lunedì 13 ottobre 2008

Ho ancora la forza

Le avventate dichiarazioni di Berlusconi, che, nel commentare la crisi finanziaria, si è inventato promotore finanziario suggerendo, a mercati aperti, l'acquisto di azioni Enel e Eni, hanno dominato la scena della Zanzara di venerdì 10 ottobre.

A dirla tutta, già mercoledì 8 ottobre (fonte Sole24ore) il Cavaliere aveva citato le due aziende energetiche come esempi di titoli sottovalutati in borsa, aggiungendo alla lista anche Mediaset (toh, che coincidenza!)

Nonostante la Zanzara sia un programma molto seguito dai fan duri e puri di Berlusconi, nessun ascoltatore (tranne uno, che si è detto addirittura fiero di questo premier) ha trovato solidi appigli a cui aggrapparsi per difendere l'indifendibile. Anche Giuseppe Cruciani si è detto del tutto d'accordo con le dichiarazioni dell'economista Franco Bruni, il quale, nel suo intervento in diretta alla Zanzara, in qualità di ospite, ha detto che i consigli per gli acquisti di Berlusconi vanno “al di là dell'immaginabile dal punto di vista dello stile”.

Personalmente, più che sulla turbativa di mercato, sul presunto reato di aggiotaggio, sul conflitto d'interessi, io porrei l'accento sull’insostenibile leggerezza di questo personaggio, che neanche si rende conto di quello che fa mentre lo fa, e neanche s'immagina le conseguenze delle sue parole.

Finché le cose vanno bene è facile fare il piacione che, col sorriso stampato in faccia, racconta barzellette a raffica. Ma è nelle situazioni di crisi che dovrebbe venir fuori il vero statista, cosa che Berlusconi non è, non è mai stato, e non sarà mai, perché non è a settantadue anni che si può imparare un mestiere.

Io provo per Berlusconi lo stesso scoramento che Cruciani prova per Di Pietro. Ad un certo punto non si sa neanche più cosa dire. Viene solo da allargare le braccia e scuotere la testa.

Eppure, per questa volta, sento di avere ancora la forza. La forza di spiegare il perché. Il perché io, in base a quello che vedo e a quello che sento, disistimi Silvio Berlusconi così profondamente, perche lo consideri del tutto unfit to lead Italy (per citare un famoso titolo dell'Economist), senza che ciò configuri alcun sentimento di odio preconcetto, alcun desiderio di manette o di prematura dipartita.

Eh sì, perché, non è il conflitto di interesse (che pure non considero affatto irrillevante) e non sono i problemi con la giustizia (che pure considero molto gravi), né le leggi ad personam (che pure giudico indecenti) a rendermi davvero avverso a Berlusconi, e a farmi contare i giorni che ci separano dal suo addio alla politica. E’ il suo essere un cattivo statista e un pessimo governante.

E' il suo essere inconsistente, è la vacuità di un uomo che non propone ma propina, un uomo per cui l'apparenza conta più della sostanza, un uomo che vende precotti senza saper cucinare, un uomo che, con la tipica arroganza di chi sta sempre con la ragione e mai col torto, ha diviso l’Italia in due fazioni in perenne acritica ostilità, come fossero le tifoserie di due squadre di calcio rivali.

Tutto questo mi rende forse un odiatore antiberlusconiano? Cazzate, ma se vi piace pensarlo, pensatelo, che ci posso fare? Concedetemi, però, almeno questo: alla fine dei conti io sono solo uno che sogna un paese politicamente normale, e nient’altro.

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Vi lascio con una canzone che adoro: "Ho ancora la forza", tratta dall'album "Stagioni", di Francesco Guccini. Co-autore della canzone è Luciano Ligabue.



