull’anti-berlusconismo. Non è bastato, ma la strada è quella buona.

Ora, un punto importante che mi aspetto da Veltroni è che non faccia contrapposizione frontale "a prescindere", su qualunque iniziativa dovesse venire dal nuovo esecutivo. E’ sacrosanto "marcare stretto" l’avversario (buona l’idea del governo ombra, sotto questo aspetto) ma sono da evitarsi le polemiche assurde e strumentali (come quella di ieri sulle presidenze delle camere).

Si valuti invece caso per caso, arrivando addirittura a votare a favore laddove risultasse evidente che ne beneficerebbe l’interesse del paese. Questo atteggiamento, da vero innovatore quale Veltroni dichiara di essere (e, secondo me, è), inaugurerebbe una nuova luminosa stagione politica, basata sul confronto e sul dialogo, e non più sulla contrapposizione ideologica, che è condizione indispensabile per far fare il salto di qualità a questa nazione.

Per il resto, siamo nelle mani di Berlusconi. Io rimango totalmente convinto che il cavaliere sia un gran fanfarone e che, perlomeno sotto l’aspetto dei conti dello stato e del debito pubblico, nei prossimi cinque anni combinerà un nuovo disastro epocale. Tuttavia, non sono tra quelli che fanno il tifo contro per poter poi dire “ecco, avevo ragione, io l’avevo detto”. Se Berlusconi smentirà le mie previsioni, io sarò il primo a felicitarmene.

martedì 15 aprile 2008

Ma non è ancora la Terza Repubblica

Ieri, per la prima volta, ho deciso di seguire il dibattito post chiusura seggi alla radio invece che alla televisione, e naturalmente ho scelto Radio 24.

Dopo alcune ore di conduzione del confusionario Biacchessi (ampiamente scusabile con il fatto che ha dovuto a lungo lavorare sui dati fuffa degli exit poll), alle 19 è finalmente arrivato il nostro totem, Giuseppe Cruciani, a prendere egregiamente in mano le redini della situazione, portando finalmente un po' di verve. Non ho seguito la trasmissione fino all'una di notte, ma non mi sono comunque annoiato.

Con questo post, però, vorrei mettere per una volta Cruciani da parte e dare semplicemente il mio parere sull'esito delle elezioni.

Premesso che, vista la mia scarsa fiducia e stima in Silvio Berlusconi, i miei auspici erano chiaramente per un esito ben diverso, credo che da queste elezioni si possano comunque trarre alcuni elementi interessanti (e, in qualche caso, positivi) che val la pena sottolineare. Eccoli.

1) Anche in questa elezione, come in tutte quelle dalla fine della Prima Repubblica, ha vinto la coalizione che in precedenza era all’opposizione. Se da un lato questa naturale alternanza va a garanzia della democrazia, dall’altro impedisce alla forza di governo di compiere un’azione temporalmente a lungo raggio. Chissà se questo ping pong si interromperà mai.

2) L’Italia, per la prima volta, avrà una maggioranza ultra-stabile, senza la presenza di alleati in continuo contrasto tra loro. Questo significa che Berlusconi potrà governare di fatto con le mani libere, e non avrà più capri espiatori a cui addossare le colpe di eventuali insuccessi, secondo me tutt'altro che improbabili (riforme istituzionali, rilancio economia, questione sicurezza, grandi opere, politica energetica, rifiuti, ecc). Tra cinque anni vedremo se l’Italia sarà migliore o peggiore di oggi. Vedremo se sarà più o meno ricca, più o meno libera, più o meno giusta, più o meno equa. Vedremo se il debito pubblico sarà cresciuto o diminuito. E vedremo se l’Italia sarà stata putinizzata (come profetizzato da Flores D’Arcais) diventando più somigliante alla Russia che non al Regno Unito o alla Francia. Incrociamo le dita.

3) Nel nuovo esecutivo, la Lega Nord avrà un ruolo importante, al contrario delle precedenti legislature berlusconiane nelle quali la presenza della Lega era tanto chiassosa quanto marginale. Dando per archiviato ogni intento secessionista, nella Lega continuano comunque a convivere un’anima buona e moderna, quella del federalismo fiscale, e un’anima becera e antistorica, quella della xenofobia e dell’antieuropeismo. Quale delle due anime prevarrà? Io faccio grande affidamento sull’unico esponente del carroccio per cui riesco a manifestare apprezzamento, e cioè Roberto Maroni.

4) La Sinistra Arcobaleno ha preso una sberla colossale e deve ora interrogarsi sul suo futuro. Quali sono le strade possibili? I partiti che la compongono possono negare l’evidenza, e dichiararsi vivi e vegeti quando invece, fuori dalle sabbie mobili, si vedono solo più le punte delle dita. Oppure fare la cosa giusta: sciogliersi, e confluire nel Partito Democratico portandosi dietro gli aspetti migliori (i valori della pace e della solidarietà, la difesa dell’ambiente senza eccessi) e abbandonando gli aspetti più retrogradi (lo statalismo, l’assistenzialismo, l’antiamericanismo, l’ambientalismo radicale). Discorso analogo per il PSI: si sciolga, e porti nel PD un po' di sano laicismo, abbandonando la stucchevole retorica del ricordo di Nenni e di Craxi.

