martedì 11 novembre 2008

Il re è nudo

Con il ritorno del titolare, alla Zanzara non si ridacchia più, considerando che la conduzione di Giuseppe Cruciani è molto più seriosa e compassata rispetto a quella del gigione Luca Telese. Piaccia o non piaccia, la vera Zanzara è questa. Quella di Telese, per quanto gradevole, era, semplicemente, un'altra trasmissione.

Purtroppo, il ritorno di Cruciani è avvenuto in concomitanza con gli ennesimi sviluppi della vicenda Alitalia: lo sciopero bianco messo in atto, contro tutto e contro tutti, da una parte dei piloti e degli assistenti di volo. Questo tema ha occupato la maggior parte della trasmissione, ma siccome io di Alitalia ne ho le scatole piene, oggi non ne parlerò.

Per fortuna, ieri in trasmissione sono stati toccati anche altri temi, alcuni dei quali mi hanno colpito. Innanzi tutto, la critica di Cruciani a Michele Santoro. Il conduttore di AnnoZero, per mezzo di una lettera del suo avvocato, se l'è presa con un deejay di RDS, tal Joe Violanti, che imitando la sua voce fa degli scherzi telefonici infantili a politici e altri personaggi pubblici. Cruciani, in sostanza, dice: “Ma come, il paladino della libertà di espressione, che ha sempre difeso la satira, se la prende proprio con uno che fa satira”?

Detto, a margine, che, da quel che ho sentito ieri negli spezzoni audio mandati in onda, questo Violanti non fa minimamente ridere, e che la sua imitazione di Santoro è penosa, secondo me Cruciani ha ragione. Santoro, con questa sua iniziativa, ha solo fatto una gran brutta figura, quella di chi predica bene e razzola male.

Poi, come prevedevo nel post di ieri, Cruciani ha chiamato in causa Carla Bruni. Però lo ha fatto in un modo strano, che ho trovato un po' equivoco: è stato mandato in onda un frammento di una vecchia intervista della modella alle Iene, in cui la Bruni, rispondendo, a delle domande, elencava le sue preferenze tra i personaggi politici (Prodi), i cantanti (De Andrè), i calciatori (Totti), eccetera.

Nulla di eclatante, ma neppure nulla di scandaloso. Mere banalità di nessun interesse. Ma allora perché Cruciani ci ha fatto ascoltare questa roba? Non ho capito… Se era un tentativo di screditare la persona, direi che non è riuscito. Carla Bruni è antipatica come il culo (scusate il francese), ma di certo non lo è per quello che ha detto alle Iene. Mah!

Il climax della puntata si è però raggiunto con gli spezzoni audio di Paolo Guzzanti (intervistato nei giorni scorsi da Lucia Annunziata), il quale, da qualche tempo a questa parte non sembra più disposto ad ingoiare rospi nell’ambito del raggruppamento politico di cui fa parte, il PDL.

In particolare, il vecchio Guzzanti sembra aver maturato una pessima opinione di Berlusconi: la discutibile amicizia del cavaliere con il “grande Vladimir” Putin è stato l'inizio. Poi si è passati alla denuncia della “mignottocrazia” che pervade l'attuale governo. E infine, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la battutaccia di Berlusconi su Obama.

Cruciani si è detto “stupito” che Guzzanti possa aver cambiato opinione così radicalmente, visto che Berlusconi è sempre lo stesso da quindici anni. Io, invece, devo confessare che me ne sono rallegrato.

Vedete, la principale stranezza dell'attuale panorama politico è che una delle due fazioni (chiamiamola sinistra), in assenza di un leader di polso, è in preda alle più truci guerre intestine, mentre l’altra (chiamiamola destra) sembra talvolta una setta religiosa in costante adorazione del Re Sole.