Ho ancora la forza di starvi a raccontare
le mie storie di sempre, di come posso amare,
di tutti quegli sbagli che per un motivo o l'altro so rifare

E ho ancora la forza di chiedere anche scusa
o di incazzarmi ancora con la coscienza offesa,
di dirvi che comunque la mia parte ve la posso garantire

Abito sempre qui da me,
in questa stessa strada che non sai mai se c'è
nel mondo sono andato,
dal mondo son tornato sempre vivo



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EDIT: ho scoperto per caso che La Zanzara ha vinto il premio Radiogrolla (una specie di Telegatto per la radio) nella categoria miglior trasmissione della sera. Ecco Giuseppe Cruciani festeggiato da Kay Rush sul palco del Palais di Saint Vincent, in Valle D'Aosta, dove si è tenuta la premiazione (tratto da www.radiogrolle.it).


Giuseppe Cruciani


Giuseppe Cruciani


venerdì 10 ottobre 2008

La conversione dell'Innominato

Tra le notizie di ieri, sono rimasto particolarmente colpito da quella relativa a Giulio Tremonti, il quale, durante la sua relazione di ieri al Senato, ha detto senza mezzi termini che o l’emendamento cosiddetto "salva-manager" veniva stralciato, o lui si sarebbe dimesso seduta stante. Secondo me Cruciani ha trattato il tema con troppa leggerezza, non cogliendo affatto il punto di svolta che questo episodio ha determinato.

Già da mesi nelle dichiarazioni del Ministro dell'Economia si è osservato un radicale cambiamento nella sua visione del mondo (e su questo concordano un po' tutti), ma, secondo me, c'è di più. C'è il conflitto interiore di un uomo che sa di aver commesso molti errori in passato: finanza creativa, mercato senza regole, assurdi attacchi alla moneta unica, l'euro, che in questi tempi di terribili crisi, rappresenta quell'appiglio che non fa cadere il paese nel baratro economico.

C'è, insomma, da parte di Tremonti, la consapevolezza, di non essere stato all'altezza.

Non è un caso, quindi, che nei gesti e nelle parole del Tremonti di questi mesi traspaia un chiaro desiderio di rimediare, di rinnovarsi, di purificarsi, in una sorta di conversione che ricorda quella dell'Innominato, il personaggio dei Promessi Sposi. Il cattivo che diventa buono. E il gesto di ieri, in Senato, a mio avviso segna un punto di non ritorno nella strada che il Ministro dell’Economia sta percorrendo verso la redenzione.

Io non sono come voi, sembra voler dire Tremonti. Non più.

Tutto ciò potrebbe portare a sorprendenti situazioni di acredine ai vertici dell’attuale governo, delle quali sarà interessante seguire con attenzione gli eventuali sviluppi.

A parziale supporto di questa mia impressione viene il fondo non firmato (e quindi attribuibile al direttore Antonio Polito) sul Riformista di oggi. Se Cruciani non vuol credere a me, creda almeno al suo quotidiano di riferimento, la sua Bibbia. Ne cito un passo:

C'è un'evidente diversità di toni tra Tremonti e Berlusconi. Tremonti fa una cosa di sinistra, mettendo sul tavolo le sue dimissioni pur di fermare un emendamento della maggioranza, già votato dal Senato, che salvava i manager di aziende in amministrazione controllata dal rischio di processi; rivelando così che, quantomeno, il ministro del Tesoro non viene informato delle iniziative della sua maggioranza.

In seno a questo governo, c'è una potenziale bomba ad orologeria con il suo carico di esplosivo. E, a sorpresa, tale bomba non si chiama Lega. Si chiama Giulio Tremonti. Non sappiamo di preciso come sia settato il timer, ma il ticchettio sta iniziando a diventare, col passare dei giorni, sempre più forte.

Tic, tac, tic, tac, tic, tac...


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Se un giorno voleste mai chiedere scusa a qualcuno con una canzone, usate questa.



The apologist (REM)

I've skirted all my differences but now I'm facing up.
I wanted to apologize for everything I was, so
I'm sorry, so sorry, so sorry, so sorry
so sorry, so sorry, so sorry


giovedì 9 ottobre 2008

Acque limacciose di un'insulsa quotidianità

Ultimamente si è molto polemizzato a proposito del nostro Parlamento, dove fannulloni e ignoranti sembrano albergare allegramente.

