martedì 28 aprile 2009

Starlette

[28 Aprile 2009: il blog chiude temporaneamente per malattia in primo luogo e per ferie in secondo luogo. Oggi pubblico un guest post preparato dal solito grandissimo e gentilissimo Paolo. Ci risentiamo la settimana prossima. Authan]


Buongiorno,
ho proposto ad Authan una minima supplenza sulle aspiranti candidate del PDL.

Personalmente spero si tratti del gioco a creare la notizia (a questo punto, dopo aver creato un drago immaginario, Berlusconi può presentarsi in armatura e prendersi il merito di averlo sconfitto, anche candidando quella sola starlette che abbia dimostrato un minimo di capacità più delle altre).
I precedenti peraltro non sono tra i più rassicuranti, a partire da un Barbareschi che deve proprio essere presentissimo in parlamento (link).

Trovo comunque stucchevole passare in trasmissione le telefonate che invocano la messa alla prova delle signorine (selezionate sulla base dell’avvenenza e solo in eventuale seconda battuta per competenza) ed il loro diritto a poter essere candidate: immagino che tutti quelli che sostengono questa tesi siano disponibili ad affidare la propria salute ad una cardiologa particolarmente gnocca e non laureata (ci son molti modi di affrontare i problemi di cuore, lo so…).

E trovo molto superficiale Cruciani quando proclama la sua convinzione dell’inutilità del Parlamento Europeo a giustificazione del fatto che si possano candidare anche persone di scarso peso politico: basti vedere quanta parte dell’attività legislativa nazionale è il recepimento delle direttive europee e quanto poi pesino nella vita di ogni giorno queste leggi. Leggi a questo punto scritte da altri e per interessi spesso diversi dai nostri, visto che non abbiamo politici competenti ed interessati a rappresentarli.

E purtroppo a dire che non sono competenti si prodiga (in malafede o senza accorgersene non saprei) lo stesso Brunetta nell’intervista rilasciata alla Bignardi, in cui dichiara che in fondo alle signorine viene erogato un corso di 50 ore di durata assimilabile ad un corso universitario.
Ora, io mi sono laureato in ingegneria, e gli insegnamenti importanti (Analisi matematica, Fisica, Calcolo numerico,…) erano sdoppiati in due corsi di oltre 80 ore ciascuno. Poi a casa era necessario studiare. E per laurearsi bisognava superare gli esami relativi a 28 corsi.
Governare deve essere molto più facile.

Saluti

Paolo lo starlette

lunedì 27 aprile 2009

Meno di zero

Un malatissimo Authan vi dona oggi solo un mini post. Abbiate pazienza.

Ho trovato la Zanzara di venerdi' di una noia mortale. Si e' parlato per la maggior parte del tempo della vicenda del sacrestano di una chiesa di Vigevano che si e' mostrato in pubblico con una fiammante svastica al braccio. La notizia poteva avere aspetti interessanti, ma quando Cruciani ha fatto intervenire in diretta il sacrestano, Angelo Idi, sono bastati un paio di minuti per constatare che il personaggio, culturalmente, non era portatore di chissa' quali convinzioni e in sostanza rappresentava lo zero assoluto. Anzi, meno.

Insomma, non valeva la pena dedicare tanto spazio a uno che voleva solo avere i suoi quindici minuti di celebrita'. Una puntata sprecata.

venerdì 24 aprile 2009

Su da dos

Come saprete, la regione Lombardia ha approvato una delibera, piuttosto confusa, con la quale si vorrebbe porre un freno al consumo di generi alimentari d'asporto nelle zone prospicienti gli esercizi commerciali e artigianali. Sebbene siano inclusi anche gelaterie, rivendite di pizze al taglio, etc, i veri obiettivi del provvedimento sono le molte kebabberie che specie nelle tarde ore serali si trasformerebbero in un ricettacolo di maghrebini dediti all'alcool e agli schiamazzi.

Giuseppe Cruciani, per commentare, questa sorta di ridicola guerra al kebab (ridicola anche secondo Cruciani), ha deciso di invitare l'esponente PDL Piergianni Prosperini, risvegliando dal limbo una Zanzara soporifera che rischiava di finire nel dimenticatoio già a partire da un minuto dopo la fine della trasmissione

Ma chi è Prosperini? Costui è un esuberante assessore alla regione Lombardia che si rende portatore di messaggi estremamente pesanti nei confronti degli immigrati, formulati peraltro facendo uso di un linguaggio casereccio, da bar, condito e da un colorito accento lombardo e da stravaganti espressioni in dialetto che suscitano ilarità.

Il personaggio divenne popolare grazie alle sue comparsate in una TV privata, di cui su YouTube si possono trovare numerosi estratti. E anche ieri Prosperini non è stato da meno, dando luogo ad un autentico show che è andato avanti dalle 19:45 fino alle 20:10. Venticinque minuti di invettive contro i maghrebini che schiamazzano, che si ubriacano, che sporcano, che si siedono per terra, che mangiano cibi che puzzano. La perla della serata si è avuta quando ha detto: “La loro natura è rumorosa. Non sono cavalieri teutoni. I cavalieri teutoni attaccavano in silenzio, i mori attaccavano urlando.

A volte Cruciani si fa cogliere dalla sindrome di David Letterman (o Jay Leno, se preferite) e decide di trasformare il suo serioso talk in uno show semi-comico (cosa che solitamente mi dà fastidio), e ieri è stata una di queste occasioni. L'intervento di Prosperini, teatrale, da macchietta del cabaret, era talmente vivace, talmente brioso, che Cruciani quasi godeva nell'ascoltarlo. Tanto che lo aizzava, lo pungolava, come Aldo Biscardi faceva anni fa con Maurizio Mosca ai tempi d'oro del Processo del Lunedì.

Perché di fatto Prosperini è questo. E' il Maurizio Mosca della politica. E' il Trapattoni di quando allenava il Bayern Monaco e urlava in tedesco “Strunz! Strunz!”. E' spassoso, il più delle volte suo malgrado. Talmente spassoso che diventa impossibile prenderlo sul serio.

Amletico dubbio: è normale che l'ilarità che Prosperini suscita con il suo linguaggio terra terra da B-movie prevalga sullo sdegno per l'intolleranza e il disprezzo che trasudano dalle sue parole?

Io devo fare una confessione: in diversi momenti ieri non sono riuscito a trattenere le risa. Di Prosperini politicamente penso tutto il male possibile, sia chiaro. Però mi ha fatto ridere. Non per ciò che ha detto, naturalmente, ma per come lo ha detto.

Mi devo vergognare? Farei meglio a scrivere un post pervaso di improperi perché Cruciani ha dato spazio a un agitatore professionista, un seminatore d'odio, a uno che fomenta i peggiori istinti dell'uomo? Uno che andrebbe boicottato e niente più?

No. Non stavolta. Così come Cruciani, neanch'io riesco a considerare Prosperini un pericolo, perché a mio avviso c'è differenza tra questi e un Borghezio o un Gentilini. Un qualunque essere senziente con più di tre neuroni non può prendere sul serio un soggetto del genere.

