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Come perdersi in un bicchier d'acqua. Lesson one.
Dario Franceschini, come senz'altro ricorderete, in recenti puntate di Ballarò, trovandosi a dibattere su temi legati alla figura di Silvio Berlusconi una volta con Carlo Rossella e la volta successiva con Maurizio Belpietro, ha ritenuto fondamentale far presente che i summenzionati giornalisti sono “dipendenti” del cavaliere.
Giuseppe Cruciani, che già in precedenti occasioni aveva stigmatizzato l'atteggiamento del leader del PD, questa faccenda del "dipendente" proprio non l'ha mandata giù. Ha continuato a rimuginarci sopra e ieri è stato folgorato da un'ideona: inscenare una specie di protesta in trasmissione. Prima di consentire agli ascoltatori che entravano in diretta di cominciare il loro intervento, il conduttore della Zanzara ha sistematicamente chiesto a ciascuno di essi, dal primo all'ultimo, se fossero dipendenti di qualcuno o qualcosa, e se sì di chi o di cosa
Cosa rimprovera Cruciani a Franceschini di preciso? Il fatto che qualificare Rossella e Belpietro come dipendenti di Berlusconi sia un modo subdolo per screditarne le idee. Con la scusa di “dare un'informazione per completezza” si lascia in realtà intendere che gli interlocutori non siano persone intellettualmente libere, e che le loro opinioni siano al soldo di un padrone. In sostanza, sarebbero dei servi.
Secondo me tutto questo ragionamento è una tempesta in un bicchier d'acqua. Un bicchier d'acqua nel quale Cruciani si è tristemente perso.
A tutti piacerebbe che il confronto politico fosse caratterizzato dal massimo fair play. Ma non è così, facciamocene una ragione. Se un politico si trova nella disperata situazione di dover salvare il partito di cui è segretario da un tracollo elettorale, inevitabilmente egli si aggrapperà anche a qualche mezzuccio e infliggerà qualche colpo basso per recuperare un minimo di consenso. Non è uno scandalo. Non c'è da indignarsi.
Lo stesso Berlusconi, qualche anno fa, apostrofò Michele Santoro invitandolo a contenersi in quanto “dipendente pubblico”. Sì, d'accordo, non è la stessa cosa rispetto alla punzecchiatura di Franceschini, ma il concetto di "dipendente", il principio in base al quale un giornalista non può non tener in alcun conto chi sia il suo datore di lavoro, è il medesimo.
Come ha fatto notare un ascoltatore ieri (e come ripete spesso Luca Telese, che saluto visto che stasera sarà in conduzione alla Zanzara), sulla Stampa di Torino non leggeremo mai un articolo dove si stronca senza pietà il nuovo modello della Fiat. Non lo leggeremo mai perché il mondo funziona così. Nessun direttore di giornale metterà mai in cattiva luce il proprio editore. Esiste un principio di lealtà che umanamente è impossibile ignorare. Non c'entra l'essere "servi" (che brutta parola, non andrebbe usata mai), c'entra l'aziendalismo che è una caratteristica fisiologica di ogni rapporto tra datore di lavoro e dipendente.
Ponetevi una domanda: se in un mondo immaginario, Maurizio Belpietro venisse a conoscenza, in esclusiva e con tanto di prove, di un altrettanto immaginario mega-scandalo riguardante Berlusconi, pubblicherebbe la notizia? Io la certezza assoluta di una risposta affermativa non ce l'ho. Ma lo stesso identico discorso potrei farlo per qualunque direttore di giornale riferito al suo editore.
Domanda numero due. Se in una futura puntata di Ballarò, con ospite Ezio Mauro, direttore di Repubblica, si discutesse di un ipotetico scandalo riguardante Carlo De Benedetti, trovereste così pazzesco, così vergognoso, così ripugnante che si facesse notare come Carlo De Benedetti sia l'editore di Repubblica, e che quindi Mauro può essere condizionato da un conflitto di interessi? Io no.
Ripeto, Dario Franceschini non ha brillato per fair play, ma la politica non è un pranzo di gala. Rossella e Belpietro, prima che della malignità di Franceschini, sono vittime di un gigantesco conflitto di interessi con cui essi stessi hanno allegramente accettato di convivere. Giusto o sbagliato che sia, spesso certe scelte comportano un prezzo da pagare che in questo caso è quello dell'insinuazione. Se Rossella e Belpietro non vogliono pagare questo prezzo, dovrebbero considerare l'idea di andare a lavorare altrove.
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Non posso lasciarvi dieci giorni senza neppure un contributo multimediale. Oggi cade a fagiuolo un bel pezzo dei Nirvana: "Serve the servants" (1993).
Serve the servants - Oh no
Serve the servants - Oh no
Serve the servants - Oh no
Serve the servants - Oh no
That legendary divorce is such a bore