venerdì 27 febbraio 2009

Il quorum va abolito

Dopo tanti post critici, sono lieto di poter scrivere oggi un nota di elogio per Giuseppe Cruciani. Ma andiamo con ordine.

Il tema maggiormente dibattuto, alla Zanzara di ieri, è stato quello del referendum elettorale. Il governo sembra intenzionato a tenerlo fuori dall'election day di giugno, rinunciando cosi ad un gigantesco risparmio (400 milioni di euro, a detta del sito del team di economisti guidato da Tito Boeri) per le casse dello stato, al solo fine di rendere più problematico il raggiungimento del quorum. La cosa è stata candidamente ammessa da Italo Bocchino del PDL, il quale però, curiosamente, era stato, in origine, tra i promotori del referendum stesso. Un bell'esempio di scarsa coerenza che Cruciani ha giustamente messo in risalto.

Non voglio però concentrarmi su Bocchino, perché dopo la recente scenetta con Nicola Latorre (ricordate il "pizzino"?) ai miei occhi ha perso ogni credibilità. Parlare male di lui, per quel che mi riguarda, è come sparare sulla croce rossa. Voglio invece dire due cose sullo strumento referendario in generale.

Non ci giro intorno: il quorum va abolito. Lo ha detto pure Cruciani, ieri, e di questo lo ringrazio.

Io accetto l'idea che alcune persone possano rigetterare il referendum come mezzo per decidere su un certo tema. Mi sta bene considerarla una posizione attiva, come suggerito da un ascoltatore ieri. Ma questa posizione - leggitima, lo ripeto - non può andare a sommarsi a quella di chi è dichiaratamente contrario agli obiettivi del referendum pur riconoscendone la validità come strumento di democrazia diretta, e pure a quella di chi per pigrizia, per ignoranza, per insensibilità, semplicemente si disinteressa del tutto al referendum. Non si possono sommare tre posizioni diverse dando loro un'unica valenza.

In un referendum ci possono essere:

- i ""
- i "No"
- i "Fate vobis" (schede bianche o nulle)
- i "Disconosco il referendum"
- i "Me ne fotto (refeché? Se magna?)"

Sono cinque posizioni diverse e vanno contate ognuna separatamente.

Mi rendo conto che distinguere tra loro le ultime due categorie è difficile, ma è un problema risolvibile. Ad esempio, si potrebbero incasellare le persone che disconoscono il referendum contando quelle che si recano al seggio ed esplicitamente rifiutano la scheda. Chi invece non si reca al seggio va nella casella dei "me ne fotto".

Fatto sta che alla chiusura dei seggi deve essere possibile ripartire la torta degli italiani aventi diritto al voto nelle cinque posizione suddette e proclamare vincitrice la posizione avente la fetta più grande, senza tante chiacchiere.

Se lo strumento referendario venisse modificato secondo l'approccio che ho spiegato sopra, a nessuno verrebbe in mente di rinunciare ad un enorme risparmio per lo stato solo per un miserabile calcolo di convenienza politica, del quale ci si dovrebbe solo vergognare.

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Avviso: ho aggiornato la pagina della perle della Zanzara, aggiungendo la straordinaria telefonata di due giorni fa (mercoledì 25 febbraio) nella quale l'ascoltatore Nicola dalla provincia di Varese insisteva affinché Cruciani si dissociasse dalla "proposta" (non seria), formulata in precedenza da un altro ascoltatore, di ammazzare Berlusconi. Per me è stata la telefonata più divertente di tutti i tempi. Non ve la perdete.

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Contributo musicale... Chi si ricorda degli Arcadia? Nel 1985, tre membri dei Duran Duran, ovvero Simon Le Bon, Nick Rhodes and Roger Taylor, diedero vita ad un'estemporanea spin-off band, chiamata, appunto, "Arcadia", che pubblicò un unico album, da cui venne tratto un discreto singolo dal titolo... Election Day.




giovedì 26 febbraio 2009

Forma mentis

In riferimento alla domanda che Cruciani ha posto ieri in apertura di trasmissione (“Ha senso che Di Pietro, ospitato ovunque in TV e radio, e le cui interviste compaiono su tutti i giornali, parli un giorno sì e un giorno pure di 'dittatura'?”), voglio armarmi di santa pazienza e rispondere per la centesima volta con la stesse osservazioni. Stavolta lo scriverò ben evidenziato in grassetto giallo.

Di Pietro esagera volutamente coi termini per catturare l'attenzione e ottenere riflettori puntati su di sé, così da guadagnare voti rubandoli al PD (dai sondaggi pare abbia successo). Il fatto che egli compaia spesso e volentieri sui media è l'EFFETTO di questo atteggiamento. Se Di Pietro non usasse questo sistema, in TV comparirebbe molto meno, come capita a Casini. Di Pietro non (s)parla di dittatura NONOSTANTE le sue comparsate in tv. Di Pietro (s)parla di dittatura AL FINE DI comparire in tv.

E' solo una strategia comunicativa. Discutibile, censurabile, certo (io ad esempio la disapprovo nel modo più assoluto), perché termini forti come "dittatura" andrebbero evitati. Ma sempre solo di strategia comunicativa si tratta, peraltro non dissimile da quella adottata in passato, in innumerevoli occasioni, dalla Lega (i fucili, ecc. ecc.) senza suscitare analoghe robuste reazioni da parte di Cruciani.

Più di così non so cosa fare. La prossima volta, se ci sarà, a Cruciani manderò un disegnino.

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Cambiando argomento, ieri verso le 20:25 ho mandato a Cruciani questo SMS, che poi è stato letto in diretta:

Ci sono tanti validi argomenti per parlare a favore del nucleare. L'unico non valido è prendere per il culo i “catastrofisti”. Si concentri sui pro e sui contro.

Io non capisco perché l'arma principale per avvalorare la scelta di tornare a ricavare energia dell'atomo debba essere il prendere per i fondelli Adriano Celentano e tutti coloro che vivono con apprensione tale scelta. Ma chi se ne strafrega di cosa pensa Celentano! Non è mica un fisico nucleare! Non mi piace questo giochetto. Tra i mille motivi per cui può aver senso costruire centrali nucleari non può essere preminente quello di voler ricacciare in gola ai cosiddetti "catastrofisti" le loro paure. E' ridicolo.

Però, per Cruciani, purtoppo, questi espedienti sono un tratto tipico del suo modo di fare. E' nella sua forma mentis. Anche sul suo amato ponte di Messina egli adotta lo stesso atteggiamento. Prima ancora che un mezzo per favorire il turismo e il commercio, il ponte, per Cruciani, va costruito per sfanculare gli immobilisti, i chiacchieroni, gli ecologisti radicali, e tutti quelli del fronte del no a tutto. Ognuno può pensarla come vuole, ma a me questo tipo di impostazione nell'affrontare un tema non piace.

Per chiudere, io non credo che approfondire un po' i pro e i contro relativamente alla scelta nucleare sarebbe “noioso” per il pubblico, come sostenuto ieri da Cruciani in risposta al mio SMS. Tutt'altro. Penso invece che il pubblico abbia una grande fame di informazioni, essendo cosciente della complessità del tema, che per ovvie ragioni non è alla portata del passante qualsiasi.

Pertanto, nel dedicare 7-8 minuti al giorno, in un arco di 4-5 puntate, per sentire una manciata di esperti, credo che ci sia solo da guadagnare.

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A tutti i catastrofisti di questo mondo, a quelli in buona fede e a quelli in malafede, dedico una bellissima e vecchissima canzone degli U2: "Seconds", dall'album "War", del 1983.

Ci si impiega un secondo a dire addio.




It takes a second to say goodbye
Say goodbye, oh, oh, oh
Push the button and pull the plug
Say goodbye, oh, oh, oh
Fall, rise and... Fall, rise and...

And they're doing the atomic bomb
Do they know where the dance comes from
Yes they're doing the atomic bomb
They want you to sing along

Say goodbye
Say goodbye
Say goodbye
Say goodbye


mercoledì 25 febbraio 2009

Tre indizi fanno una prova

Due sono stati gli argomenti in primo piano alla Zanzara di ieri:

1) Le ronde, ovvero la più grande boutade dell'anno (vabbé, siamo solo a febbraio) su cui mi rifiuto di aggiungere una sola altra parola. Mi limito ad alzare gli occhi al cielo canticchiando i versi di una celebre canzone di Paolo Conte: "Ronda su ronda, il mare mi porterà…". (Ah, non faceva così?)

