venerdì 16 gennaio 2009

Dio perdona, Cruciani no

A quanto pare, al fine della concessione, in Brasile, dello status di rifugiato politico per Cesare Battisti, sarebbero state decisive alcune pressioni esercitate dal presidente francese Sarkozy, stimolato dalla consorte Carla Bruni, a sua volta sobillata dalla famosa scrittrice parigina Fred Vargas.

Nonostante la notizia sia piuttosto inverosimile (l'Eliseo ha smentito), Cruciani se l'è legata al dito: “Ho smesso di comprare i libri, pur bellissimi, della Vargas”, ha detto ieri il conduttore della Zanzara, mentre in sottofondo risuonavano le note di "Quelqu'un m'a dit", la canzone di maggior successo della Bruni (“per ricordarci chi dobbiamo ringraziare”).

Inoltre, Cruciani ha pure chiamato ad un virtuale banco degli imputati Roberto Saviano, l'autore di "Gomorra", invitandolo pubblicamente a smentire le voci in base alle quali questi aveva firmato una petizione pro Battisti qualche tempo fa.

Che dire… Mah, adesso forse si esagera. Io non mischierei le qualità artistiche e letterarie di uno scrittore con le sue opinioni personali su questo o quel tema. Dell'esistenza della firma di Saviano alla petizione pro Battisti non mi importa nulla, e personalmente non mi priverò del piacere di leggere i bei romanzi noir della Vargas, nonostante disapprovi la fervente attività in favore di Battisti di cui si è resa protagonista negli ultimi anni (interessante, comunque, la sua intervista sull'Unità di oggi). Gli ostracismi e i boicottaggi, in generale, non mi sono mai piaciuti.


Vargas


Frecciatina: giusto per coerenza, visto che Cossiga, come ha dichiarato al Corriere, se fosse nei panni del ministro della giustizia brasiliano prenderebbe “a calci nel sedere l'ambasciatore italia che venisse a chiedere conto della decisione”, è sperabile che l'umana simpatia che Cruciani prova per il presidente emerito subisca un qualche ridimensionamento?

***

Tra gli altri temi toccati ieri, ha spiccato la vicenda di Parma: in riferimento al pestaggio, avvenuto alcuni mesi fa, di un giovane di colore scambiato per uno spacciatore, 4 vigili urbani sono finiti agli arresti domiciliari.

Vi ricordate il dibattito sul razzismo in auge lo scorso autunno? C'erano due fazioni in lotta: quelli del "razzismo dilagante eccitato dal governo", e quelli del "razzismo un par de cojoni". Cruciani parteggiava perla seconda fazione, secondo me sbagliando. Non perché avessero ragione quelli della fazione del razzismo dilagante (avevano torto pure loro, secondo me), ma perché a mio avviso il razzismo esiste sotto forma di piccole nicchie che, indipendentemente da chi è al governo, si insinuano nella società civile come dei virus. Tali virus vanno estirpati prima che si riproducano, e non si cura una malattia negandone l'esistenza.

Purtroppo, anziché caldeggiare questo approccio, Cruciani spendeva invece le sue energie a negare, minimizzare, sminuire gli episodi, tra cui anche quello di Parma. “Non esiste un problema razzismo in Italia”, era il suo mantra.

Beh, invece esiste. Non sarà dilagante, non sarà imperante, sarà un fenomeno di nicchia, ma un problema razzismo esiste, e va combattuto duramente. E' ora di aprire gli occhi e di cominciare a guardare, anche negli angoli più bui.

giovedì 15 gennaio 2009

Inseguendo una libellula in un prato

...un giorno che avevo rotto col passato...

No, non è di quel Battisti che si è parlato a lungo alla Zanzara di ieri, ma di quell'altro, Cesare. Cesare Battisti. No, non il patriota dei primi del '900, ma l'ex terrorista, membro dei Proletari Armati per il Comunismo, responsabile, secondo la giustizia italiana, di quattro omicidi e di molti altri reati.

Battisti si trova attualmente in Brasile, nazione il cui ministro della giustizia, due giorni fa, gli ha concesso lo status di rifugiato politico. Non verrà pertanto estradato in Italia, e sarà presto un uomo libero. L'indignazione di Giuseppe Cruciani, durante la trasmissione di ieri, era palpabile, ed è difficile non condividerla.

