mercoledì 17 dicembre 2008

Piovono pietre

Piovono pietre” sul Partito Democratico, osservava Giuseppe Cruciani alla Zanzara di ieri. Inchieste giudiziarie, arresti, batoste elettorali. Non ne va dritta una al povero Veltroni, che ormai più che il leader del PD sembra un rapinatore asserragliato in una banca con un pugno di ostaggi, con Di Pietro che da fuori gli urla nel megafono “vieni fuori con le mani alzate”.

Cruciani ha anche ironizzato sulle lamentele di Veltroni relativamente al fatto che Berlusconi usa gli eccessi verbali Di Pietro per offrire all'elettorato l'immagine di u'’opposizione tutt'altro che riformista e socialdemocratica. Veltroni ha ragione, è la pura verità (e anche la Zanzara, che pur non è mossa dal cavaliere burattinaio, ha le sue "colpe" in tal senso), ma tutto sommato ciò fa parte del grande gioco della politica. Anche da sinistra si è sempre praticata la stessa arte, dando ogni volta grande rilevanza alle sparate di Bossi e degli altri leghisti.

Rimanendo sul tema del PD, le rassegne stampa di oggi sono stracolme di analisi sulla situazione del partito di Veltroni. Tre le più azzeccate, a mio avviso, c'è quella di Lucia Annunziata sulla Stampa. Ne cito un passo significativo.

Nulla di quello che il Pd ha fatto appare ancora sufficiente a recuperare la fiducia della base. Di questo si fa forte Di Pietro: della sua fedeltà ai magistrati, dei suoi modi e apparenze da leader totalmente fuori dalle modalità della classe dirigente, con la sua parlata grezza, le semplificazioni, i pronunciamenti senza mediazioni. E a questo deve stare attento il Pd: l’ex magistrato è un leader che il popolo della sinistra può condividere o meno, ma che capisce meglio di quanto capisca tutti loro.
Più che litigare su come liberarsene (o su come liberarsi dei propri nemici con la scusa di Di Pietro), i dirigenti del Partito democratico farebbero bene a chiarire innanzitutto a se stessi cosa intendono fare sui temi che Di Pietro rappresenta.

Gli stessi concetti sono espressi da Stefano Folli sul Sole 24 Ore. Cito:

Porre il nodo dell'alleanza con Di Pietro significa fermarsi solo un attimo prima della sfiducia al segretario. Forse la verità è semplice: quello che il Pd dovrebbe fare, prima di preoccuparsi di Di Pietro, è avere le idee chiare sull'economia, sulla giustizia, sul rinnovamento delle istituzioni. E perseguire una linea innovativa, non demagogica, con o senza l'apporto dell'ex magistrato.

Concordo totalmente con Folli e l'Annunziata. Può anche darsi che l'alleanza con l'IdV non sia più proponibile in future elezioni, ma rompere con Di Pietro non può essere la panacea di tutti i mali del PD, come alcuni sembrano voler credere (Follini, per dirne uno). Va bene, si molli pure Di Pietro. E poi?

C'è una inadeguatezza di fondo che sta uccidendo il neonato PD senza che questo sia mai sceso dalla culla. Serve un forte rinnovamento, è chiaro, ma, più di ogni altra cosa, al PD servono tante tante tante buone idee su come riformare questo paese. E quando parlo di idee intendo proposte precise, concrete, messe nero su bianco.

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"Piovono pietre" è il titolo di un bel film del regista inglese Ken Loach.


Piovono pietrew

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Buongiorno, relativamente alla chiusa dell'articolo e volendo pensare in positivo, c'è da augurarsi che il succedersi di tragedie elettorali da un lato e problemi giudiziari dall'altro forzino il PD a rinnovare la dirigenza politica e a darsi una politica. Solo dopo aver deciso il cammino si potranno decidere i compagni di strada.

Saluti

Paolo il viandante

Anonimo ha detto...

Ho lasciato il Pd dopo pochi mesi che mi ci ero avvicinato perchè mi ero accorto che le vecchie consuetudini partitiche non erano scomparse. Mi ero accorto che stavano cercando di appiccicare una carrozzeria nuova su una macchina vecchia ed inadeguata. Molti che si erano avvicinati, come me, per la prima volta ad un partito, dopo anni di amministrazione pubblica tra le fila di liste civiche, hanno avuto la stessa impressione. Purtroppo il pd ha ereditato tutti i mali genetici dei vecchi partiti di provenienza, non c'è stata alcuna volontà di cominciare da zero e costruire veramente qualcosa di nuovo. E' stato sconsolante e triste, e soprattutto l'ennesima occasione persa. La batosta elettorale non è servita a nessuno, i vertici hanno perseverato nel parlare il politichese, sbrodolandosi con siucumera e arroganza. Veltroni si è dimostrato un condottiero più debole e inadeguato di quanto sembrasse. Mi piacerebbe essere ottimista come Paolo il viandante ma davvero, soprattutto dopo averla vissuta da dentro, non riesco a trovare la forza di essere ottimista! buon lavoro!

Anonimo ha detto...

Polito a Matrix ha dato il meglio di se: lui ex parlamentare della margherita di Napoli non si è MAI accorto di nulla...comunque continua ad essere garantista. Buon per lui. Guido Ruotolo, fratello di Sandro, in collegamento era l'unico a sapere come girano le cosa a Napoli e in Italia... "Il più pulito cià la rogna!"