giovedì 30 settembre 2010

Generale, queste 5 stelle

Secondo post del giorno, di Authan. Il primo era di Paolo.

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Cosa ha stimolato l'ascolto della Zanzara di ieri? No, stavolta niente bisogni fisiologici. Ma neppure altre impressioni diverse dai soliti cliché. In particolare, dosi massicce di sarcasmo sono state profuse a piene mani, dai conduttori Giuseppe Cruciani e David Parenzo, su Beppe Grillo e, indirettamente, anche al di là delle reali intenzioni, sugli attivisti del suo Movimento 5 Stelle, movimento nel quale peraltro figura una grande varietà di persone, dal becero tracotante al mite ecologista, che sarebbe sbagliato e semplicistico categorizzare in un tutt'uno.

Ma va bene così. Viva il sarcasmo, viva l'ironia, viva la satira, viva le imitazioni di Grillo ad opera del talentuoso Parenzo, non ci sono problemi, e chi si offende fa male ad offendersi. Si figuri il sottoscritto, poi, che con le 5 stelle non ha nulla a che spartire, né in politica, né nei pernottamenti fuori sede. Solo che, come abbiamo già detto fino alla nausea – e francamente mi annoio a morte nel rimarcarlo ancora – lascia un po' l'amaro in bocca l'innegabile constatazione che la stessa beffeggiante ferocia non viene largheggiata con analoga intensità verso tutti-tutti-tutti gli attori del palcoscenico politico, cosa che disvela quelle che poi sono le legittime ma ostinatamente e slealmente negate preferenze politiche del conduttore principale della trasmissione.

(Prevedibile risposta di Crux: "Io non uso il bilancino nell'ironizzare su questo e su quell'altroooooo! Traffico!". Contro-risposta: l'ordine di grandezza dell'iniquità di atteggiamento non è il bilancino del farmacista, ma la pedana su cui vengano pesati i tir.)

Quanto sopra vale per Cruciani. Per Parenzo vale invece un discorso diverso. Sorge il sospetto che tra lui e Beppe Grillo sussistano delle ruggini di natura personale. Altrimenti non si spiega cotanta malevolenza, specie se si tiene conto che meno di due anni fa (ringrazio il mio commentatore Ornette per la segnalazione) è stato pubblicato un libro di cui Parenzo è coautore e che ha una prefazione scritta proprio dal comico genovese. Uno che disistima così tanto una persona, poi si fa scrivere una prefazione da lui? E' strano, no? Poi per carità, tutto può essere. Magari Parenzo ha legittimamente maturato la sua pessima opinione su Grillo solo negli ultimi tempi. Però in tal caso sarebbe carino dirlo e spiegare perché prima la si pensava diversamente. Grillo, col suo modo di porsi e coi suoi eccessi verbali, non è mica una novità dell'ultimissima ora.

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Ognuno ha le proprie idiosincrasie. Crux non sopporta (chissà se un giorno ce ne spiegherà mai l'incomprensibile motivo) chi cita i propri figli per argomentare su un tema. Io invece non sopporto chi fa richiami gratuiti al terrorismo.

Per poter sostenere (e ieri in trasmissione è successo) che in Italia sta tornando il terrorismo bisogna avere in mano argomenti solidi e tangibili. E le minacce anonime contro Massimo Calearo, da cui la decisione - giusta, perché non si sa mai - di assegnargli una scorta, mi spiace, non lo sono. E' una brutta pagina, certo, ma gli anni '70 sono e restano un'altra storia. Le violenze non episodiche ma sistematiche, organizzate, metodiche di quei tempi oggi semplicemente non ci sono. Siamo su due piani diversi, non c'è confronto. Giampaolo Pansa, caro Cruciani, con le sue visioni lugubri, non ha ragione proprio per nulla. E meno male che poi alla Zanzara si vuole rifuggire ogni catastrofismo…

Dire, come in sostanza ha fatto Parenzo con l'approvazione di Cruciani, che la virulenza verbale di alcuni (non certo tutti) grillini, dipietristi e popoloviolisti ha una connotazione riconducibile a scenari di terrorismo è una solenne stronzata destituita di qualunque fondamento. E' come dire che il sindaco di Adro e tutti i suoi elettori sono dei nazisti tout-court, e non, semmai, quelli dell'Illinois.

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Francesco De Gregori, "Generale" (1978)




Generale, queste cinque stelle,
queste cinque lacrime sulla mia pelle...


Golden share(s) politiche

Oggi due post. Qui sotto Paolo, a parte Authan.

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[Paolo]


Buongiorno,

ieri sera si è certificato, numeri alla mano, che Berlusconi non può più procedere nella sua azione di governo trascurando gli alleati e tutti i commentatori ravvisano come al governo, senza i finiani, venga a mancare la maggioranza.

In realtà a molti sembra sfuggire che la situazione è più complessa di così: è vero che, a questo punto, i finiani ottengono una certificazione della golden share sull'attività politica, ma, insieme a loro la ottengono la Lega (che finora non aveva affondato il morso accontentandosi di aspettare il realizzarsi dei progetti federalisti, paga di benefici personali extra – politici) e la piccola e frammentata schiera dei volonterosi soccorritori manifestatasi in questi giorni.

Sembra di essere tornati al pentapartito della prima repubblica, con la differenza che il cavaliere, abilissimo a prendere voti, non lo è altrettanto nella trattativa con gli alleati politici e che Lega e finiani sembrano avere politiche frontalmente opposte, pur restando nello stesso schieramento.

Non a caso Maroni ieri sera veniva intercettato mentre sosteneva una tesi sulla quale mi ero reso disponibile a scommettere qualche giorno fa: elezioni a primavera. Né il PdL né i finiani hanno convenienza a procedere in una guerra di posizione che li sta logorando entrambi, né possono pretendere di far finta che lo strappo non esista (come lo spieghi all'elettorato che ti sei azzuffato internamente per mesi, trascurando l'azione di governo mentre il paese andava a puttane, senza un motivo visibile?). Il loro ritegno è in questo momento dovuto da un lato (Futuro e Libertà) al timore di arrivare impreparati alle elezioni, dall'altro (Berlusconi) a quello di vedersi sfuggire la possibilità di intercettare alcuni processi giudiziari. Credo che appena questi due nodi siano risolti, nel bene o nel male, sarà crisi, avendo anche l'alibi dell'ingestibilità di una coalizione troppo frammentata.

Quanto alla Lega, credo che il fatto che le sia sempre stato permesso di continuare ad assumere impunemente posizioni xenofobe e secessioniste (leggi: continuare all'infinito la campagna elettorale) la renda comunque pronta ad affrontare le elezioni in posizioni di forza. Anzi, per la Lega sarebbe più grave non riuscire a portare a casa il federalismo entro la legislatura (il rischio c'è) oppure dover fare i conti con un federalismo che non premia il nord (quindici anni di politica regionale basata su riduzioni di organici, appalti, outsourcing, project financing stanno cominciando a presentare il conto in Veneto facendo emergere buchi di bilancio importanti nella sanità).

Ad apparire completamente impreparato (e forse nemmeno desideroso di un confronto elettorale) è in questo momento sicuramente il PD (chissà se il caso Calearo servirà a far capire che essere alternativi significa proporre qualcosa di diverso dall'avversario, e non delle fotocopie dei suoi candidati), mentre l'IdV sta cominciando ad attaccare e a prendere le misure di quello che sarà il proprio diretto antagonista, cioè il partito di Fini.

L'aspetto "nuovo" delle elezioni a venire sembrerebbe essere il (previsto) fallimento di un sistema bipolare sinora basato su due partiti essenzialmente frutto della somma (e non della fusione) di "correnti" diverse: nel PdL una parte di AN non si è mai armonizzata con Forza Italia, così come nel PD non si erano armonizzati gli ex DS e gli ex DC. Chi prima, chi dopo, si è visto presentare il conto di questa situazione. Il sospetto è che questo possa essere il fallimento definitivo del bipolarismo, in un paese la cui classe politica non vi si è mai adeguata, inglobando in entrambe gli schieramenti i centristi nostalgici del tempo che fu.

Ciao

Paolo

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(Authan) Aerosmith, "Livin' On The Edge" (1993)





You can't stop yourself from fallin'
Livin' on the edge...


mercoledì 29 settembre 2010

Nuovi sussurri e vecchie grida

[Il post di oggi è di Paolo]

Buongiorno,

nelle scorse settimane, sui media, prima durante e dopo l'evento, quanto si è parlato di Mirabello? E quanti sono stati i partecipanti e quali i contenuti del meeting che avessero un impatto concreto e reale nella vita di tutti i giorni degli italiani?

Ancora, più o meno nello stesso periodo, quanto giornali e televisione si sono dedicati ad Atreju? E, anche in questo caso, quanti sono stati i partecipanti e quali i contenuti del meeting ad avere importanza nella vita di tutti i giorni?

