venerdì 28 novembre 2008

Miseria e nobiltà

Giusto un paio di commenti sulla Zanzara di ieri, che non è stata proprio avvincente.

A proposito del tema della cosiddetta social card, il conduttore Giuseppe Cruciani si è chiesto: è vero, come pensano in molti, che la card rischia di diventare un “un marchio, sinonimo di perdita di dignità e oggetto di vergogna”? (Sono parole di Marco Deaglio tratte dall'articolo "Il minimo necessario", apparso su La Stampa di ieri, del quale Cruciani ha letto un brano.)

Secondo Cruciani non è così. Io, onestamente, non so cosa rispondere, non ho le idee chiare.

In un secondo momento, però, Cruciani se ne è uscito con un'osservazione acuta (qualche volta accade): senza nulla togliere al diritto di critica, chi per sua fortuna non si trova nelle condizioni di indigenza dovrebbe astenersi dall'usare espressioni forti come "umiliazione", "elemosina", ecc. Gli unici - per così dire -"qualificati" a poter usare, eventualmente, tali espressioni sono coloro che la card dovranno poi usarla fisicamente nei supermarket. Mi sembra un principio ragionevole.

Ciò detto, va aggiunto che nessuno si sarebbe posto la "questione dignità" se il governo, anziché in forma di card, avesse elargito il contributo mensile direttamente nelle buste paga o nelle pensioni o nei sussidi, per lo meno laddove attuabile (nella stragrande maggioranza dei casi, credo). La scelta di dar vita ad una card azzurra col logo Mastercard e coi controfiocchetti ha un sapore di spettacolarizzazione di cui si poteva fare a meno, tenendo anche conto che tanti anziani si troveranno in difficoltà nell'usare la card, non avendo mai usato un bancomat in vita loro.

Cambiando argomento, ieri un po' a sorpresa Cruciani ha ospitato Riccardo Villari, l'uomo la cui notoria nobiltà d'animo gli fa porre il valore delle istituzioni sopra ogni cosa.

Poteva diventare un scoop se solo il conduttore della Zanzara avesse rivolto all'attuale presidente della commissione di vigilanza RAI le due domande più importanti, e cioè:

1) Villari, parlando in generale, lei che opinione ha di chi preannuncia un atto e poi non lo compie?

2) Villari, ma esattamente, la commissione che lei presiede a cosa serve?

Pazienza, sarà per un'altra volta. Nel frattempo, scusatemi se non trattengo il respiro.

----

Consoliamoci con Totò e la celebre scena degli spaghetti, dal film "Miseria e nobiltà".





giovedì 27 novembre 2008

Fantasie erotiche

Sul tema del mancato riconoscimento a Enzo Biagi dell'ambrogino d'oro da parte del consiglio comunale di Milano, Giuseppe Cruciani, all'inizio della Zanzara di ieri, ha espresso un'opinione che ho trovato molto interessante: la decisione del consiglio comunale è stata “scandalosa” in quanto si inquadra in quel vetusto solco della divisione tra il berlusconismo e l’antiberlusconismo che sembra non voler finire mai, segno che non solo gli antiberlusconiani a voler tenere viva questa battaglia senza fine.

In un momento successivo, sullo stesso tema, Cruciani ha chiamato in causa Vittorio Sgarbi (ancora!), e, nell'introdurlo, forse dopo aver completamente travisato l'intervista che quest'ultimo ha rilasciato a Repubblica, ha fatto credere che il critico d’arte avesse la stessa identica sua opinione.

In realtà le cose non stavano affatto così. E' vero che anche Sgarbi ha disapprovato la mancata concessione dell’onorificenza, ma per un motivo molto, molto, molto, molto, molto diverso.

Sgarbi non si è per nulla focalizzato sull'eterna contrapposizione tra berlusconismo e antiberlusconismo. Invece, con quel cinismo e quella rudezza che spesso lo contraddistinguono, Sgarbi ha fatto unicamente riferimento alla persona e al giornalista Enzo Biagi, sostenendo che nel non dargli il premio si è fatto di lui un martire migliorandone a tutti gli effetti l'immagine. In altre parole, nel non concedergli l'onorificenza, paradossalmente si è premiato Biagi ancor più di quel che meritasse.

Non so se avete colto… In sostanza Sgarbi, subdolamente, con falsi toni soft, ha di fatto denigrato Enzo Biagi. Del resto, bastava leggere con attenzione la summenzionata intervista a Repubblica per rendersi conto di dove il neo sindaco di Salemi volesse andare a parare. Cito: “Biagi era pericoloso da vivo. Da morto danno non ne può più fare. Quindi si può anche dargli un altro Ambrogino, tanto per non creare polemiche.

Che pena, che tristezza... Ma, curiosamente, una singolare coincidenza mi ha risollevato il morale. Mentre ascoltavo questo l’ennesimo sproloquio di Sgarbi, scuotendo la testa a fronte di cotanta perfidia, mi è capitato tra le mani un turacciolo, e, all’istante l'immagine di Ignazio La Russa, l'uomo dei turaccioli, si è materializzata nella mia mente.

Sgarbi. La Russa. Un turacciolo...

A quel punto, un'erotica fantasia, che lascio alla vostra immaginazione, mi ha pervaso, cogliendomi indifeso e lasciandomi con un sorriso ebete stampato in faccia, sorriso che si è dissolto solo dopo una mezzoretta, quando mia moglie, richiamandomi all'ordine, mi ha chiesto: “Si può sapere che cavolo c'hai da ridere?

-----

Vi lascio con una fantasia erotica (ed eroica) decisamente più ortodossa... La mia scena preferita dal primo film di Spider-Man.




You are... amazing!

mercoledì 26 novembre 2008

Escrementi

L'incipit con cui Giuseppe Cruciani ha esordito alla Zanzara di ieri è consistito nella lettura di un brano tratto dall'articolo "Non è il Nordest e nessuno si indigna", apparso sul Giornale del 25 novembre, a firma di Massimo De Manzoni. Trascrivo integralmente, qui di seguito, tale brano.

Quattro ventenni italiani di buona famiglia hanno cosparso di benzina un clochard e gli hanno dato fuoco. «L'abbiamo fatto così, per divertirci», hanno confessato. Possibile?, vi chiederete. E perché tutto tace? Com'è che dagli schermi tv non spunta il faccione di Veltroni con la sua migliore espressione di circostanza a «condannare» e a «lanciare l'allarme per la deriva razzista»? Per quale strana ragione non rullano i tamburi di Cgil e comitati antifascisti per chiamare alla Grande Manifestazione Nazionale di Protesta? Che cosa impedisce ai siti internet dei giornaloni politicamente corretti di dare fiato alle trombe dell’indignazione? Quale mistero si cela dietro l'assenza pressoché totale di dichiarazioni di parlamentari di sinistra sulla vicenda? E perché il sindaco Alemanno non si è ancora precipitato a chiedere scusa?
Il fatto è che [da questo punto Cruciani non legge più, ma riassume la conclusione dell'articolo] questo episodio non è avvenuto né a Roma, né a Milano, né a Verona, ma a Rimini, nella rossa Emilia Romagna.


Escrementi.

Ecco cosa penso delle teorie di Massimo De Manzoni. Escrementi. L'idea in base alla quale la locazione geografica dell'episodio abbia limitato le reazioni è ridicola. Di più, è demenziale. E il fatto che Cruciani a tale teoria abbia dato credito, visto che ha esplicitamente condiviso l'articolo, mi fa incazzare in un modo che faccio fatica a descrivere.

1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10… Okay, sono calmo.

Per smontare la gigantesca scemenza propinata da De Manzoni e avallata da Cruciani, basta citare due controesempi: il ragazzo nero apparantemente picchiato da alcuni vigili di Parma, e la vicenda di Castelvolturno che ha visto sei giovani di colore trucidati dalla camorra locale (peraltro, come ha spiegato bene Luca Telese nel suo blog, si trattava di persone che non appartenevano ad alcuna gang; sono state uccise a caso dai camorristi a titolo dimostrativo).

Entrambi gli episodi che ho citato provocarono molto scalpore e indignazione, e sono avvenuti l'uno a Parma, che, se non l'hanno spostata la scorsa notte, si trova anch'essa nella "rossa Emilia Romagna", e l'altro a Castelvolturno, che è in provincia di Caserta, e non di Roma o Milano o Verona.

