venerdì 13 febbraio 2009

L'état c'est moi

E' evidente che nei giorni scorsi si è verificata, a opera del premier, una pressione sugli equilibri stabiliti dalla Carta costituzionale. Ed è altrettanto chiaro che questa pressione si è esercitata soprattutto sul Quirinale, arrivando a mettere in dubbio il ruolo di garanzia del Capo dello Stato.
(Stefano Folli, Il Sole 24 ore di oggi)

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Non è passato inosservato il sarcasmo con cui, alla Zanzara di ieri, Giuseppe Cruciani (o "Beppe" come lo chiama il suo direttore Gianfranco Fabi) ha commentato la manifestazione del PD in difesa della Costituzione, tenutasi ieri, specialmente in riferimento alla partecipazione dell'ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, che dal palco della suddetta manifestazione ha tenuto un accorato discorso. Scalfaro è stato definito “testimonial”, come se si stesse parlando di una campagna pubblicitaria.

Il sarcasmo (un pochino irriguardoso, ma lasciamo perdere), era, però, solo di contorno. La ciccia, nel commento di Cruciani, era la totale disapprovazione per una manifestazione, definita “stantia”, che, a suo dire, non aveva ragione di esistere, in quanto i criteri per emendare la Costituzione sono dettagliati nella Costituzione stessa, e, pertanto, è sbagliato a priori percepire quest'ultima come un totem immutabile da difendere con le unghie e coi denti. Non c'è, insomma, nulla di eversivo nell'intendere ritoccare la Costituzione.

A dar manforte al conduttore della trasmissione è poi intervenuto anche don Peppino Caldarola, colui che volendo applicare lo stesso identico irriguardoso crucianesco sarcasmo citato sopra, potrebbe essere definito la mascotte della Zanzara. Don Caldarola, sempre in riferimento alla manifestazione di ieri del PD, ha evidenziato quella che per lui è una “forte contraddizione” legata al fatto che in passato, in innumerevoli occasioni, la sinistra ha caldeggiato o addirittura portato a termine modifiche costituzionali.

Bene. Vediamo ora di mettere qualche puntino sulle i.

Lo slogan “la costituzione non si tocca”, usato nella manifestazione, è in effetti un po' fuorviante, perché in realtà non esiste, da parte dell'opposizione, una volontà di cristallizzare la Costituzione in termini assoluti. Il punto non è quello di mettere la Costituzione sotto una campana di vetro, ma di proteggerla da chi, palesemente, la considera una palla al piede.

So che la frase precedente farà saltare la mosca al naso a Cruciani, ma gli indizi che portano a questa conclusione sono molteplici. Per brevità, mi limito a citare un paio di dichiarazioni, tra le più recenti, rilasciate dal nostro presidente del consiglio.

5 febbraio 2009 (fonte): “Non si può governare il Paese con un'architettura costituzionale non adeguata ai tempi. Se necessario si può arrivare a una scrittura più chiara della Costituzione.

6 febbraio 2009 (fonte): “la Carta è una legge fatta molti anni fa sotto l'influenza della fine di una dittatura e con la presenza al tavolo di forze ideologizzate che hanno guardato alla Costituzione russa (ovviamente intendeva "sovietica", NdA) come a un modello

Per quante ritrattazioni e correzioni Berlusconi possa poi fare, certe parole, alla fine, restano.

Mi secca un po' che Cruciani, nel trattare il tema, si limiti a ridicolizzare espressioni come “assalto alla costituzione”, che magari saranno pure esagerate, ma che palesano un disagio piuttosto diffuso nel paese. Se si legge tra le righe delle parole si Berlusconi, si colgie come in ballo, qui, non sembra esserci l'intento di adeguare la Costituzione, ma di rivoluzionarla. C'è una bella differenza, e non è un tema da poco, da lasciarsi alle spalle in due minuti dopo aver ironizzato su Scalfaro.

Se non vuole dare retta a me, Cruciani dia retta almeno a Stefano Folli (non certo un antiberlusconiano viscerale), che, sul Sole di oggi, oltre al passo citato all'inizio del post, ha anche scritto:

Veltroni aveva dunque pieno titoli di riunire i suoi a salvaguardia di un equilibrio di poteri cui anche gli italiani sono affezionati. […] La spinta populista, che comporta strappi e spallate alla tradizione costituzionale, a quanto pare non incontra il favore dell'opinione pubblica.

