lunedì 30 novembre 2009

Thank you for not smoking

Nel post precedente, oltre a sviscerare la “cattiveria” (così lo stesso Cruciani l'ha definita) su Fiorella Mannoia, accennavo al fatto che nella trasmissione di venerdì c'erano anche stati dei momenti apprezzabili. Mi riferivo in particolar modo alla stroncatura, da parte del conduttore della Zanzara, della proposta di un deputato leghista, Maurizio Fugatti, di stabilire un tetto di sei mesi al diritto di beneficio della cassa integrazione per i soli cittadini extracomunitari.

Un simile provvedimento preconfigurebbe una situazione discriminatoria il cui profilo di incostituzionalità può essere constatato anche da uno studente di terza media. E per una volta, Cruciani, anziché svicolare dal tema trincerandosi dietro i suoi soliti "non bisogna scandalizzarsi", "la politica si perde in queste cose", eccetera, è stato esplicito nel negare ogni ipotesi di validità di questa idea. Certo, io mi sarei spinto anche un po' più in là, evidenziando l'ennesima dimostrazione del livello di xenofobia di cui la Lega Nord trasuda, ma a questo giro ci possiamo accontentare, visto che per fortuna l'emendamento Fugatti, bocciato dallo stesso PDL, è già stato appallottolato e gettato nel caminetto.

Mi verrebbe una gran voglia, a questo punto, di esprimere il mio fastidio per il fatto che la Lega Nord sia in apparenza solo capace di lanciare nient'altro che anatemi contro gli extracomunitari. Peccato che un'altra notizia di questi giorni me lo impedisca. Mi riferisco all'idea del senatore del carroccio Piergiorgio Stiffoni di introdurre il divieto di fumo per chi è al volante, nell'ottica di ridurre quelle situazioni di deficit di attenzione da parte dei guidatori che possono portare a conseguenze tragiche.

Dopo aver fatto un piccolo sforzo per far finta di non ricordare come Stiffoni sia colui che nel febbraio scorso parlò dei rumeni come di “un'etnia portata allo stupro”, devo dichiararmi favorevole alla sua proposta, pur senza ritenere che su un tema del genere debbano essere condotte battaglie campali.

Io faccio una semplice associazione con il divieto dell'uso del cellulare in auto senza auricolare o vivavoce, ma con il dispositivo portato direttamente all'orecchio. Con una mano occupata, la capacità di reagire ad un imprevisto viene menomata. Se vale per il cellulare, deve valere anche per la sigaretta.

Cruciani, pur non trovando insensata di per sé la proposta Stiffoni, ne ha sottolineato la difficile applicabilità in termini di controlli, e di conseguenza ha finito con l'esprimere un parere generale negativo. Ma a mio avviso sbaglia, perché, come già in altre occasioni, egli sottovaluta l'impatto psicologico che scaturisce dallo stabilire un principio. I fumatori hanno avuto bisogno di un divieto per smettere di trasformare ristoranti e bar in camere a gas, anche senza bisogno di instaurare chissà quali controlli a tappeto. Lo stesso risultato potrà ottenersi col fumo in auto, e a guadagnarne, oltre che le statistiche relative agli incidenti, saranno anche quei poveri passeggeri, tra cui spesso i bambini, che non hanno la possibilità di ribellarsi al supplizio del fumo passivo.

Il guidatore incapace di resistere al bisogno di assumere la dose di nicotina può sempre fermarsi cinque minuti, aprire il finestrino, e godersi la sua sigaretta in beata tranquillità. Chi blatera di limitazioni della libertà personale, francamente, non sa quel che dice.

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Durante il weekend un pensiero ha fatto capolino nel mio secondo e ultimo neurone, l'unico disponibile (il primo è dedicato al calcio). Il modo in cui il poeta Gianni D'Elia ha maltrattato Cruciani (secondo me esagerando e facendo la figura del presuntuoso e borioso) durante la Zanzara di giovedì 26 novembre mi ha in un certo senso ricordato, con le debite proporzioni, l'aggressione verbale violentissima che Marco Travaglio subì per opera di Vittorio Sgarbi durante la puntata di Annozero del 1 maggio 2008. Cruciani a suo tempo commentò la vicenda sostenendo che il metodo Sgarbi era “l'unico modo” di mettere all'angolo Travaglio riducendone l'efficacia dialettica.

Ecco, ribaltando su Cruciani le sue stesse parole, come adoro fare, mi viene da chiedermi se l'approccio D'Elia, cioè il prendere Crux a pesci in faccia, non possa essere l'unico modo per annichilirne la palestrata capacità di padroneggiare l'arte di emergere vincitore da un confronto verbale.

Ma devo e voglio essere coerente con me stesso. Così come ritenni che il comportamento di Sgarbi fu oltre le righe, lo stesso, sempre con le dovute proporzioni, devo fare con quello di D'Elia. Mi piace sempre pensare che argomentare, analizzare, controbattere, spiegare, dimostrare con esempi rimanga la strada maestra, nonché la più corretta, con cui dar forza e sostanza alle proprie ragioni.

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Oasis, "Cigarettes & Alcohol" (1994)




Is it my imagination
Or have I finally found something worth living for?
I was looking for some action
But all I found was cigarettes and alcohol


sabato 28 novembre 2009

Caffé nero bollente

In via del tutto eccezionale, pubblico un post poche ore dopo la puntata di venerdì, perché mi sento travolto da una sensazione di incredulità e di disappunto che ho bisogno di condividere subito.

Sono allibito per la caduta di stile di Giuseppe Cruciani, assolutamente non degna di lui, che ha avuto luogo durante la puntata appena finita della Zanzara. Non riesco ancora a crederci. E' pazzesco, non faccio in tempo a dargli ragione sulla critica a Fiorella Mannoia per la storia della dignità delle donne, che dopo neanche 24 ore mi combina un patatrac senza senso.

Che ha fatto Crux? Ad inizio trasmissione, ha estrapolato un verso ("Ma io come Giuda so vendermi nuda, la strada conosco, attirarti nel bosco") da una vecchia canzone, datata 1981, della Mannoia ("Caffé nero bollente", vedi video sotto e testo completo seguendo questo link), e, decontestualizzandolo completamente (come ben spiegato in un secondo momento dall'ascoltatore Lorenzo da Modena, che alle 20:40 gli ha smascherato il giochetto), lo ha mandato in onda con un emblematico "e non faccio commenti" finale mediante il quale il conduttore della Zanzara voleva chiaramente sottintendere un'ipotetica contraddizione, totalmente i-ne-sis-ten-te, con le idee della cantante sulla perdita di dignità delle donne (è così, inutile che neghi, Cruciani, non c'è altra plausibile spiegazione).

Giusto per la cronaca, "Caffé nero bollente" parla di una donna oppressa dal marito/fidanzato/compagno/quel-che-è che per sfuggire alla sua "casa galera" libera le sue fantasie, incluse quelle di natura erotica. Il testo è sì audace, ma nel modo più assoluto non è riconducibile ad un concetto di mercificazione del corpo femminile. Au contraire, è semmai un inno all'emancipazione della donna, al suo affrancamento dall'uomo. Semplificando, potremmo definire "Caffé nero bollente" una canzone femminista.

Pessima, pessima, pessima trovata, caro Cruciani. Il suo è stato un atto gratuito di pura malignità del quale ancora non mi capacito, e che purtroppo è andato a vanificare altri buonissimi momenti della puntata (dei quali magari parlerò successivamente). Credo che il tutto finirà presto nelle perle dell'Anti-Zanzara, a futura memoria.

E' tutto. Penso che ora andrò a farmi un bel caffé nero bollente, anche se forse mi sarebbe più utile una camomilla.




Voci di strada all'orecchio, tutto è poco eccitante
In questo inverno colore caffé nero bollente
Ammazzo il tempo così ma scapperò via di qui
Da questa casa galera che mi fa prigioniera...


venerdì 27 novembre 2009

Siamo donne, oltre le gambe c'è di più

Non che servissero ulteriori prove, ma nella nonchalance con cui Giuseppe Cruciani ha accolto e letto in diretta i lanci di agenzia con le ultime dichiarazioni pesantissime del presidente del consiglio (magistratura eversiva, possibile guerra civile, ecc), io ci ho trovato l'ennesima dimostrazione del suo doppiopesismo nel trattare i temi politici quando c'è mezzo Berlusconi. Non una nota di ironia, non una parola di biasimo è stata pronunciata dal conduttore della Zanzara, neanche di circostanza. Zero. Come se il premier avesse detto che preferisce la pasta al pesto piuttosto che quella alla carbonara. Guerra civile, che volete che sia mai.

(Sì, lo so che Paolo Bonaiuti ha poi smentito che sia stata usata l'espressione "guerra civile", ma nell'economia della mia riflessione su Cruciani ciò è irrilevante. Ieri un paio di ascoltatori si sono riferiti a Crux pronunciando la parola "deriva". Vorrei poter dire che no, ma quando mai, di che stiamo parlando, non c'è alcuna deriva, Crux è sempre stato così. Vorrei.)

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Forse la dose di biasimo a disposizione per la serata era stata già tutta consumata da Crux per la povera Fiorella Mannoia, peraltro già cecchinata una volta pochi giorni fa, la quale, in un'intervista televisiva, è tornata sul presunto svilimento e mercificazione della donna, tema che per il conduttore della Zanzara è come il fumo negli occhi. Siamo nel campo del trito e ritrito e mi chiedo se valeva davvero la pena tornarci su, ma ad ogni modo vediamo se riesco io a scrivere la parola fine.

