venerdì 29 gennaio 2010

La gente non ti crede mai

Anche se non c'entra niente con la trasmissione di Cruciani (il post di oggi sulla Zanzara è a questo link), voglio dedicare un pensiero ad un autore appena scomparso che con il suo libro più celebre mi ha segnato nel profondo quand'ero un ragazzino. Grazie.

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...andai ad aprire la finestra e feci una palla di neve, così senza guanti com'ero. La neve era ottima da appallottolare. Però poi non la buttai. Stavo per buttarla. Contro una macchina ferma dall'altra parte della strada. Ma cambiai idea. La macchina era così bella e bianca. Poi stavo per buttarla contro un idrante, ma anche quello era troppo bello e bianco. Alla fine non la buttai per niente. Non feci altro che chiudere la finestra e mettermi a camminare per la stanza con la palla di neve in mano, facendola sempre più compatta. Un po' più tardi ce l'avevo ancora in mano quando con Brossard e Ackley salimmo sull'autobus. Il conducente aprì gli sportelli e me la fece buttare fuori. io, che non l'avrei buttata a nessuno glielo dissi, ma lui non ci volle credere. La gente non ti crede mai.

Holden Caulfield

Dal libro "Il giovane Holden" (in originale "The catcher in the rye", 1951)
di J.D. Salinger
New York, 1 gennaio 1919 – Cornish, 27 gennaio 2010. Riposi in pace.



Holden


Ipertrofia mediatica

Giuseppe Cruciani deve aver battuto la testa, ledendo l'emisfero destro del cervello. Non so come altrimenti spiegare quanto successo. Dopo aver criticato con una durezza fin eccessiva il suo eroe e mito personale, Guido Bertolaso, per le dichiarazioni "anti-americane" sulla gestione dell'emergenza ad Haiti, ieri il conduttore della Zanzara ha avuto poco riguardo anche per altri due elementi che in genere godono delle sue grazie.

Il primo è Vittorio Sgarbi, il quale, intervenendo alla Zanzara di mercoledì sera, aveva pensato bene di tirare in ballo una presunta amante di Antonio Di Pietro a cui l'ex pm avrebbe agevolato la carriera. Dopo che già durante la conversazione con il critico d'arte Cruciani aveva preso le distanze, ieri il conduttore ci è ritornato sopra per ribadire ulteriormente il dissociarsi suo e della Radio tutta rispetto alle insinuazioni di cui sopra.

Capisco che le querele Di Pietro facciano venir la cagarola dalla paura, ma ugualmente questo mettere le mani avanti, se da un lato mi strappa un sorriso, dall'altro mi fa specie. Sgarbi lo conosciamo tutti. Dà degli assassini ai giudici, dice che le famiglie Moratti e Agnelli si drogano, ecc. ecc. Se si prova imbarazzo per l'incapacità di Sgarbi di contenersi, forse sarebbe meglio non chiamarlo più. No?

Poi, dopo Sgarbi, Crux ne ha avute incredibilmente anche per Renato "Mazinga" Brunetta. In riferimento alle ultime ennesime provocazioni buttate lì dal ministro, che hanno necessitato di precisazioni, distinguo, accuse ai giornalisti di avere male interpretato, ecc. ecc., il commento del conduttore è stato caustico: “Brunetta è malato di ipertrofia mediatica”. Lo riscrivo: ipertrofia mediatica. Tié. Visto che su queste frequenze (del blog, dico) il medesimo concetto viene espresso da tempo, mi vien da dire "ao', son soddisfazioni".

Sarei soddisfatto ancor di più se Cruciani si fosse soffermato un po' di più sulla frase di Berlusconi, pronunciata ieri, a proposito di immigrazione e criminalità: “una diminuzione degli extracomunitari significa anche meno forze che vanno a ingrossare le fila delle organizzazioni criminali”.

Crux, come purtroppo spesso fa, si è limitato ad irridere le reazioni esagerate di coloro che hanno accennato al razzismo. E va bene. Però va detto, e purtroppo non è stato detto, che, al di là dell'ipotesi che il premier si riferisse o meno ai soli clandestini (secondo me non è poi così rilevante), ridurre, come in sostanza ha fatto il cavaliere, il complesso fenomeno dell'immigrazione e del legame (che c'è, sia chiaro, ma che ha risvolti molteplici e compositi) tra questa e la sicurezza alla mera equazione "più immigrati = più crimine" è una fuorviante semplificazione del quadro che trova giustificazione solo nella volontà di gareggiare con la Lega al campionato di chi mostra la faccia più feroce.

In due parole, questa si chiama speculazione elettorale. Non razzismo, quindi, ma solo cinismo, nella peggior accezione del termine. Un cinismo esasperato. "La politica è anche questo", direbbe qualcuno recitando un trito mantra. Beh, non per come la vedo io, sorry.


PS. Qualcuno che mi legge e che magari si trova incidentalmente vicino a Crux potrebbe dargli una bottarella anche all'emisfero sinistro?

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Pink Floyd, "Brain damage" (1973)




There's someone in my head but it's not me

giovedì 28 gennaio 2010

Tutto dipende

Uno dei riti più tristi di questa nostra giovine Italia è il balletto delle chiacchiere sulle dimissioni-sì-dimissioni-no ogniqualvolta un politico finisce avvolto dai tentacoli della giustizia. L'ultimo disgraziato protagonista a finire al centro del cerchio, con tutti gli opinionisti d'italia, editorialisti famosi o semplici cittadini, che intorno a lui giocano a torello, è il quasi ex sindaco di Bologna, Flavio Delbono.

A me personalmente della sua vicenda personale, che ha portato Delbono ad annunciare le dimissioni, non importa nulla. Meno di zero. E non mi spiego di come una faccenda locale che più locale non si può possa aver assunto rilevanza nazionale, se non con l'atavico autolesionismo della sinistra (stampa e classe politica) che ingigantisce ed ostenta all'universo intero qualunque panno sporco o apparentemente tale, e con la libidine che traspare dalla destra (stampa e classe politica), tanto garantista con gli esponenti della propria parte quanto giustizialista verso "quegli altri", di quello stesso identico giustizialismo che viene rimproverato e biasimato solo quando a praticarlo sono "quegli altri".

Non so se Delbono ha infranto la legge, di questo si occuperanno i magistrati. Rivolgo invece la mia attenzione alla litania che tutti iniziano a salmodiare in casi come questi. Prima delle dimissioni: deve dimettersi? Dopo le dimissioni, posto che ci siano state: era necessario dimettersi?

E giù con le solite discussioni, le mille telefonate di ascoltatori che, alla Zanzara, prendono Giuseppe Cruciani per la collottola e gli strillano “sì, Di Pietro ha ragione, bisogna dimettersi e mettersi subito a disposizione dei magistrati”, telefonate alla quali Cruciani, divincolandosi, ribatte contrattaccando che “no, pretendere le dimissioni a fronte di un'indagine è una barbarie in uno stato di diritto!”.

Da ambo le parti c'è un errore di fondo. Nell'approccio. Non che porsi domande sull'opportunità delle dimissioni nel singolo caso sia di per sé un male; quel che non va bene è il pretendere di scrivere "sulle tavole della legge" una regola che dica come il politico nei guai si debba comportare quando finisce nei guai. Un regola che dica "dimissioni sempre e subito, chi ha un incarico pubblico deve essere specchiato!", o che al contrario dica "No, dimissioni MAI! Tutti sono innocenti fino a sentenza definitiva!".

No signori, mi spiace, ma una regola non esiste. Ogni caso fa storia a sé, ogni vicenda è differente, e paragoni tra situazioni diverse che hanno visto coinvolti politici diversi non si possono fare con leggerezza. Tutto dipende. Dipende dal tipo di reato ipotizzato, dall'ambiente a contorno, dalle aspettative dell'elettorato, dalle promesse fatte alla vigilia, e da mille altri fattori.

Se Delbono ha deciso di dimettersi significa che, con il suo entourage e con le più alte autorità del suo partito, avrà fatto delle valutazioni in base alle quali tale passo è consigliato come quello migliore in una strategia di massima riduzione del danno. Non c'è necessariamente un messaggio da ricavare. Né positivo (gesto di alta sensibilità, sacrificio, buon esempio, etc.), né negativo (sinistra a pezzi, gesto irresponsabile, etc.). Non c'è da filosofeggiarci sopra costruendo chissà quali castelli politici di carta, assiomi, decaloghi, linee guida da seguire.

Non ci sono le basi per trattare il gettar la spugna di Delbono più di quel che è: una semplice decisione di cui prendere atto e di cui farsi una ragione, senza gioirne né dispiacersi particolarmente. Morto un Papa se ne fa un altro, e il mondo resta sempre uguale.