Ebbene, io auspico che prima o poi abbia luogo una sorta di riequilibrio, da una parte e dall'altra, e penso che il fatto che a destra qualcuno si alzi in piedi e inizi ad urlare che il re è nudo rientri in questo processo di "riequilibratura". Forse il vecchio Guzzanti rimarrà un caso isolato, ma –chissà– forse no.

Si tratta solo di aspettare la prossima follia del nostro presidente del consiglio. Magari ci sarà qualcun altro che dirà basta, che si alzerà in piedi, che punterà il dito, e che urlerà "Il re è nudo! Il re è nudo!". E poi un altro. E poi un altro. E poi un altro...

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Segnalazione: su come il mondo della politica farebbe bene a rinnovarsi, c'è un bellissimo articolo di Tito Boeri, dal titolo "Una missione per la politica", sulla Repubblica di oggi. Ne consiglio caldamente la lettura.

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Sigla finale: "King of pain" è una delle più famose canzoni dei Police. Eccovela in un video d'epoca. Le lettrici si godano il giovanissimo Sting :-)




I have stood here before inside the pouring rain
With the world turning circles running 'round my brain
I guess I'm always hoping that you'll end this reign
But it's my destiny to be the king of pain


lunedì 10 novembre 2008

Quelqu'un m'a dit

Con la puntata di venerdì 7 novembre, è finito il terzo interregno del gigione Luca Telese alla Zanzara.

Devo ammettere che alcune cose mi mancheranno un po': la sua contagiosa simpatia, condita da quintali di auto-ironia; lo stile di conduzione, allegro, vivace, e capace di strappare spesso e volentieri un sorriso; e in ultimo, il suo modo informale di interagire con gli ospiti, con domande talvolta secche e dirette, e talvolta strambe e spiazzanti.

Dall'altro lato, però, l'approccio pop e camp di Telese, che lo ha portato in certi casi a dedicare troppa attenzione a notizie insulse (ad esempio, venerdì Alessandra Mussolini ha parlato in diretta per dieci minuti del suo litigio a Porta a Porta con la deputata del PD Pina Picierno... Ma chi se ne strafrega!), per quanto sia distensivo e divertente, non risulta essere l'ideale per chi vuole spremere le notizie del giorno ed estrarne il succo. Per questo scopo serve Giuseppe Cruciani, che da stasera torna in sella.

Se devo indovinare, nel mirino di Cruciani vedo già un nitido obiettivo: Carla Bruni. La moglie di Sarkozy, nel commentare la ormai famigerata battuta di Berlusconi su Obama “abbronzatosi è dettafelice di essere diventata cittadina francese”.

Che modo frivolo, anzi frou-frou, di commentare... Se è vero che il comico Berlusconi ha imbarazzato mezza Italia (non per inesistenti ipotesi di razzismo, ma per l'idiozia e la demenzialità intrinseche della sua battuta), il modo giusto di reagire non è quello di offendere, per quanto involontariamente, un paese intero, rassegnando, in sostanza, le proprie dimissioni da cittadina italiana.

Sarebbe stato molto più efficace e politicamente appropriata una frase del tipo: "Chiedo scusa a nome dell'Italia, che è migliore del premier che la governa", anche se così facendo avrebbe dovuto pagare il copyright a Walter Veltroni.

Oppure, sfoderando il suo savoir-faire tutto francese, avrebbe potuto chiosare: "Credetemi, è meno stupido di quel che sembra". Da interpretarsi, naturalmente, come una sincera carineria.

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Per la serie "era meglio quando cantava", riascoltiamola, Carla Bruni, in questa bella "Quelqu'un m'a dit". Ciao.




venerdì 7 novembre 2008

Una risata lo seppellirà

La battuta pronunciata ieri, a Mosca, da Berlusconi su Barack Obama, che secondo il cavaliere “è giovane, bello e abbronzato” non poteva passare inosservata, e alla Zanzara di ieri non s'è quasi parlato d’altro.

Gli ascoltatori si sono divisi: molti si sono scandalizzati, mentre altri hanno fatto presente che solo si trattava solo di un'innocente battuta da prendere con senso dell'umorismo.

