Appunti sparsi sulla Zanzara di ieri.
Per prima cosa, liquidiamo velocemente la risposta di Berlusconi alla precaria che non può metter su famiglia e accendere un mutuo (“Sposi un milionario”). Chiaro, è stata solo una battuta, anche se di cattivo gusto, ma bene ha fatto Cruciani a osservare che un serio statista avrebbe saputo districarsi meglio fornendo una risposta decisamemente più appropriata, specie nel bel mezzo di una campagna elettorale.
Io sarei stato un pochino più duro: avrei aggiunto che al prossimo che dice ancora che Berlusconi è un “grande comunicatore” bisogna ridergli in faccia.
Ma veniamo a cose più serie: le dichiarazioni di Giuliano Ferrara sulla vicenda degli aborti clandestini a Genova.
Cruciani, anche se un po’ blandamente, ha criticato il direttore del Foglio definendolo pesante (potrei fare della facile ironia sul Ferrara pesante, ma sorvolo). Credo che l’aggettivo “pesante” sia troppo… leggero, in questo caso. Dire che l’Italia è un "enorme mattatoio" e che sulle porte dei consultori e delle cliniche bisognerebbe scrivere “L’aborto rende liberi” (riprendendo e parafrasando la tristemente nota scritta sul cancello di Auschwitz), è quantomeno inqualificabile, per rimanere su toni educati.
Più in generale, provocazioni o meno che fossero, le dichiarazioni di ieri di Ferrara sono insostenibili, frutto del delirio di onnipotenza di chi ha la convinzione di possedere il dono della Verità e dell’Onniscienza.
Con questo io non voglio però né giustificare né applaudire quella giovane che ha deciso l’interruzione di gravidanza (per giunta clandestinamente) così da non perdere la possibilità di partecipare ad un reality show. La scelta della ragazza è esecrabile, sono il primo a dirlo.
Ma concretamente, a livello pratico, come si sarebbe potuto impedirlo? La risposta è una sola: non lo si poteva impedire. Per il banale motivo che vivere in un paese libero significa vivere in un paese in cui si ha diritto di compiere scelte esecrabili, frutto di carenza di valori e della assoluta vacuità che impera nella società moderna.
L’alternativa quale sarebbe? Stabilire giuridicamente un limite (relativamente alle motivazioni) prima del quale l’aborto è permesso e oltre il quale è proibito? E chi decide dove tirare la riga? No, no, no. La cura sarebbe peggiore del male, tenendo conto che non tutte le donne che abortiscono lo fanno adducendo motivazioni così penosamente futili come la ragazza del reality. Anzi, credo che casi come questi siano una minoranza, fermo restando che se anche fossero solo due sarebbero già troppi.
Prima di chiudere, solo un’ultima osservazione su quanto affermato ieri da un ascoltatore di Modena relativamente alla necessità di selezionare geneticamente gli “individui performanti”. Per come l'ho intesa io, l'ascoltatore non intendeva rifererirsi solo al rilevamento di eventuali malattie genetiche gravi, ma auspicava uno screening genetico volto a verificare (post-concepimento) anche caratteristiche aventi impatto decisamente inferiore (bellezza, intelligenza, etc.) in modo da poter sopprimere quanto dovesse risultare insoddisfacente rispetto a presunti requisiti imposti dalla società moderna.
Ho trovato quelle parole agghiaccianti, e voglio chiarire che sarebbe profondamente scorretto considerare tali tesi eugenetiche estreme (estreme quanto quelle di Ferrara, ma nel verso opposto) come tipiche di chi semplicemente si limita a difendere il diritto alla libera scelta e all’autodeterminazione.
venerdì 14 marzo 2008
La selezione degli individui performanti
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4 commenti:
Mi spiace ma questa volta mi tocca fare da anti-anti-zanzara. Mi rifercisco alla questione eugenetica che considero non solo utile ma doverosa in certi casi. Inannzitutto bisogna distinguere tra l'eugenetica di Auschwitz e quella di oggi; mentre la prima selezionava gli individui dopo la nascita attraverso la soppressione, oggi la selezione avviene ancora prima del concepimento. Inoltre sono completamente diverse le motivazioni per la selezione: oggi non si cercano caratteristiche estetiche ma piuttosto di evitare malattie congenite, proprio per il bene nel nascituro.
Come il nazismo è stato un terrificante estremo del pensiero eugenetista, quello di Ferrara è l'esatto opposto. Credo che anche in questo caso la ragione stia nel mezzo. Più precisamente, fin dove l'intervento sull'embrione serve a dare una vita migliore al nascituro, allora è giusto intervenire.
Mi sembra una scelta inattaccabile, per definizione.
Ciao, grazie per il tuo commento.
Guarda che forse hai inteso male, (o io dovevo essere più esplicito). Io non ho nulla in contrario allo screening del feto per rilevare evenuali malattie genetiche gravi, cosi da poter decidere se non sia meglio intervenire per risparmiare future sofferenze. Ma l'ascoltatore che citavo, se lo hai sentito bene, andava ben oltre! Parlava di "bellezza", "intelligenza", di "essere persona performante".
Concorderai con me che un aborto, che so, per le orecchie a sventola, sarebbe difficile da digerire.
Authan (autore del blog)
Per robegue.
Ho corretto leggermente la parte finale del post rendendo più chiaro il mio pensiero.
Authan (autore del blog)
Concordo. Rimane comunque MOLTO difficile stabilire dove marcare il confine tra le scelte buone e quelle non. Forse solo il metodo scientifico potrà essere in grado di demarcarlo via via in modo sempre più netto. Forse.
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