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Jarabe de Palo, "Depende" (1998)

Scegliete voi se ascoltare la versione italiana (primo video qui sotto) o quella originale in spagnolo.





Da che punto guardi il mondo tutto dipende...




mercoledì 27 gennaio 2010

Se questo è un uomo

[Il post di oggi è di Paolo]

Buongiorno.

Non so se si tratti di incoerenza intenzionale o involontaria, ma ieri sera sono stato molto infastidito dal sentire Giuseppe Cruciani che chiosava l'intervista a Giuseppe Bortolussi, candidato governatore per il Partito Democratico senza speranze in Veneto, sottolineandone la pragmaticità come se fosse qualcosa di introvabile a sinistra, e basando questa constatazione sulle differenze tra le posizioni di Bortolussi e quello più "ortodosse" del PD (ad esempio sullo scudo fiscale, cui Bortolussi riconosce una valenza positiva).

Mi ha infastidito perché questo trattamento arriva dopo che analoghe attestazioni di stima per gli stessi motivi sono già arrivate in trasmissione a Renzi, Zanonato, Chiamparino, Bersani, ed altri esponenti di sinistra che ora non ricordo, e che cominciano ad essere un po' troppo numerosi per essere considerate "mosche bianche" tra i massimalisti teorici, come invece vengono sempre presentate.

Mi ha infastidito ancor di più perché questo genere di considerazioni viene avanzato dalla stessa persona, Cruciani, che, con il massimo dell'incoerenza, loda sperticatamente il meno pragmatico dei nostri ministri, e cioè Renato Brunetta, che delle cosiddette provocazioni inconcludenti (è stato lui stesso, Brunetta, ad osservare in questi giorni che l'inefficienza della PA dipende principalmente dai dirigenti – cosa che i miei due neuroni al fulmicotone avevano detto con qualche anno di anticipo su un quasi nobel, immaginate un po' che fior fior di intellettuale radical chock devo essere-) ha fatto la cifra distintiva.

[Battuta: sembra che il ministro Brunetta abbia dichiarato che, da quando si è candidato sindaco a Venezia l'alta marea si sia ridotta del 43% per l'effetto annuncio e che le pantegane per male possono andarsene a morire ammazzate se non ci credono.]

Mi ha infastidito infine perché ad accompagnare il tutto c'è stata la sottolineatura dell'oltranzismo di sinistra cercato con il più loffio ritorno di Radio Londra, in cui il conduttore non ha trovato di meglio che inserire una Margherita Hack (personaggio spesso sopra le righe nel suo antiberlusconismo) rimasta invece sicuramente entro i binari di una forte critica a Berlusconi, e non certo degenerata in folklore o ferocia.

Praticamente minimizator (copyright peppecrusciani) alla massima potenza da una parte e tappeti rossi dall'altra. A prescindere…

Il mio ragionamento mi porta quindi ancora una volta a temere malafede e scarsa onestà intellettuale di Cruciani in materia politica: che la sua posizione sia filo governativa è più che lecito ed altrettanto evidente, che la sostenga in trasmissione in maniera preconcetta ed acritica non testimonia però a favore della sua trasparenza.

Saluti

Paolo

P.S. Oggi è il Giorno della Memoria, per cui aggiungerei una poesia dello scrittore la cui opera mi ha segnato in assoluto di più: Primo Levi. Se non ne avete già avuto occasione vi invito a leggere il libro che ne porta lo stesso titolo.

Se questo è un uomo

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.


E, perché non si pensi che cose simili in fondo non ci abbiano mai visti davvero responsabili, cito a memoria San Sabba, Monigo, Gonars, Bolzano, Arbe (adesso Rab), Fossoli, campi di concentramento e lager italiani. E, perché non si possa dire che non si sapeva, il nome di due giusti: Giorgio Perlasca e Giovanni Palatucci, che sapevano e agirono.

martedì 26 gennaio 2010

Approssimazioni successive

Procedendo per approssimazioni successive, forse Giuseppe Cruciani sta trovando la quadra nel suo processo di evoluzione della Zanzara, ritagliando uno spazio maggiore da dedicare agli ospiti (mediamente molto più interessanti dei semplici ascoltatori peones) con i quali coniugare domande serie sui temi del giorno e divagazioni più amene. Ieri, ad esempio, i colloqui tra Cruciani e Vladimir Luxuria, Luca Telese e Tinto Brass sono stati tutt'altro che noiosi, anche se per quel che riguarda il regista personalmente faccio fatica a dimenticare certe parole a dir poco discutibili sul sesso con le tredicenni che questi pronunciò in trasmissione, lo scorso ottobre, a margine del caso Polanski.

Per una volta non ho grandi rilievi da fare a Cruciani. Sono persin rimasto sorpreso per la durezza con cui ha stigmatizzato le critiche di Guido Bertolaso sulla gestione americana dell'emergenza ad Haiti. Il capo della nostra protezione civile, essendo anche un rappresentante del governo italiano, ha decisamente mancato di tatto diplomatico, e la nota di biasimo nei suoi confronti ci sta tutta. Sotto sotto, però, devo ammettere che la sincerità e - oserei dire - il candore di Bertolaso, da un diverso punto di vista, le ho trovate apprezzabili. Io la buona fede la accolgo sempre con favore.

Devo anche confessare di aver perso una scommessa con me stesso. A proposito dell'ultima uscita di Renato Brunetta (ennesima superflua invasione di campo in un ambito che non compete al suo dicastero), a cui piacerebbe eliminare o limitare le pensioni di anzianità per reperire fondi coi quali favorire l'incentivazione ai giovani ad emanciparsi dai genitori, avevo pronosticato che Cruciani, pur sottolineando l’aspetto provocatorio della proposta, avrebbe glissato sulla notizia in sé concentrandosi, come quasi sempre fa, sulla solita operazione di contrattacco nei confronti delle molte voci indignate che si sono sollevate da vari settori della politica e dei sindacati.

Ebbene, non è avvenuto niente di tutto questo. Crux si è limitato a dire che Brunetta “sta esagerando alla grandissima” (meritandosi la sigla di Mazinga al posto di quella di Goldrake) e che la fattibilità della sua proposta di Brunetta è zero. E morta lì.

Verissimo, dico io, la proposta di Brunetta non ha futuro. Ma non perché, nella mia percezione, sia del tutto insensata. Non ha futuro perché da parte di questo governo, che a parole vorrebbe riformare tutto ma che nei fatti non riforma un bel nulla, non pare esserci alcuna volontà di toccare le pensioni. E dire che forse, per recuperare qualche quattrino, basterebbe ripristinare lo scalone Maroni. Ecco, questo forse Cruciani avrebbe potuto dirlo esplicitamente, visto che, ne sono certo, lo pensa.

Per chiudere, sul caso Nichi Vendola, il quale, pur non essendo affiliato al Partito Democratico, ha stravinto le primarie del PD asfaltando il candidato di palazzo Francesco Boccia, tutto quel che c'era da dire lo ha detto ieri Luca Telese. Che Vendola godesse di grande consenso era noto, e l’aspettativa che un signor nessuno (con tutto il rispetto) come Boccia potesse scaldare i cuori dei pugliesi di centrosinistra era ridicola. Ora, a primarie, avvenute, le dichiarazioni pro Vendola rilasciate da tutti i vertici del PD suonano in effetti un po' ipocrite, come Cruciani ha giustamente osservato.

Detto ciò, secondo me si sta esagerando nel dire, come fanno oggi alcuni giornali, che quanto accaduto in Puglia rappresenti necessariamente la pietra tombale della strategia di D’Alema e Bersani di alleanza con l’UDC (non che io veda quest'ultima con particolare entusiasmo, sia chiaro).

La vicenda Vendola assomiglia molto più all'eccezione che non alla regola, dato che in diverse altre regioni l'alleanza PD-UDC rimane perfettamente in piedi. Prima di cantare il de profundis per la premiata ditta Bersani & D'Alema, aspettiamo l'esito delle elezioni reagionali alla fine di marzo. Chissà che questo gran casino che il PD ha combinato nel preparare le canditature non sia alla fine inquadrabile in un processo di approssimazioni successive che, sbaglio dopo sbaglio e correzione dopo correzione, possa far sì che il centrosinistra sia elettoralmente competitivo in ogni consultazione. Chi vivrà vedra.

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Nel film "Vieni avanti cretino" (1982), un grande Lino Banfi esegue il suo capolavoro: "Filomeña", una cansion anglo-iberico-pugliese.