5) Come previsto, nella nuova legislatura i gruppi parlamentari saranno pochissimi. Questo consentirà finalmente ai lavori delle due camere di procedere più spediti. Il lungo traghettamento verso l’auspicabile traguardo del sistema bipartitico, che da un punto di vista politico significa modernità, ha fatto un bel passo avanti. Tra me e me, io chiamo questo traguardo la Terza Repubblica. Ci stiamo avvicinando, ma al momento per vederla serve ancora un potente binocolo.

Ed è proprio con il mio personale concetto di Terza Repubblica che vorrei chiudere il post. Cosa manca per arrivarci? Secondo me, idealmente, mancano le seguenti tre cose:

a) Lo scioglimento definitivo del PSI e dei partiti facenti parte della Sinistra Arcobaleno, che devono confluire nel PD.

b) La realizzazione completa del federalismo fiscale. Conto sul fatto che, raggiunto questo obiettivo, la Lega Nord perderà la sua ragione di esistere.

c) Un cambio di leadership per il polo conservatore (insisto su questo punto, già menzionato in precedenti post) che trasformi tale polo da una specie di setta di seguaci di un messia ad un entità politica credibile e moderna, paragonabile ai Tories inglesi o al partito popolare spagnolo.

Vada come vada, tra al massimo cinque anni almeno quest’ultimo punto si sarà verificato :-)

sabato 12 aprile 2008

Il disco rotto

Non ce l’ha fatta a trattenersi, Cruciani, nella Zanzara di venerdì 11 aprile. Come prevedibile, le parole di Nanni Moretti durante a videochiacchierata con Paolo Flores D’Arcais non potevano rimanere impunite.

Devo ammettere, però, che stavolta non me la sento di dare completamente torto a Cruciani. Parlare, come ha fatto il regista, di superiorità morale e culturale da parte dell’Italia di sinistra rispetto all’Italia di destra rivela non solo superficialità ma anche (ed è la cosa più sgradevole) un’irritante arroganza.

Avrei invece qualcosa da commentare sulla definizione di "disco rotto" affibbiata da Cruciani a Moretti.

Come ho già osservato in post precedenti, la vera anomalia in questo paese è l’assenza di un polo conservatore moderno e credibile per via del fatto che, da quindici anni a tale polo è impedita ogni evoluzione dallo spaventoso eccesso di personalismo del suo leader, Silvio Berlusconi.

Tale personalismo, condito da populismo e vetero-anticomunismo, è il padre di tutti i dischi rotti. La cantilena morettiana, sotto questo punto di vista, è solo figlia della cantilena berlusconiana.

Una volta che l’anomalia sarà sanata (mi riferisco ad un cambio di leadership a destra, non sto invocando disgrazie per il cavaliere), automaticamente saranno sanate tutte le sotto-anomalie che ne solo solo una diretta conseguenza, con immensi benefici per tutto il paese che non vivrà più la contrapposizione politica come un derby senza fine tra guelfi e ghibellini.

Prima di chiudere, vorrei tornare ancora alla frase di Nanni Moretti sulla superiorità morale e culturale di una parte rispetto all’altra per porre una domanda un po’ provocatoria a Cruciani: il concetto di Moretti è assurdo anche in termini assoluti, o no?

Ad esempio, se qualcuno parlasse di superiorità morale e culturale del mondo occidentale rispetto al mondo dell’Islam, sarebbe ugualmente da censurare o no?

In attesa di una risposta che non arriverà mai, auguro a tutti un buon voto. Per citare una fulminante vignetta di Altan... che perda il peggiore! :-)

venerdì 11 aprile 2008

Il peggio, il brutto, l'inutile e lo sconcertante

Ancora un buon Cruciani ieri, con nessun particolare rilievo da fare da parte mia. Neppure sull’ironia a proposito di una certa berlusconizzazione di Veltroni dal punto di vista comunicativo. Pur capendo la necessità di catturare attenzione degli elettori con slogan brevi ed efficaci, del “diritto al sorriso” potevamo anche farne a meno.

Speriamo solo che Cruciani non combini la frittata stasera tornando a prendersela con i presunti straparlatori anti-berlusconiani. Vedo già nel mirino, infatti, Nanni Moretti (videochiacchierata con Paolo Flores D’Arcais prodotta da MicroMega) e Giorgio Bocca (articolo pesante sul cavaliere pubblicato dal Rebubblica cartaceo).

Che male fanno? Esprimono la loro opinione, ne hanno pieno diritto. Ognuno poi è libero di condividere o no, ma esprimere un’opinione non è mai "straparlare". E avere una visione negativa di Berlusconi non significa necessariamente odiarlo fisicamente o volerlo vedere appeso per i piedi in piazzale Loreto.

Tornando a ieri, Cruciani ha inoltre inaugurato un nuovo filone per la trasmissione: quello delle zingarate.

