mercoledì 4 marzo 2009

La fiducia non si chiede ma si conquista

Alla Zanzara di ieri sera si è parlato soprattutto dell'imminente introduzione, presso la Camera dei Deputati, di un nuovo sistema di voto basato sulla verifica biometrica delle impronte digitali, concepito al fine di reprimere l'indecoroso fenomeno dei cosiddetti "pianisti".

Il conduttore della trasmissione, Giuseppe Cruciani, ha espresso, in sostanza, le seguenti considerazioni

- Non era fondamentale spendere tutti questi soldi per introdurre un sistema di verifica così complesso.

- Tuttavia, ora che l'investimento è stato compiuto, è assurdo che alcuni deputati si ribellino, rifiutandosi di fornire le impronte digitali e impedendo che il sistema entri pienamente in funzione.

Per citare il mitico calciatore Gigi Garzya, io sono “perfettamente d'accordo a metà” con Cruciani. Sono cioè pienamente d'accordo con il secondo punto, mentre sono in disaccordo con il primo. Secondo me il sistema di verifica delle impronte andava installato addirittura a prescindere dal fenomeno dei pianisti. Mi spiego.

L'equivoco di fondo sta nel considerare il rilevamento delle impronte digitali come una forma si schedatura che si confà solo ai delinquenti posti in stato d'arresto. E' un concetto che decenni di film polizieschi ci hanno instillato nella testa e che ora è difficile da scardinare. Ma è un concetto sbagliato.

L'equazione impronte = schedatura non è sempre quella da applicare. Di sicuro non lo è nel caso specifico della Camera dei Deputati, dove la rilevazione delle impronte serve a mettere in piedi un sistema di verifica dell'identità. E' una cosa del tutto analoga alla firma campione che si lascia in banca e che la banca stessa controlla al fine di validare il pagamento di un assegno. Cosa c'è di diverso, nella sostanza? Nulla. Nulla di nulla.

Il concepire questo sistema come un'umiliazione, un'offesa ai deputati, non ha alcun senso. Al contrario, la verifica biometrica delle impronte va a garanzia dei deputati stessi, in quanto ora sarà impossibile che qualcuno possa votare in loro vece, magari surrettiziamente.

Le votazioni in parlamento sono una cosa seria, su questo penso che siamo tutti d'accordo. Ebbene, se ai parlamentari e a tutti gli italiani viene data la totale sicurezza che mai più l'esito di una votazione alla Camera potrà essere manipolato, dov'é il problema? Dov'è l'umiliazione? I deputati dovrebbero essere fieri di tutto ciò, dovrebbero osannare il miracolo tecnologico, magnificare il livello di modernità raggiunto, anziché protestare come dei bambini dell'asilo.

Paradossalmente, i deputati ribelli, con il loro diniego a rendere disponibili le loro impronte, ottengono l'effetto opposto rispetto a quello desiderato. Anziché preservare l'onorabilità del parlamento, infatti, essi danno l'impressione di volersi arroccare a difesa della venerabilità, e cioè dietro al concetto in base al quale un parlamentare, in quanto membro di un'istituzione, dovrebbe essere oggetto di particolare ossequio, e la sola idea di non riporre in tale figura la più incondizionata fiducia è offensiva.

No, signori, il mondo non funziona più così. La fiducia non si chiede ma si conquista. E uno dei modi per conquistarla è proprio quella di garantire ai cittadini che a nessun deputato, nelle operazioni di voto alla Camera, sarà più possibile compiere o subire abusi, né intenzionalmente, né a sua insaputa.

13 commenti:

Anonimo ha detto...

"Le votazioni in Parlamento sono una cosa seria"

e in questa affermazione sta tutto il significato della misura adottata.

Inutile mettere il broncio o rivendicare la dignità che è stata scippata alla culla del potere legislativo.

Pero' invece di spender tanti soldi, come si fa normalmente anche nelle piccole aziende, dotare i dipendenti di un badge elettronico per la convalida di presenza, entrata e uscita..... non sarebbe stato altrettanto efficace ed economico?
O magari fare la conta dei presenti ad ogni votazione, con obbligo di voto oltre che per i favorevoli e contrari anche per gli astenuti e alla fine verificare se il conto ..... torna!!

Vogliono buttare miliardi a costruire il Ponte del secolo...... e si arenano su un roba cosi elementare!!!

Anonimo ha detto...

E perchè si dovrebbero rifiutare di fornire le impronte?
In fondo è come apporre una firma, una convalida di identità a garanzia della regolarità di una procedura che richiede una volontà precisa.
In quale altro modo si puo' definire un voto?
Finendo in Parlamento, è il massimo di rischio che puo' capitare!
Perchè tanta cagnara?
Chi si è comportato sempre in modo trasparente non ha da temere e per tutti gli oltre 150.... si cambia sistema!


Draconian

Anonimo ha detto...