Chi si schiera "a favore" di Battisti basa la propria opinione sulla differenzia tra crimini politici e crimini comuni (tra costoro, Cruciani ha citato alcuni scrittori, ma sarebbe carino se stasera ricordasse che la lista dei pro Battisti include pure il sempre "strepitoso" Francesco Cossiga, il quale già si espresse pro Marina Petrella), e in nome di questa differenza invocano una sorta di amnistia che chiuda i conti con il periodo della lotta armata, una fase che è da considerarsi chiusa.

No signori, mi spiace. Questa differenza non esiste è non può essere recepita. Se la accettassimo, perché allora anche le mafie non dovrebbero proclamarsi come organizzazioni di lotta politica contro lo stato? Magari, Riina e Provenzano, tra qualche anno, potrebbero chiedere l’applicazione della stessa ipotetica amnistia che qualcuno vorrebbe applicare a Battisti. Sarebbe forse un evento auspicabile? No, sarebbe rivoltante, diciamo la verità.

Una rapina è una rapina. Un omicidio è un omicidio. Chi è stato riconosciuto colpevole con sentenza passata in giudicato deve scontare la sua pena. Ad un certo punto, le motivazioni (politiche o no) che hanno portato un individuo a commettere dei reati perdono importanza. Quel che rimane, alla fine, è solo la sentenza del tribunale.

A margine, concedetemi una puntura di spillo. Ad inizio trasmissione, nell'introdurre la vicenda Battisti, Cruciani ha preannunciato l'intento di fare una “polemica pesante” verso il Presidente del Consiglio e i ministri della giustizia degli esteri del nostro governo, che poco o nulla hanno fatto per ottenere l'estradizione. Peccato che poi, alla prova dei fatti, la "polemica pesante" si sia rivelata il solito innocuo buffetto. Tanto per dirne una, quando D'Alema si permise di definire Brunetta “energumeno tascabile” (mamma mia che cosa orribile!), alla Zanzara si sentirono bordate ben peggiori (Cruciani parlò nientemeno che di razzismo).

***

A proposito di D'Alema... Cambiando argomento, vorrei spezzare una lancia a suo favore. Ieri baffino ha detto che paragonare i bombardamenti israeliani a Gaza con quelli della NATO su Belgrado avvenuti nel 1999, quando egli era Presidente del Consiglio, è del tutto improprio, visto che la NATO intervenne al fine di interrompere l'eccidio di migliaia e migliaia di kosovari. Cruciani non ha trovato convincenti le parole di D'Alema, mentre invece secondo me quest'ultimo ha stra-ragione.

Anzi, paradossalmente, vista la carneficina in atto a Gaza, e visto che anche il governo serbo, dal suo punto di vista, aveva all'epoca le sue "buone ragioni" (tra virgolette) per prendersela con i kosovari, sarebbe molto più calzante un paragone con un ipotetico odierno attacco NATO contro Israele (che ovviamente non mi sogno neanche lontanamente di auspicare, sto solo portando avanti un ragionamento).

Pertanto, D'Alema, secondo me, non è criticabile da destra. Semmai potrebbe esserlo da sinistra: qualche esagitato filo palestinese (non io, s'intende, che esagitato filo palestienese non sono) potrebbe chiedergli conto di come mai non propone di bombardare Tel Aviv.

-----




Chissà chissà chi sei
Chissà che sarai
chissà che sarà di noi
lo scopriremo solo vivendo


(Lucio Battisti – Con il nastro rosa)


mercoledì 14 gennaio 2009

C'è chi dice no

In una Zanzara ancora imperniata sugli stessi temi già trattati nei giorni precedenti (guerra di Gaza, le manie di protagonismo di Gigi la Trottola Brunetta -altro che Ufo Robot-, la telenovela Alitalia), ha trovato un po' di risalto, ieri sera, la campagna pubblicitaria a favore dell'ateismo promossa dall'UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti).

Salvo ingiustificabili divieti, dal 4 febbraio alcuni autobus di Genova ospiteranno sulle fiancate lo slogan "La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno". L'iniziativa ricalca quella analoga messa in atto a Londra alcuni mesi fa. Lo slogan inglese, leggermente diverso, era "There’s probably no God. Now stop worrying and enjoy your life.”. (C'è da dire che quel "probably" rendeva il tutto meno aggressivo e forse per questo più efficace.)

