giovedì 9 aprile 2009

Piccola città

Proprio non si capisce perché per Giuseppe Cruciani debbano essere “assurde” le discussioni (“spero che si plachino subito”, sempre Cruciani alla Zanzara di ieri) che si sono aperte dopo che Berlusconi ha recentemente tirato nuovamente fuori dal cilindro la sua idea delle new town, cioè le città satellite che il cavaliere vorrebbe erigere nelle immediate vicinanze di ciascun capoluogo di provincia, e dopo che lo stesso Berlusconi, in riferimento alle conseguenze del devastante terremoto in Abruzzo, ha dichiarato di vedere nella costruzione ex-novo di un insediamento urbano non provvisorio la soluzione principale al problema delle migliaia di sfollati, senza per questo sottintendere una volontà di abbandonare i centri storici delle città colpite dal sisma.

Al di là della questione degli sfollati, e parlando dell'idea delle new town in generale, io non metto in dubbio che in alcuni scenari la costruzione di nuovi quartieri periferici, con scelte urbanistiche e architettoniche di qualità, possa essere un'opportunità. In alcuni territori (ad esempio a Pisa, come segnalato ieri da un ascoltatore) peraltro, ciò è già proficuamente avvenuto.

Però, estendere tout-court il concetto a tutto il territorio italiano mi sembra un azzardo. Il nostro paese è in larga parte montuoso e collinare, e la densità abitativa è già molto alta. A mio avviso, in moltissimi luoghi l'idea della città satellite è impraticabile per un mera questione di spazio non disponibile. Là dove invece lo spazio c'è, va comunque tenuto presente che sottrarre terreni all'uso agricolo potrebbe non essere una buona idea.

A questo proposito, ho trovato decisamente condivisibili le parole dell'architetto Stefano Boeri, direttore della rivista Abitare, intervenuto ieri in trasmissione, segno che Cruciani aveva comunque voglia di approfondire un po' il tema a dispetto della sua opinione tranchant pro new town:

“L'idea di costruire nuove città è abbastanza anacronistica, tenendo conto che l'Italia è il paese europeo che ha consumato più suolo agricolo senza che ci fosse una reale necessità. In Italia c'è un enorme numero di appartamenti e uffici non abitati, cioè invenduti o sfitti. Lo slancio creativo, riprendendo anche alcune idee buone incluse nel piano casa del governo, andrebbe mobilitato nella direzione di una riqualificazione in sicurezza, secondo requisiti di sostenibilità e strutturalità, di ciò che già esiste.”

Sottoscrivo in pieno. Parlando in generale e ammettendo la possibilità di eccezioni, a mio avviso, piuttosto che erigere nuove città, vanno sistemate e riqualificate quelle esistenti, anche al prezzo di radere al suolo (gradualmente, s'intende, in un percorso che ha un orizzonte temporale di molti anni) e ricostruire, salvaguardando gli stili architettonici preesistenti, quelle porzioni di agglomerati urbani che in larga parte non rispettano alcun criterio antisismico. Potrà sembrare un progetto megalomane, ma non lo sarà mai quanto quello di erigere cento nuove città, come se di città, in questa beata nazione, non ne avessimo già più che abbastanza.

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Contributo multimediale: Francesco Guccini, "Piccola città" (1972), qui presentatavi in versione live, tratta dall'album "Tra la via emilia e il west" del 1984. Per la cronaca, la piccola città di cui parla la canzone è Modena.




Piccola città io ti conosco
Nebbia e fumo non so darvi il profumo del ricordo che cambia in meglio
Ma sono qui nei pensieri le strade di ieri, e tornano
Visi e dolori e stagioni, amori e mattoni che parlano


13 commenti:

Paolo l'urbanista giocherellone ha detto...

Buongiorno,
come ogni tanto fa Authan anch'io voglio proporvi un indovinello, che ribadisce un sinistro, anzi no, mi correggo, un DESTRO parallelismo: chi è stato, tra i politici italiani, il più acceso sostenitore delle new towns (non le avrebbe certo chiamate così, il termine era poco italico, ma il concetto era quello)?

- Suggerimento storico: Fertilia, Guidonia, e, ma solo per i più duri, Littoria -

Premio per il più veloce: un fez nero (o a scelta un paio di braghe d'orbace)!