"Fannulloni" perché le statistiche dicono che in molti, senza validi motivi, non si presentano alle votazioni. Per Giuseppe Cruciani, la colpa di ciò è in gran parte dovuto ad un calendario di lavori male organizzato; occorrerebbe concentrare le sedute in brevi periodi prefissati, anziché avere una sessione continua. Considerazione interssante, gliene do atto.

"Ignoranti" perché, come dimostra il servizio delle Iene ripreso ieri alla Zanzara, ci sono elmenti che non sanno neppure rispondere a domande elementari su chi sia il Dalai Lama o chi sia Olmert. E, su questo, anche Cruciani se la ride senza sforzarsi di pronunciare difese d'ufficio, se non il fatto che una legge elettorale diversa, magari con le preferenze, non cambierebbe di molto le cose.

A questa cornice, si aggiunge la querelle sul fatto che il governo, che detiene il potere esecutivo, sta di fatto esercitando in modo surrettizio anche il potere legislativo a colpi di decreti legge e a voti di fiducia, fiducia che non è mai in discussione data la maggioranza bulgara di yesmen di cui Berlusconi può godere.

Agli ascoltatori che sollevano una qualsiasi di queste questioni, o anche tutte, Cruciani risponde, in sostanza, che, pur ammettendo una certa qual mancanza di qualità, non ci sono seri motivi per scandalizzarsi. Un vero e impellente problema democratico/parlamentare non c'è, perché l'importante è avere un governo che governi e che prenda decisioni importanti in breve tempo, specie in questi tempi difficili.

Non bisogna inoltre dimenticare, aggiunge Cruciani, che anche nelle precedenti legislature le opposizioni, di qualunque colore fossero, gridavano allo scandalo del parlamento esautorato dai suoi compiti. Ormai è una litania.

Tutto questo discorso mi riporta alla mente l'articolo di Antonio Polito sul Riformista di qualche giorno fa (già citato in uno dei miei precedenti post), dove veniva introdotto il concetto di post-democrazia: per Polito, la democrazia parlamentare, per come la si conosceva fino ad oggi, è solo un ricordo. Siamo ora entrati in uno stadio successivo, dove sono i cittadini per primi, in larga maggioranza, a chiedere decisionismo e non "cazzeggio parlamentare" (definizione mia, non di Polito).

Ieri, in assenza di notizie di rilievo, slegate dalla crisi finanziaria, poteva essere l’occasione per provare a stimolare le opinioni degli ascoltatori, in merito a questa ipotetica post-democrazia, chiedendo quali sono le riforme istituzionali, volte a semplificare l'azione legislativa, maggiormente auspicabili.

Ma così non è stato. Cruciani ha preferito galleggiare nelle acque limacciose di un'insulsa quotidianità, portando a termine una Zanzara scialba che neppure l'intervista a Paolo Guzzanti (incazzato con Berlusconi per la sua amicizia con Putin) è riuscita a salvare.

D'accordo che la Zanzara è una trasmissione di commento veloce e non di approfondimento alla Vivavoce, ma porca miseria, ci sono delle volte che rimpiango davvero il gigione Luca Telese coi suoi argomenti imposti.

mercoledì 8 ottobre 2008

Gli alieni sono tornati!

Nel caso ve lo stiate domandando, vi spiego il titolo del post, dicendovi che è ispirato dai primi dieci fenomenali minuti della Zanzara di ieri. Come accadde in un'altra occasione, ad aprile, anche in questa circostanza, specialmente nella prima parte della trasmissione, c'è stato il Giuseppe Cruciani che non t'aspetti, tanto da far sospettare un secondo sequestro alieno con rimpiazzamento tramite clone, stile Invasione degli Ultracorpi.


Ultracorpi


In apertura, Cruciani si è lanciato in sperticate lodi per il PM del processo Tanzi, Francesco Greco, recente protagonista di una requisitoriamolto attuale” per come è stata severa non solo verso le banche coinvolte nella vicenda Parmalat, ma verso le banche in generale, che sono oggi nell'occhio del ciclone.