Inoltre non è affatto vero che l'aggressione al clochard, avvenuta la sera del 10 novembre, non suscitò reazioni. Le suscitò eccome! Cito a titolo d'esempio un toccante articolo di Michele Serra su Repubblica del 12 novembre. Ci fu addirittura un intervento molto discusso alla Camera, da parte di una deputata del PD che vedeva un nesso tra l'aggressione al clochard e la proposta leghista di istituire un registro dei barboni, teoria che Cruciani criticò ferocemente durante la Zanzara del 12 novembre. Incredibile che se ne sia dimenticato.

L'altro ieri il caso di Rimini ha subito degli sviluppi, con quattro arresti. Ma il clochard in fin di vita è sempre lo stesso, non è un nuovo caso, e i commenti si sono già sprecati due settimane orsono.

La spiegazione alla carenza di reazioni, quindi, è molto semplice e non ha nulla a che vedere con la città nella quale l’episodio è ha avuto luogo. Come Cruciani possa aver condiviso l'ipotesi di De Manzoni, così bislacca, così palesemente priva di fondamento, così faziosa - perché è faziosa – mi risulta inspiegabile.

A margine, desidero anche far notare come l'articolo di De Manzoni, che sfrutta la quasi morte di un uomo per attaccare uno schieramento politico, configuri una di quelle speculazioni che Cruciani solitamente rigetta sdegnato. Invece, questa volta il conduttore della Zanzara ha abbracciato la speculazione politica facendola sua. E' davvero una cosa di cui non mi capacito.

Ce l'ho qui sulla punta delle dita la parola di otto lettere che inizia con la V e finisce con la A. Ma non la scriverò. Voglio credere che quello di Cruciani sia solo uno scivolone, un errore dovuto alla fretta e al troppo lavoro, che hanno impedito una seria riflessione. Lo voglio assolutamente credere, perché se perdo la stima in Cruciani questo blog non avrebbe più senso di esistere.

-----

Questo post si ispira, in parte, alla celebre e bellissima scena dello strappo della pagina, presente nel film "L'attimo fuggente", diretto da Peter Weir e interpretato da Robin Williams. Buona visione.




Escrementi. Ecco cosa penso delle teorie di J. Evans Pritchard.

martedì 25 novembre 2008

Above us only sky

Zanzara frizzante e finalmente pregna di temi interessanti, quella di ieri. Ci sarebbero spunti per tre o quattro post, ma bisogna fare selezione. Pertanto mi concentro su due argomenti: lo spot del candidato PDL alla presidenza dell'Abruzzo, Gianni Chiodi, con il quale si ammicca ai giovani vagheggiando opportunità di lavoro, e la sentenza di un giudice del tribunale di Valladolid con la quale si ordina di far rimuovere tutti i crocifissi dalle pareti di una scuola pubblica della città spagnola.


SPOT DI CHIODI

Lo avete ascoltato lo spot di Chiodi? Io sì, diverse volte, e sono d’accordo con Cruciani quandi dice che esso è stato “progettato male e realizzato peggio” in quanto “non si capisce nulla”.

Non sono invece d'accordo con il conduttore della Zanzara quando afferma che dietro lo spot non si cela un intento ingannevole. Al contrario, l'ambiguità con la quale viene fatta subodorare la possibilità di ottenere un fantomatico “colloquio per l’avviamento all'attività imprenditoriale”, è, a mio avviso, assolutamente voluta (“Iscriviti al tuo futuro”…), nell'ambito di una dilettantesca e, per fortuna, fallimentare strategia di marketing che, giustamente, molti commentatori della scena politica italiana, con toni più o meno severi, hanno giudicato politicamente censurabile.

Detto questo, non si deve neppure esagerare nei commenti di biasimo, come ha invece fatto, nel suo intervento di ieri, l'ascoltatore Bruno da Roma. Bruno ha percepito nella vicenda Chiodi la dimostrazione che la destra cerca intenzionalmente il consenso nell'ignoranza e nell'ingenuità di una parte dell'elettorato, quello “rincitrullito dalle televisioni”. Sono vecchie semplificazioni che andrebbero evitate perché degradano il livello del confronto politico. Non è vero che a destra regni sovrana l’ignoranza, così come non è vero che a sinistra regni il sentimento di superiorità morale accompagnato da fancazzismo.


CROCIFISSO

Cruciani si è posto questa questione: “è togliendo il crocifisso dalle scuole che si tutela la laicità dello Stato?” La sua risposta è no. Per approfondire il tema, poi, ha intervistato il teocon nostrano Marcello Pera, il quale, fedele al suo credo, ha magnificato il crocifisso come “simbolo identitario di appartenenza ad una civiltà storicamente permeata dal cristianesimo” e come “garanzia di uguaglianza di tutti gli uomini davanti a Dio”.

Detto che magari, per completezza, oltre al teocon Pera poteva essere opportuno ascoltare anche l'opinione di un opinionista iper laico (ad esempio un Piergiorgio Odifreddi qualsiasi), a mio avviso la questione del crocifisso nelle scuole (e più in generale negli edifici pubblici) andrebbe analizzata su due diversi livelli: uno di principio, e uno pratico.

In linea di principio, chi, come me, non appartiene ad alcuna confessione o comunque chi, come me, crede fermamente nella laicità dello Stato non capisce il motivo per cui in luoghi pubblici diversi dalle chiese debbano esser esposti simboli religiosi. Non se ne vede motivo, così come non si vede motivo di esporre simboli politici o di altra natura. Ricordiamoci, del resto, che l'Italia, da quando è una Repubblica con una nuova Costituzione, non ha più una religione di Stato.

A livello pratico però, c'è da chiedersi: vale davvero la pena intraprendere seriamente, nei tribunali o nelle aule parlamentari, delle battaglie per la rimozione dei crocifissi, che magari sono gli stessi appesi ai muri delle scuole da decenni? E' davvero cosi importante porsi questa questione, o è meglio invece lasciar perdere? Secondo me è meglio lasciar perdere.

Del resto, un crocifisso, per quanto indesiderato, lo si puo sempre ignorare, no? E inoltre, se anche un solo studente trova conforto in quel manufatto, perché negarglielo? Se poi nella stessa classe ci sono ragazzi di altre religioni o fortemente atei, gli insegnanti decidano caso per caso, magari aprendo un sereno dibattito con gli studenti e lasciando, in ultima analisi, la scelta finale a questi ultimi con un voto a maggioranza. Così, en passant, gli studenti hanno pure l'occasione di approfondire i concetti di tolleranza, di democrazia, e di rapporto tra stato e religione.

----

"And no religion too" e "Above us only sky" sono i miei versi preferiti di "Imagine", la celebre canzone pacifista e idealista di John Lennon. Buon ascolto.




You may say I'm a dreamer,
but I'm not the only one.


lunedì 24 novembre 2008

Should I stay or should I go

Ancora il caso Villari al centro dell'attenzione durante la Zanzara di venerdì 21 novembre, che è stata piuttosto noiosa e con pochi spunti di interesse.

Sperando, forse, in qualche smargiassata che generasse un po' di trambusto, Giuseppe Cruciani ha pensato bene di far intervenire sul tema anche l'estremista dell'intelligenza Vittorio Sgarbi, alla sua duecentosettantanovesima apparizione alla Zanzara (ci sarà un contratto?). In realtà il critico d'arte ha mantenuto i toni bassi, sebbene si sia comunque lasciato andare ai suoi soliti sproloqui durante i quali, per la cronaca, il senatore Riccardo Villari è stato definito nientemeno che “eroe della democrazia”.

Viene da sorridere, naturalmente, e sembra che anche il destino, ad un certo punto, abbia voluto stendere un velo pietoso facendo cadere la linea. Cruciani, successivamente, cercando un modo soft per dissociarsi, ha detto che nelle parole Sgarbi “c'era molta provocazione”, ma la realtà è che quest'ultimo era invece serissimo. Amen. Vediamo però il lato positivo: almeno il neo sindaco di Salemi non ha insultato nessuno (tranne l'intelligenza di chi lo ascoltava).

C'è poco altro da raccontare sulla Zanzara di venerdì. Degno di nota è stato solo l'intervento di Irene Tinagli, la giovane esponente del PD che, in disaccordo con la politica di Veltroni, non abbastanza "riformista", e sentendosi emarginata, ha abbandonato il Coordinamento Nazionale del Partito Democratico. A questo link potete trovare l'interessante lettera che Irene ha inviato al quotidiano Il Riformista annunciando le sue dimissioni.

E' l'ennesimo brutto segnale per il povero Walter, che non riesce a tenere unito il suo partito. Andare avanti così credo non abbia senso. Urge nel PD una resa dei conti a tutti i livelli.