2) L'accordo Berlusconi/Sarkozy sul contributo francese, in termini di know-how, alla costruzione di quattro nuove centrali nucleari in Italia. Io sul nucleare non ho un'opinione precisa. Mi auto-definisco un "nuclearista non-convinto" e ritrovandomi, sul tema, immerso nella nebbia del dubbio più totale, evito di dissertare a sproposito. Dico solo che sarebbe lodevole se Giuseppe Cruciani, per qualche giorno, invitasse un esperto a puntata, con tesi diverse, così da presentare una varietà di opinioni autorevoli su cui ragionare.

Tolti i due argomenti più dibattuti, cosa rimane? A me hanno impressionato molto le dichiarazioni del neo "defenestrato-o-quasi" Enrico Mentana a L'Infedele, su La7 (vedi anche video su YouTube), ritrasmesse ieri da Cruciani, su come l'informazione di Mediaset abbia subito un'involuzione con l'andare del tempo, al fine di arrecare il minimo disturbo possibile alle politiche del cavaliere. Mentana, tra le altre cose, ha parlato di “indubbia fidelizzazione in Mediaset rispetto a questa fase dell'avventura politica di Berlusconi”.

L'unico commento di Cruciani è stato: “ma nel periodo 2001-2006 capitavano le stesse cose?”.
La frase è rimasta lì, appesa come un salame in cantina, e, ronda su ronda, nessuno, poi, nel prosieguo della trasmissione, ne ha più fatto cenno.

Ci penso io allora, a rispondere a Cruciani. Il processo di totale fidelizzazione dell'informazione di Mediaset nei confronti del Berlusconi politico, iniziato nel 2004 con la cacciata di Mentana dalla direzione del TG5 e con la studioapertizzazione del TG5 stesso, ha subito nell'ultimo anno una forte accelerata. Chi tale accelerata la vuol vedere la vede, chi non la vuole vedere gira la testa dall'altra parte e passa oltre. E buonanotte.

Aggiungo un altro particolare. Tra i motivi per cui le parole di Mentana mi hanno colpito c'è il fatto che casualmente, ieri, su Facebook ho trovato una nota scritta il 20 febbraio dall'ex direttore di Radio24 Giancarlo Santalmassi, un altro recente "defenestrato-o-quasi", dove in sostanza si andava a parare nella stessa direzione. Copio e incollo, as is, il testo di Santalmassi:

al gruppo di estimatori che vorrebbero tornassi a dirigere radio24........

nella primavera del 2006, alla vigilia del convegno di confindustria di vicenza l'allora presidente del consiglio disse (ag. ansa del 19 febbraio 2006 ore 00,12) 'il cavaliere ha puntato l'indice anche contro radio24, su cui ''non c'è giorno in cui non ci sia un attacco al governo nella rubrica di santalmassi'' '. prima se la prendeva con il corriere della sera, la stampa e il sole 24 ore. ma il mio nome fu l'unico pronunciato in quella sede. l'accusa non era vera: 'i furbetti del quartierino' - così s chiamava la rubrica - fu scrupolosamente bipartisan. anzi, la critica, la satira fu più numerosa al centrosinistra che al centrodestra. ma siccome lo diceva silvio berlusconi, come sempre sembrò vero. per cui io ringrazio tutti coloro che per stima vorrebbero il mio ritorno a radio24. ma è impossibile. date le attuali circostanze generali politico editoriali. e poi nella mia vita non sono mai tornato indietro nella stessa casella. grazie a tutti. ma guardaiamo avanti. gcs

Che dire… Secondo me Mentana e Santalmassi hanno molto in comune. Sono entrambi due giornalisti molto seri, con la schiena dritta, che nessuno può etichettare come faziosi o settari. Eppure ora sono fuori dal giro. Non che questo li renda dei martiri, sia chiaro. Però viene spontanea una constatazione: se tre indizi fanno una prova, siamo a quota due.

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Seconda apparizione in TV di Cruciani, ieri (24 febbraio), sempre al TG1. Stavolta sembra uno che non mangia da quattro giorni.





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E per chiudere in bellezza, vi regalo anche la canzone di Paolo Conte citata a sproposito nel post, canzone che grazie al cielo non parla affatto di ronde, ma di onde. Il video è una chicca d'antan. Compare pure Lucio Dalla.





martedì 24 febbraio 2009

Dì qualcosa di sinistra!

Ci voleva Luca Telese, intervenuto alla Zanzara di ieri, per dare una spiegazione sensata del gesto di Dario Franceschini di giurare sulla Costituzione: è stata “una bella trovata mediatica” per serrare i ranghi, per riunire nuovamente le anime del PD, il partito più sfilacciato dell'universo.

Dì qualcosa di sinistra!” urlava Nanni Moretti a Massimo D'Alema nel film "Aprile". Franceschini deve essersi immaginato destinatario di analogo incitamento, e ha pensato di dire un sacco di cose molto di sinistra. Cosa c'è di scandaloso? E soprattutto, cosa c'entrano le canzoni dei partigiani e i fucili sulle montagne evocati ieri da Cruciani?

Come diceva molto giustamente l'ultimo ascoltatore intervenuto ieri, Emiliano da Bologna (letteralmente maltrattato da Cruciani, in una delle sue peggiori performance), il problema di fondo è la fiducia. Molti italiani (per ora minoranza, in futuro vedremo) non hanno fiducia nelle intenzioni di Berlusconi, e tale sensazione non nasce dal nulla. Nasce, invece, da precise parole pronunciate dal cavaliere, parole su cui non si può semplicemente sorvolare, in quanto esse vanno oltre quella che è un'auspicabile semplificazione dell'azione legislativa.

Non è una mera questione di simpatie personali pro o contro Berlusconi. Ci sono - ripeto - delle dichiarazioni precise, tutt'altro che leggere, che sono ancora lì, a disposizione di tutti, per chi ha voglia di leggerle.

Fa presto Massimo Cacciari a dire, in un audio trasmesso ieri da Cruciani, che modifiche costituzionali sono necessarie (verissimo) e che non bisogna arroccarrsi sul concetto del "resistere resistere resistere". E' necessario prima mettere dei paletti, chiarire gli obiettivi e farli chiarire alla controparte. Poi, dopo, si tratta. Perché l'unica cosa che il derelitto PD di oggi non può proprio permettersi di fare è sbracare.

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Eccovi la mitica scena di Nanni Moretti citata poc'anzi.




lunedì 23 febbraio 2009

L'effetto calamita

[Il blog compie un anno! Olé!]

Durante la Zanzara di venerdì 20 febbraio si è dibattuto più che altro delle ronde, la cui è esistenza, con l'approvazione del decreto sicurezza, è ora formalmente ammessa, purché siano rispettate determinate regole: niente armi, autorizzazione del prefetto, ecc.

Cruciani le ha definite “ronde soft”, dimostrandosi piuttosto scettico. Non perché le ronde richiamino i tempi del fascismo o cose del genere, ma più banalmente perché non se ne coglie una reale efficacia, al di là di un blando effetto di deterrenza.

Sono d'accordo, e vado un po' oltre, osservando come dietro a questo decreto sicurezza, ci sia, alla fine, solo tanta propaganda, specie se si tiene conto che la motivazione principale che ne ha portato all'emanazione, per stessa ammissione di Berlusconi, è stata il clamore suscitato dai recenti casi di stupro. Sì, il clamore. Sempre per ammissione di Berlusconi, le statistiche parlano in realtà di un calo nel numero totale delle violenze sessuali.

Cruciani, con la sua manina coperta dal guanto di velluto, un sassolino nello stagno lo ha buttato, sottolineando, in apertura di trasmissione, la parola clamore. Peccato che poi nessun ascoltatore abbia dato seguito allo spunto. Nessuno, cioè, ha premuto l'acceleratore sull'evidenza che il nostro governo considera il clamore, e non i dati oggettivi, come elemento determinante per stabilire se sussistano o meno i requisiti di necessità e urgenza necessari all'emanazione di un decreto legge. Se non è populismo questo, ditemi che cosa lo è.