Non serve nemmeno prendere le distanze, non è neppure il caso di fare dei distinguo. E' inutile. Non ha senso. E' come scavare un buco nell'acqua. Con Prosperini e soprattutto di Prosperini, la sola cosa seria da fare è ridere.

-------------

Da YouTube, The Best Of Piergianni Prosperini.





"Non gli vanno bene le nostre scuole? Ciapum el camel, ciapum el piroscafo, ciapum chel che vorum ....e via, via... Su da dos!"

Dai, sembra un comico di Zelig che imita un padano purosangue. E' una parodia di se stesso. Su da dos!



giovedì 23 aprile 2009

Ciò che non mi uccide mi rende più forte

Ma quanto è cool dire al mondo che non ci si indigna più per nulla? Quanto è figo far sapere che si ha la scorza dura, che niente riesce più a far male, che chi si lamenta di tutto è una mammoletta?

Sto vibrando dall'eccitazione, non riesco a trattenermi.

Chi è il più cinico tra tutti i conduttori radiofonici?

Cruciani!

Chi è che non si stupisce più di nulla? Chi è che ha già visto tutto?

Cruciani!

Chi è il più tosto, il più ruvido, il più cattivo, insensibile, beffardo, impudente, mordace?

Cruciani!

Chi è il re degli uomini di mondo? Chi è che ha fatto il militare a Cuneo?

Cruciani! (No, veramente era Totò, ma non importa, il concetto è lo stesso).


Sì, okay, la finisco con questo delirio, ma ci siamo capiti, a patto che ieri abbiate ascoltato la Zanzara, durante la quale il conduttore, come accennavo ad inizio post, ha urlato (metaforicamente) il suo "basta" alle indignazioni.

Tutto è nato per via del fatto che il tema del giorno, ieri, riguardava le possibili candidature nel PDL, per le elezioni europee, di alcune graziose fanciulle con esperienze più o meno memorabili in vari programmi TV e fiction (Grande Fratello, Elisa di Rivombrosa, ecc). Molti ascoltatori hanno chiamato e scritto messaggi esprimendo il loro disappunto, la loro irritazione. La loro indignazione.

Alle 20:19, Giuseppe Cruciani non ce l'ha fatta più. “Sarà che da un po' di tempo sono allergico all'indignazione. Quando sento le persone che si indignano, io tendo subito a pensarla diversamente. Le lagne non le sopporto più.

Insomma, i seguaci di Cruciani sono avvertiti. Basta lagne. Non fatevi sopraffare dalla rabbia. Ricordatevi quel che diceva Nietzsche: ciò che non vi uccide vi rende più forti.

Berlusconi candida (forse) soubrette, show-girl, veline, letteronze? Amen. Di cosa dovremmo scandalizzarci? Quale imbarazzo dovremmo mai provare? Non hanno diritto pure le veline di essere candidate alle elezioni? Probabilmente, coi lori bei visini resi familiari dalla TV possono avere più possibilità di altri aspiranti parlamentari europei che magari fanno mestieri più "autorevoli" ma che essendo sconosciuti non portano voti. La politica è anche questo (frase magica con cui Cruciani chiude ogni sua disamina).

La politica è anche questo un par de cojoni, Cruciani.

Io esigo che a rappresentare l'Italia ci sia gente preparata, con un appropriato curriculum, con profonde motivazioni personali. Gente che non è stata prescelta da un enorme dito calato dal cielo, ma che si è proposta avanzando dei progetti, delle idee, e che in base a ciò viene selezionata dai vari partiti per essere candidata e messa al vaglio degli elettori. Quando mesi fa si parlava di scuola e di università, il merito sembrava essere (giustamente) la nuova parola d'ordine. Perché per le candidature dovremmo invece nascondere la testa sotto la sabbia?

Ma come si può valutare il merito in questi casi, si è chiesto Cruciani. Chi giudica? E' ovvio che un tasso di arbitrarietà ci sarà sempre, ma non possiamo sbracare in questo modo. Io come cittadino mi sento preso in giro se nelle liste dei candidati mi trovo indicati elementi senza curriculum, senza gavetta, senza dei requisiti minimi in termini di capacità, di esperienza, di competenza. Chi andrebbe mai a farsi curare i denti da uno che fino al giorno prima faceva l'attore e che non ha mai studiato medicina?

Meno male che qualche minuto dopo l'outing di Cruciani è spuntato dal nulla Filippo Facci, il quale, garbatamente, ha tirato una secchiata d'acqua gelida in faccia a questa sorta di crucianiano nichilismo. Qui di seguito trovate un sunto del Facci pensiero. Le parole sono quasi testuali, ho dovuto fare un minimo di editing per maggiore leggibilità.

Sono abbastanza anticonformista da poter provare uno sconvolgimento. Non che le candidature del centrosinistra siano da urlo, ma quelle del centrodestra superano ogni limite. Berlusconi sarà anche un genio, però non può sbatterci in faccia una realtà che dice che nel parlamento italiano e in quello europeo le persone sono dei soldatini, degli spingitori di bottoni, la cui eventuale intellettualità è irrilevante.

Da bambini ci spiegavano che in parlamento ci andava la crema dei mestieri e della società. Invece ora vengono candidate pseudoveline e letteronze, fallite nelle loro professioni, che in virtù della loro beltà e della loro tendenza ad essere accondiscendenti vengono premiate. Ora cosa possiamo dire ai nostri bambini? Andate a fare le veline che mal che vada diventate parlamentari? Lo status del parlamentare non è mai stato così basso.

No, a parlare non era nessuno dei capipopolo dell'antipolitica. Era davvero Filippo Facci.

Ecco, Cruciani, riascolti le parole del suo amico Filippo. Lo faccia una, due, tre volte. Poi si diriga in bagno, si metta davanti allo specchio e si molli due ceffoni. Non per punirsi, ma per svegliarsi.

---------------

Chi è il più odioso tra tutti i conduttori radiofonici italiani?

Cru... Forbice! :-)


mercoledì 22 aprile 2009

Colpirne cento per educarne uno

Negli ultimi giorni è tornata di moda la parola "razzismo", soprattutto per via dei cori indecorosi che i tifosi juventini hanno indirizzato al giovane attaccante interista Mario Balotelli durante Juventus-Inter di sabato scorso, e mi è venuta voglia di dire due parole proprio su tale vicenda, che se da qualcuno è stata presa troppo sul serio, da altri è stata invece commentata con eccessiva sufficienza.

Come ho già avuto modo di dire in precedenti post, secondo me l'Italia non è un paese razzista. Ciò non toglie che nicchie di intolleranza esistano eccome, e che vadano non solo severamente combattute, ma neppure indirettamente incoraggiate. Non mi piace chi urla al razzismo a destra e a manca, ma neppure mi piace chi nega l'esistenza di un problema di nicchia, piccoli focolai di un virus che oggi non pervade il paese ma che domani chissà. Meglio sradicare il virus, quindi.

Ma torniamo a Balotelli. Domanda: secondo voi, se Balotelli fosse uno svedese con i capelli biondi e gli occhi azzurri, i tifosi juventini gli avrebbero urlato "biondo di merda"? Sicuramente no. Gli insultatori, probabilmente, si sarebbe piuttosto concentrati sul lavoro e sull'onorabilità della madre del giovane attaccante nerazzurro, e nessuno avrebbe parlato di razzismo.

