martedì 31 marzo 2009

La zona grigia

Zanzara anomala, quella di ieri, con un solo ospite (il filosofo Gianni Vattimo, una volta acerrimo nemico di Cruciani, ma ultimamente trattato con inconsueta cordialità), e con una ritritatura degli argomenti della settimana precedente senza che venisse aggiunto nulla di sostanziale.

Non avendo nulla da commentare sull'ultima trasmissione, desidero tornare un'ulteriore volta sul tema del testamento biologico, facendo riferimento all'intervento del senatore Marcello Pera alla Zanzara di venerdì scorso (ma si veda anche l'interessante intervista rilasciata da Pera all'Unità).

Pera, come Cruciani, pensa che non serva nessuna legge in quantonella stragrande maggioranza delle situazioni i casi possono essere fatti rientrare in due soli scenari, sui quali ci sarebbe nel paese e nel parlamento grande convergenza di vedute.

I due scenari che pur essendo molto diversi tra loro, sono distanziati tra loro solo da una ridottissima terra di nessuno, sono i seguenti:

1) L'eutanasia nei confronti di persone magari molto malate ma vive e coscienti. Non deve essere consentita mai (io avrei da ridire qualcosa, ma non voglio ora aprire un dibattito sull'eutanasia).

2) L'accanimento terapeutico nei confronti di persone cerebralmente morte. Non deve avere luogo mai.

Per questi due scenari, dice Pera, non serve una nuova legge. Essi trovano già applicazione nelle leggi vigenti. O al limite l'ipotetica nuova legge dovrebbe limitarsi a formalizzare il doppio divieto: all'eutanasia e all'accanimento terapeutico.

Ci sono però rari casi, come quelli di Eluana Englaro, che si vanno ad innestare proprio nella terra di nessuno, quella zona grigia che si pone tra l'eutanasia e l'accanimento terapeutico, nella quale vengono a trovarsi persone in stato vegetativo permanente, non coscienti ma con qualche segno vitale, magari spontaneo. Questo casi, dice sempre Pera, con il plauso di Cruciani, vanno gestiti in forma privata dalla comunità di persone che ruota intorno al paziente: i famigliari, gli amici, i medici, al limite anche il sacerdote.


Twiligh Zone


Questo discorso filerebbe liscio se ci fosse l'assoluta certezza che qualunque decisione venisse presa dalla suddetta comunità non comporti in nessun caso delle conseguenze, dei conflitti, delle denunce, dei processi. E' questo il punto. Mi è incomprensibile la sicurezza con cui Cruciani si dice convinto che, senza alcuna modifica legislativa, già oggi, ma anche in futuro, chi prende un certo tipo di decisione non passerà dei guai.

E' per questo motivo che a mio avviso una legge servirebbe eccome (non certo l'obbrobrio approvato in Senato). Come sostiene il giurista Stefano Rodotà (colui a cui Francesco Cossiga ha augurato di fare la fine di Eluana Englaro) in una bella intervista all'Espresso del 6 marzo, «in assenza di una legge, il rischio concreto che si continuino a manifestare conflitti è del tutto evidente. Quindi, per avere garantita la zona di libertà che indica la Costituzione, serve una legge che dice: "Quella è una zona di libertà"»

Lo riscrivo perché sono belle parole: serve una legge che dica “quella è una zona di libertà”. Qualunque cosa succeda nella zona grigia, lo Stato non interferirà. Né prima, né durante, né dopo.

lunedì 30 marzo 2009

Venga il tuo regno

E fu così che Silvio divenne imperatore. Silvio Cesare. Per unanime acclamazione, senza percepibili manifestazioni di dissenso tra le migliaia di delegati accoliti presenti al congresso fondativo del PDL. Un'autentica apoteosi, il trionfo assoluto di un uomo che non è più un uomo, ma un semidio, o, per citare Giuliano Ferrara sul Foglio di oggi, un messia postmoderno.


VEnga il tuo regno


Dopo quindici anni la sinistra lo ha capito il fenomeno Berlusconi o è ancora in ritardo?”, chiedeva Giuseppe Cruciani al suo ospite Fabrizio Rondolino durante la Zanzara di venerdì 27 marzo.

Ma il vero fenomeno che va capito, secondo me, non è tanto Berlusconi in sé, ma quello dei 14 milioni di persone che lo venerano. Una massa che non penso si possa giustificare solo con il suo potere mediatico. Su questo io do ragione ad Enrico Mentana, secondo il quale, stando ad una sua intervista alla Stampa, pluricitata da un gongolante Cruciani, “si è dimostrata sbagliatissima l'immagine per cui in questi 15 anni in Italia c'è stato un Grande Fratello tv che ha condizionato le coscienze.”

Intendiamoci, a me personalmente le televisioni di Berlusconi fanno schifo. Mi fanno schifo perché rispondono a logiche commerciali e di intrattenimento che non collimano coi miei gusti e con la mia sensibilità. E mi fanno schifo perché considero la qualità dell'informazione fornita dalle reti Mediaset scadente quando tratta temi di cronaca e faziosa quando tratta temi di politica.

Tuttavia, se ipotizzare qualche migliaio di soggetti lobotomizzati dalla "TV deficiente" può aver senso, così non può essere per 14 milioni di persone. Ci deve essere dell'altro. E io penso di averlo individuato nel recondito bisogno di moltissimi cittadini di credere in qualcosa, di mettersi nelle mani di un essere onniscente e onnipotente che sembra sempre certo di quel che dice e sicuro in quel che fa, e che sembra avere sempre a portata di mano la medicina giusta per ogni male.

Non è ipnosi, ma feeling. E' la capacità, che solo il cavaliere oggi possiede, di entrare in sintonia con i desideri della gente, di interpretarli, di impacchettarli, e di dare l'impressione di saperli esaudire. Gli italiani gli credono perché vogliono crederci. Gli credono perché egli dice loro quel che loro vogliono sentirsi dire.

Ebbene questa è la politica che oggi funziona meglio. Slogan, annunci, sorrisi, promesse, ottimismo profuso a piene mani. Tante illusioni, pochi fatti ma presentati col piglio giusto, come per sottolineare che tutto è sotto controllo e che nulla sfuggirà al passaggio dell'esercito del Bene.

Non sto dicendo che sia la politica giusta, sia chiaro. Sto dicendo che oggi è quella che funziona.

Ma così come accadde nella legislatura 2001-2006, arriverà il momento della resa dei conti. Quando molti dei desideri saranno rimasti inesauditi, il germe del dubbio tornerà ad insinuarsi nel tessuto di questo paese, e il trono dell'imperatore Silvio Cesare comincerà a vacillare. Ogni semidio ha il suo punto debole. L'omerico Achille aveva il tallone, Superman la kryptonite. Berlusconi ha il tempo. Che anche stavolta, vedrete, sarà galantuomo.

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R.E.M., "Superman" (1986)




I am, I am, I am Superman
and I know what's happening
I am, I am, I am Superman
and I can do anything


venerdì 27 marzo 2009

Corpi inanimi

Più che una legge per il testamento biologico, quella approvata ieri in Senato (deve ancora avere luogo il passaggio alla Camera), sembra una legge contro il testamento biologico. E' un pensiero che già da ieri mi era balenato nella mente, anche prima che sopraggiungesse la novità dell'emendamento che rende la volontà del paziente non sempre vincolante, e che oggi ho visto riflesso nella splendida intervista di Umberto Veronesi su Repubblica. Eccone un passaggio significativo:

Non ho voluto assistere impotente alla celebrazione di una legge che è antidemocratica, perché limita la libertà dei cittadini, antistorica, perché tutto il resto del mondo civile va in direzione opposta, infine incostituzionale, perché calpesta il diritto di decidere della propria vita. Hanno approvato una legge contro il testamento biologico.”

Giuseppe Cruciani, alla Zanzara di ieri, senza in apparenza né rallegrarsene, né dolersene, ha preso atto di un'evidenza: “La maggioranza del parlamento pensa che ci sono alcune cose che non sono disponibili attraverso la propria volontà”. Però a questo mi viene da chiedermi: amici liberali e libertari che parteggiate per il centro-destra, dove sono andate a finire le belle parole che rivendicavano il primato dell'individuo sullo stato? Se siete in ascolto rispondetemi.

Ma l'articolo più bello che ho letto oggi è un altro. Indovinate l'autore.

Per temi riguardanti le scelte personali, un Parlamento ha il dovere di sondare l'autentica volontà popolare e di legiferare nel senso più democratico e referendario possibile. Ebbene: col decreto antistupri, e col testamento biologico, le parti sono state invertite.

La custodia cautelare come extrema ratio, tema delicatissimo, è stata abolita a furor di popolo in tre minuti netti, ciò in virtù di un'emergenza stupri che peraltro non c'era; e il Senato ha appena approvato, dall'altra, un finto testamento biologico che consegna il tuo corpo inanime nelle mani dello Stato e ti impone dei trattamenti sanitari obbligatori fregandosene del tuo consenso: e fregandosene, soprattutto, del particolare che la maggioranza degli italiani di destra e di sinistra (dati-alla-mano) non è d'accordo per niente.

Dettaglio: i parlamentari del Pdl che in privato si dicevano contrarissimi a questo testamento biologico, sino a ieri, si contavano a mazzi. Morale. Berlusconi aveva detto che la libertà di coscienza è intangibile, mentre ieri ha detto che molti parlamentari sono lì per fare numero. Mettiamola così: se non sanno che farsene neppure della libertà di coscienza, molti parlamentari sono lì per fare numero.

