Ogni tanto non fa male una puntata un po' più leggera della Zanzara, come è stata quella di ieri visto che si è dato molto spazio alla "battaglia culturale" (chiamiamola così) di Emilio Fede contro la categoria dei vigili urbani, a seguito della vicenda che aveva visto la figlia di Fede scontrarsi con la polizia municipale di Cortina d’Ampezzo.
L’osservazione più intelligente (approvata da Cruciani) è stata quella dell’ultimo ascoltatore intervenuto in diretta. A prescindere dall’episodio in sé, che è pure divertente, è pazzesco come un direttore di telegiornale di un network nazionale approfitti del suo ruolo per perseguire (subdolamente, peraltro) fini personali, facendo un uso privato della testata giornalistica di cui è responsabile. “E’ una cosa indecorosa per chi dovrebbe fare della corretta informazione una bandiera”, ha detto l’ascoltatore. Come si può non sottoscrivere…
Chiuso con Fede, e non volendo neppure sfiorare l'argomento delle mozzarelle alla diossina (la bufala delle bufale), val la pena citare che in un paio di interventi si è tornati a fare riferimento al tema del precariato.
Forse Cruciani è troppo brutale quando afferma che il “precariato non esiste” (intendeva dire precariato come categoria sociale così come viene dipinta, spesso in modo strumentale, da certa politica e da certi media), ma a parte ciò in generale su questo tema io la penso come lui.
Il fatto è che come ha detto Marcello Veneziani nella Zanzara di mercoledì, il precariato più che essere alternativo al lavoro fisso, è alternativo alla disoccupazione. Infatti, il lavoro temporaneo, se dà un lato non dà sicurezza e stabilità, dall'altro risulta utile all'inserimento nel mondo del lavoro di persone che altrimenti ne rimarrebbero del tutto escluse.
La domanda che dobbiamo porci è: la bilancia da quale parte pende di più? Qual è il rapporto danni/benefici del lavoro a termine?
Dai dati (si veda questo articolo di Pietro Ichino) sembra che prevalgano i benefici. Chiaro che se poi andiamo a vedere i singoli casi, c'è moltissima gente che risulta penalizzata da aziende che abusano degli strumenti messi a loro disposizione dal legislatore. La soluzione al problema, però, non è quella di abolire tout court la cosiddetta legge Biagi. Ci si dovrebbe invece concentrare su come trovare opportuni correttivi che vadano a migliorare e ad integrare l'attuale legislazione.
Per chiudere in bellezza questo post tutto fragole e panna nei confronti di Cruciani, un’ultima osservazione telegrafica su quanto da lui detto ieri relativamente all'estensione del diritto di voto agli italiani residenti all'estero in via definitiva: “E' stato un clamoroso errore”. Sono totalmente d’accordo, al mille per mille (e pazienza se farò arrabbiare il blogger maurizio che mi legge dall’Inghilterra).
venerdì 28 marzo 2008
Fragole e panna
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
15 commenti:
8-))
avrei votato in Italia...il problema si pone a chi sta in Argentina, o in Oceania...
Volevo intervenire riguardo a questo benedetto "precariato".
Facciamo operazione verità.
Innanzitutto la legge biagi c'entra poco o nulla e vi spiego subito il perchè (e andrebbe spiegati a tutti gli italiani):
In italia a parte il contratto a tempo indeterminato esistono fondamentalmente altri tre tipi di contratti:
1) Il contratto a tempo determinato ordinario secondo CCNL di categoria
2) I contratti atipici (es. co.co.pro)
3) I contratti interinali.
Allora:
1) I contratti a tempo determinato ordinari possono (e non dalla legge biagi ma da almeno 20 anni) essere rinnovati una sola volta, alla seconda o si passa a tempo indeterminato o si cessa. Ogni altra soluzione è abuso o "trasformismo" e va punita, ma non c'entra nulla con la legge Biagi.
2) I contratti atipici come il co.co.pro. esistevano già prima con la legge treu (si chiamavano co.co.co) e pare fossero ancora meno tutelati, quindi che c'entra anche in questo caso la legge biagi?