Peccato che la scenetta del finto collegamento con George Clooney, che poi si è rivelato essere il doppiatore italiano, non sia riuscita benissimo. Un po’ perché Cruciani non dimostra proprio le qualità del grande umorista (altro che “guignol della politica, alla francese”… Gli manca purtroppo la capacità di fare la battuta fulminante), e un po’ perché il doppiatore, che non ha avuto neppure l’accortezza di simulare un accento americano, non aveva poi così tante cose interessanti e/o divertenti da dire.

Con questo post vorrei allora rispondere alla domanda che all’inizio della Zanzara di ieri Cruciani si è posto e ha posto agli ascoltatori: qual è stato il peggio, il brutto l’inutile e lo sconcertante di questa campagna elettorale?

Ebbene, secondo me la stracciatura del programma del PD da parte di Berlusconi è stata un’azione che simultaneamente è stata brutta, inutile e sconcertante. La peggiore di tutte.

E’ stato un gesto comunicativamente molto violento che mi ha parecchio infastidito, al contrario di Luca Telese (intervenuto ieri alla Zanzara) che lo ha invece apprezzato, motivando tale giudizio con il fatto che con questo gesto Berlusconi ha rivelato il vero se stesso. Appunto…

E il meglio, invece? Il meglio è che, vada come vada, nel prossimo parlamento ci saranno solo quattro o cinque gruppi parlamentari, e questo è un gran bel passo avanti. Serve ancora uno sforzo, e poi, finalmente, parafrasando Highlander, ne rimarranno due soli.

giovedì 10 aprile 2008

Sequestrato dagli alieni

In riferimento al post precedente, svelato il piccolo mistero. In risposta ad una mia mail, Giuseppe Cruciani mi ha spiegato che il motivo per cui non aveva evidenziato già nella Zanzara di martedì 8 aprile le dichiarazioni di Dell’Utri sui libri di storia era legato al fatto che si volevano sentire preliminarmente, in "viva voce", le esatte parole, e martedì l’audio di quella parte dell’intervista di Klaus Davi non era ancora stato reso disponibile (su YouTube, canale Klauscondicio).

Ha comunque rimediato alla grande ieri sera, Cruciani, usando finalmente quella severità che ultimamente gli era mancata. Non solo verso le dichiarazioni di Dell’Utri (libri di storia, Mangano eroe, intellighenzia di sinistra che ha in mano tutto… Io su tutto questo mi limito a stendere un velo pietoso) ma soprattutto verso Berlusconi, a proposito dei test psico-attitudinali a cui sottoporre i magistrati, le auspicate dimissioni di Napolitano, i brogli, le “new Town”, ecc.

Qualcuno mi potrà dire: ecco, ora applaudi Cruciani solo perché ha criticato Berlusconi. Vi prego di credere che non è così.

Se ipoteticamente parlando, Cruciani dopo un colpo in testa si mettesse all’improvviso ad esaltare a spada tratta Veltroni e Di Pietro (che, come avrete intuito se mi leggete spesso, io preferisco a Berlusconi e Bossi), io smetterei all’istante di seguirlo. La mia fame di conoscenza e di contrapposizione dialettica non può essere soddisfatta da un opinionista tifoso.

Io bramo invece un opinionista che mi dica anche e soprattutto cose che non mi piacciono, purché adeguatamente motivate e circostanziate, dato che ho imparato da tempo ad evitare di partire dal presupposto che tutto ciò che so e che penso sia giusto e sia vero.

Però il mio opinionista ideale deve a sua volta evitare di partire da tale presupposto, cosa che comporta una continua e profonda analisi critica a 360 gradi di tutto ciò che accade, senza mai dare nulla per scontato o per assodato.

Cruciani si avvicina a questo identikit, ma ha ancora margini di miglioramento. La richiesta che gli faccio, oltre a quella ovvia e già ribadita enne volte, di non mancare di essere sempre vigile, critico e severo con tutto e con tutti, è quella di non avere paura di inimicarsi gli amici, di non regalare gratuite caramelle al miele, e di non concedere alcuna speciale indulgenza verso nessuno, inclusi coloro che sente culturalmente, politicamente, e intellettualmente vicini a sé.

A questo proposito, mi ha colpito positivamente il fatto che ieri Cruciani ha citato Filippo Facci, giornalista del Giornale e di Mediaset, non per applaudirlo (come di solito fa) ma per criticarlo. Ieri Facci ha appoggiato la berlusconiana idea dei test attitudinali ai giudici, sostenendo che sarebbero accostabili a quelli che si fanno ai piloti di aereo... Una cosa che non sta né in cielo né in terra.

Il Cruciani di ieri, confrontato con quello degli ultimi tempi, sembrava un altro, tanto che, tra me e me, scherzosamente, ho pensato che nei giorni scorsi il vero conduttore della Zanzara fosse stato sequestrato dagli alieni e sostituito da un clone uscito da un baccello (un no-prize per chi coglie la citazione, facile facile).

mercoledì 9 aprile 2008

Una strana omissione

Perdonatemi se insisto a battere lo stesso chiodo, ma è semplicemente esilarante immaginarsi Cruciani affannarsi per chissà quanto tempo a scartabellare siti web e giornali di mezza Europa cercando intellettuali "fissati", demonizzatori, anti-berlusconiani, da mettere alla berlina qualificandoli come straparlatori nella puntata serale della Zanzara.

