lunedì 7 settembre 2009

La manutenzione in montagna

Nell'ultima puntata del suo ciclo bisettimanale, Alessio Maurizi non mi ha dato spunti per approfondire ulteriormente i temi principali degli ultimi tempi senza essere ripetitivo. In attesa del ritorno di Giuseppe Cruciani, pubblico un "fill-in" (del tutto slegato dalla Zanzara ma comunque molto interessante) a firma di Paolo, stimolato dalle notizie di frane, nubifragi e allagamenti avvenuti alcuni giorni fa in Friuli.

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[Questo post è a firma di Paolo]

Nei bar che Cruciani non frequenta gli avventori spesso non hanno il tacco dodici e la minigonna, ma jeans e scarpe da ginnastica, e può capitare di sentir parlare de:

LA MANUTENZIONE IN MONTAGNA

Sono un frequentatore delle montagne del Nord Est e, negli ultimi anni, ho notato come, in particolar modo nell'alto Friuli, ma non solo, si stiano effettuando molti lavori su torrenti e boschi. Tali interventi immagino debbano essere almeno parte della risposta ad eventi anche catastrofici verificatisi in queste zone in un passato recente (alluvioni ed incendi boschivi).

Nessuno di questi interventi ha la dignità di una grande opera, ma, complessivamente, si percepisce una dimensione dell'impegno di tutto rispetto. Anche in questo caso, però, la vena polemica che mi contraddistingue mi porta a prestare attenzione a come vengono effettuati i lavori, alla loro utilità e, conseguentemente, al cui prodest.

La premessa indispensabile al ragionamento è la seguente: vi sono zone di montagna in cui, per vari motivi (non ultimo una politica poco avveduta di taglio di servizi) ha contribuito allo spopolamento delle valli. L'effetto collaterale è che è venuta meno gran parte della manutenzione del bosco e della pulizia del sottobosco che gli abitanti effettuavano, ricavandone legname per i propri usi. Questo legname attualmente rimane spesso sul terreno ed è mezzo di propagazione di incendi se secco, di intralcio allo scorrere delle acque nei greti dei torrenti dove può accumularsi.

Le conseguenze si sono già viste nel passato recente con il manifestarsi di alluvioni ed incendi con frequenza e proporzioni superiori al passato "storico". Da qui l'esigenza di intervenire per ovviare al problema, mettendo mano ai corsi d'acqua ed ai boschi.

L'intervento sui torrenti viene normalmente realizzato creando delle strutture che rallentano la corsa delle acque in caso di piena: un tempo si usavano le briglie, sorta di grossi e larghi gradini in cui l'acqua perdeva velocità precipitando nella cascata che vi veniva realizzata e dove era semplice asportare detriti e ramaglie nei punti di minore profondità. Adesso si preferisce invece realizzare dei piccoli invasi normalmente asciutti, chiusi a valle da una diga che presenta un "taglio" centrale a tutta altezza per il deflusso dell'acqua.

La diga ha l'effetto di limitare il flusso dell'acqua, in caso di grosse precipitazioni, trattenendone una parte nel proprio invaso, ma è meno semplice da mantenere pulita e inoltre, in caso vi siano ramaglie o sporcizia nel greto, può diventare pericolosa in maniera evidente, in quanto il taglio tende ad ostruirsi, favorendo il riempimento dell'invaso, salvo sbloccarsi rovinosamente quando la pressione riesce a spezzare i rami, creando una valanga d'acqua. Che potrebbe ripetersi a catena negli invasi a valle… Gli esiti possono essere catastrofici: la frana di Borca di Cadore di quest'estate pare possa avere avuto una simile origine almeno come concausa.

L'intervento sui boschi viene invece realizzato attraverso la messa in opera di nuove strade sterrate in funzione tagliafuoco e per facilitare il veloce raggiungimento di eventuali incendi. In alcuni casi queste strade corrono in prossimità o parallele ai vecchi percorsi delle carrarecce create negli anni '30 per supportare la logistica delle fortificazioni del vallo littorio (opere spesso notevoli e che, ben lungi da ogni nostalgia, meriterebbero un restauro ed una valorizzazione) o ad altre carrarecce che avrebbero molto beneficiato di adeguata manutenzione, risultandone un inutile doppione meglio percorribile. In altri casi sono state intagliate in pendii molto scoscesi, dove le radici degli alberi (tagliati e portati via nella realizzazione) hanno una grande valenza nel mantenere consolidato il terreno e compromettendone quindi realisticamente la stabilità.

Perché non si è riutilizzato, consolidandolo, il vecchio sedime stradale, dove ne esisteva uno? Perché si sono abbandonate le vecchie briglie? Vorrei sbagliarmi, ma, come ho già detto sono (diventato) tendenzioso.

Le nuove soluzioni tecniche, che non mi paiono né le più economiche, né ottimali per la soluzione dei problemi che dovrebbero affrontare ed addirittura potenzialmente pericolose, sono invece probabilmente quelle che permettono al realizzatore di ottenere il maggior beneficio economico: dallo scavo degli invasi è possibile ricavare ghiaia ormai preziosa per i cementieri, dal taglio degli alberi legname spesso pregiato. Inoltre, la presenza delle nuove strade, vietate al traffico ma non sbarrate e poco sorvegliate, è sicuramente gradito ai proprietari delle baite ed ai loro clienti che così vi possono accedere più facilmente in macchina. Tutti obiettivi che poco hanno a che vedere con la sicurezza ambientale, e che vengono invece perseguiti molto più di questa.

