lunedì 26 gennaio 2009

Uomini che odiano le donne

Sarà snob, sarà antipatica, sarà insopportabile per via del suo accento francese che non riesce o non vuole mascherare, e per via del fatto che sembra non ricordare più come si pronuncino certe parole italiane (ad esempio, dice "calonnia", che suona simile al francese "calomnie", anziché "calunnia"), ma, con la vicenda Cesare Battisti, rifugiato politico in Brasile, Carla Bruni non c'entra nulla.

La première dame, intervistata nella trasmissione “Che tempo che fa” da un Fabio Fazio sempre più in versione zerbino, lo ha garantito ieri senza esitazioni (vedi video, dal minuto 9 e 10 secondi). Liberi di non crederle, naturalmente, ma per uno - e ora mi sto rivolgendo a Cruciani - che sottolinea spesso di non amare le dietrologie, forse è il caso di balbettare qualche parola di scuse per le troppe cose date per scontate e per certe nei giorni scorsi.

Vicenda Battisti a parte, durante Zanzara di venerdì scorso si è parlato molto di Gino Paoli (infamato in diretta da Alessandra Mussolini, che lo ha accusato in sostanza di essere un pedofilo) per via dell'ambigua canzone “Il Pettirosso” inclusa nel suo nuovo album, dove si parla di una bambina che prova pietà per il suo anziano violentatore.

Se devo essere sincero, a me tutta la vicenda è sembrata montata ad arte per motivi pubblicitari, e forse non meritava tutta questa attenzione. Ad ogni modo, Cruciani ha fatto benissimo a prendere le distanze dalle parole della nipote del Duce, e altrettanto bene ha fatto a dire che Paoli non deve rispondere alla convocazione da parte della commissione bicamerale per l'infanzia. L'unico giudice supremo dell'opera di Paoli può essere solo il suo pubblico.

Si è poi parlato dei recenti casi di violenza sessuale a Roma e dintorni. Una volta di più diventa chiaro quanto fu disonesta l'operazione di speculazione sulla questione sicurezza di cui il centrodestra si rese protagonista nella varie campagne elettorali del 2008. A giudicare dalla Zanzara di venerdì, anche Cruciani sembra finalmente aver preso coscienza di ciò. Alleluia.

Chiudo il post con una mia dichiarazione ufficiale. Io amo Pietro Ichino. Amo il suo viso, i suoi baffi, il suo sguardo da nonno buono, il modo in cui parla, il tono della sua voce. Incamero gioioso ogni singola parola che dice.

Lo scorso venerdì, a Milano, durante il processo alle nuove BR, mentre Ichino, costituitosi parte civile (visto che era un obiettivo del gruppo armato), offriva la sua testimonianza, dalla gabbia degli imputati si è levato l'urloquello lì è un massacratore di operai!”. A parte l'unanime solidarietà per Ichino, sottolineata anche da Cruciani, mi ha colpito la risposta che lo stesso giuslavorista ha dato quando, durante Focus Economia, su Radio 24, gli è stato chiesto cosa avesse provato: “Sono dispiaciuto di non aver avuto la possibilità di ragionare con queste persone. Se potessi sedermi ad un tavolo con loro, e spiegar loro le mie teorie, sono certo che cambierebbero idea”. Che uomo!

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Il titolo del post è un omaggio ad un libro di grande e meritato successo, opera dello scomparso scrittore svedese Stieg Larsson. Stra-consigliato, così come gli altri due della cosiddetta "trilogia Millennium"


Uomini che odiano le donne


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Quello che vorrei chiedere stasera a Cruciani è che cosa ne pensa della First Lady de noantri.
La bella Veronica dagli zigomi alti è un personaggio che dimostra ogni giorno di piu’ di essere esattamente commisurato e complementare all’illustre consorte.
Io ne avevo un ricordo bello fino a due anni fa, quando, da donna discreta e silenziosa, semplice e regale, di fronte a sgradevoli allusioni e certi espliciti apprezzamenti dell’attempato marito nei confronti di avvenenti signorine, (poi destinate a luminosa carriera politica), non aveva esitato a far sentire la sua voce e rivendicare il rispetto che merita la condizione coniugale, per la dignità di moglie ferita e di madre dei suoi stessi figli. Gli scrisse una lunga precisa lettera sul quotidiano di Scalfari.
Dopo tutti gli appunti pubblici che lei gli mosse, mi chiesi come potesse continuare a stare con quel gallo baldanzoso con il cerone sulla faccia e il trapianto ai capelli, segno della sua incapacità ad accettare il normale declino fisico, tutto impegnato a cancellare ogni minimo solco che traccia il tempo che scorre insesorabile.
Da allora di nuovo silenzio e, pare, una ritrovata armonia perfetta… almeno a giudicare dal gossip che questa estate ci ha informati puntualmente di ogni passeggiata mano nella mano a Portofino, di ogni languido sguardo fra i due sulle spiagge sarde.
Mi son chiesta: chissà se la bella Veronica ricorda ancora la lettera a Repubblica…?
La risposta è arrivata pochi giorni fa.
Su tutti i quotidiani poche frasi lapidarie: “ mio marito governerà (o regnerà che è lo stesso) per dieci anni”, e “Veltroni dovrebbe imparare da Obama, che incarna il nuovo che avanza……anche fisicamente”!
Allora ho capito che non c’è proprio speranza, anche lei cloroformizzata come tanta parte dell’opinione pubblica (lo dice anche il prof. Giovanni Sartori, che la gente vive in stato di ipnosi, e non si tratta di un pericoloso estremista, siamo d’accordo??).
Oggi pero’ è un'altra la questione: l’avventato coniuge ha dichiarato che “Per proteggere ogni bella ragazza, ci vorrebbero troppi militari….”
Ma gli stupratori non aggrediscono e violentano chiedendo la carta di identità o aspettando le loro vittime all’uscita dai concorsi di bellezza!
E la donna di Roma violentata alla discesa del bus, in una via senza lampioni aveva 41 anni, e magari non era nemmeno una Venere!
Su questa cosa ci illumini dunque Sua Beltà, cosi magari ci fornirà la decodifica per l’interpretazione corretta del messaggio dell’augusto premier che, come si sa, viene sempre frainteso, ma non per colpa sua……

