Quello delle intercettazioni è un tema che torna ciclicamente ad essere dibattuto sulle frequenze della Zanzara, ogniqualvolta certe inchieste prendono le luci della ribalta e ogniqualvolta Berlusconi preannuncia "la stretta" senza peraltro mai concretizzare il suo proposito.
Giuseppe Cruciani, in sostanza, sostiene le seguenti due tesi, ribadite anche durante la trasmissione di venerdì 19 dicembre:
1) Berlusconi sbaglia a voler limitare fortemente l'insieme dei reati per cui intercettazioni sono ammissibili come strumento d’indagine e di prova.
2) Ciò non toglie che in Italia si facciano in generale troppe intercettazioni, e che spesso le inchieste prendono il via unicamente da informazioni ottenute da intercettazioni relative ad inchieste preesistenti, le quali, a loro volta, erano nate da precedenti intercettazioni. Questa catena senza fine assomiglia ad una sorta di pesca a strascico, un "grande orecchio" che ascolta migliaia di intercettazioni indipendentemente dai motivi per cui esse erano state disposte in origine. Questo origliare incontrollato diventa, alla fine, l’unica sorgente di informazioni su cui costruire azioni investigative e giudiziarie.
Sul primo punto, sono ovviamente d'accordo. Sul secondo, avrei dei commenti da fare.
UNO
Il codice penale dice chiaramente che eventuali elementi probatori risultanti dalla intercettazioni non possono essere utilizzati in procedimenti diversi da quelli nei quali sono stati disposti. Quindi se, incidentalmente, da un'intercettazione si preconfigura l'esistenza di un nuovo diverso reato, tale intercettazione non è utilizzabile in tribunale relativamente al nuovo reato, per perseguire il quale i magistrati dovranno, se necessario, disporre nuove intercettazioni, accompagnate dagli altri sistemi di indagine.
Questa osservazione, sebbene non elimini la fastidiosa sensazione dell'esistenza di un grande orecchio che veglia su di noi, va comunque a sfatare un falso mito: non è vero che qualunque intercettazione è buona per qualunque reato. Sì, esiste, evolvendosi di continuo, un fitto reticolo di intercettazioni, ma a ciascuna di esse, oltre a dover essere autorizzata da un giudice (punto che spesso viene omesso), è sempre associata e ed è sempre applicabile una singola ipotesi di reato.
Definire questo sistema "pesca a strascico", come se ci fosse una gigantesca rete trascinata sul fondale sperando che qualche pesce rimanga impigliato, è assurdo almeno quanto lo definire Berlusconi un dittatore sudamericano. Se il cavaliere non è Videla, neppure la magistratura italiana è la Stasi, la polizia segreta dell’ex Germania Est. Le intercettazioni esistono non per soddisfare le perversioni di un gruppo di potere, ma per reprimere il crimine. Se si fanno tante intercettazioni è perché si commettono tante illegalità. Il fenomeno A è figlio del fenomeno B, non vive di vita propria.
DUE
Fatemi capire: se i magistrati, ascoltando una bobina, scoprono un nuovo potenziale reato, cosa dovrebbero fare? Ignorarlo? Far finta di nulla, pur di non ammettere che una nuova inchiesta ha preso origine da un intercettazione che riguardava un'inchiesta diversa che magari con quella nuova non c'entra nulla? Mi sembra assurdo.
TRE
Supponiamo che si voglia comunque dare un taglio al grande orecchio. Posto che la draconiana soluzione berlusconiana non va bene, quale altro metodo d'indagine e quale diverso sistema per scoprire nuovi reati Cruciani suggerisce con l'intento salvaguardare maggiormente la privacy dei cittadini? Delazione? Perquisizioni continue? Pedinamenti a campione? Queste medicine alternative sono forse più morali, più etiche, più riguardosi dell'intimità dei cittadini? Ovviamente non è così.
Cruciani dice anche: certi reati, come la corruzione nella pubblica amministrazione, potrebbero subire una spontanea diminuzione se un'eventuale nuova legge favorisse la trasparenza tra politica e imprenditoria. Vero, lo sostengo anch'io, ma questo principio non è applicabile a tutti i reati e comunque non sposta di una virgola la conclusione del mio ragionamento: pur riconoscendo che le intercettazioni siano uno strumento invasivo, la formidabile potenza repressiva, nei confronti del crimine, di tale strumento è a irrinunciabile.