3) Le agenzie interinali (e quindi il lavoro temporaneo) sono state anch'esse introdotte dalla legge treu ed anche in questo caso che c'entra la legge biagi?
Rimangono ancora gli apprendistati (ma c'erano anche prima e nessuno osava chiamarli precari ed infatti NON LO SONO!)
Idem per contratti di inserimento simili ai vecchi contratti di formazione.
E allora! Dov'è la precarietà?
Qui bisogna essere molto impopolari e diciamolo una volta per tutte:
La precarietà è innanzitutto dei mediocri, infatti cosa fanno sempre vedere in televisione come precari: call-center, manodopera bassa qualificata per lavori di serie e/o catene di montaggio,
o altre figure simili di basso profilo, alcune figure nel pubbligo impiego...ecc.
Sia chiaro ciascuno nella vita può scegliere di puntare a fare quel che vuole... ma se scegli o ti accontenti di certi lavori, lo sai già come va a finire, se non sei un pollo.
Poi basta fare un semplice ragionamento, chiediti in qaunto tempo si impara il lavoro che fai? in pochissimo tempo? non ci vuole inoltre una grande scolarizzazione?
BENE: cioè MALE: considerati un precario e se non lo sei ringrazia pure il cielo che potresti diventarlo a breve!
E' ora di smuovere un po' questo paese di mediocri, smidollati e lagnosi.
E' vero che poi ci sono imprenditori che abusano (non parliamo poi degli studi professionali e delle lobby delle corporazioni pure...)
ma se pensate che uno dei datori di lavoro che produce più precariato senza ritegno è l'amministrazione pubblica... allora SINDACATI:
con chi 'azz ce la vogliamo prendere?
Mah... continuo a pensare che in italia... bisognerebbe ritornare a soffrire la fame un po' tutti!
E' poi bastone e carota... ma sopratutto molto bastone e poca carota all'inizio!
Ciao a tutti!
Catman, sei piuttosto brutale ma sostanzialmente condivido.
Di' un po', non sarai mica un imprenditore con qualche decina di dipendenti, eh? :-))
Ciao,
authan (autore del blog)
Catman,
il tuo discorso, a partire da "qui bisogna essere molto impopolari...", è completamente privo di fondamento oltre che offensivo.
1)Privo di fondamento perchè parte non trascurabile dei precari è costituita da laureati iperspecializzati, per esempio ricercatori, che sono quelli da cui nasce la vera innovazione. I contratti che hai menzionato sono ormai applicati a tutte le categorie: conosco ingegneri che lavorano per 900 euro al mese. L'unica alternativa è emigrare, a meno di non disporre di un capitale da investire per aprire un'azienda ed evadere un po' di tasse.
2)E' offensivo perchè non puoi sapere i motivi che portano una persona a scegliere un lavoro. Quello che tu consideri mediocre potrebbe essere un semplice lavoro dignitoso per tante persone. Senza dimenticare che se il benessere aumenta, è perchè la società collabora e ognuno contribuisce in qualcosa, anche se pulisce i cessi.
Oltretutto dimentichi che per studiare servono soldi, e non tutti hanno genitori che se lo possono permettere.
3) Il problema del precariato italiano sta negli stipendi che sono tra i più bassi d'europa. Ci si lamenta di essere precari perchè in Italia, paradossalmente, oltre che essere precari si guadagna anche meno degli altri, troppo poco per vivere dignitosamente.
Per farti un esempio ti dico che mio fratello, che è un operaio specializzato, emigrando in UK ha uno stipendio DOPPIO rispetto all'Italia. E il costo della vita è uguale.
Da noi c'è una differenza di stipendi tra classi sociali che è diventata imbarazzante. Se una azienda guadagna miliardi e paga 500 euro al mese i suoi dipendenti, secondo me c'è qualcosa che non va.
Cruciani stesso ammette che gli stipendi sono il vero problema, ma dovrebbe dirlo più forte.
Giusto. A parita' di mansione, un lavoratore precario una giornata di lavoro dovrebbe essere pagata DI PIU' rispetto alla stessa giornata di un lavoratore a tempo indeterminato.
Su questo do' ragione a robegue.