Anonimo ha detto...

Buongiorno,
il passionale coming out di Authan nei confronti di Pietro Ichino mi vede quanto meno perplesso.

Per mia storia lavorativa personale in dodici anni di attività ho cambiato molti datori lavoro e forme contrattuali, continuando ad operare nella locomotiva economica del nord est italiano.

Ho lavorato per piccole aziende, per grosse multinazionali e per la pubblica amministrazione.

Ho avuto contratti CFL, co. co. co., libero professionali in partita IVA e da dipendente a tempo indeterminato (alla collezione manca il co.co.pro., lo so, ma sto bene così).

Ho visto cose che voi umani...:
moltiplicarsi di aziende aventi un unico indirizzo telefono e fax (così non si raggiungono i tetti che impongono rappresentanze sindacali e servizi per i lavoratori);
imprenditori lamentarsi della mancanza dei tecnici ed ingegneri che però pagano 1000 euro al mese;
imprenditori che assumono ingegneri in ruoli commerciali puri perchè "i clienti vogliono il titolo sul biglietto da visita";
imprese che vorrebbero essere pagate dai loro stagisti;
imprenditori (indovinate chi) che si vantano in televisione del fatto che forare le suole delle scarpe ed inserirvi del Gore tex è un formidabile esempio di innovazione;
imprenditrici (indovinate chi) convinte di essersi fatte da sole, iniziando la gavetta risanando l'esclusivo golf club del papà;
imprenditrici (indovinate chi) convinte di essersi fatte da sole, anche se il fatto di essere amanti di un grosso imprenditore tessile le ha sicuramente aiutate...;
imprenditori così miopi da non capire l'utilità del lavoro e delle proposte dei dipendenti più qualificati (che di conseguenza venivano considerati inutili ed incapaci);

In questo tourbillion di situazioni mi sono reso conto di una cosa: tutte le nuove forme contrattuali accentuavano la debolezza del lavoratore nel rapporto contrattuale lasciando disattesi gli obblighi del datore di lavoro.

Mi spiego meglio con un esempio: il CFL (Contratto Formazione Lavoro) prevedeva che l'azienda fornisse formazione al neo assunto, si giovasse di fatto di un allungamento del periodo di prova a tutto il periodo di formazione (poteva non assumere alla fine del periodo senza motivazioni) e beneficiasse di sgravi contributivi. Non era reiterabile. Detto così sembra essere equo e funzionare: lo scambio formazione per flessibilità può essere equo.

In pratica, la quasi totalità dei neoassunti era in CFL e non riceveva formazione (l'ammortizzatore sociale), mentre le aziende beneficiavano degli sgravi e della flessibilità.

Come si è ovviato a questo malfunzionamento? con l'introduzione dei contratti co. co. co., reiterabili, che non vincolano l'azienda a fornire formazione al lavoratore (l'ammortizzatore sociale), ma mantengono ed anzi aumentano (verrebbe da domandarsi perchè) i benefici contributivi all'impresa senza contropartita alcuna.

La reale mancanza della contropartita per il lavoratore è stata pressochè sistematica nell'applicazione di qualsiasi nuova forma contrattuale.

Bene, i giuslavoristi che per quindici anni, avendo coscienza della realtà del mondo imprenditoriale e lavorativo italiano, hanno continuato a promuovere contratti nelle quali formalmente veniva scambiata la flessibilità con gli ammortizzatori sociali, mentre in pratica veniva indebolito il lavoratore (con il tacito accordo di un sindacato cui bastava mantenere ai propri iscritti i privilegi precedentemente acquisiti) sono stati, a mio avviso e nel caso più benevolo, gli utili idioti al servizio di imprese senza scrupoli.

Non considero perciò Ichino un nonno buono.

Resta intatta e piena la mia solidarietà, dovuta davanti a minacce che travalicano qualsiasi regola del vivere civile.

Saluti

Paolo, il flessibile mannnaro