Quel che voglio dire è che secondo me gli spettatori bianconeri che durante l'incontro hanno berciato allegramente i loro "negro di merda" non erano realmente animati da uno spirito razzista giacente più o meno segretamente nel loro essere. Che senso avrebbe? Nella Juventus hanno militato un sacco di calciatori di colore: Thuram, Vieira, ecc. Non è di razzismo che si deve parlare, in questo caso, ma di maleducazione e di inciviltà.

Ecco, questo è il punto in cui deve partire un bel "tuttavia".

Tuttavia, l'insulto che fa riferimento al colore della pelle o all'etnia non ha la stessa valenza di uno "generico" (per capirsi, "stronzo", "bastardo", "figlio di puttana", ecc.) o di uno che fa riferimento ad altre caratteristiche fisiche (calvizie, bassa statura, peso elevato, ecc). Per quanto possa sembrare ridicolo, esiste una scala di gravità nello stravagante mondo degli epiteti. Così come "figlio di puttana" è peggio di "sciocchino", "negro di merda" è ben più pesante di "fdp", indipendentemente dalle ragioni, odio razziale o semplice incazzatura del momento, per cui l'epiteto viene pronunciato.

In altre parole, il rapporto che c'è tra "negro di merda" e "fdp" è lo stesso che c'è tra la bestemmia e la semplice imprecazione volgare. Così come non bisogna bestemmiare (atei o credenti, non importa), non bisogna neppure rivolgere mai l'espressione “negro di merda” a chicchessia. Mai vuol dire mai. Mai, mai, mai, mai, mai, mai, mai.

Mai. Neanche per scherzo, neanche per sfogare la frustrazione di un momento, neanche se l'intento è solo quello di innervosire il centravanti avversario. L'insulto razziale legato al colore della pelle è intollerabile anche quando non cela una reale forma di razzismo. E' intollerabile per tutta la storia di persecuzioni e schiavismo che le popolazioni di colore hanno dovuto subire nella loro storia.

Pertanto non condivido il commento che ha dato ieri Cruciani sul caso Balotelli. Secondo Cruciani “non bisogna punire una squadra per certe dinamiche che avvengono in tribuna”, perché, a suo dire, “andare a verificare istante per istante qual è stato l'atteggiamento del pubblico (i cori sono stati prolungati? Hanno suscitato la reazione indignata del resto dello stadio?) è assurdo”.

Non sono d'accordo, ripeto, e un po' stupisco delle parole di Cruciani se penso che egli è la stessa persona che vorrebbe (secondo me giustamente) vietare tout court le trasferte.

Ormai è chiaro che la violenza fisica e verbale nel mondo del calcio e del tifo può essere risolta solo con la repressione, e me ne frego se vi appaio molto di destra nel sostenere questa tesi. Sui cori razziali (non "razzisti") non si può soprassedere, cavandosela con la solita formula dei "quattro imbecilli" che non rappresenterebbero niente e nessuno. Durante Juventus-Inter, la mancanza di reazione del resto degli altri settori dello stadio, i cui occupanti, anzi, si sono in parte uniti ai cori partiti dalla curva, non è un dato marginale, come Cruciani ha dato a intendere. Al contrario, questo è forse l'aspetto più inquietante, che più dei cori stessi urla vendetta.

Pertanto, a mio modo di vedere, in questi casi è giusto punire la tifoseria nel suo complesso, chiudendo le porte dello stadio per uno o più turni, a secondo del tasso di recidività. Ci sono scenari in cui il celebre motto di Mao va ribaltato: per educare qualcuno, bisogna colpire tutti.

(PS: probabilmente sapete che la Juventus non è esattamente la mia squadra del cuore, ma vi prego di credermi se vi dico che ciò è irrilevante nell'economia dell'opinione che ho testé espresso.)

***

Ancora una cosetta. Sono andato a leggermi un articolo, apparso su Libero di ieri, di Gianluigi Paragone, dall'ironico titolo "Siamo razzisti", definito “intelligente” da Cruciani. In pratica Paragone ironizza su coloro che urlano al razzismo in ogni circostanza. In effetti il pezzo è godibile per il taglio sarcastico e provocatorio, ma al contempo l'ho trovato troppo sbilanciato in una direzione autoassolutoria. La morale era: noi siamo italiani-brava-gente, di cosa mai dovremmo preoccuparci... No, mi spiace, troppo consolatorio per miei gusti.

Ribadisco la mia teoria: l'Italia non è pervasa dal razzismo e questa parola sarebbe meglio centellinarla, ma nicchie di intolleranza esistono eccome e non è col semi-negazionismo di Paragone che sarà possibile estirparle prima che possano diventare seriamente contagiose.

----------


Antipatia

martedì 21 aprile 2009

Più realista del re

[ATTENZIONE: oggi il blog ospita non uno ma addirittura due guest post, a firma di Tommaso e di Paolo.]

Buongiorno a tutti

Scrivo ciò che penso su quello che è successo a Domenica In con il pericoloso bolscevico Silvan (video).

I fatti: durante un gioco di prestigio, il mago Silvan nomina Berlusconi, la conduttrice sbianca, con un'espressione da vero malessere fisico. Non appena lo stregone ha fatto sparire quello che deve sparire, si premura di dissociarsi dalla battuta (quale?). La definisce una posizione personale di Silvan e tesse, con il solito tono urlante da televisione, le lodi delle istituzioni per come si stanno comportando in Abruzzo.

Cosa dice Cruciani? E' il clima che si respira in RAI... sarebbe successo con qualsiasi governo... privatizziamo la RAI... di certo Berlusconi non avrebbe telefonato per condannare la cosa, magari l'avrebbe fatto qualcun'altro "più realista del re".

Sono d'accordo su tutto. Tuttavia non ricordo che con il governo dell'odiato Prodi ci fosse una RAI cassa di risonanza delle azioni del governo. Colpa di Prodi, colpa dei giornalisti, merito di Berlusconi, non lo so, ma a me TG1, 2 e 5 sembrano identici da anni.

In ogni caso al nostro minimizzatore Cruciani si potrebbe rispondere che "il punto non è quello". Il punto, a mio parere, è questo: la TV pubblica è popolata da personaggi che non hanno neanche bisogno di essere censurati o diretti, ma lo fanno da soli. E tutto a favore non solo di un governo di questo o quel colore (cosa sempre avvenuta e già di per sé grave), ma anche a favore dell'uomo che controlla il resto del panorama televisivo.

In altre parole, all'autocensura, alla leccata di piedi fatta al potente politico di turno, si aggiunge quella a un potenziale nuovo Superiore in ambito lavorativo. In pratica, per una persona che lavora in televisione il tornaconto per la piaggeria viene raddoppiato.

Naturalmente per Cruciani questo problema non esiste e lo sappiamo.

Saluti,
Tommaso


++++++++++++++++++++++++++++++++


Buongiorno,

provo ad aiutare l'indaffarato Authan, anche se ho seguito molto male la trasmissione, che non mi pare abbia presentato toni elevati.