Cruciani ha stra-ragione, le parole di Greco sono davvero sacrosante. Ma un elogio così incondizionato verso un PM (piu che una requisitoria, quella di Greco sembrava un'orazione) me lo sarei aspettato da un Di Pietro, o da un Grillo, non certo da Cruciani, il quale, inoltre, non ha manifestato alcun sentimento di pietà verso Calisto Tanzi, lasciando da parte, per una volta, le sue tendenze iper-garantiste.

Chiuso con Parmalat, Cruciani è poi passato ad occuparsi di politica, commentando alcune dichiarazioni del vice-presidente del Senato, la leghista Rosi Mauro. Successivamente, il conduttore della Zanzara si è dedicato all'emendamento (al DDL sulla sicurezza), proposto ieri dalla Lega, in base al quale si vorrebbe introdurre il permesso di soggiorno a punti.

Cominciamo con Rosi Mauro. Voglio dilettarmi, come spesso faccio, nel riportare le parole testuali trasmesse in audio alla Zanzara: Non si è più sicuri in casa propria, ed è la cosa peggiore per ogni cittadino. Non si è più sicuri neppure di giorno, nella propria abitazione. E’ scandaloso. Quando uno chiude la porta di casa sua, va a letto e non sa la mattina si risveglia, questa è la cosa più antidemocratica che possa avvenire.”

Questo”, ha commentato Cruciani “significa cavalcare la paura”, e io la penso allo stesso identico modo, al punto di sfidare chiunque a dimostrarmi il contrario.

Ma di cosa stiamo parlando? Dell'Italia o della Chicago anni ’20? O della Beirut anni ’80 o della Baghdad attuale? Questa è speculazione politica allo stato puro, uguale ed opposta a quella sul razzismo. Così come non siamo in un regime di apartheid, non siamo neppure un paese che vive nel terrore di uscire di casa o di non risvegliarci il giorno dopo. Tutto questo è follia.

Ma non basta. Le parole di Rosi Mauro accompagnavano la proposta leghista relativa al permesso di soggiorno a punti, che a mio avviso sfonda ogni barriera di assennatezza per entrare nella dimensione dell'insania più assoluta. “Solo per pensare ad una cosa del genere”, ha detto Cruciani strappandomi una risata, “bisogna avere qualche problema”.

Io non riesco neppure a trovare la parole per commentare un'idea così contorta. Serve una mente aliena per concepirla. Ma ve lo immaginate l'immane lavoro che occorre svolgere per determinare il punteggio da sottrarre in corrispondenza di ogni possibile infrazione amministrativa o penale? E poi chi terrà la "contabilità"?

Se proprio la Lega ci teneva a manifestare la propria xenofobia (non neghiamo l’evidenza, please) sarebbe stato meglio fare una proposta all'americana, del tipo "three strikes and you are out": tre infrazioni - di qualunque natura - e fuori dai coglioni. Sarebbe stato non solo meno dispendioso da un punto di vista organizzativo, ma anche intellettualmente più onesto.

martedì 7 ottobre 2008

Niente è impossibile

La giornata di ieri è stata dominata dalle notizie sulla spaventosa crisi finanziaria che sta imperversando in tutto il mondo. Tale argomento, però, si ritaglia più a trasmissioni come Focus Economia che non alla Zanzara, e infatti, la puntata di ieri della trasmissione di Giuseppe Cruciani ha un po' sofferto in termini di interesse e di coinvolgimento suscitato.

Insomma, per farla breve: la Zanzara di ieri è stata di una noia mortale, e non è facile neppure per me commentare puntate così. Ma facciamoci coraggio, e cominciamo.