Bisogna stare attenti a non confondere due questioni molto diverse. Un conto è l'atteggiamento (a giudizio di molti, me compreso, inqualificabile, checché ne dica Cruciani) nei confronti delle donne da parte del presidente del consiglio. Un altro conto è il clima generale in cui è immersa la donna nella società, che per molti versi può essere discutibile, ma che non è diverso da quello di qualunque altra nazione occidentale, e che comunque non è un clima che vede la donna complessivamente vilipesa, zittita, ridotta a oggetto, eccetera, in ogni luogo e circostanza. In alcune situazioni magari è così, ma non si può generalizzare, e, comunque, per quanto l'atteggiamento di Berlusconi verso le donne, data l'importanza del personaggio, possa "fare tendenza", trovare un rapporto causa-effetto tra ciò e la presunta perdita di dignità della donna in termini assoluti è capzioso.

Il rapporto causa-effetto di cui sopra non vale neppure se si tirano in ballo le televisioni commerciali di cui il cavaliere è proprietario. Che le televisioni influenzino la società non v'è dubbio (devo ripetermi, "checché ne dica Crux"), ma lo fanno qui come nel resto del mondo industrializzato. Non è qualcosa di cui si possa incolpare Berlusconi. Se le tv appartenessero a qualcun altro il loro impatto sarebbe il medesimo.

Tornando alla Mannoia, a cosa voleva riferirsi di preciso? Secondo me ce l'aveva specificatamente con Berlusconi. Avrebbe fatto meglio ad essere esplicita, a dire “Berlusconi è irrispettoso con le donne e in tal modo lancia un messaggio diseducativo”, e sarebbe stata difficilmente criticabile. Invece, pur di non nominarlo, forse per non far la figura della fissata antiberlusconiana, ha allargato troppo il campo, ha usato una perifrasi fuorviante e controproducente, molto difficile da sostenere.

Ciò detto, sia chiaro, la mia stima e ammirazione per Fiorella Mannoia rimangono intatti.

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Al di là del tema delle donne, quella di ieri della Zanzara è stata una puntataccia terrificante per via dell'alto numero di feroci battibecchi tra Cruciani e ascoltatori o ospiti che si sono registrati. Al contrario di quello che si potrebbe credere, io odio i battibecchi e non ho mai tanta voglia di commentarli. Per questo lascio volentieri la parola al gentile Lele che su di essi mi ha provvidenzialmente mandato un contributo.

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[Da qui in giù il post è a firma di Lele]

E' la prima volta che mi capita di ascoltare Giuseppe Cruciani esibirsi in sonori battibecchi con due ascoltatori distinti: il primo intorno alle ore 20 con un ascoltatore di Genova; il secondo, in chiusura della trasmissione, con il poeta Gianni D'Elia.

In entrambi i casi, i toni della discussione sono stati molto accesi, il che ha fatto gongolare tutta quella parte di estimatori della Zanzara i quali amano ascoltare il Cruciani nella sua versione più caustica, quelloche, se indispettito, diventa ancora più provocatorio e polemico.

Ma al di là di chi - nei due dibattiti - avesse ragione o torto (cosa molto difficile da stabilire, in quanto, se si approccia in modo stizzito a Giuseppe Cruciani, egli è molto bravo a padroneggiare il dialogo e a "buttarla in caciara", rispondendo alle polemiche con ulteriori polemiche), è interessante notare quali siano stati gli argomenti sui quali si è creato il parapiglia.

Per certi versi ci sono delle similitudini: da entrambi è stato criticato al conduttore il modo di affrontare i problemi, minimizzando alcune questioni ritenute invece importanti, e impostando la trasmissione con dei toni poco amichevoli, e con delle posizioni a volte talmente indifendibili da risultare irritanti.

Cruciani, come suo solito, ha tirato fuori il meglio di sé: alla domanda “ma ha visto che tipo di giornalisti ci sono da Bruno Vespa?” postagli dall’ascoltatore genovese, ha risposto con un moto quasi di pancia: “ah, perché, lei pensa che il direttore del Corriere della Sera è uno stronzo?”.
Il professore, invece, ha mosso delle accuse più generali al programma: ha dichiarato di non avere mai ascoltato prima d’ora la trasmissione, trovando riprovevole l'atteggiamento del conduttore nei confronti degli ascoltatori e degli argomenti.

Posso ben capire che, un uomo di poesia che si trovi catapultato in un universo di parole, opinioni, voci diverse, e continui attacchi graffianti, possa esserne in qualche modo disorientato. Tuttavia lo stesso Cruciani ha dichiarato che il 90% degli ascoltatori che chiamano, non sono d'accordo con lui, e che la trasmissione è costruita proprio in questo modo.

Questo episodio dimostra quanto sia "mentalmente allenante" una trasmissione come la Zanzara, nella quale Cruciani si pone sempre come contraltare, come "avvocato del diavolo" rispetto all'ascoltatore, spesso contraddicendo le altrui opinioni al solo fine di creare un dibattito che stimoli la riflessione su diversi punti di vista.

Il nostro professore poeta, era senz'altro "vergine" nei confronti di un simile atteggiamento; e come tutti coloro che ascoltano per la prima volta la trasmissione, inizialmente è facile provare un moto di insofferenza nei confronti di questa voce roca che non dà mai pienamente ragione a nessuno. Peccato che il nostro amico non abbia colto le sottigliezze di un'andatura del genere, ravvisando in questa solo gli elementi negativi (che pure esistono) ma non considerando quelli positivi.

Consiglierei al prof. D’Elia di ascoltare la Zanzara per almeno un paio di settimane, prima di squalificarla in modo così netto come ha fatto ieri. Chi non si mette proprio in discussione, come ha giustamente rimarcato Cruciani, non è né un esempio di tolleranza, né di cultura, né di apertura agli altri.

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(Authan) Tranquilli, contrariamente a ciò che il titolo del post poteva far presagire, il contributo multimediale non consiste nella vecchia hit di Jo Squillo e Sabrina Salerno. Ho anch'io una mia dignità da difendere :-)

Bob Marley, "No woman no cry" (1974)




Everything's gonna be alright
Everything's gonna be alright...


giovedì 26 novembre 2009

Impresentabile

E' tremendamente difficile commentare una puntata della Zanzara come quella di ieri, incentrata su temi, a mio avviso, di secondo, terzo, o quart'ordine. Mi limito a dire sue parole sulla persona di Renato Schifani, stimolato dall'intervento in diretta di Paolo Flores D'Arcais, il quale ha spiegato anche a voce, dopo averlo fatto in una lettera a Sergio Zavoli apparsa sul sito del Fatto, il motivo per cui ha deciso di declinare l'invito a partecipare ad un seminario organizzato dall'attuale presidente della commissione di vigilanza sulla Rai, dopo aver scoperto che a tale seminario era stato invitato anche il presidente del Senato.

Flores, in sostanza, non avrebbe voluto, in tutta coscienza, trovarsi nella condizione di dover stringere la mano a Schifani in quanto questi è l'ex avvocato di persone che poi in un secondo momento si sarebbe scoperto essere legate alla mafia (personalmente trovo questa pubblica manifestazione di disprezzo un tantinello esagerata, sebbene legittima, ma ognuno può pensarla come vuole).

Ora, io non voglio entrare nel merito delle rivelazioni sui trascorsi passati di Schifani in quanto non ho certezza che siano significative, essendo relative a tempi in cui l'attuale presidente del Senato esercitava la professione di avvocato in Sicilia, con tutte le conseguenze del caso in termini di onorabilità dei clienti con cui si era trovato a che fare. Certo, son notizie che fan storcere il naso, che non aiutano Schifani a farsi una buona immagine ai miei occhi, ma non sono comunque ciò che maggiormente concorre a far sì che io di Schifani abbia comunque una pessima opinione.

Spesso Cruciani ricorda come il presidente della Camera, Gianfranco Fini, stia tenendo una condotta particolarmente atipica. Fa politica attiva, rilascia di continuo dichiarazioni, si pone sempre al centro dell'attenzione, quando invece in passato tutti coloro che hanno coperto la medesima carica lo abbiano fatto con maggior discrezione. Tutto vero. Però mi chiedo: chi tra i due attuali tenutari della seconda e della terza carica dello stato, a guardar bene, rappresenta l'anomalia maggiore, Fini o Schifani? Chi è maggiormente "fuori posto"?

La risposta è facile se la domanda viene riformulata in quest'altro modo: posto che la carica dello Stato di riferimento a cui i presidenti dei due rami del parlamento dovrebbero maggiormente rapportarsi, quella a cui dovrebbero essere affini come pensiero, come operato, come interpretazione del ruolo istituzionale di garanzia, è ovviamente quella del Capo dello Stato, chi tra Fini e Schifani è giudicabile più distante, sotto tutti i punti di vista, da Giorgio Napolitano?

Non ci sono dubbi. Mentre Fini, al di là della recente parolaccia, sembra, nell'accezione migliore del termine, la "controfigura" di Napolitano (credo che nessuna sua dichiarazione possa essere letta come qualcosa che "il presidente della repubblica non avrebbe mai detto"), Schifani pare vivere con grande imbarazzo la dualità del suo ruolo: da un lato rappresentante istituzionale super-partes, dall'altro fedelissimo discepolo di Berlusconi, leader all'ombra del quale Schifani è sempre vissuto e tuttora, oggettivamente, vive. Una dualità che peraltro appare sbilanciata verso il versante berlusconiano, come dimostrano le sue recenti dichiarazioni sulla possibilità di elezioni anticipate. Colui che dovrebbe essere la controfigura numero uno del Capo dello Stato, è invece la controfigura del portavoce del presidente del consiglio. E scusate, ma a me ciò non sta bene neanche tanto così.

Morale della favola: indipendentemente dai trascorsi passati, come ha detto giustamente ieri l'ascoltatore Gianluca da Reggio Emilia, Renato Schifani come seconda carica istituzionale è im-pre-sen-ta-bi-le.

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Quello che Schifani non è...

"Perfect", Smashing Pumpkins (1998)




So far I still know who you are
But now I wonder who I was...


mercoledì 25 novembre 2009

Girare intorno alle notizie

Come già in passato, anche oggi doppio post, by Authan & Paolo. Olé!


