Renato Brunetta, come ogni tanto accade, si è preso il centro della scena alla Zanzara di ieri, per via di una provocazione contenuta nel suo ultimo libro, in uscita in questi giorni. Non essendoci bisogno di controprove per riconoscere che il Sud del paese ha bisogno di una nuova classe dirigente, sostiene in sostanza il ministro, servirebbe una nuova "spedizione di Mille", un'invasione di funzionari e dirigenti pubblici esperti provenienti dal Nord che inneschino un meccanismo di rinnovamento totale, con la complicità degli "insorti locali".
Diciamoci la verità… La provocazione ha sì un suo lato intrigante, ma la sua applicabilità a livello concreto, come è stato riconosciuto dallo stesso Giuseppe Cruciani, è zero. Cosa si dovrebbe fare? Licenziare in tronco, tout court, da un giorno all'altro, tutti i dirigenti pubblici del sud? Per rimpiazzarli con chi, di preciso? Insomma, non ci vedo poi una differenza così grande con quelli che tempo fa, quando andava di modo parlare di casta e di anti-politica, chiedevano dimissioni di massa di tutti i parlamentari, suscitando reazioni irritate e sarcastiche da parte di Cruciani.
E' stato pertanto divertente constatare l'indulgenza con cui il conduttore della Zanzara, mettendo da parte per una volta il suo proverbiale spirito iper-pragmatico, ha comunque accolto la trovata di Brunetta, arrivando a dire, in un modo che potrebbe anche prestarsi ad interpretazioni ambigue (che io non farò), che per risolvere la questione meridionale servirebbe una “via rivoluzionaria” come quella che il ministro della funzione pubblica sembra aver prospettato, ammesso e non concesso che la sua fosse una proposta reale. Insomma, c'è stata l'ennesima esaltazione di Brunetta, idolatrato da Cruciani, e percepito come un'inesauribile fucina di idee innovative.
A portare tutti coi piedi sulla terra ci ha pensato Francesco Merlo di Repubblica, intervenuto come ospite, secondo cui Brunetta sbaglia in quanto il problema del Sud è di risorse e di opportunità mancanti più che di intelligenze mancanti. Lo scambio di vedute con Cruciani, però, ad un certo punto ha preso una piega diversa: Merlo prova una accesa e stra-nota avversione per Brunetta che, inevitabilmente, si è palesata quando il giornalista di Repubblica, nel terminare la sua critica alla provocazione del ministro (vista, evidentemente, secondo me peraltro esagerando, come un oltraggio ai meridionali) ha osservato come quest'ultimo ha “una smania di offendere, offende anche quando non vuole. Offende i funzionari, i poliziotti, i professori, gli studenti. Il suo modo di stare al mondo è di offendere perché chiede al mondo un risarcimento che il mondo non gli può dare”.
Lì per lì, Cruciani ha ingoiato tutto senza replicare. Ma poi, in un secondo momento, ci è tornato sopra, quando un ascoltatore, insistendo sul concetto del risarcimento di Brunetta, ha accostato quest'ultimo al "giudice" di una famosa canzone di Fabrizio De André (la quale narra di un uomo che patisce la sua bassa statura ma che trova riscatto negli studi, e, una volta diventato giudice, si ritrova a godere, nel dispensare pene, di un diverso senso di altezza), accostamento che io stesso, modestamente, avevo proposto un annetto fa, trovandolo del tutto naturale e innocuo, in un post incentrato su Brunetta dal titolo "La sindrome del giudice" (incidentalmente proprio in seguito ad una polemica aperta da Francesco Merlo... Ricordate i "fantuttoni", opposti ai fannulloni?).
Per Cruciani, in sostanza, Merlo, nell'esporre quella disamina psicologica, avrebbe offeso Brunetta. Secondo me non è assolutamente cosi. Che il ministro sia animato da una brama di rivalsa è un dato tangibile, che si percepisce un giorno sì e l'altro pure nei suoi atteggiamenti sproporzionati, nelle sue dichiarazioni sopra le righe, nel desiderio di essere sempre al centro dell'attenzione. E' la mera constatazione di un'evidenza, che non cela alcun affronto. Mica Merlo ha detto che Brunetta è una "carogna di sicuro" (sempre De André) essendo "nano", e che in quanto tale farebbe meglio a starsene muto e in disparte.
Tutti abbiamo un debole per qualcuno, ma le proprie predilezioni non devono diventare cieche e ossessive. Percepire intenti ingiuriosi o pseudo-razzisti, come ieri ha lasciato intendere Cruciani, in chi cerca (e, facilmente, trova) spiegazioni alle smanie di protagonismo e agli eccessi dialettici di Brunetta è semplicemente ridicolo. Il punto è un altro: la "virtù meno apparente", a cui molti vorrebbero che il ministro facesse ricorso, non è, in questo caso, quella sottintesa da De André, ma, visti i non apprezzabili risultati raggiunti finora nella modernizzazione della pubblica amministrazione, quella del cianciare meno e fare di più.
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"Il Garibaldi innamorato" è un graziosissimo pezzo di Sergio Caputo, datato 1987.
Cappello a larghe falde, e sotto un poncho marron,
E sotto il poncho, Anita mia, batte un corazon...