Al di là degli scherzi concordo con Authan sul fatto che si debba comunque prediligere lo sviluppo e la continua riqualificazione dei centri esistenti (mantenendone così storia e tradizioni).
Esiste comunque un ulteriore modello di sviluppo edilizio, che probabilmente piacerebbe a Cruciani, visto che ieri sottolineava in negativo la natura dirigista dell'indirizzo verso le new towns, ma che a mio avviso è peggiorativo rispetto a quest'ultimo.
Il modello è quello della totale deregulation de facto (nulla di meno dirigista), che ha devastato, per mia esperienza diretta, gran parte del territorio veneto tra treviso, padova e mestre (ma che si esapnde anche oltre), creandovi una sorta di metropoli diffusa ed unica dove i vecchi centri storici sono collegati tra loro da schiere di zone artigianali, zone industriali, zone commerciali e villette senza soluzione di continuità.
Con buona pace della possibilità di razionalizzare mobilità, servizi,...

Saluti

Paolo l'urbanista giocherellone

andrei ha detto...

Per carità, vogliamo confrontare Sabaudia e Milano2?!

Il dilemma Paolo lo scrive in fondo: "metropoli diffusa" e "deregulation-de-facto" (!).
I termini non rendono giustizia all'orrido. Una situazione di cui siamo responsabili tutti (nonni, padri, figli, zie, ecc.).

Chi non ha almeno un condono in famiglia!

Cari saluti

F®Ømß°£ ha detto...

Buongiorno,

concordo al 100% con authan.

Se penso al concetto di New Town, mi viene proprio in mente la pianura veneta di cui parla Paolo, con i suoi paesi senza storia, senza null'altro che la statale che passa in mezzo e i tre capannoni appena fuori.

Sono luoghi che mi mettono un'angoscia inaudita.

Il fatto di dover prendere l'auto per raggiungere un centro degno di questo nome o comunque per raggiungere servizi diversi dal bar e dalla chiesa di quartiere, mi ripugna.

L'ex palazzinaro ci vuole così: in queste città progettate da amici e costruite da altri amici, con come unico passatempo nel nostro misero tempo libero, la televisione.

Evviva

Tommaso

Anonimo ha detto...

finalmente una parola chiara e definitiva sulla questione "abolizione provincie" che aveva fatto l'oggetto di una promessa in campagna elettorale non ancora mantenuta.
Le provincie restano, essì altrimenti come si farà a promuovere i 100 progetti di recupero/restauro lanciati dal premier col caschetto in testa in pellegrinaggio tra polvere e calcinacci???
Forse un contentino all'alleato di governo che ieri ha dovuto ingoiare rospi ben grossi nelle votazioni del Decreto Sicurezza al Senato....
Non ho capito bene l'ira del Ministro Maroni che ha parlato di "nuovo indulto per oltre 1000 clandestini rinchiusi nei centri....."
Oppppsss! Ora mi sovviene..... avevo dimenticato che in ITALIA esiste il reato di "clandestinità".

Ho letto anche di un altro reato.... quello commesso dalla segretaria della Lega Nord in Parlamento, beccata all'aeroporto svizzero di Agno con 8 kg di cocaina rinchiusa in contenitori per alimenti di ritorno dal Brasile......
cliccare per credere!!!
http://www.rsi.ch/home/channels/informazione/ticinoegrigioni/2009/04/07/cocaina-agno.html>

Anonimo ha detto...

Come aiutare i terremotati

Sciacalli per decreto

Anche per introdurre un reato con decreto legge occorrono tempi tecnici, che nel caso di specie vanificherebbero tutto, anche perché l'eventuale decreto non potrebbe mai essere retroattivo.
Allora, ammesso che vi sia l' "emergenza sciacalli" (non mi pare proprio) non sarebbe meglio utilizzare gli strumenti già previsti dal codice penale ? Esiste il reato di «furto in abitazione» (art. 624bis c.p.), punito fino ad un massimo di sei anni di reclusione, che possono arrivare a dieci per l’aggravante dei «motivi abietti» (art. 61 c.p., comma 1). Che lo «sciacallaggio» sia da considerare un «furto in abitazione» per «motivi abietti» è già stato confermato dai tribunali in molte sentenze.
Quindi inventarsi una superflua fattispecie penale, destinata comunque ad essere intempestiva, serve solo a farsi pubblicità.
Aggiungo che stando alle forze dell'ordine, finora casi di «sciacallaggio» non ce ne sono stati. Gli unici indiziati erano gli abitanti delle case in cui sono stati sorpresi, che violando i divieti erano andati a riprendersi le loro cose. Quindi non c'è nessuna urgenza, e nessun presupposto per emettere un decreto legge.
Tutta l'operazione é solo un ignobile spot pubblicitario

Anonimo ha detto...