Quanto di voi hanno pensato o all'Unità, o a Repubblica? Magari Concita De Gregorio, o Michele Serra… Invece le parole che ho trascritto sopra sono di Filippo Facci, e sono apparse sulla prima pagina del Giornale, andando controcorrente rispetto alla normale linea del quotidiano.

Devo dire che un po' mi spiace che il conduttore della Zanzara, al contrario del suo amico Facci, su un tema di tale rilevanza rimanga così abbottonato e non critichi energicamente una legge che comunque (lo si percepisce) disapprova. La sua posizione non va oltre al dire che sul fine-vita lo stato non dovrebbe legiferare. Ogni singolo caso, secondo Cruciani, andrebbe "risolto" privatamente, con accordi informali intrapresi tra paziente, familiari e medici, senza alcun timbro dello stato, e tenendo conto che la magistratura, pur avendone facoltà, non ha mai realmente trascinato in giudizio presunti responsabili di forme di accompagnamento alla morte.

Io però a questo gioco delle cose fatte ma non dette non ci sto. E' una posizione ponziopilatesca che cela al suo interno una piccola-grande ipocrisia. Per non parlare della ripugnante idea della legge che in certe situazioni si volta dall'altra parte per non vedere. Un provvedimento legislativo che formalizzasse il diritto all'autodeterminazione per me era dovuto. Peccato che quello votato ieri in Senato da 150 corpi inanimi vada esattamente nella direzione opposta. E non parlatemi di "buone intenzioni", perché di buone intenzioni, come si suol dire, è lastricata la strada per l'inferno.

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AC/DC, "Highway to Hell" (1979)



giovedì 26 marzo 2009

Indietro tutta!

Viene facile associare il titolo del post di oggi alla marcia indietro del governo sul cosiddetto piano casa, che Giuseppe Cruciani ha giustamente definito ieri “sconcertante” (il piano era stato ideato in origine come un'urgente misura anti-crisi, ma questa prospettiva ormai, vada come vada, è tramontata). In realtà il dietro front di cui vorrei parlare è un'altro.

Ad inizio programma, ieri, Cruciani ha trasmesso un frammento audio in cui Massimo D'Alema, ospite a Ballarò, critica pesantemente la certa candidatura di Berlusconi alle elezioni europee, associandosi in questo al suo segretario Dario Franceschini che sabato 21 marzo aveva definito la scelta del cavaliere “un imbroglio”.

Qui di seguito, per completezza, vi propongo lo spezzone audio relativo al momento (le 18:43 di ieri) in cui Cruciani ha trattato l'argomento (non si dica mai che io "estrapolo e deconstestualizzo").



Partendo dalla premessa che è assurdo che le elezioni europee vengano interpretate come una resa dei conti (osservazione sacrosanta), il conduttore della Zanzara finisce col ricordare che D'Alema, eletto parlamentare europeo nel 2004, si dimise nel 2006 per diventare ministro del governo Prodi: “Non è anche questo un imbroglio?

(A margine: alle 19:47, mentre intervistava il direttore di Red TV, Claudio Caprara, Cruciani ha anche dichiarato di aver consolidato questa opinione dopo aver letto un articolo di Giancarlo Loquenzi su L'Occidentale, un giornale online con ilquale Cruciani collabora e che faccio presente essere iper-stra-ultra-berlusconiano.)

L'accostamento formulato da Cruciani è molto molto molto opinabile. In un caso normale mi limiterei a ribattere serenamente, osservando che il "livello di scorrettezza" dato dal dimettersi dopo due anni da una carica alla quale si è stati eletti senza portare a termine il mandato non è neanche lontanamente paragonabile a quello dato dal presentarsi per una carica che non si potrà poi realmente neppure iniziare ad occupare. Le candidature di bandiera (un autentico imbroglio) e il dimettersi precocemente (al più un comportamento inopportuno) sono due atteggiamenti molto diversi, non accostabili tra loro in termini di gravità. Sia Franceschini che D'Alema su questo tema hanno ragione da vendere.

Il lato divertente è che lo stesso Cruciani, due giorni prima, nella Zanzara di lunedì, sosteneva argomenti del tutto analoghi a quelli che ho appena presentato qui sopra! Non ci credete? Beccatevi gli spezzoni audio integrali.

Lunedì 23 marzo, ore 19:22. “La battaglia di Franceschini è da condividere”. (Invece ieri, mercoledì 25 marzo, Cruciani ha detto che Franceschini ha ragione solo “in parte”). Ascoltate.



Lunedì 23 marzo, ore 20:05. Cruciani cita le fughe precoci dal parlamento europeo di Lilli Gruber e Michele Santoro. Poi, comunque, aggiunge che la scelta di Franceschini, di non presentare alcun candidato incompatibile, “è interessante”. Ascoltate.



Lunedì 23 marzo, ore 20:39. L'ascoltatore Giuseppe da Milano, piuttosto innervosito per quanto detto da Cruciani alle 20:05, fa notare la totale diversità del caso Berlusconi con i casi Gruber e Santoro, i quali, dopo la loro elezione nel 2004, si sono effettivamente insediati al parlamento europeo svolgendo regolare attività. Cruciani dà pienamente ragione all'ascoltatore, affermando che, sebbene non sia stato elegante l'aver lasciato la carica in anticipo (“c'è stata scarsa considerazione del ruolo”), non era sua “intenzione fare accostamenti tra i casi Gruber e Santoro e l'eventuale candidatura di Berlusconi”. Ascoltate.



Invece ieri, mercoledì, tutto è stato rimesso nello stesso calderone sotto l'etichetta "imbroglio". E la piroetta all'indietro è servita.

Giusto per capirsi... Se solo ieri Cruciani avesse avuto la cura di riconoscere in modo esplicito che le sue argomentazioni non combaciavano con quelle di due gironi prima, e che banalmente aveva cambiato idea (può capitare, non c'è nulla di male), l'avrei presa con maggior fair-play. Invece, mancando secondo me di rispetto, ha fatto finta di niente. Non è anche questo un imbroglio?

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"Indietro tutta!" è il titolo di una celebre trasmissione di Renzo Arbore andata in onda sulla Rai tra l'87 e l'88. Eccovi la mitica sigla.




Notte italiana, c'è una luce blu,
è in ogni casa che brilla una TV
e tutti intorno seduti a guardare
davanti a questo nuovo focolare

Il padre al figlio dice: "Senti un po',
solo un consiglio è quello che ti do:
tu nella vita comandi fino a quando
hai stretto in mano il tuo telecomando".

Sì, la vita è tutta un quiz,
e noi sogniamo, fantastichiamo,
è coi quiz che risolviamo,
i problemi che c'abbiamo

Sì, la vita è tutta un quiz,
tante occasioni, tante emozioni,
perché è coi quiz che ci danno i milioni,
evviva le televisioni!


mercoledì 25 marzo 2009

La locomotiva

Meno male che Paolo c'è. Avevo avvisato "oggi niente post", e il frequent commenter Paolo mi ha proposto di trasformare la sua riflessione del giorno in un guest post. Lo accontento volentieri.
Ciao,
Authan

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[Attenzione: quello di oggi è un guest post a firma di Paolo.]

Buongiorno,
provo a soccorrere Authan il latitante sottoponendogli una mia riflessione su uno degli argomenti emersi in trasmissione ieri a valle della giornata politica.

Il Presidente del Consiglio, ieri ferroviere, come sua abitudine, si è lasciato andare ad una serie di dichiarazioni a margine del viaggio in alta velocità tra Firenze e Bologna.

Tra queste: "La cosa drammatica è che i dirigenti di Impregilo dopo aver fatto questo lavoro dell'Alta velocita' che ha del miracoloso sono stati condannati a cinque anni dalla magistratura di Firenze dopo essere stati assolti da quella di Bologna. E' qualcosa di patologico, una metastasi del nostro paese contro cui dobbiamo reagire perchè c'è qualcuno che usa la legge come un Moloch che deve colpire" (tratta dal sito adnkronos).

Non mi ha sorpreso la consueta pacatezza con cui una figura istituzionale si rivolge nei confronti della magistratura (cosa drammatica, patologico, metastasi, Moloch, colpire,…), né la pretesa del Presidente del Consiglio di considerarsi un giudice migliore di quelli che hanno emesso la condanna.

Non mi ha sorpreso nemmeno che Cruciani non si sia lamentato del fatto che screditando l'operato del sistema giudiziario italiano si toglie di credibilità alle richieste di riportare in Italia a scontare la sua pena Battisti (se la giustizia italiana è un patologico Moloch che deve colpire, c'è il rischio che Battisti sia una vittima di tale malvagia divinità, e quindi meriti protezione), con buona pace della campagna ormai naufragata e fuori moda condotta da Cruciani stesso.

Mi ha sorpreso il fatto di non aver sentito da nessuna parte riepilogare i motivi e gli estremi della sentenza (per la cronaca si tratta di sentenza di primo grado per lo smaltimento illecito di rifiuti): così, per vedere se sussisteva una così manifesta illogicità della sentenza, oppure se dobbiamo intendere l'uscita del premier come un "Il fine giustifica i mezzi".