Questa stucchevole attività però ieri ha dato scarsi frutti, visto che Cruciani, dopo Vattimo, Eco e Camilleri, alla fine si è dovuto accontentare di Paolo Flores D’Arcais, il quale, in un'intervista agli spagnoli di El Pais, molto pessimisticamente prevede una “putinizzazione” dell’Italia nel caso in cui Berlusconi dovesse vincere le elezioni. Secondo me il direttore di MicroMega è troppo pessimista, ma liquidarlo come "straparlatore" è riduttivo e ingeneroso. Ha semplicemente fatto una previsione, che problema c'è? Tra 5 anni sapremo se aveva avuto ragione. Scripta manent.

La cosa peggiore della Zanzara di ieri sera, però, è che Cruciani, sprecando inutilmente energie a fare il demon hunter, ha perso lucidità: c’era infatti la possibilità di portare all’attenzione degli ascoltatori una dichiarazione molto forte del discusso ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri (durante un'intervista di Klaus Davi) sull'intenzione di “revisionare i libri di storia, condizionati dalla retorica della resistenza”, in caso di vittoria del PDL alle elezioni.

Com'era inevitabile, questa dichiarazione ha suscitato molte reazioni, delle quali danno conto tutti i quotidiani di oggi.

E Cruciani? Ha sì citato l’intervista di Klaus Davi a Dell’Utri, ma solo per segnalare la frase con cui quest’ultimo esprime la sua (per nulla sorprendente) simpatia per Luciano Moggi (ma chissenefrega!). Nessun accenno, invece, alla questione dei libri di storia e della resistenza. Niente di niente.

Omissione intenzionale? Non so, ma sinceramente non credo. Forse Cruciani aveva già preparato la puntata della Zanzara puntando su altri argomenti, o, più probabilmente, è stato talmente preso dall’elaborazione dell’inutile audio clip che riassumeva le dichiarazioni degli scrittori straparlatori, da non far caso al fatto che c’era qualcosa di molto più interessante su cui invitare al dibattito.

Per dirla alla Cruciani... Mah! Vedremo se rimedierà stasera. Tutto dipende dalla facilità o difficoltà con cui troverà uno straparlatore da esporre al ludibrio. Quasi quasi, se avessi un minimo di notorietà, potrei offrirmi volontario :-)

martedì 8 aprile 2008

Cartagine dev'essere distrutta

Prosegue, inesorabile, il rastrellamento di Cruciani nei confronti di intellettuali e scrittori rei di esprimere opinioni particolarmente severe verso Berlusconi.

Non c'è spazio per la pietà, neppure per gli anziani. Nella Zanzara di ieri, infatti, a finire nella lista nera degli straparlatori è stato nientemeno che Andrea Camilleri.

Chi sarà il prossimo sciagurato a rimanere intrappolato nelle fitte maglie della crucianesca rete? Si accettano scommesse... Baricco? Odifreddi? L’unico che mi sento di escludere è Leonardo Sciascia, ma solo perché è morto nel 1989.

Non riesco a togliermi dalla mente un'immagine esilarante (ovviamente scherzosa): Giuseppe Cruciani che, imbracciato il fucile, gira casa per casa a cercare intellettuali eversivi, carogne, canaglie centraliste, delinquenti da prendere per il collo.

Come dite? Cosa c'entra Cruciani con le parole di Bossi? Vorrei tanto poter dire "nulla", ma la risposta corretta è invece "poco", visto che, col suo voto per la coalizione PDL/Lega, Cruciani contribuirà tristemente a mandare al governo il leader del Carroccio, un'autentica icona della democrazia italiana che tutto il mondo ci invidia.

Ma torniamo a Camilleri. Cosa ha detto, esattamente, di così terribile?

Cito: “Berlusconi è qualche cosa che non ci appartiene, è un extraterrestre rispetto alla democrazia”.

E poi ancora: “Berlusca delenda est. Non è una fissazione. Quest’uomo inquina talmente la vita italiana nella sua totalità per cui noi andiamo a votare per Veltroni, pur non essendone convinti per centomila ragioni”.

Anche uno studente delle scuole medie capirebbe che Camilleri ha fatto uso dell'approccio retorico noto come amplificazione, esagerando volutamente i concetti per massimizzare l'impatto nell'ascoltatore. Le parole di Camilleri non vanno ovviamente intese alla lettera, a meno che il prenderle alla lettera non faccia comodo per confezionare la solita quotidiana nauseabonda caramella al miele per Berlusconi.

E' davvero stupefacente come un giornalista di grandi qualità e dall’enorme potenziale come Cruciani possa avere cadute di stile così imbarazzanti. Il brutto è che io somatizzo. Percepisco Cruciani così vicino a me che mi sento quasi male io al posto suo.

Per concludere, se può interessare, vorrei dare la mia interpretazione delle parole di Camilleri andando a leggere tra le righe, al di là delle intenzionali accentuazioni e degli ironici "delenda est".

