giovedì 2 ottobre 2008

Generiche espressioni di antipatia

La notizia in primo piano alla Zanzara di ieri è stata quella relativa al ragazzo di colore, Emmanuel, che ha raccontato di essere stato malmenato senza motivo e poi anche insultato con epiteti di stampo razzista da alcuni agenti di polizia municipale di Parma, i quali dal canto loro negano fermamente.

Giuseppe Cruciani, facendo ascoltare la versione del ragazzo, quella del comandante dei vigili di Parma e quella dell'assessore alla sicurezza, ha fatto del suo meglio per tentare di chiarire i fatti, senza dare nulla per scontato (né in un senso, né nell’altro), ma senza successo. A questo punto, solo l'indagine della magistratura potrà, sperabilmente, fare piena luce sulla vicenda.

Questa vicenda si aggiunge ad altre che nelle settimane scorse hanno portato alcuni organi di stampa a dare il peggio di sé. Quelli sinistroidi spingono l'acceleratore sul razzismo col solo intento di far male al governo. Quelli destrorsi minimizzano, nascondono le notizie, negano che in Italia ci sia la benché minima forma di intolleranza, come se vivessimo in un paradiso terrestre.

Io non penso assolutamente che il governo fomenti il razzismo o che abbia qualche responsabilità negli eventi di cronaca che in tempi recenti hanno visto protagoniste persone di colore. Però, così come mi infastidice la strumentalizzazione di alcuni episodi per lanciare attacchi politici antigovernativi, mi infastidice in egual misura questa linea maginot negazionista, questo minimizzare a prescindere ogni episodio anche senza conoscere a fondo i fatti, pur di mettere a segno contrattacchi politici.

Non c'è nessuna analogia tra l'Italia e il SudAfrica di qualche tempo fa (teoria sostenuta da un ascoltatore ieri), ma ciò premesso, è del tutto inaccettabile il rifiuto categorico di credere che in Italia una piccola nicchia di intolleranza verso il diverso esista eccome, indipendentemente da chi ci sia al governo.

Come si può combattere un nemico di cui si nega l'esistenza?

Per spiegarmi meglio, torno alla vicenda di Parma, a proposito della quale vorrei tanto leggere su un qualche giornale un bell'editoriale che dicesse qualcosa del tipo:

Fermi tutti, aspettiamo. Nessuno può sapere cosa sia successo di preciso. C’è un'indagine in corso, e la sola cosa sensata che si può fare è aspettarne l'esito. Se risulterà che Emmanuel ha mentito, si beccherà una denuncia. Se invece ha detto la verità, saranno i vigili a dover fare i conti con la giustizia.

Ma in ogni caso, qualunque sia l'esito dell'indagine, tale esito non potrà essere ascrivibile come una dimostrazione che il razzismo in Italia non esiste o che, al contrario, esiste e prospera per colpa del governo in carica. Sarà la semplice conclusione di un singolo caso di cronaca.

Se però dovesse venire fuori che i vigili sono colpevoli, allora il governo avrà un'occasione d'oro per adoperarsi attivamente contro l'intolleranza, ad esempio facendo la voce grossa con tutti i responsabili degli organi di pubblica sicurezza e ricordando che malmenare senza motivo, e usare epiteti di stampo razzista, sono atti vergognosi (a maggior ragione perché compiuti da chi dovrebbe dare il buon esempio) che gettano grave discredito sulle istituzioni della Repubblica.

Riassumendo, ciò che mi aspetto dal governo è che, senza ingigantire e senza minimizzare, sia pronto a reagire in modo fermo ed efficace ogniqualvolta che inqualificabili manifestazioni di intolleranza, da parte di chicchessia, dovessero venire verificati con certezza.

Prima di chiudere, un'ultima osservazione, di natura meramente lessicale, rivolta direttamente a Cruciani. Il conduttore della Zanzara ha detto ieri che per lui il termine "negro" in italiano non rappresenta un insulto. Può darsi che tecnicamente sia così, ma negli ultimi decenni questa parola, nell'immaginario collettivo, ha assunto un accezione dispregiativa (che, a mio avviso, va peraltro molto oltre la cosiddetta "generica espressione di antipatia"), di cui non si può non tener conto. Detto questo, mi fermo qui, per non scadere in una sterile polemica linguistica.