Nuove città e soprattutto tanti bei mega-centri commerciali con decine di stores per lo shopping spensierato; cinema multisala, centri estetici e pratici fast food.
Presto le domeniche degli sfollati non saranno piu' cosi noiose come nelle tendopoli.

Paolo il savonarola ha detto...

@ Arturo:

gran calma! Non ho idea di come sia Milano 2 o Sabaudia, ma non mi pare di ricordare alcun esempio di precedenti di successo per città create dal nulla...

Rifiuto invece per principio il "siamo tutti colpevoli".

In primo luogo perchè non è vero in termini assoluti e non è giusto che i (pochi?) innocenti paghino anche per gli altri e perchè questa logica purtroppo è normalmente il primo passo verso una spesso ingiustificata autoassoluzione.

Saluti

Paolo il savonarola

gianpaolo ha detto...

Mi sa che il caro Cruciani è finito in nomination assieme al (suo) amico Facci.

Zorro di Marco Travaglio.

Sciacalli e leccapiedi
Due futuri premi Pulitzer, sul Giornale e a Radio24, mi danno gentilmente dello «sciacallo» perché ho ricordato quali danni aggiuntivi ai terremoti avrebbero comportato il “piano casa” e il ponte di Messina (in una delle zone più sismiche d’Europa) se sciaguratamente fossero già stati realizzati. I servi furbi sono così accecati dalla saliva delle loro lingue da non accorgersi che a liquidare il ponte, all’indomani della sciagura abruzzese, è stato il sottosegretario alle Infrastrutture del loro adorato governo, il leghista Roberto Castelli; e che a rinviare sine die il “piano casa” è stato il ministro forzista Raffaele Fitto, con la soave espressione dorotea della «pausa di riflessione».

http://www.unita.it/rubriche/Travaglio

Anonimo ha detto...

Sanaudia?

La città dove un gruppo di amici di Veltroni (amici perchè per anni lo hanno ospitato proprio lì) hanno costruito, espanso e ingrandito le loro ville (all'interno di un consorzio). Ovviamente a loro mai nessuna visita della forestale, finanza... persino Massimo Ranieri, lì vicino nello stesso consorzio, ha messo una piscina abusiva grazie a qualche 'aiuto'.

Gli altri? fanno le richieste, rispettano la burocrazia anche per abbattere unalbero... e si beccano visite di finanza, comune e forestale.

Off!

Anonimo ha detto...

Travaglio è abituato ad insultare tutto e tutti, in genere senza contraddittorio o, se un interlocutore c'é, senza guardarlo negli occhi... un vanto per il caro Cruciani la collera del travaglino!

farina ha detto...

Mi complimento davvero con il post di oggi di Authan , mi e' piaciuto e lo condivido. A parte che , con i tempi biblici italiani , difficilmente vedro' qualche niutau e forse nemmeno niutav . A parte questo , oltre gli esempi fatti , basta andare in alcune delle citta' costruite in Germania dopo la guerra ( e ho detto Germania ...) vedi Ashaffenburg o cpme diavolo si scrive , per capire che ehm... non e' l'humus migliore per coltivare la propria vita. Conserviamo al meglio cio' che abbiamo , per carita' ... Buona Pasqua a tutti!

Anonimo ha detto...

Anonimo 9 aprile 2009 19.43

se cruciani fosse un giornalista appena serio, avrebbe chiamato travaglio in diretta, o no...?

Ergo, e' stato cruciani per primo a INSULTARE travaglio per direttissima, senza alcun tanto evocato contradditorio. Ma smettiamola di usare la parola contradditorio a sproposito.

Per il resto ho trovato VERGOGNOSO il fatto che cruciani tentasse di dipingere il CROLLO DELL'OSPEDALE come un evento assolutamente funzionale rispetto alle "specifiche di progetto".

Arcibaldo Monocolao

Marco ha detto...

Segnalo: http://alessandrocascone.blogspot.com/