La democrazia non è un concetto assoluto. Ci sono diversi livelli di democrazia. Il livello che c'è in Russia, ad esempio, è molto più basso di quello che c'è in Francia o nel Regno Unito.

Se, per semplificare, facessimo riferimento ad un'ipotetica scala qualitativa di valori tra 1 e 10, in Francia e UK abbiamo un livello di democrazia quantificabile in 9. In Russia abbiamo un 3, per stare larghi. In Italia abbiamo un 7. Quando ci sarà un rinnovamento nella leadership del polo conservatore, senza più conflitto di interessi, senza più populismo, senza più personalismo, allora saliremo di una tacca, e passeremo ad un bell’8.

Additare Berlusconi come mostro o come potenziale dittatore è chiaramente eccessivo. Nessuno lo fa seriamente. Semplicemente si fa notare come la sua ingombrante presenza sia un pesante fardello che impedisce a questo paese di fare un salto di qualità. Non c'è nulla di male né nel pensarlo, né nel dirlo, né nel ribadirlo in dieci, cento, mille interviste di intellettuali che proprio sprovveduti non sono, e ai quali Cruciani dovrebbe portare un po' più di rispetto.

sabato 5 aprile 2008

Il nome della rosa

Incredibile, incredibile, incredibile

Sono puntate come quella di venerdì 4 aprile che mi ricordano le ragioni per cui ho aperto questo blog Anti-Zanzara e che mi danno la spinta a mantenerlo vivo.

Cos’è successo?

Nel mio post precedente osservavo come raramente il conduttore della Zanzara, Giuseppe Cruciani, manchi di usare qualche parola benevola (la "caramella") verso Berlusconi.

Per capirsi, facciamo degli esempi. Quando Berlusconi dice fesserie (es: Alitalia, i brogli) viene criticato, sì, ma blandamente. Quando insulta e offende (es: Di Pietro fa orrore, Veltroni bugiardo, programma PD stracciato), si dice che in campagna elettorale ci sta tutto. Quando fa gaffe clamorose (es: motivazione canditatura Ciarrapico, precaria sposi milionario, evasione fiscale giustificata) Berlusconi è un simpatico guascone.

E quando su Berlusconi non c’è nulla ma proprio nulla da dire, Cruciani che fa? Piglia il lanternino e gira, gira, gira, finché qualcosa trova.

Similmente a quanto avvenuto giovedì, in quest’ultima puntata Cruciani, pur di confezionare la caramella, è andato a spulciare nei meandri più reconditi della stampa spagnola (quotidiano ABC) trovando la seguente dichiarazione di Umberto Eco: “l’Italia è un paese di masochisti. Se Berlusconi vincerà le elezioni gli italiani avranno quello che si meritano.”.

(Aperta parentesi: Berlusconi nel 2006 con la sua uscita sugli italiani “coglioni” aveva espresso, dalla sua sponda, esattamente il medesimo concetto. Chiusa parentesi.)

A causa di tale frase (che incidentalmente io condivido in pieno) Umberto Eco è stato accusato da Cruciani di essere uno che “straparla”, quando invece è stato proprio Cruciani ad andare a cercare la frase e a darle quel risalto che nessun altro organo d'informazione italiano ha dato. Incredibile, incredibile. Non riesco a togliermi questo aggettivo dalla testa: in-cre-di-bi-le.

Poi, per rafforzare la sua critica ad Eco, Cruciani è andato a pescare una dichiarazione Di Eco del 2006, che non c’entrava niente di niente col contesto attuale. Incredibile.

Qual è il punto a cui voglio arrivare?

Non fraintendetemi. Io non sto dicendo che Cruciani sia fazioso perche so che non lo è, e l’ho scritto diverse volte. Cruciani ha una mente aperta, libera, e acuta e io per questo lo stimo e lo apprezzo.

Però, com’è evidente ai più, nell’attuale panorama politico egli considera il PDL, col suo leader Berlusconi, il meno peggio e inevitabilmente i suoi commenti politici, per quanto frutto dell’analisi di una mente indipendente e profonda, sono per forza di cose legati a questa impostazione. Non c’è nulla di male, sia chiaro. Tutto ciò è assolutamente legittimo oltre che umano e comprensibile. Però, se non altro per una questione di correttezza formale, sarebbe più opportuno, più onesto, più giusto, se le carte venissero messe sulla tavola. Scoperte.

Ribadisco pertanto il mio invito a Cruciani a fare outing. Non abbia timore. Nessun vero mosquito ne rimarrà sconvolto, perché i veri mosquitos (i seguaci della Zanzara) hanno fiducia in Cruciani e non dubitano né sua onestà intellettuale né del suo spirito critico.

Forza Cruciani! Rompa gli indugi, faccia un passo avanti. Si mostri. Ne trarranno giovamento gli ascoltatori, ma più di tutti ne trarrà giovamento lui stesso, in quanto finalmente non avrà più nulla da nascondere.

Termino qui il post perché è tardi e sono stanco.

