“E io pago, e io paaaago” urlava Totò nel film, “47 morto che parla”, e ieri Giuseppe Cruciani si è dilettato a mandare ripetutamente in onda, alla Zanzara, la voce del principe della risata.
Il riferimento, ovviamente, è ad Alitalia, a cui il governo Prodi, su invito di Berlusconi che si accinge a diventare presidente del Consiglio, ha concesso un prestito ponte di ben 300 milioni di euro, aggirando i vincoli europei con il risibile escamotage del provvedimento di emergenza a beneficio dell’ordine pubblico.
Un recente slogan di Giulio Tremonti è “Market if possibile, state if necessary”. Ma chi stabilisce la linea di demarcazione, il punto oltre il quale l’intervento dello Stato diventa lecito ed auspicabile? Se prendiamo per buono il concetto, cosa impedisce di spostare tale linea più in qua o più in là a seconda delle più disparate convenienze di chi è al potere? Io non ci sto, non sono d'accordo.
Su Alitalia ho già detto più volte la mia opinione, e non vorrei ripetermi. La trattativa con Air France andava salvaguardata e portata a termine con ogni sforzo possibile. Invece è stata ostacolata con atteggiamenti strumentali (Berlusconi) e miopi (i sindacati), ed osteggiata con argomentazioni assurde, come l’italianità, o irrealistiche, come la totale salvaguardia dell’attuale situazione occupazionale. Giustamente, Cruciani ha messo ieri in fila tutti i personaggi che hanno contribuito alla fuga di Spinetta. Non dobbiamo dimenticarceli.
In teoria, il prestito ponte va restituito entro la fine del 2008. Invito Cruciani a mettere una bella X sulla casella del 31 dicembre del calendario. Io quei 300 milioni li rivoglio indietro, e se ciò non dovesse accadere apprezzerei che Cruciani ne chiedesse seriamente conto a tutti i personaggi che ha menzionato. Primo fra tutti, l’icona del liberismo, Silvio Berlusconi. Nessuno, infatti, mi toglierà mai dalla testa l’idea che sebbene anche i sindacati abbiano gravi colpe, senza le cordate fuffa sventolate dal cavaliere probabilmente l’atteggiamento delle associazioni di categoria sarebbe stato più accondiscendente verso i francesi.
Passando ad altro, constato con piacere che il mio articolo di ieri ha avuto una discreta influenza su Cruciani, contribuendo a convincerlo che le ronde non siano un tema serio su cui discutere a proposito di sicurezza (“Ma di cosa stiamo parlando?”). Inoltre, la clip audio campionata dal film "I guerrieri della notte" (“Guerrieeeeeri, giochiamo a fare la guerra?”), mandata in onda da Cruciani, era chiaramente ispirata al titolo del mio post, a meno di un’improbabile coincidenza.
Per chiudere, la mia reazione alle frasi di Moggi, trasmesse all’inizio della Zanzara di ieri, sul fatto che i gay sarebbero inadatti al mondo del calcio, è stata di disgusto e fastidio. Cruciani ha definito “discutibili” tali frasi. Troppo poco. Per molto meno altri personaggi, nei giorni scorsi, si sono beccati il bollino di "straparlatore". E’ semplicemente pazzesco che nel 2008 ci sia ancora spazio per l’omofobia, e Cruciani ha perso una buona occasione per sottolinearlo, omettendo di biasimare Moggi in modo molto più severo. Peccato.
mercoledì 23 aprile 2008
Market if possible, state if necessary
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