Un'ultima osservazione e per oggi chiudo. Io non ho visto AnnoZero del giovedì precedente, ma mi chiedo: possibile che l'unico spunto di interesse offerto dalla trasmissione di Santoro fosse il penoso litigio, buono più per Blob che per la Zanzara, tra Luca Barbareschi e Massimiliano Fuksas? Possibile?

-----

Piccolo consiglio musicale per Cruciani, nel caso che stasera si continui ancora a parlare del presunto "eroe della democrazia" Villari: correva l'anno 1981, e i Clash cantavano “Should I stay or should I go”.




Darling you got to let me know
Should I stay or should I go?
If you say that you are mine
I'll be here 'til the end of time
So you got to let me know
Should I stay or should I go?



venerdì 21 novembre 2008

Orgoglio e pregiudizio

Carneade, chi era costui?

Così come la politica tutta, anche la Zanzara di ieri si è spontaneamente avvitata sulla ridicola sceneggiata della commissione di vigilanza Rai, contribuendo a dare all'ormai ex esponente PD Riccardo Villari, un autentico carneade della politica che sta vivendo il suo quarto d'ora di notorietà, quell'attenzione di cui il senatore napoletano (*) sembra parecchio compiacersi.

+++++
(*) Aperta parentesi. Giuseppe Cruciani ha letto una frase di un editoriale di Concita De Gregorio rilevando una componente “dispregiativa” nel fatto di esplicitare, da parte del direttore dell'Unità, l’origine napoletana del soggetto. Secondo me Cruciani ha preso un granchio colossale. Concita ha scritto “il senatore napoletano Villari” così come un giornalista sportivo potrebbe scrivere “l'attaccante brasiliano Kakà”. L'indicazione dell'origine geografica è solo un aggettivo di complemento, che non sottintende necessariamente un'accezione dispregiativa. Tale accezione dispresgiativa Cruciani l'ha precepita, ma è solo la sua dannata impressione. Quando non c'è evidenza, prima di insinuare la presenza di un velato antimeridionalismo bisognerebbe pensarci due volte. Chiusa parentesi.
+++++

Guardiamoci in faccia, dritti nelle palle degli occhi. Di cosa stiamo parlando? Di chi stiamo parlando? Chi è Riccardo Villari, se non una persona con scarso senso dell'onore, con scarsissimo senso dello stato, e con altissimo senso della cadrega? Siamo seri: il suo atteggiamento è emblematico del peggio del peggio della politica italiana ("italiana" non è dispregiativo).

Non c'è nulla da difendere, e non c'è nulla di cui stupirsi riguardo le tonnellate di “non diciamolo ma avete capito” che molti quotidiani hanno riversato su Villari. Anzi, mi sembra un atteggiamento coerente. E' molto più incoerente, invece, ridicolizzare Villari con le canzonette di Battisti e poi, un minuto dopo, difenderlo come se fosse un solitario eroe buono assediato dagli eserciti malvagi.

Valeva la pena, in ultima analisi, dedicare l'intera puntata, pur con ironia, a questo trascurabile carneade? Cenere era, e cenere ritornerà. Tre minuti di cronaca, uno sberleffo, la musichetta di Battisti (“Io resto qui…”. Per la cronaca la canzone è "Anche per te", datata 1971) potevano bastare. Dopodiché si doveva passare al vero argomento del giorno, la guerra Veltroni-D'Alema che le vicende Villari e Latorre hanno reso più che mai manifesta.

Invece, su tale tema non è stata detta neanche una parola. Se penso che il fiato di Filippo Facci e di don Peppino Caldarola, intervenuti ieri, è stato sprecato a parlare di Villari non so se ridere o piangere.

***

Prima di chiudere, ancora due parole su un diverso argomento: l'inchiesta di un giornalista di Retesole, un'emittente televisiva romana ("romana" non è dispregiativo) con la quale è emersa la difficoltà dei gay a trovare camere in affitto nella capitale.

Di nuovo il tenore dei commenti di Cruciani non mi è piaciuto. Pur riconoscendo l'esistenza di inaccettabili pregiudizi, il conduttore della Zanzara da un lato ha un po' sminuito il valore dell'inchiesta per i modi con cui è stata condotta, e dall'altro si è concentrato sui commenti eccessivi o assurdi che ne sono conseguiti (del tipo "c'è un razzismo dilagante fomentato dalla destra xenofoba"), quando invece il punto è un altro: una volta ammesso che il pregiudizio diffuso esiste ed è un problema, la vera domanda è: quali politiche vengono messe in atto per contrastare tale pregiudizio?

Nessuna. Nes-su-na. Con il governo Prodi almeno si parlò a lungo dei famosi PACS. Era l'inizio di un percorso che, a lunghissimo termine, poteva contribuire a sradicare il pregiudizio. Ora, invece, con la maggioranza di centrodestra, la cui sudditanza verso il Vaticano è oggettivamente marcata, c'è l'immobilismo più totale.

----

Il tema dei gay e dei pregiudizi è alla base del film "Philadelphia", di Jonathan Demme, interpretato in modo straordinario da Tom Hanks. Gli ultimi fotogrammi della pellicola sono accompagnati dalla struggente canzone omonima, ad opera di Neil Young. Buon ascolto.




Someone is talking to me,
Calling my name
Tell me I'm not to blame
I won't be ashamed of love.


giovedì 20 novembre 2008

Come Rocky e Apollo

E' finita a tarallucci e vino la battaglia dialettica tra Cruciani e l'ascoltatore Giuseppe da Messina (vedi mio post precedente). I due avevano battibeccato vivacemente durante la Zanzara di martedì, ma ieri, a sorpresa, Giuseppe, che di cognome fa Ferrera e che è insegnante in una scuola superiore, è stato elevato al rango di commentatore in collegamento fisso per tutta la durata della trasmissione (stile Zapping, per chi conosce la trasmissione di Aldo Forbice).

Sarebbe divertente conoscere i retroscena di questo gioco di prestigio di Cruciani, ma ovviamente non li verremo a sapere mai. A meno che il professor Ferrera non sia, incidentalmente, un lettore di questo blog :-)

A margine, faccio notare come ieri, esprimendo serenamente e pacatamente le sue opinioni, Ferrera sia stato molto più efficace rispetto al giorno precedente. Ad esempio quando ha detto che “il terreno degli insulti è quello su cui Berlusconi gioca meglio. Lui è bravo a tirare schiaffi e poi nascondere la mano, ha poco da lamentarsi se ora altri fanno lo stesso con lui”. Inattaccabile.

Per il resto, riguardo la puntata di ieri, Cruciani ha provato all'inizio a lanciare due temi abbastanza interessanti, che poi però nessun ascoltatore si è filato, e cioè:

- Il ritorno o la permanenza in auge di tanti vegliardi. Io sono tra quelli convinti che la gerontocrazia e il mancato ricambio generazionale rappresentino una dei grandi palle al piede di questo paese.

- Il rinvio a giudizio per omicido volontario (volontario, e non colposo!) dei vertici della Thyssen Krupp. Reggerà al processo o si rivelerà controproducente, regalando un facile verdetto di assoluzione? Temo di non dominare a sufficienza la giurisprudenza per dare una risposta con cognizione di causa.

Il tema che gli ascoltatori, invece, hanno preferito dibattere è stato quello del bigliettino con cui il senatore PD Nicola Latorre, durante un dibattito televisivo, ha imbeccato quello che in teoria è un avversario politico, lo spaesato deputato PDL Italo Bocchino, manco fossero due scolari delle elementari. Le immagini non lasciano dubbi, e il tentavo puerile di Bocchino di negare l'evidenza (si veda la sua intervista sul Giornale di oggi) fa sorridere a dir poco.

Cruciani non ha trovato nulla di rilevante in questo episodio, ma io non sono d'accordo. E' stata una scena penosa dietro la quale, come tutti i quotidiani odierni osservano (a titolo d'esempio si veda il titolone del Riformista di oggi), si nasconde una devastante guerra intestina all'interno del PD, tra veltroniani e dalemiani.

A questo proposito, vorrei permettermi di dare a Veltroni e D'Alema un consiglio da amico oltre che da simpatizzante: chiudetevi in una stanza, da soli. Toglietevi la giacca, slacciatevi la cravatta, tirate su le maniche della camicia e, immedesimandovi in Rocky Balboa e Apollo Creed, cominciate a menarvi come due fabbri. Chi dei due, alla fine, rimarrà in piedi sarà il nuovo capo supremo del PD. Che rimane per terra, invece, si darà all'ippica.

O se preferite, giocatevela a bracco di ferro, o a scacchi, o a birra e salsicce. O magari, se tornate a pensare come due politici seri, organizzate un bel congresso, in cui, democraticamente, si stabilisca in maniera definitiva qual è la corrente maggioritaria che prende le decisioni, a qual è quella minoritaria, che, fino al congresso successivo, se ne deve stare buona ed ubbidiente.