7 commenti:

francesca ha detto...

Non ci sono solo i disastri naturali a danneggiare la montagna, anche se questi possono notevolmente essere aggravati dall'incuria o dalla incoscienza umana.
Il taglio della legna da ardere per rifornire anche le pizzerie della Valceresio e fino alle porte di Milano, alimenta per esempio un commercio molto redditizio, con interessi da difendere potendo contare su appoggi politici clientelari, a vari livelli negli enti locali (Comunità Montana, Corpo Forestale etc.)
I veri ambientalisti sono giudicati dei rompiscatole che come tali vanno puniti perchè non si impiccino di cose che non li riguardano.
Non so quanti sappiano che Max Laudadio si è da qualche anno trasferito con famiglia ed attività da Milano in Valceresio e stia portando avanti una coraggiosa battaglia per fermare lo scempio di un disboscamento selvaggio che si sta consumando nei bei boschi di faggio, castano, robinia e quercia sulle pendici del Monte Poncione, alto circa 1000 metri che domina la regione dei 7 laghi.

Durante il Ferragosto, mentre festeggiava con i suoi, una spedizione squadrista in perfetto stile "Clan dei Casalesi" gli ha distrutto l'auto.

Naturalmente tra i cittadini padani tutti vestiti del verde-lega amici di SB, nessuno ha visto nè sentito! "padroni (omertosi) a casa nostra" !!!

Anonimo ha detto...

A proposito di ambiente mi piacerebbe che si parlasse un po' di più della ricostruzione a tempo di record che sta avvenendo in Abruzzo. Facendo una media tra gli articoli trionfalistici dei giornali più vicini al centrodestra e il silenzio assordante di quelli più vicini al centrosinistra, penso si possa affermare senza essere tacciati come sempre di faziosità che la ricostruzione sta avvenendo nel miglior modo possibile: ottime case in poco tempo.
Dal Tempo:
Per loro le C.a.s.e. dell'ultimo miracolo made in Italy. Un prodigio poco celebrato, proprio perchè realizzato in silenzio e in gran fretta; da semplici lavoratori per cittadini comuni. Quattromilacinquecento alloggi cresciuti in poco tempo, eppure così solidi e confortevoli. Con i piedi piantati ben per terra: piloni antismici in metallo, con la «testa» in gomma per meglio assorbire i colpi di un possibile terremoto. Su questa base sono state poggiate le strutture delle nuove case, prima una, poi dieci, cento, mille. Quattromilacinquecento. Piccole città, o meglio quartieri formati da case circondate dal verde e con tutti i servizi. Costruzioni prefabbricate, realizzate con i materiali più diversi: legno lamellare, calcestruzzo precompresso, laterizi oppure metallo isolato termicamente.
Per dirla con i numeri: dalla consegna delle piastre antisismiche tutte le imprese hanno ottanta giorni di tempo per completare i lavori e consegnare le C.a.s.e. Abitazioni avveniristiche, con riscaldamento sotto i piedi, ricambio d'aria anche con le finestre chiuse e, dulcis in fundo, collegamento wi-fi per navigare gratuitamente e senza spendere un euro nel mare magnum di Internet. Da non dimenticare: tutte le abitazioni saranno consegnate complete di arredi; cucine, camere, zone soggiono e arredo bagno. Case con tutti i comfort: dagli elettrodomestici, come il televisore a schermo Lcd, la lavatrice, la lavastoviglie, il forno elettrico e il frigorifero con congelatore. Non macheranno i componenti d'arredo: divani e poltrone in tesuto o ecopelle. Tende colorate per tutti. Ora servirebbe un grazie per chi suda e lavora senza soste. Domeniche e feste comandate comprese.
Antonio

Anonimo ha detto...

I toni trionfalistici, infine, sono stati utilizzati anche dal Presidente Napolitano..
Antonio

Anonimo ha detto...

Napolitano:
"La Resistenza ci ha ridato dignità"

Ed ora SB ce la ritoglie.

Silvio l'antistorico ed Umberto il padano criticheranno questa dichiarazione ... a quando l'articolo avvelenato de Il Giornale su Napolitano?

Sstasera da Cruciani immancabile Pansa, mi raccomando!

Anonimo ha detto...

@ Antonio
non capisco l'enfasi, ammesso che sia tutto vero, non ci vedo niente di strabiliante nel miracolismo del governo berlusconiano.

Anonimo ha detto...

@ Anonimo: Berlusconi non ha fatto miracoli, ha soltanto svolto bene l'incarico per il quale è stato eletto, e una volta tanto ha avuto un riconoscimento bipartisan per il lavoro svolto. Di questi tempi non è facile..
Antonio

cipper ha detto...

SB non vedeva l'ora di elargire altri soldi pubblici ai suoi amici e parenti costruttori. Non e' un caso che quando SB e' al governo la spesa pubblica schizzi alle stelle. Sempre nel nome della ripresa economica, si intende. Il terremoto gliene ha dato l'occasione. Ovviamente in cambio ha chiesto di fare bella figura col popolino.