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Sul tema sicurezza, consiglio un interessante articolo di Luca Ricolfi, dal titolo "Gli stranieri e la mecca del crimine", apparso su La Stampa di sabato 21 febbraio. Dopo avere elencato numerose statistiche che raccontano di come i reati commessi da stranieri siano oggettivamente in aumento (in rapporto a quelli commessi da italiani), Ricolfi ci dà la sua spiegazione: non è una questione di DNA predisposto al crimine, ma di “giustizia lentissima, con le sue leggi farraginose, con le sue carceri al collasso”. L'Italia, vista come il luogo dove facilmente la si fa franca, “attira minoranze criminali da un po' tutti i Paesi, creando l'illusione prospettica dello straniero delinquente.” Un effetto calamita che rende l'Italia una sorta di Mecca per i criminali.

La strada da percorrere, quindi, non è né quella di negare l'esistenza di un problema sicurezza, né al contrario, quella di reagire con forme di emarginazione sociale per gli immigrati. La strada è, invece, quella di (sempre Ricolfi) “rendere l'Italia un paradiso per gli stranieri di buona volontà e un inferno per i criminali, stranieri o italiani che siano”, così da cancellare l'effetto calamita. Ricordando, aggiungo io, che la responsabilità (di un reato) è da considerarsi sempre un concetto individuale, non estendibile, in nessun caso, a categorie di persone.

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Per chi, per una volta, oltre ad ascoltare la voce di Cruciani, volesse anche vedere muovere le sue preziose labbra incastonate in un faccino da dandy inglese, pubblico un video con l'apparizione del conduttore della Zanzara al TG1 delle 13:30 di domenica 22 febbraio, per promuovere il suo libro.




venerdì 20 febbraio 2009

Tutti gli uomini del presidente

A grande richiesta – come si suol dire – la Zanzara di ieri ha trattato la sentenza Mills con qualcosa di più di un accenno en-passant.

In particolare, Giuseppe Cruciani ha intervistato sul tema il senatore dell'IdV Pancho Pardi, e mentre quest'ultimo portava avanti le sue immaginabili argomentazioni (citando anche un interessantissimo articolo di Alexander Stille su Repubblica, dal titolo "Se il caso Mills fosse scoppiato in Usa"), il conduttore della Zanzara lo ha interrotto con la seguente osservazione:

"Ribalto tutto. Secondo lei non ci saremmo trovati di fronte ad una situazione di estrema fragilità politica e di sconquasso istituzionale con un presidente del consiglio eletto a larga maggioranza e poi costretto sulla difensiva dal caso Mills, gettando l'Italia in un grave stato di incertezza, di turbolenza politica? Non la preoccupa tutto questo?"

Se la domanda fosse stata rivolta a me, avrei risposto come segue.

Controribalto tutto a mia volta, caro Cruciani, e le chiedo questo: Bob Woodward e Carl Bernstein, i due reporter del Washington Post che nel 1972 fecero esplodere lo scandalo Watergate portando il presidente Nixon alle dimissioni, avrebbero forse fatto meglio a tenere per sé le loro scoperte, pur di non originare "turbolenze politiche" che avrebbero potuto recare danno al paese? Sì o no?


Tutti gli uomini del presidente

[Locandina dello straordinario film, con Robert Redford e Dustin Hoffman, sul caso Watergate]


In secondo luogo, dove sta scritto che di fronte ad un'ipotetica condanna di Berlusconi la conseguenza sarebbe stata quella di un paese allo sbando, preda del caos assoluto?

Innanzi tutto, non ci sarebbe stato alcun obbligo di dimissioni da parte di Berlusconi, e quindi tutto si sarebbe ridotto ad una libera scelta del premier. A mio avviso, la maggioranza dei cittadini dell'Italia di oggi, anno del signore 2009, non avrebbe alcun problema ad accettare l'idea di avere un condannato alla guida del governo.

E ad ogni modo, anche se il cavaliere, a fronte del grave imbarazzo per una condanna penale, avesse deciso di dimettersi, di sicuro, con una crisi di governo lampo e senza chissà quali sconvolgimenti, il suo posto sarebbe stato preso in quattro e quattr'otto da uno dei suoi uomini (presumibilmente Gianni Letta o Giulio Tremonti). Pertanto, l'esito dell'elezione di aprile 2008 sarebbe stato assolutamente rispettato. Il centro-destra avrebbe regolarmente continuato a guidare il paese.

Quindi io ancora oggi mi chiedo: in nome di quale principio, in nome di quale ragion di stato, in nome di quale ipotetica catastrofe, in nome di quale immaginario psicodramma si è propugnata l'idea che Silvio Berlusconi, in quanto presidente del consiglio, debba essere protetto dall'azione giudiziaria?

Okay, è stato eletto dai cittadini, a larga maggioranza (e la cosa è tutt'altro che irrilevante), ma pure Nixon lo fu, nel 1972, in piena guerra fredda. Bisogna trarre allora la conclusione che Bob Woodward e Carl Bernstein siano stati due sciagurati?

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Come fa ogni tanto Cruciani, propongo anch'io un indovinello del tipo "chi ha pronunciato, molto recentemente, la seguente frase?"

"So di far peccato, ma mi auguro che presto si trovi nelle condizioni di Eluana e che lo facciano morire di fame e di sete, naturalmente con sentenza passata in giudicato."

L'autore della frase si riferisce a Stefano Rodotà. Il primo che risponde correttamente vince... gloria e onore! :-)

(Hey! Non vale cercare con Google, eh!?)

SOLUZIONE: Francesco Cossiga (intervista pubblicata il 17 febbraio nell'inserto Tempi del Giornale)

giovedì 19 febbraio 2009

Psycho Killer

Nessun uomo è esente dall'avere delle fissazioni, e Giuseppe Cruciani non fa eccezione. Tra le sue, ce ne sono un paio particolarmente fastidiose:

1) La convinzione, assolutamente assurda, che coloro che avversano Berlusconi siano motivati non da dei principi, dei ragionamenti, delle logiche di pensiero, ma solo da un cieco odio per la persona, un mix irrazionale di livore, invidia e alterigia che viene solitamente sintetizzato col termine "antiberlusconismo".

2) La convinzione, altrettanto assurda, che a sinistra, e solo a sinistra, aleggi un senso costante di preminenza, una permanente pretesa di superiorità morale, ad un livello quasi antropologico, nei confronti dell'altra parte politica.

Di queste due fisime, alla Zanzara di ieri si è palesata la seconda. Tutto per colpa di una frase detta ieri dal povero Walter Veltroni alla conferenza stampa d'addio, nella quale il dimissionario leader del PD osservava come Berlusconi è portatore di “un sistema di disvalori contro i quali bisogna combattere”.

Per l'ennesima volta, Cruciani confonde un giudizio politico espresso nei confronti di un leader di partito (o di un governo) con una forma di denigrazione diretta collettivamente verso l'intero elettorato di uno dei due poli.

L'equazione "se voti per il politico Pinco Pallino significa che sei spiaccicato uguale identico a lui" è sbagliata alla radice. Non si possono prendere diciassette milioni di italiani (quelli che hanno dato la loro preferenza al cavaliere) e considerarli come tanti piccoli Berlusconi. Il povero Veltroni assolutamente non lo fa, e il mettergli in bocca questo pensiero è un'operazione illecita.

Per fare un esempio, se io osservo che Berlusconi è portatore di un disvalore quando afferma che evadere le tasse in certi casi è giustificabile, non sottintendo che tutti i suoi elettori siano degli evasori fiscali. E' ridicolo anche solo immaginarlo. Sarebbe un'indebita estrapolazione di un concetto, una decontestualizzazione inammissibile, che è esattamente ciò che Cruciani ha fatto ieri (ma non è la prima volta, vedi mio post del 28 ottobre 2008) nei confronti di Veltroni.

Aiutatemi a capire... Secondo voi sto dicendo delle sciocchezze? Lo chiedo perché a me sembra di stare ribadendo delle assolute banalità, l'abc del pensiero logico. Non comprendo come si possa ancora insistere nel ripetere senza soluzione di continuità questa insana litania della presunta superiorità morale. Se mi passate l'espressione non proprio oxfordiana, comincio ad averne un po' la palle piene.