Pero' da qui a dire che le leggi biagi e treu vanno abolite (alcun efrange di sinistra lo sostengono) ce ne corre.
Tutto dipende da quale lato si guarda la medaglia. Il precariato da un lato e' un freno, da un altro lato e' uno stimolo.
authan (autore del blog)
Caro Robegue
1) Purtroppo, come molti laureati in italia, hai la tendenza nel proporre l'equazione: Laurea (anche a pieni voti) => quindi ho diritto ad un posto fisso, ben pagato, sugli argomenti che ho studiato e mi appassionano tanto e magari vicino a casa.
Eh no caro... non funziona così!
Cosa vuol dire laureato iperspecializzato? In che cosa e per che cosa? se il mercato non lo cerca... ok quindi spostati dove il mercato ti riconosce quella qualifica o specializzazione... non è in Italia?
Non so cosa dirti! Facciamocene una ragione e non solo per i laureati.
2) Sulle scelte lavorative: Ovvio che i motivi che portano una persona a scegliere un lavoro sono vari
e certi lavori possono essere più che dignitosi. OK ma allora non ci lamentiamo.
E poi è ovvio che se uno ha potuto studiare è stato tendenzialmente grazie alla famiglia che se lo è potuto permettere, però guarda caso spesso nelle mie esperienze di vita ho trovato persone di scarso grado di istruzione con tanta voglia di imparare e laureati con tante pretese e smidollati...
Se un saldatore capace prende normalmente un stipendio intorno ai 2000 € mensili netti, secondo
te è giusto? è sbagliato? E' il mercato che ti obbliga a pagarlo così, altrimenti lo perdi e trova subito un altro posto di lavoro.
Se certi mestieri vogliono impararli in pochi ed altri in molti...che dire, poi il mercato adegua le tariffe di conseguenza... legge domanda-offerta!
Sono d'accordo con te che il precario, dovrebbe essere pagato di più in quanto precario, OK ma allora
di riducano di brutto i costi per le aziende sul personale assunto a tempo indeterminato e
vedrai che certi abusi (perchè in alcuni casi di questo si tratta) scenderanno fisiologicamente.
E torno a ripetervi di scindere bene nelle vs. analisi i:
- Contratti a tempo determinato ordinari
- I co.co.pro
- I lavori interinali
E non prendete sempre e solo per esempio: il pubblico impiego, l'università con i centri di ricerca, le multinazionali ed i call center... (tra l'altro mai nessuno si occupa dell'enorme sfruttamento negli studi professionali siano essi studi di architettura, ingegneria, avvocati, commercialisti... ecc.
questo dovuta anche alle scarse liberalizzazioni in questi settori).
In Italia ci sono migliaia di ottimi imprenditori di piccole e medie imprese che stanno sul mercato e guadagnano e che non cercano altro che persone serie e volenterose su cui possano investire e fare affidamento per il futuro e persone competenti di ogni età (non solo operai specializzati, ma anche tecnici, progettisti, installatori, programmatori software, ecc.).
Il problema è far incontrare questa domanda offerta...
Ma nelle scuole e nei media sembra che le figure che uno debba andare ad imparare siano altre...
per poi ritrovarsi puntualmente a fare le scenate sul precariato o gli scioperi di massa!
Ragass... a parte casi limite...
chi è causa del suo mal pianga se stesso!
Con tutto il rispetto e con nessuna volontà offensiva, se bastano queste considerazioni a
far scattare sensazioni di offesa...
Allora io potrei ritenermi offeso ogni qualcovolta si attaccano gli imprenditori a prescindere,
mischiando imprenditori seri con affaristi e finanzieri da strapazzo!
E dovrei offendermi? Lasciamo perdere!
Distinguiamo...Distinguiamo...
in Italia si distingue sempre troppo poco e si massifica sempre troppo
(e sempre verso il basso il più delle volte)
Ciao
Sì Authan...
Si vede proprio che sono un imprenditore?
Ho circa 70 dipendenti, settore carpenteria meccanica di precisione.