Fa freddo nello scriptorium, il pollice mi duole. Lascio questa scrittura, non so per chi, non so più intorno a che cosa: stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus.

venerdì 4 aprile 2008

La quotidiana caramella di Cruciani

La Zanzara di ieri potrà essere ricordata come una delle più spassose di sempre, grazie alla doppia messa in onda della straordinaria performance del dirigente Telecom che durante una convention aziendale, finalizzata a motivare un gruppo di dipendenti, ha inneggiato al “capolavoro” di Napoleone a Waterloo, confondendo la battaglia nella piana belga (dove anche i bambini sanno che il condottiero francese subì la sua disfatta definitiva) con quella di Austerlitz.

Peccato che a guastare un pochino l’allegra serata ci sia stata l’ennesima, fastidiosa e gratuita caramella di Giuseppe Cruciani verso Berlusconi.

Un po' mi spiace essere ripetitivo e ritornare di nuovo su questo argomento trito e ritrito, ma che ci posso fare se Cruciani, come ha fatto ieri, pur di trovare l’appiglio per poter non far mancare qualche parola benevola verso il cavaliere, si sforza di cercare, con il lanternino, intellettuali che parlano male del leader PDL per poterli tacciare di "anti-berlusconismo"?

In particolare, il conduttore della Zanzara se l’è presa con Gianni Vattimo (che ha detto che Berlusconi “è un pericolo pubblico italo-europeo-mondiale”, fa persin ridere) e Umberto Eco (“Berlusconi stimola gli istinti più bassi dell’italiano medio” più altre bordate leggibili qui) – definiti da Cruciani “persone che straparlano, nel solco del più tradizionale anti-berlusconismo”.

Magari sarà pure vero, specialmente per Vattimo (mentre invece Eco, al di là della frase infelice, in quanto male interpretabile, sui politici che dovebbero "morire", ha ragione da vendere), ma il punto che voglio mettere in risalto non è questo. Il punto è che lo sforzo che Cruciani profonde praticamente tutte le sere per scongiurare ogni possibile parvenza di atteggiamento troppo severo verso Berlusconi è davvero fastidioso e pedante oltre che inutile.

Anziché dedicare energie a difendere l’indifendibile, vorrei tanto che Cruciani desse luogo ad una "battaglia culturale" volta a spingere verso un ricambio nella leadership del polo conservatore, al quale serve una nuova personalità per dare credibilità ad un'entità politica che patisce (e soprattutto fa patire al Paese) l’attuale esagerato personalismo e populismo di Berlusconi.

L'ideale sarebbe Mario Monti, ma sperarci, lo so, è utopia… Io, personalmente, mi accontenterei di un Gianfranco Fini.

giovedì 3 aprile 2008

Il fardello

Prima di commentare la Zanzara di ieri, lasciatemi dire che per quanto io disistimi profondamente Giuliano Ferrara trovo vergognoso e inqualificabile il trattamento che gli è stato riservato durante un comizio a Bologna. Solo gli incivili manifestano un dissenso impedendo un comizio con cori, insulti e lanci di uova e ortaggi.

Tra le altre cose, l’effetto che i contestatori hanno ottenuto è l’esatto opposto di quello che desideravano, visto che Ferrara ora potrà recitare la parte del martire perseguitato conquistando simpatie e rafforzando la propria posizione.

Non so che altro aggiungere, se non che per questi incivili allocchi reazionari provo solo un'infinita pena.

Passiamo ad altro. Sono stati vari i temi interessanti trattati nella trasmissione di ieri: le iniziative dei comuni di Milano e Firenze su campi nomadi irregolari e mendicanti, la pazzesca questione della DC di Giuseppe Pizza, e la sciagurata vicenda della trattativa Alitalia - Air France andata a monte (complimenti, sindacati! E adesso?).

Siccome, però, su tali vicende non ho particolari rilievi da fare a Cruciani, avendo condiviso in larghissima parte le sue considerazioni, vorrei invece dedicare la mia attenzione ad una questione forse più marginale ma comunque interessante: le recenti dichiarazioni di Berlusconi sull’evasione fiscale.

Cito il cavaliere: “C’è una norma di diritto naturale in noi. […] Se lo Stato ti chiede il 50 o 60 percento di quanto guadagni con sacrifici, ci si può sentire giustificati a mettere in atto procedure di elusione o anche di evasione fiscale”.

Ancora una volta Berlusconi si dimostra il peggior nemico di se stesso. Un vero statista avrebbe saputo esprimersi in modo più equilibrato e inequivocabile, dicendo qualcosa del tipo: più sale la pressione fiscale, più l’evasione diventa fisiologica, per quanto sempre deprecabile.

La frase di Berlusconi, invece, è ambigua, in quanto interpretabile, volente o nolente, come un’esaltazione dell’evasione fiscale. E’ irrilevante che ciò sia o non sia il vero pensiero del cavaliere. Il punto è che la sua frase è interpretabile in un certo modo, e rappresenta un potenziale cattivo esempio che un leader politico importante non deve assolutamente dare.

