A quanto pare, al fine della concessione, in Brasile, dello status di rifugiato politico per Cesare Battisti, sarebbero state decisive alcune pressioni esercitate dal presidente francese Sarkozy, stimolato dalla consorte Carla Bruni, a sua volta sobillata dalla famosa scrittrice parigina Fred Vargas.
Nonostante la notizia sia piuttosto inverosimile (l'Eliseo ha smentito), Cruciani se l'è legata al dito: “Ho smesso di comprare i libri, pur bellissimi, della Vargas”, ha detto ieri il conduttore della Zanzara, mentre in sottofondo risuonavano le note di "Quelqu'un m'a dit", la canzone di maggior successo della Bruni (“per ricordarci chi dobbiamo ringraziare”).
Inoltre, Cruciani ha pure chiamato ad un virtuale banco degli imputati Roberto Saviano, l'autore di "Gomorra", invitandolo pubblicamente a smentire le voci in base alle quali questi aveva firmato una petizione pro Battisti qualche tempo fa.
Che dire… Mah, adesso forse si esagera. Io non mischierei le qualità artistiche e letterarie di uno scrittore con le sue opinioni personali su questo o quel tema. Dell'esistenza della firma di Saviano alla petizione pro Battisti non mi importa nulla, e personalmente non mi priverò del piacere di leggere i bei romanzi noir della Vargas, nonostante disapprovi la fervente attività in favore di Battisti di cui si è resa protagonista negli ultimi anni (interessante, comunque, la sua intervista sull'Unità di oggi). Gli ostracismi e i boicottaggi, in generale, non mi sono mai piaciuti.
Frecciatina: giusto per coerenza, visto che Cossiga, come ha dichiarato al Corriere, se fosse nei panni del ministro della giustizia brasiliano prenderebbe “a calci nel sedere l'ambasciatore italia che venisse a chiedere conto della decisione”, è sperabile che l'umana simpatia che Cruciani prova per il presidente emerito subisca un qualche ridimensionamento?
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Tra gli altri temi toccati ieri, ha spiccato la vicenda di Parma: in riferimento al pestaggio, avvenuto alcuni mesi fa, di un giovane di colore scambiato per uno spacciatore, 4 vigili urbani sono finiti agli arresti domiciliari.
Vi ricordate il dibattito sul razzismo in auge lo scorso autunno? C'erano due fazioni in lotta: quelli del "razzismo dilagante eccitato dal governo", e quelli del "razzismo un par de cojoni". Cruciani parteggiava perla seconda fazione, secondo me sbagliando. Non perché avessero ragione quelli della fazione del razzismo dilagante (avevano torto pure loro, secondo me), ma perché a mio avviso il razzismo esiste sotto forma di piccole nicchie che, indipendentemente da chi è al governo, si insinuano nella società civile come dei virus. Tali virus vanno estirpati prima che si riproducano, e non si cura una malattia negandone l'esistenza.
Purtroppo, anziché caldeggiare questo approccio, Cruciani spendeva invece le sue energie a negare, minimizzare, sminuire gli episodi, tra cui anche quello di Parma. “Non esiste un problema razzismo in Italia”, era il suo mantra.
Beh, invece esiste. Non sarà dilagante, non sarà imperante, sarà un fenomeno di nicchia, ma un problema razzismo esiste, e va combattuto duramente. E' ora di aprire gli occhi e di cominciare a guardare, anche negli angoli più bui.