Per prima cosa, devo dare ragione a Cruciani quando ha ripreso Veltroni per aver attribuito alla “destra mondiale” la responsabilità della crisi economica. Si, è vero, lo slogan "meno stato e più mercato" e la conseguente deregulation si possono probabilmente ricondurre ad una filosofia economica "di destra". Tuttavia, come genere di ragionamento (in pieno stile Berlusconi, se mi è concesso) è davvero troppo sempliciotto. Magari può essere efficace con le casalinghe di Voghera (con tutto il rispetto, eh!?), ma io da Veltroni mi aspetto una politica decisamente più "alta".

Inoltre, la sintesi di Veltroni si presta ad un facile contrattacco. Anche ammettendo il fallimento della visione economica "di destra", ammesso che esista, quale sarebbe la visione "di sinistra" da offrire come contraltare? La collettivizzazione dei mezzi di produzione?

Mi fermo qui, perché la questione rischia di sfociare nel ridicolo. Veltroni ha fatto bene a mettere in risalto i voltafaccia di certi geni dell'economia (uno per tutti, Giulio Tremonti), ma doveva fermarsi lì, senza prendersela con la destra mondiale.

L'unico altro istante della Zanzara di ieri che mi ha destato dal torpore è stato quando Cruciani ha giudicato eccessive le critiche - ma sarebbe meglio dire insulti - espresse ieri da Cossiga verso Di Pietro, il quale aveva osato affermare che non si possono escludere forme di abusi da parte degli organi di polizia (il riferimento, per la cronaca, era al caso della donna somala apparentemente maltrattata dagli agenti all'aeroporto di Ciampino).

Sì, avete letto bene: Cruciani ha difeso Di Pietro da Cossiga. Non che, nel farlo, ci abbia messo un particolare trasporto, ma nella vita a volte bisogna accontentarsi. Io, dal mio canto, sono corso a mettere una X sul calendario, urlando al miracolo: oggi Cossiga ha detto qualcosa di non "strepitoso". Incredibile.

Per chiudere il post, torno ancora una volta al tema del razzismo, che anche ieri ha trovato un po' di spazio alla Zanzara. Nella rassegna stampa di oggi ho trovato un bellissimo articolo, sul Riformista, di don Peppino Caldarola, che meriterebbe di essere citato ed approfondito in trasmissione. Caldarola distingue tra razzismo e xenofobia e biasima i due poli politici che, come al solito, si rendono protagonisti di un dialogo tra sordi, dove l'essenziale non viene colto.

I miei lettori più fedeli si stupiranno, forse, nel vedermi decantare un articolo di Caldarola, personaggio da me spesso preso bonariamente in giro. Ma non ce n'è ragione. Io mi considero un libero pensatore e non mi fisso su dei preconcetti. Per capirsi: oltre a Caldarola, prendo spesso per il culo anche Filippo Facci, ma questo non mi impedisce di trovare interessanti molti suoi articoli (a patto che non parlino di Travaglio).

D'altronde, se pure a Cruciani capita di difendere Di Pietro da Cossiga, vuol dire davvero che niente è impossibile.

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Vi lascio con il video di Amore Impossibile dei Tiromancino. Provate a non fischiettarla fino alla fine della giornata, se ci riuscite :-)



Chiudere la realtà dentro la tua isola
ma non perdere la voglia di volare
perchè l'amore è amore impossibile
quando non riesce a inseguire è irraggiungibile
Senso di libertà oltre le stelle e il cielo
che è nascosto sul fondo dell'anima


lunedì 6 ottobre 2008

La strategia dello struzzo

Al centro dell'attenzione alla Zanzara di venerdì 3 ottobre 2008 c'è ancora stato il tema del razzismo. Giuseppe Cruciani ha mantenuto la sua linea minimizzatrice, volta soprattutto a osservare da un lato l'inesistenza di una emergenza razzismo in Italia, e dall'altro la speculazione politica, accompagnata da un eccessivo risalto mediatico, di cui alcuni episodi della recente cronaca sono stati oggetto.