Filomeña muy hermosa,
è scappata da Canosa
Filomeña galopeira
è passata da Luceira
E con todo il mi tormiento,
lo ciercada nel Salento
una noche pien de pioggia
l'hanno vista pure a Foggia...


lunedì 25 gennaio 2010

Scuola vs Apprendistato

Mentre la Zanzara vira in direzione di “una trasmissione alla Klaus Davi” (sono parole di Giuseppe Cruciani pronunciate venerdì scorso), come dimostrato dai trenta minuti di conversazione informale su omosessualità e varia umanità tra il Crux e Alessandro Cecchi Paone (il tutto funziona bene solo se l'ospite sta al gioco, e ACP lo ha fatto), l'Anti-Zanzara vi propone oggi una riflessione sagace, ad opera di Paolo, che - e qui fate finta che parta la strimpellata di violini - non sfigurerebbe su importanti siti di economia, magari in quelli dei cosiddetti “economisti snob di sinistra” (sempre parole di Cruciani, ma stavolta messe per iscritto nel suo ultimo pezzo su Panorama, che per la cronaca è un osanna sperticato e melenso per Renato Brunetta. E vai di violini...).

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[Il post di oggi è a firma di Paolo]

Buongiorno,

vorrei parlare di un argomento che, benché rientri tra quelli di attualità, finora mi pare sia stato evitato in trasmissione, e cioè dell'ultimo pezzettino di riforma della scuola che il governo ha partorito: l'introduzione della possibilità di adempiere all'ultimo anno di scuola dell'obbligo, per chi frequenti le scuole ad indirizzo professionale, effettuando un anno in contratto di apprendistato.

Anche nell'attuale condizione di crisi, l'Italia sta dimostrando di avere un' economia meno robusta di quella di stati come la Germania o la Francia o i paesi nordici (diverso credo potrà essere il discorso per l'Inghilterra che ha deindustrializzato per investire pressoché unicamente in servizi): è vero che il crollo del nostro PIL è stato minore di quello accusato da altri stati, ma i trend e le previsioni di recupero per questi paesi sembrano essere molto migliori delle nostre (ad ulteriore smentita di chi inizialmente ha negato che la crisi ci fosse, poi ha detto che non ci avrebbe coinvolto, poi ha affermato che era un problema di pessimismo, poi che ne siamo già fuori e che ne usciremo, appunto, meglio degli altri).

Uno dei motivi per i quali questo avviene è il fatto che, a differenza nostra, altri stati hanno investito in una imprenditoria che ha il proprio motore nelle competenze e nell'innovazione. Il che li mette nella condizione privilegiata di poter essere gli unici possibili fornitori delle tecnologie emergenti, e quindi di poter realizzare su queste dei margini elevati, lasciando agli altri stati i proventi della vendita di tecnologie ormai condivise e quindi sottoposte alla svalutazione dovuta alla concorrenza. Questo rende i loro prodotti esportabili relativamente facilmente ed in parte a prescindere dalle congiunture economiche. Volete acquistare una TAC, una PET, un sistema di trasmissione dati, una centrale elettrica, un treno ad alta velocità, un sistema per la movimentazione di container in ambiti intermodali? Molto difficilmente le acquisterete da una ditta italiana.

Tale condizione, per i paesi che ho citato, si è realizzata grazie a manodopera qualificata o molto qualificata fatta crescere in loco o importata, ed è stata solo parzialmente intaccata dall'esportazione di know-how verso l'oriente collegata alla globalizzazione / delocalizzazione. Il risultato è che questi stati si stanno riprendendo dalla crisi meglio di noi (la Germania se non sbaglio ha avuto una blanda crescita del PIL già nell'ultimo trimestre 2009), vantando retribuzioni (nette e lorde) superiori alle nostre.

L'Italia ha fortunatamente perso la leva malsana della svalutazione con l'ingresso nell'euro, ma per restarvi dentro, è costretta a far crescere il PIL in proporzione più del suo elevatissimo debito, cosa che sta realizzando frequentemente con un artificio matematico smaccato, e cioè promuovendo, in primo luogo a livello statale, meccanismi di appalto e subappalto. Questo fenomeno, pur aumentando artificiosamente il PIL, non aumenta né la produzione né la capacità produttiva dell' Italia. Anzi favorisce il proliferare di piccole imprese, strutturalmente penalizzate negli investimenti in ricerca e sviluppo, cioè nell'innovazione, e quindi ancora nella competizione con le aziende altamente tecnologiche del nord europa, alle quali viene lasciato progressivamente campo libero nei settori ad alto margine.

Privata di questa leva ed handicappata nei settori tecnologici ed innovativi, l'Italia da oltre vent'anni a questa parte, se non trenta, sta cercando di promuovere la propria produzione utilizzando quasi esclusivamente il contenimento del costo del lavoro (ormai ridotto ai minimi tra i paesi UE, il che vuol dire che su quel fronte è rimasto poco da lucrare) con il risultato di orientarsi sempre più verso settori ad alta intensità di utilizzo di manodopera non specializzata. Cioè i settori nei quali hanno maggior facilità ad emergere i paesi emergenti e del terzo mondo, per i quali il costo della mano d'opera è ancora nettamente inferiore al nostro.

L'ultimo pezzettino della riforma della scuola accelererà l'immissione sul mercato del lavoro italiano di manodopera non specializzata, poco cosciente dei propri diritti e delle proprie possibilità. Il che potrà far piacere a quella vasta parte di Confindustria che ne beneficia nell'immediato per ridurre ancora un po' il costo del lavoro e l'ormai residuale conflittualità sindacale, ma che, così facendo, accetta di rendere ancora più difficile al sistema Italia di riprendere quota tra i paesi economicamente sviluppati. Perché lo sfruttamento della manodopera poco specializzata non produce innovazione e quindi non garantisce margini operativi consistenti.

Da qui il mio giudizio estremamente negativo sull'iniziativa del ministro Gelmini, che peraltro compiacerà anche il ministro Tremonti, sollevandolo dalle spese connesse all'ospitare un anno in più un certo numero di studenti (anche qui stiamo raschiando il fondo…). Il tutto senza voler sottolineare che un livello di istruzione superiore è, per me, un bene in senso assoluto.

Di questo a Radio 24 ha avuto il coraggio di parlare alcuni giorni fa un onesto ed indignato Sebastiano Barisoni, sempre meno in linea con la radio (speriamo che duri), ma non certo Cruciani.

Saluti

Paolo, lo scolaro

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(Authan) Ancora Nirvana! La schitarrante "School" (1989) è uno dei più oscuri brani del gruppo di Seattle, tratto dall'album d'esordio, "Bleach". Musicalmente una bomba, la canzone è premonitrice del grande successo planetario e rivoluzionario che la band avrebbe poi ottenuto a partire dal 1991 con la pubblicazione del secondo album, "Nevermind".




Won't you believe it
It's just my luck
No recess
You're in high school again


venerdì 22 gennaio 2010

In utero

E' uno scandalo. Sono passate 24 ore e il frammento video di Filippo Facci che, ieri, nella sua rubrica televisiva mattutina su Canale 5 strapazza una copia di Libero, cioè il quotidiano per cui scrive, ancora non è disponibile da nessuna parte. Ma devo proprio fare tutto io? :-))

Comunque, con un po' di pazienza (c'è da sorbirsi un sacco di pubblicità) si può vedere la performance del lungocrinito Filippo a questo link, a partire dal minuto 22:50 (la rubrica di Facci dura poco più di due minuti).

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UPDATE 23/01/2010 Ecco il frammento video del solo Facci...



Insisto, standing ovation per Filippo. Quando alla fine accenna al "clima d'odio" quasi vibro di piacere.

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Scherzi a parte, è difficile adottare mezze misure con Filippo Facci. Tante sono le volte che avrei voglia di scaraventerlo giù dall'Empire State Building quante sono quelle in cui lo porterei in uno stadio gremito invitando l'intero pubblico a fare la ola. Ieri è stato uno di questi secondi casi. Sì, perché un giornalista che non si fa problemi a dire pubblicamente in diretta televisiva e radiofonica che il titolo e l'articolo di apertura del giornale per cui egli stesso lavora è “ver-go-gno-so” dovevo ancora trovarlo. Serve una buona dose di attributi, che non hanno proprio tutti.

Ricapitoliamo brevemente i fatti per chi non li conoscesse. Ieri Libero ha pubblicato un articolo a firma di Andrea Morigi, definito (per me ultra-stra-giustamente) da Facci “delirante” e “vergognoso” (anzi, “ver-go-gno-so”) dove, con la scusa di scavare nel curriculum di un candidato a presidente di regione (operazione di per sé più che legittima) si dipinge Emma Bonino come un sadico mostro abortista sterminatore di bambini.

Facci non ce l'ha fatta ad ingoiare questo boccone ed è esploso, prima in TV a Mattino 5 (meravigliosamente scatenato), e poi, più pacatamente, in radio da Giuseppe Cruciani, alla Zanzara, con quest'ultimo che, nel suo percorso di giulianoferrarizzazione sui temi etici (tristezza infinita…), non ha preso una chiara posizione, non sottoscrivendo affatto le parole di Facci né condividendone l'incazzatura, ma neppure esprimendo una decisa approvazione per l'operato del quotidiano.