------

Il finale di Rocky II è epico e commovente allo stesso tempo. Meraviglioso, indimenticabile.




Rocky Balboa has shocked the world!
He is the new heavyweight champion of the world!


mercoledì 19 novembre 2008

Cirano

Dal punto di vista dei temi trattati, non si sono viste grandi novità durante la Zanzara di ieri: Alitalia, la commissione di Viglilanza Rai, i toni di Di Pietro, con la sua ultima uscita (“Berlusconi è un corruttore politico”)... Insomma, le solite cose. A vivacizzare la trasmissione, però, ci hanno pensato alcune telefonate che non sono passate inosservate.

Ve ne propongo due, di queste telefonate, in audio integrale, perché le trovo rappresentative di due metodi molto diversi di argomentare e di "contrastare" le tesi di Giuseppe Cruciani.

PRIMO METODO: Giuseppe da Messina (mp3)





SECONDO METODO: Roberto da Savona (mp3)




Voi quale metodo preferite? Quale trovate più efficace? Chi, tra i due, si è rivelato un buon spadaccino, novello Cyrano de Bergerac? Fatemi sapere. Io intanto vi do la mia opinione.

Giuseppe da Messina, a mio modo di vedere, è stato troppo aggressivo. Accecato dall'ira, non si è reso conto che gli esempi portati a supporto delle sue critiche a Cruciani erano clamorosamente sbagliati, e ciò ha di molto ridimensionato l'efficacia del suo intervento, che poi era un assalto frontale al conduttore. Solo quando è stato tirato in ballo Cossiga Cruciani è apparso in difficoltà, ma, di nuovo, l'eccessiva aggressività è stata, alla fine, controproducente.

La mancata presa di distanza, da parte di Cruciani, rispetto le turpi dichiarazioni di Cossiga è qualcosa che neanch'io gli perdono, ma far passare l'idea che Cruciani godrebbe nel vedere le maestre picchiate dalla polizia è semplicemente ridicolo.

Roberto da Savona, invece, con grande pacatezza, ha fatto notare come, a pescare bene nelle dichiarazioni del passato, non ci sia poi tutta questa gran differenza tra i toni di Pietro e quelli di Berlusconi. Cruciani non ha potuto che dargli ragione, facendo così emergere, pur in modo implicito, una certa incoerenza nel suo modo di porsi, talvolta, verso le diverse parti politiche: discreta indulgenza da un lato, assoluta severità dall'altro.

In definitiva, io che detesto i litigi, le urla, le voci sovrapposte, ho trovato decisamente più persuasivo ed efficace l'intervento di Roberto da Savona. A pungere in punta di fioretto, spesso, si fa più male che non menando fendenti con una scimitarra.

----

Mentre scrivevo questo post, canticchiavo Cirano di Francesco Guccini. Buon ascolto :-)







Infilerò la penna ben dentro al vostro orgoglio
perchè con questa spada vi uccido quando voglio.


martedì 18 novembre 2008

Il collaborazionista

Puntata leggera, "alla Telese", quella di ieri della Zanzara, durante la quale si è discusso per la maggior parte del tempo sulla teoria, espressa dal ministro Renato Brunetta, che i fannulloni siano in prevalenza orientati politicamente a sinistra.

Trovo imbarazzante anche solo l'idea di prendere in considerazione un simile tema, per quanto è demenziale. Potrei citare la risposta semi-seria di Pietro Ichino, ma credo che non ne valga neppure la pena. Lo stesso Giuseppe Cruciani non ha potuto fare a meno di definire la dichiarazione del ministro nulla più di “una sciocchezza, uno scivolone”.

Brunetta, a mio avviso, con queste sue sparate rischia di giocarsi una fetta della credibilità che aveva radunato attorno a sé, anche da parte dei cittadini che in generale non vedono di buon occhio l'attuale governo.

Personalmente, ribadisco quanto espresso nel mio post del 3 novembre: Brunetta soffre della "sindrome del giudice di De Andrè": trovandosi, per la prima volta nella sua vita, su uno degli scranni più alti, gode nel dispensare sentenze. E' però netta l'impressione che la brama di protagonismo lo stia divorando.

Ciò detto, io continuo a pensare che il lavoro di bonifica nella pubblica amministrazione sia sacrosanto, e pertanto vorrei permettermi di insistere con il consiglio che già in precedenza ho rivolto a Brunetta: mantenga un basso profilo (no pun intended) e dia un taglio netto alle apparizioni TV.

Cambiando argomento, il momento migliore della trasmissione di ieri si è registrato con l'intervento di Franco Bassanini, esponente del PD ed ex ministro della funzione pubblica nei governi Prodi e D’Alema (legislatura 1996-2001). Bassanini ha rispedito al mittente le accuse di collaborazionismo piovutegli addosso in seguito alla sua nomina alla presidenza della Cassa Depositi e Prestiti, e in seguito alla controversa intervista, da egli rilasciata ad Aldo Cazzullo, apparsa sul Corriere della Sera del 16 novembre.

Ho sempre avuto una predilizione per Bassanini, lo voglio dire. Il fatto è che io detesto questo scenario da guerra fredda tra destra e sinistra (di cui Silvio Berlusconi, detto per inciso, è il principale responsabile) che si è venuto a creare negli ultimi anni, e, al contempo, amo quegli elementi che sanno fare da trait d'union tra le due anime del paese. Penso che Bassanini, persona dalle larghe vedute e dalla notevoli competenze, sia uno di questi elementi. Non un politicante attaccato alla poltrona, ma un serio professionista al servizio dello stato. Avercene, di persone così!

------

Contributo multimediale: quando si accinge a parlare di Brunetta, Cruciani è solito far suonare la sigla di Goldrake ("Ufo Robot! Ufo Robot! Si trasforma in un razzo missile..."). Ebbene, con un'ironia gioviale in stile Crozza, e non con quella irrispettosa in stile D'Alema, vorrei suggerire al conduttore della Zanzara di utilizzare la sigla di un diverso cartone animato il cui protagonista, secondo me, è accostabile a Brunetta molto più di Goldrake. Parlo di Gigi la Trottola :-)




Tutta la tua classe punta su di te,
nella squadra tu sei grande re.
La tua città ti chiama già Gigi la trottola.

Gigi però, fermati un po',
alle ragazze di un po' no


lunedì 17 novembre 2008

Responsabilità oggettiva

Alla Zanzara di venerdì 14 novembre si è parlato soprattutto della vicende relative alla commissione parlamentare di vigilanza Rai e della sentenza sulle violenze perpetrate dalla polizia alla scuola Diaz durante il G8 di Genova, nel 2001.

Sul primo tema soprassiedo. Come Giuseppe Cruciani, anch'io penso che la commissione di vigilanza RAI è assolutamente inutile. Secondo me non era quello il terreno su cui l’opposizione doveva alzare il livello dello scontro.

Mi preme invece parlare della sentenza sui fatti della scuola Diaz. Su questo argomento, Cruciani ha preferito non esprimere un’opinione forte in un senso o nell’altro. In sostanza ha detto che bisogna aver fiducia sul fatto che i giudici abbiano deliberato sulla base delle prove raccolte. Una sentenza va vista come la sintesi di un profondo esame delle prove e delle testimonianze, una conclusione di cui prendere atto senza considerarla né giusta ne sbagliata.

Il concetto non fa una piega. Il rispetto delle sentenze è un principio di democrazia a cui non si dovrebbe mai rinunciare. Però, per quel che mi riguarda, confesso che stavolta mi è davvero difficile applicare tale principio per un semplice motivo: si è stabilito che gli ufficiali all’apice della catena di comando che hanno la responsabilità del corretto comportamento dei agenti non sono responsabili. E’ un controsenso, un’illogica contraddizione in termini.

Cito qui di seguito un frammento di un brillante editoriale di Concita De Gregorio, sull’Unità del 14 novembre.

"Incolpevoli i superiori gerarchici, colpevoli i sottoposti: come se avessero agito di loro iniziativa. Come se tra le forze dell'ordine esistesse la possibilità di agire per capriccio, per un impulso del momento e non perché qualcuno ha ordinato di farlo. Impensabile, giusto? La novità è che d'ora innanzi sarà lecito. Giacché si è stabilito che la colpa è solo di chi tiene il manganello, non di chi glielo ha dato, d'ora in poi la cura di chi in divisa aggredisce sarà quella di coprirsi meglio il volto e non farsi riconoscere, di muoversi veloce e venire sfocato nelle foto. Gli altri, quelli negli uffici possono stare tranquilli."