Bene, ora facciamoci le stesse domande relativamente alla Woodstock 5 stelle, e ci accorgeremo che esiste una sproporzione colossale tra l'attenzione dedicata dai media a questo evento e quella dedicata ai due precedenti, ovviamente a favore dei primi. La sproporzione rimane, rovesciata, quando invece si va a guardare (specie se in rapportando al battage pubblicitario – propagandistico) la partecipazione o, per quanto mi è dato sapere, l'interesse e la concretezza dei temi trattati.

Non voglio farne una questione di informazione prona nei confronti del potere costituito (anche se devo constatare che di Grillo si parlava molto di più prima che dimostrasse con il successo delle raccolte di firme per i referendum di iniziative popolare il suo appeal politico) e non sono un grillino (anzi ho moltissime riserve su Grillo e molte sul suo movimento), ma credo che questo sia un esempio di pessima informazione.

In particolare penso che sia particolarmente grave che, in una realtà in cui le possibilità di ricambio politico sono molto limitate da una legge elettorale (che, imponendo contemporaneamente uno sbarramento e le liste bloccate) di fatto costringe chiunque voglia accedere alla politica a riferirsi alle segreterie degli attuali partiti, la quasi totalità dell'informazione ostracizzi quanto si muove al di fuori delle segreterie stesse, aggiungendo handicap ad handicap.

E di questo mi piacerebbe che rispondessero i molti articolisti che discettano di riforme e rinnovamento della classe politica, ma tacciono di quanto avviene di nuovo sulla scena politica, nel bene e nel male, di fatto sostenendo l'idea che nulla si muove e che nulla si possa muovere.

Ovviamente a questa situazione non si sottrae Cruciani, né Parenzo, che saranno forse tra i pochi (con il Fatto Quotidiano) che in questi giorni hanno dedicato un po' di spazio all'iniziativa, ma l'hanno fatto unicamente ironizzando e sostanzialmente senza contraddittorio, trattando Grillo ed i grillino come un fenomeno esclusivamente folkloristico da sbeffeggiare e dipingere come massimalista. E non riesco a credere che l'invito ad essere intervistato in trasmissione declinato in malo modo da Grillo (che personalmente credo abbia sbagliato a sottrarsi all'intervista), sia una scusante per Cruciani, la cui chiusura e preclusione verso il comico genovese è conclamata e schizofrenica, se si pensa che approva l'adesione carismatica al berlusconismo, ma sfotte quella al movimento di Grillo, con tanto di riferimento (pronunciato da Parenzo a dire il vero, ma condiviso dal Crux) nientemeno che alla setta di Scientology e al fideismo dei suoi adepti.

Ciao

Paolo

martedì 28 settembre 2010

Shit in, shit out

Scusatemi se lo dico con questa sincerità, ma l'unico stimolo che ho provato ieri all'ascolto della Zanzara, specialmente l'ultima mezzora, è stato quello di andare a sedermi sul trono di ceramica, e non perché mosso da pensieri onanistici. Che ci posso fare? Già Sgarbi mi sta sul culo di suo, se poi mi tocca sentire le ridacchiatine complici di Cruciani & Parenzo al provocatorio elogio della merda che ieri il critico d'arte, rivendicando la sua paradossale linea difensiva nella causa civile intentatagli da Marco Travaglio, ha propalato, mi vien solo voglia di evacuare.

Lo so, lo so, avete ragione. Dovrei dedicare alle immani e colossali stronzate che dice sistematicamente Sgarbi ogni volta che apre bocca lo stesso trattamento che sono solito destinare alle scorregge verbali di un Bossi qualsiasi (compresa l'ultima del senatur, ieri, sull'acronimo SPQR), e cioè girarmi dall'altra parte e tirare lo sciacquone mentale nel cervello.

Solo che stavolta tirare lo sciacquone nel cervello non mi era sufficiente. A cotanta merda intellettuale bisognava rispondere con un gesto simbolico inequivocabile. Ed è stata una liberazione, ve lo posso assicurare.

Scrosssssssshhhhhh.....

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Giorgio Gaber, "L'odore" (1974)




C'è ancora l'odore, l'odore mi insegue, oramai è dappertutto
non posso, non posso, oramai ce l'ho addosso...


lunedì 27 settembre 2010

Il paradosso di Sallusti - Montecarlo

[Il post di oggi è di Paolo]

Buongiorno,
non credo di avervi mai detto che io odio ferocemente Alessandro Sallusti perché sono convinto che sia un depravato pedofilo esibizionista. Infatti tempo fa ero andato a correre in bici lungo un argine vicino a casa mia e, mentre cercavo di rimettere a posto la catena che mi era saltata, ho visto una persona con un viso mefistofelico assolutamente identico a quello del lugubre direttore esibire i genitali ad un bimbo che si trovava poco più in là.

Provai a rincorrerlo mentre si dava alla fuga, ma lui riuscì a dileguarsi sulla sua bicicletta, mentre io, come avevo detto, ero momentaneamente appiedato. Mi ricordo però distintamente che la bicicletta era una Bianchi e di aver letto il numero di serie che era 123456. Personalmente sono certo che lo squallido pedofilo fosse lui, ma se dovessi sbagliarmi lui può sempre provare di essere innocente, basta che provi di non essere il proprietario della bici che ho visto e sarò anche disposto a chiedergli scusa.

Il fatto che quanto ho scritto sopra sia una totale abietta invenzione e che io non abbia la più pallida idea circa le reali tendenze sessuali di Sallusti non devono però sviare il lettore da una serie di considerazioni.

La prima è che, se io sostenessi seriamente una posizione simile, cosa che mi guardo bene dal fare, sarei il prototipo del perfetto forcaiolo, che parte da una presunzione di colpevolezza e chiede all'imputato di provare la propria innocenza, ergendosi senza titoli a giudice.

La seconda è che la situazione che avrei creato è un paradosso logico: se Sallusti fosse colpevole potrebbe dimostrare di essere proprietario della bici, ma se Sallusti non fosse il proprietario della bici, potrebbe dirlo, ma non potrebbe certo dimostrarlo in alcun modo, perché nulla può dimostrare di una bici che non possiede. Provate voi a dimostrare che la mia auto non è di vostra proprietà, se ci riuscite, senza che io vi mostri un atto di proprietà che solo io ho nella mia disponibilità. Quella che ho descritto è una trappola.

Provate ora a sostituire nella storia Fini a Sallusti, Sallusti a me ed una truffa immobiliare all'esibizionismo pedofilo, e cosa ottenete? Sallusti (purtroppo in questo assecondato da Giuseppe Cruciani) che si erge a giudice e condanna Fini come un truffatore immobiliare intimandogli di provare la sua eventuale innocenza: il presidente della Camera deve dimostrare che suo cognato non è il proprietario dell'immobile di Montecarlo. Cosa che Fini, come sostiene lo stesso Sallusti, non può fare, specialmente se innocente, perché è impossibile farlo. Questo è ciò che è successo in questi giorni: il paradosso di Sallusti–Montecarlo. Una moderna versione dell'ordalia.

Questa volgare trappola dimostra chiaramente alcune cose:

a) che il Giornale non ha deciso di attaccare Fini per i suoi comportamenti illeciti, veri o presunti che siano, ma ha pianificato a prescindere e a priori l'attacco al Presidente della Camera, limitandosi a scegliere (e forse inventando) la truffa immobiliare come arma per colpirlo. Se l'appartamento di Montecarlo non fosse esistito, Fini sarebbe stato colpito lo stesso per qualche altro motivo, vero o inventato, magari non attraverso i Tulliani;

b) che Sallusti è il direttore di un giornale che si definisce liberale e garantista, ma è invece beceramente illiberale, forcaiolo ed assolutamente alieno dall'idea di stato di diritto;

c) che ancora una volta quello che il giornale di Sallusti pubblica è veleno volto ad inquinare il clima politico in casa degli avversari del proprietario;

d) che pertanto Sallusti merita di fare il giornalista quanto il suo compagno di merende pluricondannato a risarcire diffamazioni Feltri.

Non so se Sallusti sia un pedofilo, non ho reali motivi per pensarlo, naturalmente. Di certo il suo comportamento disgustoso e cosciente non è stato intellettualmente onesto né degno di un giornalista. Come non lo è stato precedentemente quello di Feltri.

Indovinate infine ora cosa posso pensare di una persona che paga per acquistare un giornale su cui scrivono i due bei tomi sopra descritti ed il loro sodale "Betulla":

a) che è un vero liberale
b) che è un bilioso con il Q.I. di una lumaca senza guscio
c) che ha una lucida capacità di analisi e riflessione

Esatto. La seconda che ho detto.

Saluti

Paolo

venerdì 24 settembre 2010

It's Mosquito from Italy

Terzo e ultimo post del giorno, di Authan. Oggi ce n'è pure uno di Paolo e un secondo di Authan.

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Le poche volte che alla Zanzara si ride sul serio bisogna mettere la X sul calendario. Se vi siete persi la fantozziana telefonata dei gemelli del gol Cruciani & Parenzo al ministero della giustizia di St. Lucia, la trovate qui, sull'Anti-Zanzara. Val la pena.


