mercoledì 19 marzo 2008

Cuori freddi

Che ridere… Giusto nella parte finale del post di ieri mi chiedevo perché nessuno alla Zanzara avesse ancora fatto notare l’assenza di manifestazioni di piazza anti-Cina paragonabili a quelle antiamericane (e anticipavo una possibile spiegazione alla cosa). E cosa va a chiedere il primo ascoltatore intervenuto ieri? Proprio quello.

Volete sapere la risposta di Cruciani? “La questione del Tibet non anima e non scalda i cuori come l’antiamericanismo”. Stop.

Posso dirlo un po’ brutalmente? Che risposta insulsa.

Attenzione: non sto dicendo che Cruciani abbia detto una cosa falsa, sia chiaro. Sto dicendo che venti secondi in più per spiegare perché i cuori non vengono scaldati dalla questione Tibet si potevano magari spendere. Probabilmente sono motivazioni non condivisibili da Cruciani, mi sta bene. Ma santo cielo, almeno citarle (per poi commentarle negativamente, al limite), lo si poteva fare.

Per completezza poi, Cruciani averebbe potuto avere la cura di osservare che neppure quelli che tempo fa sono scesi (legittimamente) in piazza a migliaia pro-Israele e pro-America dietro organizzazione di Giuliano Ferrara hanno mosso un dito pro-Tibet. Quindi, giusto per la precisione, non sono solo i cuori antiamericani a rimanere freddi.

E in ogni caso, se proprio andiamo a verificare bene, qua e là qualche manifestazioncina pro-Tibet a dire il vero c’è. Non sono eventi di massa, chiaro, ma meglio di niente. Un elenco degli appuntamenti (veglie, sit-in, etc.) previsti a breve è presente nel blog sinistroide Piovono Rane. Mi sento di escludere che l’organizzatore di questi presidi sia Giuliano Ferrara…

Prima di chiudere, due parole rapide su Oliviero Toscani, intervenuto nella Zanzara di ieri.

A mio avviso, il suo stile provocatorio e sopra le righe, non dissimile da quello di un Beppe Grillo o di un Mughini (parlo di stile, non di contenuti) mal si addice ad una trasmissione di approfondimento giornalistico, dove la necessità numero uno è quella di argomentare compiutamente, e non quella di fare sparate.

Il rischio è quello di rendere indigeste ai più anche teorie (ad esempio quelle sulla liberalizzazione del mercato del lavoro) che potrebbero trovare maggiore consenso se solo fossero ben divulgate.

Per capirsi: su temi legati alla flessibilità sarebbe decisamente preferibile sentire un Ichino più che un Toscani.

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