lunedì 21 giugno 2010

Sindacati

Ringrazio Michele che ha accolto il mio invito a mandarmi articoli per il blog. Eccovi il suo contributo. Oggi c'è anche un mio post, che pubblico a parte. Ciao, Authan

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Scrivo queste righe per discutere con voi su cosa è il sindacato oggi. Lavoro in Piaggio dal 1994, prima come operaio addetto alle linee di montaggio, e poi dal 2003 come operaio addetto alla manutenzione e conduzione di impianti, e sono inquadrato nel CCNL metalmeccanico. Ho cercato di capire quali sono i termini dell'accordo tra FIAT e sindacati per Pomigliano d'Arco, poiché la cosa potrebbe riguardare anche me un domani se il modello fosse “esportato”.

Per portare la produzione della Panda nello stabilimento campano con la difesa dell'occupazione, sono poste delle condizioni piuttosto pesanti come la rinuncia agli scioperi, l'aumento della velocità delle linee di produzione, la diminuzione delle pause, meno tutele in caso di malattia. La non accettazione dell'accordo implicherebbe, così hanno paventato i vertici aziendali, la chiusura dello stabilimento e che, come ha ben titolato Paolo nel suo post di qualche giorno fa, quello proposto da FIAT ai lavoratori è un coltello alla gola.

Certo che con la fame di lavoro che c'è oggi non c'è molto da scegliere, soprattutto al sud. Quello che mi chiedo è se alcuni passaggi dell'accordo possono o potranno esserci degli aggiustamenti come ad esempio sul diritto allo sciopero, per me sacrosanto, ma di cui si è anche abusato per rivendicazioni stupide da quel che ho potuto vedere nella mia esperienza, oppure sulla malattia in cui nei primi 3 giorni l'azienda potrà decidere di non pagare il trattamento a suo carico (e di questo un ringraziamento va a quei lavoratori che con scarso senso di responsabilità hanno abusato dei certificati di malattia per farsi i propri affari).

Ci sono poi due cose che mi lasciano perplesso. La prima e l'accettazione di un accordo che prevede dei sacrifici da parte dei lavoratori senza avere una remunerazione economica adeguata. Ovvero, io rinuncio a qualcosa ma so che non ho un ritorno in busta paga e mi sta bene così perché l'azienda investe e quindi c'è il mantenimento del posto di lavoro. Nel mondo del lavoro in Italia si finisce di parlare comunemente di diritti ma mai di retribuzione migliore come contropartita alle concessioni che sono fatte alle aziende nel nome della competitività.

Il secondo punto che m lascia perplesso riguarda i sindacati, il nocciolo di questo mio sfogo. Non ha senso avere 3/4 sigle sindacati diverse quando lo scopo unico di un sindacato è la tutela degli interessi dei lavoratori per strappare a CONFINDUSTRIA, CONFARTIGIANATO, CONFCOMMERCIO, CONFAPI, ecc. le migliori condizioni contrattuali possibili. In particolare non approvo l'atteggiamento di CGIL, CISL e UIL che fanno accordi senza averne ricevuto il consenso dai lavoratori iscritti o meno, e quando intavolano una trattativa, ciascuna con una proposta diversa, la controparte ha la possibilità di scegliere tra le proposte quella che sembra a lei più vantaggiosa (e quindi quella più svantaggiosa per i lavoratori), e allora le divisioni non sono certo un fatto positivo per chi dal sindacato deve essere tutelato nei propri interessi.

Un breve discorso sulla CGIL qui va fatto, con Berlusconi premier e con Sacconi come ministro. Ho l'impressione che il governo cerchi di emarginare ed osteggiare il sindacato di Epifani in ogni modo, e non è un mistero che il cavaliere l'abbia sempre visto come fumo negli occhi. Le altre due sigle sindacali credono di "farsi grasse" sulle spalle della CGIL, ma senza ricevere niente in cambio. Un esempio è la legge Biagi, che con tante fanfare fu approvata contro il parere della CGIL (famosa la manifestazione al circo massimo in difesa dell'art. 18 dello statuto dei lavoratori) ma poi per molti versi, come sottolineato spesso anche da CISL e UIL, rimasta lettera morta.

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(Authan) Bruce Springsteen, "Factory" (1978)




Early in the morning factory whistle blows,
Man rises from bed and puts on his clothes,
Man takes his lunch, walks out in the morning light,
It's the working, the working, just the working life...