Nella trasmissione di ieri sono passate con discreto risalto le battute del Capo del Governo sui PM malvagi: non solo sui media le intemperanze in materia di Berlusconi non sembrano fare più né scandalo né notizia (non mi pare di averne trovato traccia significativa nei quotidiani né ieri né oggi), ma non ottengono apparentemente nemmeno reazioni: il CSM tace, La Russa che l'altro giorno invitava a tenere alta la guardia sull'affaire Battisti sarà contento di veder screditare l’operato della giustizia italiana, … tutti assuefatti.

Probabilmente è ormai quasi acquisito il risultato di poter operare delle (necessarie) riforme nel campo della giustizia senza che si sollevi il consueto muro di resistenti. Spiace che le premesse dell'eventuale riforma non siano delle migliori e che comunque siano tardive (le carceri sono strapiene, non è più aria di indulti, ma vi sono seri timori di ordine sanitario per l’imminente stagione estiva).

Quello che in realtà mi ha colpito è stato sentire Cruciani, che, pur scegliendo di essere uno tra i pochi a proporre il tema, si prodigava contraddittoriamente in un continuo sminuire la cosa, con accenni francamente grotteschi (forse non è testuale ma il mantra recitava: “Le battute sono assolutamente istituzionalmente inopportune e scorrette, ma trattandosi di Silvio Berlusconi non possiamo adoperare questo metro! Sappiamo tutti che è fatto così” ).

Insomma se per te l'argomento non è interessante, perché sei l’unico a proporlo?

Visto che Cruciani riserva ben altra (in)tolleranza ad altri politici, che pur non rivestono istituzionalmente ruoli altrettanto importanti, non ho mai avvertito un Cruciani più servile. Nemmeno quando ha stoppato l’ascoltatore prima del giornale radio: “Ah, lei è uno di quelli che…

Ad accrescere la sensazione di ridicolo in trasmissione si è parlato anche del caso Silvan – Bianchetti (si veda l'articolo di Massimo Gramellini sulla Stampa del 18 aprile), che ha permesso a Cruciani da un lato di stigmatizzare il comportamento dell'apparato RAI che nel caso specifico si sarebbe dimostrato più realista del re, dall'altro di affermare che certe cose avvengono solo in Rai perché è una azienda la cui dirigenza è di nomina politica.

Ora, va ben tutto, ma Cruciani –non me ne voglia!– mi sembrava avere ancora la lingua metaforicamente sporca per le linguate precedenti mentre ironizzava sul servilismo della Bianchetti, e si dimenticava invece che la radio che lo ospita (privatissima ed apolitica per definizione) ha una discreta consuetudine di "epurazioni" dovute al mancato rispetto del pezzo grosso di turno (mi piace ricordare sia il caso di Cugia che due volte quello di Santalmassi –ridatecelo!–).

Forse avrebbe potuto accorgersene anche lui, visto che avveniva sotto i suoi occhi. Oppure siam tutti finocchi col culo degli altri?

Saluti
Paolo il supplente

lunedì 20 aprile 2009

Datemi un martello

...che cosa ne vuoi fare, lo voglio dare in testa, a chi non mi va!

Sta circolando negli ultimi giorni una singolare teoria in base alla quale l'atteggiamento del centrosinistra nei confronti del referendum elettorale sarebbe autolesionista. Pur di polemizzare con Berlusconi, cioè, le opposizioni, ma soprattutto il PD, invocando l'election day che favorirebbe il raggiungimento del quorum e la vittoria del sì, si starebbero dando delle sonore martellate sugli zebedei.

Ecco dove entra in scena il martello.


Thor


I destinatari delle mie (metaforiche) martellate, però, non sono i miei gioielli di famiglia, ma bensì i portatori della suddetta teoria tra cui si annoverano, curiosamente, due pseudo-militanti del PD: il giovane Francesco Cundari (si veda il suo articolo sul Foglio del 14 aprile) e il vecchio Antonio Polito (editoriale sul Riformista del 17 aprile).

Ma cosa esattamente viene ipotizzato? Senza girarci intorno, la teoria dice che un eventuale successo del referendum (che, ricordo, modificherebbe la legge elettorale verso una concezione bipartitica, dato che il premio di maggioranza verrebbe assegnato non alla coalizione ma alla singola lista maggiormente votata) gioverebbe solo e unicamente al PDL del grande nemico Berlusconi, il quale, in questo momento storico, detiene la maggioranza relativa del consenso elettorale.

Pertanto il centro-sinistra farebbe bene a prendere le distanze da questa consultazione referendaria che “partorirebbe il tanto paventato regime berlusconiano” (Cundari). Addirittura, la Lega “andrebbe ringraziata” dal PD per “aver infranto il sogno segreto di Berlusconi” (Polito).

Polito, in altro passo del suo pezzo, usa pure lui il termine "regime": “Resta per me un mistero perché il Pd sia così attratto da un sistema che lo emargina a vita, è meno democratico, e sancirebbe la nascita di un vero e proprio regime berlusconiano”.

Anche Giuseppe Cruciani, nella sua trasmissione di venerdì scorso ha sostenuto in pratica la stessa tesi: “E' bizzarro: la nuova legge elettorale che risulterebbe dopo il referendum consegnerebbe il parlamento al PDL. Al di là della polemiche sui mancati risparmi elettorali, molte persone all'interno del Partito Democratico, senza dirlo apertamente, sotto sotto vorrebbero che questo referendum non esistesse”. Insomma, "senza dirlo apertamente", Cruciani ha fatto intendere che il PD è popolato in parte da idioti e in parte da ipocriti.

Qui, cari amici, c'è da mettere qualche puntino sulle i. Quando qualcuno accusa qualcun altro di essere fissato con Berlusconi, e di rapportare ogni evento politico più alle ipotetiche convenienze o sconvenienze per il cavaliere che non al bene del paese, farebbe meglio a guardarsi allo specchio.

Ma per quale cavolo di motivo bisogna necessariamente legare a filo doppio l'esito del referendum alla figura di Berlusconi, come se al mondo non esistesse nient'altro? Guardate che il cavaliere, a dispetto di quel che dice il suo taumaturgo personale, non è mica eterno, eh!?

Questo referendum dà ai cittadini l'occasione di dire: il sistema politico più moderno e efficiente è quello basato sul bipartitismo. In un sistema bipartitico, infatti ogni governo non potrebbe più incolpare l'alleato birichino o recalcitante per i propri fallimenti, per il semplice motivo che non esisterebbero più "alleati". Nascondere le responsabilità diventerebbe quasi impossibile.

Se questo messaggio, sostenuto e approvato dalla maggioranza dei cittadini passasse, gli effetti si farebbero sentire non per i prossimi anni, ma per i prossimi decenni. E' questa la sostanza, è questo il nocciolo della questione, di fronte alla quale la stessa esistenza di Berlusconi è un dettaglio marginale.

Antonio Polito, nel suo articolo già citato sopra, scrive ancora: “Anche se introdotto con la forza del referendum, il bipartitismo in Italia equivarrebbe al blocco dell'alternanza. E infatti impossibile immaginare, almeno per il futuro prevedibile, un partitone di sinistra in grado di prendere il 51 % dei voti, mentre è facile ipotizzare che questo possa accadere a un partitone di destra. […] Ne verrebbe fuori un monopartitismo di fatto, altro che bipartitismo”.

