Ce l'ha fatta. Lo separazione era inevitabile, ma per Gianfranco Fini era essenziale che il suo distacco dal nucleo berlusconiano del PDL avvenisse non per autonoma e spontanea fuoriuscita, magari sbattendo la porta dopo aver sputato per terra all'urlo di "neanche più un solo minuto qui", ma in conseguenza, invece, di una formale iniziativa di radiazione da parte del suo antagonista, Silvio Berlusconi. Ora il presidente della Camera ha le mani libere, e chi gliele ha slegate è stato proprio il cavaliere. Il governo del paese passa virtualmente nelle mani di Fini, essendo questi nella posizione di decidere, alla Camera, le sorti di ogni votazione in modo autonomo. E l'ex leader di AN in quella posizione ce lo ha messo proprio Berlusconi. Mossa sbagliata, contromossa. Scacco al re.
Il momento più divertente di questa fase di crisi del centrodestra è stato la "conversazione" dell'altro giorno tra Fini e quello squagliacquazzina del giornalismo che risponde al nome di Giuliano Ferrara. Solo quando la decisione di Berlusconi di chiudere è sembrata inappellabile, Fini, servendosi dell'elefantino, ha finto di tendere la mano (sapendo benissimo che giunti a quel punto il suo gesto sarebbe stato ignorato), per confutare l'immagine del traditore che i giannizzeri del cavaliere gli ritagliavano addosso. Bisogna essere mentecatti o rimbambiti per ritenere sul serio che quella di Fini fosse una dichiarazione di resa, un presentarsi a Canossa ad invocare il perdono. Eppure, incredibilmente, si son lette e sentite, anche ieri alla Zanzara, interpretazioni del genere.
Strategia, tattica, conoscenza del funzionamento dei palazzi del potere in ogni loro meandro. Questo è il Fini degli ultimi tempi, piaccia o non piaccia. Capisco che tale modo di agire molto "dalemiano" possa far storcere il naso, ma, per citare qualcuno, "la politica è anche questo". Probabilmente in altre circostanze deprecherei tutto ciò, ne malgiudicherei l'assenza di nobiltà. Ma viviamo in tempi machiavellici, dove, entro certi confini, il fine giustifica i mezzi. E qui il fine, il superamento della destra berlusconiana e il suo avvicendamento (non affiancamento, avvicendamento) con una liberale, legalitaria e riformista-nel-solco-della-tradizione è di importanza fondamentale. Non v'è certezza che la svolta sia davvero in divenire, ma perlomeno si intravede finalmente l'inizio di un percorso, un barlume di luce in fondo al tunnel. Come andrà finire, lo sa solo il cielo.
[Tasso di demagogia, moralismo e luogocomunismo di questo post: 60%]
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Paul Simon, "50 Ways to Leave Your Lover" (1975)
She said why don't we both just sleep on it tonight
And I believe in the morning you'll begin to see the light
And then she kissed me and I realized she probably was right
There must be fifty ways to leave your lover
Fifty ways to leave your lover...