Poiché a questa lettura ci ha già abituato un altro importante e stimatissimo Ministro di questo governo (dubito che dalla descrizione aveste riconosciuto Scajola) credo che questa sia la lettura corretta.

Proposta di contributo multimediale di ambito ferroviario: "La locomotiva" di Guccini interpretata dai Modena City Ramblers.




martedì 24 marzo 2009

Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa

Il primo personaggio del giorno è… (rullo di tamburi…) Filippo Facci!

L'articolista del Giornale è stato il primo ospite alla Zanzara di ieri, e debbo dire che quando non parla/scrive di Marco Travaglio (soggetto al quale Facci dedica una “maniacale attenzione”, e sono parole di Giuseppe Cruciani, curiosamente non lontane dalle mie) trovo spesso interessanti le sue osservazioni.

Stimolato da Cruciani (“tutti noi [giornalisti] dovremmo recitare il mea culpa”), Facci si è lanciato in una critica tanto pesante quanto sacrosanta verso tutti i mezzi di informazione relativamente a come erano stati trattati i casi dei presunti stupratori della Caffarella (innocenti) e del presunto stupratore di capodanno (innocente). E lo ha fatto senza escludere il quotidiano per cui lavora, il Giornale, che è l'archetipo di un certo giornalismo monodirezionalmente giustizialista (“io stesso ho dovuto insistere molto [con il suo direttore, intendeva]”).

Ad un certo punto, poi, Facci è addirittura andato oltre Cruciani, che sosteneneva l'assenza di una regia del governo alla base dell'esasperazione mediatica dell'emergenza stupri (“solo dietrologia”). Non che Facci abbia ribattuto che la regia ci fosse, ma ha fatto presente che il governo, nell'emergenza stupri, ci ha sguazzato allegramente per incrementare le quote di consenso: “Non sono un dietrologo, ma non sono neppure cieco. Il governo ha avuto tutti gli interessi perché si parlasse dell'emergenza stupri in un certo modo”.

Insomma, ho dovuto aspettare Facci per ascoltare certe considerazioni chiare e tonde che invece avrei voluto sentir pronunciare da Cruciani già da diverso tempo. Non che Cruciani sia da incasellare tra i giustizialisti monodirezionali (cioè solo verso gli immigrati e i poveri cristi), non esageriamo. Però in passato ci sarebbero già state delle occasioni per operare delle "correzioni di rotta", occasioni che furono miseramente perse.

Porto un esempio (non è un caso di stupro ma il discorso non cambia): nel maggio 2008, una coppia rom viene arrestata con l'accusa di tentato rapimento di una bambina in un centro commerciale di Catania. In ottobre vengono prosciolti. Filippo Facci, e lui solo, ne dà notizia in un breve articolo sulla prima pagina del Giornale del 15 ottobre (due colonnine in taglio basso, un po' nascosto, ma lasciamo perdere). Il giorno stesso decido di mandare, con una mail privata, l'articolo a Cruciani esortandolo a leggerlo in diretta come atto di giustizia. Vengo ignorato. Amen.

Un secondo esempio potrebbe essere il modo con cui venne commentata da Cruciani, seguendo il trend di giornali e TV, la strage di Castelvolturno dello scorso settembre: “regolamento di conti, guerra tra bande per il controllo del territorio”. Non era così, ma il caso passò presto nel dimenticatoio e per gli ascoltatori della Zanzara i sei immigrati di colore uccisi a colpi di kalashnikov rimasero dei trascurabili spacciatori di droga (in realtà non lo erano affatto) di cui, tutto sommato, non sentire la mancanza. Pace all'anima loro.

***

Il secondo personaggio del giorno è Giampaolo Pansa, anch'egli ospite di Cruciani ieri.

L'intervento di Pansa, che si detto è amico ed estimatore di Maurizio Gasparri, meriterebbe di essere sviscerato in lungo e in largo. Devo però confessare di non averne tanta voglia, visto che la conversione copernicana dell'ex giornalista dell'Espresso non è notizia di oggi.

Io non ce l'ho coi suoi libri, notare. Ho letto solo "Il sangue dei vinti" e penso che sia un testo che mi abbia arricchito. Ce l'ho con il fatto che se trovo non ci sia nulla di sbalorditivo nel cambiare radicalmente idea a trenta o quarant'anni, mi sembra invece che farlo a settant'anni sia un po' bizzarro. Insomma, c'è qualcosa di anomalo nella vita di Pansa: o sono "sbagliati" (tra virgolette) gli ultimi tre anni della sua vita, o sono "sbagliati" i precedenti settanta.

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Nel 1967, la promessa del pugilato, dalla pelle nera, Rubin "Hurricane" Carter, viene condannato all'ergastolo per un triplice omicidio che ebbe luogo l'anno precedente in un bar di Paterson, nel New Jersey. Nel 1985, un giudice federale sentenzia che il processo non era stato equo in quanto l'accusa era basata su motivazioni razziali; Hurricane Carter, che si è sempre professato innocente, dopo quasi vent'anni di prigionia esce dal carcere. Nel 1988, tutte le accuse nei suoi confronti vengono definitivamente lasciate cadere.

Nel 1975, Bob Dylan, convinto dell'innocenza di Carter, scrive una canzone sul suo caso: "Hurricane". E' un brano meraviglioso, che nel 1999 entra a far parte della colonna sonora dell'omonimo splendido e commovente film sulla vita dell'ex pugile, diretto dal regista Norman Jewison e interpretato da Denzel Washington. Buon ascolto.




Here comes the story of the Hurricane
The man the authorities came to blame
For something that he never done
Put in a prison cell, but one time he could have been
The champion of the world


lunedì 23 marzo 2009

Peculato

Oggi pubblico un articolo di un autore ospite. Chiunque può proporsi per scrivere sul blog. Contattatemi via e-mail.
Ciao,
Authan

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[Attenzione: questo è un guest post a firma di Massimiliano.]

Innanzitutto premetto che per me è il primo post. Esatto, perché io non sono l'ottimo Authan. Sarei, diciamo, il Luca Telese di questo blog, se Authan fosse Cruciani. Dunque concedetemi una scrittura meno abile.

Volevo scrivere in merito agli impiegati del comune di Portici arrestati il17 marzo per assenteismo. La vicenda fu occasione di riflessione, tanto è vero che riuscii anche ad intervenire in diretta per proporre a Cruciani un paragone.

Alcuni impiegati di Portici timbravano il cartellino pure per i loro colleghi assenti e per tale motivo questi ultimi percepivano uno stipendio illegittimamente. Io facevo notare che i parlamentari hanno la facoltà di non presentarsi ad ogni singola seduta in parlamento, ma percepiscono una diaria aggiuntiva solo per ogni giorno di effettiva presenza. Gli episodi di "pianismo" falsavano questo sistema di rimborso spese.

L'arresto mi sembra francamente eccessivo, ma gli episodi citati hanno sostanzialmente lo stesso valore legale. Anzi forse "pesa" maggiormente quello dei parlamentari per l'entità del rimborso spese e per l’istituzione rappresentata.

Cruciani mi ha risposto che il paragone “non c’entra niente”. Io sono rimasto perplesso da come mi abbia liquidato senza troppe argomentazioni. Voi cosa ne pensate?

domenica 22 marzo 2009

Tesi e antitesi

Il momento più interessante della Zanzara di venerdì 20 marzo è stato l'intervento in diretta, in qualità di ospite, di Alessandro Cecchi Paone, chiamato in causa da Giuseppe Cruciani per commentare ancora le dichiarazioni del Papa sul preservativo che accrescerebbe il problema dell'AIDS.

Sul momento, Cecchi Paone mi ha fatto un'ottima impressione nella sua accorata difesa del preservativo quale fondamentale strumento di difesa e di ostacolo alla diffusione del virus. Poi però, riascoltandolo una seconda volta, mi sono reso contro che il divulgatore scientifico, forse perché preso un po' alla sprovvista, non ha replicato adeguatamente quando Cruciani ha portato all'attenzione un dato, diffuso da uno statistico, il prof. Roberto Volpi, in base al quale l'ammontare di malati di AIDS è sei volte superiore al nord rispetto al sud, nonostante che le vendite di profilattici siano molto più alte proprio al nord.

Cruciani, che pur difende anch'egli l'utilità del preservativo, seppure non con la stessa intensità di Cecchi Paone, ha parlato di una statistica che “fa riflettere”.

Ebbene, io ci ho riflettuto, e sono giunto alla seguente conclusione: insinuare (e lo si è insinuato!) che tra la maggior diffusione del preservativo è la maggior diffusione della malattia ci sia un qualche rapporto causa/effetto (come se il preservativo inducesse di per sé forme di promiscuità sessuale) è ridicolo.

La spiegazione è un'altra. Non serve una laurea in sociologia per osservare che nel nord Italia certe abitudini sessuali di tipo libertino siano più frequenti rispetto al sud, dove dove invece albergano in maggior misura atteggiamenti più -diciamo così- "tradizionalisti". Questa differenza ha giustificazione legate ad un retaggio culturale sul quale l'esistenza del preservativo non ha nessuna incidenza.

Inoltre, occorre ricordare che l'atto sessuale non è l'unico veicolo di propagazione del virus. C'è anche, tra gli altri, l'uso di aghi infetti. Bisognerebbe andare a vedere le statistiche sul consumo di eroina tra nord e sud.