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Contributo multimediale: il tema di oggi mi ha fatto venire in mente una scena esilarante della parodia western Mezzogiorno e mezzo di fuoco. Gli abitanti di una cittadina si sono radunati per festeggiare l'arrivo del nuovo sceriffo. La banda musicale suona, il sindaco è pronto a pronunciare il suo discorso di benvenuto, ma il nuovo sceriffo ha qualcosa di speciale :-)



- Hey, the sheriff is a n... (DONG!)
- What did he say?
- The sheriff is near!
- NO, the sheriff is a nig.. (DONG!)

E poi quel gelo finale, quel silenzio, quei menti caduchi... Capolavoro della comicità.

mercoledì 1 ottobre 2008

Il martello del fabbro

Qualche nota sparsa sulla Zanzara di ieri:


BERTOLASO

Cruciani ha messo su un piedistallo Guido Bertolaso. Straordinario uomo di stato per serietà, rettitudine e pragmatismo. Idolo assoluto, mito, esempio per tutti, avercene così, ecc. ecc. Più o meno sono state queste le parole di elogio pronunciate in trasmissione, e io le ho condivise. Viva Bertolaso, Bertolaso alè alè.


TELENOVELE CICLICHE

Finita la telenovela Alitalia, a giudicare dal numero di interventi di ieri sembra tornare in auge la telenovela rifiuti e discariche a Napoli. Mi genufletto e imploro che ciò non avvenga.


CATANIA

Il governo regala 140 milioni di euro, a fondo perduto, al comune di Catania, in semi-bancarotta. Caro Cruciani, qui non bastano velate critiche. Qui c'è da prendere un martello e menare colpi come un fabbro. Forza, Cruciani, su, coraggio! Un po' più di decisione! La stessa che ci mette quando parla di Travaglio! Avanti!


BERLUSCONI? BAH!

Visto che Cruciani, nella puntata precedente (ore 20:38 di lunedì) lo aveva preannunciato, mi aspettavo un approfondimento sul modo non proprio istituzionale con cui Berlusconi aveva commentato l'ipotesi che la Consulta bocciasse il Lodo Alfano. Invece niente, e personalmente non ho apprezzato.

Ma rimaniamo sul cavaliere. Un paio di ascoltatori sono intervenuti non sulla stretta attualità, ma per discutere in generale l'anomalia Berlusconi, il potere mediatico, il conflitto di interessi, la manipolazione del consenso, ecc. ecc.

Sono, questi, temi su cui ormai il conduttore della Zanzara non ci sente più da un bel po' (già in aprile scrissi un post intitolato "La quieta rassegnazione di Cruciani"). L’esistenza dell'anomalia Berlusconi non viene negata, ma l'argomento, a torto o a ragione (per me a torto) viene considerato da Cruciani obsoleto e “superato dagli eventi” (s'intende l'esito elettorale).

Il mio consiglio, rivolto a chi desidera intervenire in trasmissione per criticare Berlusconi ottenendo maggiore considerazione, è quello di legarsi sempre e comunque a fatti di stretta attualità: provvedimenti del governo, dichiarazioni, atteggiamenti, ecc.

Detto questo, lasciatemi ancora aggiungere che l'ascoltatore Dino da Roma mi ha davvero strappato un bel sorriso quando ha rimproverato Cruciani nel momento in cui quest'ultimo, mentre Dino parlava di Berlusconi, non ha esitato a sparare il suo primo micidiale “Bah!”.

Peccato che la linea telefonica con Dino sia poi caduta, perché l’intervento prometteva bene e aveva possibilità di rientare nel novero delle perle della Zanzara. Magari con Cruciani che si zittisce per poi limitarsi a dire “Fatto?” alla fine.