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Musicalmente parlando, l'inno sovietico mi ha sempre fatto impazzire. Buon ascolto.




7 commenti:

Marco ha detto...

Condivido tutto. La cosa che dovrebbe essere evidente a chiunque abbia seguito gli eventi è che le lamentele di Berlusconi sulla costituzione riguardano una sua volontà di avere più poteri (perchè com'è noto la costituzione prevede tutta una serie di pesi e contrappesi proprio per evitare accentramenti di potere). Il fatto che in relazione a questo il PD indica una manifestazione in difesa della costituzione dovrebbe suggerire che la manifestazione vuole difendere *qusto* aspetto della costituzione. Se uno questo fa finta di non capirlo e viene a ripetere gli slogan del Giornale "la costituzione non è un totem" sta facendo solo propaganda di bassa lega.

Anonimo ha detto...

Con quel suo tono scaxxato ed infastidito, perchè qualcuno si permette di criticare il grande illusionista!
Stessa solfa sull'evidenza della crisi che da mesi morde ma che solo oggi, da certi titoli, pare destare qualche preoccupazione e scalfire cosi l'ottimismo!
E pure penso che Crux sia intelligente, malgré tout!
Ma allora quali crediti va cercando???

Anonimo ha detto...

E come mai l'ineffabile premier avrà usato l'abbinamento al termine Moloch per la Costituzione (che non sarebbe tale) quando il significato di questa parola è proprio di un enorme sacrificio richiesto ??

Anonimo ha detto...

Il vate di Cruciani Caldarola, ha rilanciato di nuova l'accusa fatta a Napolitano per la lettera inviata a berlusconi (ATTO SENZA PRECEDENTI, ecc.ecc.).Naturalmente Cruciani non ha ricordato al vecchio rincoglionito (mi scuso anticipatamente per la volgarità, ma non saprei come altro definire un personaggio del genere) che la lettera era stata richierta dal vice-statista Gianni letta. Io l'ho ricordato, come sempre via email, al grande Cruciani, che naturalmente non mi degna di risposta.

Dal Corriere.
Napolitano, le richieste di Letta
e quella lettera svelata dal premier
Retroscena: il sottosegretario aveva sollecitato in forma riservata «una valutazione preventiva»


(...)Le cose, secondo quanto fanno sapere i consiglieri del Colle, sono andate molto diversamente. Anzitutto la questione del giudizio ufficioso e informale di Napolitano sul «decreto per Eluana» era in ballo da almeno 48 ore, con contatti tra i Palazzi. La mossa finale l'ha compiuta l'altra sera il plenipotenziario del premier, Gianni Letta, che aveva chiesto al segretario generale del Quirinale, Donato Marra, «una valutazione preventiva del capo dello Stato, ipotizzando già in quel colloquio le linee generali del decreto». È in quel momento che il presidente della Repubblica ha preso carta e penna e ha elencato i dubbi, per lui costituzionalmente insormontabili, che gravavano sulla bozza che gli era arrivata.

«Una lettera riservata alla persona», si fa sapere adesso. Vale a dire una missiva recapitata di primo mattino e che Berlusconi avrebbe dovuto tenere per sé e affidare semmai agli archivi di Palazzo Chigi, dove di solito si deposita questo genere di corrispondenza tra poteri. Righe calibrate sino alle virgole per scongiurare che la partita degenerasse. Righe che si chiudevano con l'auspicio che «una pacata considerazione delle ragioni da me addotte valga ad evitare un contrasto formale che finora ci siamo congiuntamente adoperati per evitare». Un cenno che si riferiva al braccio di ferro sulla decretazione d'urgenza andato in scena nell'ottobre scorso, quando il premier si impegnò a informare il Colle sui propri provvedimenti d'urgenza «prima» di portarli al vaglio del Consiglio dei ministri, giusto per scansare conflitti e accuse di utilizzare scorciatoie non ortodosse.

Speranza vana, quella del Quirinale. Alle 11, infatti, Berlusconi decideva di forzare la mano. Leggeva la lettera davanti all'intero governo e ne faceva subito trapelare ai mass-media il contenuto, varando nel contempo il decreto anche se sapeva che non sarebbe stato ratificato. (...)