AUTHAN

Il post di ieri deve essere stato di particolare stimolo per Giuseppe Cruciani se questi si è sentito in dovere di chiarire, citando peraltro esplicitamente l'Anti-Zanzara per la seconda volta in questo mese, che quel suo “non ci si deve scandalizzare”, riferito all'iniziativa anti-clandestini del comune di San Martino dall'Argine era banalmente spiegabile con l'assoluta inutilità della stessa.

Secondo me c'è un difetto di logica, in questa impostazione. Se l'iniziativa era inutile, tale inutilità era comunque esecrabile, era comunque qualcosa di cui, in un certo senso, "scandalizzarsi". Lo era, se non per gli effetti collaterali in termini comunicativi che tale iniziativa portava con sé (l'implicito messaggio xenofobo, l'esortazione alla delazione), effetti che Cruciani legittimamente – ma secondo me sbagliando di grosso – rifiuta di ammettere, almeno per la stoltezza di chi ha pensato che i comuni cittadini potessero davvero essere in grado di distinguere tra immigrati clandestini e regolari.

Ma il punto che mi preme fare è un altro. Il difetto di logica di cui sopra scaturisce da quello che è un atteggiamento tipico di Cruciani, visto mille e mille volte: nell'approcciare una notizia, anziché concentrarsi sul cuore della notizia medesima, al fine di darne un argomentato parere, spesso il conduttore della Zanzara predilige dedicare molto più tempo e attenzione alle reazioni, da lui giudicate eccessive.

Servono alcuni esempi, tra i tanti? Eccoli. Un ragazzino nero dichiara di essere stato malmenato da alcuni vigili? Cruciani biascica qualche “boh, sì, forse, vedremo”, e poi imbraccia il mitra e spara i suoi “MA CHI PARLA DI RAZZISMO DILAGANTE VIVE SU UN ALTRO PIANETA!” (ripetuto centocinquanta volte). A Coccaglio si parla di "White Christmas"? “Che nome demente, MA DA QUI A PARLARE DI RASTRELLAMENTI ETNICI COME FA MICHELE SERRA CE NE CORRE!” (repeat). Terzo e ultimo esempio: Berlusconi dice che il parlamento è una manica di schiacciatasti? “Mah, sì, non è poi neppure così falso, E COMUNQUE CHI PARLA DI AUTORITARISMO DEVE ANDARE IN MONTAGNA COI FUCILI!” (repeat).

La notizia originale scompare, diventa una non-notizia intorno alla quale girare senza costrutto. Quel che rimane sono solo le critiche irridenti verso le reazioni esagerate. Che magari in molti casi ci possono pure stare, ma ci deve essere una proporzione tra commento alla notizia el commento alle reazioni. Una proporzione che molto spesso, ribadisco, non c'è.

Bene, è quasi il momento di lasciare la parola a Paolo, ma prima devo pagare dazio per via della nuova citazione del blog. Urge una sessione di arselickering. Dunque, dunque, come posso lec... lisciare il pelo di Cruciani? Ecco, trovato! Ieri c'è stato anche un esempio del Cruciani "valido", quello che non aggira le notizie ma le affronta. Mi riferisco al caso del vicesindaco del comune di Lombardore, nel torinese, che vorrebbe aprire un bordello pubblico in paese pur di far scomparire le lucciole dai bordi delle strade della zona. Notizia stuzzicante, per chi, come Cruciani ritiene che l'esercizio della prostituzione vada legalizzato.

Io sono perfettamente d'accordo. La prostituzione è sempre esistita ed esisterà sempre, inutile illudersi che non sia così. E se si parte da questo presupposto, tanto vale ripristinare i bordelli (dove le professioniste, beninsteso, dovranno sottostare a precise regole di natura igienico-sanitaria) dando dignità giuridica al mestiere più antico del mondo. E' ora che di questo immenso mercato, oggi sommerso, benefici in primo luogo il fisco.

Paolo, a te la linea. Io vado farmi un balletto sul cubo.


PAOLO

Al di là della citazione in onda (qualcuno ha idea di cosa stia succedendo? Prima Cruciani, pur leggendo il blog e "sfruttandolo", lo tiene nell'ombra per un anno, otto mesi e ciufoli, poi lo cita due volte in due settimane. Comincio a insospettirmi…) che spero porti qui nuovi interventi interessanti, ieri Cruciani ha dato una dimostrazione di pochezza come raramente in passato, e non per aver passato gran parte della trasmissione a parlare di una riapertura dei casini che per primo egli considera allo stato attuale impossibile (in questo caso orientare su qualcos'altro la trasmissione no, eh?).

Beninteso, non che Cruciani sia contrario, anzi. Ma l'unica cosa importante per l'antistatalista conduttore sarebbe che lo stato nella gestione dei casini non mettesse il naso. Che poi è quanto avviene già oggi nella prostituzione di strada, che non mi pare concretizzi una condizione ideale. Ma meglio lasciar stare…

La pochezza Cruciani l'ha dimostrata perché, sul caso di Coccaglio, avendo ospitato in trasmissione un ascoltatore immigrato (Mohamed) che descriveva come fosse stato controllato ripetutamente prima dell'alba con metodi "poco rispettosi", per usare un eufemismo, in quanto sospetto irregolare, decide non di approfondire tenacemente e di attendere una migliore definizione della cosa (che l'ascoltatore possa essersi inventato tutto in fondo ci può stare), bensì di non credergli tout court perché la situazione descritta non è degna di un paese civile (ovviamente in questo appoggiato da un gongolante Pier Gianni Prosperini, ieri intervenuto in diretta, per dire che le vicende di Coccaglio e San Martino dall'Argine sono classificabili come “folklore”).

Estremizzando, è la logica con la quale i negazionisti dell'olocausto cercano di avvalorare le loro tesi: l'olocausto è troppo terribile per essere vero. Ma non è un ragionamento logico, è solo un modo per scegliere a priori cosa ci conviene credere.

Saluti,
Paolo il cilindrico e compatto

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Ivano Fossati, "La musica che gira intorno" (1983).




Saremo noi che abbiamo nella testa
Un maledetto muro


martedì 24 novembre 2009

Occhio, quello seduto vicino a te è un clandestino!

E quando il gioco si fa duro, chi duro non è non comincia neppure a giocare.

Nel commentare l'iniziativa del comune di San Martino dall'Argine, provincia di Mantova, con la quale la giunta, tramite l'affissione di manifesti in paese, invita i cittadini a conoscenza della presenza di immigrati clandestini a farne segnalazione alla polizia locale, si può scegliere di appoggiare pienamente tale iniziativa, o di biasimarla con severità. Le vie di mezzo, in una situazione del genere dove il tema posto sul tappeto è di una chiarezza lampante, non sono consentite. Per dirla alla Alessandro Milan, "o bianco, o nero". E invece Giuseppe Cruciani che fa? Cincischia, ondeggia, non prende di petto il tema ma ci gira intorno, con frasi del tipo “il dibattito politico si perde dietro a queste cose”, “segnalare non significa denunciare”, “non ci si deve scandalizzare”.

Ma cosa diavolo mi dovrebbe significare "non ci si deve scandalizzare"? Porcozzio, Cruciani, è d'accordo sì o no con il provvedimento del comune mantovano? Se le sue frasette a mezza bocca vanno interpretate come un "sì", devo dedurre che estenderebbe il provvedimento a tutti i comuni italiani? Queste sono le cose da dire. Delle sue inutili perifrasi non ce ne facciamo un bel niente.

Poi per carità, può capitare di avere dei dubbi, e di non essere in grado di esprimere un'opinione netta, precisa. A me capita spesso. Ma basta dirlo: "non so bene cosa pensare, proviamo a discuterne, vediamo chi mi convince di più".

Ebbene, vediamo se riesco a essere convincente io con le mie argomentazioni. Salgo sul pulpito e sparo quanto segue: l'iniziativa del comune di San Martino dall'Argine è una stronzata galattica nella migliore delle ipotesi, e un aberrante abominio nella peggiore.

Partiamo da una problematica oggettiva: il semplice cittadino che nota la presenza di uno straniero per la strada, al bar, nell'appartamento di fronte, o in qualunque altra circostanza, come ***** fa a sapere se è un clandestino o se è regolare?

Questa semplice domanda, che è retorica in quanto la risposta è evidente, e che incredibilmente nessuno ha posto ieri in trasmissione, è già sufficiente a dire che i manifesti affissi a San Martino dall'Argine non hanno alcun senso. Tanto varrebbe scrivere: se vedete un extraterrestre mutaforma che ha assunto le sembianze di un uomo o di un animale domestico avvisate tempesivamente l'ONU e la NATO. E' la stessa cosa. E infatti non è un caso se il numero delle segnalazioni giunte ai vigili del comune lombardo sia pari a zero.

Ma andiamo avanti. Supponiamo pure che i clandestini se ne vadano in giro portandosi al collo un cartello con su scritto "sono un irregolare", e poniamoci questa domanda: vogliamo davvero trasformare i cittadini italiani in un popolo di delatori, di agenti della Stasi come nella vecchia Germania Est? E' questo che vogliamo?

Badate bene, qui non stiamo parlando di segnalare una persona mentre sta commettendo un crimine. Va da sé che ciò rientrerebbe nei normali doveri civici di un cittadino (senza bisogno di affiggere manifesti), perché chi non denuncia un crimine ne diventa indirettamente complice. Qui stiamo parlando di segnalare una persona per il semplice fatto che esiste. Ora ditemi voi se questa non è un'aberrazione, la totale degenerazione del livello di civiltà di un paese. Come può un liberale come Cruciani anche solo lontanamente prendere in considerazione un approccio del genere? Io sono senza parole.