Cruciani, secondo me giustamente, ha trattato il tema in modo piuttosto leggero, senza innescare particolari dispute né in senso favorevole né in senso contrario all'iniziativa dell'UAAR. Di tutto l'Italia ha bisogno, tranne che dell'innalzamento di un ennesimo nuovo muro divisorio, questa volta tra atei e credenti. Tuttavia, la campagna pubblicitaria in questione, per il suo carattere inconsueto, non poteva passare inosservata, ed è normale e giusto che se ne parli, pur senza prendere le cose troppo sul serio.

Se ho ben capito, la posizione di Cruciani è che pur non trovandoci nulla di offensivo nello slogan coniato dai copywriter dell'agenzia pubblicitaria incaricata, non si capisce bene quale sia lo scopo concreto di questa campagna. Convincere qualche credente dubbioso a passare all'altra sponda? Promuovere una sorta di orgoglio ateo, sulla falsa riga dei gay pride?

Se si deve giudicare dal fumoso intervento di Giorgio Villella, rappresentante dell'UAAR invitato da Cruciani a spiegare l'iniziativa, l'unico concreto obiettivo è meramente quello di guadagnare iscritti (paganti), e portare soldi in cassa all'organizzazione. Cosa più che legittima e per nulla censurabile, naturalmente. Però viene da chiedersi: ha senso invitare i cittadini ad entrare a far parte di una specie di "setta composta da coloro che non vogliono appartenere ad alcuna setta"? Non è un controsenso? L'ateismo, se spinto all'eccesso, propugnato, insegnato, propagandato, non rischia, paradossalmente, di diventare esso stesso una sorta di religione con i suoi adepti?

Secondo me il rapporto (o l'assenza di esso) che ciascuno ha con Dio dovrebbe rimanere circoscritto in una sfera prettamente privata, intima, che si origina e si sviluppa in modo spontaneo, senza l'influenza esterna di opere di proselitismo, come possono essere le campagne pubblicitarie o l'insegnamento della religione in scuole pubbliche e laiche).

Ciò detto, unicamente per sommo desidero di esprimere me stesso, e non per convincere nessuno di alcunché, avrei piacere di spiegare la mia inconsueta visione di Dio e della religione.

Spesso, per brevità, mi definisco antireligioso, ma l'espressione in realtà è troppo forte. Semplicemente, non mi riconosco in nessuna confessione, e rifiuto l'idea che nel rapporto tra uomo e Dio ci debbano essere intermediari. Posto che Dio esista (cosa di cui peraltro dubito), non accetto che esso debba essere pregato e adorato come un idolo, e non accetto che ci debbano essere da parte mia atti di sottomissione.

Il mio essere un buon cittadino, onesto e rispettoso del prossimo, non nasce dall'essere timorato da Dio o da un ipotetico terrore di finire all'inferno per l'eternità, dopo la morte. Nasce invece dal fatto che credo in sentimenti profondi e puri come l'amore, l'altruismo, la solidarietà, la razionalità, e l'uso del buon senso. Se Dio esiste, non è sopra di noi, ma dentro di noi.

-----

Do you believe in God?
No, I believe in Love.

-----




Tanta gente è convinta
Che ci sia nell'aldilà
Qualche cosa, chissà...
Quanta gente comunque ci sarà
Che si accontenterà


(Vasco Rossi - C'è chi dice no)


martedì 13 gennaio 2009

Il soprassalto delle coscienze

Chissà quale sottile piacere deve provare Giuseppe Cruciani nell'invitare alla Zanzara, uno dietro l'altro, tutti gli opinionisti/intellettuali che maggiormente avversa e disistima.

L'altro ieri aveva fatto capolino in trasmissione il filosofo Gianni Vattimo, favorevole, ma non con toni esagitati, al boicottaggio dei prodotti israeliani. Ieri, invece, Furio Colombo, inarrestabile come un fiume in piena (tanto che dopo i primi minuti Cruciani non riusciva più ad interromperlo per porre altre domande), ha proferito un'accorata difesa di Israele, facendo contento, per una volta, il conduttore della Zanzara.