Il conduttore supplente, il gigione Luca Telese, non s'è espresso in modo esplicito, ma ormai abbiamo capito che lui, con queste notizie trash, ci gode, ci sguazza. Si crogiola come Zio Paperone quando nuota nel mare di monete del deposito.


Telese come Zio Paperone


Insomma, Telese non ha preso sul serio la notizia. Per lui è stata solo una scusa per farsi quattro risate. E a pensarci bene, forse il suo è l'atteggiamento più adeguato.

Perché arrabbiarsi, perché scandalizzarsi? Non ne vale più la pena. Dopo tutto, non è mica la prima volta che il cavaliere fa cadere il mento a mezzo mondo con le sue freddure e con le sue uscite imbarazzanti (vedi articolo di Gian Antonio Stella sul Corriere di oggi), e non sarà neanche l'ultima. E allora sì, ridiamo. Ovviamente non delle sue battute, ma di lui personalmente, di Berlusconi.

Ridiamo. Ridiamo sempre, ridiamo come fossimo al circo, ridiamo qualunque cosa dica, così da rendere non più percepibile la differenza tra il Berlusconi serio e il Berlusconi guascone. Sempre ammesso che tale differenza ci sia mai stata.

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Mi è venuta voglia di rivedere uno dei vecchi sketch di Antonio Cornacchione a Zelig. "Povero Silvio! Ce l'hanno tutti con lui!". Buon divertimento! :-)





giovedì 6 novembre 2008

Como se dice? Como se llama? Obama! Obama!

Puntata abbastanza divertente, quella di ieri della Zanzara, grazie alla spigliatezza e al brio del gigione Luca Telese, ma senza veri picchi da un punto di vista dei commenti e delle riflessioni.

Come qualcuno possa trovare interessante la polemica tra Gabriella Carlucci e Le Iene, dibattuta a lungo ieri in trasmissione, per me è un mistero. Pertanto, mi concentrerò su quello che rimane il tema del giorno, le elezioni americane, a proposito delle quali si è discusso principalmente su due punti: le demenziali dichiarazioni di Gasparri (difeso da nessuno, quindi non perdo tempo ad infierire pure io) secondo il quale “Al Qaeda ora è più contenta”, e il fair play post-elettorale tra Barack Obama e John McCain, unanimemente apprezzato (mi unisco).

E' stato poi abbastanza interessante l'intervento di Giuliano da Empoli (è un cognome, non una provenienza), autore del libro "Obama - La Politica nell’era di Facebook", il quale ha scavato un po' nel background del neo presidente eletto. Tuttavia, chi voleva un minimo approfondire aspetti molto più pressanti quali le future politiche che Obama adotterà è rimasto deluso.

Sì, sì, lo so che la Zanzara non è un programma di approfondimento, bla, bla, bla. Però i minuti sprecati a parlare di Gabriella Carlucci si potevano magari spendere per ascoltare il parere di un qualche esperto americanologo. Anche un Christian Rocca qualsiasi poteva andare bene, al limite, in questo senso.

Tra l'altro Rocca è pure intervenuto a fine trasmissione, ma le sue riflessioni, anziché essere proiettate al futuro, si sono ancora concentrate sulle motivazioni del successo di Obama e su altri dettagli riguardanti certe previsioni a suo dire sballate. Considerazioni interessanti, per carità, pero ora ritengo sia il caso di cominciare a guardare avanti.

Piccolo inciso: Rocca ha detto che la tanto annunciata affluenza record non c'è affatto stata. Mi spiace, ma questa sua asserzione non sta letteralmente in piedi: l'incremento di voti popolari tra il 2008 (136 milioni) e il 2004 (122 milioni) supera l'11%, un'enormità. C'è davvero da chiedersi che film Rocca abbia visto.