Ma chi l'ha detto, ma quando mai! Non dico che lo scenario ipotizzato da Polito sia fuori dal mondo, ma che la luna di miele di Berlusconi sia destinata a perdurare vita natural durante non sta mica scritto nelle tavole di Mosé!

In politica tutto può succedere. Alla fine della legislatura 2001-2006, il consenso per Berlusconi era crollato. Poi una campagna elettorale indovinata, accompagnata da quella scadente dell'Unione, gli fece recuperare voti. Negli USA, per citare un altro esempio, il partito repubblicano tra il 2004 e il 2008 ha perso 17 milioni di voti.

Ripeto: tutto può succedere. Magari il PD troverà un giorno il suo Obama che catalizzerà l'attenzione del paese mettendo in luce le contraddizioni del PDL e proponendo una valida alternativa. Difficile? Certo. Impossibile? Giammai. Tutto può succedere (e tre). Il consenso è una barca senza remi in un mare agitato.

Se oggi c'è un occasione per modernizzare la politica, deve essere colta. Il referendum va in questa direzione e il Partito Democratico, se lo sosterrà, farà la miglior cosa. Non per se stesso, non per l'immediato, non per le prossime elezioni, ma per il futuro di questo dannatissimo paese.

venerdì 17 aprile 2009

Niente e così sia

Il tema maggiormente dibattuto, alla Zanzara di ieri, è stato quello relativo all'ipotesi, circolata negli ultimi giorni in ambienti governativi, di introdurre una "tassa di solidarietà", una tantum, sui redditi alti per finanziare le opere di ricostruzione post terremoto in Abruzzo.

In realtà la discussione ha ricalcato quella di un mesetto fa, quando il leader del PD, Franceschini, avanzò in sostanza la medesima proposta in un'ottica anti crisi economica. Io, in quella circostanza, espressi il mio parere negativo che confermo anche oggi. Non mi interessa da chi provenga la proposta e non mi interessano le finalità per le quali si ipotizza un prelievo fiscale aggiuntivo per i pochissimi super-ricchi formalmente riconosciuti come tali dell'erario. In un paese dove l'evasione la fa da padrone, e dove molta ricchezza è fiscalmente sommersa, l'approccio alla Robin Hood non è applicabile, perché paradossalmente punisce gli onesti e premia i disonesti.

Cruciani, nei suoi commenti, ha spinto molto sul principio in base al quale la solidarietà è un sentimento che deve sorgere spontaneamente negli individui, e non può essere imposta, neanche come una tantum, visto che in Italia tutto ciò che nasce temporaneo spesso diventa poi definitivo.

Su questo io sono assolutamente d'accordo. Se lo stato vuole racimolare soldi dalle tasche dei cittadini li chieda pure, ma su base volontaria. La "tassa di solidarietà", come osservato anche da Piero Ostellino, ospite ieri alla Zanzara, è un controsenso.

Detto ciò, vorrei però soffermarmi su un paio di altre considerazioni formulate da Cruciani durante la trasmissione di ieri.

La prima (riassumo, non cito parole testuali): “uno stato efficiente, con un'ottica di lungo periodo, dovrebbe aver cura di accantonare, attraverso la fiscalità generale, dei fondi per le circostanze d'emergenza dovute a calamità naturali o altri disastri, così da evitare di dover sempre mettere le mani nelle tasche dei cittadini”.

Questo concetto, assolutamente sacrosanto da un punto di vista teorico, si scontra però con la realtà italiana che vede un debito pubblico mostruosamente alto. L'Italia non risparmia per le emergenze per il semplice motivo che non se lo può permettere.

Pertanto, che il super-pragmatico Cruciani si lasci cullare da sogni tanto meravigliosi quanto irrealizzabili di un Italia virtuosa un po' stupisce. Specie se si considera che quando qualche ascoltatore osa accennare all'idea di recuperare soldi con la lotta all'evasione fiscale (molto, molto difficile ma comunque meno irrealistica rispetto al teorizzare l'accantonamento di fondi per le emergenze), il conduttore della Zanzara è solito stroncare duramente sul nascere questo genere di aspettative.

Insomma, il pragmatismo estremo o lo si fa valere sempre (e allora si lasciano perdere i voli pindarici di un Italia virtuosa) o non lo si fa valere vale mai (e allora il tema dell'evasione fiscale non va sminuito, come invece spesso accade).

La seconda amara considerazione di Cruciani che vorrei commentare è questa: “è più facile mettere una nuova tassa che risparmiare soldi magari abolendo le province”.

Giustissimo. Però come nel punto precedente mi viene spontaneo evidenziare una piccola incoerenza. L'ipotetico risparmio per le casse dello stato che si verrebbe a creare con l'abolizione delle province viene negato dall'atteggiamento della Lega che su questo tema, esattamente come per l'accorpamento del referendum con le elezioni europee, si è messa di traverso.

Come può Cruciani invocare ancora l'abolizione delle province (che io bramo, sia chiaro) quando invece, sul tema referendum, egli negli ultimi giorni ha fortemente ridimensionato la sua posizione di disappunto?

Ricordo che negli ultimi tre giorni Cruciani sembra aver preso atto con un po' troppo fair play del no all'accorpamento, giudicato (secondo me sbagliando) come il comprensibile frutto di normali schermaglie tra partiti. La politica, secondo il conduttore della Zanzara, è fatta di queste cose: compromessi, trattative, mediazioni, prove di forza (però ricatti no. La parola "ricatti", chissà perché, per Cruciani non si può dire).

Eh no, Cruciani. Non esiste "la politica". Esiste l'alta politica e la bassa politica. E quella che si è vista in questi giorni, sul tema del referendum, è bassa, bassissima politica. Che meritava ben altri tipi di commento, che non il suo amen.

Morale: se amen è il commento di Cruciani sul mancato accorpamento, che amen sia anche per la mancata abolizione delle province. E buonanotte.

-----------------

Quando non era ancora rosa né dal cancro, né dall'odio, Oriana Fallaci scriveva libri bellissimi, tra cui "Niente e così sia", pubblicato nel 1969.


Niente e così sia


giovedì 16 aprile 2009

Signor Malaussène

Bisognava trovare un colpevole, e un colpevole è stato trovato.

Ovviamente sto facendo riferimento ai provvedimenti disciplinari intrapresi ieri dalla dirigenza RAI a seguito della trasmissione AnnoZero di giovedì scorso, la quale, per il taglio ipercritico sulla gestione post-terremoto e sulle carenze in termini di prevenzione, ha suscitato molto scalpore, anche se più sul terreno della politica che non su quello del paese reale.

Una qualche punizione doveva essere stabilita, dicevo. E il nuovo direttore della RAI, Mauro Masi, per placare, o forse per assecondare, la parte politica che lo ha messo su quella poltrona, ha deciso di esibire qualche bicipite. Ma occorreva trovare un capro espiatorio, un signor Malaussène a cui appioppare il marchio dell'infamia, e la scure, anziché su uno dei due pezzi grossi di AnnoZero, è calata, a dirla tutta un po' vigliaccamente, sul presunto "anello debole" (come lo ha definito l'ex consigliere RAI Carlo Rognoni nel suo intervento in qualità di ospite alla Zanzara) del team di Santoro: il corrosivo vignettista Vauro, la cui partecipazione al programma di Rai Due è stata sospesa (non si capisce se in via definitiva o temporanea).