Se per magia di colpo tutti i dipendenti fossero messi a far gli imprenditori e gli stessi imprenditori a far i dipendenti per circa 6 mesi... dopo vedi
come almeno l'80% dei problemi sul posto di lavoro verrebbero
1° CAPITI; 2° RISOLTI!
ok utopia...
Perodnatemi... ogni tanto qualche sfogo ci vuole... con tutto il rispetto delle opinioni altrui.
p.s. Non riesco a seguire sempre la zanzara e me ne dispiaccio, e quindi non riesco neanche a starti troppo dietro nei tuoi commenti!
Sorry!
Sei un vulcano giornaliero!!!
:-)
Caro catman,
Il tuo primo posto cominciava con "La precarietà è innanzitutto dei mediocri,..." e ma nella risposta finisci con "in Italia si distingue sempre troppo poco e si massifica sempre troppo".
Non mi sembrano due pensieri molto coerenti.
C'è un capitolo bellissimo del libro "Gomorra" di Roberto Saviano, che si intitola "Angelina Jolie". Racconta di come il sarto più bravo del mondo fosse un ragazzo che lavorava a Napoli, pagato 500 euro al mese. Finchè un giorno ha visto un suo vestito indosso appunto ad A.Jolie. Sentendosi sfruttato ma non potendo nulla, si ribellò smettendo di fare il sarto. Purtroppo non è una favola ma una storia vera.
Quante cose ci sono al di fuori di quel lombardo-veneto che, chi non si è mai mosso dal proprio paese non può neanche immaginare!
Il libero mercato da solo non è altro che la legge della jungla dove vince il più forte.
Non credere che io sia comunista o simili: per esempio sarei molto d'accordo ad introdurre la licenziabilità in caso di mancanze gravi dimostrabili, sono per una forte meritocrazia, ma sono anche per un salario minimo garantito a tutti i lavoratori: se un imprenditore chiede ad una persona di dedicargli 8 ore al giorno della propria vita, deve garantirgli un salario minimo che gli consenta di vivere dignitosamente.
Questo non avviene in almeno metà Italia.
Robegue,
Riconfermo che "tendenzialmente" la precarietà è dei mediocri con tutti i distinguo del caso che si voglia fare.
Sulla licenziabilità beh sì, facile a dirsi così, il problema è spesso dimostrare certi comportamenti dei lavoratori, ma fortunatamente non mi posso lamentare da questo punto di vista.
Riguardo al salario minimo, sarei anche d'accordo, infatti in primis è stabilito con le organizzazioni sindacali di categoria! Non è sufficiente perchè il costo della vita è tremendamente aumentato?
E perchè devo pagare io? Chiedi allo stato che:
1) Diminuisca drasticamente le tasse.
2) Che faccia politiche di liberalizzazioni vere e politiche energetiche con granu salis, in modo da superare i monopoli e le dipendenze dal petrolio e dall'estero, soprattutto per le materie prime in genere...
Nel frattempo diminuire le accise sui carburanti? no eh?
Prendi per esempio quando l'Italia è passata all'euro. E' stata una corsa ai rialzi ingiustificata e che ha portato immediatamente ad altri aumenti. Chi poteva chiedere di più lo ha fatto, e il governo Berlusconi è rimasto a guardare (compiaciuto).
Da questa speculazione sono ovviamente rimasti esclusi i dipendenti, che hanno visto dimezzarsi in breve tempo il loro potere d'acquisto.
Ora la domanda è: se i titolari d'impresa hanno aumentato gli introiti, perchè non dovrebbero essere loro ad aumentare gli stipendi?
Queste continue lamentele sulle tasse da parte degli imprenditori sono patetiche: ho un mio parente che continuamente piange perchè costretto ad evadere il fisco perchè "se no non ce la facciamo", e poi ogni anno si costruisce una villa da non so quanti milioni di euro.
Io dico che è una vergogna, e credo che anche tu, con 70 dipendenti, certo starai 10 volte meglio di ognuno di loro.
In svezia tutti pagano il 50% di tasse sul loro reddito e nessuno grida alla rivoluzione.
Ti ricordo inoltre che l'Italia sulla tassazione è perfettamente in linea con Francia e Germania, per cui smettiamola con questo vittimismo.