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Chi è il killer di Veltroni?”, chiedeva ieri Cruciani agli ascoltatori.

Erano in tanti a tenere il coltello nascosto dietro la schiena, ma alla fine il povero Walter è stato ucciso da un colpo di bazooka sparato a distanza ravvicinata dritto in fronte da Berlusconi. Il killer numero uno non può che essere lui, il cavaliere.

E visto che Beppe Grillo lo chiama “psico-nano”, mi è sovvenuta alla mente un'altra straordinaria canzone dei Talking Heads (la seconda in tre giorni) da proporre come contributo multimediale del giorno: Psycho Killer (1977). Nel video trovate una versione live eseguita come solista dal leader della band, un allucinato David Byrne.




("Psycho Killer", David Byrne dei Talking Heads)

mercoledì 18 febbraio 2009

Stalloni e ronzini

Annuncio ai naviganti: questo post non sarà un unico lungo attacco a Berlusconi incentrato sulla sentenza Mills.

Non perché non consideri importante tale sentenza, sia chiaro. In un paese normale essa susciterebbe scalpore ed avrebbe immani conseguenze politiche. Ma questo non è un paese normale, perchè l'attuale presidente del consiglio è riuscito a condensare intorno a sé un consenso talmente radicato da non essere più scalfibile in seguito a decisioni dell'autorità giudiziaria. Più che consenso, per il cavaliere c'è oggi quasi una forma di venerazione, accostabile a quella che si può avere per un Messia.

Sotto questo punto di vista, Berlusconi ricorda molto altri leader come Vladimir Putin o Hugo Chavez. Non nelle politiche e nelle idee, ovviamente, ma nella straordinaria capacità di calamitare intorno a sé il gradimento popolare, grazie ad un mix di populismo e decisionismo, e grazie ad un modo di porsi che, per quanto a molti, me incluso, possa sembrare incredibile, suscita un forte richiamo nell'elettorato.

A chi vorrebbe strillare "Mills! Mills! Mills!" giorno e notte, dico: ci sarebbero tutte le ragioni del mondo per farlo, ma non servirebbe a niente. Giusto o sbagliato che sia (per me è profondamente sbagliato) alla maggioranza degli italiani della sentenza Mills importa meno di zero, e non cambierebbe nulla neppure se la Zanzara di Cruciani e tutti gli altri mezzi di informazione dessero maggiore rilievo alla notizia.

A questo punto, anche in seguito alle dimissioni di Walter Veltroni da segretario del PD, l'opposizione è ad un bivio: o, con ostinato orgoglio si limita ad urlare lo sdegno (comunque più che giustificato) seguendo, in sostanza, la linea dipietrista che, per quanto condivisibile (quando non è estrema nei toni), è destinata a rimanere sempre minoranza, oppure si riparte da zero con un nuovo leader che, oltre a fare buona politica, sappia combattere Berlusconi sul suo campo, quello dell'appeal.

E da questa considerazione mi aggancio al sondaggio lanciato ieri da Cruciani in trasmissione: chi deve guidare l'opposizione?

Io sono convinto che qualunque nome proveniente dalla cerchia dei gerarchi del PD (D'Alema, Bersani, Letta, Bindi, Finocchiaro, ecc. ecc.) sia una scelta perdente in partenza. Non sarebbe altro che la perpetuazione di un modo di fare politica di stampo tradizionale, che, per quanto permeato da buone intenzioni, è ormai fallimentare dal punto di vista del conseguimento del consenso. Al PD non servono ronzini, ma uno stallone.

A mio avviso serve un nome nuovo, un esterno, non sconosciuto, non compromesso da trascorsi politici, meglio se imprenditore o economista. La figura ideale deve avere tante buone idee e deve saperle comunicare con efficacia.

Un cavallo vincente potrebbe essere Luca di Montezemolo. Già vedo le smorfie di disgusto in molti di voi, ma il boss della Ferrari è uno dei pochi che potrebbe, in linea teorica, tenere testa al cavaliere. In alternativa, una bellissima scommessa potrebbe essere l'economista Tito Boeri, uno che non solo ha tante idee, ma le ha pure ben chiare.

Attendo le vostre opinioni e le vostre proposte. Un caro saluto a tutti.

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(America, "Horse with no name")

martedì 17 febbraio 2009

Sex and violence

Con la Zanzara di lunedì siamo tornati a livelli standard, con una discreta trasmissione incentrata sui recenti stupri a Roma, Milano e Bologna, e con un Cruciani lucido che, opportunamente, non ha cavalcato l'onda emozionale di chi, andando oltre le novità del decreto che il governo di accinge ad emanare, vorrebbe introdurre castrazioni chimiche e non, tagli di mani, deportazioni, ronde di vigilanti, squadre anti-rumeni, ecc.

Le leggi che sono attualmente in vigore, ha osservato Cruciani, sono già piuttosto dure e punitive per gli stupratori, a livelli non dissimili da quelle di altri paesi. Naturalmente le pene si posso anche inasprire, visto la spregevolezza del tipo di reato, ma, se pretendiamo di continuare a vivere in uno stato di diritto, una soluzione definitiva al problema degli stupri semplicemente non esiste.

Lo dico a malincuore, ma anch'io la penso così.

Significa questo che bisogna arrendersi, far finta di nulla, ignorare la questione? Naturalmente no, tante cose possono essere migliorate (assistenza garantita alle vittime, processi e condanne rapide laddove ci siano prove schiaccianti, ecc), ma non ci si deve fare troppe illusioni. La battaglia contro i peggiori istinti dell'uomo dura da secoli e probabilmente non finirà mai.

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Scarso di contenuti e pure molto pessimista il post di oggi, mi spiace… Per consolazione, propongo una bella canzone dei Talking Heads, datata 1991, nel cui titolo "Sax and Violins" c'è una non casuale assonanza con le parole sesso e violenza.




lunedì 16 febbraio 2009

Tappeti rossi

Si è chiusa nel modo più insulso la settimana della Zanzara, con una puntata, quella di venerdì 13 febbraio, dedicata quasi esclusivamente al tema nazional-popolare della retribuzione che Paolo Bonolis percepirà per la conduzione e la direzione artistica del Festival di Sanremo.

Sorvolo, e ne approfitto per tornare un'ultima volta sull'argomento della Costituzione. Mi è rimasto un sassolino nella scarpa e non resisto senza togliermelo.

Mi ha dato enormemente fastidio che Giuseppe Cruciani abbia bollato come "antiberlusconismo e niente più" (non ha usato queste parole, ma il senso era quello) le recenti manifestazioni a difesa della Costituzione.

In sostanza Cruciani dice: se uno vuole provare a modificare la Costituzione è liberissimo di farlo, a prescindere da ciò che propone, purché lo faccia secondo le regole (parere favorevole di due terzi del parlamento, o, in assenza di esso, via referendum popolare). Tutto il resto è inutile chiacchiericcio.

No, Cruciani, mi spiace, non è chiacchiericcio, specie quando si è coscienti che, stringi stringi, a muovere il Presidente del Consiglio nel suo intento di modica costituzionale, non è la disinteressata ed auspicabile volontà di snellire e di rendere più efficiente l'apparato dello stato (sopprimendo, ad esempio, il bicameralismo perfetto e riducendo il numero dei parlamentari), ma è, invece, quella, molto interessata, di poter essere messo nella condizione di legiferare, da capo del governo, a suon di decreti senza che siano più essenziali né i requisiti di necessità ed urgenza né la controfirma del Presidente della Repubblica. Questo è il punto.

A molti, questo tentativo di ritoccare pesantemente ("rivoluzionare", avevo scritto nel precedente post) l'equilibrio dei poteri spaventa. E spaventa anche senza avere alcun dubbio sul fatto che Berlusconi perseguirà il suo intento non con un golpe, ma giocando secondo le regole dettate dalla vigente Costituzione.

E' chiaro, poi, che se l'ipotetica riforma costituzionale berlusconiana dovesse essere sottoposta a referendum, e la maggioranza dei cittadini dovesse approvarla, bisognerà inchinarsi ed accettare il verdetto.