VAURO E LE VIGNETTE

L'intervento di ieri, in qualità di ospite, di Vauro, a proposito della vignetta dell’Unità è iniziato bene per poi invece finire male, con Cruciani seccato, e non a torto, dall'ironia usata dal vignettista del Manifesto sulla necessità della scorta al ministro Renato Brunetta.

Che in questo paese ci sia un abuso delle scorte lo pensano tutti gli italiani (e su ciò Vauro per me non è criticabile). Ma se c'è una persona per cui la scorta è più che dovuta è sicuramente Brunetta (e su questo Vauro ha pertanto davvero sbagliato ad ironizzare).

Rimanendo sulla vignetta dell'Unità, vorrei ancora dire all'ascoltatore Carlo da Modena, il quale nel suo intervento ha sostenuto come certe “cose miserabili” su giornali come Libero non sarebbero mai accadute, che ha decisamente la memoria corta, come l'immagine qui sotto dimostra.


Libero


Giusto per essere chiari... La vignetta dell’Unità e questa famosa prima pagina di Libero mi danno la nausea nella stessa misura. Ciò premesso, però, ribadisco quanto ho detto nel post di ieri: non ha senso che la critica vada oltre il far presente l'evidente pessimo gusto. Chi ci vede incitamenti diretti o indiretti alla violenza dovrebbe rilassarsi un po' e magari prendersi una vacanza.

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Contributo multimediale: il titolo del post mi porta a canticchiare Sledgehammer, la famosa canzone di Peter Gabriel, il cui videoclip è uno dei più belli di sempre.


martedì 30 settembre 2008

Ad alzo zero

L'inserto satirico dell'Unità ha pubblicato ieri una vignetta raffigurante un uomo che punta una pistola davanti a sé, ad alzo zero, e dal testo che accompagna il disegno si coglie che dall'altra parte della canna è supposto esserci il ministro Renato Brunetta.

Quando la primissima notizia lanciata da Giuseppe Cruciani alla Zanzara di ieri è stata proprio quella relativa a tale vignetta, mi sono messo le mani nei capelli, e il mio neurone ha prodotto esattamente il seguente pensiero, parola per parola (scusate il francese):

Minchia no, ziohan, adesso Cruciani ci tira il pippone sul terrorismo, che due palle!

La mia preoccupazione era motivata dal fatto che, in febbraio, bastò una frase un po' (un bel po') forte pronunciata da qualcuno contro Pietro Ichino per far partire il pippone, e che tempo dopo lo stesso accadde, in misura minore, dopo certe brutte parole usate da Beppe Grillo sui giornalisti. Era lecito, quindi, aspettarsi un atteggiamento analogo.

E invece no. Cruciani, quando pochi minuti dopo ha chiamato in causa Sergio Staino, responsabile dell'inserto satirico dell’Unità, ha subito premesso di aver trovato “eccessive” certe critiche (esempi per intenderci: prima pagina del Giornale di oggi: Terrorismo di carta. Prima pagina di Libero: Compagni pistola) e di ritenere che la satira può e deve essere cattiva.

Ho pertanto tirato un lungo sospiro di sollievo, e, relativamente a Cruciani, ho segnato una tacca nella colonna dei "più".

La vignetta è di cattivo gusto, diciamolo, ma finisce lì. Se uno, ipoteticamente parlando, impugna una pistola dopo aver visto una vignetta, vuol dire che è pazzo già per conto suo, e se è pazzo allora di scintille che possono potenzialmente accendere in lui la violenza ne può trovare ovunque (un film, una canzone, un libro, ecc.).

Per capirsi… Pochi giorni fa un uomo ha aggredito un parroco dopo aver visto il film tratto dal libro Il Codice Da Vinci, che, per qualche ragione, ha scatenato in lui una furia omicida. Ce la dovremmo prendere con Dan Brown, l'autore del libro? Assurdo.

Per il resto, la Zanzara di ieri si è occupata molto dell'intervista di Veltroni al Corriere già citata nel mio post di ieri. Ovviamente, Cruciani ha giudicato “ridicoli” i richiami al putinismo e al razzismo, ma questo era scontato. Perché ne parlo allora? Per via dell'intervento in qualità di ospite di Stefano Menichini, direttore del quotidiano Europa.

