giovedì 4 settembre 2008

The sound of silence

In un intervento televisivo, del quale alcuni frammenti sono stati ritrasmessi durante la Zanzara di ieri, il ministro Renato Brunetta ha “preso a pesci in faccia” (parole del gongolante Cruciani) i sindacati sul caso Alitalia, sostenendo, in pratica, che il piano Fenice dovrebbe essere portato a compimento seguendo un approccio alla Thatcher, e cioè senza preoccuparsi delle reazioni sindacali.

Io ho grande rispetto per i sindacati, ma su Alitalia devo concordare con Cruciani: super-Brunetta “ha ragione al 500%”. I danni da loro provocati sono incommensurabili, e credo che ora sia il momento, da parte dei sindacati, di far prevalere mutismo e rassegnazione.

Non sarà così, ovviamente. I sindacati accamperanno ancora mille pretese. Tuttavia, la mia scommessa è che alla fine il piano verrà accettato, magari con un mini-contentino di qualche tipo, da parte del governo, per tenerli buoni e far salvare loro la faccia. Il motivo è molto semplice: Non. Esistono. Alternative.

E' inutile dire che le cose sarebbero andate esattamente in questo identico modo pure a marzo se qualcuno, per meri motivi elettorali, non avesse cominciato e remare contro, tirando in ballo cordate e italianità, aizzando -di fatto- i sindacati e facendo sfumare l'acquisizione di Alitalia da parte di Air France.

Ma ora basta con le recriminazioni. Voglio cogliere l’invito di Giuseppe Cruciani che ieri, facendo anche intervenire in merito la sua spalla preferita, il direttore del Riformista Antonio Polito (leggete il suo interessante editoriale di ieri, "Cinque Domande"), ha suggerito di mettere una pietra sopra ad Air France, e di guardare avanti. Il piano Fenice è quel che rimane. Evitiamo di vomitarci sopra, tiriamone fuori il meglio e se ci sono zone oscure, proviamo a far luce.

Guardiamo avanti, dunque. E se cade il fazzoletto dalla tasca... meglio non piegarsi a raccoglierlo.

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Contributo multimediale del giorno: essendo quello del silenzio l'unico suono che dovrebbe uscire dalle bocche dei sindacalisti Alitalia, credo che la canzone che dà il titolo al post cada a fagiuolo.
Ladies and gentlemen... Simon and Garfunkel!




Hello darkness, my old friend
I've come to talk with you again
Because a vision softly creeping
Left its seeds while I was sleeping
And the vision that was planted in my brain
Still remains
Within the sound of silence


4 commenti:

Daniele ha detto...

Sulla sostanza del discorso sono d'accordo, ma demonizzare in senso assoluto i sindacati e dare loro tutta la colpa del disastro Alitalia e dell'incapacità di trovare una soluzione ad un problema che va avanti da anni, mi pare esagerato.
Alitalia è un'azienda a forte presenza sindacale, questo è certo, ma anche a forte presenza politica. E la politica ora non può gettare tutte le responsabilità sui rappresentanti dei lavoratori. E' evidente che il sindacato in Italia è molto, troppo potente, ma non si può evitare di chiedersi perché nessuno di coloro che è stato a capo dell'Alitalia in questi ultimi anni si sia preso le responsabilità di non essere riuscito ad evitare il fallimento.
E chi ha messo i manager al loro posto, se non la politica?
Mi sembra troppo comodo ora fare un aut-aut, perché si è sull'orlo del precipizio.
Come dici giustamente, non sono stati solo i sindacati ad impedire la vendita ad Air France ma ha remato contro anche tutta la coalizione dell'attuale presidente del consiglio, che, con straordinario senso liberista, anziché lasciar fare al mercato, ha di nuovo "messo le mani nelle tasche degli italiani" (cit.) e praticamente regalato la compagnia ad un gruppo di imprenditori italiani.
Non mi sembra che ora si possa dividere tutto tra buoni e cattivi, come si sta tentando di fare. Ma prendersi le proprie responsabilità è una pratica assai rara in Italia.

Anonimo ha detto...

Asvel: 10 e lode, per me.
I sindacati Alitalia hanno trattato con AirFrance: hanno fatto una controproposta che ha fatto abbandonare il tavolo di corsa a Spinetta. Vero. Ma questo ci può stare. Molte trattative di lavoro sono state interrotte da una delle due parti nella storia, e poi si è arrivati ad un accordo. Comunque. E compito di sindacati degni del nome è anche di limitare al più possibile i costi per i dipendenti. Qualcuno pensa forse che questa sia una preoccupazione di dirigenti e AD? Vero è che Spinetta, ad un certo punto, disse "in ogni caso, prima di proseguire, intendiamo avere l'assenso del nuovo prossimo governo italiano sul nostro piano".E allora è iniziato il nostro solito cinema. Vero è anche che i sindacati in Alitalia hanno marciato sull'andazzo generale negli anni. Pure, a me pare che qualche cenno sulla malagestione da parte della politica almeno loro l'abbiano fatto. Ora sono stati messi nell'angolo, e dovranno spiegare perché no a meno di 3.000 dip. tagliati, e si invece a 7.000 e più da tagliare.
Sulla spalla preferita del conduttore, beh... è come sparare all'orsetto dei luna-park. Ha detto veramente "mettiamoci una pietra sopra, e tiriamo avanti"? Che perla di saggezza: stesso commento dato per il Lodo Alfano: è necessario superare i contrasti, andiamo avanti... Per me è Polito è ormai un filosofo più grande di Buttiglione, pensa un po'. Sempre bello l'invito a dimenticare, a passare oltre i disastri fatti per gli interessi di pochi.
Ottavio da Milano, mi manchi...

Anonimo ha detto...

Io faccio suonara una "campana stonata" pur essendo parzialmente d'accordo con barbero e Avsel.

Io non dico che i sindacati non servono ma ormai non sono più sindacati. L'Alitalia si è politicizzata fino alle più profonde radici. E' inutile negarlo. Ma i sindacati sono diventati loro stessi una "casta". Ora lungi da me condannare qualcuno, ma quando ho sentito che i dipendenti Alitalia non erano tutelati con uno scivolo di 7 anni all'80% dello stipendio li ho cortesemente mandati in Cina.

Ognuno "tira acqua al suo mulino" e sicuramente i politici hanno strumentalizzato il caso Alitalia creando un caso politico.
Mi è piaciuta l'affermazione (credo di Polito)dove i sindacati dovrebbero pretendere la parificazione dei privilegi con gli altri lavoratori e i politici non dovrebbero nemmeno pensare di entrarci con una "regionalizzata" sulla nuova compagnia.
Ma Alitalia è un bacino così grandi di voti e così ampio per i sindacati (9 sigle). Chi lascerebbe in Italia un osso così polposo e succulento?

Anonimo ha detto...

I sindacati sono tutt'altro che inutili, e sono il primo a riconoscerne l'importanza sociale.

In casi standard è giustissimo che i sindacati avanzino le loro richieste aprendo trattative con le aziende.

Ma Alitalia NON è un caso standard. Alitalia è un'azienda che doveva chiudere/rinnovarsi dieci anni fa ed invece ha continuato a rimanere un pozzo mangia soldi senza fondo. E questo per colpa della politica, dei manager, e dei sindacati.

Mutismo e rassegnazione. Mutismo e rassegnazione...

Authan (autore del blog)