Malaussene


Intendiamoci... Io non sono contrario in linea di principio alle sospensioni. Anzi, in un vecchio post io stesso proponevo di "squalificare" per qualche settimana (un po' come avviene con i calciatori), negando ulteriore ribalta mediatica, chi si rendesse protagonista di comportamenti censurabili in TV (insulti, bestemmie, ecc.).

Il problema è che Vauro non ha fatto niente di censurabile. La sua contestata vignetta sulla cubatura dei cimiteri, riportata qui di seguito, può piacere o non piacere, ma ritenere che con essa il collaboratore del Manifesto abbia inteso speculare sui terremotati è ridicolo.


Vauro


La vignetta è amara. Trasuda mestizia e urla rabbia e indignazione, con magari anche un retrogusto politico, ma sicuramente senza voler mancare di rispetto alle vittime. Chi ci ha visto questo, lo ha fatto forzando ad-hoc un'interpretazione finalizzata all'individuazione di un piccolo monello da punire pubblicamente in modo eclatante, limitando, al contempo, le reazioni al minimo.

Anche Giuseppe Cruciani, che pure non ama per nulla Vauro (da lui considerato più un editorialista politico fissato con l'antiberlusconismo che non un mero esponente della satira), ha definito “un errore” questa decisione. Non per questioni di censura, libertà di espressione, e via discorrendo, ma più banalmente perche il proveddimento disciplinare è inutile, di facciata, inconcludente.

L'opinione del conduttore della Zanzara va incastrata in quella che è la sua posizione sulla RAI in generale. Il problema, dice Cruciani, non è Vauro, così come non lo è Santoro o Travaglio. Il problema è la mancanza di un editore, completamente slegato dalla politica, che senza dover necessariamente tenere in conto richieste e proteste di questo o di quel partito, si assuma la responsabilità di ciò che viene mandato in onda. E l'unica via per arrivare a questo scenario è privatizzare la RAI.

Ribadito che secondo me la punizione di Vauro è invece ridicola sotto ogni punto di vista, sulla necessità di privatizzare la RAI mi dichiaro d'accordo con Cruciani, anche se arrivo a tale conclusione attraverso un ragionamento più ampio che include, oltre al togliere alla politica il controllo dell'attuale TV di stato, la necessità di rompere per sempre il duopolio televisivo e di risolvere definitivamente il conflitto di interessi di voi-sapete-chi.

Fino a che voi-sapete-chi terrà nelle sue mani una metà abbondante del mercato televisivo, la privatizzazione della RAI, per quanto auspicabile possa essere, rimarrà sempre una chimera.

***

La Zanzara di ieri è stata impreziosita da un lieto ritorno. Dalle 19:39 alle 19:44 è intervenuto il mio eroe personale (lo dico senza ironia, a scanso di equivoci): l'ascoltatore Ottavio di Milano.

A chi volesse sapere perché lo considero un eroe, consiglio di andarsi a leggere la pagina delle perle delle Zanzara. Il suo intervento di ieri è stato meno aulico rispetto a quello straordinario del 10 luglio 2008, e non finirà negli annali di Radio 24, ma comunque il suo stile garbato e il suo charme non hanno perso colpi. Grande, grandissimo Ottavio. Se scopri questo blog, ti imploro di battere un colpo.

***

Un'ultima nota: Luca Sofri, l'autore un po' snob del comunque popolarissimo blog Wittgenstein, ha scritto oggi il suo post dell'anno. La sua analisi della telenovela referendum è perfetta, da incorniciare e da appendere in ogni salotto di casa e in tutte le stanze di produzione di Radio 24. Vorrei poter dire che Sofri mi ha rubato le parole, se mai fossi riuscito a materializzarle in modo così efficace.


mercoledì 15 aprile 2009

E' il pluralismo, bellezza

Al suo ritorno, dopo Pasqua e Pasquetta, Giuseppe Cruciani ha affrontato ieri principalmente due temi: le polemiche sull'ultima trasmissione di AnnoZero, dedicata al terremoto, e quelle sul possibile accorpamento del referendum sulla legge elettorale con le imminenti consultazioni europee e amministrative del 6-7 giugno.

Partiamo da AnnoZero, tema sul quale Cruciani ha deciso ieri di sorprendere tutti. Infatti, pur essendo manifesta la sua totale disistima per l'ex epurato dall'editto bulgaro, in questa occasione, e contrariamente a quanto avvenuto in passate analoghe circostanze, Cruciani, anziché accodarsi ai suoi colleghi (soprattutto Vittorio Feltri, Filippo Facci, e Aldo Grasso) che negli ultimi giorni si sono esercitati nel tiro al Santoro, stavolta ci è andato coi piedi di piombo.

Senza prodigarsi in chissà quali espressioni di difesa, e cadendo anche in qualche contraddizione (ad un certo punto il pesantissimo articolo di Grasso è stato definito “centrato”), Cruciani ha comunque giudicato eccessive certe reazioni politiche (si pensi a Cicchitto, secondo il quale Santoro intende “destabilizzare il quadro politico”. Addirittura!), facendo presente che nella puntata di giovedì scorso non si sono sentite offese, e ricordando che AnnoZero, alla fine, non è niente più che un programma televisivo di due ore che va in onda una volta alla settimana, nel quale un gruppo di professionisti interpreta in un certo modo il concetto del fare informazione.

Può piacere o non piacere, lo si può approvare o disapprovare, ma non bisogna a tutti i costi vedere dietro ad AnnoZero chissà quali intenti eversivi, propagandistici, o diffamatori. Dietro a Santoro non c'è nessun complotto. Non c'è un nemico da combattere. E' una voce che chiunque, liberamente, può decidere di ascoltare o no. E' il pluralismo, bellezza.

Non so se Cruciani fosse realmente sincero in quel che diceva. Sembrava stesse un po' forzando se stesso, costringendosi ad un atteggiamento conciliante. Questo mio dubbio è legittimato dal fatto che in occasione della puntata di Anno Zero dedicata al conflitto israelo-palestinese, la natura del commenti Cruciani fu di stampo diverso. Fatto sta che ieri sono rimasto spiazzato (tutto sommato piacevolemente), e tanto basta, per ora. Come ho già avuto modo di dire, per me Santoro arricchisce il panorama televisivo italiano, e se è sbagliato celebrarlo come l'unico paladino della libertà di stampa, è anche sbagliato additarlo come un estremista che di tale libertà ne fa abuso.


Libertà


Passiamo al tema del referendum. Anche qui si è sentito un altro Cruciani rispetto a quello a cui si era abituati. Dopo aver tenuto per settimane la barra dritta sulla necessità dell'accorpamento, ieri il conduttore della Zanzara ha dato qualche segno di cedimento, giudicando non del tutto prive di senso alcune argomentazioni, in realtà molto deboli, avanzate dagli oppositori dell'accorpamento medesimo.