Quello su cui siamo certamente entrambi d'accordo è che serve molta più efficienza nella gestione dei soldi pubblici, debito pubblico, tagli di spese inutili (politica, enti...), modernizzazione, ecc.
In questo momento di crescita zero abbassare le tasse è impossibile: è ovvio che chiunque al governo se potesse lo avrebbe già fatto!!
Carissimo Robegue,
Distinguiamo: quali titolari di impresa hanno aumentato gli introiti?
Le banche, i grandi finanzieri, le grandi multinazionali, i grandi commercianti (ed anche i piccoli che han potuto ovviamente), Tutti gli imprenditori che sono in settori parapubblici o protetti, di concessione statale,
insomma tutti quelli che possono permettersi di alzare i prezzi e fare le politiche economiche che vogliono.
Ecco questi sì.
Ma tutte le pmi che stanno sul mercato nazionale ed internazionale, quali maggiori introiti?
E comunque anche li avessero veramente avuti, sono poi compiti di chi gestisce scegliere se dividere gli utili con i propri dipendenti (e non è detto con tutti) oppure no, piuttosto che investirli nuovamente in azienda o altro?
Poi distinguiamo anche tra reddito d'impresa e reddito della persona fisica dell'imprenditore, non sono la stessa cosa.
(in questo caso non si tratta infatti di ditte individuali!)
Una azienda può andare bene e l'imprenditore pagarsi una miseria o niente, una azienda può andare male e l'imprenditore può comunque pagarsi uno sproposito, magando preparando pacchetti fallimentari studiati a tavolino, fatti apposta per mettergliela in quel posto a stato, dipendenti e sopratutto fornitori, grazie a leggi italiche fatte
apposta per essere interpretate a discrezione. (giusto per chiarire!).
Se poi lo stipendio non basta per vivere:
1) Che le associazioni di categoria adeguino il contratto, cosa fanno i vari sindacati e le varie associazioni imprenditoriali? i loro interessi dirai tu, ed infatti per me potrebbero chiudere tutti quanti (confindustria compresa!).
2) Sceglietevi mestieri e datori di lavoro con le palle: io non voglio insegnare niente a nessuno ma tra i miei 70 dipendenti c'è gente che prende 1000 euro al mese e c'è gente che ne prende 2500. Allora? Ci sarà un perchè, no?
Pensi che mi diverto a dare salari diversi come mi sveglio la mattina?
Responsabilità, capacità, merito ed impegno oltrechè serietà sono i parametri per la differenziazione dei salari, e dovrebbero esserlo per tutti, se un imprenditore non lo fa (e non è affatto facile come si potrebbe pensare, ma si deve fare) per me non è un imprenditore ma un affarista dei miei stivali, per non dire di peggio.
Per quanto riguarda le tasse è vero che grosso modo siamo in linea con Francia e Germania, ma in confronto a loro abbiamo una scarsità di servizi, una serie di costi dovuti a disfunzioni di tutto il sistema italia, dovuti alle infrastrutture insufficienti, alle liberalizzazioni mai fatte, alla dipendenza energetica e petrolifera, al funzionamento pessimo di tutta la macchina pubblica (giustizia compresa) che fanno spavento e gridano vendetta.
Quindi abbassare le tasse e semplificare le leggi e renderle più chiare e nette (per tutti i campi)
SI PUO' e SI DEVE, che poi nessun governo l'abbia fatto sino ad ora è semplice:
E' perchè non si VUOLE, non perchè NON SI PUO', perchè gli interessi in tutti i campi per mantenere lo status quo è troppo forte, perchè i LIBERALI veri che potrebbero farlo senza guardare in faccia a nessuno si contano sulle dita di una mano in
tutto il parlamento (o forse neanche).
Mancan le palle, siamo circondati di politicanti e mezzi figuri da 4 soldi... dove vogliamo andare!?
Prendetevi tutta la raccolta di tutte le puntate di Report, Striscia la notizia e le Iene degli ultimi 10 anni:
Depurate dalle sciocchezze, riorganizzate il tutto ed avrete il programma delle cose da fare e
dove andare a prendere migliaia di soldi per poter ridurre le tasse.