David Parenzo che si qualifica ad un'attonita centralinista caraibica strillando “It's Mosquito from Italy!” vale da solo il prezzo del biglietto.

(Posso però raccomandare al dinamico duo un abbonamento a English 24?)

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Pearl Jam, "Red Mosquito" (1996)




I was bitten
Must have been the devil
He was just payin' me a little visit


L'esercizio dello stato di diritto

Qui sotto un post di Authan. Oggi ce n'è pure un secondo di Authan e uno di Paolo.

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In uno dei rari momenti in cui si è usciti dal giallo del solstizio d'autunno, quello del documento di St. Lucia con contorno di servizi segreti e giornalisti che non applicano la regola delle cinque 'W', Cruciani e Parenzo hanno ridacchiato sulla sentenza di assoluzione, per l'insussistenza dei fatti addebitati, di Vittorio Emanuele di Savoia al processo sull'inchiesta "dei videopoker" guidata dal PM Woodcock. "Oh, quel Woodcock, con quelle sue manie di protagonismo..", "Oh, quanti soldi dei contribuenti sprecati...".

Ora, io non voglio entrare nel merito di quell'inchiesta, e non mi passa neanche per l'anticamera del cervello di spendere un minuto della mia vita a prendere le difese di John Henry Woodcock. Vorrei però ricordare un principio generale del quale Crux e Paz ieri sembrano essersi scordati: i processi – e meno male che è così - si fanno proprio per stabilire se un imputato è colpevole o innocente, non per ratificare la colpevolezza prestabilita dal PM. Rientra nell'ordine delle cose che un magistrato giudicante non trovi convincente il castello accusatorio presentato dall'accusa, e lo rigetti. Non è un'anomalia, non è uno “spreco di soldi”, è l'esercizio dello stato di diritto.

In altre parole, non c'è un automatismo in base al quale il verdetto di assoluzione di un imputato (perché "il fatto non sussiste" o per qualunque altra motivazione) implichi che il suo rinvio a giudizio fosse totalmente privo di senso e che l'azione del PM fosse immotivata e mossa solo da manie di protagonismo. Poi magari in certi casi è proprio così, ma –ripeto– non lo si può dire come se fosse una conseguenza logica sistematica, nemmeno se c'è di mezzo John Henry Woodcock. Spero di essere stato chiaro.

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"Before You Accuse Me" (1957) nella versione dei Creedence Clearwater Revival (1970). Altro che Morgan...




Before you accuse me, take a look at yourself
Before you accuse me, take a look at yourself
You say I've been spending my money on other women
You've been taking money from someone else...

Missione 'mpossibbile 2

Oggi tre post. Qui sotto Paolo, poi a parte Authan e ancora Authan.

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[Testo di Paolo]

Buongiorno,

quello che oggi potete vedere a questo link, in esclusiva assoluta sull'Anti-Zanzara, è senza dubbio un reperto che potrà mettere sotto una nuova luce la vicenda dei documenti riguardanti la Casa Monegasca, vicenda che ormai monopolizza la politica italiana, dimostrando inequivocabilmente come vi siano strettissime connessioni istituzionali tra i governi italiano e di St. Lucia che potrebbero forse inficiare la credibilità del documento esibito da il Giornale.

Il documento che pubblichiamo (primi ed unici nel panorama informativo italiano) è stato rinvenuto nell'autogrill Cantagallo, a fianco a quelli che sembrerebbe essere la maniglia di una Ritmo ed il connettore di una autoradio e presenta le stesse sfocature del documento esibito sul sito de il Giornale, il che, a questo punto, ne avvalorerebbe l'autenticità (che peraltro ci guardiamo bene dal provare a verificare, anche se sappiamo benissimo che chi ci ha fornito la copia del documento, che qui chiameremo "Platano Sussurrante", ha fama di essere un doppiogiochista :-)).

A questo punto ci spiace però dover interrompere l'ormai storica gratuità del servizio reso da questo blog, perché lo scoop non si è realizzato altrettanto gratuitamente, ma ci è costato l'acquisto di una autoradio Majestic nuova per il nostro informatore. Siamo certi che il valore dell'informazione resa ed il buon cuore dei lettori non mancheranno di far giungere delle libere offerte con bonifico intestato alla "Authan Little Pleasures Ltd." Presso le Isole Vanuatu.

Ringraziamo anticipatamente tutti i nostri lettori, che speriamo sempre più numerosi e boccaloni.

Ciao

Paolo

N.B. Anche in questo caso ogni riferimento alle ipotesi di intervento dei servizi segreti nella vicenda della casa di Montecarlo è assolutamente casuale :-))

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Francesco Guccini, "Autogrill" (1983)




Ma nel gioco avrei dovuto dirle: senti, senti io ti vorrei parlare
poi prendendo la sua mano sopra al banco, non so come cominciare
non la vedi, non la tocchi oggi la malinconia
non lasciamo che trabocchi, vieni, andiamo, andiamo via...

giovedì 23 settembre 2010

Letamaio Italia

Secondo post del giorno, by Authan. Il primo era di Paolo.

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Tutto quello che c'è da dire sull'esito del voto per l'uso delle intercettazioni nell'indagine Cosentino lo dice in un suo articolo sulla Stampa il sempre ottimo Michele Brambilla, di gran lunga l'editorialista più lucido sulla piazza. Ne cito un passaggio significativo.

E' perfino superfluo precisare che il parlamentare in questione, Nicola Cosentino, può benissimo essere innocente: anzi lo è finché non si dimostri il contrario. Ma per dimostrarlo occorrerebbero delle indagini, e la politica ieri ha detto che su un politico non si può indagare. Rinverdendo una tradizione che ci eravamo illusi fosse ormai sepolta, la nostra classe politica ha deciso di autogiudicarsi e, naturalmente, di autoassolversi. Si esulti pure, insomma, ma si abbia il buon gusto di farlo di nascosto.

Poi, come dice Cruciani, sarà innanzi tutto stato un voto politico, per contarsi, che esulava dall'oggetto del contendere. Ma è stato anche – non v'è dubbio – un voto di casta. I due aspetti non sono mutamente esclusivi.

Lo stesso Brambilla, poi, sembra quasi invocare pietà (e come dargli torto) sul “tormentone Montecarlo” che ieri si è arricchito di una nuova puntata con una presunta lettera (sulla cui autenticità molti dubitano, e non senza buone ragioni) del governo dell'isola caraibica di St. Lucia in base alla quale si sancisce che la proprietà della società off-shore che comprò il famigerato appartamento monegasco è riconducibile alla persona di Giancarlo Tulliani, "cognato" di Fini.

Se è vero che nel gioco sono entrati i servizi segreti al soldo del premier, come paventano i finiani, l'Italia, scrive Brambilla, è “un letamaio”. Se invece i servizi vengono tirato in ballo a sproposito allora siamo in “un manicomio”. Sarebbe davvero il caso che “Fini e suo cognato ci dicessero finalmente a chi hanno venduto quella benedetta, anzi maledetta casa”. Basterebbe in effetti poco per tagliare la testa al toro e chiuderla lì, potendo farlo.

Io mi sono fatto questa idea. Considerando che, per stessa ammissione di Fini, fu Tulliani a trovare il compratore della casa (cito dalla famosa nota in otto punti con cui Fini ricostruì la vicenda dal suo punto di vista: “Nel 2008 il Sig. Giancarlo Tulliani mi disse che, in base alle sue relazioni e conoscenze del settore immobiliare a Montecarlo, una società era interessata ad acquistare l'appartamento”), che il Tulliani possa aver architettato tutto fin dal principio (le società off-shore per far perdere le tracce, l'affitto a se stesso) è molto più che probabile. Ma che ciò possa essere avvenuto all'insaputa di Fini è assolutamente plausibile, e che la sua reticenza nel discutere la vicenda nasca da un lato dall'imbarazzo per essere stato turlupinato come un qualunque babbeo, e dall'altro dalla voglia di non inguaiare più di quanto già non sia il fratello della compagna, sebbene questi sia il responsabile di tutto il casino. Sia come sia, che Fini fosse a conoscenza di tutte le mosse del Tulliani e che non fosse al contrario vittima inconsapevole degli intrallazzi del cognato va dimostrato.

Ricordo bene le discussioni di un anno fa sul caso Berlusconi/D'Addario. La differenza tra un premier libertino e un premier puttaniere la faceva la consapevolezza o meno (e ricordo distintamente il Crux insistere molto su questa linea di demarcazione) dello status di escort delle signorine con cui si intratteneva sessualmente. Se tale consapevolezza non era provata, il premier non aveva nulla di cui rispondere. E infatti il premier non rispose di nulla, a dispetto della lunga campagna stampa di Repubblica e dell'Espresso.

Lo stesso principio ora deve valere per Fini. O si dimostra inequivocabilmente che lui è complice consapevole fin dall'inizio della vicenda Montecarlo (e neppure il documento di St. Lucia, posto che sia vero, lo dimostra, tanto per capirsi) oppure ci si rassegna al fatto che il presidente della Camera non è tenuto a rispondere di nulla né tantomeno a dimettersi dalla sua attuale carica, e la si finisce di scartavetrare i coglioni agli italiani su una vicenda nella quale, dopo tutto, non balla neppure un euro di soldi pubblici.