Non sto a riportarvi parola per parola quel che ha detto Facci, perché preferisco spiegarmi "con parole mie". Ad ogni modo, per avere un quadro completo delle sue argomentazioni, raccomando la lettura del suo pezzo molto bello apparso su Libero di oggi (incipit: “E' difficile spiegare la vergogna personale che ho provato ieri”). Per completezza, linko anche la contro-risposta del direttore Maurizio Belpietro.

Dunque, perché l'articolo di ieri su Libero a firma di Morigi è un'infamia? Perché contrariamente a quel che ha detto Mario Sechi, uno dei tanti vicedirettori di Libero, stamattina nel programma di Alessandro Milan, l'articolo non si limitava per nulla a “raccontare dei fatti”. No no! Andava molto, molto oltre. Perché il "fatto", notissimo, che Emma Bonino sia stata un'attivista pro diritto di aborto (e aveva ben donde ad esserlo, visto che poi, per citare un frase parecchio abusata, "la storia le ha dato ragione"), ai tempi in cui l'aborto era proibito, non autorizza nessuno ad insinuare che la Bonino fosse una specie di strega degenerata che provava godimento personale nell'infilare pompe di biciclette negli uteri delle donne, posto che davvero questo sia successo nei modi descritti.

Quello che è stato fatto ieri dalla banda di Belpietro non ha nulla a che fare con l'informazione, con la libertà di espressione e di opinione, o con lo sviscerare il curriculum di un candidato presidente. Ha che fare con il sensazionalismo artefatto, con il disprezzo personale (quello che almeno un Giuliano Ferrara qualsiasi ha il coraggio di ammettere), con la visione dell'avversario politico non come un'entità con cui confrontarsi, ma come un bersaglio da lapidare. Emma Bonino per Libero è un'assassina. Insomma, per nominare le cose con il loro nome, quello di Libero è un linciaggio. Un'operazione di killeraggio che può trovare una spiegazione razionale solo nella brama di risollevare le vendite, ultimamente in brusco calo.

Ma più di tutto, è disarmante pensare che a dar luogo a tale linciaggio sono gli stessi soggetti che poi parlano di vergognose campagne d'odio quando sono la Repubblica, il Fatto o l'Unità a scrivere articoli "aggressivi", peraltro senza mai arrivare a quel livello di veemenza che si è registrato ieri, e pure oggi, su Libero. Il più truce articolo di Travaglio non si avvicina neanche lentamente al pezzo di Morigi e a quello di oggi di Belpietro.

Sì, d'accordo, è la libertà di stampa, bellezza. Meglio avere un quotidiano come Libero in mezzo a tanti altri giornali più o meno indipendenti, che nessun quotidiano. Va bene. Ci sto. Dopo tutto, gli avanzi di pesce dovrò pure incartarli in qualche modo prima di gettarli, no?

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Dal terzo album dei Nirvana, "In Utero", ho scelto la splendida "All Apologies" (1993).





What else should I be
All apologies
What else should I say
Everyone is gay
What else should I write
I don't have the right
What else should I be
All apologies...

giovedì 21 gennaio 2010

Dagli amici mi guardi Iddio

Se proprio serviva dare un colpo di grazia definitivo al tentativo di riabilitazione/beatificazione di Bettino Craxi, ieri ha provveduto egregiamente, anche se suo malgrado, l'attuale senatore del PDL Giuseppe Ciarrapico, intervistato alla Zanzara da Giuseppe Cruciani, che ringrazio sentitamente per l'inaspettato pacco regalo. Neanche dieci Marchi Travagli o cento Antoni Di Pietri messi assieme sarebbero riusciti a sputtanare così per bene la figura dell'ex leader socialista.

Non so se mi spiego… Non che di per sé sia un crimine essere amici di Ciarrapico, ci mancherebbe. Però il fatto che Craxi fosse intimo di un soggetto del genere, nostalgico del fascismo e non esattamente grande stimatore della democrazia, come ha candidamente ammesso ieri in trasmissione, la dice lunga sulla personalità e sulla visione del potere che era insita in Craxi, come del resto coloro ai vecchi tempi della prima repubblica aveva già dismesso le brache corte ricorderanno bene.

Chi invece quegli anni non li ha vissuti forse potrà trovare interessante un recentissimo post apparso nel blog del giornalista dell'Espresso Marco Damilano, dove è trascritta una pagina del diario di Walter Tobagi, giornalista assassinato dai terroristi nel 1980, pubblicata in origine nel libro della figlia Benedetta, "Come mi batte forte il tuo cuore".

30 ottobre 1979
Il “Corriere” pubblica oggi un'intervista anonima a Craxi. Se l'è scritta Craxi da solo. Pilogallo mi racconta che il testo l'hanno portato Tassan Din e Angelo Rizzoli alle otto e mezzo di sera, i quali l'hanno consegnato a Di Bella. E Di Bella ha ritagliato le risposte, le hanno incollate su altri fogli, scrivendo di suo pugno (meglio: ricopiando) le domande che Craxi s'era fatte da solo.
È vergognoso: sia per Craxi che per Di Bella.

Di Bella era il direttore del Corriere, allora sotto l'influsso della P2. Tassan Din e Rizzoli erano gli editori.

E con questa nota, sulla vicenda del decennale della scomparsa di Craxi io la chiudo qui. Almeno fino al ventennale.

***

Le contorsioni a cui Cruciani si costringe quando deve criticare Berlusconi senza criticarlo troppo sono sempre più esilaranti. Anche ieri, a commento delle dichiarazioni del cavaliere sul processo breve non abbastanza breve e sulle corti giudicanti assimilabili a “plotoni d'esecuzione”, abbiamo assistito ad equilibrismi da circo (“La legge ci può stare ma è sbagliato che sia retroattiva”).

Storia vecchia. Avrei voglia di citare Don Abbondio, ma lascio la cosa lì, appesa per aria. Per fortuna che il coraggio qualcuno ce l'ha, ed è il solito impagabile cronista giudiziario del Corriere Luigi Ferrarella, che su questa insania del processo breve dice tutto quel c'è da dire, prendendosi pure lo sfizio di citare en-passant il grande Fabrizio De André (sono versi della canzone "Sogno numero due"):

Ascolta
una volta un giudice come me
giudicò chi gli aveva dettato la legge:
prima cambiarono il giudice
e subito dopo
la legge.

Oggi, un giudice come me,
lo chiede al potere se può giudicare.
Tu sei il potere.
Vuoi essere giudicato?
Vuoi essere assolto o condannato?

Il crucianesco colmo si è raggiunto quando il conduttore ha chiesto con insistenza ad un ascoltatore se lo stabilire un termine certo ai processi non fosse comunque una cosa sensata, e se la critica che l'ascoltatore muoveva al provvedimento varato al Senato non fosse dettata unicamente dal fatto che la legge interessa i processi di Berlusconi.

Eh no! Porre la questione in questi termini è subdolo e capzioso, è un rigirar la frittata a proprio comodo, è un ingannare lo sprovveduto col giochino delle tre carte. La vera domanda è quella opposta: se non fosse per i procedimenti giudiziari contro Berlusconi, si sarebbe mai parlato di legge sul processo breve? Ovviamente no, non prendiamoci in giro.

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Parlar di De André e di giudici non può che far venire in mente Renato Brunetta. Tralasciando il fatto che Beppe Severgnini, ospite ieri alla Zanzara, nel menzionare una frase che gli disse Brunetta a proposito della sua statura (“Se la immagina la vita che ho fatto?”), ha indirettamente confermato come i suoi odierni atteggiamenti sopra le righe siano da correlare ad un fattore psicologico legato alla convivenza di tutta la vita con ciò che madre natura gli ha dato (mica è un'offesa, è solo una banale constatazione), vorrei tanto sapere da Cruciani, a seguito della canditatura di Brunetta per la poltrona di sindaco di Venezia, se considera compatibile il doppio incarico di ministro e di sindaco, visto che pare non sussista l'intenzione di mollare il dicastero.

Occhio, caro Crux, che per rimanere coerenti con altri casi precedenti non dissimili, la risposta valida è una sola…

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Contributo multimediale... Dovrei in teoria mettere il brano di De André citato da Ferrarella, ma trattandosi di un pezzo non proprio orecchiabile, pur rimanendo nel repertorio del cantautore genovese preferisco ripiegare su una delle sue canzoni capolavoro: “Amico fragile” (1975).