10 commenti:

x ha detto...

Ma dai!

A Pontedera? E non lo hai conosciuto il rampollo degli Agnelli sotto mentite spoglie a far la gavetta come un semplice operaio?


Pane al pane (ma solo con gli operai)

Magari è vero che lo sciopero di Termini Imprese è stato una “presa per i fondelli”, perché “deciso a causa dell’esordio mondiale della Nazionale”. Magari Marchionne fa bene a dire pane e pane e vino al vino, che questa Italia è un po’ troppo malata di politically correct.

Allora però facciamo che la prossima volta che Berlusconi va ad una assemblea di Confindustria anche lì si smette di prendersi in giro.

Se operazione verità deve essere, allora facciamo che l’Ad Fiat o chi per lui dice dal palco che Brancher è ministro anche perché deve usare la legge sul Legittimo impedimento, che il ddl intercettazioni serve in primo luogo alla cricca, che i lodi alfani uno e due e tre non servono al paese ma ad uno solo.

Se operazione verità deve essere, facciamo che alla prossima assemblea di Confcommercio il premier o chi per lui dicono che una pizzeria si deve aprire più velocemente, a patto però che quella pizzeria poi ci fa perbenino il suo bravo scontrino fiscale.

Insomma, sull’onda del buon Marchionne, “non prendiamoci per i fondelli”.

Altrimenti si finisce per dire pane e pane solo agli operai. E a tutti gli altri, come sempre, tarallucci e vino.

Michele R. ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Michele R. ha detto...

Per le linee di montaggio c'è passato, in incognito, Lapo.

Invece Giovannino (Giovanni Alberto) ho avuto occasione di vederlo nel 1995. Peccato per come è finito perchè era un vero "padrone": la fabbrica era sua visto che la ereditata da sua madre Antonella Bechi Piaggio (che in seconde nozze ha sposato Umberto Agnelli), e ha sempre dato l'impressione per il breve periodo che ne è stato al timone di tenerci molto. Ecco quello che manca a tanti pseudo-industriali di oggi.
Ci sono alcuni operai che hanno avuto occasione di lavorare accanto a lui e ne hanno conservato un buonissimo ricordo, come del resto tutti, o quasi, i dipendenti.

Michele R. ha detto...

@Francesca

Altrimenti si finisce per dire pane e pane solo agli operai. E a tutti gli altri, come sempre, tarallucci e vino.

In linea di massima sono d'accordo al 100% sul tuo ragionamento. Certo è che per la mia esperienza spesso si è abusato dei diritti. Penso che nel rapporto di lavoro deve valere il principio del

male non fare paura non avere

come qualcuno qui ricordava alcuni giorni fa. Quando ad esempio in passato c'era gente che si dava malata per andare a fare il secondo lavoro, o perchè non aveva voglia di andare a lavorare, poi che è successo? Che hanno messo i controlli con le fasce orarie.

Guarda i controlli sull'invalidità: si è arrivati a stringere talmente il pugno che se ne hai veramente bisogno non sai più a che santo votarti grazie ai soliti furbi.

Insomma viviamo in un paese dove il 70% per cento della popolazione è ladra, furba e truffaldina e il restante 30% paga le conseguenze della disonestà degli altri!

Se tutti fossimo onesti potremo urlare ad alta voce il nostro sdegno, ma purtroppo non è cosi...

PaoloVE ha detto...

@ michele:

bel post. Da tempo mi interrogo su dove stia andando il sindacato e ancor più sul futuro dei lavoratori che il sindacato dovrebbe tutelare. L'eccessiva frammentazione tra tipologie contrattuali e tra rappresentanze sindacali (si parla sempre del dualismo tra CGIL ed il resto della triade, ma bisognerebbe parlare anche di UGL e rappresentanze di base) sta danneggiando moltissimo i lavoratori, ormai privi di potere contrattuale.
Credo che, sul lungo periodo, stia cominciando a danneggiare anche le imprese, che preferiscono fondare la loro competitività sui bassi costi del lavoro piuttosto che su competenza ed innovazione con il risultato di livellare verso il basso la qualità di prodotti e servizi. Il che è incompatibile con una Italia che vorrebbe vantare l'eccellenza dei ciò che produce.