Cruciani ha cercato in Menichini un'ennesima "spalla riformista" (stile Antonio Polito o don Peppino Caldarola). Invece, il direttore di Europa, pur criticando la scelta di parole avuta da Veltroni, di fatto gli ha dato ragione. Secondo Menichini, infatti, l'atteggiamento del governo nella vicenda Alitalia ha ricordato il modello Putin, e l'uccisione a bastonate del ragazzo nero a Milano aveva “oggettive” radici razziste.

Ho trovato il tutto molto divertente. Se Menichini fosse stato un normale ascoltatore, Cruciani avrebbe cominciato presto a borbottare i suoi "mah" per poi stroncarlo senzà pietà chiudendo la comunicazione con il suo solito caustico “la ringrazio”.

Mi spiace, caro Menichini. Ti sei giocato il posto di spalla preferita numero tre! Adieu! :-)

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E' tutto per oggi. Vi lascio con una straordinaria vignetta, apparsa sul Manifesto di oggi, di un ispiratissimo Vauro, che commenta a modo suo la vicenda della pistola puntata su Brunetta. Esilarante.



Vauro


lunedì 29 settembre 2008

Un genio, due compari, un pollo

Durante AnnoZero dello scorso giovedì, Marco Travaglio aveva detto, con sarcasmo, che Carlo Toto, patron di AirOne, è un genio, visto che, a ben vedere, il principale beneficiario del piano Fenice è proprio l'indebitatissima AirOne, e che se anche Alitalia fosse fallita, AirOne avrebbe comunque giovato della sparizione del suo principale concorrente.

Nel commentare ciò, alla Zanzara di venerdi 26 settembre, Giuseppe Cruciani, che come sapete non resiste mai alla tentazione di tirare la frecciatina a Travaglio, ha detto che da un punto di vista imprenditoriale Carlo Toto un genio “lo è per davvero”.

Devo dire che ho trovato questa considerazione di Cruciani francamente imbarazzante, visto che anche un cieco con un cane orbo vedrebbe la gigantesca anomalia determinata dalla oltremodo singolare fusione AirOne/Alitalia. Mister Toto, coi suoi compari, sarà anche un genio, ma -mi spiace- io la parte del pollo, al contrario di Cruciani, non la voglio recitare.


Genio


Per non chiudere subito il post dopo così poco, segnalo l'odierno articolo "Se il 25 ottobre diventa il 25 aprile", a firma di Antonio Polito (che ormai tra me e me chiamo Jigen). Il direttore del Riformista, apprezzatissimo da Cruciani, come al solito se la prende con Veltroni, e stavolta lo fa per via dell’intervista rilasciata da quest’ultimo ad Aldo Cazzullo del Corriere, nella quale al governo Berlusconi viene rimproverato di applicare un “modello Putin” (divertente, lo diceva pure Paolo Flores D’Arcais) e di “svuotare la democrazia”.

Leggete cosa scrive Polito:

A 72 anni non si può cominciare una carriera da dittatore. E infatti Berlusconi non lo è. Non è nemmeno un leader anti-democratico: nessuno che abbia perso due volte le elezioni per poi rivincerle può essere definito tale. Berlusconi, piuttosto, è un moderno leader post-democratico. Non solo in Italia, questa subdola trasformazione dell'antica democrazia rappresentativa in autoritarismo politico è lo spirito del tempo.
[...]
Dall'inizio della legislatura le camere in Italia hanno approvato solo decreti e disegni di legge varati dal governo. Oggi i governanti regnano, più che governare; almeno finché l'opinione pubblica è dalla loro parte. E l'opinione pubblica è dalla loro parte finché essi mostrano di regnare. Gil elettori - citava ieri Barbara Spinelli - preferiscono chi appare forte pur sbagliando a chi appare debole pur avendo ragione. La polemica di Veltroni dunque, è politologica più che politica. Fa il contropelo a un elettorato che chiede più decisione e non più galateo parlamentare.