Come mai nessuno chiede il cessare il fuoco ad Hamas? Chi parla di tregua, che soluzioni propone?”. Queste questioni, messe sul tavolo da Colombo, sono del tutto sensate, e non sono dissimili da quelle evidenziate in uno scritto di Lucia Annunziata (apparso sulla Stampa del 7 Gennaio e letto in parte ieri di Cruciani), dove si parla di “soprassalto delle coscienze” solo contro Israele. Trascrivo qui di seguito le incisive parole della Annunziata:

Su Israele pesa sicuramente un pregiudizio: non ho mai assistito allo stesso livello di emozione e di mobilitazione quando veniva fatto saltare in aria in quel Paese un mercato, un bus, una scuola, una discoteca, come è successo spesso negli anni passati. Appena lo Stato ebraico si muove c’è invece un immediato soprassalto delle coscienze.

Tuttavia, queste considerazioni, per quanto corrispondano al vero, non sono sufficienti, a mio avviso, a rendere il governo di Israele esente da critiche. Il fatto è che l'omicidio di innocenti compiuto da terroristi criminali e sanguinari ha fisiologicamente un impatto minore rispetto all'uccisione di innocenti compiuto da chi agisce in nome dell'autorità ufficiale e riconosciuta, da chi agisce in nome del diritto e in nome dello stato, da chi gli innocenti dovrebbe in primo luogo proteggerli, eticamente e giuridicamente.

Per capirsi: cosa vi impressionerebbe di più, un rapinatore che si asserraglia in una banca con degli ostaggi o un poliziotto che, per risolvere la situazione, spara un colpo di bazooka all'interno dell'edificio uccidendo tutti gli occupanti, ostaggi compresi?

Dico questo non per criminalizzare Israele, come se dall'altra parte ci fossero solo santi, cosa che chiaramente non è. Sto solo spiegando perché le coscienze "soprassaltano" in certi casi più che in altri. E' un fatto emotivo, e niente più.

Cambiando argomento, ieri c'è stato anche l'incredibile intervento del professor Franco Battaglia, docente di chimica dell’ambiente all'università di Modena, articolista del Giornale, e noto antiambientalista viscerale, chiamato in causa da Cruciani per commentare le possibili iniziative del governo inglese per disincentivare l'acquisto delle mega-TV al plasma, autentici mostri energivori.

Secondo Battaglia, e senza che Cruciani obiettasse alcunché, non ci sono seri motivi per impegnarsi nel risparmio energetico. Se i governi adottassero delle politiche appropriate, l’energia sarebbe così abbondante che nessuno si dovrebbe preoccupare di sprecarla.

“Papà, vieni a giocare?”

Appena Battaglia si è congedato, sono corso ad accendere le luci in tutte le stanze. Subito dopo, ho avviato la lavatrice, nonostante fosse vuota. Infine, ho alzato al massimo il riscaldamento. Volevo provare l'ebbrezza del divorare energia in modo incontrollato.

Ma è durata poco, meno di un minuto. Mi sono sentito talmente un pirla che quasi mi prendevo a schiaffi da solo. Ho subito provveduto a fermare la lavatrice, ho riabbassato il riscaldamento e ho spento tutte le luci inutili.

Poi, come tocco finale, ho spento pure la radio.

“Eccomi, piccolo”.

-------

Quando finirà questa insana guerra?
The answer, my friend, is blowing in the wind...



Yes, and how many deaths will it take till he knows
That too many people have died?
The answer, my friend, is blowin' in the wind
The answer is blowin' in the wind.


(Bob Dylan - Blowin' in the wind)

lunedì 12 gennaio 2009

729

Le ipotesi di boicottaggio di prodotti israeliani, contraddistinti dalle cifre 729 nella parte iniziale del codice a barre, sono state al centro dell'attenzione della Zanzara di venerdì 9 gennaio. Giuseppe Cruciani si è detto molto colpito dall'uso di questa sigla 729, come fosse un marchio infamante assimilabile alla stella di Davide gialla ai tempi del nazismo, ed ha pure aggiunto che dietro questo genere di iniziative si nasconda un “pizzico di antisemitismo”.