E poi seduto in mezzo ai vostri arrivederci,
mi sentivo meno stanco di voi
ero molto meno stanco di voi...

mercoledì 20 gennaio 2010

Quando i bambini fanno oooh

Per mia mancanza di tempo, ho chiesto a Paolo, che ringrazio infinitamente, di buttar giù qualcosa sulla Zanzara di ieri, la quale peraltro non ha offerto grossissimi spunti. A voi i commenti. Authan

PS. Per la mancata presa di distanza esplicita, chiara e netta, dalla strumentalizzazione dei bambini de L'Aquila da parte di Berlusconi, Crux si meriterebbe un bel cazziatone come si deve. Paolo nel suo pezzo ci va fin troppo leggero.

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[Il post è a firma di Paolo]

Buongiorno.

Non sono riuscito ad ascoltare attentamente la trasmissione, non al punto di percepirvi sostanziali argomenti nuovi dei quali valga la pena parlare: trasmissione fiacca ed un po' fastidiosa. Probabilmente ieri sera Zapping è stato migliore.

Cos'è passato in onda?

Partiamo dall'ampio intervento dell'autorevolissimo (!) ex sindaco di Aulla, in difesa di Craxi e del monumento in marmo di Carrara a lui dedicato, utile a mantenere vivo lo scontro tra tifoserie opposte ma non ad apportare alcuna idea in più rispetto ai giorni nostri.

Ho già detto che secondo me Craxi non va giudicato solo per le condanne. Chi segue tale linea di pensiero in trasmissione, però, dimentica, insieme a Cruciani, tutto quanto di negativo fece Craxi negli anni ottanta. L'esplosione del debito pubblico di cui l'ex leader del PSI fu uno dei principali artefici (e che oggi ci paralizza qualsiasi tentativo di opporci attivamente alla crisi) fu per me un crimine ben più grave. Politicamente. Come l'affossamento dello strumento referendario. O certe imbarazzanti amicizie tra dittatori.

Poi, in trasmissione è proseguito il dibattito sulle sparate di Brunetta. Anche questo è un tema già sviscerato nei giorni scorsi. L'unica cosa da aggiungere sarebbe una precisazione circa il fatto che sinora il taglio dato all'argomento identifica il bamboccione con chi non esce di casa. Personalmente per me un bamboccione è chi non sa o vuole rendersi indipendente (parlo per esperienza personale: come molti studenti universitari sono uscito di casa a 18 anni, ma non sono riuscito mantenermi se non dopo la laurea), indipendentemente da dove vive.

Ma il conduttore, che provocatoriamente e narcisisticamente ci informa di non essersi mai rifatto il letto (come il suo idolo Brunetta), ha deciso che il problema è prevalentemente culturale. Il che è sicuramente vero per chi non vede o non vuole vedere come può almeno contribuire all'economia familiare, magari rifacendo il letto, ma non per chi non trova un lavoro che permetta di pagare le spese vive.

Si è poi accennato all'ennesima visita di Berlusconi a L'Aquila, accolta seraficamente da Cruciani con i commenti sul fatto che il premier è tornato quello di sempre. Sembra fatta apposta per sottolineare una volta in più il doppiopesismo del conduttore. Ricordate come si dichiarava infastidito dai riferimenti ai propri bambini quando a strumentalizzarli era la De Gregorio, non molto tempo fa? Ma se lo fa Silvio con una scuola elementare –pardon, primaria– chissà perché le ironie spariscono…

Cos'altro rimane? L'ennesimo tributo all'inascoltabile Sgarbi? L'abbuffata mattutina di pastasciutta di Pannella con i consigli sulle diete? Io passo oltre.

Ringrazio comunque Cruciani per la citazione del blog (si spera sempre in nuovi contributi al dibattito).

Saluti

Paolo opinion maker

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(Authan) No, il video di Povia non ve lo metto. Come Crux boicotta Fred Vargas per la vicenda Battisti, io boicotto Povia per quella sua canzone sul gay che "guarisce". Su suggerimento di Paolo, metto invece il clip della famosa scena di Albero Sordi e del "maccarone, m'hai provocato, e io te distruggo" (dal film "Un americano a Roma"), scena che ieri, sentendo delle inconsuete abitudini culinarie di Pannella, penso sia venuta in mente a tutti (beh, quasi tutti).



martedì 19 gennaio 2010

Vado a vivere da solo

I due argomenti maggiormente trattati alla Zanzara di ieri non mi hanno particolarmente appassionato, ma questo è quel che passava il convento e a questo giro non intendo lamentarmene con il conduttore.

Partiamo dalla lettera di Giorgio Napolitano alla moglie di Bettino Craxi, che è francamente incommentabile. Le parole sono talmente neutre e al contempo talmente pesate che è impossibile trarne un sunto al fine di evidenzare una presa di posizione chiara nel dibattito delle ultime settimane sulla figura dell'ex leader del PSI.

Giuseppe Cruciani, che su questo tema mi sembra un po' succube delle opinioni molto tranchant, pro Craxi e anti Mani Pulite, del suo amico Filippo Facci, ha messo l'accento sull'espressione “contro Craxi una durezza senza eguali” usata dal Capo dello Stato. Ma per interpretare la lettera come una riabilitazione completa di Craxi e come un atto di accusa verso i magistrati (operazione che peraltro Crux non è assolutamente arrivato a fare, intendiamoci) ci va una bella dose di fantasia. Del resto, come osserva Vittorio Zucconi sul suo blog, il presidente in un diverso passaggio fa notare la “persistente carenza di risposte sul tema del finanziamento della politica e della lotta contro la corruzione nella vita pubblica”.

Insomma, Napolitano dà un colpetto qui e uno là, uno su e uno giù, e alla fine siamo tutti al punto di partenza.

Cambiando argomento, si è molto dibattuto ieri anche dell'ennesima provocazione di Renato Brunetta, quella sui giovani che dovrebbero essere obbligati per legge (ma "per legge" ovviamente era solo un modo di dire da non prendere alla lettera) ad andarsene a vivere per conto proprio.


Cala_Solo


Brunetta ha rispolverato il termine "bamboccioni" diventato celebre dopo che venne utilizzato nell'ottobre 2007, in un contesto simile, dall'allora ministro dell'economia Tommaso Padoa Schioppa. Ma con una differenza: Padoa Schioppa parlava a margine dei provvedimenti della finanziaria allora in via di approvazione. Era cioè un discorso pertinente al suo dicastero. Brunetta invece ha dato fiato alla bocca uscendosene con una sparate che non c'entra nulla con il suo ruolo nel governo, al solo fine, come lo stesso Cruciani ha ammesso, di conquistare spazi sui media per pavoneggiarsi un po'. Assimilare l'uscita di Brunetta a quella di Padoa Schioppa non mi sembra pertanto del tutto corretto.

Ad ogni modo, sul tema bamboccioni ho trovato interessante l'analisi di Luca Ricolfi apparsa sulla Stampa, analisi che a grandi linee ingloba i commenti espressi ieri dal conduttore della Zanzara, ma che arriva anche ad conclusione più estesa, in base alla quale, oltre alle scarse opportunità di lavoro e al costo della vita, e ad una questione culturale (quest'ultima per Cruciani è il fattore prevalente e secondo me ha ragione), tra le cause della permanenza prolungata dei figli a casa dei genitori ci sono anche il basso livello medio di preparazione scolastica. Sì, non è da escludersi, in effetti,

***

Secondo quanto pubblicato ieri dal Giornale, Cruciani sarebbe in procinto di firmare un contratto con Mediaset per condurre una striscia informativa al mattino (cosa che non implica l'abbandono di Radio 24) inizialmente su Italia 1 e poi su un nuovo canale all-news.

Ci tengo a dire che io personalmente non gliene faccio una colpa per questa scelta, così come non gliela feci quando Crux iniziò la collaborazione con Panorama. L'aspirazione di fare carriera, di guadagnare di più, è legittima e vale per lui come per tutti.

Vorrei solo che Crux capisse bene quali sono le conseguenze. La percezione, giusta o ingiusta (secondo me ingiusta), che egli sia "uno della squadra" (la squadra di Mr B.) diventerà sempre più marcata e sempre più persone a ragione o a torto glielo faranno notare in diretta telefonica.

Inoltre, non vedo come la consapevolezza di chi è che comanda a Mediaset possa non costituire un freno, conscio o inconscio, tale da portare fisologicamente Crux ad autolimitarsi su certi temi. Così come alla Stampa di Torino nessuno dice che la Multipla fa schifo (e come ci si può stupire?), a Italia 1 sarà molto difficile dire "Berlusconi ha sbagliato", o "Berlusconi ha detto una stupidaggine sesquipedale", cosa che alla Zanzara invece avviene (raramente, ma avviene).

Questo deve essere ben chiaro a Crux, perché non vorrei poi ritrovarmi a sentire da lui dei piagnistei sul fatto che gli danno del berlusconiano. Se fa quella scelta, si faccia carico delle conseguenze. Se non le accetta, farebbe meglio a provare a bussare ai cancelli del cielo (SKY).