***

Mi levo un sassolino dalla scarpa, se permettete.

Dal sito Dagospia, riferendosi al documento di St. Lucia: “IL CASO FINI E' CHIUSO”.

Domanda di Cruciani a Roberto D'Agostino ieri alla Zanzara: “Ma 'sto documento è autentico sì o no?

Risposta di D'Agostino. “E io che ne so!”.

A buffone...

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Francesco De Gregori, "Santa Lucia" (1976)




Santa Lucia, per tutti quelli che hanno gli occhi
e un cuore che non basta agli occhi
e per la tranquillità di chi va per mare
e per ogni lacrima sul tuo vestito
per chi non ha capito...


Missione 'mpossibbile

Oggi doppio post. Qui sotto Paolo, a parte Authan.

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[Paolo]

Sono nervoso anche se sto seguendo strettamente le procedure. Ho parcheggiato vicino all'uscita ed ho trovato un posto da cui posso osservare gran parte del parcheggio e l'ingresso. Cerco di imprimermi nella memoria mezzi, visi, targhe, dettagli mentre bevo il nono caffè.

Il mio spirito d'osservazione funziona benissimo: appena arriva all'autogrill lo individuo. Sarà che metà della gente sono camionisti in pantaloncini (massimo jeans) e canottiera, l'altra metà rappresentanti di commercio impinguinati, mentre lui è vestito proprio come me: impermeabile con bavero rialzato, occhiali scuri, cappello, barba finta. Per non dare nell'occhio, ovviamente. Anche lui ha avuto qualche problema a trovare una barba finta ed una parrucca dello stesso colore, vedo.

Va al bancone e chiede un Martini mescolato, non shakerato. La barista, stanca e scorbutica, gli dice che all'Autogrill non si servono superalcolici e che comunque deve prendere lo scontrino alla cassa. Comunque ha la rivista sotto braccio: For Men se non sbaglio. Prende una spremuta d'arancia. Con la mia copia di GQ gli indico il tavolino a fianco del mio. Adesso lo scambio delle parole d'ordine: di schiena, controllandolo in uno specchio, gli sussurro “Forza Roma” risponde “forza lupi son finiti i tempi cupi”. Il riconoscimento è positivo, ma un camionista ci guarda con ironia è disprezzo: mi ricordo di averlo visto scendere da uno Scania che esibiva un grande logo della Lazio. La prossima volta sarà meglio usare codici diversi.

Dalla rivista fa sporgere il lembo di una busta, ma lo fermo: “ Non qui, davanti a tutti, andiamo nei bagni!”. Annuisce. So come fare per garantirmi. Lo perquisirò per essere sicuro che non abbia registratori, trasmittenti o armi ed aprirò i rubinetti per coprire le nostre voci.

Appena entrato nei bagni mi rendo conto che, cazzo!, Jason Bourne non è mai stato nell'area di servizio Cantagallo: i rubinetti sono a fotocellula. La fantasia mi viene in soccorso e gli spiego che mentre uno parla l'altro dovrà cantare per impallare eventuali microfoni. E scopro che allo stronzo piace quella merda dei neomelodici. Perché a James Bond queste cose non succedono mai?

Mentre canta Nino D'Angelo finisco di controllare di perquisirlo davanti.”Girati ed appoggia le mani al lavandino”. Da dietro, mentre canta una canzone d'amore di Gigi d'Alessio, gli sto palpando l'interno coscia quando sento un rumore alle mie spalle e vedo un camionista skinhead con una grossa croce celtica tatuata su bicipite che ci guarda sorpreso e disgustato dalla porta di ingresso “Statemilontanofrosciemmerda…”

Improvvisamente capisco l'impressione che diamo: che vergogna! Rossissimi in viso, stiamo tutti e due cominciando precipitosamente a giustificarci “ Non è come pensa, non è come sembra,…” ma lui se ne va via sbattendo la porta senza ascoltarci. Anche con mia moglie era successo qualcosa di simile quando mi scoprì che sbirciavo da dietro la donna delle pulizie mentre lucidava le scale. Lascio stare la perquisizione e ci scambiamo le buste.

Mi chiede “Come faccio ad essere sicuro che non mi stai dando 'na sola, e che se squaglierà tutto in pochi giorni come l'artra volta?”
“Controlla, la busta è aperta. E poi Boffo comunque si è dovuto dimettere, no?” gli faccio.
“Avrei saputo aprirla cor vapore, sai? C'è anche la macchina del caffe der bar che sarebbe annata benissimo…” risponde. Dev'essere un agente molto molto esperto.

Estrae il foglio e si acciglia” Cazzo è 'sta roba? Republic of Saint Lucia?”
“Tranquillo, è tutto regolare, esiste, ho controllato su Wikipedia”
“ E non potevate metterci le isole Cayman, che almeno qualcuno le conosce?”
“…” Non so cosa rispondergli.
“Vabbè… adesso cosa dobbiamo fare?”
“ La solita triangolazione, no? Un giornale caraibico lo pubblica, noi lo segnaliamo a Dago, che tanto pubblica senza controllare e noi possiamo ripredere la notizia battendo la grancassa a più non posso.”
“Ok. Vabbè, andiamo. Ah, Alfrè”
“NON CHIAMARMI PER NOME!” lo interrompo.
“C'hai raggione, scusa! Comunque salutame la redazione, Vittorio ed Alessandro, eh!”

Usciamo dall'autogrill e ci separiamo.
Abbiamo il serbatoio pieno, mezzo pacchetto di sigarette, è buio, e portiamo tutt'e due gli occhiali da sole, ma la maniglia della mia Ritmo quasi mi rimane in mano quando cerco di aprirla. Cazzo!
Mi hanno fregato l'autoradio! Dev'essere stato mentre ero nei bagni con l'Ethan Hunt de noantri.

Ancora incazzato chiamo in redazione usando l'auricolare. Invece di miss Moneypenny mi risponde la ragazza interinale del call center. Le dico di informare il capo che la missione è compiuta e di farlo sapere anche a "Betulla", come ormai lo chiamiamo tutti. Chissà che un giorno metta una buona parola anche per me, che devo comprarmi un'altra autoradio…

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N.B. Ogni riferimento alle ipotesi di intervento dei servizi segreti nella vicenda della casa di Montecarlo è assolutamente casuale :-)

Ciao
Paolo

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La mitica sigla del telefilm "Missione Impossible", anni '60/70. Fantastica.




mercoledì 22 settembre 2010

Habemus Papam

[Il post di oggi è a firma di Gabriele]

Vorrei parlare di Alessandro Profumo. Ci si chiederà: e perché mai parlare di un banchiere, solo perché ha dato le dimissioni? No, piuttosto perché ne hanno parlato Giuseppe Cruciani e David Parenzo che, nei frammenti de La Zanzara che ho ascoltato, hanno dato vita al seguente siparietto"

- Parenzo: “Che differenza c'è tra i soldi dei libici e quelli delle Fondazioni?

- Cruciani: “Ebbè, qualche differenza c'è... Eppoi qualcuno già parla di Profumo come il Papa Straniero del Partito Democratico.”

In queste poche battute, piene del consueto sarcasmo, ci sono due temi centrali nella vita economica e politica del nosto paese.

Primo tema: sono migliori i soldi delle Fondazioni bancarie, quelli dello stato libico, oppure quello degli altri azionisti privati? Nessuno può rispondere in maniera univoca, ma io non punterei il dito sui libici (e su chi ce li ha mandati...) quanto piuttosto sulle Fondazioni bancarie, che sono quelle che hanno voluto la testa di Profumo.

Ieri anche Oscar Giannino nel suo programma discuteva con Tosi (Lega) e Colaninno (PD) del diritto delle fondazioni azioniste di chiedere le dimissioni di un amministratore delegato che non porta i risultati sperati. Ebbene, nel 1992 le azioni Credito Italiano valevano 1500 lire (0,75 euro), prima della crisi bancaria le azioni Unicredito erano arrivate a 6 euro! Chiunque, qualunque investitore assennato, nel frattempo avrebbe realizzato la plusvalenza,
ma non le Fondazioni. Perché? Semplice, le Fondazioni perseguono obiettivi economico-sociali ma, di fatto, sono soggetti politici, fanno politica e sono gestite da politici.

La mia conclusione: Profumo ha costruito una delle principali banche europee e ha fatto arrivare le azioni al valore di 6 euro. Se le Fondazioni non ne hanno approfittato e adesso hanno in mano azioni che sono tornate a valere 2 euro, voleva dire che avevano obiettivi non economici. Non era compito di Profumo assecondarli.

Secondo tema: può un autorevole esponente del mondo economico aspirare ad una carriera politica nel centro-sinistra, oppure la carriera politica è esclusivo appannaggio degli esponenti del centro-destra? Il PD dovrebbe o no stimolare candidature esterne alla sua attuale
classe dirigente? Io da questo punto di vista voglio fare "coming out": ben venga Profumo, che è considerato un prodiano, quindi un ulivista come tanto piace a Bersani.