Cari amici, aiutatemi a capire: l'espressione “responsabilità oggettiva” ha ancora un senso in questo paese? L’idea per cui un dirigente risponde dell’operato dei sottoposti, se non altro per mancata vigilanza, vale ancora, ammesso che sia mai valsa?

----

Nel mio immaginario i poliziotti sono i buoni, gli eroi, come nel film. Il pensiero che alcuni di loro possano aver perpetrato violenze inaudite su persone inermi mi fa perdere la ragione, portandomi a canticchiare una canzone brutale come "Cop Killer" di Ice-T. Inutile dire che si tratta solo di una valvola di sfogo, e niente più di questo. Lo stesso Ice-T, che ora interpreta il ruolo di un agente nel telefilm Law&Order SVU, chiarì a suo tempo che non era nelle sue intenzioni inneggiare seriamente all'assassinio di poliziotti.




venerdì 14 novembre 2008

Lo strano ircocervo

La trasmissione di ieri è stata, in sostanza, una colossale canzonatura nei confronti di Antonio Di Pietro, in conseguenza di certe parole smodate con cui il l'ex magistrato, intervenendo alla Camera, ha commentato il blitz della maggioranza in commissione vigilanza RAI: «Berlusconi è come Videla, e ricorda Charlie Chaplin, quando, interpretando Hitler nel film "Il grande dittatore", giocava con il mappamondo

Nulla di nuovo sotto il sole. Al contrario del sottoscritto, che continua a pensare che Di Pietro su molti temi abbia ragione da vendere, Giuseppe Cruciani, come noto, disapprova in modo totale le politiche dell'IdV e quindi c'è poco da stupirsi riguardo l'atteggiamento tenuto ieri dal conduttore della Zanzara.

Stupisce, invece, che sia servito l'intervento di un ascoltatore, Luigi da Lucca, per far emergere un aspetto di una solarità assoluta: Di Pietro esagera volutamente con le parole con il chiaro intento di conquistare una vetrina nelle prime pagine di giornali, nei titoli dei telegiornali, e – perché no – per diventare argomento del giorno nei talk show radiofonici. Sotto questo punto di vista, Di Pietro, è un po' il contraltare di Bossi: così come Bossi blatera di fucili, Di Pietro fa arditi accostamenti tra Berlusconi a Videla.

Videla, per i pochi che non lo ricordassero, è il generale che in Argentina, negli anni '70, si rese responsabile di una feroce repressione verso gli oppositori politici del regime militare, con decine di migliaia tra morti e di desaparecidos. Chiamare Berlusconi "presidente Videla" rasenta la follia. Nemmeno il no-global più convinto può sostenere seriamente una cosa del genere.

Sempre l'arguto Luigi da Lucca faceva poi presente come la moderna comunicazione politica ricalchi gli spot pubblicitari: per avere attenzione servono frasi forti, slogan ad effetto. Io aggiungo che sta ai cittadini e agli opinionisti, se ne hanno voglia, filtrare gli slogan e usare un'opportuna lente che faccia trasparire solo la sostanza del messaggio politico.

Il vero problema, però, è che la politica è intrinsicamente noiosa, e, per quanto riguarda i partiti minori, chi la pratica sembra avere due sole alternative: fare il moderato semi-invisivile alla Casini (quanto volte sentite la sua voce alla Zanzara? Molto raramente) o fare quello che le spara grosse ed è sempre al centro dell'attenzione. Di Pietro ("lo strano ircocervo" come lo ha curiosamente definito il giornalista Fulvio Abbate, ospite ieri alla Zanzara) ha scommesso sulla seconda strada e, considerando che per lui l'alternativa sarebbe l'oblio mediatico, in parte viene da capirlo.

---

Il sopracitato Luigi da Lucca si merita la pubblicazione del frammento audio col suo intervento integrale. Tra l'altro, Luigi all'inizio fa anche osservazioni molto intelligenti sul caso di Eluana Englaro.




---

Il contributo multimediale del giorno non poteva che essere tratto dal film "Il grande dittatore". Però, anziché la scena del mappamondo, ho preferito selezionare lo straordinario finale della pellicola, con il discorso molto poco nazista che lo pseudo-Hitler rivolge al mondo. Momenti di cinema scolpiti nella storia.






giovedì 13 novembre 2008

Vengo anch'io, no tu no

La Zanzara di ieri si è ancora una volta appiattita, quasi per inerzia, sulle questioni legate ad Alitalia. Tuttavia, per fortuna, la giornata aveva offerto anche altri temi di interesse, per nulla marginali, che Giuseppe Cruciani non ha omesso di menzionare.

C'è stato Giulio Tremonti che ha detto che i banchieri che falliscono devono andare a casa o in galera (sì, ha detto “galera”. Ma il copyright del giustizialismo non ce l'aveva Di Pietro?).

C'è stato il tentativo, piuttosto forzato in assenza di chiarezza sugli eventi, di una deputata del PD di stabilire un legame tra l’aggressione ad un senzatetto, a Rimini, e la recente proposta leghista di istituire il fondamentale (sono ironico) registro dei chochard, giudicato di dubbia utilità dallo stesso Cruciani.

E infine c'è la CGIL, sempre più isolata, che non viene nemmeno più convocata agli incontri informali con governo e Confindustria, provocando l'ira di Epifani. Per Cruciani non c’è nulla di eclatante, anche perché secondo lui, tutto sommato, (cito) “questi incontri rientrano nell'ambito di vetusti riti sindacali. Sarebbe ora di considerare superata la necessità, da parte del governo, di convocare le sigle sindacali su qualunque cosa”.

E' una considerazione interessante, su cui val la pena soffermarsi. Io confesso di non avere un’opinione precisa. Da un lato riconosco l'importanza storica dei sindacati, e sono consapevole che ad essi devo molti dei diritti di cui godo come lavoratore. Dall'altro lato, però, è sotto gli occhi di tutto che, negli ultimi tempi, essi, e in particolar modo la CGIL, abbiano rappresentato un freno per molte delle riforme di cui questo paese ha bisogno.

Su questo tema, ho trovato molto interessante un'intervista al sociologo Luca Ricolfi presente sul Messaggero di oggi. Eccone uno stralcio: L'errore che fa la CGIL è che parte dal teorema secondo cui qualsiasi cambiamento non può che peggiorare la condizione dei lavoratori. Il conservatorismo del sindacato di Epifani nasce dalla convinzione che qualunque intervento non può essere che negativo, e questo perché c'è un governo antioperaio, antipopolare, che sta tutto dalla parte del padrone. Un atteggiamento ideologico e pregiudiziale che porta a "resistere, resistere, resistere". […] La CGIL diventerà minoritaria, ma ci vorranno alcuni lustri.

Su una linea leggermente diversa è l’altrettanto interessante editoriale senza firma (quindi attribuibile ad Antonio Polito) apparso sull'odierno Riformista: “Il più grande sindacato italiano resta su posizioni conservatrici e arretrate. […] Ma la rottura dell’unità dell’azione sindacale non necessariamente accelera le riforme. Nel quinquennio tra 2001 e 2006 non le accelerò. E se non le accelerà, è inutile.”

Ecco, forse potremmo concludere così: se una sorta di "delegittimazione" della CGIL deve aver luogo, essa dovrebbe in prima battuta partire dal basso, con un calo degli iscritti, con una bassa partecipazione agli scioperi. Solo in un secondo momento il governo dovrebbe sentirsi autorizzato a semplificare ed abbreviare il processo di concertazione. Il tutto deve avvenire in modo graduale. Un taglio netto, tranchant, nei confronti della CGIL potrebbe rivelarsi, oggi, controproducente.

-----

Il contributo multimediale è scontato: Enzo Jannacci, "Vengo anch'io, no tu no".




mercoledì 12 novembre 2008

Giudizi morali

Ci sono volute le tenaglie, ma alla fine, durante la Zanzara di ieri, un giudizio secco, senza perifrasi, da parte di Giuseppe Cruciani su Berlusconi, riguardo alla battutaccia su Obama, è arrivato: “Indifendibile”. Grazie, dottore. Meglio tardi che mai.

(Dura la vita del "miserabile", eh?)

Per il resto, ieri in trasmissione si è discusso in lungo e in largo della ribellione semi-bianca e semi-selvaggia di qualche centinaio tra piloti e assistenti di volo Alitalia, con conseguenti pesanti disagi per i viaggiatori.

