Prima di commentare la Zanzara di ieri, lasciatemi dire che per quanto io disistimi profondamente Giuliano Ferrara trovo vergognoso e inqualificabile il trattamento che gli è stato riservato durante un comizio a Bologna. Solo gli incivili manifestano un dissenso impedendo un comizio con cori, insulti e lanci di uova e ortaggi.
Tra le altre cose, l’effetto che i contestatori hanno ottenuto è l’esatto opposto di quello che desideravano, visto che Ferrara ora potrà recitare la parte del martire perseguitato conquistando simpatie e rafforzando la propria posizione.
Non so che altro aggiungere, se non che per questi incivili allocchi reazionari provo solo un'infinita pena.
Passiamo ad altro. Sono stati vari i temi interessanti trattati nella trasmissione di ieri: le iniziative dei comuni di Milano e Firenze su campi nomadi irregolari e mendicanti, la pazzesca questione della DC di Giuseppe Pizza, e la sciagurata vicenda della trattativa Alitalia - Air France andata a monte (complimenti, sindacati! E adesso?).
Siccome, però, su tali vicende non ho particolari rilievi da fare a Cruciani, avendo condiviso in larghissima parte le sue considerazioni, vorrei invece dedicare la mia attenzione ad una questione forse più marginale ma comunque interessante: le recenti dichiarazioni di Berlusconi sull’evasione fiscale.
Cito il cavaliere: “C’è una norma di diritto naturale in noi. […] Se lo Stato ti chiede il 50 o 60 percento di quanto guadagni con sacrifici, ci si può sentire giustificati a mettere in atto procedure di elusione o anche di evasione fiscale”.
Ancora una volta Berlusconi si dimostra il peggior nemico di se stesso. Un vero statista avrebbe saputo esprimersi in modo più equilibrato e inequivocabile, dicendo qualcosa del tipo: più sale la pressione fiscale, più l’evasione diventa fisiologica, per quanto sempre deprecabile.
La frase di Berlusconi, invece, è ambigua, in quanto interpretabile, volente o nolente, come un’esaltazione dell’evasione fiscale. E’ irrilevante che ciò sia o non sia il vero pensiero del cavaliere. Il punto è che la sua frase è interpretabile in un certo modo, e rappresenta un potenziale cattivo esempio che un leader politico importante non deve assolutamente dare.
Cruciani ha sì criticato la frase, ma mooolto blandamente, limitandosi a ricordare che “Berlusconi usa uno spartito diverso a seconda della platea” (cosa che di per sé, peraltro, è già criticabile). Mentre per Veltroni ieri Cruciani non ha esitato ad usare un termine forte, ma meritato, come "sciacallaggio" (Veltroni ha associato il suicidio di un operaio che aveva perso il lavoro al precariato in generale), per Berlusconi c’è stata troppa troppa troppa inaccettabile indulgenza.
L'evidenza ormai non può più essere negata, né minimizzata: Berlusconi non è uno statista serio, e il giorno che la destra italiana si libererà di questo impresentabile fardello, diventando finalmente un’entità politica moderna, credibile e osservabile con occhi nuovi, non sarà mai troppo presto.
giovedì 3 aprile 2008
Il fardello
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3 commenti:
"L'evidenza ormai non può più essere negata, né minimizzata: Berlusconi non è uno statista serio, e il giorno che la destra italiana si libererà di questo impresentabile fardello, diventando finalmente un’entità politica moderna, credibile e osservabile con occhi nuovi, non sarà mai troppo presto."
STRAQUOTO!! E che Cruciani faccia outing!
Ciao, seguo Cruciani da quando me lo suggeristi tu. Purtroppo dalla trasmissione di ieri mi è sfuggito il nome del giornalista che ha condotto l'inchiesta sul voto agli italiani all'estero: non ricordo né il nome, né la testata per cui scrive. Sai darmi qualche dettaglio in più?
Ti ringrazio anticipatamente.
Ed, il giornalista di cui parli era Rodolfo Casadei, del settimanale Tempi.
Ciao e torna presto.
authan (autore del blog)
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