Ma è altrettanto chiaro che, prima del verdetto finale, la campagna per convincere i cittadini a schierarsi in un senso o nell'altro sarà combattutissima, e sarà molto molto lunga. Talmente lunga da essere già iniziata in questi giorni, nonostante che fisicamente la proposta di riforma costituzionale berlusconiana non abbia ancora visto la luce.

Si sta forse precocemente discutendo del nulla? Può darsi, ma è bene che si sappia che di fronte ad un tentativo di rivoluzionare la Costituzione nella direzione menzionata poc'anzi non vi sarà alcuna rassegnazione. Non verranno stesi tappeti rossi.

Morale: considerando che qualunque politico che dovesse manifestare gli stessi intendimenti, in merito a riforme costituzionali, susciterebbe le stesse identiche reazioni, l'antiberlusconismo, su questo tema, non c'entra una beata fava.

A meno di non considerare niente più che meri antiberlusconiani i 106 esimi professori di diritto ordinario (tra cui alcuni molto noti) che, in una lettera aperta a La Stampa (link, notare che la lettera è annegata in mezzo ad altre, bisogna scrollare un po' la pagina) pubblicata sabato 14 febbraio, hanno manifestato il loro disagio e la loro preoccupazione per “il tentativo di ampliare ulteriormente i poteri del governo in materia di decretazione d’urgenza, che già di per sé non trovano l'eguale nella prassi delle altre democrazie costituzionali.”

Qui di seguito vi propongo il testo integrale della lettera dei costituzionalisti, seguita da tutte le 106 firme. Tutta gente che, se si segue il ragionamento di Cruciani, è mossa esclusivamente da bieco odio per Silvio Berlusconi.


Lettera costituzionalisti a La Stampa

venerdì 13 febbraio 2009

L'état c'est moi

E' evidente che nei giorni scorsi si è verificata, a opera del premier, una pressione sugli equilibri stabiliti dalla Carta costituzionale. Ed è altrettanto chiaro che questa pressione si è esercitata soprattutto sul Quirinale, arrivando a mettere in dubbio il ruolo di garanzia del Capo dello Stato.
(Stefano Folli, Il Sole 24 ore di oggi)

***

Non è passato inosservato il sarcasmo con cui, alla Zanzara di ieri, Giuseppe Cruciani (o "Beppe" come lo chiama il suo direttore Gianfranco Fabi) ha commentato la manifestazione del PD in difesa della Costituzione, tenutasi ieri, specialmente in riferimento alla partecipazione dell'ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, che dal palco della suddetta manifestazione ha tenuto un accorato discorso. Scalfaro è stato definito “testimonial”, come se si stesse parlando di una campagna pubblicitaria.

Il sarcasmo (un pochino irriguardoso, ma lasciamo perdere), era, però, solo di contorno. La ciccia, nel commento di Cruciani, era la totale disapprovazione per una manifestazione, definita “stantia”, che, a suo dire, non aveva ragione di esistere, in quanto i criteri per emendare la Costituzione sono dettagliati nella Costituzione stessa, e, pertanto, è sbagliato a priori percepire quest'ultima come un totem immutabile da difendere con le unghie e coi denti. Non c'è, insomma, nulla di eversivo nell'intendere ritoccare la Costituzione.

A dar manforte al conduttore della trasmissione è poi intervenuto anche don Peppino Caldarola, colui che volendo applicare lo stesso identico irriguardoso crucianesco sarcasmo citato sopra, potrebbe essere definito la mascotte della Zanzara. Don Caldarola, sempre in riferimento alla manifestazione di ieri del PD, ha evidenziato quella che per lui è una “forte contraddizione” legata al fatto che in passato, in innumerevoli occasioni, la sinistra ha caldeggiato o addirittura portato a termine modifiche costituzionali.

Bene. Vediamo ora di mettere qualche puntino sulle i.

Lo slogan “la costituzione non si tocca”, usato nella manifestazione, è in effetti un po' fuorviante, perché in realtà non esiste, da parte dell'opposizione, una volontà di cristallizzare la Costituzione in termini assoluti. Il punto non è quello di mettere la Costituzione sotto una campana di vetro, ma di proteggerla da chi, palesemente, la considera una palla al piede.

So che la frase precedente farà saltare la mosca al naso a Cruciani, ma gli indizi che portano a questa conclusione sono molteplici. Per brevità, mi limito a citare un paio di dichiarazioni, tra le più recenti, rilasciate dal nostro presidente del consiglio.

5 febbraio 2009 (fonte): “Non si può governare il Paese con un'architettura costituzionale non adeguata ai tempi. Se necessario si può arrivare a una scrittura più chiara della Costituzione.

6 febbraio 2009 (fonte): “la Carta è una legge fatta molti anni fa sotto l'influenza della fine di una dittatura e con la presenza al tavolo di forze ideologizzate che hanno guardato alla Costituzione russa (ovviamente intendeva "sovietica", NdA) come a un modello

Per quante ritrattazioni e correzioni Berlusconi possa poi fare, certe parole, alla fine, restano.

Mi secca un po' che Cruciani, nel trattare il tema, si limiti a ridicolizzare espressioni come “assalto alla costituzione”, che magari saranno pure esagerate, ma che palesano un disagio piuttosto diffuso nel paese. Se si legge tra le righe delle parole si Berlusconi, si colgie come in ballo, qui, non sembra esserci l'intento di adeguare la Costituzione, ma di rivoluzionarla. C'è una bella differenza, e non è un tema da poco, da lasciarsi alle spalle in due minuti dopo aver ironizzato su Scalfaro.

Se non vuole dare retta a me, Cruciani dia retta almeno a Stefano Folli (non certo un antiberlusconiano viscerale), che, sul Sole di oggi, oltre al passo citato all'inizio del post, ha anche scritto:

Veltroni aveva dunque pieno titoli di riunire i suoi a salvaguardia di un equilibrio di poteri cui anche gli italiani sono affezionati. […] La spinta populista, che comporta strappi e spallate alla tradizione costituzionale, a quanto pare non incontra il favore dell'opinione pubblica.

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Musicalmente parlando, l'inno sovietico mi ha sempre fatto impazzire. Buon ascolto.




giovedì 12 febbraio 2009

I Crociati

[Attenzione: anche oggi c'è un guest post, stavolta a firma di Paolo.]


Buongiorno,
purtroppo anche oggi Authan si è dato alla latitanza, quindi, tutto orgoglione e vellicato nel mio narcisismo, ho accettato il suo invito a scrivere qualcosa.

Per quanto riguarda la trasmissione di ieri vi propongo due riflessioni: una più leggera su Cruciani ed una (spero l'ultima) sul caso Englaro.

Nel colloquio iniziale con Villari (mi pare fosse lui) Cruciani ha ripetutamente cercato di estorcere all'ospite una dichiarazione circa il fatto che Mentana avesse rassegnato le dimissioni per "narcisismo".

Devo ammettere che la cosa mi ha fatto ghignare amaramente per l'atteggiamento che mi è sembrato vigliacchetto ed ipocrita del conduttore, che da un lato professa pubblicamente stima professionale per Mentana, dall'altro manda avanti Villari nel tentativo di fargli dire che è un narcisista (da qual pulpito viene la predica, oltretutto: le sigle della zanzara con i borbotti maleducati, i "bah!" ed i "non capisco, sarò ritardato" mi paiono sufficientemente autocelebrativi da dover tener lontano ogni riferimento al narcisismo altrui da questa trasmissione).

Passando al caso Englaro le considerazioni si fanno ovviamente più gravi.

Sentendo le dichiarazioni di Alfano "Eluana è morta di sentenza" (e mi verrebbe da dire che uno che ha queste uscite è la prova provata che avere l'encefalogramma piatto non ti impedisce di parlare né di fare il ministro…) mi sono reso conto di aver sinora percepito due modi diversi di affrontare il problema.

Mentre da un lato, sottolineo tra molte opinioni rispettabili e condivisibili, venivano veicolate anche uscite insultanti ("Assassini", "Voi siete le tenebre", "Volete solo togliervi di dosso un peso", "Volete solo promuovere il vostro libro" e via così) tese a screditare chi voleva che fosse rispettata la volontà di Eluana, dalla parte avversa non ho sentito uscite simmetriche, che avrebbero potuto avere lo stesso fondamento e lo stesso fine. Per fare un po' di esempi non ho sentito nessuno urlare "Sequestratori", "Torturatori", "Volete solo favorire il business delle cliniche e delle industrie farmaceutiche".