Cha altro aggiungere sulla Zanzara di ieri? C'è stata un'altra chiacchierata tra Luca Telese e Giuseppe Cruciani, che si trova in questi giorni a New York, ma confesso che, nella mia mente, di quei minuti di trasmissione non è rimasto impresso nulla, se non il trascinante reggaeton pro-Obama con cui Telese ha introdotto il collegamento transoceanico. È tutta la mattina che canticchio “Como se dice? Como se llama? Obama! Obama!”, e ho deciso di contagiarvi :-)

Buon ascolto, e a domani.




mercoledì 5 novembre 2008

Wind of change

Oggi sono particolarmente allegro, per i motivi che potete immaginare.

Tuttavia, non voglio cedere alla tentazione della retorica, e mi accingo a scrivere un normalissimo post di commento sulla Zanzara di ieri. Zanzara che ad inizio trasmissione ha avuto come protagonista Giuseppe Cruciani non nel ruolo di conduttore, ma nel ruolo di ospite, collegato telefonicamente da New York e sottoposto ad un martellamento di domande da parte del conduttore supplente, il gigione Luca Telese.

Cruciani, la cui voce al telefono risulta meno roca e più giovanile, e che quando non ha la responsabilità della conduzione si scioglie un po' e diventa quasi simpatico, ha detto una cosa curiosa: “Il tifo dall’Italia per uno o per l’altro candidato delle elezioni americane non lo capisco, lo trovo una cosa provinciale.”

Peccato che poi un minuto dopo, pressato da Telese, Cruciani abbia ammesso (non che non si fosse intuito...) di essere più convinto dal programma e dalla persona di McCain (“Obama non si sa esattamente cosa vuole”. Ma che concetto profondo!), e quindi di preferirlo.

Ma giusto per capire, qual è la differenza tra "il fare il tifo" e "l'avere una preferenza"? Mi sembra una distinzione un po' ipocrita, se devo dirla tutta. Forse possiamo metterla così: la preferenza è supportata da precise valutazioni politiche, mentre il tifo è solo conseguenza di mera militanza "a prescindere".

Ebbene, Cruciani, se vuole possiamo metterla su questo piano. Ma in tal caso, osservando che quell'aggettivo "provinciale" era diretto in particolar modo a coloro che speravano in Barack Obama (è così, non neghiamo l'evidenza) bisogna anche accettare l'idea che per tante persone la speranza in una vittoria di Obama nasceva non da mera militanza, ma proprio da meticolose valutazioni politiche, e da precisi giudizi sull'operato dell’amministrazione Bush, che vanno molto al di là dei triviali "Bush assassino", "Bush criminale".

Personalmente, più ancora che nella politica estera (da me comunque profondamente disapprovata), ritengo che il grande fallimento di Bush risieda nella politica economica, che è stata di-sa-stro-sa. E questo è un fatto oggettivo, incontrovertibile, perché la matematica non è una materia questionabile.

Mai come oggi doveva soffiare il vento del cambiamento. L'America doveva voltare pagina, per presentarsi al mondo non più con la maschera del poliziotto o del bullo, ma con quella del maestro, della guida che dà per prima il buon esempio.

E al di là degli slogan, se c'era un uomo che impersonificava il cambiamento, questo era Barack Obama, un leader nato, con un sacco di buone idee (basta informarsi), nonché il candidato che i cittadini americani hanno eletto loro nuovo presidente con oltre sette milioni di voti di margine.

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Vi lascio con "Wind of Change" degli Scorpions, da fischiettare per il resto della giornata. E vi metto anche una bella pagina tratta da un fumetto di Capitan America, dove il supereroe della Marvel si lancia in un palazzo in fiamme per salvare non una persona, ma una bandiera a stelle e striscie, il simbolo del sogno americano.




The world is closing in, did you ever think
that we could be so close, like it brothers?
The future’s in the air, I can feel it everywhere
blowing with the wind of change




Capitan America


L'America non ti presenta le cose su un piatto d’argento. Qualche volta tutto ciò che offre è la speranza.