Conosco già le obiezioni: cosa ha a che fare un banchiere con la sinistra? Risposta: cosa ha a che fare il PD con la sinistra?

Oppure: ci manca solo un altro Calearo! Risposta: Calearo è apparso dal nulla e al nulla è tornato, Profumo è sempre stato un coerente simpatizzante del PD, ed ha partecipato da elettore alle primarie. Nel maggio 2008 Stefania Rossini su L'Espresso intervistava Profumo e gli chiedeva se aveva intenzione di schierarsi in politica. La risposta fu un no. Ora che la politica gli ha teso questa trappola sarebbe interessante porgli nuovamente la stessa domanda.

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(Authan) Yo Yo Mundi, "Profumo" (2002)




E il profumo che sento comunque ha qualcosa di te
che ovunque io sia tu sei sempre dentro di me
il profumo che cerco dovunque è il desiderio di lei
che ovunque tu sia lei è ovunque tu sei...


martedì 21 settembre 2010

Tracimare nel ridicolo

Penso anch'io come Giuseppe Cruciani e David Parenzo, e al contrario di Carlo Giovanardi, che i test antidroga vadano resi obbligatori solo per alcune categorie di lavoratori ben selezionate (piloti, autisti, ecc). Poi su quali esattamente debbano essere le categorie di cui sopra possiamo discutere fino a far notte (come accadde mesi fa per la categoria dei parlamentari), ma di sicuro non è pensabile che a venire interessati da sistematici controlli siano “tutti-tutti-tutti coloro che sono pagati con soldi pubblici”, sia per evidenti difficoltà logistiche che per rispetto delle libertà personali in una democrazia liberale.

Tuttavia, quando leggo certi articoli di giornale, sbando. Barcollo, vacillo. Quasi quasi mi verrebbe voglia di estendere l'obbligo anche ai giornalisti. Lo dico scherzando, ovviamente, ma a distanza di tre giorni (sto facendo riferimento ad un articolo comparso sul Corriere di sabato scorso) ancora mi chiedo quali potessero essere le condizioni psicofisiche di Piero Ostellino nel momento in cui ha vergato le seguenti parole:

Ciò che non capisco è perché, se a costituire tale maggioranza [quella che potenzialmente si potrebbe formare in Parlamento nel caso di caduta dell'attuale esecutivo], e ad evitare nuove elezioni, fossero forze politiche diverse da quelle al governo, saremmo, per la Repubblica, in piena legittimità politica e costituzionale; se è Berlusconi, con Nugara [scritto così, con la 'g'] o altri, siamo al «mercato delle vacche», e fuori dalla legittimità politica e costituzionale. È essere berlusconiani [nella prima parte dell'articolo la firma del Corriere ha menato giù un piagnisteo infinito su come sia ingiusto definirlo "berlusconiano"] dire che almeno un minimo di coerenza - pur nella contrapposizione delle posizioni - sarebbe auspicabile, ad evitare, se non altro, che l'antiberlusconismo tracimi nel ridicolo?

Ma qui se c'è qualcosa che tracima è il troppo vino. Come si fa a mettere sullo stesso piano due situazioni così profondamente diverse? Un conto sono i normali e legittimi sommovimenti politici che fanno seguito al disfacimento di una maggioranza e di un governo. Un altro conto è l'adescamento con profferte di denari e poltrone nei confronti di singoli parlamentari. Nel primo caso siamo pienamente dentro le prerogative della politica. Nel secondo caso ne siamo invece ben al di fuori, e la locuzione "mercato delle vacche" è semmai un edulcorato eufemismo per definire certe attività che più che a bovini e fiere agricole sono afferibili a papponi, meretrici e bordelli.

Dia retta, Ostellino, si faccia aiutare. Ma da uno bravo.

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Dido, "Stoned" (2003)

("stoned" significa "fatto" nel senso di "sotto effetto della droga")




When you're stoned, baby, and I am drunk
We make love seems a little dazzler...


lunedì 20 settembre 2010

Potere della decontestualizzazione

Potere della decontestualizzazione. Un caso emblematico.

Tutto inizia a Roma la scorsa settimana. Durante una visita alla scuola elementare "Carlo Pisacane", frequentata da un numero altissimo di bimbi con cittadinanza straniera (nella 1aB non c'è nessun italiano) l'assessore all'istruzione per il Comune di Roma Laura Marsilio ha detto queste parole: «Anche se questi bimbi sono nati in Italia è sbagliato considerarli non stranieri. Non è solo un fatto anagrafico, ma è una questione culturale. È bene che questi bambini nati in Italia possano convivere con quelli di origine italiana. Si favorisce un sentimento di appartenenza se a loro viene data l'opportunità di stare anche con gli italiani».

Se non si contestualizza questa frase, è facile darne un'interpretazione arbitraria. Ed infatti sulla Marsilio è subito scoppiata la bufera. "Razzista", "si dimetta", "ecco la vera destra", etc.

Peccato che "da destra", anziché ribattere con "cari amici della sinistra, non avete capito un cazzo; la Marsilio intendeva dire questo e quest'altro" è partito lo specularmente ridicolo controcanto "siiiiiì, la Marsilio ha ragioneeeee! Non si diventa italiani per diritto di nascita sul territorio nazionaleeeee! Stranieri erano e stranieri rimangono. Stra-nie-ri. Diversi da noi autoctoni, per cultura, usanze, retaggio. Diversi. Non italiani".

Si è cioè creata una guerra dialettica meramente ideologica tra chi dà del razzista al primo che passa, come fosse un riflesso incondizionato, e chi invece per gli stranieri ha una soglia di tolleranza molto bassa, al punto che, in fondo, l'idea di un certo mantenere le distanze con quegli altri in fondo non è sbagliata, e se ciò significa scuole ghetto, beh, che sarà mai.

La realtà è che nessuno dei due gruppi di contendenti ha capito nulla di nulla.

La Marsilio non stava dissertando sul diritto o meno alla cittadinanza dei bambini nati in Italia o, in senso assoluto, sull'idea che questi abbiano titolo o meno per venir definiti "italiani" (per me, a scanso di equivoci, ce l'hanno eccome). L'assessore stava invece criticando il fatto che nella Pisacane non venissero in sostanza applicate le soglie massime del 30% per gli stranieri in ciascuna classe in quanto i bimbi nati in Italia, anche se di passaporto straniero, sono stati conteggiati, nel calcolo delle quote, come se fossero italiani, e, puta caso, ammassati tutti insieme.

Questo voleva dire la Marsilio: nel calcolo di queste quote è sbagliato contare questi bambini sistematicamente alla stregua degli italiani perché altrimenti, facendo un uso distorto ed arbitrario delle quote, può succedere che si persista a dar luogo a classi ghetto, come nel caso delle Pisacane. Per favorire un'integrazione ottimale, la via dovrebbe invece essere quella di mischiare in modo più uniforme bambini stranieri arrivati da poco in Italia, bambini stranieri nati in Italia e bambini italiani "indigeni". Un discorso assolutamente condivisibile, se non quasi "di sinistra".

Poi di cosa pensi la Marsilio sul diritto alla cittadinanza alla nascita o dopo tot anni vissuti in Italia o mai non lo so e non mi interessa. Limitatamente al contesto della scuola, ha ragione.

venerdì 17 settembre 2010

La giovane promessa

Secondo post del giorno, by Authan. Il primo era di Paolo.

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Caro Pippo Civati, astro nascente del Partito Democratico, oltre che blogger provetto, permettimi un consiglio non richiesto. Quando ti capita di intervenire in un programma radiofonico come per esempio La Zanzara, e il conduttore ti chiede qualcosa del tipo Io la compravendita dei seggi in Parlamento non la trovo scandalosa, e lei? la risposta esatta è Ma che stronzate va dicendo, amico mio? Si è bevuto il cervello? e non Posso anche essere d'accordo nel momento in cui blah blah blah.

E alla conseguente prevedibile risposta del conduttore No, no, no… Io mi riferisco al fatto che la compravendita dei seggi esisteva già ai tempi degli antichi romani… Non mi scandalizza in quanto non è una novità, ma non dico che sia una pratica legittima, la replica avrebbe dovuto essere per prima cosa impari ad esprimersi meglio perché dalla prima frase si capiva una cosa diversa. Ma ad ogni modo il suo ragionamento non sta in piedi comunque: ci sono innumerevoli pratiche orribili dell'uomo che affondano le radici nella storia e negli usi passati, ma che oggi susciterebbero ribrezzo e scandalo. Vuole che gliene citi qualcuna?.

Insomma... Più grinta Civati! Altrimenti gli anni passeranno e di te si parlerà come giovane promessa anche dopo il compimento del 50esimo compleanno. Grazie. Buona fortuna.

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Mezza Zanzara di ieri è stata spesa in un'orgia di chissà-come-mai, ma-va-a-sapere-perché, ci-deve-essere-sotto-qualcosa riguardo l'annullamento di tutte le apparizione tv di Luciano Gaucci in varie trasmissioni di tutte le reti nazionali possibili.