A mio avviso, questa idea del boicottaggio non sta né in cielo né in terra, e la disapprovo in toto. Tuttavia, ci andrei piano con i "pizzichi di antisemitismo". Mi sento di escludere che coloro che hanno ideato questa iniziativa siano realmente antisemiti. Abbiamo invece a che fare solo con persone convinte ingenuamente che in questo conflitto sia banale identificare i buoni (i palestinesi oppressi) e i cattivi (gli israeliani oppressori).

No, signori, qui non c'è antisemitismo nel senso originale del termine (atteggiamento di ostilità verso gli ebrei). C'è solo un'eccessiva opera di semplificazione di uno scenario politico e sociale che è invece estremamente complesso, e che non si può ridurre in una dicotomia buoni/cattivi.

Sempre sul tema della guerra di Gaza, un'altra frase di Cruciani mi ha poi colpito: “Chi parla di reazione sproporzionata non conosce le regole fondamentali riguardanti le reazioni militari. E' assurdo parlare di reazioni sproporzionate o proporzionate”. Insomma, per Cruciani bisognerebbe fidarsi ciecamente del governo israeliano. Se hanno agito così, vuol dire che non c'erano altro vie più soft.

No, mi spiace, io non ci sto. Conosco il cinismo, ne faccio largo uso, ma in questo caso non ci sto a spegnere il cervello. Secondo non ben identificate "fonti mediche", dall'inizio della controffensiva israeliana, a Gaza sono morti 235 bambini, e, se vogliamo dar credito a questa stima, per quel che mi riguarda sono 235 bambini di troppo.

Se accettiamo senza batter ciglio questa “ignominiosa carneficina” (copyright Mario Capanna, che ieri non ha trovato di meglio da fare che incaternarsi ai cancelli dell'ambasciata americana a Roma), dove metteremo il prossimo paletto? Se il passo successivo del governo israeliano, sempre in nome di un legittimo principio di autodifesa, fosse, per ipotesi, la pulizia etnica e la deportazione, dovremo continuare a far finta si nulla?

-------




Now the sun's gone to hell
And the moons riding high
Let me bid you farewell
Every man has to die
But its written in the starlight
And every line on your palm
Were fools to make war
On our brothers in arms


(Dire Straits - Brothers in arms)

venerdì 9 gennaio 2009

Il signore delle mosche

Poche cose al mondo mi infastidiscono quanto sentire la voce di Luciano Moggi, intervenuto in diretta alla Zanzara di ieri. Per carità, tutti hanno diritto alla parola, ma tutti hanno anche il diritto di farsi e di tenersi le proprie opinioni su personaggi pubblici chiacchierati. E la mia, sull'ex re del mercato, pessima era e pessima rimane: ancor più di Andreotti, Luciano Moggi è nel mio immaginario la vera incarnazione di Belzebù, il signore delle mosche. Insomma, il diavolo.

Dal processo GEA Moggi se l'è cavata con poco, è vero. Ma il processo GEA era una barzelletta, rispetto a quello che lo attende a Napoli a partire dal 20 gennaio, dove l'ex DG della Juventus è imputato per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. Prima di portare avanti un processo di semi-riabilitazione, come Cruciani ha apparentemente tentato di fare ieri, aspetterei l'esito di questo secondo e ben più significativo processo.


Lord of the flies


Cos'altro rimane da dire sulla Zanzara di ieri? Beh, per la seconda volta in poche settimane è intervenuto in diretta Alessandro Cecchi Paone, e per la seconda volta l'ho sentito esprimere concetti brillanti e molto ben argomentati. In particolare, ieri Cecchi Paone si è espresso sul dibattito relativo ai cambiamenti climatici, osservando che così come esiste una setta di fautori, non sempre in buona fede, del catastrofismo più allarmistico, esiste anche un nutrito gruppo di antiambientalisti radicali che hanno un pessimo rapporto con la scienza, arrivando addirittura a negare assolute certezze come il surriscaldamento globale.

Cecchi Paone ha chiarito come decenni di rilevazioni rendano indubitabile, nella comunità scientifica, il fatto che gli eventi climatici si siano estremizzati e che sia in atto un graduale processo di surriscaldamento. Ciò che è in incerto è se l'azione dell’uomo sia determinante in questo processo, o se invece si tratti di un naturale fenomeno ciclico che si perpetua da millenni.