Insomma, neanche le statistiche, secondo me, avallano le tesi di chi ritiene che il preservativo come fondamentale strumento di prevenzione vada screditato. Anzi, secondo me, c'è seriamente da domandarsi se le differenze nell'incidenza dell'AIDS tra il nord e il sud del paese non sarebbero ancora maggiori se il profilattico non esistesse.

Non c'è nulla di male nel predicare una sessualità piu moderata, il partner unico o addirittura l'astinenza. In certi scenari è addirittura prioritario. Ma non c'è una sola ragione al mondo per porre queste iniziative in antitesi con l'uso del profilattico. Chi lo fa compie un danno, perché solleva confusione, confonde le acque, e di conseguenza, come ha sostenuto giustamente Cecchi Paone, diventa indirettamente, suo malgrado, corresponsabile della diffusione del virus.

venerdì 20 marzo 2009

Mister Hyde

Io probabilmente sono uno con in testa "poche idee ma confuse", però un punto fermo ce l'ho, ed è questo: quando per esprimere un concetto giusto si usano le parole sbagliate, il concetto diventa sbagliato.

Analogamente, quando per lottare in nome di una causa giusta si compiono azioni sbagliate, la causa diventa sbagliata.

Gli studenti della cosiddetta Onda (tanto chiassosa quanto minoritaria) possono avere mille valide ragioni per protestare, ma nel momento in cui impediscono il regolare svolgimento delle lezioni e creano problemi di ordine pubblico per me passano dalla parte del torto.

Il ministro Renato "Gigi La Trottola" Brunetta (altro che Ufo Robot) nel momento in cui paragona gli studenti dell'Onda a dei guerriglieri (ovviamente sottintendeva terroristi), per poi correggersi e ridurre il suo commento ad una sequela di parole di puro inutile scherno (“quelli dell’onda sono quattro ragazzotti in cerca di sensazioni più o meno violente”), può avere anche ragione al “centocinquanta percento”, per citare Giuseppe Cruciani alla Zanzara di ieri, ma per me con questo linguaggio a metà tra il provocatore e il reazionario il ministro passa dalla parte del torto.

Ciò detto, c'è una cosa che un po' mi infastidisce: anziché chiedere a Brunetta commenti su fatti che non sono minimamente di competenza del suo dicastero, perché nessuno pone al ministro questa banale domanda: a che punto è il promesso processo di totale informatizzazione e digitalizzazione dell'amministrazione pubblica?

***

Da non perdere l'odierno articolo di Sebastiano Messina su Repubblica, dedicato interamente a Brunetta, intitolato "Il ministro Mister Hyde". Ne cito un passaggio…

Lo spiritoso dottor Jekyll che sprofondava nelle poltrone bianche di Porta a Porta portandosi dietro grafici e istogrammi della riforma fiscale si è trasformato in un mister Hyde sanguigno e spavaldo che accoppa i nemici a uno a uno, stendendoli con un aggettivo tagliente come un bisturi o con un verbo micidiale quanto una mazza chiodata.

…e poi la mordace chiusura.

Ogni volta c'è una categoria che insorge, ma ogni volta Brunetta cattura una fetta di consenso in più, pescando nel pozzo profondo della rabbia, della paura e dell`insofferenza.
Un giorno se la prende con i politici del Sud, gestori di «un federalismo bastardo, sprecone e piagnone», un altro liquida con sarcasmo la proposta di Dario Franceschini di dare un assegno mensile ai disoccupati: «Un assegno? E perché non caviale e champagne?». Alla fine, come un puzzle, incastrando i tasselli degli statali fannulloni, dei sindacati estremisti, degli avversari cretini, dei chirurghi macellai, dei magistrati pelandroni e dei meridionali piagnoni e spreconi appare l'immagine deformata di un'Italia viziata e corrotta, pigra e incattivita, che può sperare di salvarsi solo se si aprirà in due per lasciar passare Brunetta il fustigatore.


Brunetta "il fustigatore", per dirla alla Cruciani, è eccezionale.

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Nell'universo dei supereroi Marvel (Uomo Ragno, X-Men, Hulk, Capitan America, ecc. ecc.), esiste un supercattivo noto come Mister Hyde, un villain minore che le ha sempre prese un po' da tutti. Pubblico qui di seguito un paio di immagini. La somiglianza con voi-sapete-chi è impressionante.


Hyde face


Hyde


giovedì 19 marzo 2009

La strategia ABC

(Il tema di oggi necessiterebbe ben altri approfondimenti. Purtroppo il tempo a disposizione è quello che è)

E' stata finalmente una puntata interessante, quella di ieri della Zanzara. Il tema del giorno era la dichiarazione del Papa, rilasciata durante il suo viaggio in Africa, in base alla quale l'epidemia di AIDS "non si può superare con la distribuzione dei preservativi che, anzi, aumenta il problema".

Cruciani, come a volte gli accade, ha un po' ballato sul filo del rasoio. Da un lato ha criticato, giudicandola (a ragione) “non logica”, l'idea che i profilattici incrementino il problema AIDS. Dall'altro lato però, ha difeso la Chiesa negando che ci sia un “precetto contro l'uso del preservativo” e asserendo che le opinioni della Chiesa sul tema della lotta all'AIDS siano basate su elementi scientifici.

Su questi ultimi aspetti vorrei mettere qualche puntino sulle i.

La Chiesa è da sempre contraria all'uso del profilattico. Non perché esso non dia un contribuito alla lotta all'AIDS, ma per ben altri motivi, di natura ideologica. Secondo la Chiesa, l'atto sessuale è giustificato solo se finalizzato al concepimento. Visto che il preservativo ostacola il concepimento, il preservativo è un nemico. Punto. Le cose stanno così, non stiamo a raccontarci le favole, per favore.

Detto questo, io ho trovato straordinario (nonostante fosse a difesa del papa) l'intervento di quel medico milanese, reduce da una esperienza in Uganda, dove il tasso di sieropositività nella popolazione adulta è sceso (stando ai suoi dati) dal 20% al 6%. Questo significatico risultato è stati frutto della messa in pratica della strategia ABC: Abstinence, Be faithful (fedeltà), Condom (profilattico).

Se è vero che nei paesi dove il tasso di sieropositività è basso il preservativo è uno strumento straordinario che dona grande libertà ai cittadini, in scenari dove invece il tasso di sieropositività è tremendamente alto, il solo uso del profilattico non è sufficiente, come penso sia chiaro a tutti.

Non è un caso che fin dal primi anni, dopo che la malattia venne scoperta, tutti gli scienziati raccomandarono una brusca limitazione della promiscuità sessuale prima ancora dell'uso del profilattico. La strategia ABC, per intendersi, nasce dalla scienza, e non dalla Chiesa che semmai propugna la strategia AB, facendo, per meri motivi ideologici, una controproducente resistenza sulla C, la quale di aderente non solo alla scienza, ma anche al buon senso, non ha nulla.

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INDOVINELLO: quale giornalista, in tema di AIDS, ha scritto oggi, senza citare alcuna fonte, la seguente frase? “Il vettore di contagio ancora di gran lunga più potente è il sesso promiscuo tra maschi”.

Insomma, siamo tornati indietro di vent'anni: l'AIDS è la malattia dei gay.

SOLUZIONE: Giuliano Ferrara in un editoriale sul suo Foglio.

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Una straordinaria canzone sul tema dell'AIDS la scrisse Prince nel 1987: "Sign o' the times".




It's silly, no?
When a rocket blows
And everybody still wants to fly
Some say a man ain't happy, truly
Until a man truly dies
Oh why, oh why, Sign O' the Times


mercoledì 18 marzo 2009

Se Atene piange, Sparta non ride

Come un bambino dell'asilo, provo sempre un'immensa soddisfazione quando esponenti politici o opinionisti che so essere molto stimati da Cruciani esprimono concetti che increspano i pochi punti saldi del pensiero crucianiano.

Mi riferisco in questa circostanza ad Antonio Martino, figura di spicco di Forza Italia fin dalle origini, che, sebbene non ne condivida molte idee, specie in politica estera, considero uno degli elementi migliori che il polo conservatore può annoverare tra le sue fila. Avete sentito, alla Zanzara di ieri, le parole di Martino (che Cruciani definisce un suo “punto di riferimento”) pronunciate all'assemblea dei Riformatori liberali? Ne trascrivo alcuni frammenti (con minuscole modifiche per maggior leggibilità).

“Quando qualcuno mi dice che intende confluire nel PDL, io devo reprimere la tentazione di defluirne. Dovrebbe essere un partito liberale di massa, ma il PDL a tutto assomiglia, al colbertismo, al fascismo, al socialismo, ma certamente non al liberalismo.
[...]
Sono libertario, e la libertà è importante anche nei diritti civili. Rifiuto totalmente la prassi aberrante di questo stato nazi-salutista che vuole legiferare [riferimento alla legge sul fine-vita] su tutti i problemi umani.”

Cruciani, secondo me sbagliando, si è concentrato sulle parole forti (fascismo, nazi-salutismo) non prestando sufficiente attenzione alla critica più generale, quasi di tradimento, che Martino, aggiungendosi in questo ad altri importanti esponenti quali Paolo Guzzanti (fuoriuscito dal PDL) e, in modo più lieve, Beppe Pisanu, rivolge al suo partito e indirettamente al suo leader.