A proposito di questo, desidero solo comunicare urbi et orbi all'universo tutto che personalmente, di quel che ha da annunciare Gaucci, fosse anche la rivelazione del terzo segreto di Fatima (come dite? Lo hanno già rivelato anni fa ed era una boutade? Vabbe, il modo di dire rimane, dai) non me ne frega niente. Ma zero proprio. Nada. Ora, fatemi capire. Sono io quello che guida contromano o sono tutti gli altri? Così, solo per sapere. Buon weekend.

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Zucchero, "Pippo" (1987)




Pippo, che cazzo fai?

Bollettino di guerra

Doppio post. Qui sotto Paolo, a parte Authan.

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[Articolo di Paolo]

(Dal nostro inviato speciale al fronte politico italiano)

Le folte schiere ascare che, dopo il sostanziale abbandono dell'alleanza da parte dei Futuristi, dovevano rinforzare i Governativi nella lotta per la civiltà non hanno raggiunto il campo di battaglia.

Da numerosi osservatori sul campo abbiamo saputo che in molti casi le guide, ritenendo inadeguati i compensi e troppo alti i rischi, hanno approfittato del buio della notte per defilarsi nel dedalo di Wadi in cui stavano conducendo i Responsabili, per attendere senza rischi la primavera e la maturazione dei diritti al vitalizio parlamentare.

Il grosso delle truppe ascare è quindi sbandato e sembra essersi disperso, solo un piccolo nucleo comandato dallo Sheick Nucaràh è sceso dall'arcione di Aquilante, la mala bestia, ed è rimasto attendato nei pressi di una piccola oasi a metà stada tra Turmallé e Montecitorio, in attesa di vedersi concretizzare almeno parte delle promesse dei Governativi prima di assumere lo stato di guerra, ma, se sono chiare le promesse fatte loro (seggi sicuri, mutui ed altro), non è chiara la consistenza di queste eterogenee bande e la loro capacità di combattere insieme.

A fronte di quella che allo stato attuale sembra essere definitivamente una defezione, l'alto comando dei Governativi ha però provveduto a rassicurare sulla tenuta del fronte e sulle possibilità di un imminente contrattacco nella zona del Colle che permetta di giungere alla fine della legislatura. Il comandante in capo ha infatti annunciato che i Ribelli, definiti liberticidi ed antidemocratici, già stremati per i continui dissidi interni, sostanzialmente privi di uno stato maggiore e sfibrati dall'ormai diffusissimo fenomeno delle diserzioni (il caso Mc Weltrons sta scuotendo l'opinione pubblica, ma la lascia anche indifferente), dovranno a breve fare i conti con il nuovo programma bellico in cinque punti: quello che prevede l'utilizzo delle ormai famigerate e quasi perfezionate (ma per noi fantomatiche) "Armi Segrete".

In realtà agli osservatori esterni sembra che ormai, dopo oltre sedici anni, il conflitto sia giunto ad una inestricabile situazione di impasse in cui nessuno dei due eserciti ha la forza, le risorse o l'interesse di condurre una reale offensiva. Sarà probabilmente il primo caso di una guerra che si esaurisce con entrambe gli eserciti che muoiono di inedia nelle trincee senza combattere.

In questa situazione sinora l'unica parte ad aver tratto beneficio è l'armata del Nord, guidata dal Federale Boss fuori dalle valli con i suoi milioni di fucili pronti, ed alleata dei Governativi, dai quali è riuscita ad ottenere sempre più estese concessioni, che però sembrano essere spartite tra Boss e la sua corte, piuttosto che utilizzate per mantenere le promesse fatte all'esercito. Ma anche questi benefici potrebbero rivelarsi inconsistenti se l'ulteriore protrarsi della guerra dovesse precipitare il paese nel caos, come il passare del tempo, logorando entrambe gli schieramenti, fa ritenere possibile. Una guerra tra perdenti.

Ciao

Paolo

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(Su suggerimento di Pale)
Fabrizio De André, "Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers" (1963)




E' mai possibile porco di un cane
che le avventure in codesto reame
debban risolversi tutte con grandi puttane...


giovedì 16 settembre 2010

Senza patria

Sulla questione dei rom e sulle polemiche legate alle espulsioni forzate ordinate da Sarkozy in Francia, è molto difficile prendere una posizione netta. Vale per Crux, che ieri ha detto di “tendere verso Sarkozy” ma senza convinzione [UPDATE 17/09/2010: con convinzione], e vale per me che non so bene che pesci pigliare.

Sventolare la bandiera dei diritti umani, rimembrare le persecuzioni naziste, significa chiudere gli occhi di fronte ad un realtà di degrado, di illegalità diffusa, di accattonaggio, di assenza di integrazione (su quest'ultimo punto è difficile valutare il rapporto causa-effetto. I rom non si integrano in quanto emarginati, o sono emarginati perché non si integrano?) è un chiudere gli occhi per non vedere. Ma al contempo, stipare alcune centinaia di rom nella pance di qualche aereo e scaraventarli in Romania è un gesto che ha un sapore meramente propagandistico. Che cosa risolve il cacciare 700 rom quando in tutta la Francia ne vivono 400mila?

Sull'intera questione aleggia una domanda pesante come un macigno: come si fa, in ultima analisi, a "rimpatriare" persone che, di fatto, sono apolidi? Qual è la patria di una popolazione dedita per retaggio culturale al nomadismo?

Io risposte e soluzioni in tasca non ne ho. Credo che quella di Sarkozy sia un po' sbrigativa e non dia reali benefici. Ma credo anche che chi non intende fare nulla dovrebbe mettersi una mano sulla coscienza quando vede uno "zingarello" chiedere l'elemosina all'angolo della strada.

Questo è il punto in cui io dovrei invocare una strategia europea comune per l'integrazione dei rom, ma sono parole vuote, e lo faccio pur sapendo che si tratta di parole astratte e forse vuote. Eppure una via ci deve essere. Come per i flussi migratori in generale, occorre governare il fenomeno anziché subirlo per poi reprimerlo. E' ora che gli esecutivi dei singoli stati e l'unione europea, anziché litigare fra loro, si diano una mossa a mettere in piedi una roadmap. Farlo è loro compito, è loro dovere, è il loro mestiere.

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Francesco De Gregori, "Due zingari" (1978)




E due zingari stavano appoggiati alla notte
forse mano nella mano e si tenevano negli occhi
aspettavano il sole del giorno dopo
senza guardare niente...


mercoledì 15 settembre 2010

Caro amico ti scrivo

I potenti mezzi dell'Anti-Zanzara hanno intercettato una e-mail inviata stamattina da Filippo Facci a Giuseppe Cruciani. In spregio della privacy, pubblichiamo il testo integrale.

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Giuseppe,
io sono tuo amico e tutte le volte chi mi chiami per intervenire nella tua Zanzara dico sempre sì. Non ho problemi a discutere con te e con Alessandra Mussolini delle provocazioni di Giorgio Stracquadanio anche se, come ti ribadisco in questa mia e-mail, non condivido una parola di ciò che quest'ultimo ha detto negli ultimi due anni. Ma poi, santo cielo, non mi devi coinvolgere nei tuoi cazzeggiamenti insulsi, abbi pazienza!

Ripercorriamo la trasmissione di ieri. Abbiamo iniziato con la facoltà, sostenuta da Stracquadanio, dei politici di far carriera non solo con le idee ma anche usando il proprio corpo e fin lì ti ho seguito, anche se in parte ti ho risposto, per mia stessa ammissione in modo molto sofistico. Come possono i cittadini fare una scomposizione delle ragioni che hanno portato una persona ad ottenere certi risultati? Non si può. Da questo punto di vista Stracquadanio ha detto una cosa ovvia.

Uscendo dai sofismi, poi, ti ho anche detto che è pure comprensibile la reazione di incazzatura di molti, perché si è toccato un nervo scoperto, che è quell'impressione che in Parlamento il coefficiente di meretricio sia particolarmente alto. Situazione che, peraltro, ahinoi, io sono certo sia stravera. A dirla tutta, si stava meglio quando in Parlamento c'erano solo donne brutte, almeno eri certo che erano lì per meriti reali. Purtroppo, oggi, l'apparenza non inganna, e le donne molto belle che nelle ultime tornate elettorali sono entrate in Parlamento sono quasi tutte delle capre. E questo è il risultato delle legge elettorale e delle quote rosa, fattori che contribuiscono a far sì che l'avvenenza giochi un ruolo più importante del dovuto. Con queste premesse succede ad esempio che nell'arco di due anni una persona possa passare da essere valletta di "Piazza Grande" a Ministro delle Pari Opportunità.