Marzio Breda
07 febbraio 2009

Anonimo ha detto...

Al commentatore anonimo (due commenti sopra): hai ragione. Dettaglio un po' di piu' la cosa.

In molti (anche il Crux) usano l'espressione "Quella tal cosa non è un moloch intoccabile", come se "moloch" volesse dire "statua di pietra che non può cambiare forma", o qualcosa del genere.

In realtà "moloch" significa tutt'altro!

Dal Sabatini-Coletti: Persona, istituzione animata da insaziabile brama di distruzione

Dall'Hoepli: Essere, potenza, istituzione terribile e spietata. Esempio: sacrificare la natura al moloch della tecnica

Nel significato di "moloch", sia in quello originale (antica divinità in nome della quale si facevano sacrifici umani), che in quello figurato (vedi le definizioni qui sopra) non c'è nulla che richiami l'immutabilità. Semmai la spietatezza, che non mi sembra un concetto da applicare alla costituzione.

Mah... forse, però, pensandoci meglio, questo equivoco spiega bene perché il cavaliere veda la costituzione come un mostro malvagio.

"Sacrificare la democrazia moderna al moloch della vecchia costituzione..."

Ciao,
authan (autore del blog)

Anonimo ha detto...

Buonasera,
io oggi vorrei prendere spunto dalla sentenza relativa al caso del tabaccaio che ha ammazzato un rapinatore, sia per esprimere il mio appezzamento per il taglio dato da Cruciani all’argomento, sia per esporre un mia idea che mi pare di capire sia un po’ “originale” sulla sicurezza.

Vengono fatte circolare ciclicamente statistiche che evidenziano come le armi da fuoco detenute per difesa personale danneggino più i possessori (normalmente per incidenti), che gli aggressori (normalmente un aggressore non deve frugare nella borsetta per prendere l’arma: di conseguenza l’arma per difesa personale resta spesso intonsa nella borsetta o nel cruscotto, salvo diventare parte del bottino). Sono inoltre fonte di incidenti per terzi (pallottola vagante) ed facilitano l'eccesso.
Credo quindi che la diffusione di armi da fuoco per difesa personale sia, a conti fatti, un rimedio peggiore del male.
Inoltre, per come vedo nascere le varie ronde padane e nazionali, dibattute tra paramilitarismo e xenofobia, non posso che rifuggerle.
Mi pare però che chi sostiene queste posizioni sia troppo spesso incline a porsi nella posizione di chi rimane una potenziale vittima inerme che attende che siano sempre e solo le forze dell’ordine ad agire in sua tutela, posizione che trovo assolutamente sbagliata.
Trovo ovvio pretendere dallo stato sicurezza intesa come illuminazione pubblica, forze dell’ordine efficienti, regole, controlli e certezza delle pene, ma credo che noi cittadini tutti si debba fare qualcosa anche in prima persona.
Ad esempio riprendere a vivere le città anche dopo cena (invece di rinco****nirci davanti al GF) e rioccupare i mezzi pubblici. Se no lasciamo che la notte sia un terreno conteso tra forze dell’ordine, ronde padane e sbandati in strade deserte (che anche se illuminate non sono meno pericolose di un viottolo buio).
Così possiamo fare in modo che la nostra presenza disturbi eventuali delinquenti e li faccia sentire fuori posto.
In questo senso le varie “notti bianche” sono state degli eventi pregevoli, a mio modo di vedere, ma hanno avuto il limite di essere nati per essere troppo episodici.
Da ultimo penso (e credo che questa sia la parte un po’ più “originale”) che gli allarmi acustici e gli spray al peperoncino e simili recentemente liberalizzati possono essere, se diffusi, dei piccoli deterrenti che aumentano la baseline della resistenza delle potenziali vittime, senza causare danni, e possono rendere meno appetibile l’attività delinquenziale.

Saluti

Paolo, il vigilante

Anonimo ha detto...

Berlusconi per la prima volta si dice "preoccupato" della crisi: erano due anni che non leggeva un giornale a parte quelli di sua proprietà (in realtà scritti sotto la sua dettatura..)
Intanto, archiviata l'inchiesta di di Pietro per diffamazione al Capo dello Stato: è troppo sperare che stasera Cruciani citi la notizia e faccia un passettino indietro?
Roberto