Ne cito in paio: “La democrazia ha un costo” diceva ieri Ritanna Armeni, così come Mario Borghezio, entrambi ospiti in trasmissione. E allora teniamoci le province, mi viene da ribattere. “In passato mai un referendum è stato agganciato ad altre consultazioni elettorali” ha detto Calderoli in un'intervista alla Stampa citata da Cruciani. Se è per questo, allora, nemmeno se n'è mai visto uno indetto la domenica successiva a quella in cui si svolgevano altre elezioni, con conseguente effetto nausea.

Un po' mi sono innervosito per i tentennamenti di Cruciani, devo dire. Se c'è un tema su cui non bisogna lasciarsi abbacinare è quello del referendum. L'accorpamento è un obbligo morale. Non per via del terremoto che non c'entra nulla, ma più semplicemente perché ogni volta in cui una spesa inutile per lo stato può essere evitata, va evitata. Chi è contrario al referendum, si rassegni a dar vita ad una seria campagna elettorale vecchio stile, senza appoggiarsi al tasso di astensionismo fisiologico che non sottintende una reale opinione politica.

Quando si dice che gli elettori non sono stupidi (e Cruciani lo dice spesso), bisogna essere coerenti con questo pensiero. Chi vorrà adoperarsi affinché il quorum non venga raggiunto potrà legittimamente decidere di non ritirare la scheda. Non c'è nulla di più facile da spiegare. E a Calderoli che ha paventato un rischio di incostituzionalità per via del fatto che il mancato ritiro della scheda farebbe venir meno la segretezza del voto ha risposto ieri benissimo Giovanni Guzzetta (uno dei promotori): “ad essere garantito è appunto il diritto alla segretezza del voto, non quello alla segretezza dell'astensione”.


venerdì 10 aprile 2009

L'avvelenata

Nel giorno dei funerali di stato per le vittime del terremoto, dove sarebbe più appropriato un rispettoso silenzio, mi sento un po' in imbarazzo nell'accingermi a disquisire di sciacalli, servi, e leccapiedi dell'informazione. Quindi cercherò (sicuramente fallendo) di non farla troppo lunga.

Come senz'altro sapete, sull'Unità di ieri Marco Travaglio, in una sorta di gucciniana avvelenata, se l'è presa in modo feroce, senza nominarli esplicitamente, con il collaboratore del Giornale Salvatore Tramontano, e con il conduttore della Zanzara, Giuseppe Cruciani, in quanto da essi si è sentito destinatario dell'epiteto "sciacallo", cosa che deve aver suscitato in lui un'ira tale da non riuscire a trattenere espressioni insultanti decisamente pesanti, quali “servi” e “leccapiedi”.

A beneficio di chi abbia interesse nel ricostruire l'origine della querelle, faccio presente che l'articolo di Tramontano, per gli interessati, è reperibile a questo link (Travaglio è citato nella seconda pagina), mentre per quanto riguarda Cruciani, riassumo brevemente cosa è successo durante la Zanzara di martedì.

Tra le 18:36 e le 18:41, Cruciani fa sentire alcuni frammenti audio tratti dall'ultimo Passaparola di Travaglio, ed esprime le sue perplessità e le sue critiche (come raccontato nel mio post di mercoledì scorso), specialmente su come Travaglio ha ragionato collegando il terremoto in Abruzzo con il piano casa del governo e con il futuro ritorno al nucleare. Dopodiché, nel cambiare argomento, usa la seguente testuale espressione: “c'è un altro tipo di sciacallaggio”. E poi inizia a parlare di coloro che si agganciano al terremoto per argomentare contro il ponte di Messina (tra cui ancora Travaglio, citato solo en passant).

Qual era il primo tipo di sciacallaggio a cui dare seguito facendo riferimento ad un secondo?

Per rendere completo ogni possibile quadro interpretativo, aggiungo che subito prima di iniziare a parlare di Travaglio, e circa sei minuti prima che Cruciani pronunciasse la frase incriminata, erano stati mandati in onda i titoli del TG2, nei quali si faceva cenno ai veri sciacalli, cioè i ladri che vanno a rubare nelle case lasciate incustodite dopo il sisma nella zona de L'Aquila.

Nella Zanzara di ieri, Cruciani, contro-replicando a Travaglio, ha assicurato di non avere inteso dare dello sciacallo a quest'ultimo. Ognuno è libero di credergli o no. Io ho pensato di mettere a disposizione l'audio originale relativo alla Zanzara di martedì. La frase incriminata è in fondo, al minuto 4:55 del file. Come dice spesso Cruciani, "giudicate voi".



Il mio pensiero è questo. A me personalmente non piace dare del bugiardo alla gente, e pertanto prendo atto della precisazione di Cruciani e gli do credito. Aggiungo però che se magari la prossima volta avrà cura di adottare una scelta di parole più chiara, tale da non ingenerare equivoci, male di certo non farà.

Inoltre trovo che i toni dell'articolo di Travaglio siano esagerati, anche se li si considera nell'ottica di una replica ad un attacco altrui. Nel mio modo di intendere l'informazione, la comunicazione, e il giornalismo, l'insulto non deve esistere, né in forma privata né, men che mai, in forma pubblica. Sono convinto che se Travaglio riuscisse a tenere a freno una parte della sua velenosità, sarebbe lui stesso per primo a trarne giovamento. Il suo Zorro di ieri ne è un esempio: gli insulti hanno coperto il lodevole contenuto informativo, ovvero le lacune dell'originale piano casa governativo in tema di norme antisismiche, che peraltro anche altri giornalisti un po' più mainstream, come Gian Antonio Stella, avevano a loro volta osservato (si veda la parte finale dell'articolo di Stella sul Corriere dell'8 aprile).

Detto ciò, io continuerò, come ho sempre fatto, a seguire con grandissimo interesse ogni suo intervento, scritto o in voce, riconoscendo in lui il ruolo di fondamentale spina nel fianco di un sistema, quello dell'informazione, che tende asintoticamente ad adagiarsi e a perdere spirito critico. Marco Travaglio è una voce fuori dal coro che per quel che mi riguarda vale e varrà sempre la pena ascoltare.

Appuntamento a dopo Pasqua e Pasquetta. Auguri a tutti.

---------------

Francesco Guccini, "L'avvelenata" (1976).




Ma se io avessi previsto tutto questo,
dati causa e pretesto, forse farei lo stesso
Mi piace far canzoni e bere vino
mi piace far casino, poi sono nato fesso
E quindi tiro avanti e non mi svesto
dei panni che son solito portare
Ho tante cose ancora da raccontare
per chi vuole ascoltare e a culo tutto il resto!



giovedì 9 aprile 2009

Piccola città

Proprio non si capisce perché per Giuseppe Cruciani debbano essere “assurde” le discussioni (“spero che si plachino subito”, sempre Cruciani alla Zanzara di ieri) che si sono aperte dopo che Berlusconi ha recentemente tirato nuovamente fuori dal cilindro la sua idea delle new town, cioè le città satellite che il cavaliere vorrebbe erigere nelle immediate vicinanze di ciascun capoluogo di provincia, e dopo che lo stesso Berlusconi, in riferimento alle conseguenze del devastante terremoto in Abruzzo, ha dichiarato di vedere nella costruzione ex-novo di un insediamento urbano non provvisorio la soluzione principale al problema delle migliaia di sfollati, senza per questo sottintendere una volontà di abbandonare i centri storici delle città colpite dal sisma.