La lotta all'immigrazione clandestina va esercitata in primo luogo alle frontiere, e in secondo luogo sul territorio concentrandosi nella severa repressione nei confronti di chi delinque. E non parlo solo di stupri e rapine, ma anche di micro-micro-micro criminalità. Dagli schiamazzi notturni in su, per dare l'idea.

I rastrellamenti porta a porta stile White Christmas (l'operazione anti immigrati del comune di Coccaglio che ieri, in-cre-di-bil-men-te, è stata in parte rivalutata da Cruciani, al di là dell'infelice nome, come se i resoconti dell'italo-marocchino Mohammed – vedasi i due post precedenti – non fossero mai esistiti) e la delazione sono pratiche inutili e dannose. Proporre iniziative del genere, che sebbene molto locali generano comunque grande enfasi in tutto il paese, equivale a mettersi di traverso nei confronti di un fenomeno che è fisologico ed inarrestabile, e che va governato, guidato e gestito, non ostacolato con le barricate.

Quale sia il senso e quale vantaggio porti il rendere la vita impossibile anche agli immigrati benintenzionati, il creare ghettizzazione, l'acuire la distanza tra italiani e stranieri, e l'alimentare un clima di reciproca diffidenza, rimane francamente un mistero, che solo la più reazionaria delle xenofobie può forse spiegare.

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Cruciani che legge sul vocabolario il significato letterale della parola "stronzo" ("escremento sodo di forma cilindrica"), cosa successa ieri, è stato forse il momento più basso di tutta la storia della Zanzara. E non devo neppure aggrapparmi a Vittorio Sgarbi, e alla sua esaltata analisi semiotica dell'epiteto in questione. Per oggi basta così, che è meglio.

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"Razza predona" è una formidabile canzone anti-razzista firmata Mau Mau (1994).




Questo è il coro della razza predona
Che sono tutti quelli che si nascondono
Dietro una faccia distinta e perbene
E non si mettono mai in discussione
Mai mai mai mai

lunedì 23 novembre 2009

Una destra dal volto umano

Chi può ancora avere dubbi che nel nostro scenario politico esistano tre distinte destre? Con il post di oggi conto di darne un'ulteriore riprova.

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LA DESTRA XENOFOBA…

Ci ha riprovato, Giuseppe Cruciani, durante la Zanzara di venerdì, e gliene do atto, a trovare qualcuno della giunta di Coccaglio che chiarisse meglio la vicenda del "White Christmas". E un assessore lo aveva pure trovato, ma poi dopo poche battute è caduta la linea, e quello non si è più fatto trovare.

A quel punto, a Crux non è rimasto che ricontattare Mohammed, il cittadino italiano di origine marocchina, residente proprio a Coccaglio, che già nella puntata precedente aveva dato conto di chiari abusi (visite notturne a casa, perquisizioni senza mandato) perpetrati su di lui da membri della polizia locale, per farsi ribadire ulteriormente i fatti, ma senza che nulla di nuovo venisse aggiunto.

A me sembra pazzesco che il racconto di Mohammed, un'autentico esempio della peggior xenofobia, sia sostanzialmente passato in cavalleria, senza venire ripreso da altre testate giornalistiche. Per me è roba che scotta. Ma forse sono io che ho una concezione del giornalismo antiquata e/o irrealistica.


…QUELLA IDEOLOGICA…

Riguardo la Zanzara di venerdì, poi, l'unico altro frammento di cui rimarrà per qualche giorno una minima memoria è rappresentato dal lunghissimo e surreale intervento del senatore PDL Giorgio Stracquadanio, che ha fatto seguito all'intervista rilasciata da quest'ultimo a Luca Telese e pubblicata sul Fatto.

Dico "surreale" perché il dialogo/siparietto tra Stracquadanio e Cruciani è stato un alternarsi di reciproci sbaciucchiamenti e di momenti in cui invece il conduttore della Zanzara sparava i suoi "bah", i suoi "però", i suoi "insomma" di fronte ad alcune perle, da parte del senatore, di puro cieco berlusconismo militante, parzialmente indigeste anche per uno con lo stomaco d'acciaio come Cruciani. Berlusconismo senza se e senza ma, condito da un'immensa, palpabile presunzione di superiorità morale e intellettuale. Riporto qui di seguito alcuni esempi dello Stracquadanio pensiero, che credo parlino da soli:

- La lista delle persone colpite dall'editto bulgaro doveva essere più lunga

- Il TG1 non è poi così filo-governativo, in quanto il notista politico Marco Frittella, prodiano doc, pesa più di Minzolini.

- La legge sul processo breve non è ad personam.

- Non c'è nessuna contraddizione tra la presentazione del ddl sul processo breve e l'annunciata volontà di Berlusconi, subito dopo la bocciatura del Lodo Alfano, di presentarsi alle udienze dei processi.

Che dire… Di fronte ad una tale arroganza intellettuale, frutto di pura ideologia berlusconiana, io alzo le mani. Perché di questo stiamo parlando: ideologia. Quella che porta a plasmare ogni evento, ogni episodio, ogni situazione al proprio credo, quando in realtà dovrebbe essere esattamente il contrario.


…E QUELLA DAL VOLTO UMANO

Sabato scorso ha destato scalpore lo “stronzorifilato da Gianfranco Fini a coloro che discriminano le persone, e a maggior ragione i bambini, sulla base del colore della pelle o della provenienza geografica. In realtà, essendo a mio avviso la considerazione di Fini, al di là dell'epiteto che magari poco si confà ad una carica istituzionale, di un'ovvietà che solo uno stronzo può contestare, io sono rimasto maggiormente colpito da un altro passaggio del discorso del presidente della Camera, riferito a come i quotidiani trattano certi fatti di cronaca. Eccolo:

Titolare che un rumeno o un eritreo hanno compiuto uno scippo è un modo scorretto, superficiale e impreciso di informare. La stampa sbaglia. Sarebbe bello se l'informazione non titolasse con riferimenti etnici, perché altrimenti si forma nei cittadini la convinzione che ci sia un'equazione tra lo straniero e il delinquente. Uno scippatore è uno scippatore e basta.

Sottoscrivo anche le virgole. L'ho già detto una volta: non so se Fini un giorno abbia battuto la testa o se il suo cambiamento sia frutto di un lungo travaglio interiore, ma sono felice di abbeverarmi a questa sorgente di speranza. Speranza che anche in Italia possa esistere, oltre alla peggior destra xenofoba e a quella ideologicamente berlusconiana, anche una destra dal volto umano.

***

Chiudo, per oggi, con un gesto di riconoscenza. Ringrazio, dal più profondo del cuore, il presidente emerito Carlo Azeglio Ciampi per quanto ha dichiarato nella sua intervista a Repubblica pubblicata oggi.

Sono parole tanto forti quanto coraggiose. E molto, molto, molto radiolondrabili (ma naturalmente Cruciani non avrà mai il fegato di schernire l'ex presidente. O forse sì?). Non perdetevele. Se poi sarà il caso, ne riparliamo domani.

UPDATE DEL 24/11/2009: le parole di Ciampi sono state completamente ignorate da Cruciani. Neanche un cenno. Nada. Zero. Nothing.

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Questa storia pazzesca del White Christmas mi ha riportato alla mente la celebre scena dei "nazisti dell'Illinois", nel film "The Blues Brothers".




I nazisti dell'Illinois...
Io li odio i nazisti dell'Illinois

venerdì 20 novembre 2009

Straniero in terra straniera

Avevo catalogato mentalmente anch'io la storia del "White Christmas", una specie di rastrellamento sistematico e continuo, organizzato dalla giunta del comune di Coccaglio, in provincia di Brescia, volto ad identificare e ad allontanare dal territorio locale tutti gli immigrati irregolari entro il giorno di Natale, come la solita boutade leghista, l'ennesima sparata per parlare alla pancia del proprio popolo, per soddisfarne e nutrirne le ansie xenofobe. In generale più fumo che arrosto, per farla breve. Non che il tutto mi lasciasse indifferente, sia chiaro. Fin da subito ho ritenuto disgustosa questa iniziativa, ma ipotizzavo che tra le parole e i fatti ci fosse un mare di mezzo.

Ho scritto "anch'io" perché ho avuto l'impressione che anche Cruciani (a cui va comunque dato atto dei ripetuti e vani tentativi di contattare il sindaco di Coccaglio al fine di ottenere spiegazioni) l'abbia presa piuttosto alla leggera - ben più di me, in realtà - dilettandosi nel mandate in onda a ripetizione la celebre canzone natalizia dal cui titolo gli amministratori di Coccaglio hanno preso spunto, come se questa storia non meritasse molto più di qualche piccola ironia. In fondo, al di là dell'infelice nome dell'operazione (chi lo ha inventato per Cruciani è un “cretino”), un'eventuale intensificazione dei controlli non sarebbe necessariamente disdicevole.

Tutto però è cambiato quando, a pochi minuti dalla fine della trasmissione, è intervenuto un ascoltatore di origine marocchina, sposato con due figli, regolarmente residente in Italia da molti anni e abitante proprio a Coccaglio, il cui resoconto su come avvengano i "controlli" è a mio avviso sconvolgente. I vigili si sono presentati ripetutamente a casa sua, anche di notte. Non chiedono solo i documenti, ma entrano in tutte le stanze, guardano ovunque, svegliano i bambini, alzano i materassi come se cercassero materiale compromettente.

A me tutto questo appare infinitamente oltre la soglia di una ipotetica ragionevolezza delle misure repressive. Qui manca la più elementare forma di rispetto per la dignità umana, e mi è parso che anche Cruciani ne sia rimasto colpito. O il cittadino marocchino si stava inventando tutto, oppure, se il racconto è vero, è una verità che fa male.

Io credo Cruciani farebbe bene ad andare a fondo di questa vicenda. Riprovi ulteriormente a contattare il sindaco, richiami l'ascoltatore per fargli continuare il suo resoconto, interrotto ieri perché sia era a fine trasmissione. Far finta di niente e mollare sarebbe un'inaccettabile gettar la povere sotto il tappeto. Spero di non rimanere deluso.