Cruciani ha sì criticato la frase, ma mooolto blandamente, limitandosi a ricordare che “Berlusconi usa uno spartito diverso a seconda della platea” (cosa che di per sé, peraltro, è già criticabile). Mentre per Veltroni ieri Cruciani non ha esitato ad usare un termine forte, ma meritato, come "sciacallaggio" (Veltroni ha associato il suicidio di un operaio che aveva perso il lavoro al precariato in generale), per Berlusconi c’è stata troppa troppa troppa inaccettabile indulgenza.

L'evidenza ormai non può più essere negata, né minimizzata: Berlusconi non è uno statista serio, e il giorno che la destra italiana si libererà di questo impresentabile fardello, diventando finalmente un’entità politica moderna, credibile e osservabile con occhi nuovi, non sarà mai troppo presto.

mercoledì 2 aprile 2008

La famigerata Par Condicio

Nella Zanzara di ieri si è parlato molto del non-voto, e devo ammettere che mi sono trovato a concordare pienamente con Giuseppe Cruciani il quale, pur nel pieno rispetto di questa più che legittima scelta, ha criticato le motivazioni del non-voto espresse da vari personaggi pubblici, nonché le modalità con cui manifestare apertamente questo intento.

Gira da diverso tempo la proposta di rendere plateale il non-voto presentandosi al seggio e rifiutando la scheda dopo averla fatta vidimare, costringendo i presidenti di seggio a verbalizzare la cosa. Come Cruciani, trovo anch’io che tutto ciò sia (testuale) “un’immensa stupidaggine”. Un gesto inutile e fastidioso, che non avrebbe neppure il pregio di essere latore di un messaggio propositivo.

Passando ad altro, approfitto di questo post per dire anche due parole a proposito della famigerata legge sulla Par Condicio, che Cruciani non perde occasione di criticare aspramente definendola assurda, ridicola, ecc. ecc.

Forse sarò in minoranza, ma io invece sono un sostenitore di questa legge, che impedisce a chi possiede tre network televisivi nazionali di trarre un immenso vantaggio comunicativo nella partita elettorale. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che questa legge è figlia del conflitto di interessi del cav. Berlusconi.

Non nego che la legge abbia anche effetti sgradevoli. Però, se usiamo la solita bilancia per vedere se pesano di più i pregi o i difetti, a mio avviso vincono largamente i pregi. Se sorbirmi occasionalmente le teorie di Marco Ferrando o Roberto Fiore è il prezzo che devo pagare per vedere una sfida elettorale il più possibile equa tra i due candidati principali, ebbene, questo è un prezzo che io pago volentieri.

Non capisco poi perché riguardo la legge sulla Par Condicio non si possa usare lo stesso metro di giudizio che si usa per la legge Biagi. A proposito di quest’ultima, spesso si sostiene che si tratta di una legge buona e giusta, anche se alcune correzioni ad-hoc non farebbero male. Lo stesso identico ragionamento si può tranquillamente applicare alla Par Condicio.

Invece, se stessimo a sentire Cruciani, la legge della Par Condicio andrebbe semplicemente abrogata tout court, e buonanotte al secchio. Mi sembra un’idea frutto di un’analisi affrettata e poco lucida, di chi non crede, a mio avviso erroneamente, che esista una fetta non marginale dell’opinione pubblica che è nei fatti facilmente malleabile ed esposta a rischi di bieche manipolazioni.

BlogAction: una lettera aperta

Il blog Anti-Zanzara aderisce alla lettera aperta con cui un nutrito gruppo di blogger e di cittadini della Rete che crede nella cultura e nell'eticità della società chiede che venga fatto un salto di qualità da parte di tutti gli organi politici e istituzionali.

Qui sotto riporto il testo integrale. Per ulteriori informazioni, vi rimando al sito web della BlogAction.

Buona lettura.

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Ai partiti politici, ai politici italiani, agli organi di informazione, alla cittadinanza tutta

Questa lettera nasce da uno sforzo collettivo di cittadini italiani della Rete, che si sono confrontati in maniera concreta e proficua usando i mezzi offerti dal social network e partendo da un approccio comune e condiviso, al di là dell’appartenenza politica di ciascuno, per agire attivamente nell’attuale contesto politico e socioculturale.Vogliamo richiamare l’attenzione di chi ci governa, degli organi d’informazione e delle istituzioni verso quelli che dovrebbero essere i principali obiettivi di una politica civile, etica e basata sul bene comune.

La tutela dei valori costituzionali del nostro Paese: laicità dello Stato; diritto al lavoro e alla sicurezza sul lavoro; diritto di scelta per la propria salute e tutela della stessa, per tutti; informazione libera, pluralista e basata sulle interazioni.

L’adempimento del mandato elettorale per il quale si viene eletti e del quale i cittadini elettori sono costantemente giudici. Tale adempimento dovrebbe rappresentare una condizione minima, senza la quale "fare politica" diventa semplicemente un modo per raggiungere obiettivi personali e di potere.

La risoluzione di emergenze sociali, tra cui (ne citiamo solo alcune): impatto ambientale dei rifiuti; sistema della Sanità; aiuti alle famiglie e tutela della maternità, attraverso sussidi e asili nido in numero sufficiente; sistema dell’Istruzione e della scuola e scollamento tra questo e il mondo del lavoro; precarietà diffusa e formalizzazione del salario minimo legale.