Buongiorno,
riguardo a questo tema sarei anche curioso di sapere quanti dei deputati ribelli fossero invece a favore della rilevazione delle impronte a rom / rumeni, asserendo che non era nè vessatoria nè umiliante (dice il comico: son tutti finocchi col c**o degli altri).

Ieri sera mi è piaciuta la perfidia di chi ha fatto notare come la spesa prevista per spostare il referendum al di fuori dall'election day fosse pari a quella per la social card: se avessimo un po' più di memoria e facessimo più spesso questi confronti sarebbe un bene.

Non mi è piaciuta invece la presa di posizione di Romano (?) e Cruciani circa il fatto che non dovevamo scuse alla Libia perchè nel periodo coloniale "abbiamo fatto anche del bene".

Da un punto di vista storico si tratta di una colossale sciocchezza: vedete qui
http://www.criminidiguerra.it per avere un idea di cosa stiamo parlando (deportazioni, fucilazioni, impiccagioni, stupri di massa, evirazioni, sventramenti, decapitazioni, uso di gas e di campi di concentramento).
Quanto sia stato benefico l'intervento italiano lo dicono le cifre: nel 1911 in libia vi erano circa un milione di abitanti (http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_Italo-Turca#Collegamenti_esterni), mentre nel 1939 ne venivano censiti circa 770.000.
Dubito che qualsiasi intervento sociale o urbanistico sia stato fatto dai colonizzatori possa compensare la "scomparsa" di circa un quarto della popolazione.

Ma ci piace continuare a pensare che in guerra noi eravamo comunque i buoni italiani.

Saluti

Paolo Del Boca

F®Ømß°£ ha detto...

Buongiorno,

io il problema dei pianisti lo avrei risolto con la prova TV:

Voti per un collega?

1) Multa
2) In castigo: non voti x una settimana

A comportamenti da scuole medie, provvedimenti da scuole medie.

Sono d'accordo con Paolo sulla provocazione legata alle impronte dei rom.

E sono d'accordo anche su ciò che concerne i crimini di guerra: Cruciani vuole mantenere in vita il mito degli italiani brava gente: costruzione autoassolutoria di un Paese che alla fine della guerra si è guardato bene dal fare i conti con le proprie responsabilità.

Ciò non toglie che le scuse fatte oggi siano ridicole, ipocrite e piene di secondi fini, ma questo è talmente evidente che non vale la pena di parlarne.

Saluti

Tommaso ingordo

Anonimo ha detto...

P.S. Chissà se stasera crux ci proporrà l'intervista a Brunetta arrogante e quasi paranoico che ha trasmesso Radio 24 nel corso del programma di Milan alle 8.30 circa. E chissà se avrà il coraggio di continuare a definirlo "fantastico".
Io l'ho trovato persino più maleducato ed aggressivo (con Milan!...)del solito.

Paolo lo sbadato

Anonimo ha detto...

Nel contesto in cui viviamo questa è stata una puntata del tutto inutile. Saluti a tutti

Anonimo ha detto...

Buongiorno,
devo ammettere che ieri sera avevo subdolamente e slealmente malignato circa l'intervista di Brunetta.
Cruciani ne è uscito con il minor danno.
Mi auguro che adesso che è stato toccato da vicino dall'arroganza e dalla maleducazione del ministro ( si è un po' meno finocchi con il proprio sedere) gli sia più facile riconoscerla anche nelle normali esternazioni riguardo ai dipendenti della P.A. E che le faccia notare agli ascoltatori come farebbe per Di Pietro.

A proposito, avete notato come non vi siano state osservazioni critiche sulla proposta di riforma delle pensioni relativamente al fatto che riguarderebbe solo le dipendenti della P.A., lasciando che le dipendenti del privato possano continuare ad andare in pensione 5 anni prima degli altri? Il governo sta continuando a cercare di creare difisioni sia tra i sindacati che tra i lavoratori e ci sta riuscendo benissimo.

Saluti

Paolo il perfido

Anonimo ha detto...

Beh nn ci dimentichiamo, cher ami Paul, che le dipendenti della PA, quando questa rappresentava il serbatoio di voti dei governi democristiani, andavano in pensione con "19 anni, 6 mesi e un giorno". E quante ne conosco!
Al mio paesello nelle Prealpi finiva cosi che le dipendenti del locale sanatorio neo pensionate (a 50 anni e anche meno) diventassero infermiere a domicilio, rigorosamente IN NERO, e che per fare una notte di assistenza in ospedale chiedessero con la massima disinvoltura cifre non inferiori alle (allora) 100 mila lire!
Quand'ero bambina io (40 anni fa) l'assistenza ai malati si faceva per piacere, al massimo ci si sdebitava con una bella coniglia da far razzare, con una grassa gallina per il pranzo di Natale o mettendosi a disposizione per fare il fieno!