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"Video Killed The Radio Star", Buggles (1979)




Video killed the radio star
Video killed the radio star
In my mind and in my car
We can't rewind we've gone too far...

lunedì 18 gennaio 2010

Cattivo fino all'osso

Ogni tanto una dose di cattiverie ci va. Oggi è uno di quei giorni.


UNO…

Mi ero del tutto disinteressato del nuovo messaggio alla nazione di Augusto Minzolini, che lo scorso 13 gennaio, dal suo scranno istituzionale al Tg1, ha metaforicamente eretto un monumento a Bettino Craxi. In parte perché son tre settimane che si parla di Craxi-statista-Craxi-ladro e non se ne può più, e un po' perché pure le polemiche su Minzolini e sui suoi editoriali partigiani e revisionisti (legittimi, ma non consoni) sono ritrite e mi annoiano. Tuttavia, se Giuseppe Cruciani ci dedica - chissà perché - quasi l'intera puntata di venerdì 15 gennaio, qualcosa la dovrò pur dire.

La figura di Craxi non può essere ridotta ai suoi guai giudiziari” ha insistito il conduttore della Zanzara. Ribaltando il concetto, mi verrebbe da dire che la figura dell'ex leader del PSI non può essere "accresciuta" accostandola, tra i fautori della crisi dell'URSS, a quelle di soggetti come Ronald Reagan e Papa Wojtila, come ha fatto Minzolini. E' semplicemente ridicolo.

Ma la vera perla del Minzolini show è stata la connessione tra la caduta del Muro di Berlino e Mani Pulite (raccogliete il mento). Chi stava al di qua del Muro, ha sostenuto Minzo, è un "vincitore" che andava premiato con una medaglia mentre invece Mani Pulite i "vincitori" li ha messi alla sbarra. Vale a dire, l'aver osteggiato l'URSS e l'essere stati filo-americani durante la guerra fredda doveva comportare una sorta di immunità contro l'esercizio del controllo della legalità da parte della magistratura. E' uno dei ragionamenti più dementi che mi sia capitato di sentire da anni.

Secondo Crux, poi, si è fatta troppa esegesi di questo benedetto editoriale. Peccato che pure lui di esegesi di parole altri ne produce a quintali, quando gli fa comodo. Il fatto è che lasciarsi andare a qualcosa di così convenzionale come una critica a don Minzo, per quanto fondata possa essere, non è abbastanza cool per il nostro eroe, sempre alla ricerca di una corrente nella quale poter nuotare in direzione contraria.


…DUE…

Nell'ultimo numero di Panorama, Cruciani, che sul settimanale edito da Mondadori è da qualche tempo un columnist (nel senso che tiene una rubrica di lunghezza fissa pari a una singola colonna), lincia senza pietà Fabio Fazio per via di una recente intervista di quest'ultimo, nel programma "Che tempo che fa", a Ezio Mauro. Come già aveva sostenuto in una delle ultime Zanzare, tra Fazio e Mauro ci sarebbe stata, secondo Cruciani, una corrispondenza di amorosi sensi da far impallidire quelle quasi proverbiali tra Bruno Vespa e Silvio Berlusconi.

Beh, che dire… A parte il fatto che la differenza tra un direttore di giornale e un presidente del consiglio spero sia chiara al conduttore della Zanzara, e a parte il fatto che Fabio Fazio ha insita nei suoi geni una tendenza a presentarsi in modo ossequioso, complimentoso e zerbinante nei confronti di chiunque gli capiti di intervistare, vogliamo andare, caro Cruciani, a riascoltate certe sue interviste radiofoniche al presidente emerito Francesco Cossiga?


…E TRE

L'entusiasmo con cui Crux ha commentato il servizio delle Iene nel quale Enrico Lucci prende sonoramente per i fondelli il povero (si fa per dire) Lapo Elkann, arrivando a chiedergli, in qualità di capostipite di una certa moda nell'ambito delle preferenze sessuali, di spiegare cosa spinge gli uomini ad andare coi trans, mi è sembrato un po' troppo smodato (“Il miglior pezzo di televisione della stagione”).

Per carità, ci sta: Lapo è un vip sui generis, con tutti gli onori e gli oneri che ciò comporta, e le Iene per loro natura sono perfide. L'irriverenza della trasmissione di Italia 1 sta alla base del suo successo. Ma il godere pubblicamente, come ha fatto Cruciani in diretta radiofonica, dell'imbarazzo di Lapo per quella sua vecchia vicenda privata diventata pubblica suo malgrado, ho trovato somigliasse molto ad uno sparare sulla croce rossa. Mi è sembrato – come dire – troppo facile. Gratuito.

Sarebbe come se qualcuno (non dico Lucci che probabilmente Cruciani non se lo caga neppure, ma anche un semplice ascoltatore) telefonasse in diretta alla Zanzara e così, senza motivo, chiedesse a Cruciani se gli capita mai, sotto la doccia, di canticchiare "Serenata rap". Quasi quasi chiamerei io, se fossi quello stronzo che non sono mai stato capace di essere.

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Oggi doppio contributo multimediale ^__–

"Bad to the bone", George Thorogood (1982)




B-B-B-B-Bad
B-B-B-B-Bad
B-B-B-B-Bad
Bad to the bone...





"Serenata rap", Jovanotti (1994)




Quel tuo essere al di sopra delle mode del momento
Sei un fiore che è cresciuto sull'asfalto e sul cemento

Affacciati alla finestra amore mio...
Affacciati alla finestra amore mio...



venerdì 15 gennaio 2010

Cabaret

In riferimento all'accostamento, spesso proposto da Giuseppe Cruciani, tra la sua Zanzara e un tipico bar, mentre ieri ascoltavo il conduttore disquisire con una simpatica lavoratrice di un ristorante cinese a Milano, che peraltro, curiosamente, gli dava pure allegramente del tu pur senza conoscerlo, sugli ingredienti alla base degli involtini primavera, con l'intento di dare una risposta ad un quesito posto pubblicamente un paio di giorni dal ministro Luca Zaia, mi domandavo: ma in quale caspita di bar si parla degli ingredienti degli involtini primavera?

E in quale bar si parla dello sdoganamento della parola "negro"? E ancora, in quale bar si parla della differenza tra i morsi a caviglie, polpacci e orecchi?

Ripensando alle ultime puntate della trasmissione sono giunto ad una conclusione: se è vero che il programma ha sempre fatto dell'ironia e della giocondità una delle proprie prerogative (da me peraltro molto apprezzate), aspetto che sicuramente rappresenta uno degli ingredienti del suo successo, finora, però, di pari passo non era mai neppure mancato l'intento di commentare e di sviscerare anche con un minimo di serietà (serietà, non seriosità) i temi del giorno. C'era equilibrio e amalgama tra le due fasi, quella della goliardia e quella del commento serio.

Nelle ultime puntate, invece, questo equilibrio è andato a farsi benedire, a favore della sola fase goliardica. Ogni cosa viene messa in burla, di ogni notizia si va ad evidenziare il lato più colorito, più pittoresco, più divertente. Se un fatto del giorno, per quanto importante, non ha risvolti ilari, viene ignorato o quasi. Quel che si cercano sono solo le “boiate”. Ascoltare la Zanzara non è più come "passare al bar prima di tornare a casa", me è come andare ad uno spettacolino di cabaret, presentato però da un tizio scontroso che non ha mai prodotto una sola battuta fulminante in vita sua (non in diretta radiofonica almeno).

Inizialmente pensavo ad una casuale successione di eventi. Ma ora, invece, mi sono convinto che il tutto sia voluto, sulla base di una strategia precisa e studiata. Cruciani (quante volte ha detto ieri “ma fermiamoci qua perché stiamo diventando troppo seri”), immagino nella speranza di alzare gli ascolti, o forse perché si è stufato del solito tran tran, vuole trasformare la Zanzara in uno show semidemenziale dove l'intrattenimento puro la fa da padrone. Non più informazione, e nemmeno infotainment, ma entertainment puro, a discapito degli spazi di confronto "serio" sui temi del giorno. Non so voi, ma io, di questa svolta, non sono per nulla soddisfatto.

(Tranne che per un dettaglio: l'apparente interruzione, chissà se definitiva – non credo – della fissazione per l'anti-antiberlusconismo.)

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Giuliano Ferrara su Emma Bonino:

Detesto Emma Bonino, spero che perda le elezioni. E' una intollerante, un'abortista sfegatata e una militante del torto negatore travestita da libertaria, una innamorata di sé dall'insopportabile accento vittimista, una cercatrice di cariche meticolosa e fatua, la complice non candida, ma molto candidata, del peggior Pannella, una pallona gonfiata come poche, un ufficio stampa ambulante, un disastro di donna en colère e di personalità pubblica.