Eeeh sì, alla fine un pizzico di retorica ho deciso di concedermela! :-)

martedì 4 novembre 2008

Il nero muove e vince

La Zanzara di ieri è a lungo scivolata via su temi leggeri che Luca Telese, il conduttore succedaneo, ha definito "pop". La definizione è indovinata (anche se "camp" lo sarebbe stato di più ancora), ma ciò non toglie che per un'ora abbondante di trasmissione, dove sono state portate all’attenzione questioni insulse, da rotocalco, che non sto neppure a menzionare, io mi sia profondamente annoiato.

Poi, improvvisamente, alle 19:47, come se si fosse premuto un interruttore, la trasmissione ha cambiato completamente registro, con l'intervento del magistrato antimafia Roberto Scarpinato (fresco autore del libro "Il ritorno del principe"), il quale ha sparato bordate in sequenza contro la classe politica italiana. Trascrivo qui di seguito un paio di frammenti tratti dalle sue dichiarazioni (tralascio, per umana pietà, le stoccate ad Andreotti):

Ci sono ampi settori della nostra classe dirigente che dall'unità d'Italia ad oggi delinquono, in modi diversi: delinquono con una corruzione sistemica, delinquono con la mafia, con lo stragismo, con l’omicidio politico. L’Italia è tra i paesi più corrotti del mondo. Metà del suo territorio è occupato da mafie.
[…]
Se mi guardo intorno, non vedo buona politica. Il parlamento e i consigli regionali sono pieni di persone condannate per mafia o che sono sotto processo per mafia, e allora mi chiedo: che credibilità ha questo stato che da una parte si presenta col volto di magistrati impegnati e dall’altro si presenta col volto di politici condannati o sotto processo per mafia? Una contraddizione interna del sistema sta nel fatto che la mafia e la camorra non sono problemi di ordinaria criminalità, ma sono affari interni ad una parte della classe dirigente nazionale. E' un problema macro-politico e macro-economico con cui dobbiamo confrontarci.

Alla fine dell'intervista, Telese ha ringraziato Scarpinato, augurandosi che il suo libro “contribuisca a risvegliare le coscienze”, e io desidero sottoscrivere questo auspicio.

Non posso però fare a meno di chiedermi come si sarebbe posto Giuseppe Cruciani di fronte alle parole di Scarpinato, che non sono affatto lontane da quelle degli odiati (da Cruciani) Travaglio e Di Pietro. Anche Scarpinato, che combatte la mafia ogni giorno vis a vis, è, per Cruciani, un qualunquista, un giustizialista, un uomo accecato dall'odio e dall'ideologia, un decontestualizzatore di sentenze, un manipolatore di fatti "che non sempre sono la verità"?

La puntata si è poi chiusa in modo tutto sommato piacevole, grazie alla verve e al brio con cui Telese ha interagito con gli ultimi ospiti della serata, sul tema delle elezioni americani (oggi!).

Abbiamo avuto così conferma che don Peppino Caldarola idolatra John McCain, “uomo di sostanza” (e de panza no?); abbiamo invece scoperto che la deputata PDL Chiara Moroni, apprezza più Barack Obama; e infine, abbiamo realizzato come l'americanologo Christian Rocca, inviato del Foglio, sia ormai rassegnato alla vittoria di Obama.

Caro Rocca, coraggio, non si abbatta. Il mondo andrà avanti lo stesso anche con Obama. Forse, andrà persino meglio.

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Come sapete, Barack Obama ha ricevuto il pubblico supporto del rocker Bruce Springsteen. Quale miglior scusa per ascoltare una delle mille perle del Boss? Scelgo... scelgo.... "The River"! Dopo tanti anni, quel suono d'armonica iniziale continua a regalarmi infiniti brividi.