***

Sempre in tema di immigrazione, ieri, en-passant, Cruciani si è detto tendenzialmente favorevole all'ipotesi concedere il voto agli immigrati regolari per le elezioni amministrative, pur auspicando condizione più restrittive rispetto a quella prospettate dal disegno di legge di Walter Veltroni appoggiata trasversalmente da molti altri esponenti politici, tra cui Gianfranco Fini e la sua truppa di fedeli.

Secondo me la legge è perfetta così. Dopo cinque anni di permanenza, se non si commettono reati si può partecipare all'elezione del sindaco del comune di residenza. E' giusto, è sacrosanto. Accanto al bastone nei confronti di chi delinque, serve la carota nei confronti di chi accetta di integrarsi. Serve un riconoscimento, un premio, che non può essere la semplice italica sopportazione, come se l'immigrato regolare e onesto dovesse quasi ringraziare del fatto di non essere cacciato a pedate.

Un immigrato di lunga data, così come i figli di immigrati che nascono e crescono nel nostro paese, non possono rimanere in eterno stranieri in terra straniera. Bisogna abbattere questo muro mentale, abbandonando la folle idea che l'evenuale promulgazione della legge Veltroni aprirebbe le porte ad una graduale colonizzazione dell'Italia. Bisogna prendere atto che l'accettazione e il definitvo accoglimento di chi ne ha i titoli e i meriti va a beneficio di tutti.

L'alternativa a questo approccio è l'isolazionismo e la ghettizzazione, che tutti sappiamo essere molto pericolosi, in quanto diventano ricettacolo di estremismi di varia natura da un lato e della peggior xenofobia dall'altro.

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"Strangers in a strange land", oltre ad essere il titolo di uno dei piu famosi romanzi di fantascienza di tutti i tempi, opera dello scrittore americano Robert A. Heinlein, pubblicato nel 1961, è anche il titolo di una delle canzoni meno note, ma non per questo meno belle, degli U2, datata 1981.




And I really don't mind
Sleeping on the floor
But I couldn't sleep after what I saw
I wrote this letter to tell you
The way I feel

giovedì 19 novembre 2009

Acqua azzurra, acqua chiara

Non pensavo che Giuseppe Cruciani avrebbe dato molto spazio alla novità della cosiddetta "privatizzazione dell'acqua", che poi, più precisamente, è la graduale privatizzazione della gestione del servizio di fornitura idrica, mentre le sorgenti e la rete rimangono di proprietà pubblica. Ma siccome Antonio Di Pietro su questo fronte è entrato in tackle, assatanato, denunciando quello che per lui è lo scippo di un bene primario “dell'umanità”, che deve essere pubblico per definizione e che pertanto deve essere fornito senza scopi di lucro, poteva forse il conduttore della Zanzara perdere una meravigliosa occasione per dare qualche scudisciata al leader dell'IdV? Ovviamente no.

Terrorismo inaudito”, l'espressione usata da Crux per fotografare la reazione di Di Pietro, a me è sembrata un po' fortina (io piuttosto la applicherei a Umberto Bossi e al suo ennesimo anatema anti-immigrati, senza neppure distinguere tra regolari e clandestini, sul quale il conduttore della Zanzara non ha ritenuto di spendere una sola parola), ma ciò non toglie che anch'io ritenga esagerato e fuori luogo tutto questo gran indignarsi alla massima potenza.

Certezze assolute è impossibile averne, ma penso sia assodato che se ci si pone gli obiettivi di aumentare l'efficienza, diminuire gli sprechi, migliorare la manutenzione e in generale fornire un servizio migliore, è più probabile che tali obiettivi vengano raggiunti nell'ambito di una gestione privata, dove è più semplice e veloce operare investimenti, che non con la gestione pubblica. Non è una regola assoluta, ci saranno sicuramente diverse eccezioni, con esempi virtuosi di gestione pubblica e altri insoddisfacenti di gestione privata, ma in generale è così.

Le tariffe aumenteranno? E' probabile. I privati ragionano in una logica di mercato e dovranno rientrare degli investimenti. Tutto sta a vedere se il servizio fornito sarà soddisfacente e migliorativo rispetto all'attuale. Se poi i risultati dei gestori non risulteranno buoni, gli enti locali potranno sempre recedere dalle convenzioni e affidarsi ad altri, o riprendere il tutto in mano pubblica. Non esistono vincoli indissolubili.

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Don Livio Fanzaga… Cruciani farebbe bene a risolvere l'ambiguità con cui armeggia tra gli audio del direttore di Radio Maria. Va bene ricamarci sopra dell'ironia, visti i suoi toni e modi stravaganti, ma poi la questione di fondo andrebbe affrontata: i concetti di volta in volta espressi sono in generale ragionevoli o no? Bisognerebbe fare uno step in più, secondo me, che non ridacchiare per la bizzarra eloquenza del religioso.

Ad esempio, ieri ci sarebbe stato molto da dire sul cosiddetto "caffeino" di Fanzaga, mandato in onda da Cruciani, e riferito all'hostess dichiaratasi affascinata da Gheddadi e dal Corano: “Un fischio della biscia e subito Eva striscia”. Il conduttore della Zanzara, tutto goduto, ha preannunciato che avrebbe mandato la frase a ripetizione per tutta la sera, ma poi ciò non è avvenuto. Probabilmente egli ha realizzato, con colpevole ritardo, che Fanzaga aveva praticamente dato della puttana alla ragazza in questione.

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Terzo e ultimo argomento: Cesare Battisti. L'alta corte brasiliana ha concesso l'estradizione. Alleluja. E sebbene sia il caso di tenere i piedi per terra, visto che manca il nulla osta finale del presidente Lula, Cruciani faticava a trattenere il giubilo. Va bene così, l'estradizione è sacrosanta.

Il solo dubbio che ho, sul quale mi piacerebbe che Cruciani si esprimesse, è il timore che il rientro fisico di Battisti possa trasformarsi in uno show inappropriato. Mi riferisco a due possibili scenari: lo stuolo di politici in passerella all'aeroporto, sotto gli occhi delle telecamere, per "accogliere" l'ex brigatista, il mostro, l'uomo nero, mentre scende ammanettato dall'aereo come fosse un trofeo, e la folla urlante, che, con la bava alla bocca, fuori dal luogo di detenzione prescelto, tenta il linciaggio, bloccata a stento dalle forze dell'ordine.

Giustizia deve essere fatta, e giustizia sia. Ma mi piacerebbe che il tutto avvenga senza clamori, con moderazione, con senso di civiltà.

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Battisti. Acqua. Trovare il contributo multimediale non è mai stato così facile. Tanto che ho deciso di mettere qualcos'altro.

Deep Purple, "Smoke on the water" (1972)




Smoke on the water
Fire in the sky


mercoledì 18 novembre 2009

Come la moglie di Cesare

Raramente accade che un ascoltatore particolarmente brillante riesca a toccare le corde giuste di Cruciani, presentando una tesi in modo talmente efficace, per quanto in contrasto con le posizioni standard del conduttore della Zanzara, da costringere quest'ultimo a dargli parzialmente ragione.

Questo è successo ieri alle 20:43, quando è intervenuto Marco da Napoli sulla nota vicenda di Nicola Cosentino. Il candidato governatore per il centrodestra, ha osservato Marco, non è sotto inchiesta per i classici reati legati alla politica, quali la concussione, il clientelismo, eccetera. Egli è accusato di essere in combutta con i vertici della camorra, “gente che ammazza! E' una cosa un po' diversa, un po' più delicata”. Poi sarà pure innocente, e, nel caso, lo dimostrerà nei processi, ma nel frattempo come ci si può affidare ad un personaggio su cui aleggiano ombre del genere?

Possibile, ha continuato Marco, che il governo nazionale e la regione Campania non possano fare a meno di questo soggetto? Manco fosse un elemento di spicco da cui dipendono i destini del paese. Come si può credere che la famigerata "magistratura politicizzata" voglia colpire il PDL attraverso accuse inventate ad un soggetto tutto sommato di basso profilo come Cosentino? E' un teorema che non sta in piedi.

Cruciani ha definito “lucido” il ragionamento di Marco, ma ha comunque ribattuto chiedendo: “è giusto o no che l'incarico o la canditatura di un politico debba decadere non a fronte di una condanna penale, ma in conseguenza di un provvedimento giudiziario (avviso di garanzia, mandato d'arresto) scattato quando si è ancora nella fase investigativa?”. Normalmente Cruciani risponderebbe con un no secco. Ieri, invece, messo di fronte ad una possibile differenziazione data dai diversi livelli di gravità dei reati di cui il politico è accusato, è parso quantomeno tentennare.

La mia risposta a Cruciani comunque non può che essere “dipende”. Si deve valutare caso per caso, ma per quanto riguarda Cosentino non ci sono dubbi. Se si parla di una possibile collusione con la camorra, il potenziale governatore della Campania deve essere, per dirla alla Gianfranco Fini, “come la moglie di Cesare”: al di sopra di ogni sospetto.

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Sorvolando sulla vicenda folkloristica di Gheddafi e delle sue 250 ragazze, su cui Cruciani ha concentrato molto l'attenzione (lo capisco, era un tema pruriginoso, buono per l'audience, e non ho da ridire, ma in me non ha suscitato interesse, visto che le stravaganze del dittatore libico non sono una novità), sulla Zanzara di ieri rimane da dire qualche parola su come è stata trattata la vicenda delle divergenze di vedute, nel centrosinisitra, a proposito della manifestazione contro Berlusconi prevista per il 5 dicembre a Roma, il No-B Day, divergenze nelle quali il conduttore della trasmissione ha sguazzato come un'oca nel fango.