Insomma, se il PD è ancora lungi dall'essere un moderno partito riformista (e questo Cruciani lo fa spesso presente) c'è qualcosa che non va pure nel PDL, anch'esso lontanissimo dal rappresentare un moderno partito conservatore in stile Thatcher. E questo Cruciani non la fa presente MAI. Se Atene piange, Sparta non ride.

martedì 17 marzo 2009

Un buon esempio

Domenica scorsa è cominciata la nuova stagione di Report, la trasmissione di Rai Tre, condotta da Milena Gabanelli, che propone un moderno giornalismo d'inchiesta. La prima puntata è stata dedicata alla città di Catania, ridotta alla quasi bancarotta da immani sprechi di denaro pubblico.

Pur condividendo il fatto che la situazione di Catania sia scandalosa, Giuseppe Cruciani, riferendosi, durante la Zanzara di ieri, proprio alla puntata di Report di domenica, ha detto questa testuale frase: “Queste cose sono presentate in modo da essere inattaccabili”.

Mi è sembrata una frase un po' strana, un po' ambigua. Come se si sottintendesse che le inchieste di Report venissero confezionate dopo aver operato una sorta di manipolazione volta a mettere in risalto alcuni aspetti e a ometterne altri di pari rilevanza.

Potrei sbagliare, e magari oggi Cruciani mi manderà la consueta mail indispettita, ma io ci ho colto un retrogusto amaro: è come se il conduttore della Zanzara avesse avuto una gran voglia di esternare il suo scarso gradimento, in generale, per il tipo di giornalismo proposto da Milena Gabanelli e dal suo team, ma che la trasmissione di domenica fosse talmente ben fatta e ben argomentata da non dargliene il pretesto.

Voi che impressione avete avuto?

Approfitto del post per manifestare il mio personale apprezzamento per la conduttrice di Report, che a mio avviso offre un giornalismo d'inchiesta molto coraggioso, del quale si sente un gran bisogno. Non è però mia intenzione fare della Gabanelli né un mito, né un idolo, né un eroina. Mi basta considerarla, più semplicemente, un buon esempio.

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La musica ipnotica che fa da sigla a Report è estrapolata da una canzone del 1991, dal titolo "Safe from harm", ad opera dei Massive Attack. Capolavoro del genere trip hop.



lunedì 16 marzo 2009

Incredibile, ma vero (2)

Non mi capita spesso in questo blog di citare gli interventi dei radioascoltatori perché di rado ne trovo di particolarmente notevoli. Guarda caso, però, alla Zanzara di venerdì scorso, sono rimasto favorevolmente colpito dalle parole di Gaetano dalla provincia di Frosinone, entrato in diretta alle 20:10.

Gaetano ha puntato il dito sull'evasione fiscale, osservando che per reprimere questo gigantesco cancro non solo non si fa abbastanza, ma addirittura l'attuale governo sembra aver abbassato la guardia, in nome di una concezione aziendale delle regole in base alle quali lo stato non deve "dare fastidio" alle imprese e agli imprenditori. Molti provvedimenti, presi negli ultimi mesi per snellire il carico di lavoro amministrativo delle aziende e dei professionisti, a lungo andare si traducono in un incremento dell'evasione fiscale.

Nel rispondere a Gaetano, Giuseppe Cruciani, forse perché ancora infervorato dalla sua strenua difesa, pronunciata pochi minuti prima in trasmissione, del provvedimento governativo che raddoppia l'indennità una tantum ai collaboratori a progetto a cui non viene rinnovato il contratto, ha rigettato quasi con sdegno l'ipotesi di un abbassamento della guardia sul fronte della lotta all'evasione, dando per scontato che una scelta del genere, siccome inconcepibile, non può essere vera.

Invece, secondo illustri osservatori, le cose stanno proprio così. A Cruciani non farebbe male visitare più spesso il sito di informazione economica LaVoce.info, a cui fa riferimento un nutrito team di economisti coordinati dal prof. Tito Boeri. Il 25 febbraio 2009 è apparso un articolo a firma di due docenti universitari, Silvia Giannini e Maria Cecilia Guerra (non proprio due passanti qualsiasi), dove senza alcuna concessione all'ideologia e alla demagogia, si dettagliano i motivi per cui l'attuale strategia di lotta all'evasione appare inadeguata.

Lo stesso Boeri (che questa settimana conduce la rassegna stampa "Prima pagina" su Radio Tre. Da non perdere!), poi, intervenuto il 10 marzo scorso a Ballarò, ha osservato che da parte del governo sembra esserci addirittura una strategia mirata a tollerare il lavoro sommerso, percepito, in un ottica anti-crisi, come una forma di ammortizzatore sociale. Un approccio folle, sciagurato, che sposta tutto il peso fiscale sulle aziende sane e che per giunta rischia di avere cattive ripercussioni in termini di sicurezza nel lavoro.

Morale: ci sono ottime ragioni per ritenere che la lotta all'evasione fiscale sia volutamente un obiettivo a bassissima priorità per questo governo. E anche se semba inaudito, caro Cruciani, non per questo non può essere vero.

venerdì 13 marzo 2009

Trash

Il trash più totale ha imperato alla Zanzara di ieri, con la messa in onda di numerosi frammenti audio di Vittorio Sgarbi e addirittura uno di Cicciolina. E ho detto abbastanza.

Anzi, no: c'è pure stato Giuseppe Ciarrapico ospite in diretta a parlare delle scuse (per me giuste, al di là della ragion di stato) di Berlusconi alla Libia. Forse il conduttore, Giuseppe Cruciani, sperava che il senatore PDL trovasse il fegato di difendere l'operato degli "italiani brava gente" in Libia, ma quest'ultimo, grazie al cielo, non gli ha dato soddisfazione.

Cosa c'è da commentare, dunque, sulla trasmissione di ieri? Poca roba.


SGARBI

Quel che ha detto Sgarbi sulla vicenda Vanna Marchi (in sostanza, “chi si è fatto gabbare con le sciocchezze sul malocchio è più colpevole dell'ex imbonitrice”) non ha nulla di “eccezionale”, per citare la parola usata da Cruciani, e il suo ragionamento, provocatorio o no, non è per nulla “fondato”. Essere stupidi / ignoranti / ingenui / creduloni è una colpa infinitamente inferiore (e non superiore) rispetto a quello di chi si approfitta di queste debelozze. Ogni opionione è legittima, ma quel che ha detto Sgarbi è fuori da ogni logica di buon senso.

Mah! Il giorno che capirò questa passione sfrenata che Cruciani prova per Sgarbi, un personaggio che, mettendo in pratica la sua esuberanza caratteriale e le sue notevoli doti oratorie, si diletta nel fare il bastian contrario per puro esibizionismo, mi sentirò come se avessi scoperto il significato della vita, dell'universo e di tutto quanto.


CICCIOLINA

Cruciani, dopo aver fatto sentire un'insignificante audio di Cicciolina, nel ricordare che nel 1987 l'ex pornostar diventò parlamentare, ha osservato che “Cicciolina è una figlia delle preferenze”. Come per dire: voi che la menate tutti i giorni con le preferenze, ricordatevi di quali effetti esse generarono.

Secondo me, se si vuole spegnere gli ardori di chi invoca il ritorno al sistema delle preferenze, è meglio rimanere sul tema del voto di scambio che tale sistema favorisce. Cicciolina, che peraltro, detto per inciso, per me avrebbe più titolo di stare in parlamento di un Dell'Utri qualsiasi, non può essere portata come un esempio campione dell'effetto delle preferenze. L'ex pornostar si avvicina molto di più all'eccezione che non alla regola.

Giusto per la cronaca: io sono per il ritorno alla preferenza unica, che restituisce ai cittadini la possibilità di scelta e, al contempo, limita gli effetti del voto di scambio (con la preferenza unica è molto difficile rendere riconoscibile un voto).

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"Trash" in inglese significa "spazzatura", così come "garbage". E alloro vi regalo un bel pezzo della band inglese chiamata proprio Garbage: "Milk" (1995).




I am weak
But I am strong
I can use my tears to
Bring you home

I'm waiting
I'm waiting for you...


giovedì 12 marzo 2009

La foresta di Sherwood

La notizia del giorno, ampiamente dibattuta alla Zanzara, era ieri la proposta del segretario del PD, Dario Franceschini, di elevare di due punti, una-tantum, solo per il 2009, l'attuale aliquota IRPEF massima per i cittadini che dichiarano più di 120.000 euro di reddito. Secondo alcune stime, con questo "contributo di solidarietà" si raggranellerebbe mezzo miliardo di euro da usare a beneficio della fascia di popolazione più indigente.

Quella di Franceschini è una visione in stile Robin Hood applicata all'era moderna, a fronte della quale Cruciani, che, quasi ideologicamente, vede di cattivo occhio ogni possibile stretta fiscale, non ha mancato di far trapelare la sua totale disapprovazione (“Non è così che si ragiona”).

La questione, secondo me, si può affrontare da due punti di vista: uno astratto/teorico, l'altro concreto/pratico. Vediamoli brevemente.

Dal punto di vista teorico, il principio in base al quale si chiede a ricchi di sostenere i poveri è condivisibile. Si tratta di una concezione, che, prima ancora di essere molto "di sinistra", è quanto più di cristiano si possa immaginare. Solo un cinico senza cuore e senz'anima può criticare concettualmente tale concezione.

