Sapete che mi piacciono le metafore calcistiche, ma stavolta ve ne voglio offrire una tennistica. Alla Zanzara di ieri, dove si è parlato della querelle Travaglio/Schifani (vedi anche post di ieri), Giuseppe Cruciani ha servito tante di quelle palle alte che andare a punto con degli smash è stato davvero un gioco da ragazzi. Andiamo nel dettaglio.
SMASH n.1: muffe e lombrichi
Cruciani ha stigmatizzato Marco Travaglio per i suoi accostamenti tra Renato Schifani, la muffa e i lombrichi. Tutto giusto (stigmatizzo anch’io), ma se riflettiamo sul fatto che Cruciani, pochi giorni fa, non ha battuto ciglio di fronte agli “idiota” e ai “pezzo di merda” pronunciati da Sgarbi, viene francamente da sorridere. Come mi piace dire, la coerenza non è di questa valle. Mah!
SMASH n.2: accusa di mafia
Cruciani ha detto testualmente che Travaglio ha dato del mafioso o del colluso con la mafia a Schifani. Questo è FALSO. Effe, a, elle, esse, o. Travaglio ha sostenuto una cosa diversa, e cioè che in passato Schifani ha avuto amicizie e rapporti d’affari con mafiosi. Ognuno può trarre le conseguenze che vuole, da questo, ma perché dovrebbe essere vietato parlarne? Si può discutere su Schifani o è un intoccabile?
Se il neo presidente del Senato, anziché svicolare (cito le sue parole: “Fatti inconsistenti e manipolati che non hanno nemmeno la dignità per generare sospetti”), si degnasse di spiegare e di chiarire, tutto si risolverebbe. Per quel che mi riguarda, a me basterebbe che dicesse una cosa del genere: “Anni fa, sventuratamente ebbi frequentazioni che poi, in un secondo momento, ho capito essere inappropriate. Con quelle persone, oggi, non prenderei neppure un caffè per sbaglio”. Invece no. Si scava la trincea, si urla al complotto, all’agguato. Incredibile.
SMASH n.3: l’importanza della vicenda
Secondo Cruciani, alla querelle Travaglio/Schifani è stata data una ribalta eccessiva. Può darsi, ma di grazia, giusto per capire… Se non alla seconda carica dello Stato, a chi dovrebbe essere chiesta la più totale trasparenza? A chi? Pazzesco.
SMASH n. 4: l’11 settembre
Il colmo dei colmi si è raggiunto quando Cruciani ha paragonato le dichiarazioni di Travaglio su Schifani a quelle dei complottisti visionari che ritengono Bush l’artefice dell’11 settembre.
Un paragone assolutamente fuori dal mondo tra due scenari che non c’entrano nulla l’uno con l’altro. Neppure il peggior Vattimo, coi suoi campi di concentramento (ricordate la Zanzara di qualche mese fa?), avrebbe saputo produrre un accostamento così offensivo per l’intelligenza di chiunque. Velo pietoso.
Mi fermo qui con gli smash perché mi sembra di infierire.
Aggiungo solo più una cosa. Il grosso errore che commettono coloro che (legittimamente) sono detrattori di Travaglio, incluso Cruciani, è quello di rifiutarsi a prescindere di entrare nel merito delle questioni poste sul tavolo.
Invece, si sminuisce la persona, lo si definisce un diffamatore, uno che sputa sentenze. Si segue cioè la via della delegittimazione. Travaglio non è una fonte da cui attingere, ma un “avvelenatore di pozzi” (come lo ha gioiosamente definito Gasparri). Qualunque cosa dica Travaglio è male, è puro veleno.
Questo atteggiamento, manicheo a dir poco, se può essere compreso per l’elettorato tifoso, è invece, giornalisticamente, del tutto incomprensibile.
martedì 13 maggio 2008
L’avvelenatore di pozzi
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5 commenti:
ciao
io ho capito una cosa sola sulla classe politica italiana.. quando ti minimiza una cosa, allora è probabilmente vera...
quando la nega, è senz'altro vera..
e quando ti alza un polverone come questo dell'affaire travaglio-schifani , vuol dire che se si scoperchiano le pentole, può uscire qualcosa di veramente tragico. tragico per gli attori del caso, naturalmente.. per noi italiani, invece sarebbe proprio il caso di scoperchiarle, ste pentole !
mgz
ps
complimenti, bell'iniziativa quest adi questo blog.
Concordo pienamente con le tue considerazioni.
Da notare anche la dichiarazione di Cruciani di convergenza di vedute su Travaglio con, testuali parole, "l'amico Filippo Facci", altro giornalista che non è mai entrato nel merito delle considerazioni espresse da Travaglio ma si è sempre limitato, come ha fatto Cruciani, a evidenziare che Travaglio assembla ad arte pezzi di sentenze in modo da comporre un'immagine negativa del personaggio interessato.
In particolare mi ha irritato il sentir dire che non ci sono sentenze che attestino che Schifani sia stato in collusione con la mafia, come se l'integrità di una persona fosse determinata solo dai processi passati in giudicato.
La vicenda mi ricorda molto la difesa di Cuffaro che, poverino, è stato "ingiustamente"(!) denigrato come mafioso e poi, alla fine, è stato giudicato "solamente" un favoreggiatore semplice delle persone mafiose e non della Mafia (come se la Mafia fosse un'entità ontologica avulsa dalle persone che la compongono).