Personalmente non ho nulla da ridire o da aggiungere rispetto ai commenti di Cruciani su questo tema, e quindi passo oltre. Del resto, questo blog è da considerarsi ufficialmente in sciopero contro qualsiasi ulteriore elucubrazione relativa ad Alitalia (nel senso che la vicenda Alitalia mi ha definitivamente scartavetrato gli zebedei. Scusate il francese).

Detto ciò, cos'altro rimane?

Rimane l'ironia, più che giustificata, di Cruciani verso il rettore di Foggia, Antonio Muscio, il quale, nel suo ultimo giorno di servizio, prima di andare in pensione, ha dato un posto da ricercatore al figlio. Il rettore si difende asserendo di non aver commesso alcun illecito, ma ciò, secondo Cruciani (e anche secondo me) non toglie il dubbio che l'operato del rettore rimanga a dir poco discutibile. Se volete le parole testuali di Cruciani, eccole qua: “Il fatto che non vi sia illecito non significa che sia cosa buona e giusta.

A casa mia questo si chiama giudizio morale. Curiosamente, giusto un istante dopo il conduttore ci ha fatto sapere, senza commenti, che il PM che segue l'indagine sul presunto tentativo, da parte di Berlusconi, di "acquisire" senatori nella passata legislatura (ricordate le intercettazioni tra Berlusconi e Saccà?) ha richiesto l'archiviazione, in quanto non è stato rilevato nulla di penalmente rilevante.

Nel prendere atto della decisione del magistrato, mi chiedo: ma per tale vicenda, non è forse applicabile un giudizio morale tutto sommato analogo a quello dispensato nei confronti del rettore di Foggia? Nessun illecito, d'accordo, ma la condotta di Berlusconi rimane riprovevole. Se il giudizio morale è applicabile, perche non pronunciarlo esplicitamente? Se non lo è, dove sta, di preciso, la differenza?

Per chiudere, ancora un'ultima cosa sul solito Berlusconi… Ma solo io ho trovato singolare la scelta del cavaliere di accogliere il presidente brasiliano Lula, in visita in Italia, facendosi accompagnare dai giocatori brasiliani del Milan, e solo del Milan?

Nulla di terribile, nulla di scandaloso, per carità… Ma trovo che questo gesto sia stato piuttosto emblematico di come Berlusconi abbia difficoltà a scindere il suo ruolo di presidente del consiglio da quello dell'imprenditore privato, a distinguere tra ciò che è suo e ciò che è di tutti. Non trovate?

---

Ho citato il Brasile, e questo mi ha riportato alla mente una vecchissima canzone di Toquinho: "Acquarello". Stasera la canto ai miei bimbi.




E il futuro è un'astronave
che non ha tempo ne pietà
va su Marte va dove vuole
niente mai lo sai la fermerà


martedì 11 novembre 2008

Il re è nudo

Con il ritorno del titolare, alla Zanzara non si ridacchia più, considerando che la conduzione di Giuseppe Cruciani è molto più seriosa e compassata rispetto a quella del gigione Luca Telese. Piaccia o non piaccia, la vera Zanzara è questa. Quella di Telese, per quanto gradevole, era, semplicemente, un'altra trasmissione.

Purtroppo, il ritorno di Cruciani è avvenuto in concomitanza con gli ennesimi sviluppi della vicenda Alitalia: lo sciopero bianco messo in atto, contro tutto e contro tutti, da una parte dei piloti e degli assistenti di volo. Questo tema ha occupato la maggior parte della trasmissione, ma siccome io di Alitalia ne ho le scatole piene, oggi non ne parlerò.

Per fortuna, ieri in trasmissione sono stati toccati anche altri temi, alcuni dei quali mi hanno colpito. Innanzi tutto, la critica di Cruciani a Michele Santoro. Il conduttore di AnnoZero, per mezzo di una lettera del suo avvocato, se l'è presa con un deejay di RDS, tal Joe Violanti, che imitando la sua voce fa degli scherzi telefonici infantili a politici e altri personaggi pubblici. Cruciani, in sostanza, dice: “Ma come, il paladino della libertà di espressione, che ha sempre difeso la satira, se la prende proprio con uno che fa satira”?

Detto, a margine, che, da quel che ho sentito ieri negli spezzoni audio mandati in onda, questo Violanti non fa minimamente ridere, e che la sua imitazione di Santoro è penosa, secondo me Cruciani ha ragione. Santoro, con questa sua iniziativa, ha solo fatto una gran brutta figura, quella di chi predica bene e razzola male.

Poi, come prevedevo nel post di ieri, Cruciani ha chiamato in causa Carla Bruni. Però lo ha fatto in un modo strano, che ho trovato un po' equivoco: è stato mandato in onda un frammento di una vecchia intervista della modella alle Iene, in cui la Bruni, rispondendo, a delle domande, elencava le sue preferenze tra i personaggi politici (Prodi), i cantanti (De Andrè), i calciatori (Totti), eccetera.

Nulla di eclatante, ma neppure nulla di scandaloso. Mere banalità di nessun interesse. Ma allora perché Cruciani ci ha fatto ascoltare questa roba? Non ho capito… Se era un tentativo di screditare la persona, direi che non è riuscito. Carla Bruni è antipatica come il culo (scusate il francese), ma di certo non lo è per quello che ha detto alle Iene. Mah!

Il climax della puntata si è però raggiunto con gli spezzoni audio di Paolo Guzzanti (intervistato nei giorni scorsi da Lucia Annunziata), il quale, da qualche tempo a questa parte non sembra più disposto ad ingoiare rospi nell’ambito del raggruppamento politico di cui fa parte, il PDL.

In particolare, il vecchio Guzzanti sembra aver maturato una pessima opinione di Berlusconi: la discutibile amicizia del cavaliere con il “grande Vladimir” Putin è stato l'inizio. Poi si è passati alla denuncia della “mignottocrazia” che pervade l'attuale governo. E infine, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la battutaccia di Berlusconi su Obama.

Cruciani si è detto “stupito” che Guzzanti possa aver cambiato opinione così radicalmente, visto che Berlusconi è sempre lo stesso da quindici anni. Io, invece, devo confessare che me ne sono rallegrato.

Vedete, la principale stranezza dell'attuale panorama politico è che una delle due fazioni (chiamiamola sinistra), in assenza di un leader di polso, è in preda alle più truci guerre intestine, mentre l’altra (chiamiamola destra) sembra talvolta una setta religiosa in costante adorazione del Re Sole.

Ebbene, io auspico che prima o poi abbia luogo una sorta di riequilibrio, da una parte e dall'altra, e penso che il fatto che a destra qualcuno si alzi in piedi e inizi ad urlare che il re è nudo rientri in questo processo di "riequilibratura". Forse il vecchio Guzzanti rimarrà un caso isolato, ma –chissà– forse no.

Si tratta solo di aspettare la prossima follia del nostro presidente del consiglio. Magari ci sarà qualcun altro che dirà basta, che si alzerà in piedi, che punterà il dito, e che urlerà "Il re è nudo! Il re è nudo!". E poi un altro. E poi un altro. E poi un altro...

---

Segnalazione: su come il mondo della politica farebbe bene a rinnovarsi, c'è un bellissimo articolo di Tito Boeri, dal titolo "Una missione per la politica", sulla Repubblica di oggi. Ne consiglio caldamente la lettura.

---

Sigla finale: "King of pain" è una delle più famose canzoni dei Police. Eccovela in un video d'epoca. Le lettrici si godano il giovanissimo Sting :-)




I have stood here before inside the pouring rain
With the world turning circles running 'round my brain
I guess I'm always hoping that you'll end this reign
But it's my destiny to be the king of pain


lunedì 10 novembre 2008

Quelqu'un m'a dit

Con la puntata di venerdì 7 novembre, è finito il terzo interregno del gigione Luca Telese alla Zanzara.

Devo ammettere che alcune cose mi mancheranno un po': la sua contagiosa simpatia, condita da quintali di auto-ironia; lo stile di conduzione, allegro, vivace, e capace di strappare spesso e volentieri un sorriso; e in ultimo, il suo modo informale di interagire con gli ospiti, con domande talvolta secche e dirette, e talvolta strambe e spiazzanti.

Dall'altro lato, però, l'approccio pop e camp di Telese, che lo ha portato in certi casi a dedicare troppa attenzione a notizie insulse (ad esempio, venerdì Alessandra Mussolini ha parlato in diretta per dieci minuti del suo litigio a Porta a Porta con la deputata del PD Pina Picierno... Ma chi se ne strafrega!), per quanto sia distensivo e divertente, non risulta essere l'ideale per chi vuole spremere le notizie del giorno ed estrarne il succo. Per questo scopo serve Giuseppe Cruciani, che da stasera torna in sella.

