domenica 2 marzo 2008

Due parole su Di Pietro

Contrariamente alle mie aspettative, nella Zanzara di venerdì 29 febbraio non si è fatto cenno alla puntata di AnnoZero della sera prima, nonostante da Santoro fosse ospite uno dei politici maggiormente chiacchierati del momento, Antonio Di Pietro. Nessuna clip, nessuna citazione. Nulla.

La mia sorpresa nasce dal fatto che l’ex PM è notoriamente poco amato da Cruciani, il quale anche recentemente non gli ha risparmiato critiche e freccatine.

Probabilmente la mancata attenzione è dovuta al fatto che Di Pietro non detto nulla di clamoroso o di facilmente attaccabile, e forse si è ritenuto che non fosse il caso di regalargli pubblicità. Inoltre era plausibile che almeno in uno degli interventi degli acoltatori l’argomento sarebbe stato tirato in ballo. Ma non è successo.

Fatto sta che ho piacere di dire due parole io sul tema.

Due recenti osservazioni fatte di recente da Cruciani a Di Pietro, alle quali vorrei ribattere, sono le seguenti:

1) Di Pietro è il “Grillo della politica”.
2) Di Pietro vuole porre limiti eccessivi alle canditature, con facilità chiede dimissioni, “passi indietro”, etc.

L’accostamento tra Di Pietro e Grillo è una banalizzazione che francamente non fa onore a chi la esprime. Si può al limite criticare l’operazione di marketing con cui Di Pietro ha tentato di trovare consenso nel movimento (numericamente non indifferente) dei fan di Grillo, ma finisce lì. Gli eccessi del comico genovese, gli insulti, la demagogia non mi sembra alberghino in Di Pietro. Inoltre non mi risulta che Grillo raccomandi il voto per l’Italia dei Valori.

Sul secondo punto, vorrei far presente innanzi tutto che, come ricordato da Marco Travaglio sempre ad AnnoZero, se per partecipare ad un concorso pubblico occorre avere la fedina penale pulita, non si capisce perché per i parlamentari debba esser diverso.

Inoltre, cosa c’è di irragionevole nel chiedere le dimissioni a colui che, titolare di carica pubblica, viene rinviato a giudizio? E’ sbagliato pensare che su un presidente, un ministro, un governatore, etc, non ci devono essere ombre?

Il problema semmai è che in questo paese c’è l’opinione diffusa (da contrastare con fermezza) che dare le dimissioni equivalga ad ammettere la colpa. E’ esattamente quello che sta succedendo con la vicenda Bassolino, ed è assurdo. Le eventuali dimissioni di Bassolino sarebbero invece da interpretare come un gesto responsabile a salvaguardia dell’istituzione. Si presenti dal giudice, si faccia processare. Se è innocente, come dice, potrà poi tornare dagli elettori a testa alta.

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