Avete letto? Interessante, no?

Siamo dunque in una post-democrazia dove non si governa, ma si regna. E' lo spirito del tempo: l'elettorato vuole decisionismo e non cazzeggio parlamentare. L'autoritarismo non è imposto, ma voluto. Quindi, anziché lagnarsi, Veltroni dovrebbe prendere atto della realtà proponendosi come futuro leader in pieno stile ci-penso-io-risolvo-io. Ancora Polito: “La forza dell’opposizione non si valuta da come fischia i falli al governo, ma da come costruisce azioni di gioco.

Tutto molto bello. Però a mio avviso bisogna anche stare molto attenti. La distinzione tra democrazia efficiente e autoritarismo illuminato (o pseudo tale) può essere nebulosa, e io mi sentirei molto più tranquillo nel ritenere che si è imboccata la strada giusta se a guidare il paese non ci fosse chi, del paese stesso, possiede, direttamente o per interposta persona, la metà di ogni cosa.

venerdì 26 settembre 2008

Visione medievale dell'economia e del mondo

Semplicemente straordinaria la disamina della vicenda Alitalia ad opera di Marco Ponti, docente di economia dei trasporti al Politecnico di Milano, il quale, ospite di Giuseppe Cruciani alla Zanzara di ieri, è stato protagonista del momento più stimolante della trasmissione.

In sostanza, Ponti, con pungente ironia ma anche con grande lucidità (a mio modesto parere le sue argomentazioni sono inattaccabili) ha sostenuto che c'è poco da rallegrarsi per la soluzione CAI in quanto essa non favorirà né i contribuenti né i viaggiatori. Inoltre, Ponti ha detto che la corsa, tra i vari esponenti politici, ad attribuirsi il merito del successo delle trattative denota una “visione medievale dell'economia e del mondo”.

Solitamente, in questi casi trascrivo alcuni tra i passi più significativi, ma i quattro minuti di intervento di Ponti sono talmente brillanti che vale la pensa riportare il frammento audio integrale.




Cruciani, non pienamente convinto, ha definito “pessimistica” la visione di Ponti. Può darsi che lo fosse, ma io continuo sempre a preferire chi, ben argomentando, mi dice quando la merda è merda a chi piuttosto tenta di spacciarmela per cioccolato.

Nota: Marco Ponti, ad un certo punto, cita un articolo di Alberto Alesina (altro noto economista) sul Sole 24 Ore. L'ho recuperato, l'ho letto e in effetti è davvero notevole. Ne cito un passo:

Sospendere le regole dell’Antitrust ha creato un precedente terribile che potrà essere invocato da chiunque voglia essere aiutato. Questo dettaglio è ancora più grave dei miliardi che spenderanno i contribuenti per Alitalia: apre la strada ad altri miliardi che verrebbero spesi per altre imprese mal gestite. E interessante come gli “statalisti” invochino lo Stato quando serve, quando crea vincoli indesiderati lo zittiscono.

Chapeau.

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E' tutto per oggi. Vi lascio con una formidabile vignetta di Vauro, vista ieri sera nel finale di AnnoZero.



Vauro



Ah no, un momento, ancora una cosa. A proposito di AnnoZero, sono incredibili le parole di Francesco Cossiga oggi su Margherita Granbassi. E' legittimo criticare, naturalmente, ma perché darle della "velina"? E cosa diavolo c'entra Nassiriya, che razza di accostamento è? Per il nostro Cruciani, Cossiga sarà anche questa volta "straordinario"?


giovedì 25 settembre 2008

Civil War

Col fiato sospeso per Alitalia e sperando che la trattativa vada a buon fine se non altro perché così le vicissitudini della compagnia "di bandiera" smetteranno di occupare la maggior parte degli slot della Zanzara, l'unico dettaglio che mi preme segnalare sulla trasmissione di ieri è il modo con cui Giuseppe Cruciani ha trattato le frasi pronunciate dal ministro Roberto Maroni a proposito della strage di Castelvolturno.