Come dice qualcuno "SI PUO' FARE"...ed io direi innazitutto che "SI DEVE FARE", ma il problema è se lo si VUOLE FARE!
Vi faccio un altro esempio riguardo l'assurdità anche della tassazione italica:
Sapete no come funziona l'IRAP? Ecco, riguardo l'IRAP, non è questione di essere tassa alta o bassa...
L'IRAP è una tassa SBAGLIATA, INGIUSTA a prescindere, perchè penalizza l'assunzione
di personale, perchè è un incentivo alla decrescita ed al nero.
Se qualcuno vuole che gliela spieghi... prossimamente.
Ho già scritto abbastanza. Pardon.
Alla prossima
Ciao
Ciao Catman,
vedo che hai sostanzialmente confermato il mio ultimo post: non è questione di tasse (che sono in linea col resto d'Europa) ma di servizi e di politica.
Non possiamo chiedere di abbassare le tasse e avere anche servizi efficienti, e sinceramente credo che gli ultimi siano più importanti perchè rivolti a tutti nella stessa misura.
Quindi sarebbe meglio lamentarsi di QUESTE cose e smetterla una buona volta con la solfa delle tasse!
ok?
Ciao
Mi dispiace ma non concordo.
Si può e si deve fare entrambe le cose: diminuire le tasse e rendere i servizi efficienti.
Come? Secondo te abolire le province e le comunità montane equivale a togliere servizi? Per me no.
Vendere parti del patrimonio statale e locale che restano sostanzialmente inutilizzate, liberalizzare i servizi pubblici locali vuol dire dare meno servizi? Per me no!
Vogliamo passare ad un reale federalismo fiscale? responsabile e competitivo?
Devo continuare?
E di tutti soldi che prendono l'editoria e i giornali? Li togliamo o no?
Ma ti sei visto gli sprechi
che puntualmente presentano trasmissioni come Report?
(e non da adesso ma da almeno 10 anni!)
Ma li vogliamo confiscare tutti i beni della mafia sì o no?
Devo ancora continuare?
In realtà mantenere le tasse allo stato attuale è soltanto una giustificazione ai politici ed ai burocrati (sia a livello centrale che locale) per poter spendere, spandere ed elargire.
Riguardo al confronto ancora con Germania e Francia. Purtroppo il cittadino medio (basso) italico non ha il livello di civiltà e di considerazione delle istituzioni
che hanno i cittadini dei succitati paesi, per svariati motivi che non ti sto ad elencare.
(Questo vale sia per i cittadini che usufruiscono dei servizi che per gli stessi cittadini che come dipendenti pubblici producono il servizio)
Ecco perchè non possiamo pensare di puntare solo al miglioramento dei servizi, senza dare una svolta
epocale e drastica alla semplificazione e riduzione fiscale, ed alla delegiferazione per diminuire l'oppressione burocratica
(che sono costi indiretti anche questi per tutto il sistema paese).
Ciao
Catman,
sono perfettamente d'accordo che tutti gli sprechi che hai elencato (comunità montane, provincie, editoria, etc.) andrebbero eliminati.
L'unica differenza è che tu proponi di usare i soldi così risparmiati abbassando le tasse, io invece penso che andrebbero usati per sistemare le infrastrutture del paese: strade, ferrovie, edifici pubblici importanti (ospedali scuole...), per alzare gli stipendi, e dare più fondi alla ricerca.
Forse se ne risparmierebbero talmente tanti che si potrebbero abbassare anche le tasse: sarebbe fantastico!
Ma non credo si arriverà a tanto. Nel migliore dei casi si farà un po' una cosa, un po' l'altra, entrambe in modo mediocre, all'italiana.
Staremo a vedere.
Ciao.
Sì d'accordo, abbiamo finalmente trovato una quadra io e te
:-)
Cmq volevo farti notare che per me abbassare le tasse vuol dire in primis e conseguentemente alzare gli stipendi (netti),
non i lordi ovviamente!
non so se ti è chiaro, penso di sì.
Le aliquote irpef e le detrazioni per lavoro dipendente quello sono!
Ciao
Posta un commento