Da un punto di vista pratico, però, il principio di solidarietà si scontra con la realtà italiana che parla di un'evasione fiscale stratosferica. I ricchi, in questo paese, sono infinitamente più di quelli ufficialmente riconosciuti, cioè di quelli che dichiarano al fisco i loro veri guadagni.

Pertanto, anziché togliere ai ricchi per dare ai poveri, l'effetto paradossale della soluzione Franceschini, se messa in pratica, rischia di essere quello di togliere agli onesti per dare (anche) ai disonesti, cioè a coloro che per il fisco sono poco più che nullatenenti, ma che poi magari viaggiano sui SUV e hanno valanghe di soldi su conti esteri.

L'Italia non è la foresta di Sherwood. Solo in un mondo fiabesco, dove tutti sono onesti, o dove tutti i ricchi sono identificabili con certezza, il giochetto alla Robin Hood potrebbe funzionare in modo decentemente equo. Quindi, pur comprendendo le buone intenzioni di Franceschini e giustificando il suo tentativo di recuperare voti tra le "masse proletarie", io, personalmente, considerando il nostro paese per quel che è oggi, non posso sottoscrivere la sua proposta.

Piccola nota finale. Siccome dico che non si può giocare a fare i Robin Hood senza prima soffocare l'evasione fiscale, qualcuno, applicando una logica tipica di Cruciani, potrà darmi del benaltrista. Ebbene, in chiusura di post, mutuando uno stile comunicativo adottato nei giorni scorsi alla Zanzara, desidero farvi sapere, dal più profondo del cuore, che cosa penso del generico concetto di benaltrismo (video).

Per me…
Il concetto di benaltrismo…
E' una cagata pazzesca!!!
(92 minuti di applausi)

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Contributo multimediale: The Cure, "A forest" (1980). La base musicale di questa canzone è spesso usata da Sebastiano Barisoni nella trasmissione Focus Economia, sempre su Radio 24.



It's always the same
I'm running towards nothing
Again and again and again


mercoledì 11 marzo 2009

Democrazia supersonica

Eccola la democrazia di Berlusconi, cioè la democrazia supersonica.

E' questo l'incipit del pezzo di Edmondo Berselli su Repubblica di oggi, dove la proposta di Berlusconi di snellire i lavori parlamentari facendo votare solo i capigruppo viene deplorata. E' un articolo che io trovo quasi commovente, per la pazienza e lo stoicismo con cui la critica al berlusconismo imperante viene argomentata. Ed è quel genere di articoli che Cruciani, dopo aver letto, probabilmente ritaglia e mette da parte per quando dovrà incartare gli avanzi di pesce.

Continua Berselli: Dunque, efficienza, rapidità, tempestività. Ma non si avverte un sentore, altro che di modernità, di procedure rudimentali, un che di medievale e imperfetto, di corporativo e di vincolante, tutto a scapito delle libere decisioni dei rappresentanti della nazione?

Certo che si sente, caro Edmondo, ma il fatto è che per tanti questo olezzo è in realtà gradevole, delizioso, profumato come un mazzo di rose. E in questo novero di soggetti va collocato purtroppo anche il nostro Cruciani, che ha sì preso le distanze dalla proposta di Berlusconi, ma più perché essa è di fatto tecnicamente inapplicabile, che non perché sia sbagliata concettualmente, alla radice.

Ancora Berselli: Occorre piuttosto prendere atto che Berlusconi persegue un suo disegno di svuotamento delle istituzioni e di restringimento di tutte le sedi di discussione. Lo si era avvertito nei giorni del caso Englaro, con le minacce sul "tornare al popolo" per farsi concedere la possibilità di governare per decreto. Da tempo circolano voci e sussurri sull'intenzione berlusconiana di cercare il pretesto per una nuova e plebiscitaria investitura elettorale. Ma in realtà non passa giorno senza che affiori un'intenzione tesa al ridimensionamento della rappresentanza.
Quindi fra i sorrisi e gli scherzi di ieri si avverte in realtà la violenza di un nuovo strappo, che si aggiunge ai precedenti, e configura un'idea di democrazia tanto suggestiva per il decisionismo berlusconiano e quanto inquietante per tutti gli altri.

Caro Edmondo, le pago una cena se riesce a convincere Cruciani che coloro che malgiudicano questa prospettiva di "democrazia supersonica" non sono necessariamente dei visionari affetti da manie di persecuzione che vedono dittature e regimi dietro ogni angolo, ma solo persone che pensano che una forma di stato in cui il potere decisionale è concentrato in poche mani non è di per sé sinonimo né di modernità, né di efficienza.

Ultima citazione dall'articolo di Berselli: Gli effetti dell'attacco berlusconiano, ora strisciante ora conclamato, sono già prevedibili. In primo luogo risulterà impresentabile qualsiasi progetto di riforma costituzionale, perché anche i cambiamenti in apparenza più ragionevoli, come l'eliminazione del bicameralismo e la riduzione dei parlamentari, si iscriverebbero comunque del disegno voluto da Berlusconi. Allora arriveranno altri strappi, altre lacerazioni, presentate ogni volta sotto il vessillo della razionalità, e brandite provocatoriamente contro l'immobilismo altrui.

Se in questo momento avessi Berselli vicino a me, lo abbraccerei, gli accarezzerei la testa e lo rassicurerei. Gli direi che non è matto, che non è come quel guidatore che viaggiando in autostrada si chiede perché tutti gli altri automobilisti stiano procedendo contromano. Siamo tanti, Edmondo, tanti, anche se forse non saremo mai abbastanza.

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Si accettanto scommesse: dopo Hitler, Videla e Saddam Hussein, quale sarà il prossimo personaggio a cui Antonio Di Pietro paragonerà Berlusconi? Aspetto le vostre puntate. Io voto per Darth Vader, il supercattivo di Guerre Stellari.

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Nel 1994, da perfetti sconosciuti, gli Oasis pubblicarono il loro primo singolo. S'intitolava "Supersonic".



martedì 10 marzo 2009

Bah!

Ma su questo famigerato piano casa di Berlusconi, si può sapere di cosa diavolo stiamo parlando? Lo stesso Giuseppe Cruciani, che a tale tema ha dedicato la Zanzara di ieri, cascava dalle nuvole, balbettando sul momento risposte improvvisate, senza avere minimanente le idee chiare.

Io lo capisco che i contorni della questione ancora non sono ben definiti, e capisco che la Zanzara è un talk show e non una trasmissione di approfondimento, ma prima di buttarsi nell'argomento non era meglio profondere ogni sforzo per fare un po' di luce?

Insomma, si parla si facilitare ed incoraggiare limitati lavori di ristrutturazione in abitazioni preesistenti, magari usando materiali a risparmio energetico (idea lodevole, a patto che non si trasformi in un condono incondizionato degli abusi pregressi), o di snellire i processi per dar vita a nuove costruzioni nelle perifierie, nelle campagne, sulle coste (idea decisamente più discutibile)? O entrambe le cose, dove la prima è solo uno specchio per le allodole per celare la seconda?

Voi ci avete capito qualcosa?

Per me quella di ieri è stata una delle Zanzare peggiori di sempre. Due ore a menare il can per l'aia, senza venire a capo di nulla. Bah!

lunedì 9 marzo 2009

Bridge over troubled water

Non s'è parlato che del ponte di Messina durante la Zanzara di venerdì 6 marzo. Ponte, ponte, ponte... e tutto il resto è noia.

Devo ammettere che sulla costruzione del ponte non ho una posizione forte su cui dare battaglia. Sarà che vivo lontanissimo da quelle zone, sarà che - mea culpa - non ho mai messo piede in Sicilia, ma fatto sta non riesco ad appassionarmi al tema su basi pratiche e concrete. Un po' cinicamente, non mi sento coinvolto, non provo alcun trasporto, né in senso favorevole né contrario.

Non sapendo quindi che posizione prendere, vorrei affrontare il tema da un punto di vista un po' più futile.

Tra le grandi strutture architettoniche io ho sempre amato i ponti, intesi però più come una forma d'arte che non come opere meramente finalizzate a unire due sponde. Il Golden Gate ad esempio è bellissimo. Quando anni fa feci una breve vacanza a San Francisco, spesi un pomeriggio intero seduto a contemplarlo. In un altro viaggio, nel nord della Francia, volli a tutti i costi attraversare il ponte di Normandia (vicino Le Havre) che è stato per qualche tempo il ponte sospeso più lungo al mondo. Grande emozione.

Ecco, tralasciando per un attimo questioni (per nulla marginali) di natura economica e sociale, io percepisco il ponte di Messina come un'opera d'arte, come una delle meraviglie del mondo, un'opera da valutare e da apprezzare non in base alla sua utilità pratica, ma in base alla sua bellezza intrinseca.

Curiosamente, venerdì Vittorio Sgarbi (che disistimo e col quale sono quasi sempre in disaccordo), nel suo millequattocentoventisettesimo intervento in diretta alla Zanzara, ha espresso un pensiero del tutto analogo (vi assicuro che il mio è precedente). Il critico d'arte, che per tanti altri aspetti disapprova energicamente il progetto, ha detto che la percezione del ponte come uno straordinario prodigio dell'umanità, da ammirare più che da attraversare, è “l'unica suggestione che sembra intelligente”.

Io non lo so se sia intelligente (forse no, è solo frivola), ma a tale suggestione confesso di non riuscire a resistere.