Aggiungo che un partito il quale accetta di candidare una simile prepotente dopo essersi sentito dire sprezzantemente: "Io corro, se venite anche voi, bene, sennò ciccia", è un partito di dementi. Chiaro?

Commento di Cruciani: “Ferrara è fantastico”.

Precisiamo, Crux si riferiva allo stile, non al concetto espresso dall'Elefantino. Ma poco importa, perché definire “fantastico” un carosello di insulti è davvero stupefacente. Pertanto, amici aficionados della Zanzara, ascoltatemi: la prossima volta che vi dovesse capitare di intervenire in diretta, fatemi un favore: se Crux prova anche solo ad accennare alla vecchia storia del "clima d'odio", ridetegli pure in faccia. Vi autorizzo io.

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Su geniale suggerimento di Viola, il contributo multimediale del giorno è "The Entertainer", un ragtime datato 1902 (!) diventato celebre come colonna sonora del film "La stangata".




giovedì 14 gennaio 2010

Meno male che Giulio c'è

A chi non farebbe piacere una bella sforbiciata alle tasse? Chi non sprizzerebbe gioia da ogni poro nel trovarsi qualche centinaio di euro in più in busta paga? Io sarei il primo.

E però.

Però, a mente fredda, come si fa ad ignorare il quadro attuale che vede un debito pubblico stratosferico (vicino al 120% del PIL) e in crescita, che vede una spesa pubblica in aumento, nell'ultimo anno, del 13% (dati presi da un articolo apparso oggi su Repubblica)?

A me non piace il catastrofismo alla Beppe Grillo, ma sono dati angoscianti. E la teoria che una forte riduzione fiscale si tradurrebbe in un rilancio dell'economia con benefici per le stesse entrate fiscali, propugnata da molti altri opinionisti destrorsi ("destrorso" non equivale necessariamente a "berlusconiano"), tra cui Giuseppe Cruciani, che l'ha ribadita di nuovo ieri in trasmissione, altro non è che una scommessa. Una scommessa azzardata, che, se persa, aprirebbe scenari "argentini" per il nostro Paese.

Prima di parlare di riforma fiscale serve creare un'architettura virtuosa. Debito in discesa, spesa calante, riduzione degli sprechi, economia in ripresa. E no, Cruciani, questo non è benaltrismo. E' serietà, è avere la testa sulle spalle e i piedi per terra, anziché impegnati in un salto nel vuoto.

Ecco perché la cautela di Tremonti, che evidentemente ieri deve aver fatto l'ennesimo discorsetto al cavaliere (in soldoni, "fai retromarcia o io me ne vado"), stroncando sul nascere ogni vagito di quella riforma fiscale che, dopo alcune recenti dichiarazione del premier, sembrava essere tornata all'ordine del giorno, è più che apprezzabile. Meno male che Giulio c'è.


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Il vero post di oggi, a firma di Paolo, parte da qui.


REVISIONI "ALLA PANSA"
by Paolo

Buongiorno,
sul terremoto ad Haiti nulla da dire: purtroppo l'unica cosa chiara è che su uno stato già miserrimo si è abbattuta una sciagura di dimensioni terrificanti. Confesso che fino a ieri sera non me ne ero reso conto…

Ieri ho seguito poco e male la trasmissione e tra una cosa e l'altra sono stato colpito da una frase dell'editoriale di Augusto Minzolini al TG1 passata in trasmissione dove si affermava, circa il finanziamento illecito dei partiti, che “La verità è che a un problema politico fu dato una soluzione giudiziaria e l'unico che ebbe il coraggio di porre in questi termini la questione, cioé Craxi, fu spedito alla ghigliottina”.

Ora, che si voglia riabilitare Craxi e/o la sua politica ci può stare e lo accetto di buon grado, ma, come sempre, mi piacerebbe che la cosa venisse fatta con equilibrio.

Mi pare lo si faccia invece "alla Pansa" (nel senso di Giampaolo Pansa), che per contestare una storiografia esclusivamente buonista sulla Resistenza, cerca di scriverne una esclusivamente "cattivista" (mi si passi il termine) sugli stessi partigiani. E commette un errore uguale e inverso.

Prendete Giovanni Minoli, che lunedì sera ha firmato una agiografia di Craxi, sottolineandone in politica la modernità, il decisionismo, l'indipendenza in politica internazionale e dimenticandosi completamente la catastrofica gestione del debito pubblico, i rapporti privilegiati accordati a i dittatori africani e non, le politiche sociali che impoverirono i lavoratori dipendenti, l'affossamento della democrazia diretta (cose di cui ho già scritto alcuni giorni fa e che, ai miei occhi, non lo qualificano sul piano politico come un grande statista).

La frase pronunciata ieri da Minzolini, citata sopra, è un'eresia, ed esprime un ragionamento che viene probabilmente condiviso da molti unicamente perché utile a riabilitare Craxi, e solo nel suo caso.

Perdonatemi il paradosso che si ottiene dalla seguente generalizzazione: se ammettiamo che la motivazione politica giustifichi la commissione di illeciti, allora sul terrorismo che per vent'anni ha insanguinato l'Italia possiamo scrivere che "la verità è che a un problema politico fu dato una soluzione giudiziaria". E se domani Cesare Battisti avesse la necessità di rientrare in Italia per motivi di salute, ma dicesse: “Dillo a quelli là, che io in Italia ci torno soltanto da uomo libero... Piuttosto muoio qui” , saremmo ovviamente tutti d'accordo nell'accordargli la libertà per salvare un uomo “spedito alla ghigliottina”, vero?

Questa, per me, è disonestà intellettuale, e, in una certa misura, se qualcuno deve farvi ricorso è indice che i motivi condivisibili che si possono portare a supporto delle posizioni che si vorrebbero sostenere sono molto, molto pochi.

Saluti

Paolo alla Trippa

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(Authan) Il contributo multimediale, che è "Money, money, money" di Liza Minnelli, dal musical "Cabaret", ma in un'interpretazione "Disney", è stato scelto da Paolo. Nel caso, prendetevela con lui :-)))



mercoledì 13 gennaio 2010

Orizzonte di osservazione

Sorpresa! Paolo mi ha mandato un bel post un minuto dopo che io avevo pubblicato il mio. Siccome trattasi di un testo molto "sentito", riguardante il tema del razzismo (su cui io ho sorvolato perché l'ho trattato già innumerevoli volte), merita la vetrina. Ma non dimenticativi il mio di post, eh! :-) S'intitola "Pareri all'ingrosso".

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[Da qui in giù il testo è a firma di Paolo]

Buongiorno,
in questi ultimi due giorni Cruciani mi ha fatto girare i cogl***i, quindi i toni saranno un po' aspri.

Mi pare che si voli sempre su livelli bassi, anche se ieri, dopo argomenti francamente vuoti e fastidiosi, si è per fortuna passati a qualcosa di più consistente. E il conduttore mi sembra abbia lasciato trasparire su cosa basa le sue convinzioni / refrain sul fatto che in Italia non c'è razzismo.
Il "ragionamento" sembrerebbe articolarsi così: gli esempi che mi vengono fatti sono casi personali o al più riguardano una minoranza, quindi non hanno valore ed a riprova vi dico che nella mia esperienza personale non vedo razzismo.

Peccato che la discriminazione (mi si passi l'estensione dal razzismo al fenomeno più generale della discriminazione) normalmente riguardi praticamente solo le minoranze, e quindi che sono proprio i casi riguardanti le minoranze ed i singoli quelli di cui stiamo parlando. Peccato che il fatto che lui non li veda non significa che non ce ne siano subito oltre il suo orizzonte d'osservazione. Peccato che, probabilmente, se Cruciani fosse negro, giudeo, frocio, terrone, mongoloide, nano, storpio, barbone, pezzente, impotente, ecc. (che ci vuole a sdoganare certi termini, è così facile, così trendy, così radical chic al giorno d'oggi!) il suo orizzonte di osservazione e la sua sensibilità cambierebbero.

La cosa divertente delle discriminazioni è che non sai mai a chi toccherà essere minoranza domani. E se oggi discrimini e espelli dalla società i negri perché minoranza, domani potrai discriminare i froci, poi dopodomani i giudei, dopodomani l'altro i mongoloidi, poi i terroni, poi… è solo questione di tempo perché tu rientri in una categoria discriminata: c'è sempre uno più puro che ti epura, non importa quanto ariano, cattolico e benestante tu sia, prima o poi esce anche il tuo numero.

Durante il nazismo molti ebrei non si preoccuparono delle SS sino a quando non andarono a prenderli, perché credevano che certe cose avrebbero riguardato solo gli altri, quelli che non si erano formalmente convertiti, quelli più a est, gli accattoni. Invece spesso condivisero lo stesso gas e lo stesso camino.