Dice in sostanza Cruciani, con tono liquidatorio: prendere una manciata di episodi slegati tra loro (e per giunta in alcuni casi non sempre chiari o comunque non sempre associabili a pura intolleranza) ed incasellarli sotto la colonna "razzismo" è un'operazione giornalisticamente e politicamente sbagliata. Siamo di fronte ad una moda mediatica che presto, c'è da scommetterci, passerà.

Su queste osservazioni, è difficile dar torto al conduttore della Zanzara, bisogna ammetterlo.

Trovo però che questa concentrazione di notizie relative al razzismo assomigli molto, per intensità e per esagerazioni, a quella relativa al cosiddetto problema sicurezza (sul quale il centrodestra ha giocato le sue migliori carte elettoriali), un fenomeno che, per via delle campagne stampa, veniva percepito dai cittadini in dimensioni più grandi del dovuto.

Ma la percezione dei cittadini non è qualcosa che si possa ignorare, anche quando tale percezione, alimentata da mode mediatiche, va oltre la realtà. Anche dalle mode mediatiche, a volte, si possono trarre buoni spunti di riflessione, e così come, mesi fa, si e dibattuto a lungo del tema sicurezza nonostante le indecenti speculazioni politiche, a mio avviso ha senso oggi dibattere del tema razzismo.

Io sono convinto che, a prescindere dagli episodi (veri o falsi, accostabili direttamente al razzismo o meno) dei giorni scorsi, e a prescindere dalle speculazioni politiche, in Italia esista una nicchia (piccola, ma contagiosa, se non la si limita) di intolleranza e sono altrettanto convinto che chiedersi cosa fanno le istituzioni per combattere tale nicchia è legittimo, perché la questione non è marginale, anche se Cruciani, con mio disappunto, sembra trattarla come tale.

Del resto, se la questione fosse marginale, due figure istituzionali quali il Presidente della Repubblica Napolitano e il Presidente della Camera Fini, che non sono esattamente due passanti, non avrebbero toccato l'argomento come invece hanno fatto negli ultimi due giorni.

E' sacrosanto biasimare le speculazioni politiche e la superficialità di certo giornalismo, ma poi il passo successivo di un serio osservatore dovrebbe essere quello di verificare cosa fa esattamente il governo (a livello di scuola, di vigilanza, ecc) per arginare un fenomeno, l'intolleranza, che, sebbene non esteso, comunque esiste. Concesso, cioè, che non siamo in una situazione di emergenza, cosa si fa, di preciso, per evitare che a tale situazione ci si arrivi in futuro?

E' divertente, osservare che anche il quotidiano di riferimento di Cruciani, il Riformista, in un articolo del 3 ottobre (non firmato, quindi ascrivibile al direttore Polito) si rivolge direttamente al Ministro degli Interni Maroni, chiedendo proprio maggiore attenzione al problema da parte del governo. Ne cito un passo significativo: “Al punto cui siamo arrivati, la deriva razzista meriterebbe maggiore attenzione da parte del governo. Caro ministro Maroni: anche il razzismo è un pericolo per la sicurezza da combattere ed estirpare.

Per la cronaca, ieri Maroni si è finalmente degnato di rilasciare qualche dichiarazione sul tema del momento. In sostanza, egli dice che non c'è alcuna emergenza razzismo (e fin qui va bene, mica siamo un SudAfrica, no?), ma poi parla di casi isolati e lascia intendere che non si sono reali motivi di preoccupazione. Siamo cioè di fronte alla classica strategia dello struzzo: testa sotto la sabbia, fine del problema.

(Problema? Quale problema?)



Struzzo


venerdì 3 ottobre 2008

Talkin' bout a revolution

E' fresca fresca la notizia che la procura di Venezia ha messo sotto inchiesta il prosindaco di Treviso, Giancarlo Gentilini, per istigazione all’odio razziale.