E allora mi chiedo: sono io che ho inconsciamente filtrato gli insulti della parte che sento più vicina alle mie opinioni, sono stati i media a farlo, la presa di coscienza sull'argomento è avvenuta su due piani di coscienza diversi, oppure ancora mi sfugge qualcosa? Voi cosa ne dite?

Personalmente, ma con molti dubbi, credo che di mezzo ci sia il diverso approccio tra chi è spinto da un atteggiamento fideistico (che credo debba necessariamente essere meno aperto al dialogo in quanto la volontà di Dio è contemporaneamente il motivo, la giustificazione e l'argomento supremo) e chi è invece motivato da considerazioni invece di tipo laico – razionalista, che deve strutturare attraverso le esperienze ed il confronto con altre opinioni.

Saluti

Paolo il supplente

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PS: domani conto di tornare in sella.
Grazie mille a Tommaso e Paolo per i loro ottimi contributi.
Ciao,
Authan, missing in action

mercoledì 11 febbraio 2009

La stupidità è nociva alla società

Oggi pubblico un articolo di un autore ospite. Chiunque può proporsi per scrivere un post. Contattatemi via e-mail.
Ciao,
Authan

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[Attenzione: questo è un guest post a firma di Tommaso.]

Ieri non ho ascoltato la Zanzara con grande attenzione, perciò mi riferisco al Cruciani delle trasmissioni passate.

Premetto che non credo alle dietrologie dei filtri sulle telefonate, tuttavia trovo che il nostro eroe ami mettere alla berlina quasi esclusivamente gli sms che se la prendono con lui. Di solito, come avrete notato, sceglie sempre (comprensibilmente peraltro) gli sms più violenti o quelli palesemente illogici per poterli meglio deridere e cassare. E però, guardacaso, le opinioni sostenute (in malo modo) da questi messaggi sono sempre dalla stessa parte. In precedenza, quando ho iniziato ad ascoltare Cruciani, gli insulti che riceveva erano bipartisan, ora mi sembrano molto schierati da un lato.

Mi ha colpito, per esempio, che quei personaggi che, nei due o tre giorni dopo l'arresto degli stupratori di Guidonia chiamavano per giustificare e talvolta lodare il pestaggio in carcere - gli accenti della provincia laziale, le voci cupe e minacciose facevano venire in mente gente palestrata con bomber scuri e testa rasata - questi tipi minacciosi cominciavano la telefonata quasi sempre con grandi complimenti al "camerata" Cruciani.

Va detto che, per fortuna, quando è di fronte all'estremismo e alla stupidità, Cruciani non si fa remore, arriva quasi a insultare l'ascoltatore e se può lo mette in ridicolo. È senz'altro uno dei motivi per cui lo apprezzo. Trovo sacrosanto che una persona che arriva a chiamare in radio per esporre ragionamenti illogici si meriti tutta l'umiliazione che Cruciani può scaricarle addosso: la stupidità è nociva alla società, e non parlo di idee politiche.

Mi viene in mente l'ascoltatore che paragonava Berlusconi a Mussolini, sfociando nel solito qualunquismo della Casta (parola che giustamente qualifica l'ascoltatore alle orecchie di Cruciani).

Ma vengo al presente: diversi ascoltatori sono andati non lontano dal punto di questi giorni, che a mio parere è la strumentalizzazione volgare e calcolata del caso Englaro.

Credo che Cruciani lo sappia benissimo, tuttavia nelle parti della trasmissione che ho ascoltato nessuno è riuscito a difendersi dall'aggressione ("Mi dica di cosa parla perché io non capisco") che egli lancia ogni volta che si sfiora l'argomento. Vorrei capire perché il nostro liquida come dietrologica questa opinione e preferisce parlare del passante di Mestre o del caso Mentana (altro bell'esempio di ipocrisia e strumentalizzazione by the way).


martedì 10 febbraio 2009

L'attimo sospeso

Quanto è lungo un attimo?

Impossibile dirlo. Nessun strumento potrà mai misurare ciò che per definizione è infinitesimale, tanto sfuggente quanto inafferrabile.

Tuttavia, ci sono situazioni in cui un singolo attimo non passa, non scade, non cede il passo. Il tempo si ferma, e l'attimo in corso rimane intrappolato in una gabbia senza vie d'uscita, separato per sempre da quello precedente e da quello successivo.

Il tempo, per Eluana Englaro, si è fermato il 18 gennaio 1992. Da allora, Eluana ha vissuto sempre lo stesso singolo attimo, un attimo sospeso e congelato nel tempo, l'esatto contrario dell'attimo fuggente, che solo ieri sera, dopo oltre 17 anni, è passato.

Che tipo di esperienza sarà quella di esistere in un solo interminabile attimo sospeso? Non è poi così difficile immaginare che in fondo tutto dipenda dal tipo di attimo. Un attimo sospeso può rappresentare un'intensa gioia (a chi non è capitato di rimanere incantati in un sogno ad occhi aperti?) oppure un immenso e lacerante dolore (a chi non è capitato di rimanere a lungo indifferenti verso la realtà circostante nel momento in cui veniva comunicata una notizia terribile?).

E quindi, quale mente diabolica può crudelmente obbligare una persona a rimanere prigioniera dentro un unico attimo sospeso, perpetuato all'infinito, se tale attimo non è altro che il più orribile di tutti, l'attimo della propria morte?

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Goodbye cruel world,
I'm leaving you today.
Goodbye,
Goodbye,
Goodbye.

Goodbye, all you people,
There's nothing you can say
To make me change my mind.
Goodbye.


(Pink Floyd, "Goodbye cruel world")


domenica 8 febbraio 2009

La notte della Repubblica

Io lo capisco che la vicenda Eluana possa provocare giganteschi conflitti interiori, a livello di coscienza. C'è chi ha ferme convinzioni di un certo tipo, c'è chi le ha in senso opposto, e c'è chi non riesce a convincersi in pieno né delle ragioni di una parte né di quelle dell'altra, rifugiandosi, volente o nolente, in uno stato di sospensione intellettuale, un limbo, una terra di nessuno della mente.

Però ritenere che la bomba istituzionale esplosa venerdì, con lo scontro tra Berlusconi e Napolitano, vada ricondotta unicamente alla vicenda Eluana è ridicolo. Non serve praticare chissà quale esercizio di dietrologia per vedere quali reali fini persegue, con spietato cinismo, il nostro presidente del consiglio.

Sabato 7 febbraio, per la prima volta in vita mia, ho comprato il Riformista, colpito dal titolo a nove colonne "La notte della Repubblica".


Riformista


Sfogliando il quotidiano, ci ho trovato un interessante editoriale di Antonio Polito, che approfondiva alcune considerazioni che egli stesso aveva in parte anticipato nel suo intervento alla Zanzara di venerdì. Permettetemi di trasciverne un estratto:

“Non credo che il premier abbia aperto una guerra termonucleare senza valutarne le conseguenze. Anzi secondo me l’ha aperta proprio per provocare delle conseguenze. Credo che Berlusconi si sia convinto che l'abito istituzionale attuale gli stia così stretto che può soffocarlo.
[...]
Dunque vuole cambiare le norme che non gli consentono di comandare. Il presidenzialismo di fatto, che lui ha in testa fin dal suo esordio, si scontra col parlamentarismo del sistema attuale. La vicenda Eluana, così terribile nel suo simbolismo, così eccezionale perché si intreccia su una vita umana, gli è forse sembrata valere uno strappo che su un’altra materia più prosaica non avrebbe potuto rischiare.”

Estraendo il succo dalla prosa in punta di fioretto di Polito, viene fuori che Berlusconi, banalmente, ha preso la palla al balzo. Lui, che su Eluana, in precedenza, non aveva mai detto una parola, ha colto l'occasione imperdibile di agganciarsi ad una delle poche vicende italiche sulle quali nessuno può imputargli, neppure marginalmente, un qualche conflitto di interessi, per scatenare un incidente istituzionale finalizzato ad iniziare un percorso di modifica della Costituzione in senso presidenzialista.