Come è possibile, si è chiesto Crux, che nel PD ci sia del dibattito sull'opportunità di partecipare a meno ad una manifestazione le cui parole d'ordine saranno sicuramente quelle dell'antiberlusconismo più rozzo, esemplificato dalla famosa canzonetta di Tony Troja, quella che invoca la galera per il cavaliere? Un partito serio non si dovrebbe neppure porre la questione.

Io penso che il PD faccia bene a prendere le distanze, ma non sia una questione di serietà. Più semplicemene, il PD non può agganciarsi ad un treno che non ha messo in moto lui. Le sue manifestazioni il PD se le organizza, non gli si può chiedere di aderire formalmente a quelle altrui, giuste o sbagliate che siano. E' una questione di prestigio, di autorità, di catena gerarchica da rispettare nell'esercito del polo progressista.

Ciò detto, per il resto io la penso più o meno come il bravo Ivan Scalfarotto, giovane neo vice-presidente del PD, che ieri è stato ospite di Cruciani. La situazione parossistica in cui versa il nostro paese porta a trasferire una parte del dissenso (ma anche del consenso! Il Sì-B Day, organizzato dai circoli delle libertà, e completamente ignorato da Crux, dove lo mettiamo?) nelle piazze, con una certa costanza.

Questo è frutto del livello molto basso del dibattito politico (viene facile, come ha fatto Scalfarotto, opporre al pezzo di Troja la nordcoreana “Meno male che Silvio c'è”), e non c'è da esserne entusiasti. Ma finché sussisterà l'attuale imperante berlusconismo, il conseguente antiberlusconismo piazzaiolo, chiassoso e qualche volta truce troverà ragion di esistere, e bisogna farsene una ragione. L'importante è sempre tenere molto chiaro in mente qual è la causa e quale l'effetto, senza azzardarsi ad invertirli.

***

La meravigliosa parabola del moscone verde, con cui Antonio Di Pietro, ospite in una trssmissione televisiva, ha inteso riferirsi all'ultima svolta centrista di Francesco Rutelli, è stata sicuramente la perla della giornata:

Rutelli sembra il moscone verde, quello che nelle campagne si mette sempre sulla coda del mulo. Il mulo cammina, cammina, e il moscone se ne sta lì a cavallo. Poi, agli ultimi 50 metri, il moscone vola via e arriva sempre prima.

Poesia pura, che neanche Baudelaire.

Ah, dimenticavo. Urge spiegazione per Cruciani che ha affermato di non aver capito il senso della parabola (forse non crede che possa essere così semplice come sembra? Mah...). Crux, read my lips! Di Pietro ha paragonato Rutelli ad un parassita, uno scroccone, un succhiaruote. Non c'è altro. Serve il solito disegnino? :-)

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U2, "The fly" (1991)




We shine like a burning star
We're falling from the sky
Tonight...


martedì 17 novembre 2009

Ipse dixit

Oggi mi lascio andare a qualche considerazione sparsa su alcune frasi captate ieri alla Zanzara.

Iniziamo da un'osservazione di Giuseppe Cruciani, scaturita dall'appello pubblico di Roberto Saviano, pubblicato su Repubblica, affinché il presidente del consiglio rinunci al ddl sulla processo breve: “Detto che del disegno di legge sul processo breve io ne farei un cartoccio e lo buttereri nella spazzatura, a me questa mania dell'appellismo, come lo chiama Paolo Granzotto sul Giornale, mi dà un po' fastidio. Possibile che su ogni cosa, specie se riguarda Berlusconi, debba partire la corsa alla firma, o meglio, al "click" di adesione?

Ebbene, facendo finta di non ricordare che anche Cruciani, a suo tempo, mosse un pubblico invito affinché i cittadini indirizzassero lettere e e-mail in massa all'ambasciata brasiliana a Roma per chiedere a gran voce l'estradizione di Cesare Battisti, io prendo atto del fastidio e della noia che possono essere provocati dall'ingigantimento e dal trascinamento delle notizie, dalle continue campagne stampa, dalla ripetitività delle iniziative di raccolta firme. Capisco. Però bisogna tenere conto che la nostra società di comunicazione di martellamenti ci vive. Se vogliamo prendercela con gli appelli, perché allora non dovremmo fare lo stesso con i sondaggi, inclusi quelli che fa tutti i santi giorni pure Radio 24? Possibile che su ogni cosa debba essere lanciato l'inesorabile sondaggio? E' lo stesso discorso.

Ogni appello, ogni campagna stampa, fa storia a sé, così come ogni sondaggio. Ce ne sono di intriganti e ce ne sono di insulsi. Dei primi ci si interessa, sui secondi si sorvola. Qual è il problema, perché farsene un cruccio? Cruciani sostiene di percepire negli appelli un'artificiosa creazione di false emergenze, ma io credo che la risposta, in questo caso, sia molto più semplice: attaccare gli appelli, oggi, non è altro che un modo indiretto per puntare il dito contro un nemico, un mostro cattivo, un babau, un ricettacolo dell'odio: il quotidiano la Repubblica. Se si può parlar male di Repubblica, ogni occasione è buona.

***

La seconda frase (in realtà è la sintesi di un discorso lungo) che segnalo è di Franco Bechis, vicedirettore di Libero: “Il compromesso sul processo breve, voluto da Fini, con l'inserimento della norma, palesemente discriminatoria e passibile di incostituzionalità, relativa all'applicabilità per i soli incensurati, è una trappola di Fini nei confronti di Berlusconi”. Ne sono convinto anch'io. L'astuto presidente della Camera ha rifilato al premier una gran bella polpetta avvelenata. Bechis osservava ciò con tono di biasimo. Io, invece, sogghigno di fronte alla mossa finiana, degna di un grande scacchista.

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Next! Renato Brunetta ha dichiarato di non appoggiare personalmente la canditatura, al ruolo di ministro degli esteri dell'UE, di Massimo D'Alema, perché quest'ultimo “è un post-comunista che non è ancora diventato socialdemocratico”. Ogni opinione è legittima, naturalmente, ma questa di Brunetta è davvero una super-stronzata (scusate il francese), perché non si può andare avanti sul serio con 'ste ridicole etichette sui comunisti, i "post" gli "ex". Il fatto che Cruciani, il più grande odiatore di etichette dell'universo conosciuto, abbia preannunciato le parole di Brunetta con la sigla di Ufo Robot e che non si sia immediatamente dissociato mi ha piuttosto infastidito (solo in un secondo momento Crux ha preso blandamente le distanze).

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E' evidente che i guai con la giustizia di Berlusconi e quelli di Cesare Battisti sono diversissimi tra loro ed è impensabile metterli su uno stesso piano. Però non riesco a resistere alla tentazione di incrociare due frasi pronunciate ieri da Cruciani in momenti e contesti diversi.

La prima: “Una cosa grandiosa dal punto di vista comunicativo ed elettorale che potrebbe fare Berlusconi è quella di presentarsi alle udienze dei sui processi dire la sua” (sottinteso: fare i suoi show), “le capacità di governo non ne risulterebbero pregiudicate”. E quindi, perché non lo fa, perché non affronta i processi? “Evidentemente ritiene che i collegi giudicanti siano viziati da un pregiudizio nei suoi confronti. Umanamente lo si puo' comprendere”.

La seconda: “Battisti aveva tutte le possibilità di difendersi. Decise di non difendersi perché scappò. Punto”. E, come sappiamo, Battisti non vuole tornare in Italia perché afferma che le sue condanne furono frutto del pregiudizio nei suoi confronti.

Ora, mettiamo insieme il tutto e shakeriamo un po'. Cosa ne viene fuori? Delle due l'una: o l'idea della giustizia viziata da pregiudizio non la rigettiamo mai, o la rigettiamo sempre (come io fermamente credo), rimanendo inamovibili sul principio che dalla giustizia non si deve scappare, né fisicamente, né metaforicamente. Non si può girare l'interruttore di qua o di là a seconda che faccia o meno comodo. Fare da sponda al mancato riconoscimento, da parte di Berlusconi e dei suoi sodali, dell'autorità e dell'integrità della magistratura significa, indirettamente, fornire un piccolo alibi a Cesare Battisti. Spiace, ma è così.

***

Ma la perla crucianiana della serata, la frase che va incisa sulle cortecce degli alberi a futura memoria, è stata questa: “Nessuno è disposto a scommettere un euro che questo governo vada oltre la primavera del 2010”. Ipse dixit…

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L'unico Battisti per cui può battere un cuore sarà sempre e solo Lucio.

Emozioni (1970)




E guidare come un pazzo a fari spenti nella notte per vedere
Se poi è tanto difficile morire
E stringere le mani per fermare
Qualcosa che è dentro me
Ma nella mente tua non c'è...


lunedì 16 novembre 2009

Gioco perfido

Quiz psicologico: immaginate di essere un ufficiale di polizia, che con la propria squadra è intervenuto per interrompere una rapina ad una banca. Il rapinatore, sentendosi in trappola, decide di barricarsi nell'edificio prendendo degli ostaggi da usare come scudi umani per coprirsi la fuga. In quel momento un passante che ha casualmente assistito al tutto vi si avvicina e vi dice: “ma non era meglio lasciarlo andare, il rapinatore? Siete ancora in tempo!”. Come gli rispondete?

a) Gli date ragione
b) Gli spiegate pazientemente che far finta di nulla non è il mestiere del poliziotto
c) Gli assestate una manganellata sulle gengive

(N.B.: chi mi controbatte insinuando che ho paragonato chicchessia ad un rapinatore di banche, quando invece mi sono solo servito di un esempio per mettere in luce un controsenso, lo mando a stendere senza passare dal via.)

***

Piuttosto che cadere nella brace, era meglio stare nella padella. Questa è un po' la filosofia, molto molto molto discutibile, che gli ascoltatori della Zanzara si sono sentiti offrire, con l'appoggio e l'approvazione del conduttore, Giuseppe Cruciani, durante la trasmissione di venerdì 13 novembre.