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Chiudete gli occhi e sognate.



I'm on your side
When times get rough
And friends just can't be found
Like a bridge over troubled water
I will lay me down
Like a bridge over troubled water
I will lay me down


(Simon & Garfunkel, "Bridge over troubled water". Dal mitico concerto a Central Park del 1981)

venerdì 6 marzo 2009

Incredibile, ma vero

Commentando una frase di Dario Franceschini, che giudica “terribile per gli equilibri democratici del paese” l'ipotesi che la maggioranza, dopo le elezioni europee, si rafforzi ulteriormente a scapito di un'opposizione già in difficoltà, Giuseppe Cruciani, alla Zanzara di ieri, ha fatto notare che, ad esempio, “quando in Inghilterra i laburisti avevano percentuali di consenso vicine o addirittura superiori al 70%, con i conservatori alla sbando, nessuno parlava di pericoli per la democrazia”.

L'osservazione non è campata in aria. Il fatto che un polo sia, in un certo periodo storico, nettamente predominante sull'altro, non implica di per sé un'emergenza democratica.

Tuttavia, Franceschini, secondo me, non faceva un discorso generale, ma si riferiva in modo specifico all'attuale maggioranza che comanda in Italia e all'attuale premier. Non credo che tra i recenti leader del Labour Party inglese ce ne sia mai stato qualcuno con giganteschi conflitti di interessi nel mondo dell'informazione, che ha usato il suo potere politico per sfuggire ai processi intentati contro di lui, e che ha rilasciato pubbliche dichiarazioni da cui si evince l'intenzione di mutare radicalmente l'attuale equilibrio tra i poteri dello stato.

Il paragone, pertanto, è un tantino forzato. Ogni paese fa storia a sé, e ogni leader è diverso dall'altro. Se è sbagliato paragonare l'Italia di Berlusconi alla Russia di Putin (il grande Vladimir!), è sbagliato anche fare accostamenti troppo allegri con la Gran Bretagna del primo Blair.

***

Cambiando discorso, voglio prendermi una piccola soddisfazione, come uno scolaro secchione che coglie in castagna la maestra elementare smemorata o distratta.

Ieri, ad un certo punto, l'ascoltatore Domenico da Milano ha ricordato che Berlusconi, ad ottobre 2008, suggerì di comprare azioni Eni, Enel, e Mediaset. Cruciani, incredulo, ha risposto che non ricordava nulla del genere, e che la cosa, se fosse vera, “avrebbe avuto dell'incredibile”.

Incredibile, sì, ma di fatto vero. Vediamo perché.

Cruciani, in un momento successivo della trasmissione, stimolato via sms da un altro ascoltatore, ha ricordato che il 10 ottobre 2008 Berlusconi, con scarso senso dell'opportunità, elargì dei "consigli per gli acquisti" per il mercato borsistico, menzionando esplicitamente solo Eni e Enel. Non Mediaset. Corretto.

Però, due giorni prima, l'8 ottobre 2008, l'azienda di famiglia venne menzionata eccome, in un contesto non dissimile. Il fatto avvenne durante la conferenza stampa post consiglio dei ministri (video disponibile sul sito di Palazzo Chigi), nella quale Berlusconi disse, di sua iniziativa, la seguente testuale frase (minuto 6:30 del video in formato Media Player):

«In questo momento noi siamo nella situazione esattamente opposta [rispetto alla crisi del '29]: ci sono società che valgono cento e che il mercato stima a meno di cento. Io ho l'esempio di tante società: stamattina abbiamo visto i corsi di borsa di Enel, Eni, Mediaset, eccetera: società che hanno... che continuano a guadagnare come guadagnavano prima, che non hanno riduzione di utili, e che quindi hanno il valore che avevano qualche tempo fa. E' un momento di bolla speculativa all'incontrario, che rientrerà sicuramente. Nessuno di noi può dire in quanti mesi, ma certamente il mercato ritornerà a valutare le aziende secondo la loro capacità reddituale.»

Qualcuno obietterà che non c'è un diretto, esplicito ed inequivocabile invito a comprare azioni Mediaset. Tuttavia, menzionare Mediaset come azienda sottovalutata e dire che il mercato tornerà a valutare le aziende secondo la loro capacità reddituale è oggettivamente configurabile come un indiretto invito all'acquisto. E' così, non prendiamoci in giro.

Sarebbe carino se Cruciani stasera si correggesse, ma dubito che succederà. Felice di essere smentito, in caso contrario.

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UPDATE POST TRASMISSIONE SERALE: Cruciani ha fatto sentire un frammento della frase (estratta dal video segnalato in questo post) di Berlusconi in cui viene citata Mediaset, limitandosi a ribadire che “non vi è stato alcun invito all'acquisto di azioni”.

Peccato che è stato completamente omesso il contesto. Gli ascoltatori della Zanzara non hanno avuto modo di capire di cosa Berlusconi stesse parlando. Come ho spiegato nel post, Berlusconi discorreva di società sottovalutate in borsa, e alla fine del suo ragionamento (ma questo Cruciani non lo ha fatto sentire), il cavaliere si diceva convinto che il mercato le avrebbe prima o poi rivalutate. E' esattamente lo stesso identico discorso che due giorni dopo sarebbe confluito nell'invito esplicito a comprare Enel e Eni.

Lascio a voi tirare le somme.

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Metallica, "Sad but true" (1991).




I'm your dream, make you real
I'm your eyes when you must steal
I'm your pain when you can't feel
Sad but true

I'm your dream, mind astray
I'm your eyes while you're away
I'm your pain while you repay
You know it's sad but true

Sad but true


(Metallica)

giovedì 5 marzo 2009

Lo sterco del diavolo

La Zanzara di ieri, nonostante l'intervento di Franco Califano che non c'entrava nulla (ma per il dio auditel - anzi, audiradio - si fa questo ed altro, e amen), ha offerto qualche spunto interessante.

Partiamo da Renato Brunetta. Per quanto largamente condivisibili siano le sue politiche, anche per Brunetta devono valere le regole elementari della buona educazione. Giuseppe Cruciani lo ha giustiamente fatto notare, riferendosi all'atteggiamento screanzato tenuto dal ministro durante un'intervista rilasciata ad Alessandro Milan, ieri mattina su Radio 24. Non è la prima volta che accade, ha anche osservato Cruciani. In compenso è la prima volta che Cruciani prende il coraggio a due mani è dà del maleducato al ministro. Era il minimo, bisogna dire.

Per ora la massima punizione escogitata, oltre alla critica verbale, è stata l'omissione della musichetta di Goldrake. La prossima volta (perché ci sarà sicuramente una prossima volta) vedremo. Magari una musichetta diversa, meno inneggiante e un po' più canzonatoria, non guasterebbe.

Passimo alla vicenda dello stupro della Caffarella. Per Cruciani, qualcosa non ha funzionato nell'informazione, dove la colpevolezza dei due rumeni in stato di arresto era data per scontata (dopo i test sul DNA le certezze sono venute meno) e dove in certi TG erano fioccate le famigerate interviste ai passanti con allegre invocazioni alla pena di morte, la castrazione chimica, ecc. ecc.

Nel commentare questo tema, Cruciani, nella prima parte della trasmissione, è partito col piede giusto, arrivando addirittura ad sollecitare delle “parole di critica” (immagino intendesse autocritica) da parte dei direttori di giornale e telegiornale. Poi, però, in un secondo momento, Cruciani, pur confermando il suo biasimo, ha tenuto a precisare che secondo lui dietro ad una certa superficialità nel presentare le notizie non si nasconde alcun disegno politico. Semplicemente, i media si tuffano, con un'operazione per nulla impegnativa, su ciò che fa sensazione perché “è così che si ottiene audience, pubblicità, soldi. Cose normali, tutto sommato, niente di cui vergognarsi. Non è lo sterco del diavolo”.

Non mi è piaciuta questa considerazione. Sarei tentato di definirla una “stupidaggine sesquipedale”, per citare una singolare espressione usata ieri sera dal conduttore della Zanzara. C'è moltissimo di cui vergognarsi per un'informazione di questa risma.

Sarà anche vero che non c'è un disegno premeditato volto a favorire sentimenti di odio per gli immigrati e ad avallare certe politiche governative, ma bene o male questo è il risultato che si ottiene. Possiamo chiamarlo effetto collaterale, se vogliamo edulcorare il concetto, ma alla fine, gira e rigira, la conclusione a cui si arriva non cambia: l'informazione di massa, in questo paese, specie quella televisiva, è di livello bassissimo, ed è su questo tipo di informazione che milioni di italiani formano le loro opinioni. Rassegnarsi a questa situazione, considerandola fisiologica, o comunque di non grande impatto, secondo me è sbagliato.

Inoltre, io noto una parziale inconciliabilità tar quanto detto ieri da Cruciani e le sue opinioni sulla pubblicazione delle intercettazioni. In questo secondo caso la violazione della privacy e la gogna mediatica, sono, in pratica, il male assoluto. Invece, solleticare indirettamente il risentimento popolare verso gli immigrati è sì sbagliato, ma è qualcosa di cui tutto sommato non ci si deve vergognare. A mio avviso, invece, il livello di gravità dei due scenari andrebbe esattamente invertito.