L’attuazione di riforme politiche non più procrastinabili, quali: l’immediata risoluzione del conflitto d’interessi; una seria riforma del sistema elettorale che impedisca le nomine dall’alto dei parlamentari attraverso l’indicazione della propria preferenza sulla scheda; la decisione sulla non eleggibilità di cittadini, se condannati in via definitiva, o in primo e secondo grado in attesa di giudizio finale.

Crediamo che fare politica, nel senso etimologico e più nobile del termine, comporti soprattutto fornire un esempio etico, culturale e di serietà ai cittadini che si governano, e che costituisca un ruolo da non sperperare in inutili e volgari liti, dichiarazioni razziste, aggressioni fisiche; questi comportamenti impoveriscono tutti, sia in un contesto interno alla nazione, sia rispetto all’immagine che essa deve offrire al resto del mondo.

Dal momento che Voi siete chiamati a rappresentarci, dovreste porvi come portavoce di coloro che vivono la realtà quotidiana e trasmettono le sue problematiche concrete.
Pretendiamo che la politica torni a essere un servizio alla collettività e che nel fare questo rispetti alcuni precisi standard di correttezza, buona educazione civica, coerenza e chiarezza.

Noi non siamo solo numeri.

Non vogliamo assistere impotenti alla banalizzazione delle parole che non si trasformano in fatti coerenti e responsabili.

Noi siamo quelli che votano. Quelli che scelgono. Quelli che criticano. Quelli che domandano. Quelli che giudicano.

Noi siamo coloro a cui dovete rispondere del Vostro operato, ogni giorno, in qualsiasi momento.

Attueremo un controllo serrato sulle azioni della prossima legislatura e daremo ampio risalto sui nostri blog di ciò che di buono e di cattivo verrà fatto.

Siamo in grado di criticare l’informazione, di valutare l’attuazione del programma elettorale, di giudicare sui fatti e non sulle promesse e sulle favole.

martedì 1 aprile 2008

Pugno duro o mano tesa

Il ritardo nella comunicazione del verdetto sull’assegnazione dell’Expo 2015 ha portato ieri sera ad un prolungamento della trasmissione Focus Economia fino oltre l’orario in cui di solito va in onda l’anteprima della Zanzara, con conseguente improvvisato duetto Barisoni/Cruciani, i due top anchormen di Radio 24.

Il melodico alternarsi del vocione roboante di Sebastiano Barisoni con la vocetta roca da fumatore di Giuseppe Cruciani è stato forse il momento migliore della serata di ieri, visto che poi nella Zanzara non ci sono stati crucianeschi momenti particolarmente eclatanti, da criticare o da applaudire.

L’unica volta che ho drizzato le antenne è stato quando Cruciani ha detto che “è incredibile come in tutti questi anni ancora non sia stata presa la decisione di vietare le trasferte” (delle tifoserie organizzate, s’intendeva ovviamente). Anche se da un lato trovo sorprendente che un’opinione così anti-libertaria venga espressa dall’iper-libertario Cruciani, la verità è che io sono d’accordo con lui.

Basta violenze, tafferugli, treni devastati, stadi blindati. Basta. Basta sul serio. Non ha senso che migliaia di poliziotti ogni domenica debbano essere impiegati, con costi enormi a carico dei contribuenti, per mantenere l’ordine pubblico in occasione di eventi sportivi.

E ci tengo a precisare che non sono assolutamente un detrattore del nostro sport nazionale, il calcio. Anzi, ne sono un grande appassionato, e sono pure un tifoso sfegatato.

Cambiando discorso, l’aver appena definito Cruciani "iper-libertario" mi guida a fare qualche considerazione su quanto da lui espresso venerdì 28 marzo a proposito del film anti-corano Fitna, opera di un parlamentare olandese di estrema destra.

Cruciani, facendo riferimento alle diverse iniziative per far ritirare il film, ha posto l’accento sulla libertà di espressione da salvaguardare. A mio avviso, però, non era quello il punto da portare all’attenzione, perché più che la libertà di espressione (sacrosanta per me come per Cruciani), ad essere in discussione era la qualità del messaggio che l’autore dell’opera voleva mandare. E su questo, purtroppo, Cruciani non ha detto una parola, limitandosi a descrivere freddamente alcune scene del film.

Io sono il primo a dire che se esistesse una bacchetta magica capace di cambiare la storia in modo che l’Islam non fosse mai esistito la userei volentieri (farei poi lo stesso con tutte le altre religioni, ma questo è un dettaglio). Però la bacchetta magica non c’è, e visto che a noi occidentali, incidentalmente, tocca convivere con un miliardo e mezzo di musulmani, in tutta sincerità non capisco cosa possa venire di buono dall’offenderli brutalmente, a prescindere dal fatto che alle offese corrispondano fatti veri o meno.

La domanda principale, alla fine, rimane la solita: in che modo l’Occidente deve relazionarsi con l’Islam? Contrapposizione frontale, oppure dialogo e integrazione? Pugno duro o mano tesa? Vorrei tanto che almeno Cruciani prendesse una posizione chiara, netta, ed esplicita su questo tema.