Caro Cruciani, a me interessa conoscere se chi fa parte delle istituzioni frequenta gente di malaffare indipendentemente se c'è un tribunale che stabilisca che quell'uomo è colpevole di qualche reato di collusione.
Ciao, notevole questo blog. Certo che ci vuole pazienza per fare un blog su la zanzara! Io ogni tanto la ascolto ma non sono così masochista da telefonare per farmi prendere a pesci in faccia da Cruciani, che secondo me è un buon giornalista, ma ha il vizio tipicamente italiano di fare lo smargiasso con il pubblico e poi di accucciarsi di fronte all'intervistato di turno. Ha avuto proprio Travaglio un paio di settimane fa e mica ha visto bene di approfittarne per metterlo alle strette. No, anche lì salamelecchi e baci e abbracci. Boh. Quel che poi io penso di Travaglio l'ho già scritto sul mio blog. Un saluto
pv
"Se non puoi combatterne le idee, combatti la persona"!
Condivido tutto. Ieri ho avuto la fortuna di sentire solo la parte iniziale in cui a fatto l'accostamento con la teoria complottista delle torri gemelle e ne ho avuto a sufficenza.
Su Schifani ho raccontato solo fatti
di MARCO TRAVAGLIO
Caro direttore, ringrazio D'Avanzo per la lezione di giornalismo che mi ha impartito su Repubblica di ieri. Si impara sempre qualcosa, nella vita.
Ma, per quanto mi riguarda, temo di essere ormai irrecuperabile, avendo lavorato per cattivi maestri come Montanelli, Biagi, Rinaldi, Furio Colombo e altri. I quali, evidentemente, non mi ritenevano un pubblico mentitore, un truccatore di carte che "bluffa", "avvelena il metabolismo sociale" e "indebolisce le istituzioni", un manipolatore di lettori "inconsapevoli", quale invece mi ritiene D'Avanzo. Sabato sera sono stato invitato a "Che tempo che fa" per presentare il mio ultimo libro, "Se li conosci li eviti", scritto con Peter Gomez, che in 45 giorni non ha avuto alcun preannuncio di querela.
E mi sono limitato a rammentare un fatto vero a proposito di uno dei tanti politici citati nel libro: e cioè che, raccontando vita e opere di Renato Schifani al momento della sua elezione a presidente del Senato, nessun quotidiano (tranne l'Unità e, paradossalmente, Il Giornale di Berlusconi) ha ricordato i suoi rapporti con persone poi condannate per mafia, come Nino Mandalà e Benny D'Agostino (ho detto testualmente: "Schifani ha avuto delle amicizie con dei mafiosi. rapporti con signori che sono poi stati condannati per mafia"; la frase "anche la seconda carica dello Stato è oggi un mafioso", falsamente attribuitami da D'Avanzo, non l'ho mai detta né pensata).
Quei rapporti, contrariamente a quanto scrive D'Avanzo, sono tutt'altro che "lontani nel tempo", visto che ancora a metà degli anni 90 Schifani fu ingaggiato, come consulente per l'urbanistica e il piano regolatore, dal Comune di Villabate retto da uomini legati al boss Mandalà e di lì a poco sciolto due volte per mafia. Rapporti di nessuna rilevanza penale, ma di grande rilievo politico-morale, visto che la mafia non dimentica, ha la memoria lunghissima e spesso usa le sue amicizie, anche risalenti nel tempo, per ricattare chi tenta di scrollarsele frettolosamente di dosso. In qualunque altro paese, casomai capitasse che il titolare di certi rapporti ascenda alla seconda carica dello Stato, tutti i giornali e le tv gli rammenterebbero quei rapporti: per questo, negli altri paesi, il titolare di certi rapporti difficilmente ascende ai vertici dello Stato.
Che cosa c'entri tutto questo con le "agenzie del risentimento" e il "qualunquismo antipolitico" di cui parla D'Avanzo, mi sfugge.
Secondo lui i giornali, all'elezione di Schifani a presidente del Senato, non hanno più parlato di quei rapporti perché nel frattempo non s'era scoperto nulla di nuovo. Strano: non c'era nulla di nuovo neppure sul riporto di Schifani, eppure tutti i giornali l'hanno doviziosamente rammentato. I lettori giudicheranno se sia più importante ricordare il riporto, oppure il rapporto con D'Agostino e Mandalà (che poi, un po' contraddittoriamente, lo stesso D'Avanzo definisce "sconsiderato"). Ora che - pare - Schifani ha deciso di querelarmi, un giudice deciderà se quel che ho detto è vero o non è vero.
Almeno in tribunale, si bada ai fatti e le chiacchiere stanno a zero: o hai detto il vero o hai detto il falso. Io sono certo di avere detto il vero, e tra l'altro solo una minima parte. Oltretutto c'è già un precedente specifico: quando, per primo, Marco Lillo rivelò queste cose sull'Espresso nel 2002, Schifani lo denunciò. Ma la denuncia venne archiviata nel 2007 perché - scrive il giudice - "l'articolo si presenta sostanzialmente veritiero".
Approfitto di questo spazio per ringraziare i tanti colleghi e lettori (anche di Repubblica) che in questi giorni difficili mi hanno testimoniato solidarietà. Tenterò, pur con tutti i miei limiti, di continuare a non deluderli.
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