We'd go down to the river
And into the river we'd dive
Oh down to the river we'd ride


lunedì 3 novembre 2008

La sindrome del giudice

Causa trasferta americana di Giuseppe Cruciani, per qualche giorno la conduzione della Zanzara è appannaggio del gigione Luca Telese, il quale nella puntata di venerdì 31 ottobre ha provato a partire col botto, intervistando nientemeno che il "venerabile" Licio Gelli, in seguito alla notizia che quest'ultimo sarà voce narrante di una trasmissione di Odeon TV dove si intende approfondire la storia del '900 italiano.

Peccato che quando le domande di Telese cominciavano a farsi interessanti (“I suoi antichi piani, Gelli, si stanno attuando oggi?”), la linea telefonica sia caduta lasciando gli ascoltatori con un pugno di mosche.

Dopo Gelli, è stato il turno del giornalista di Repubblica Francesco Merlo, che, rispondendo alle domande di Telese, ha riassunto un suo articolo del 28 ottobre, nel quale, in risposta all'imperante brunettismo anti-fannulloni, viene coniato il sarcastico concetto di fantuttoni. I fantuttoni sono quegli iper-attivi che a parole – e spesso solo a parole – affermano di saper fare tutto e di avere in tasca la soluzione ad ogni problema.

Per dirla alla Telese, il neologismo di Merlo “ha bucato”, cioè ha colpito il pubblico, innescando numerosi interventi dei radioascoltatori.

Personalmente, questa contrapposizione fannulloni/fantuttoni non mi ha particolarmente appassionato. Alla fine, secondo me, Merlo voleva solo prendere per i fondelli Renato Brunetta non facendo riferimento, per una volta, alla sua statura fisica, ma dandogli, in sostanza, del banfone.

Però la provocazione di Merlo mi dà lo spunto per dire due parole su Brunetta. L'idea che mi sono fatto è che questi sia, in un certo senso, vittima di se stesso e del suo protagonismo. Era partito bene, ottenendo grande popolarità (anch’io le definii "idolo") dichiarando non solo guerra all’inefficienza e alla scarsa produttività della pubblica amministrazione, ma affermando anche di voler completamente digitalizzare quest'ultima.

Addio carta, addio code, via mail si faranno pratiche, certificati, licenze”, diceva Brunetta tempo fa. Perché il ministro non si concentra maggiormente su questi aspetti del suo mandato, invece di continuare a picchiare solo sul ritrito tema dei fannulloni? La faccenda dei tornelli per i magistrati, ad esempio, è semplicemente ridicola, e se ne poteva davvero fare a meno.

Vittima di se stesso, dicevo. E ne sono sempre più convinto. E' facile immaginare che il povero Brunetta, per tutta la vita, sia stato preso per il culo a causa della sua statura, e ora che su uno degli scranni più alti sta seduto proprio lui, non riesce a tenere a freno il suo desiderio di rivalsa. Quasi quotidianamente si fa intervistare, e in ogni occasione non fa mancare qualche sparata che possa donargli attenzione e ulteriori titoli di giornale.

In riferimento alla famosa canzone di Fabrizio De Andrè, io definisco questo genere di atteggiamento "sindrome del giudice".

Beh, caro Brunetta, lasci che le dica una cosa: per citare Giorgio Faletti quand'era ancora un comico, "è ora di basta!". E' ora di tenere la bocca chiusa per un po', di mantenere un profilo più basso (no pun intended), e di far parlare solo e unicamente i fatti. Grazie.

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Non credo di essere il solo a cui la figura di Renato Brunetta ricorda terribilmente quella cantata da Fabrizio De Andrè nella sua "Un giudice". E allora approfittiamone per riascoltare questa straordinaria canzone del cantautore genovese, anche grazie ad un divertente video scovato su YouTube.





E allora la mia statura non dispensò più buonumore
a chi alla sbarra in piedi mi diceva "Vostro Onore",
e di affidarli al boia fu un piacere del tutto mio,
prima di genuflettermi nell'ora dell'addio
non conoscendo affatto la statura di Dio.