Ripeto, finché si è parlato di questi temi ho dato volentieri il mio contributo. Poi però tutto ha preso un'altra piega quando hai chiamato in causa la signora Lory Del Santo, la quale ha esordito affermando che il suo cervello "ha un limite" (almeno lo ha capito) e che le cose "le entrano e le escono". Eeeh sì, ho detto, c'è il problema delle cose che entrano e poi escono, è un tema imprescindibile. Ho poi dovuto ascoltare gli squittii snob della Del Santo su quanto fosse brutta la casa romana di Scajola con vista Colosseo (mancava poco che dicesse "non la prenderei neanche se me la regalassero") e su come Milano sia "l'unica città dove non si vede il cielo". Cosa potevo ribattere se non "esca in balcone"? E di fronte a perle di saggezza quali "nella vita bisogna dare per avere e avere per dare, perché se non si ha niente non si può dare", come potevo umanamente reagire? Alzando gli occhi al cielo ho ironicamente ammesso che lo dico sempre anch'io.

Guardami nelle palle degli occhi, Giuseppe. Come hai potuto seriamente chiedermi di replicare ad un commento di Lory Del Santo sulle parole di Giorgio Stracquadanio? Ti prego, spiegami. Spiegami perché io devo discutere pubblicamente di politica con Lory Del Santo. Tu la tua reputazione magari l'hai già persa, ma io la mia vorrei ancora conservarla, se permetti.

E per chiudere, come ti è saltato in mente di chiedermi un parere sulla querelle Vespa al Campiello, e cioè sulla richiesta del conduttore di Porta a Porta di inquadrare il décolleté di una prosperosa giovane scrittrice? Ma pensi davvero che questo sia un argomento di discussione? Che sia una vicenda degna di attenzione? Pensi davvero che me ne freghi qualcosa? No amico mio, te l'ho detto ieri nella diretta e to lo ribadisco oggi: non me ne frega niente. Niente, niente, niente. Io non voglio dibattere di queste cose. Lasciami l'illusione di poter scegliere di non occuparmi di cose cretine.

Quando infine all'interruzione delle 20:30 mi hai chiesto se rimanevo o salutavo, è stata un'autentica liberazione per me abbandonare il collegamento. Sai com'è, Giuseppe, capita che ho anche articoli da consegnare per tempo pressoché ogni sera. Al contrario di te, non vivo di puro cazzeggio.

Se intendi invitarmi ancora in trasmissione in futuro, amico mio, sappi che d'ora in poi esigerò di sapere in anticipo argomenti e commensali. Grazie.

Tuo,
Filippo

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(Nota: le frasi in arancione nel testo sopra sono state realmente pronunciate da Filippo Facci ieri in trasmissione)

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Lucio Dalla, "L'anno che verrà" (1979)




Vedi caro amico cosa si deve inventare
per poterci ridere sopra,
per continuare a sperare...


martedì 14 settembre 2010

No logo

Secondo post, di Authan, qui di seguito. Il primo di oggi era di Paolo.

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Penso tutto il male possibile del sindaco Adro, Oscar Lancini, ma il modo con cui Luca Telese lo ha trattato secondo me è stato sbagliato. Va bene essere duri e severi e non farla passar liscia a chi vuol fare un po' il furbo, ma gli insulti personali e diretti io li lascerei a elementi come Sgarbi. Perché l'effetto che si ottiene prendendo a male parole una persona è che gli ascoltatori solidarizzano con la persona "maltrattata" in quanto maltrattata, perdendo di vista l'oggetto del contendere.

Detto questo, quanto successo ad Adro, con l'inaugurazione di una scuola tappezzata con il "logo" del cosiddetto "sole delle alpi", ha dell'incredibile. Pur avendo origini celtiche ed essendo diffuso su molti edifici antichi di tutta Europa, la Lega da diversi anni ha fatto proprio il simbolo, lo ha monopolizzato, imprimendolo sulle bandiere della non-nazione padana. E chiunque oggi veda quel logo verde chiaro pensa subito alla Lega, e non certo ai celti. Per questo motivo, il suo utilizzo al di fuori di contesti prettamente politici (adunate leghiste, manifestazioni pubbliche) o privati (se uno a casa propria tappezza i muri col sole delle alpi son fatti suoi) è inappropriato, e a maggior ragione lo è nell'ambito di scuola frequentati da bambini innocenti la cui capacità di comprendere fatti e circostanze è limitata. Lo stesso discorso varrebbe per qualunque altro simbolo politico di qualunque colore e fazione.

Tutto questo è stato ben osservato da Cruciani e (epiteti a parte) da Telese durante il loro scambio di vedute con il sindaco di Adro, ospite alla Zanzara, che da par suo insisteva inopinatamente sul concetto del simbolo storico-iconografico a cui non dare significato politico (difesa non credibile, con tutta la buona volontà), e non serve aggiungere molto altro.

Telese ha tirato in ballo il totalitarismo, Goebbels, eccetera. Cruciani ha ribattuto che non c'entrano nulla, che non si deve esagerare, e blah blah. Il solito gioco delle parti. Io a questo giro do ragione a Cruciani, nel senso che tirare in ballo Goebbels non è il caso, ma per motivi diversi dai suoi. Il fatto è che la propaganda di Goebbels era una cosa (purtroppo) dannatamente seria mentre questi leghisti di Adro, più che i nazisti della Germania a me ricordano i nazisti dell'Illinois.

***

Una tiratina d'orecchie al Crux però gliela devo fare pure stavolta... Mi è spiaciuto che il conduttore non abbia voluto legare l'episodio delle scuola con logo con quello di qualche mese fa della mensa che, sempre ad Adro, si voleva negare da un giorno all’altro (da un giorno all’altro, vero elemento topico della vicenda) ai bambini figli di genitori morosi coi pagamenti delle rette. “Quella è un'altra storia, non c'entra con quella di oggi”.

C'entra eccome invece. I due casi sono legati a filo doppio, essendo figli della stessa forma mentis che porta a condire l'azione politica con elementi di pura propaganda al più massimo e becero livello. Il giudizio fortemente negativo dato dal Crux alla vicenda di questi giorni avrebbe dovuto spingere il conduttore a valutare con occhi diversi quella della mensa si alcuni mesi fa. Mi sembrava un passo logico agevole da compiere. Non che ci fosse un obbligo, per carità, ognuno si tenga le proprie opinioni, se ritiene. Sto solo dicendo che secondo me questo è uno scenario classico da uno più uno uguale due, e magari si poteva prenderne atto.

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The Animals - "The House of the Rising Sun" (1964)




There is a house in New Orleans
They call the Rising Sun
And it's been the ruin of many a poor boy
And God I know I'm one...


Amicizie pericolose

Ennesimo doppio post. Qui sotto Paolo, a parte Authan.

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[Articolo di Paolo]

Buongiorno,

ero stato indeciso sul titolo: Amicizie pericolose, Non sparate sul velista, Tripoli bel suol d'amore, Dilettanti allo sbaraglio, Resa senza condizioni, Trattato di amicizia italo - sadomaso

Vada per Amicizie pericolose.

La notizia era in gran parte prevista (link1, link2): un peschereccio italiano, l'Ariete, che incrociava nelle acque del golfo della Sirte (che la Libia rivendica, forse a ragione, come acque territoriali, ma che la comunità internazionale non gli riconosce come tali), è stato ripetutamente preso a mitragliate dalla Marina Libica. Fin qui non sarebbe una novità, è già accaduto con una certa frequenza, ma a fare lo scoop sono alcuni dettagli della notizia noti ed altri che pian piano emergono.

In primo luogo non sono passate nemmeno due settimane dai festeggiamenti dei trattati di amicizia Italo Libica, di cui si è parlato prevalentemente (anche alla Zanzara) per la ridicola catechizzazione a pagamento delle cinquecento hostess da arte del Colonnello: forse i libici festeggiavano ancora sparando in aria…

Poi, un pezzo alla volta, emergono gli aspetti più grotteschi e tragici: a sparare è stata una delle motovedette che l'Italia ha dato alla Libia per contrastare l'immigrazione clandestina. La cadenza delle raffiche, il loro numero ed i danni procurati permettono di escludere che si tratti solo di colpi d'avvertimento: la motovedetta mirava al bersaglio. Al peschereccio è andata molto bene: alcune raffiche, dopo aver perforato la scafo, hanno mancato l'equipaggio ed ammaccato una delle bombole di gas presenti a bordo.

Ma non è tutto. A bordo del mezzo libico ci sono degli italiani che intimano alla radio al peschereccio di fermarsi perché "questi sparano", e non si tratta di civili ma di due ufficiali osservatori e quattro sottufficiali tecnici di bordo, che però evidentemente non hanno la possibilità di intervenire a tutela del peschereccio italiano. In sintesi un mezzo armato dall'Italia, con militari italiani a bordo ha cercato di uccidere dei pescatori italiani. Se fosse stato carico di migranti come talvolta si è visto sarebbe stata una strage.

A questo punto urgono almeno alcune riflessioni che un ministero degli esteri meno dilettantesco avrebbe già dovuto fare:

1) fornire mezzi militari ad una dittatore poco affidabile, contando su rapporti di amicizia personali e poco più è sciocco, ma se si aggiunge che gli stessi mezzi saranno utilizzati da questo anche per rafforzare militarmente le proprie posizioni in vertenze aperte che ci vedono su posizioni opposte (golfo della Sirte e zone di pesca) si apprezza appieno la stupidità della cosa. Fico.