Anonimo ha detto...

@ Francesca: CVD (come volevasi dimostrare:-)).
Non volermene, ma il tuo intervento dimostra come tenere separate le vicende di precari, cococo, cocopro, partite iva, interinali, dipendenti pubblici, privati, a tempo determinato e a tempo indeterminato permetta, alimentando GIUSTIFICATE invidie per privilegi, non di arrivare a forme contrattuali giuste per tutti (che si ottengono adottando una contrattualistica simile per tutti), ma di “punire” di volta in volta la categoria “privilegiata” di turno.
Traduco facendo un ipotetico esempio: tra 5 anni la proposta di innalzare a 70 anni l’età pensionabile per i soli dipendenti privati maschi a tempo indeterminato troverà indifferenti (o addirittura favorevoli alla “punizione”) tutti gli altri, in quanto, per retribuzioni medie, premi, benefit, possibilità di carriera, gestione della malattia questa categoria è vista da tutte le altre come la nuova privilegiata. Ed il limite del privilegio diventerà andare in pensione prima dei 70 anni. O non vedersi toccare la parte variabile dello stipendio per un giorno di malattia.

Per essere chiaro sono favorevole all’innalzamento PER TUTTI dell’età pensionabile ad uno stesso livello sostenibile, ero favorevole ad adottare nella P.A. gli stessi criteri che regolano la malattia dei dipendenti privati, ero e sono contrario ai privilegi dei quali parli (sono a conoscenza di cose ancora più eclatanti), sono favorevole ad una integrazione del precariato compensata da rinunce da parte degli assunti a tempo indeterminato. Ma ritengo che la politica corretta sia quella di portarsi su una posizione “giusta”, non su quella "punitiva" che non fa che alimentare tensioni e dumping sociale.

Saluti

Paolo il sindacalista

F®Ømß°£ ha detto...

L'invidia è una brutta bestia, la generalizzazione un'altra.

Un governo che fomenta questo sentimento e questa falsa logica pone le basi per tensioni sociali che non fanno bene al paese.

L'atteggiamento punitivo per tutti gli statali con appellativi quali fannulloni e privilegiati è meschino.

Che venga poi da un personaggio che si comporta come Brunetta, è proprio disgustoso.

Se A ha un privilegio pari a 100 e B ha un non-privilegio pari a 0, cosa vuole il facinoroso, nelle condizioni di B, che telefona scaldandosi a Crux?

Vuole che A abbia 0 come lui!!!

Il pensiero che A e B debbano avere 50 entrambi non è preso in considerazione.

Finché si ragiona così, ci meritiamo Berlusconi Brunetta e il precariato.

Saluti

Anonimo ha detto...

Ma infatti, caro Paolo!
Non certo per punire, ma per ristabilire un criterio di giustizia, dopo anni di intollerabili vantaggi a discapito e a spese della collettività.
Io lo chiederei a queste persone “fortunate”, in pensione con troppo pochi anni di anzianità, un contributo sociale.
La proposta di Franceschini di attingere alle risorse dell’evasione per trovare i fondi per ammortizzatori sociali è stata ovviamente snobbata dai sapientoni al governo che non sanno dove andare a parare perché il rischio di vedere presto la gente “assaltare i forni” è piu’ reale di quanto non si pensi. E loro lo sanno, anche se fino a ieri han negato l’evidenza (Sacconi l’altra settimana: “i corvi di Confindustria”) ed oggi Tremonti parla finalmente senza censura!
Con l’aria che tira oggi, chi lavora nel settore pubblico è comunque e non a torto piu’ al sicuro rispetto che nel privato.
Credo di aver già letto tempo fa un tuo post circa vantaggi e svantaggi della Legge 30 successive modifiche e integrazioni. Anche il centro sinistra al governo lasciò inevase le troppe questioni oggi ancora aperte circa coloro che rischiano di trovarsi all’improvviso senza un’entrata sprovvisti di tutela.
Io da 28 anni, subito dopo il diploma, lavoro ininterrottamente nel settore automotive (CCNL Industria Metalmeccanica) che è tra i piu’ colpiti dalla crisi cosmica.
Senza passare attraverso la CIG o CIGS l’azienda vuole avviare la procedura di mobilità per un blocco di personale indiretto; io non sarei compresa a quanto di mia conoscenza, ma in assemblea sindacale la scorsa settimana ho proposto di esaminare con le RSU la possibilità dei contratti di solidarietà, cedendo fino a un quarto dello stipendio e corrispondenti ore di lavoro per mantenere qualche posto.

Credi ancora che sia invidia?


Francesca

Anonimo ha detto...

@ francesca: probabilmente ho male interpretato il tuo primo intervento, chiedo scusa.

Paolo il penitente

Anonimo ha detto...

@ Paul et ses excuses....
Merci bien, mais ce n'était pas le cas!

Françoise