Puntata calda quella della Zanzara di venerdì 14 marzo con Cruciani coinvolto in un paio di battibecchi con ascoltatori un po’ troppo accalorati.
Io però vorrei parlare delle missioni militari all’estero e commentare la posizione di Cruciani, il quale ha fatto chiaramente intendere di condividere le dichiarazioni di Antonio Martino sul Libano. Cruciani ha infatti affermato che non sarebbe irresponsabile spostare contingenti italiani dal Libano (dove la situazione è ora più tranquilla) all’Afghanistan, aggiungendo però che “purtroppo l’Italia ha problemi a mandare militari dove si spara sul serio”.
Pur essendo in linea generale antimilitarista, io non sono un pacifista senza se e senza ma. Non escludo a priori di approvare l’invio di un contingente militare laddove realmente utile e necessario, in circostanze in cui non esistono realistiche alternative. Quello che invece non posso accettare è quell’enorme ipocrisia tutta italiana, di centrodestra come di centrosinistra, delle missioni cosiddette “di pace”, in zone a rischio limitato, di scarsa utilità pratica, pur di fregiarsi del diritto di far parte del circolo dei potenti.
Se nonostante il mostruoso debito pubblico e l’enormità dei problemi che abbiamo all’interno del paese, il nostri governanti decidono di spendere immani somme di denaro (ho letto da qualche parte un miliardo di euro all’anno, ma credo sia una stima per difetto) per inviare e mantenere svariati contingenti militari all’estero, almeno facciamo “sporcar loro le mani” tramite lo svolgimento di compiti veramente utili e preziosi (cercare/smantellare basi di Al Qaeda, ad esempio) anche se magari estremamente pericolosi.
Pertanto, se davvero i militari in Libano si girano i pollici, mi sento di dare in parte ragione a Cruciani (e a Martino) sull'ipotesi di spostarli. Dico “in parte” perché secondo me un discorso di questo tipo andrebbe accompagnato da un’altra fondamentale considerazione, e cioè: come si valutano esattamente i risultati delle nostre missioni? Tutto questo fiume di denaro che spendiamo quali reali benefici porta? Ne vale davvero la pena?
Prendersela con la stampa perché non dà notizie sul Libano, come ha fatto Cruciani, è ridicolo: la carenza di informazione riguarda tutte le nostre missioni, delle quali si parla solo quando qualche militare rimane ucciso o ferito gravemente.
Cosa stiano esattamente facendo i nostri militari in giro per il mondo rimane un mistero. Troppo comodo, troppo semplice, troppo fumoso dire che si esporta “sviluppo”, “pace” e “stabilità”. E' roba da propaganda nord-coreana. Io voglio sapere concretamente cosa è stato fatto finora e cosa si intende fare nei vari territori in cui siamo coinvolti, in principal modo in Afghanistan.
Per farla breve: fatto 100 il livello di terrorismo/instabilità/violenza presente al primo gennaio, al 31 dicembre tale livello, cifre e statistiche alla mano, è diventato 80 o 120? E’ una domanda troppo stupida? Può sembrarlo ma non lo è. La verità, si dice spesso, è fatta di dati e di cifre, e non può essere stupido chiedere che la sparizione di 1 miliardo di euro all’anno dalle casse dello stato sia giustificata con risultati concreti e palpabili.
lunedì 17 marzo 2008
Costi e benefici delle missioni militari
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