Ebbene, a me questo cinismo dà la nausea. Tutto di può dire e fare sulla vicenda Eluana. Posso accettare che chi vuole "salvare" la ragazza possa avere apprezzato il decreto, ma non posso accettare il lato oscuro del decreto, la strumentalizzazione di una situazione molto delicata per biechi fini politici che con Eluana, in realtà, non avevano NULLA a che fare. Ciò che è successo, a livello di speculazione politica, è indecoroso, per non dire rivoltante.

Fa presto Giuseppe Cruciani a dire, come ha fatto venerdì, che situazioni come queste fanno parte dei “giochi della politica”. No, no, no, NO. La politica non può essere questo. Un tale cinismo è intollerabile. E anche se si pensa che il presidenzialismo, magari alla francese, possa essere una buona cosa per il paese (probabilmente Cruciani lo pensa, e un pochino lo penso anch'io), di fronte a certi giochetti che si fanno beffa del dolore e dello strazio di una famiglia, e che marciano su complessi conflitti di coscienza diffusi nell'intero paese, bisogna fare un passo indietro e tirarsi fuori.

Morale: per uno che non si fa problemi a prendere posizione e a manifestare apertamente le proprie opinioni, l'atteggiamento di Cruciani durante la puntata di venerdì 6 febbraio mi è sembrato fin troppo super partes. Su una vicenda del genere, su una crisi istituzionale così forte che solo in superficie è legata alla vicenda Eluana, non ci si può nascondere dietro a conflitti di coscienza. O si sta con Berlusconi, o si sta contro. Comunque sia, lo si dica.

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When you were young
And your heart was an open book
You used to say live and let live
(You know you did, you know you did, you know you did)
But if this ever changin' world
In which we live in
Makes you give in and cry

Say live and let die
Live and let die...


("Live and let die", Wings. Nel video, la versione dei Guns n' Roses)

venerdì 6 febbraio 2009

Clandestino

Se un extraterrestre scendesse sulla terra e chiedesse a me qual è la specializzazione dei rumeni, io, anziché rispondergli, gli chiederei a mia volta se anche sul suo pianeta esiste una terra chiamata Padania.

Intendiamoci, io sono sempre stato restio a bollare la Lega come movimento meramente razzista con nient'altro da offrire. La parola "razzismo" va sempre usata con cautela. E' un movimento xenofobo, questo sì, tenendo ben presente che razzismo e xenofobia non sono affatto concetti equivalenti (razzismo = odio per il diverso, xenofobia = paura e ostilità per lo straniero).

Però, dopo aver sentito, alla Zanzara di ieri, ulteriori “indecenti” (Cruciani dixit) parole del senatore leghista Piergiorgio Stiffoni (in sostanza: “i rumeni sono geneticamente portati allo stupro”), dopo quelle del giorno prima (vedi post di ieri), qualche dubbio mi viene. E' davvero, Stiffoni, un “peone” (sempre Cruciani dixit) insignificante e marginale, cioè una pecora nera isolata, o è invece la punta di un iceberg, dove per iceberg si intende una base elettorale permeata di intolleranza, un gigantesco gregge di pecore nere? Mah.

Sempre parlando di Lega, come sapete ieri il Senato ha approvato la norma che consentirà ai medici che lo vorranno (non c'è obbligo) di segnalare i clandestini che dovessero rivolgersi a loro per ricevere cure.

Secondo me, per commentare negativamente questa norma, non c'è bisogno di usare parole grosse come "razzismo", "barbarie", eccetera (non ha del tutto torto Cruciani nel parlare di reazioni esagerate). Basta dire che se l'intento è quello di fungere da deterrente per l'immigrazione clandestina, questa norma risulterà palesemente inefficace. Quanti medici accetteranno di trasformarsi in delatori? Qual è il loro lavoro, curare dei pazienti, o fare le spie per la Stasi? Siamo nell'Italia del 2009 o nella Germania Est degli anni '70? I clandestini ci metteranno poco a capire che non corrono reali pericoli, e tutto resterà uguale.

Il punto è un altro. A parte il federalismo fiscale, riuscite a ricordare un solo provvedimento legislativo proposto dalla Lega che non avesse a che fare con gli stranieri? Io faccio fatica, e mi chiedo: perché questa fissazione, questa mania? E soprattutto, dove ci porterà la diffusione di questo “germe della paura” (per usare un'espressione forte pronunciata ieri da Anna Finocchiaro)? Ci renderà davvero tutti più sicuri? O ci renderà solo più timorosi, diffidenti, e in perenne allarme?

Non so, non capisco, non mi sembra il modo giusto per costruire un Italia migliore.

Ah, un'ultima cosa. Ripensandoci, se un extraterrestre scendesse sulla terra e venisse da me, io gli consegnerei il senatore Stiffoni, e gli direi di portarselo via.

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Facile facile indovinare il contributo multimediale del giorno: Manu Chao, "Clandestino".




giovedì 5 febbraio 2009

Sequestro di persona

Immaginate un sequestro di persona.

Immaginate che la sequestrata sia una ragazza. Immaginate il padre della ragazza che lancia degli appelli in TV rivolti ai rapitori, e che poi, in un secondo momento, chiede il silenzio stampa.

Ci sarebbe forse qualcuno che avrebbe il coraggio di obiettargli: “Ma come, proprio tu che hai reso pubblica la storia con gli appelli in TV, ora pretendi che nessuno ne parli?”. Ovviamente no, sarebbe assurdo.

State tutti intuendo dove voglio andare a parare, vero? Il riferimento è alla vicenda Eluana, e alla richiesta di silenzio formulata dal padre, Beppino Englaro, che Giuseppe Cruciani, secondo me ingenerosamente, ha criticato in trasmissione ieri, pur nel rispetto della persona del sig. Englaro.

Cruciani, in particolare, supportato dall'ospite Giancarlo Loquenzi (ormai un habitué della Zanzara. Avrà fatto l'abbonamento?), ha ricordato che il sig. Englaro è, in origine, il primo artefice della risonanza mediatica sulla vicenda di sua figlia, e un mese fa è persino andato in televisione a farsi intervistare da Fabio Fazio e a presentare il suo libro.

Per argomentare la mia posizione pro Beppino Englaro, torno ora all'analogia con lo scenario del sequestro di persona, prevedendo la facile obiezione: l'analogia non è calzante.

Invece lo è. La somiglianza tra i due scenari è totale, e vi spiego perché.

Il motivo per cui Beppino Englaro gradirebbe il silenzio, a mio avviso, non è da collegare ad un presunto desiderio di spegnere il dibattito in assoluto (anch'io ne sto discutendo ora, e non mi sento in colpa). Più semplicemente, il padre di Eluana teme che ulteriore clamore possa portare qualcuno non solo ad esprimere libere opinioni, ma a compiere azioni fisiche che allontanino ciò che egli ritiene (per me giustamente) essere l'imminente lieto fine della vicenda. Esattamente come il mio ipotetico padre non vorrebbe mettere a repentaglio la salvezza (di nuovo il lieto fine) dell'ipotetica figlia sequestrata.

E a giudicare dalle notizie di oggi (il governo sta pensando ad un decreto legge per fermare le operazioni di distacco del sondino), il timore del sig. Englaro era più che giustificato.

Curiosamente, l'analogia con il sequestro di persona rischia di diventare duplice: il governo si accinge, di fatto, a sequestrare Eluana. Il termine è un po' forte, mi rendo conto, ma, più ci penso, più mi convinco che esso descriva con efficacia quel che, con ogni probabilità, sta per avvenire da qui a breve.

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Chiudo ringraziando il senatore della Lega Nord Piergiorgio Stiffoni, ma non per la sua dichiarazione di ieri (“Se un extraterrestre scendesse sulla terra e mi chiedesse qual è la specializzazione dei rumeni, gli risponderei 'lo stupro'”), che mi dà letteralmente il voltastomaco.

Lo ringrazio, invece, perché mi ha richiamato alla mente ben due canzoni bellissime da offrire come contributo multimediale del giorno. Non sapendo quale preferire, ve le beccate tutte e due: la poetica "Extraterrestre", di Eugenio Finardi, e la trascinante "Rape me" dei Nirvana, due pezzi che ho intenzione di canticchiare per tutto il resto della giornata.




