venerdì 4 aprile 2008

La quotidiana caramella di Cruciani

La Zanzara di ieri potrà essere ricordata come una delle più spassose di sempre, grazie alla doppia messa in onda della straordinaria performance del dirigente Telecom che durante una convention aziendale, finalizzata a motivare un gruppo di dipendenti, ha inneggiato al “capolavoro” di Napoleone a Waterloo, confondendo la battaglia nella piana belga (dove anche i bambini sanno che il condottiero francese subì la sua disfatta definitiva) con quella di Austerlitz.

Peccato che a guastare un pochino l’allegra serata ci sia stata l’ennesima, fastidiosa e gratuita caramella di Giuseppe Cruciani verso Berlusconi.

Un po' mi spiace essere ripetitivo e ritornare di nuovo su questo argomento trito e ritrito, ma che ci posso fare se Cruciani, come ha fatto ieri, pur di trovare l’appiglio per poter non far mancare qualche parola benevola verso il cavaliere, si sforza di cercare, con il lanternino, intellettuali che parlano male del leader PDL per poterli tacciare di "anti-berlusconismo"?

In particolare, il conduttore della Zanzara se l’è presa con Gianni Vattimo (che ha detto che Berlusconi “è un pericolo pubblico italo-europeo-mondiale”, fa persin ridere) e Umberto Eco (“Berlusconi stimola gli istinti più bassi dell’italiano medio” più altre bordate leggibili qui) – definiti da Cruciani “persone che straparlano, nel solco del più tradizionale anti-berlusconismo”.

Magari sarà pure vero, specialmente per Vattimo (mentre invece Eco, al di là della frase infelice, in quanto male interpretabile, sui politici che dovebbero "morire", ha ragione da vendere), ma il punto che voglio mettere in risalto non è questo. Il punto è che lo sforzo che Cruciani profonde praticamente tutte le sere per scongiurare ogni possibile parvenza di atteggiamento troppo severo verso Berlusconi è davvero fastidioso e pedante oltre che inutile.

Anziché dedicare energie a difendere l’indifendibile, vorrei tanto che Cruciani desse luogo ad una "battaglia culturale" volta a spingere verso un ricambio nella leadership del polo conservatore, al quale serve una nuova personalità per dare credibilità ad un'entità politica che patisce (e soprattutto fa patire al Paese) l’attuale esagerato personalismo e populismo di Berlusconi.

L'ideale sarebbe Mario Monti, ma sperarci, lo so, è utopia… Io, personalmente, mi accontenterei di un Gianfranco Fini.

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