Tuttavia, sempre secondo Cecchi Paone, tale incertezza, essendo - per così dire - "bidirezionale", non deve diventare un alibi per ridimensionare le politiche di salvaguardia dell'ambiente, di sfruttamento delle energie alternative, e di limitazione delle varie forme di inquinamento. Il tutto senza contrastare il progresso tecnologico, ma anzi, avvantaggiandosene il più possibile.

Sante parole, a mio avviso, che vanno a "pareggiare" quelle di stampo molto diverso espresse dal giornalista Riccardo Cascioli, un'antiambientalista viscerale, ai limiti del negazionismo, il cui intervento in diretta alla Zanzara, qualche giorno fa, mi aveva lasciato un po' di amaro in bocca.

Per chi ama i bilancini, faccio notare come Cruciani abbia fatto decisamente più comunella con Cascioli che non con Cecchi Paone. Se questo significhi qualcosa, lo lascio giudicare a voi.

giovedì 8 gennaio 2009

I giorni dell'ira

Dopo una settimana con Luca Telese, dal 5 gennaio 2009 Giuseppe Cruciani è regolarmente tornato alla conduzione della Zanzara, il che, per la prosecuzione di questo blog, è condizione necessaria.

Tra gli argomenti trattati negli scorsi tre giorni, spicca su tutti la situazione della striscia di Gaza. Come sapete, Hamas, una volta scaduto il periodo di tregua, ha cominciato a sparare missili Qassam contro le vicine colonie, provocando una risposta durissima del governo israeliano che ha iniziato una serie di pesanti bombardamenti sui territori di Gaza.

Cruciani, anche se si è molto trattenuto nei suoi commenti, ha comunque lasciato trasparire una posizione nettamente filo-israeliana, senza se e senza ma, che pur essendo infinitamente più comprensibile rispetto a quelle degli sciagurati che bruciano le bandiere con la stella di Davide al grido di "Palestina libera", non è esente da alcune osservazioni.

In un mondo perfetto, in un mondo da film hollywoodiano, ci sarebbe sempre grande semplicità nel discernere i cattivi dai buoni: i cattivi sono quelli che attaccano per primi; i buoni sono quelli che si limitano a reagire, a difendersi.

Ma questo non è un mondo perfetto. E se è vero che Hamas recita perfettamente la parte del cattivo monodimensionale, crudele e malvagio senza sfaccettature, essendo un'organizzazione violenta, estremista, moralmente indifendibile, del tutto disinteressata all'ottenimento di una pace duratura, in questo film mancano i buoni, gli eroi, i puri, quelli che mai e poi mai metterebbero a repentaglio la vita di innocenti.

Per quanto il diritto all'autodifesa di Israele possa essere sacrosanto (e lo è), questi immani massacri a Gaza erano proprio necessari? Erano davvero l'unica via per imporre ad Hamas lo stop al lancio dei Qassam, cosa che peraltro non sembra essere ancora avvenuta?

Il pugno duro, durissimo, è con certezza la strada più efficace per costringere Hamas a deporre le armi?

Quanti fratelli, quanti padri, quanti figli di palestinesi innocenti morti, passati i giorni dell'ira, trasformeranno quest'ultima in cieco odio? Quanti di loro diventeranno terroristi pronti a farsi saltare in aria su un autobus?

Io non ho risposte, non ho soluzioni e sono cosciente che il contributo propositivo insito in questo post sia pari a zero. Tuttavia, una volta chiarito che prenderei a ceffoni quelli che parlano di quarto reich, apprezzerei un maggiore spirito critico nel commentare la strategia di autodifesa perseguita da Israele. Avere la forza della ragione non laverà dalle mani il sangue di centinaia e centinaia di morti innocenti.

Non basta dire "in ogni guerra ci sono perdite civili". In ogni guerra semmai, ci dovrebbero essere in primo luogo perdite militari. Che razza di guerra è una guerra in cui muoiono quasi solo civili innocenti?

----

Mi è saltata alla mente una bella scena del film "Leon", con Jean Reno. Leon è un killer che si ritrova appresso una ragazzina, Matilda, sopravvissuta ad una strage. Ad un certo punto Leon prova ad insegnarle a sparare col fucile di precisione.

"Chi devo colpire?", chiede Matilda.
"Chiunque", le risponde Leon.




- Who should I hit?
- Whoever