Le intercettazioni sono un male, sì, ma ad oggi sono, purtroppo, una piaga necessaria per combattere una piaga ancora peggiore.
lunedì 22 dicembre 2008
Il grande orecchio
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4 commenti:
le intercettazioni non sono un male: come dice un vecchi saggio male non fare, paura non avere; in questo caso male non dire paura non avere. Le intercettazioni vengono effettuate soltanto quando sussistono dei dubbi sul fatto che qualcuno stia commettendo reati e vengono sempre convalidate da un GIP, quindi non vengono fatte a strascico come continua a rieptere erroneamnete Cruciani. Purtroppo, in un paese dove l'illecito dilaga, ogni volta che viene intercettato qualcuno fornisce materiale per aprire nuovi filoni d'indagine. Ma non riesco a capire perchè tutto ciò è negativo: sarebbe peggio non scoprire niente. Tanto più che il processo penale italiano offre mille garanzie procedurali agli imputati per potersi difendere nel preocesso.
Buongiorno,
credo che si stia mirando ad un falso problema.
Dopo la tangentopoli degli anni novanta il sistema politico ha sostanzialmente trovato il modo di "sterilizzare" gli interventi della magistratura nei suoi confronti con una serie di leggi ad hoc, mancate autorizzazioni a procedere, lodi etc. rendendo poco praticabile perseguire legalmente un politico disonesto.
Un eventuale ridimensionamento delle possibilità di intercettare non ha quindi, secondo me, lo scopo di preservare i politici dalla possibilità di essere perseguiti dalla magistratura.
Il tassello che manca per rendere i politici completamente immuni dalle conseguenze di un loro atto illecito viene portato avanti da altra proposta di legge, quella che impedisce la diffusione delle intercettazioni e, solo secondariamente da questa.
Credete che la prima tangentopoli sarebbe scoppiata con tale virulenza se non fossero trapelati i contenuti delle indagini sino a far esplodere la rabbia popolare?
Credo che i politici a questo punto temano molto più la piazza dei giudici e che stiano sparando in alto (al divieto delle intercettazioni) per ottenere qualcosa di più semplice, ma altrettanto efficace (il silenzio stampa).
Paolo, il benaltrista
Sono daccordo con Paolo il "Benaltrista". E' il solito metodo usato da Berlusconi, chiedere 100 per ottenere il dieci che interessa a lui. Ultimo esempio disponibile, blocco di 100.000 processi per ottenere il suo lodo Alfano, con le volpe Veltroni che grida vittoria perchè è riuscito a non far bloccare la giustizia (Genio assoluto!!!). Come se a Berluscono fosse importato qualcosa dei processi che non lo riguardano.
P.s. Inoltre Cruciani, se fosse un giornalista e non un pappagallo, si documenterebbe sui numeri reali delle intercettazioni, e non prenderebbe per buone le palle raccontate da Alfano e da Berlusconi, sui milioni di italiani intercettati, che in realtà sono dai venti ai trentamila (un terzo del territorio è in mano alle Mafie!!!).
Esilarante poi come il ministro ricavi i suoi numeri con calcoli "empirici"(EMPIRICI???? Un ministro??? Parole sue, in parlamento). Dice il genio:"Una persona parla in media com 20 persone al giorno; 20 persone moltiplicato per il numero di giorni di intercettazioni ci portano alla "gran parte" degli italiani intercettati". Al genio bisognerebbe spiegare che se uno per 10 giorni telefona alla moglie, al figlio, al socio, all'amico, ecc. ecc., non siglifica che l'intercettato ha 10 mogli, 10 figli, 10 soci, ecc.ecc. Ma spiegare qualcosa a uno con quella faccia, la vedo ardua. Notare bene che la stessa boiata l'ha ripetuta Berlusconi nella conferenza stampa di fine anno, senza che tutto quel "pò pò" di giornalisti fiatasse.
CRUCIANI, il grande Montanelli diceva che il Italia c'è chi pagherebbe per vendersi!!! (ogni riferimento a persona o cosa è...
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