2) I libici dicono di aver operato nel quadro del contrasto all'immigrazione: questa è la foto più nitida di come sono rispettati i diritti umani di chi cerca di scappare dalle coste africane. La mitraglia come strumento umanitario. Così ci piace.

3) Non è che se ci poniamo sempre a 90° davanti a Gheddafi, questi può essere giustificato nel ritenere di essere apertamente invitato a porcelo nel didietro? (e non parlo dal punto di vista della "hostess" di turno -escort è già passato di moda?-).

4) Oltre al ministro per lo sviluppo economico ci serve un ministro degli Esteri degno di questo nome: Frattini (come già hanno fatto tra gli altri Tremonti, Brunetta e la Gelmini) sta dimostrando una completa inadeguatezza al ruolo…

Ciao

Paolo, alfiere della Jamairia

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(Authan) The Beatles, "With a Little Help from My Friends" (1967)




Oh I get by with a little help from my friends
Mm I get high with a little help from my friends
Mm going to try with a little help from my friends...


lunedì 13 settembre 2010

Casus belli

Secondo post del giorno, by Authan, qui sotto. Il primo era di Paolo.

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La campagna moralizzatrice (perche di questo si è trattato, anche se a qualcuno non piacerà chiamarla così) portata avanti del Zanzara sul caso della cosiddetta "parentopoli" nella giunta regionale piemontese del neo governatore leghista Roberto Cota è assolutamente lodevole. Peccato che in alcuni frangenti essa non sia stata argomentata nel modo esauriente. Capita, quando si perde l'abitudine alla pratica dell'arte di argomentare...

In particolare non è stata data una risposta esaustiva all'obiezione, avanzata sia dai protagonisti diretti della vicenda che da qualche ascoltatore, in base alla quale un rapporto fiduciario si chiama così perché si basa sulla fiducia diretta, dettata magari da una profonda conoscenza pregressa, che è normale tra parenti, da parte di chi assegna l'incarico nei confronti di chi riceve l'incarico, e che se ci si preoccupa di possibili favoritismi, allora le antenne dovrebbero drizzarsi anche nel momento in cui si firmano contratti con amici, vicini si casa, amanti "strafighe che ci si tromba", etc. Perché preoccuparsi solo dei parenti?

Alla prima questione, Giuseppe Cruciani e David Parenzo sono solo stati capaci di strillare il mantra (sacrosanto, ma troppo laconico; i dogmi vanno spiegati quando la loro ovvietà non appare a tutti tale) “non si fa, non si fa! Non si assumono parenti in giunta pagati coi soldi pubblici”, mentre alla seconda questione, addirittura, Crux non ha saputo ribattere, arrivando incredibilmente ad ammettere che assumere un vicino di casa è meno peggio che assumere un parente.

No, amico mio. Il dirigente pubblico che assume per chiamata diretta il vicino di casa, l'amico o l'amante compie un atto che sulla carta ha la stessa valenza negativa dell'assunzione di un parente, perché siamo sempre nella sfera dell'elargizione di stipendi pubblici con un criterio di scelta non riconducibile a rigorosa meritocrazia. Per una questione di etica, quando sono in gioco soldi pubblici non devono esistere nemmeno le ombre di ipotesti di favoritismi personali. Sarà tranchant come concetto, ma è l'unico paletto possibile contro gli abusi. Ci si concentra poi maggiormente sui parenti perché i favoritismi intra-familiari veri o presunti sono più frequenti e più semplici da individuare e da circoscrivere, è perché il familismo in Italia è una piaga culturale che porta inefficienza e arretratezza nel paese.

Non era poi così difficile da spiegare, no?

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Visto che c'è stato un bel dibattito nei commenti del post di 9 settembre scorso, vorrei tornare ancora una volta sul mio discorso delle "conseguenze innaturali", e cioè sul fatto che in molti casi c'è troppa facilità, ad opinione di scrive, nel considerare reazioni violente ad un evento, situazione, clima politico sociale quali logico e fisiologico effetto del venirsi a creare di tale evento/situazione/clima, deresponsabilizzando in tutto o in parte gli autori delle violenze medesime (ovviamente qui non parliamo di casi storici quali la resistenza all'invasore nazista, o la rivoluzione francese contro la monarchia, rimaniamo al mondo come lo conosciamo oggi).

Come ulteriore esempio vorrei portare l'iniziativa (poi abortita) del reverendo Terry Jones, un pastore evangelico di una piccola chiesa di cristiani fondamentalisti in Florida, che aveva avuto la brillante idea di indire per l'11 settembre 2010 il "burn a koran day", cioè il giorno da dedicare all'incenerimento di duecento copie del Corano.

Ora, è chiaro che siamo di fronte ad uno sciagurato fanatico, che poi per fortuna si è convinto a desistere dal suo stolto proposito. Ma se costui avesse invece portato a compimento il suo disegno, ciò avrebbe forse reso comprensibile, accettabile, ammissibile, plausibile eventuali ritorsioni sproporzionate quali attentati contro obiettivi USA, assalti ad ambasciate occidentali in paesi islamici, uccisioni, teste mozzate, linciaggi? Sarebbe una "naturale conseguenza" o qualcosa di comunque folle, incomprensibile, pazzesco? Chi sarebbe stato peggio, l'invasato fondamentalista Jones, o i mille volte più invasati e fondamentalisti (non rappresentativi dell'intero universo islamico) che avrebbero messo in atto le ritorsioni?

E' chiaro il punto? Il gesto di bruciare il Corano è esecrabile di per sé, e non per le ritorsioni che possono susseguire. Occhio, non sto questionando la prevedibilità di certe violenze. Mi è nota la "fama" di alcune frange estremiste del mondo islamico e li ricordo perfettamente i disordini in vari paesi dopo le vignette si Maometto su un giornale danese e sulla t-shirt di Calderoli. Sto dicendo che la prevedibilità delle violenze, il loro metterle in conto, non diventa un fattore di legittimazione, neanche parziale, neanche minimamente parziale, delle stesse. Non si alleggeriscono le responsabilità di chi le compie direttamente, e non si spostano le colpe sulle "casus belli".

Mr. Jones sarà un super idiota (eccome se lo è), ma quelli che avrebbero reagito spargendo sangue a destra e a manca sono degli assassini. C'è una bella differenza.

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Counting Crows, "Mr. Jones" (1993)




Mr. Jones and me, we're gonna be big stars...

Adro 2, la vendetta

Oggi due post. Qui sotto Paolo, a parte Authan.

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[L'articolo è di Paolo]

Buongiorno,

il sindaco di Adro, che a lungo aveva già monopolizzato l'attenzione di Cruciani e della trasmissione, riesce a far parlare ancora di sé…

Dopo essersi alcuni mesi fa accodato all'iniziativa del comune di Arzignano (si, proprio il comune protagonista della bella puntata di Presa Diretta di ieri sera sull'evasione fiscale nel conciario vicentino) volta a negare da un giorno all'altro l'accesso alla mensa comunale ai bambini i cui genitori non fossero in regola con i pagamenti, il sindaco ha inaugurato in questi giorni una scuola realizzata grosso modo senza esborso per le casse pubbliche, permutando i vecchi stabili (da ridestinare ad altre più lucrose attività) con quelli nuovi e ricorrendo a sottoscrizioni per arredi ed accessori.

Augurandosi che tutto funzioni correttamente, tanto di cappello al sindaco ed ai finanziatori.

Tanto di cappello persino malgrado sembri, dalle notizie di stampa, che i simboli della Lega siano un po' troppo evidenti e ripetuti un po' in tutta la scuola. Il che, in una scuola pubblica, non mi sembrerebbe appropriato.

Immagino che questo però significhi che ad Adro non si ripeteranno problemi di finanziamento per la gestione della scuola, mense comprese: i finanziatori non sembrano mancare.
Immagino inoltre che ad Adro nessuno riterrà di scandalizzarsi se tra gli insegnanti qualcuno catechizzerà politicamente gli studenti, magari a sinistra, come la vulgata pretende ogni tanto succeda. In quella scuola la politica è naturalmente di casa, che c'è di strano…

Resta la tristezza per come quello che appare un buon esempio di gestione sia stato in parte rovinato da un furore ideologico incivile ed oltranzista: i simboli si possono rimuovere e cancellare (e spero che saranno rimossi e cancellati a brevissimo), ma ancora una volta il confine del confronto politico ha segnato un arretramento del confine della civiltà, ed ancora una volta ai danni dei più piccoli, cui certe meschinerie dovrebbero essere risparmiate.

Io sarò eccessivo, ma mi viene in mente quando è stata l'ultima volta che la politica è stata così pervasiva e condizionante nei confronti dei bambini. E non è un bel ricordare.

Ciao

Paolo

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(Authan) Questa vicenda surreale di Adro mi ha fatto venire in mente una scena meravigliosa dal film "La vita è bella", quella in cui Benigni presenta a modo suo il manifesto della razza ariana. Esilarante.




L'ombelico!