[Avviso. Dopo i post di oggi il blog va in stand-by per alcuni giorni. Ci sentiamo il 5 maggio o giù di lì]
Questo qui sotto è il secondo articolo del giorno, di Authan. Non perdetevi il primo, un post di Paolo che merita una tripla A da Standard&Poor's :-)
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Gran parte della Zanzara di ieri è stata dedicata al nuovo scontro tra Vittorio Feltri e Gianfranco Fini.
Giusto due righe per ricapitolare gli eventi: Feltri ha sbattuto in prima pagina con titolone a nove colonne la notizia che una società riconducibile alla madre della compagna del presidente della Camera risulta titolare di un contratto con la Rai del valore di un milione di euro (sottintendendo, senza dirlo esplicitamente, che Fini possa avere esercitato in qualche modo la sua infuenza per favorire tale accordo). La risposta di Fini non è stata leggera: “Questo è giornalismo che sguazza nel fango, per non citare un'altra materia organica che ha reso celebre Cambronne”. Vale a dire, il quotidiano di Feltri sguazza nella merda.
Giuseppe Cruciani in sede di commento si è tenuto un po' nel limbo. Il suo ragionamento si può sintetizzare così: "Quella a cui il Giornale ha dato così tanta enfasi è una notizia tutto sommato di scarso interesse. Tuttavia, la reazione di Fini, che dà erroneamente per scontato il fatto che Feltri sia teleguidato, è esagerata. In fondo, che il Giornale tenga alto il livello di attenzione sul presidente della Camera rientra nelle sfera delle legittime linee editoriali, non dissimili da quelle di altri quotidiani quali Repubblica e Il Fatto, i quali tengono sempre Berlusconi nel centro del mirino".
Io a Crux do una risposta molto semplice, ribaltando il cannocchiale. Così come lui ha legittimamente un'opinione pessima (e ce l'ha, eccome se ce l'ha), di Repubblica e del Fatto, altri, possono ritenere, a ragion veduta, e non sulla base di preconcetti, che il Giornale sia un foglio "buono solo per incartare il pesce". Metafora, da non prendere alla lettera, per dire che il giornalismo di Feltri è cattivo giornalismo. Militare, peloso, facinoroso, picchiatore, e avvelenante.
E' così. E se Crux non vuole dare a retta a me - lo capisco - almeno ascolti e rifletta sulle parole di due suoi colleghi da lui parecchio stimati: Filippo Facci e Oscar Giannino. Qui di seguito ecco gli audio.
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Cambiando completamente tema, visto che di questi tempi si parla di deriva plebiscitaria, suscitando le ironie del nostro conduttore preferito, vorrei far osservare un punto molto semplice, a partire da quello che sta succedendo in Grecia. Se il contagio greco dovesse espandersi a Portogallo e Spagna, bisognerebbe entrare nell'ordine delle idee che anche l'Italia è un paese a rischio.
Per evitare di finire sotto la spada di Damocle, potrebbe diventare necessario, nei prossimi anni, reperire risorse ingenti a sostegno dei conti pubblici, anche facendo ricorso a misure profondamente impopolari che un governo "plebiscitario", legato a filo doppio al consenso popolare senza mediazioni, potrebbe non riuscire a varare. Il consenso dell'elettorato ha sì un valore assoluto in una democrazia. Conta molto, moltissimo, quasi tutto. Solo che quel "quasi" è importante, fondamentale, e va salvaguardato come una specie animale in via di estinzione. Ecco perché l'ipotizzata "deriva plebiscitaria" è un qualcosa di serio, cari amici, e non una barzelletta.
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Pierre Cambronne fu un generale francese, che durante la celebre battaglia do Waterloo, nel 1815, all'ufficiale inglese che gli intimava la resa rispose in un modo - come dire - poco ortodosso...