Tra i vari fautori di tale morale, proposti in audio agli ascoltatori, sono da segnalare in particolar modo prima Pierferdinando Casini, che in una conferenza stampa ha dichiararato come, una volta messi di fronte al ddl “porcheria” sul processo breve, non si possa che rimpiangere il lodo Alfano, e poi Filippo Facci, il quale, ospite di Alessandro Milan a 24 Mattino, ha espresso il proprio favore ad un eventuale ripristino della vecchia immunità parlamentare, quella pre ridimensionamento del 1993.

Eh no, signori miei, non ci siamo proprio. Le regole di questo gioco sono truccate. Non potete seriamente chiedere ai cittadini di elogiare il ceffone perché una bastonata sui denti farebbe più male. Non potete cambiare le carte in tavola e aspettarvi che si faccia finta di nulla. Io mi rifiuto di farmi risucchiare in questa spirale, perche il ddl sul processo breve, la cui responsabilità cade e cadrà solo su chi tale ddl lo presenta e su chi lo voterà, non cambia di una virgola quelle che sono e che furono le valutazioni su lodo Alfano e immunità. Ribadiamole brevemente.

Il lodo Alfano era questionabile per tante valide ragioni legate ad un probabile profilo di incostituzionalità (poi confermato dalla Consulta), ma prima ancora era comunque inaccettabile nel momento in cui la sua promulgazione, oggettivamente, non nasceva dall'impellente desiderio di stabilire un caposaldo (la protezione giuridica per le alte cariche), sulla cui ragionevolezza si può anche discutere, ma dalla volontà di intaccare un procedimento penale già in corso. Ciò significava barare, perché si andava a violare quell'elementare principio dell'etica politica che dovrebbe impedire ad un membro del governo di legiferare a proprio uso e consumo. E questa problematica di natura etica rimane intatta, tale e quale, anche nell'ipotesi di ripromulgare lo scudo per le alte cariche seguendo la via della modifica costituzionale.

L'immunità parlamentare, che, come noto, venne istituita dai padri costituenti per proteggere i parlamentari dai reati d'opinione, venne sacrosantemente abolita nel momento in cui diventò palese che di essa si stava facendo un colossale abuso, trasformandola in un privilegio medievale chiamato impunità. Ipotizzare di ripristinarla solo perché serve a Berlusconi ripresenta la stessa problematica di natura etica già menzionata poc'anzi a proposito del lodo Alfano.

Alcuni opinionisti si dilettano in esercizi di dietrologia ipotizzando che il ddl "sfascia-giustizia" sul processo breve sia una gigantesca trappola per topi finalizzata ad indurre il Partito Democratico a dare il proprio assenso alla modifica costituzionale che, per via parlamentare (dove serve la maggioranza qualificata dei due terzi) e senza poi la necessità di passare attraverso le lungaggini del referendum confermativo dall'esito peraltro non scontato, istituzionalizzi il lodo Alfano o ripristini l'immunità parlamentare o entrambe le cose.

Io non so se sia davvero così, ma di una cosa sono certo: se i leader del PD si azzardano anche solo ad immaginare nei meandri più reconditi del loro cervello di prestarsi a questo perfido gioco faranno bene a prendere il primo aereo per la Groenlandia, con biglietto di sola andata. Sperando che la collera di milioni e milioni di militanti e di semplici cittadini non giunga, implacabile, pure lì.

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Chris Isaak, "Wicked game" (1989)




The world was on fire and no one could save me but you
It's strange what desire will make foolish people do
I never dreamed that I'd meet somebody like you
And I never dreamed that I'd lose somebody like you...


venerdì 13 novembre 2009

Terminator

Oggi post doppio. Metà mio (Authan) e metà di Paolo. Che volete di più?

AUTHAN

Che Cruciani non sia entusiasta del disegno di legge sul processo breve lo abbiamo capito, ma se si degnasse di dedicare un centinaio di secondi della sua esistenza nell'etere a dire esattamente perché, io gliene sarei immensamente grato. Ciò detto, ho comunque apprezzato la presenza in trasmissione, ieri, del presidente emerito della Corte Costituzionale Antonio Baldassarre, il quale ha ribadito le sue perplessità (già espresse alle agenzie di stampa) su questo provvedimento, giudicato “imbarazzante e incostituzionale” in quanto chi lo ha scritto sembra non rendersi conto che un simile testo non potrà mai passare indenne le forche caudine della Consulta, posto che ci arrivi.

A mio avviso, a parte i dubbi di costituzionalità, e, al di là del fatto che si tratta inequivocabilmente di una legge salva-Berlusconi, questo ddl, che io tra me e me chiamo "Terminator", è una follia anche da un punto di vista prettamente logico. Lo è essenzialmente per due motivi:

1) E' irragionevole che la nuova legge valga anche per i processi già in corso. Quando essi iniziarono, i giudici non sapevano che all'improvviso sarebbe piombata la tagliola dei due anni di durata massima. Se lo avessero saputo, avrebbero magari modificato certe scelte, stabilendo diverse priorità. E' un classico esempio di cambio delle regole del gioco a partita in corso. E' inaccettabile sotto ogni punto di vista. Molti processi in corso si estingueranno di colpo senza poter arrivare a sentenza, anche se magari imminente. Per gli innocenti cambierà poco. Per i colpevoli equivarrà ad un'amnistia. Complimenti.

2) Solo un pazzo può pensare che la tagliola dei due anni, piazzata lì, da sola, senza interventi accessori, possa far abbreviare i processi. Può darsi che in certe realtà ci sia un problema di bassa produttività dei tribunali per pigrizia, scarso senso del dovere, eccetera, ma è abbastanza universalmente riconosciuto che i problemi principali dell'efficienza della giustizia sono altri: la burocratizzazione, il mancato uso massiccio di mezzi informatici e digitali, la scarsità di personale, le troppe possibilità date agli avvocati di chiedere rinvii delle udienze per i motivi più disparati (tra cui la brama di arrivare alla fatidica prescrizione). Ai tribunali, più che le tagliole servono risorse. Ri-sor-se! Di ogni tipo.

Sul tema, segnalo oggi due articoli formidabili e imperdibili, quello di Luca Ricolfi sulla Stampa e quello di Luigi Ferrarella sul Corriere. Sarei tentato di offrire dei soldi a Cruciani per avere uno dei due opinionisti summenzionati invitato in trasmissione stasera, ma poi qualcuno mi accuserebbe di qualcosa di ancor peggio dell'arselicking. Meglio cambiare tattica: minaccio una strage! :-)

Tra un attimo lascio la parola a Paolo. Giusto il tempo di annunciare all'universo intero che l'idea di candidare Roberto Saviano alla regione Campania sembra anche a me, così come a Crux, campata in aria. Se fosse lui stesso a proporsi, se spiegasse i suoi punti programmatici e se fosse convincente sarebbe un altro discorso. Ma a parte che non credo che lo scrittore abbia le physique di role per fare il governatore, ridurre Saviano ad una sorta di testimonial, di bella faccia presentabile che possa far dimenticare anni e anni di disastri, trovo sia, a mio avviso, davvero avvilente.


PAOLO

Dato che Cruciani ha dato un segno di riconoscimento al blog, anche io ho intenzione di iniziare il mio post profondendomi in ipocrite piaggerie nei suoi confronti e praticando accanitamente l'arselicking nei suoi confronti (sono in mattinata polemica).

Da quando la trasmissione ha iniziato ad introdurre rubrichette satiriche diverse, di cui alcune anche legata alla parte destra dello spettro politico (Gasparreide, le sparate della Santanchè, …), mi pare che l'effetto di univocità derivante dalla sola Radio Londra si sia finalmente attenuato e che la trasmissione ne stia guadagnando. Compresa Radio Londra. Non che non si penda sempre nella stessa direzione, ma il risultato è un po' meno scontato. Fine arselicking.

Ieri ho avuto l'ennesima riprova di quanto diversamente io e Cruciani ragioniamo su alcuni argomenti. Per una volta avevo apprezzato una iniziativa del suo idolo Renato Brunetta (!), quella che il ministro aveva definito “forse acqua fresca, ma dalla parte dei cittadini”. Mi riferisco alla semplificazione burocratica, che si spera verrà attivata a breve, data dalla possibilità di effettuare il cambio di residenza online.

Finalmente una iniziativa, magari minima, ma utile, non controproducente, fatta senza i trionfalismi e le polemiche cui il ministro ci aveva abituato sinora, un motivo per dire “Vedete?, fatti concreti!”. Da questo governo è già moltissimo. E infatti Cruciani fa partire la sigletta di Goldrake. Ma... sorpresa! Il motivo era tutt'altro.

Ma come, Cruciani. Mi fai sentire Brunetta che divide i buoni nella destra ed i cattivi nella sinistra, mi fai sentire i pezzi di Exit in cui Brunetta accampa come scuse per non aver abolito gli enti inutili una serie di motivazioni prevedibilissime, non hai nemmeno il coraggio di far sentire Brunetta che, sempre ad Exit, si lamenta perché nel servizio introduttivo sugli enti inutili ne viene mostrato uno senza identificarlo chiaramente per preservare l'identità dell'informatore (ma subito dopo si guarda bene dal dire per quali enti e da quali politici la sua scrivania è stata sommersa di lettere parlando assolutamente in astratto) e non gli tributi un bravo per una iniziativa finalmente un po' meno demagogica? Rinuncio a capire...

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Mitica, stra-stra-mitica scena da "Terminator 2 - Il giorno del giudizio".



Hasta la vista, baby


giovedì 12 novembre 2009

Un anno, otto mesi, venti giorni

Un anno, otto mesi, venti giorni. Tanto mi ci è voluto per guadagnarmi la mia prima citazione in diretta da parte di Giuseppe Cruciani, avvenuta ieri. La prossima è prevista per i primi di agosto del 2011. Mi sento una piccola cometa di Halley.