Extraterrestre portami via
voglio una stella che sia tutta mia
extraterrestre vienimi a cercare
voglio un pianeta su cui ricominciare






Rape me
Rape me my friend,
Rape me,
Rape me again.
I'm not the only one
I'm not the only one...




mercoledì 4 febbraio 2009

Doppio binario

Siccome non sono esattamente frequenti, ritengo opportuno segnalare tutte le occasioni in cui Giuseppe Cruciani critica Berlusconi senza troppe perifrasi e con qualcosa di più di un buffetto en passant. Una di queste occasioni ha avuto luogo alla Zanzara di ieri, quando Cruciani ha commentato negativamente alcune dichiarazioni rilasciate dal cavaliere in un'intervista a Studio Aperto (video).

Berlusconi ha detto, tra le altre cose, che la decisione di scarcerare alcune delle persone coinvolte in recenti casi di stupro è stata un errore. Cruciani ha definito “sbagliatissima” questa posizione, e ha messo in luce il “doppio binario” del cavaliere, il quale in passato avevava manifestato in innumerevoli circostanze la propria contrarietà all'uso e all'abuso della carcerazione preventiva.

Evidentemente, ha fatto ancora notare il conduttore della Zanzara, il tema degli stupri è molto caldo in questi giorni, e il cavaliere preferisce assecondare l'opinione pubblica al costo di smentire se stesso.

Tutto giusto. Peccato che quando Veltroni tempo fa, fece una critica del tutto analoga, Cruciani – lo ricordo distintamente - ridicolizzò il leader del PD osservando come fosse assurdo accusare Berlusconi di mettersi in sintonia con l'opinione pubblica. Invece Veltroni aveva mille volte ragione, e Cruciani, ieri, di fatto gliene ha dato atto, anche se indirettamente.

A proposito dell'intervista di Berlusconi menzionata sopra, forse due parole potevano essere spese anche per commentare l'attacco frontale rivolto dal cavaliere a Renato Soru, definito “incantatore di serpenti”. Questa ferocia verso l'ex governatore della Sardegna è alquanto sospetta...

Cambiando discorso, esprimo il mio parere concorde con Cruciani sull'opportunità di inserire uno sbarramento anche per le elezioni europee. E' ormai evidente come la frammentazione delle rappresentanze politiche sia andata a danno del paese. Capisco l'opinione di chi dice che lo sbarramento ingenera un piccolo vulnus democratico, ma i pro sono, a mio avviso, superiori ai contro.

Io sogno per il nostro paese una mutazione genetica dello scenario politico in senso anglosassone: due soli partiti, due proposte politiche, due candidati premier nominati con le primarie. Niente coalizioni, niente unioni, niente sante alleanze che stanno su con gli stecchini. Se nelle elezioni europee dessimo fiato ai mini-partiti, o i "nanetti", come li chiama un po' sgarbatamente Cruciani, non ce ne libereremo mai.

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Cruciani ieri ha fatto anche sentire Paolo Guzzanti che paragonava, con ironia, Berlusconi al "caro leader" Kim Il Sung, il dittatore da operetta della Corea del Nord. Impagabile...
Per chi vuole approfondire le proprie conoscenze sulla più misteriosa e impenetrabile nazione asiatica, consiglio l'esilarante fumetto "Pyongyang" (editore Fusi Orari), opera del cartoonist canadese Guy Delisle, che in Corea del Nord, un paese fuori dal mondo, ci ha vissuto alcuni mesi per lavoro.


Pyongyang


martedì 3 febbraio 2009

A mente fredda

Immagino conosciate tutti il caso di Rita Bernardini, la deputata radicale/PD che, con l'altro esponente radicale Sergio D'Elia, si è recata, nei giorni scorsi, presso il carcere romano di Rebibbia al fine di verificare la veridicità di alcune non ben precisate segnalazioni in base alle quali i responsabili dello stupro di Guidonia (la loro nazionalità è irrilevante) sarebbero stati malmenati durante la loro permanenza in custodia.

In seguito a questa iniziativa, che rientra comunque nelle prerogative di un parlamentare, la Bernardini è diventata oggetto, nel web, di invettive, insulti, minacce, e anche in TV c'è chi ha ritenuto opportuno esprimere - anzi, urlare - una pubblica reprimenda, come il comico Maurizio Battista.

Insomma, una sorta di linciaggio mediatico, che Giuseppe Cruciani, pur comprendendo il profondo rancore popolare per i brutali stupratori e per chi, in apparenza, dimostra una qualche solidarietà per loro (in realtà non è così, da parte della Bernardini, come chiunque, ragionando lucidamente, può capire), ha disapprovato in toto durante la Zanzara di ieri, assumendo una posizione piuttosto impopolare, ma, a mio modo di vedere, lodevole e per certi versi coraggiosa.

La domanda che dobbiamo porci non è se la Bernardini abbia fatto bene ad interessarsi delle condizioni degli stupratori, ma se dobbiamo accettare che in uno stato di diritto delle persone trattenute in custodia per qualsivoglia reato, anche il più abietto, vengano malmenate da agenti delle forze dell'ordine o della polizia penitenziaria. E' questo il punto, come la stessa deputata ha spiegato intervenendo in trasmissione.

Il ragionamento di chi dice "se la ragazza stuprata fosse vostra sorella (figlia, moglie, fidanzata, ecc.) non vi preoccupereste dello stato di diritto" è sbagliato alla fonte, perché presuppone che il concetto di stato di diritto venga scavalcato dal concetto di stato governato dall'emotività.

Anch'io strozzerei con le mie mani chi facesse del male ad una persona a me cara, ma a mente fredda, mi chiedo: cosa succederebbe se le leggi fossero emanate e poi fatte rispettare solo ed esclusivamente da persone che hanno subito violenza o che hanno visto subirla ad una persona cara? Vedremmo la gente impiccata ai lampioni delle strade e fucilata senza processo, ecco cosa succederebbe. E' questa l'Italia che vogliamo?

Uno stato di diritto non può essere preda dell'emotività. Per questo motivo delle persone trattenute in custodia non possono essere malmenate, anche se istintivamente lo meriterebbero. E' una questione di principio su cui non si può transigere, perché transigere vorrebbe dire minare le fondamenta dello stato.

Io non provo nessuna pietà per gli stupratori di Guidonia, sia chiaro. Voglio, anzi esigo, che siano puniti severamente. Ma la punizione deve essere quella prevista dalla legge, e deve essere stabilita da un giudice. Vigilanti, punitori, e giustizieri della notte sono anti-eroi la cui esistenza è ammissibile solo nel variegato mondo del cinema e dei fumetti.

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A proposito di giustizieri, chi si ricorda dello straordinario telefilm di fine anni '80 "Un giustiziere a New York" ("The equalizer" in originale)? Ecco la sigla, bellissima.




lunedì 2 febbraio 2009

Io ho sb...

Chi era già quel personaggio di un vecchio telefilm così orgoglioso e vanitoso da non riuscire a dire "ho sbagliato"?

Io ho sb... Io ho sb...

Se avete ascoltato la Zanzara di venerdì, Giuseppe Cruciani, in riferimento all'audio non integrale di Di Pietro a Piazza Farnese, non ha ripetuto proprio le stesse parole che mi aveva scritto via mail e che io (dopo aver chiesto autorizzazione) ho pubblicato in calce al post precedente.

Sì, ha spiegato che il file tagliuzzato è stato preso da un TG ("forse addirittura il TG3", come se ciò rendesse meno grave l'omissione di controllo). Ha detto inoltre che la sostanza non cambiava (invece cambiava eccome, come ho già spiegato). E poi, come nella favola del lupo e dell'agnello, Cruciani si è cercato altre scuse buone per mangiarsi comunque, in diretta, il leader dell'IdV.

Non ha pronunciato, invece, le uniche parole che non doveva assolutamente far mancare: ho sbagliato, scusatemi.

Cruciani, proprio come Fonzie, certe parole proprio non ce la fa a dirle. Non in diretta radio, non di fronte a decine di migliaia di cittadini.

Io ho sb... Io ho sb...

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Sunday, Monday, Happy Days. Tuesday, Wednesday, Happy Days.
Thursday, Friday, Happy Days. The Weekend comes, my cycle hums,
Ready to race to you.

These days are ours. Happy and free. (Oh Happy Days)
These days are ours. Share them with me. (Oh Baby)