Alla Zanzara di ieri, Giuseppe Cruciani ha fatto ascoltare un paio di frammenti del comizio di Gentilini alla recente festa dei popoli padani a Venezia. Ne trascrivo un passaggio:

Io voglio la rivoluzione contro gli extracomunitari clandestiniii. Voglio la pulizia dalle strade di tutte queste etnie che distruggono il nostro paeseeee. Voglio la rivoluzione nei confronti dei nomadi, dei zingari (sì, ha detto "dei zingari"). Ho distrutto due campi di nomadi e di zingari. […] Voglio eliminare tutti i bambini dei zingari (aridaje! Si dice "degli zingari"!) che vanno a rubare dagli anzianiiii. Voglio tolleranza a doppio zerooo!

Vi metto anche l'audio, perché il tono di voce di Gentilini, stile esorcista, è parte integrante del messaggio.




Il commento di Cruciani (che ha anche definito "deliri" le parole di Gentilini) è stato: “Più che da tribunale, questa è roba da bagaglino. Gentilini sicuramente se ne frega dell’inchiesta, che probabilmente accresce solo la sua popolarità.”

Mi va bene, buttiamola pure sul ridere. Diciamo che Gentilini è un cabarettista e non prendiamolo troppo sul serio. Però, caro Cruciani, possiamo sforzarci di fare un piccolo step in più nell'analisi?

Il problema è che questo signore ha un seguito non indifferente! Sono dieci anni che comanda a Treviso, e dubito che quelli che lo votano lo considerino un cabarettista, e su questo penso ci sia un po' meno da ridere.

Detto questo, non bisogna neppure esagerare nell'altra direzione. Ieri è intervenuto in diretta, in qualità di ospite, il giornalista dell'Unità Toni Fontana secondo il quale (vedi anche suo articolo) è imminente la nascita, a Treviso, di un regime di segregazione razziale. Ma quando mai, ma non diciamo fesserie!

Nel sostenere queste enormità, nel parlare di apartheid, di Ku Klus Klan, concetti del tutto fuori luogo, paradossalmente si regalano solo facili argomenti difensivi a Gentilini e ai suoi fans.

Il fatto che Gentilini abbia un grosso seguito preoccupa NON perché si vedano all’orizzonte chissà quali scenari di violenze razziste permanenti, ma perché l'uso si certi toni, la scelta di certe parole, l'evocare rivoluzioni, sono tutte cose che hanno, come effetto, quello di rallentare e ostacolare un generale processo di integrazione che, in ogni caso, alla fine, ci sarà comunque.

Questo processo di integrazione è fisiologico, e, in quanto tale, va assecondato, favorito, gestito, regolamentato, in modo da minimizzare ogni possibile scenario di scontro sociale. Invece Gentilini, con le sue urla, gli improperi, i toni esagitati, si mette di traverso, nella sciocca speranza di invertire la direzione della corrente del fiume. In tal modo, acuisce le diversità, e incoraggia l'isolamento e l'auto-ghettizzazione.

Mi spiego meglio. Io sono ben felice che la micro-criminalità sia contrastata e che i delinquenti che rubano, che spacciano, che schiamazzano di notte e "pisciano contro i muri", siano perseguiti per quello che sono (delinquenti, appunto).

Ma questo mestiere da sceriffo può essere benissimo espletato con un profilo un po' più basso, senza esasperazioni, in modo che chi, tra gli immigrati, è solito seguire le regole, non venga messo nella condizione di avere paura e di essere tentato a provare una sorta di "solidarietà etnica" con conseguente auto-ghettizzazione.

Una volta per tutte, vorrei che un punto diventasse chiaro: il destino di questo paese è quello di diventare una società multirazziale. Chi continua a negare questa evidenza, chi continua ad auspicare che ciò non accada, a mio avviso è, nella migliore delle ipotesi, un povero ebete che non vede al di là del proprio naso.

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Contributo multimediale: parlando di rivoluzioni, mi son detto che questa era una buona occasione per riascoltare la splendida Talkin' bout a revolution, anche se ovviamente la cantante, Tracy Chapman, si riferiva a rivoluzioni di tutt'altra natura rispetto a quelle evocate da Gentilini.





Poor people are gonna rise up
And get their share
Poor people are gonna rise up
And take what's theirs