E' questo il gioco che ci piace? E' questo il gioco che piace a Cruciani? Quand'è che toccherà anche al conduttore spesso vestito e pettinato in maniera che può sembrare trasandata come un barbone (definizione data in ottemperanza del politically uncorrect che tanto gli piace) rientrare in una minoranza discriminata? Si ricorda quando era ragazzino la frase "vai a lavorare e tagliati i capelli!" rivolta a gente vestita e pettinata come è lui oggi?

Chiedo scusa per il livore, ma l'argomento è di forte istigazione.

Chiudo con una piccola nota ignobile: capisco ironizzare sulle opinioni di Fabio Volo (anche se allora, per coerenza, su quanti ospiti della Zanzara andrebbe fatto?), ma farlo su quelle di una conduttrice come la D'Amico, cui anche velatamente ha mandato a dire che farebbe meglio a stare zitta perché incinta, e che invece sta conducendo con personalità e polso un programma come Exit, tra i migliori prodotti di informazione in palinsesto (a mio avviso in questo momento inferiore solo a Report), non è stata una caduta di stile, ma una brutta figura. Perché tra Cruciani e la D'Amico mi pare che il professionista migliore in questo momento sia lei. E lui quello invidioso.

Saluti

Paolo falascià

Pareri all'ingrosso

Dopo aver raggiungo il suo "minimo storico" con la puntata di lunedì, la Zanzara non poteva che risalire. Non di molto a dire il vero, ma è già qualcosa. E' un po' come una squadra di calcio che, reduce da una batosta (leggi trasmissione irritante), ottiene uno stentato pareggio (trasmissione fiacca) nella partita successiva. Come si suol dire in questi casi, l'importante è muovere la classifica. Non c'è quindi moltissimo da segnalare sulla trasmissione di ieri, giusto due o tre cose in realtà non di particolare rilevanza.

Partiamo. Mi ha un po' infasidito l'espressione “pareri all'ingrosso” che Cruciani ha pronunciato introducendo dei clip audio contenenti delle dichiarazioni di Fabio Volo e Ilaria D'Amico contrarie al cosiddetto "processo breve". Tale espressione a mio avviso denota una certa altezzosità, un guardar dall'alto al basso, sottintendendo un "voi-non-siete-degni". Se posso dare un suggerimento, la prossima volta eviterei.

Per lo stesso identico motivo avrei evitato anche la crucianesca provocazione insita nell'osservare che “di fronte a certe argomentazioni mi vien quasi da diventare favorevole al processo breve”. Se Crux dovesse applicare sistematicamente questo approccio, molte sue certezze vacillerebbero, visto che su qualsiasi tesi propugnata dal conduttore della Zanzara si può trovare un qualche soggetto che argomenta la medesima tesi in modo spropositato. Un esempio? Clima d'odio, Cicchitto... e ho detto abbastanza.

Inoltre, non ho capito francamente cosa ci sia da ridire su quel che ha espresso la D'Amico. Veniva intervistata, le hanno fatto una domanda e lei ha risposto con ciò che le è venuto in mente di dire. Qual è il problema? Mica voleva persuadere nessuno. Bah, mistero. Invece, accetto l'idea che Fabio Volo, conduttore di Radio Deejay (gruppo Espresso/Repubblica) sia andato un po' sopra le righe con quel sermone contro il processo breve, con tanto di musichetta grave in sottofondo, che ieri Crux ci ha fatto ascoltare.

Voltiamo pagina, e passiamo a Paola Binetti. Dal suo intervento in trasmissione ieri, ho avuto conferma del fatto che la senatrice è una di quegli ultimi dinosauri, per fortuna in via d'estinzione, che fanno politica su basi puramente ideologiche. La Binetti riconosce come interlocutore valido solo chi condivide i suoi valori religiosi, che sono giusto un filino oltranzisti. Emma Bonino potrà essere una persona di straordinarie capacità e attitudini, ma per il governo della regione Lazio non va bene. E' troppo laica.

Io non riesco a neanche concepire tutto questo, è fuori dalla mia forma mentis. In che modo la laicità di una persona può inficiare la capacità di amministrare una regione? E' come se io un giorno decidessi di non votare qualcuno solo perché è tifoso della Juventus. Non ha senso.

In conclusione, come ultima nota sulla Zanzara di ieri, voglio dare atto a Cruciani che la sua intervista, avvenuta in chiusura di trasmissione, al senatore leghista Giovanni Torri, dopo che questi ha definitoselvaggio” e “cannibale” un nigeriano reo di aver morso l'orecchio di un poliziotto modenese che lo stava rimpatriando a Lagos, è valsa il prezzo del biglietto.

Ricordandogli l'episodio piuttosto celebre, e non così dissimile, della caviglia del poliziotto azzannata da Roberto Maroni anni fa durante un'irruzione delle autorità in una sede della Lega, Cruciani ha ripetutamente chiesto a Torri, prendendolo neanche tanto velatamente per i fondelli, se è meglio essere morsi alla caviglia o all'orecchio. Una domanda demenziale che Cruciani, per non ridere, poneva mordendosi… la lingua. Ma per Torri la risposta era serissima: meglio la caviglia. Sipario.

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Queen, "Another One Bites The Dust" (1980)




Are you happy, are you satisfied
How long can you stand the heat
Out of the doorway the bullets rip
To the sound of the beat

Another one bites the dust...
Another one bites the dust...


martedì 12 gennaio 2010

Black out

Avevo quasi deciso di scioperare. Sì, scioperare. Perché una puntata indecorosa come quella della Zanzara di ieri è praticamente incommentabile.

Per due ore si è sproloquiato sulla liceità dell'uso della parola "negro", sulla spinta della scelta di quel maestro della comunicazione provocazione che è Vittorio Feltri di usare per due giorni consecutivi la parola "negri" nel titolo principale del quotidiano che dirige. Visto il soggetto in questione, la scelta di Feltri ha provocato al più qualche aggrottar di sopracciglia tra i blogger, con l'aggiunta dell'isolato mugugno dell'editorialista Pierluigi Battista, il quale ha scritto sul Corriere un pezzo piuttosto critico, da me, giusto per la cronaca, largamente condiviso, al contrario di Cruciani. Pertanto, non si vede il motivo di tutta questa attenzione al tema da parte del conduttore.

Il punto è questo: che Cruciani sia il padrone di casa e la trasmissione la imposta lui come meglio crede mi è chiarissimo, e infatti io mai mi permetterei di intervenire in diretta telefonica per attaccare il conduttore (esattamente come non sopporto che qualcuno venga qui sul blog a denigrare il mio lavoro). Però a questo giro si è oltrepassato il limite del buon senso.

Accennare alla querelle sulla parola "negro" va benissimo, ma Cruciani non può farne il tema dominante del giorno, sottraendo spazio a questioni ben più interessanti, solo per poter sfoggiare la propria scorza da bastian contrario che odia il politically correct e non si fa problemi, da vero uomo di mondo che si esprime nel presunto linguaggio comune, a dire "negro" o "frocetto" (però guai a dire "nano", eh!), purché con tono scherzoso o comunque inoffessivo, coinvolgendo peraltro il solito molestatore della parola Vittorio Sgarbi, che ha pensato bene di mettersi a strillare “Negro! Negro! Negro!”, probabilmente autoinducendosi un orgasmo.

Cruciani non se la può cavare dicendo che chi interviene è libero di parlare di quel che vuole. Non che ciò non sia vero (e infatti ieri qualche telefonata su altri temi c'è stata), però il conduttore non può far finta di sottovalutare la propria capacità, e anche volontà, di indirizzare le discussioni lungo certi binari. A cosa servivano altrimenti, tutte le canzonette contenenti la parola "negri" che ieri ci sono state propinate? (Aperta parentesi: non a caso tutte canzonette stra-datate. Nessun autore oggi, ovviamente, adopererebbe più quella parola nei propri testi. Chiusa parentesi.)

La solita Zanzara, quella che prevede un turbinio di opinioni sui temi del giorno, ha avuto ieri un clamoroso black-out, un'interruzione - speriamo breve - durante la quale è andata onda, in sostituzione, l'inutile esibizione dell'ego di un conduttore che ha voluto far professione della propria presunta capacità di saper stare al mondo, bassifondi inclusi. Solo che quel mondo è il suo mondo, non necessariamente il mondo di tutti. A me, se devo dirla tutta, un mondo dove si usano le parole "negro" e "frocetto", non importa se per offendere o no, mi fa pure un po' schifo.

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Almeno ho il pretesto per mettere una della mie canzoni preferite di sempre...

"Black", Pearl Jam (1991)




All the love gone bad turned my world to black
Tattooed all I see, all that I am, all I'll be...

I know someday you'll have a beautiful life,
I know you'll be a sun in somebody else's sky
But why, why, why can't it be, can't it be mine...