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Uno dei miei massimi divertimenti, da vero nerd, è applicare in direzioni diverse gli stessi identici schemi logici tipicamente adottati da Cruciani. Ne assorbo cioè la forma mentis e la incollo su un diverso piano. E' un bel gioco, che mantiene giovane e attivo il cervello.

Lo faccio non per "sputtanare" Cruciani, del quale, nel caso ancora non si fosse capito, ho in generale una più che buona considerazione (il fatto che spesso io mi trovi in disaccordo con lui non c'entra. Anzi, lo riconosco e lo indico al mondo come un "avversario" intellettualmente valido), ma per evidenziare come a volte usando in ambiti leggermente diversi, ma non sconnessi, i suoi stessi ragionamenti si può arrivare o a conclusioni sorprendenti (che Cruciani rigetterebbe ma in modo imbarazzato visto che si fondano sui suoi schemi), oppure a conclusioni assolutamente ridicole, che vanno ad invalidare i ragionamenti stessi, e di conseguenza pure le conclusioni del conduttore.

Ad esempio, proviamo a considerare il modo con cui Cruciani si approccia all'ostilità dei cosiddetti antiberlusconiani verso il cavaliere, e applichiamo lo stesso schema logico su come Berlusconi e i suoi accoliti si pongono nei confronti della magistratura.

Quando Cruciani dice “chi pensa che Berlusconi sia un tiranno mediatico, un despota, un autocrate, per coerenza dovrebbe prendere i fucili e andare in montagna ad organizzare la resistenza” io ribatto: perché non dovrebbero fare qualcosa di analogamente rivoluzionario coloro che giudicano eversiva l'attuale magistratura? Più in dettaglio, se Berlusconi pensa che la magistratura non agisca nell'unico interesse della giustizia, e che persegua finalità politiche sovversive, perché non la azzera? Perché non fa tabula rasa di tutto e di tutti? Ha la forza parlamentare, e se non basta può al limite mandare l'esercito in tutte le sedi giudiziarie.

Come dite? Sarebbe un'azione giusto un pelo sopra le righe? Ma signori miei, Berlusconi ha il con-sen-so!. Questa parola magica autorizza ogni cosa. Chi non è d'accordo si armi di pazienza. Le prossime elezioni non sono poi così lontane.

Okay, ora possiamo uscire dalla metafora. Io ovviamente penso che ipotizzare l'uso dell'esercito per reprimere l'azione della magistratura sia ridicolo. Ma, visto che lo schema logico è il medesimo, altrettanto ridicolo è dire che l'opposizione intransigente a Berlusconi non la si possa fare comodamente seduti in poltrona, in salotto, davanti ad una tazza di the.

Ho un altro esempio. Cruciani dice spesso bisogna smetterla di fissarsi sui conflitti di interesse e sui guai di Berlusconi con la giustizia, visto che se ne parla da quindici anni senza alcun esito. Perché non dovrei dire la stessa cosa nei confronti di chi sostiene che la magistratura agisce politicamente? Non è anche questo un discorso vecchio e stravecchio? Il fatto che anche molti esponenti del centro sinistra siano, in questo arco di tempo, finiti nel tritacarne non basta a dare un taglio a questa litania?

Esempio numero tre. Cruciani spesso rifiuta argomentazioni che traggono spunto non da dati certi e da prove conclamate, ma da semplici indizi, supposizioni, opinioni personali. Atteggiamento sensato. Ma allora mi chiedo: dove sono i dati certi e le prove conclamate che rendono assolutamente sicure le volontà persecutorie, di natura politica, da parte della magistratura nei confronti di Berlusconi? Il numero di procedimenti contro il cavaliere è solo un indizio che di per sé non dimostra nulla. Quindi, per coerenza, ogni volta che un ascoltatore inizia a cantare la canzone dell'accanimento giudiziario contro Berlusconi, sarebbe logico attendersi lo stesso trattamento che subisce l'ascoltatore che dà per scontato come la Carfagna occupi un ministero non esattamente sulla base di meriti professionali.

Potrei andare avanti ancora per molto, ma per oggi basta così.

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Però un'ultima cosa mi rimane da dire. Cito alcune parole semi-testuali di Cruciani pronunciate ieri sulla riforma del processo breve (metto insieme frammenti di frasi dette in momenti diversi): “Appare di tutta evidenza che la riforma del processo breve, per me un grave errore, viene incontro all'esigenza di bloccare i processi del presidente del consiglio. La riforma del sistema giudiziario non c'entra nulla. Qualcuno può trovare tutto ciò vergognoso e indignarsi. Io che guardo alla politica con occhio cinico, non mi indigno”.

Che dire… Da un lato è apprezzabile l'onestà nell'ammettere che si sta parlando di una legge inequivocabilmente ad personam, perché è così, inutile prendersi in giro. Dall'altro, il fatto di non trovare in ciò niente di osceno, niente di cui valga la pena inalberarsi, mi lascia senza parole. Un livello di cinismo così grande io non lo posso neppure concepire. E scusatemi, ma me ne vanto pure.

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Giorgio Gaber, "Io non mi sento italiano" (2003)




Mi scusi Presidente
ma questo nostro Stato
che voi rappresentate
mi sembra un po' sfasciato.
E' anche troppo chiaro
agli occhi della gente
che è tutto calcolato
e non funziona niente.



mercoledì 11 novembre 2009

Ottocentoventiduesima contraddizione di Cruciani

L'editoriale di Augusto Minzolini, andato in onda la sera di lunedì 9 ottobre, con cui il direttore del TG1 deprecava alcune dichiarazioni del procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia per poi invocare, con un legame logico che un giorno spero qualcuno possa decifrarmi, il ritorno ad una piena immunità giuridica per i parlamentari, ha lasciato molti strascichi che hanno avuto riflessi anche durante la Zanzara di ieri. E a mio avviso, in questa circostanza, così come in innumerevoli altre, il commento di Giuseppe Cruciani non è stato equilibrato. Ecco perché.

Partiamo dal modo con cui il conduttore della Zanzara ha commentato l'intervento di Ingroia ad un recentissimo convegno sulla questione morale nelle istituzioni organizzato dall'europarlamentare dell'IdV Luigi de Magistris. Per Cruciani le parole di Ingroia, sebbene non vi siano riferimenti diretti e inequivocabili, configurano implicitamente un chiaro attacco politico al governo, inopportuno nel momento in cui viene da un magistrato e ancor più inopportuno se si tiene conto che Ingroia è impegnato in inchieste che potrebbero coinvolgere esponenti del governo medesimo e della maggioranza, incluso l'attuale premier. Pertanto, sempre secondo Cruciani, il discorso di Ingroia non può che essere interpretabile in chiave di militanza antiberlusconiana, e il magistrato, per coerenza, dovrebbe smettere la toga e darsi alla politica.

Non gli sfiora neppure l'anticamera del cervello, a Cruciani, l'idea che Ingroia possa semplicemente aver voluto esternare il suo parere di esperto su un tema che conosce benissimo, quello della lotta alla criminalità, giudicando negativamente, anche con forti espressioni scuoti-coscienza (“emergenza democratica”, “soluzione finale”, “demolizione dello stato”) non il governo in toto, non la persona di Berlusconi, ma alcuni particolari provvedimenti legislativi emanati o in via di emanazione, primo fra tutti quello sulle intercettazioni, che riguardano l'efficacia dell'azione investigativa e giudiziaria, e la libera informazione.

Passiamo a Minzolini. Per Cruciani, passi che il TG1 sia (ma lo è sempre stato) filo-governativo, ma ipotizzare una presunta militanza di Minzolini nel fan club di Berlusconi è sbagliatissimo. Minzolini non è un'emanazione mediatica del cavaliere. E' una persona con le sue idee, le sue opinioni, e con la sua libertà di esprimerle. Non si può dire che è "schierato".


Minz


Ricapitoliamo: Ingroia dovrebbe limitare i suoi interventi pubblici, ponderare le parole, eccetera, ma comunque, ormai, è talmente schierato che farebbe bene a darsi alla politica. Minzolini, invece, che dalle frequenze della principale rete pubblica dirige il TG più "istituzionale" che ci sia, visto da 7 milioni di persone, è libero di dire qualunque cosa (anche stigmatizzare in diretta nazionale un magistrato antimafia), senza bisogno di ponderare un bel niente, e comunque qualsiasi cosa dica non può essere usata contro di lui al fine di incasellarlo.

Ditemi voi: sono pazzo se ci vedo una contraddizione, o no? Se Minzolini è libero di parlare senza freni, perché non deve esserlo Ingroia? Se Ingroia deve moderarsi, in quanto magistrato, perché non dovrebbe moderarsi pure Minzolini, in quanto titolare di una bocca di fuoco mediatica dalla potenza inaudita? Se si può dire che Ingroia è schierato, perché non si può dirlo di Minzolini? Se Minzolini è solo uno che esprime le sue opinioni, senza che ciò influenzi la qualità e l'indipendenza del suo lavoro, perché invece Ingroia deve "darsi alla politica"?

Tutto questo, semplicemente, non ha senso. Essere magistrato non implica necessariamente una consegna al mutismo. Essere direttore del TG1 non implica necessariamente un obbligo alla predicazione filo-governativa.

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Magari ho capito male, ma non credo. Anzi, giurerei in tribunale con la mano destra alzata e la sinistra adagiata sulla Bibbia che ieri Cruciani ha detto che gli esponenti del PDL farebbero bene a non farsi coinvolgere dalla smania del test antidroga se non altro per il fatto che tra i favorevoli a questa iniziativa c'è Antonio Di Pietro.

Non so se avete capito… Se Di Pietro dice che una cosa è giusta, automaticamente quella cosa diventa sbagliata. A prescindere. Giudicate voi.