Cos'ha detto Maroni? “Siamo di fronte ad una guerra civile che la camorra ha dichiarato allo Stato e questo deve rispondere con tutti i mezzi”.

Come ha commentato Cruciani? Non ha commentato. Si è limitato a definire “incredibile e ridicola” la mini-polemica che è poi scaturita tra Maroni e La Russa (quest'ultimo ha criticato la scelta di parole "guerra civile") senza sentire il bisogno di prendere posizione.

Io sono d'accordo che la polemica è di scarso rilievo, ma due paroline di critica verso Maroni le avrei comunque dette, se non altro per coerenza. Infatti, così come è sbagliatissimo ritenere che la strage di Castelvolturno sia di stampo prettamente razzista, lo è altrettanto parlare di "guerra civile", espressione di cui forse il ministro Maroni non conosce pienamente il significato.

Se si dileggia chi parla di razzismo a sproposito, bisogna dileggiare pure chi scambia una strage camorristica con la guerra civile, specie se a farlo è un ministro e a maggior ragione se l’espressione viene usata non in una chiacchierata al bar, ma durante un formale discorso al Senato.

Dando un'occhiata alla varie rassegne stampa disponibili sul web, ho notato che pure la bibbia di Cruciani, il Riformista, fa le mie stesse considerazioni (giuro, non ho copiato) in un articolo firmato non dal direttore Antonio Polito (che come noto si occupa solo di mazziare l’opposizione), ma da Massimiliano Gallo.

Sempre mentre navigavo in una delle rassegne stampa, la prima pagina del Giornale di oggi mi ha fatto strabuzzare gli occhi. A centro pagina c'è una grossa foto di Marco Travaglio corredata dal seguente titolo: “Oggi l'inquisitore torna ad AnnoZero – Quelle due o tre cose che Travaglio non dirà mai”.

Dopo aver letto, sul sito del Giornale, l'articolo completo, a firma di Filippo Facci, mi sento in dovere di lanciare un appello: vi prego, aiutate quest'uomo, fate qualcosa per Filippo. Dategli un prozac, mettegli in mano un grosso spinello, o almeno trovategli una fidanzata.

Come già ebbi modo di dire in un vecchio post, quest'uomo ha bisogno di assistenza, o la sua tragica ossessione per Travaglio diventerà irreversibile (se già non lo è) con conseguenze non predicibili.

E soprattutto, per l'amor del cielo, se ce l'ha revocategli il porto d'armi.

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Contributo multimediale del giorno: parlando di guerra civile, viene facile pensare a Civil War dei Guns n' Roses, no?



I don't need your civil war
I don't need one more war

mercoledì 24 settembre 2008

Forza Etna

E' andata in onda, durante la Zanzara di ieri, la 1789esima puntata della telenovela Alitalia, ed è stata una di quelle puntate interlocutorie che si possono anche perdere, perché nulla di importante accade e nulla di sostanzioso viene detto.

Per il resto, Cruciani ha opportunamente dedicato un po' di spazio anche alla tragica situazione economica del comune di Catania, a proposito della quale una domanda mi sorge spontanea: quando gli elettori catanesi devono scegliere il sindaco, su quali basi, esattamente, poggiano la loro scelta?

E nel pormi questa domanda, che sembra retorica ma che negli intenti non vuole esserlo, vengo subito assalito da un dubbio: sto forse recitando la parte dell'intellettuale sinistroide pieno di sé, arrogante, con la puzza sotto il naso, che ritiene che gli elettori del centro destra siano tutti stupidi e ignoranti e che in particolare quelli del nord siano tutti razzisti e quelli del sud tutti mafiosi?

E quindi, pensandoci bene, perché correre il rischio... Ritiro la domanda, e dirotto il mio neurone a prevedere i risultati del campionato di calcio che si gioca stasera.

Riguardo a Catania, smetto di pormi questioni. Mi limito invece a indossare, per una volta, il cappello da leghista o quello dell'estremista dell’intelligenza Vittorio Sgarbi, urlando, a squarciagola, FORZA ETNA!


Etna


(Per dirla alla Cruciani, "scherzo, ma non troppo".)