Se devo indovinare, nel mirino di Cruciani vedo già un nitido obiettivo: Carla Bruni. La moglie di Sarkozy, nel commentare la ormai famigerata battuta di Berlusconi su Obama “abbronzatosi è dettafelice di essere diventata cittadina francese”.

Che modo frivolo, anzi frou-frou, di commentare... Se è vero che il comico Berlusconi ha imbarazzato mezza Italia (non per inesistenti ipotesi di razzismo, ma per l'idiozia e la demenzialità intrinseche della sua battuta), il modo giusto di reagire non è quello di offendere, per quanto involontariamente, un paese intero, rassegnando, in sostanza, le proprie dimissioni da cittadina italiana.

Sarebbe stato molto più efficace e politicamente appropriata una frase del tipo: "Chiedo scusa a nome dell'Italia, che è migliore del premier che la governa", anche se così facendo avrebbe dovuto pagare il copyright a Walter Veltroni.

Oppure, sfoderando il suo savoir-faire tutto francese, avrebbe potuto chiosare: "Credetemi, è meno stupido di quel che sembra". Da interpretarsi, naturalmente, come una sincera carineria.

-----

Per la serie "era meglio quando cantava", riascoltiamola, Carla Bruni, in questa bella "Quelqu'un m'a dit". Ciao.




venerdì 7 novembre 2008

Una risata lo seppellirà

La battuta pronunciata ieri, a Mosca, da Berlusconi su Barack Obama, che secondo il cavaliere “è giovane, bello e abbronzato” non poteva passare inosservata, e alla Zanzara di ieri non s'è quasi parlato d’altro.

Gli ascoltatori si sono divisi: molti si sono scandalizzati, mentre altri hanno fatto presente che solo si trattava solo di un'innocente battuta da prendere con senso dell'umorismo.

Il conduttore supplente, il gigione Luca Telese, non s'è espresso in modo esplicito, ma ormai abbiamo capito che lui, con queste notizie trash, ci gode, ci sguazza. Si crogiola come Zio Paperone quando nuota nel mare di monete del deposito.


Telese come Zio Paperone


Insomma, Telese non ha preso sul serio la notizia. Per lui è stata solo una scusa per farsi quattro risate. E a pensarci bene, forse il suo è l'atteggiamento più adeguato.

Perché arrabbiarsi, perché scandalizzarsi? Non ne vale più la pena. Dopo tutto, non è mica la prima volta che il cavaliere fa cadere il mento a mezzo mondo con le sue freddure e con le sue uscite imbarazzanti (vedi articolo di Gian Antonio Stella sul Corriere di oggi), e non sarà neanche l'ultima. E allora sì, ridiamo. Ovviamente non delle sue battute, ma di lui personalmente, di Berlusconi.

Ridiamo. Ridiamo sempre, ridiamo come fossimo al circo, ridiamo qualunque cosa dica, così da rendere non più percepibile la differenza tra il Berlusconi serio e il Berlusconi guascone. Sempre ammesso che tale differenza ci sia mai stata.

----

Mi è venuta voglia di rivedere uno dei vecchi sketch di Antonio Cornacchione a Zelig. "Povero Silvio! Ce l'hanno tutti con lui!". Buon divertimento! :-)





giovedì 6 novembre 2008

Como se dice? Como se llama? Obama! Obama!

Puntata abbastanza divertente, quella di ieri della Zanzara, grazie alla spigliatezza e al brio del gigione Luca Telese, ma senza veri picchi da un punto di vista dei commenti e delle riflessioni.

Come qualcuno possa trovare interessante la polemica tra Gabriella Carlucci e Le Iene, dibattuta a lungo ieri in trasmissione, per me è un mistero. Pertanto, mi concentrerò su quello che rimane il tema del giorno, le elezioni americane, a proposito delle quali si è discusso principalmente su due punti: le demenziali dichiarazioni di Gasparri (difeso da nessuno, quindi non perdo tempo ad infierire pure io) secondo il quale “Al Qaeda ora è più contenta”, e il fair play post-elettorale tra Barack Obama e John McCain, unanimemente apprezzato (mi unisco).

E' stato poi abbastanza interessante l'intervento di Giuliano da Empoli (è un cognome, non una provenienza), autore del libro "Obama - La Politica nell’era di Facebook", il quale ha scavato un po' nel background del neo presidente eletto. Tuttavia, chi voleva un minimo approfondire aspetti molto più pressanti quali le future politiche che Obama adotterà è rimasto deluso.

Sì, sì, lo so che la Zanzara non è un programma di approfondimento, bla, bla, bla. Però i minuti sprecati a parlare di Gabriella Carlucci si potevano magari spendere per ascoltare il parere di un qualche esperto americanologo. Anche un Christian Rocca qualsiasi poteva andare bene, al limite, in questo senso.

Tra l'altro Rocca è pure intervenuto a fine trasmissione, ma le sue riflessioni, anziché essere proiettate al futuro, si sono ancora concentrate sulle motivazioni del successo di Obama e su altri dettagli riguardanti certe previsioni a suo dire sballate. Considerazioni interessanti, per carità, pero ora ritengo sia il caso di cominciare a guardare avanti.

Piccolo inciso: Rocca ha detto che la tanto annunciata affluenza record non c'è affatto stata. Mi spiace, ma questa sua asserzione non sta letteralmente in piedi: l'incremento di voti popolari tra il 2008 (136 milioni) e il 2004 (122 milioni) supera l'11%, un'enormità. C'è davvero da chiedersi che film Rocca abbia visto.

Cha altro aggiungere sulla Zanzara di ieri? C'è stata un'altra chiacchierata tra Luca Telese e Giuseppe Cruciani, che si trova in questi giorni a New York, ma confesso che, nella mia mente, di quei minuti di trasmissione non è rimasto impresso nulla, se non il trascinante reggaeton pro-Obama con cui Telese ha introdotto il collegamento transoceanico. È tutta la mattina che canticchio “Como se dice? Como se llama? Obama! Obama!”, e ho deciso di contagiarvi :-)

Buon ascolto, e a domani.




mercoledì 5 novembre 2008

Wind of change

Oggi sono particolarmente allegro, per i motivi che potete immaginare.

Tuttavia, non voglio cedere alla tentazione della retorica, e mi accingo a scrivere un normalissimo post di commento sulla Zanzara di ieri. Zanzara che ad inizio trasmissione ha avuto come protagonista Giuseppe Cruciani non nel ruolo di conduttore, ma nel ruolo di ospite, collegato telefonicamente da New York e sottoposto ad un martellamento di domande da parte del conduttore supplente, il gigione Luca Telese.

Cruciani, la cui voce al telefono risulta meno roca e più giovanile, e che quando non ha la responsabilità della conduzione si scioglie un po' e diventa quasi simpatico, ha detto una cosa curiosa: “Il tifo dall’Italia per uno o per l’altro candidato delle elezioni americane non lo capisco, lo trovo una cosa provinciale.”

Peccato che poi un minuto dopo, pressato da Telese, Cruciani abbia ammesso (non che non si fosse intuito...) di essere più convinto dal programma e dalla persona di McCain (“Obama non si sa esattamente cosa vuole”. Ma che concetto profondo!), e quindi di preferirlo.

Ma giusto per capire, qual è la differenza tra "il fare il tifo" e "l'avere una preferenza"? Mi sembra una distinzione un po' ipocrita, se devo dirla tutta. Forse possiamo metterla così: la preferenza è supportata da precise valutazioni politiche, mentre il tifo è solo conseguenza di mera militanza "a prescindere".

Ebbene, Cruciani, se vuole possiamo metterla su questo piano. Ma in tal caso, osservando che quell'aggettivo "provinciale" era diretto in particolar modo a coloro che speravano in Barack Obama (è così, non neghiamo l'evidenza) bisogna anche accettare l'idea che per tante persone la speranza in una vittoria di Obama nasceva non da mera militanza, ma proprio da meticolose valutazioni politiche, e da precisi giudizi sull'operato dell’amministrazione Bush, che vanno molto al di là dei triviali "Bush assassino", "Bush criminale".

Personalmente, più ancora che nella politica estera (da me comunque profondamente disapprovata), ritengo che il grande fallimento di Bush risieda nella politica economica, che è stata di-sa-stro-sa. E questo è un fatto oggettivo, incontrovertibile, perché la matematica non è una materia questionabile.

Mai come oggi doveva soffiare il vento del cambiamento. L'America doveva voltare pagina, per presentarsi al mondo non più con la maschera del poliziotto o del bullo, ma con quella del maestro, della guida che dà per prima il buon esempio.