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Nel 1991, la band americana di hip hop underground Disposable Heroes of Hiphoprisy pubblica una canzone, intitolata "Television, The Drug of the Nation", che suona come uno dei più feroci atti d'accusa di sempre nei confronti della televisione. Sono passati 18 anni, ma sembra oggi.




One Nation
Under God
Has turned into one nation
Under the influence of one drug

Television, the drug of the Nation
Breeding ignorance and feeding radiation


(Disposable Heroes of Hiphoprisy. Testo completo qui, anche con traduzione)

mercoledì 4 marzo 2009

La fiducia non si chiede ma si conquista

Alla Zanzara di ieri sera si è parlato soprattutto dell'imminente introduzione, presso la Camera dei Deputati, di un nuovo sistema di voto basato sulla verifica biometrica delle impronte digitali, concepito al fine di reprimere l'indecoroso fenomeno dei cosiddetti "pianisti".

Il conduttore della trasmissione, Giuseppe Cruciani, ha espresso, in sostanza, le seguenti considerazioni

- Non era fondamentale spendere tutti questi soldi per introdurre un sistema di verifica così complesso.

- Tuttavia, ora che l'investimento è stato compiuto, è assurdo che alcuni deputati si ribellino, rifiutandosi di fornire le impronte digitali e impedendo che il sistema entri pienamente in funzione.

Per citare il mitico calciatore Gigi Garzya, io sono “perfettamente d'accordo a metà” con Cruciani. Sono cioè pienamente d'accordo con il secondo punto, mentre sono in disaccordo con il primo. Secondo me il sistema di verifica delle impronte andava installato addirittura a prescindere dal fenomeno dei pianisti. Mi spiego.

L'equivoco di fondo sta nel considerare il rilevamento delle impronte digitali come una forma si schedatura che si confà solo ai delinquenti posti in stato d'arresto. E' un concetto che decenni di film polizieschi ci hanno instillato nella testa e che ora è difficile da scardinare. Ma è un concetto sbagliato.

L'equazione impronte = schedatura non è sempre quella da applicare. Di sicuro non lo è nel caso specifico della Camera dei Deputati, dove la rilevazione delle impronte serve a mettere in piedi un sistema di verifica dell'identità. E' una cosa del tutto analoga alla firma campione che si lascia in banca e che la banca stessa controlla al fine di validare il pagamento di un assegno. Cosa c'è di diverso, nella sostanza? Nulla. Nulla di nulla.

Il concepire questo sistema come un'umiliazione, un'offesa ai deputati, non ha alcun senso. Al contrario, la verifica biometrica delle impronte va a garanzia dei deputati stessi, in quanto ora sarà impossibile che qualcuno possa votare in loro vece, magari surrettiziamente.

Le votazioni in parlamento sono una cosa seria, su questo penso che siamo tutti d'accordo. Ebbene, se ai parlamentari e a tutti gli italiani viene data la totale sicurezza che mai più l'esito di una votazione alla Camera potrà essere manipolato, dov'é il problema? Dov'è l'umiliazione? I deputati dovrebbero essere fieri di tutto ciò, dovrebbero osannare il miracolo tecnologico, magnificare il livello di modernità raggiunto, anziché protestare come dei bambini dell'asilo.

Paradossalmente, i deputati ribelli, con il loro diniego a rendere disponibili le loro impronte, ottengono l'effetto opposto rispetto a quello desiderato. Anziché preservare l'onorabilità del parlamento, infatti, essi danno l'impressione di volersi arroccare a difesa della venerabilità, e cioè dietro al concetto in base al quale un parlamentare, in quanto membro di un'istituzione, dovrebbe essere oggetto di particolare ossequio, e la sola idea di non riporre in tale figura la più incondizionata fiducia è offensiva.

No, signori, il mondo non funziona più così. La fiducia non si chiede ma si conquista. E uno dei modi per conquistarla è proprio quella di garantire ai cittadini che a nessun deputato, nelle operazioni di voto alla Camera, sarà più possibile compiere o subire abusi, né intenzionalmente, né a sua insaputa.

martedì 3 marzo 2009

Eroe o minaccia?

Zero sono i minuti di tempo che ho oggi. Lascio pertanto a voi la parola sulla Zanzara di ieri e soprattutto su Gioacchino Genchi che, seppur indirettamente, è stato la superstar della trasmissione, a seguito dell'intervista apparsa sul blog di Beppe Grillo nella quale veniva ventilata la responsabilità di organi dello stato nelle stragi di Capaci e di Via D'Amelio.

Chi è Genchi? Il più grande scandalo della storia della Repubblica, come lo ha definito Berlusconi, oppure il detentore di indicibili segreti che scuoteranno il mondo della politica dalle fondamenta? Eroe o minaccia?


Eroe o minaccia


Personalmente, non credo che il personaggio Genchi sia un bluff. Non credo, al contrario di Cruciani, che debba stare zitto, visto che è stato accusato, anche in modo mediatico, delle peggior cose. Capisco che nelle interviste si mantenga un po' sul vago. Mi aspetto, però, che quando sarà il momento, in tribunale, venga fuori la ciccia e non solo l'odore.


lunedì 2 marzo 2009

Il prezzo da pagare

Sul tema della pubblicazione delle intercettazioni, un tipico cavallo di battaglia di Giuseppe Cruciani è il ragionamento, espresso anche durante la Zanzara di venerdì 27 febbraio, che vado qui di seguito a sintetizzare:

Fino a che non c'è un rinvio a giudizio, non v'è certezza che un'intercettazione telefonica facente parte di una certa inchiesta abbia rilevanza penale. Può capitare infatti che l'inchiesta venga archiviata, con conseguente richiesta di distruggere ogni prova, com'è successo per il caso Berlusconi/Saccà.

Pertanto, la pubblicazione di intercettazioni prima della conclusione dell'inchiesta e dell'eventuale inizio del dibattimento in tribunale è illegittima, e andrebbe vietata per legge, perché se, dopo l'eventuale pubblicazione, viene fuori che non c'era rilevanza penale, alla fine ciò che rimane è solo la violazione della privacy e la gogna mediatica.

Ciò premesso, assumendo valido il principio enunciato sopra, qualora un'intercettazione venisse indebitamente pubblicata, bisognerebbe avere la forza morale di non entrare nel merito del contenuto.

Bene. Io non dico che questo approccio non abbia alcun senso. Ce l'ha, in un mondo ideale. Però nel mondo reale io non penso che in tutti casi il livello di gravità di aver pubblicato illegittimamente un'intercettazione sia sempre più alto di quello relativo all'eventuale solleticante rivelazione contenuta nell'intercettazione medesima.

Ad esempio, il tentativo di Berlusconi di compiere mosse volte, indirettamente, ad irretire un senatore della parte politica avversa (un'azione politicamente disonesta), al fine di convincerlo a fare il salto della quaglia, era una notizia troppo succosa, troppo rilevante per poter essere sottaciuta. (Nota: la vera notizia, in questo caso, non era quella delle "raccomandazioni" delle attrici, ma l'intrigo politico.)

Pertanto, chiedere che venga negata a prescindere, per legge, ogni possibilità di pubblicazione (con inchiesta in corso), o chiedere che non si entri nel merito del contenuto di intercettazioni, secondo me è sbagliato. Deve stare alla sensibilità del direttore del giornale decidere caso per caso, magari attenendosi ad un auspicabile (ma ad oggi assente) codice di autoregolamentazione.

E' vero che in nome della libertà di stampa sono stati fatti tanti obbrobri, ma guardiamoci negli occhi: l'alternativa qual è? Vietare, limitare, cingere? No signori. Come ha spiegato l'ex procuratore Bruno Tinti, protagonista di uno splendido intervento, “a grande richiesta”, durante la Zanzara di venerdì, la cura sarebbe peggiore del male: “Sì, l'informazione commette abusi, ma l'abuso è il prezzo da pagare per un'informazione democratica. Se vogliamo garantirci che nessun abuso possa essere commesso, l'unico modo è non avere più un'informazione”. Parole sante.

***

Chiudo con una curiosità. Verso le 19:25 di venerdì, Cruciani, che non condivide l'opinione in base alla quale Enrico Mentana sia stato (cito le parole pronunciate con tono ironico dal conduttore della Zanzara) “vittima di un allineamento di Mediaset alle volontà di palazzo Chigi”, non ha resistito alla tentazione di dare un colpetto all'ex direttore del TG5.

Così, dopo aver scartabellato tutto il pomeriggio in YouTube, il Crux ha trovato e trasmesso un video, preso da un vecchia puntata di Striscia la Notizia dove, in un fuori onda, nell'ambito di un'intervista a Berlusconi, si sente Mentana concordare la prima domanda con il cavaliere (anche se non proprio di buon grado).

Nulla da ridire sul gesto di Cruciani, per quel che mi riguarda, se non fosse per la constatazione che anche i più nobili principi, quando non fanno comodo, si possono mettere da parte.

Capite dove voglio andare a parare? Cruciani, alla faccia della privacy, non ci ha pensato due volte a trasmettere un frammento di conversazione che non era previsto arrivasse al grande pubblico ("fuori onda" vuol dire quello).

Il fatto che il video fosse di Striscia la Notizia è irrilevante. Quella parte di dialogo tra Berlusconi e Mentana, era, in origine, privato, e in quanto tale, applicando per estensione il ragionamento di Cruciani dettagliato all'inizio del post, non andava diffuso. Viva la coerenza, e buonanotte al secchio.