Credo che i dubbi sugli aspetti retributivi dell'accordo siano, almeno in questo caso, poco fondati. Ci sono momenti in cui si può chiedere di più, altri meno propizi, e questo non è un buon momento. E anche quando le cose andassero bene, confesso che prima dei soldi, se fossi il sindacato, chiederei di ridurre la precarizzazione e la frammentazione dei contratti.
Sarebbe l'equivalente di una di quelle mosse di scacchi che non porta ad un vantaggio immediato in termini di pezzi, ma me ne dà uno maggiore di "posizione".

Saluti

Paolo

PaoloVE ha detto...

@ authan:

...e questo è un signor CMM, mica roba da nerd :-)

Saluti

Paolo

Michele R. ha detto...

@paolo,
Hai messo il dito sulla piaga. Purtroppo dalla politica il massimo che ci si puo` sono le leggi bavaglio dove si perdono mes in sterili chiacchere da bar, mentre alle persone comuni sono ben altri i problemi che interessano:
Il costo del lavoro con la grande differenza tra lo stipendio percepito e quanto realmente pagano i datori. Le inutili distinzioni tra i vari contratti come se le "braccia" dei lavoratori fossero diverse a seconda della categoria in cui sono inquadrati. E poi ci sono parecchi lavoratori che non hanno alcuna protezione sindacale.
Anche ai datori di lavoro i sindacati fanno comodo sia perche` c'e` qualcuno che puo` parlare e trattare per i lavoratori, sia perche` i sindacati possono controllare eventuali tensioni che talvolta ci sono tra le parti.

In definitiva i sindacati e degli imprenditori sono due forze che si equilibrano e questo e` un bene per la società. Vanno solo risritte molte regole del mondo del lavoro, ma purtroppo manca una classe dirigente seria, onesta, responsabile ed illuminata.

x ha detto...

Eccolo arrivato il grande giorno del voto a Pomigliano!

Bello il pezzo di Sofri oggi su REPU, da cui:


Nel momento in cui accentua la sua internazionalizzazione, la Fiat "nazionalizza" gli operai di Pomigliano, con un ultimatum prepotente perfino nel tono - PaoloVe, ma tu e Sofri vi siete parlati?? - A sua volta, in un gioco delle parti di cui non è affatto detto che sia voluto - che Sacconi e Marchionne siano in combutta: anzi - il governo prende la sfida della Fiat a pretesto per l'abolizione dei contratti nazionali, la liquidazione simbolica della Costituzione, la sostituzione dei "lavori" ai lavoratori, delle cose alle persone. (L'autocertificazione per cui oggi si pretende di rifare la Costituzione, veniva garantita dal Capezzone quondam radicale in un progettino dal titolo "Sette giorni per aprire un'impresa").

La famigerata "anomalia" di Pomigliano è perciò largamente pretestuosa: serve a far passare per una cruna il cammello del conflitto sociale e dei diritti sindacali.


http://www.repubblica.it/economia/2010/06/22/news/sofri_pomigliano-5043267/?ref=HREA-1

Michele R. ha detto...

@Francesca

Ottimo il link da te proposto. A parer mio interessante questo punto su cui io e i miei colleghi riflettiamo spesso:

"Aggiungervi le limitazioni allo sciopero e il ricatto sui primi tre giorni di malattia è una provocazione o un errore, di chi vuole usare Polonia e Cina per insediare un dispotismo asiatico in fabbrica qui, quando la speranza è che l'anelito alla dignità e alla libertà in fabbrica faccia saltare il dispotismo in Cina."

Per un'azienda occidentale non è conveniente andare a produrre in Cina o in asia solo per il basso costo della manodopera, ma anche perchè ci sono meno regole e paletti (e di conseguenza meno costi), ad esempio: Come viene controllato l'inquinamento prodotto dagli insediamenti industriali? E l'igene sul posto di lavoro? Quante ore lavora un'operaio?

Certo che se cominciano le rivendicazioni operaie anche là perchè i lavoratori prendono coscienza della loro forza rivendicativa, tutto cambia nel panorama industriale internazionale come ben spiegato nel virgolettato che ho riportato.

x ha detto...

http://nonunacosaseria.blogspot.com/2010/06/pomigliano-e-non-solo.html

esilarante il fantastico Mario Marenco!