E al di là degli slogan, se c'era un uomo che impersonificava il cambiamento, questo era Barack Obama, un leader nato, con un sacco di buone idee (basta informarsi), nonché il candidato che i cittadini americani hanno eletto loro nuovo presidente con oltre sette milioni di voti di margine.

-----

Vi lascio con "Wind of Change" degli Scorpions, da fischiettare per il resto della giornata. E vi metto anche una bella pagina tratta da un fumetto di Capitan America, dove il supereroe della Marvel si lancia in un palazzo in fiamme per salvare non una persona, ma una bandiera a stelle e striscie, il simbolo del sogno americano.




The world is closing in, did you ever think
that we could be so close, like it brothers?
The future’s in the air, I can feel it everywhere
blowing with the wind of change




Capitan America


L'America non ti presenta le cose su un piatto d’argento. Qualche volta tutto ciò che offre è la speranza.

Eeeh sì, alla fine un pizzico di retorica ho deciso di concedermela! :-)

martedì 4 novembre 2008

Il nero muove e vince

La Zanzara di ieri è a lungo scivolata via su temi leggeri che Luca Telese, il conduttore succedaneo, ha definito "pop". La definizione è indovinata (anche se "camp" lo sarebbe stato di più ancora), ma ciò non toglie che per un'ora abbondante di trasmissione, dove sono state portate all’attenzione questioni insulse, da rotocalco, che non sto neppure a menzionare, io mi sia profondamente annoiato.

Poi, improvvisamente, alle 19:47, come se si fosse premuto un interruttore, la trasmissione ha cambiato completamente registro, con l'intervento del magistrato antimafia Roberto Scarpinato (fresco autore del libro "Il ritorno del principe"), il quale ha sparato bordate in sequenza contro la classe politica italiana. Trascrivo qui di seguito un paio di frammenti tratti dalle sue dichiarazioni (tralascio, per umana pietà, le stoccate ad Andreotti):

Ci sono ampi settori della nostra classe dirigente che dall'unità d'Italia ad oggi delinquono, in modi diversi: delinquono con una corruzione sistemica, delinquono con la mafia, con lo stragismo, con l’omicidio politico. L’Italia è tra i paesi più corrotti del mondo. Metà del suo territorio è occupato da mafie.
[…]
Se mi guardo intorno, non vedo buona politica. Il parlamento e i consigli regionali sono pieni di persone condannate per mafia o che sono sotto processo per mafia, e allora mi chiedo: che credibilità ha questo stato che da una parte si presenta col volto di magistrati impegnati e dall’altro si presenta col volto di politici condannati o sotto processo per mafia? Una contraddizione interna del sistema sta nel fatto che la mafia e la camorra non sono problemi di ordinaria criminalità, ma sono affari interni ad una parte della classe dirigente nazionale. E' un problema macro-politico e macro-economico con cui dobbiamo confrontarci.

Alla fine dell'intervista, Telese ha ringraziato Scarpinato, augurandosi che il suo libro “contribuisca a risvegliare le coscienze”, e io desidero sottoscrivere questo auspicio.

Non posso però fare a meno di chiedermi come si sarebbe posto Giuseppe Cruciani di fronte alle parole di Scarpinato, che non sono affatto lontane da quelle degli odiati (da Cruciani) Travaglio e Di Pietro. Anche Scarpinato, che combatte la mafia ogni giorno vis a vis, è, per Cruciani, un qualunquista, un giustizialista, un uomo accecato dall'odio e dall'ideologia, un decontestualizzatore di sentenze, un manipolatore di fatti "che non sempre sono la verità"?

La puntata si è poi chiusa in modo tutto sommato piacevole, grazie alla verve e al brio con cui Telese ha interagito con gli ultimi ospiti della serata, sul tema delle elezioni americani (oggi!).

Abbiamo avuto così conferma che don Peppino Caldarola idolatra John McCain, “uomo di sostanza” (e de panza no?); abbiamo invece scoperto che la deputata PDL Chiara Moroni, apprezza più Barack Obama; e infine, abbiamo realizzato come l'americanologo Christian Rocca, inviato del Foglio, sia ormai rassegnato alla vittoria di Obama.

Caro Rocca, coraggio, non si abbatta. Il mondo andrà avanti lo stesso anche con Obama. Forse, andrà persino meglio.

-----

Come sapete, Barack Obama ha ricevuto il pubblico supporto del rocker Bruce Springsteen. Quale miglior scusa per ascoltare una delle mille perle del Boss? Scelgo... scelgo.... "The River"! Dopo tanti anni, quel suono d'armonica iniziale continua a regalarmi infiniti brividi.




We'd go down to the river
And into the river we'd dive
Oh down to the river we'd ride


lunedì 3 novembre 2008

La sindrome del giudice

Causa trasferta americana di Giuseppe Cruciani, per qualche giorno la conduzione della Zanzara è appannaggio del gigione Luca Telese, il quale nella puntata di venerdì 31 ottobre ha provato a partire col botto, intervistando nientemeno che il "venerabile" Licio Gelli, in seguito alla notizia che quest'ultimo sarà voce narrante di una trasmissione di Odeon TV dove si intende approfondire la storia del '900 italiano.

Peccato che quando le domande di Telese cominciavano a farsi interessanti (“I suoi antichi piani, Gelli, si stanno attuando oggi?”), la linea telefonica sia caduta lasciando gli ascoltatori con un pugno di mosche.

Dopo Gelli, è stato il turno del giornalista di Repubblica Francesco Merlo, che, rispondendo alle domande di Telese, ha riassunto un suo articolo del 28 ottobre, nel quale, in risposta all'imperante brunettismo anti-fannulloni, viene coniato il sarcastico concetto di fantuttoni. I fantuttoni sono quegli iper-attivi che a parole – e spesso solo a parole – affermano di saper fare tutto e di avere in tasca la soluzione ad ogni problema.

Per dirla alla Telese, il neologismo di Merlo “ha bucato”, cioè ha colpito il pubblico, innescando numerosi interventi dei radioascoltatori.

Personalmente, questa contrapposizione fannulloni/fantuttoni non mi ha particolarmente appassionato. Alla fine, secondo me, Merlo voleva solo prendere per i fondelli Renato Brunetta non facendo riferimento, per una volta, alla sua statura fisica, ma dandogli, in sostanza, del banfone.

Però la provocazione di Merlo mi dà lo spunto per dire due parole su Brunetta. L'idea che mi sono fatto è che questi sia, in un certo senso, vittima di se stesso e del suo protagonismo. Era partito bene, ottenendo grande popolarità (anch’io le definii "idolo") dichiarando non solo guerra all’inefficienza e alla scarsa produttività della pubblica amministrazione, ma affermando anche di voler completamente digitalizzare quest'ultima.

Addio carta, addio code, via mail si faranno pratiche, certificati, licenze”, diceva Brunetta tempo fa. Perché il ministro non si concentra maggiormente su questi aspetti del suo mandato, invece di continuare a picchiare solo sul ritrito tema dei fannulloni? La faccenda dei tornelli per i magistrati, ad esempio, è semplicemente ridicola, e se ne poteva davvero fare a meno.

Vittima di se stesso, dicevo. E ne sono sempre più convinto. E' facile immaginare che il povero Brunetta, per tutta la vita, sia stato preso per il culo a causa della sua statura, e ora che su uno degli scranni più alti sta seduto proprio lui, non riesce a tenere a freno il suo desiderio di rivalsa. Quasi quotidianamente si fa intervistare, e in ogni occasione non fa mancare qualche sparata che possa donargli attenzione e ulteriori titoli di giornale.

In riferimento alla famosa canzone di Fabrizio De Andrè, io definisco questo genere di atteggiamento "sindrome del giudice".

Beh, caro Brunetta, lasci che le dica una cosa: per citare Giorgio Faletti quand'era ancora un comico, "è ora di basta!". E' ora di tenere la bocca chiusa per un po', di mantenere un profilo più basso (no pun intended), e di far parlare solo e unicamente i fatti. Grazie.

----

Non credo di essere il solo a cui la figura di Renato Brunetta ricorda terribilmente quella cantata da Fabrizio De Andrè nella sua "Un giudice". E allora approfittiamone per riascoltare questa straordinaria canzone del cantautore genovese, anche grazie ad un divertente video scovato su YouTube.





E allora la mia statura non dispensò più buonumore
a chi alla sbarra in piedi mi diceva "Vostro Onore",
e di affidarli al boia fu un piacere del tutto mio,
prima di genuflettermi nell'ora dell'addio
non conoscendo affatto la statura di Dio.