Al di là della questione degli sfollati, e parlando dell'idea delle new town in generale, io non metto in dubbio che in alcuni scenari la costruzione di nuovi quartieri periferici, con scelte urbanistiche e architettoniche di qualità, possa essere un'opportunità. In alcuni territori (ad esempio a Pisa, come segnalato ieri da un ascoltatore) peraltro, ciò è già proficuamente avvenuto.

Però, estendere tout-court il concetto a tutto il territorio italiano mi sembra un azzardo. Il nostro paese è in larga parte montuoso e collinare, e la densità abitativa è già molto alta. A mio avviso, in moltissimi luoghi l'idea della città satellite è impraticabile per un mera questione di spazio non disponibile. Là dove invece lo spazio c'è, va comunque tenuto presente che sottrarre terreni all'uso agricolo potrebbe non essere una buona idea.

A questo proposito, ho trovato decisamente condivisibili le parole dell'architetto Stefano Boeri, direttore della rivista Abitare, intervenuto ieri in trasmissione, segno che Cruciani aveva comunque voglia di approfondire un po' il tema a dispetto della sua opinione tranchant pro new town:

“L'idea di costruire nuove città è abbastanza anacronistica, tenendo conto che l'Italia è il paese europeo che ha consumato più suolo agricolo senza che ci fosse una reale necessità. In Italia c'è un enorme numero di appartamenti e uffici non abitati, cioè invenduti o sfitti. Lo slancio creativo, riprendendo anche alcune idee buone incluse nel piano casa del governo, andrebbe mobilitato nella direzione di una riqualificazione in sicurezza, secondo requisiti di sostenibilità e strutturalità, di ciò che già esiste.”

Sottoscrivo in pieno. Parlando in generale e ammettendo la possibilità di eccezioni, a mio avviso, piuttosto che erigere nuove città, vanno sistemate e riqualificate quelle esistenti, anche al prezzo di radere al suolo (gradualmente, s'intende, in un percorso che ha un orizzonte temporale di molti anni) e ricostruire, salvaguardando gli stili architettonici preesistenti, quelle porzioni di agglomerati urbani che in larga parte non rispettano alcun criterio antisismico. Potrà sembrare un progetto megalomane, ma non lo sarà mai quanto quello di erigere cento nuove città, come se di città, in questa beata nazione, non ne avessimo già più che abbastanza.

---------------------

Contributo multimediale: Francesco Guccini, "Piccola città" (1972), qui presentatavi in versione live, tratta dall'album "Tra la via emilia e il west" del 1984. Per la cronaca, la piccola città di cui parla la canzone è Modena.




Piccola città io ti conosco
Nebbia e fumo non so darvi il profumo del ricordo che cambia in meglio
Ma sono qui nei pensieri le strade di ieri, e tornano
Visi e dolori e stagioni, amori e mattoni che parlano


mercoledì 8 aprile 2009

Ascoltando tra le parole

La trasmissione di ieri si è aperta con una polemica di Giuseppe Cruciani nei confronti di Marco Travaglio per ciò che quest'ultimo, con somma disapprovazione del conduttore della Zanzara, ha scritto e detto in un suo articolo sull'Unità e nel suo ultimo video "Passaparola".

Riassumendo brevemente, Travaglio ha osservato che i tragici eventi in Abruzzo hanno originato automaticamente in lui delle associazioni di idee relativamente al piano casa, che a suo dire peggiorerebbe ulteriormente la stabilità degli edifici, al ritorno al nucleare, che non si sposa bene con la sismicità del territorio, e al ponte di Messina, che verrebbe costruito in uno dei luoghi storicamente più soggetti a forti scosse telluriche. Inoltre, Travaglio ha preso le difese dello studioso Giampaolo Giuliani (colui che in marzo aveva preannunciato un forte sisma in Abruzzo, senza però saper precisare luogo e giorno esatti) e al contempo ha duramente attaccato il capo della protezione civile Guido Bertolaso, il quale, giorni fa, aveva denunciato Giuliani per procurato allarme.

Insomma, Travaglio ha messo un sacco di carne al fuoco a proposito della quale io desidero condividere con voi alcuni pensieri che ieri si sono materializzati nella mia mente.

Primo pensiero. In questi giorni di lutto nazionale, io credo che ora non sia il momento per polemizzare con il governo, o con il capo della protezione civile, tenendo anche in conto che la gestione dell'emergenza, a detta di praticamente tutti gli osservatori, è stata assai efficace. Inoltre, schierarsi con Giuliani mi è sembrato un atteggiamento strumentale volto unicamente a portare un attacco contro Bertolaso. Non era davvero il caso.

Secondo pensiero. E' normale e fisiologico che un'associazione di idee tra i crolli dovuti al terremoto e il recente piano casa sia sorta spontanea in molti. A chi non è balzato in mente neppure per un istante che nel piano per l'aumento della cubatura delle abitazioni non si faceva cenno a criteri di costruzione antisismica?

Sono certo che a tutti è venuto istintivo riflettere su cosa sarebbe successo se a L'Aquila ampliamenti un po' troppo "allegri", facilitati da questa sorta di deregulation, fossero stati già una realtà. Non è stato il solo Travaglio a toccare il tema, anche se sicuramente Travaglio ci ha aggiunto una dose forse troppo pesante di cattiveria. Per citarne un altro, anche Sebastiano Barisoni alle 17:12 di ieri, durante Focus Economia, sempre su Radio 24, si è posto lo stesso identico quesito. Eccovi quaranta secondi di Barisoni in voce:



Peccato che questi dubbi sul piano casa siano stati sollevati solo dopo il terremoto, cosa che in parte indebolisce la critica.

Analogamente, ho trovato altrettanto normale e fisiologico che il terremoto in Abruzzo originasse dei sentimenti di preoccupazione relativamente alla futura costruzione di nuove centrali nucleari e del ponte di Messina. Sicuramente c'è chi, come Travaglio, ne approfitta per trovare argomenti con cui attaccare lancia in resta il governo, ma c'è anche chi, con molta più serenità, si limita a porsi dei legittimi dubbi che anziché essere sminuiti o derisi andrebbero invece affrontati e chiariti.

Ad esempio: è vero, come sostiene tra gli altri il geologo Mario Tozzi, che il ponte sullo Stretto è progettato per resistere ad un sisma di livello 7.1 della scala Richter, ovvero l'intensità del terremoto che distrusse Messina nel 1908? La questione è che sebbene 7.1 sia sì un livello alto, di terremoti di intensità superiore a 7.1 se ne sono registrati moltissimi in passato, e inoltre la frequenza di terremoti di livello Richter pari almeno a 8, nel mondo, è di uno all'anno. Siamo proprio sicuri che valga la pena fare questa scommessa con la natura? Non è una domanda retorica, quella che pongo; io vorrei semplicemente capire.

Ultimo pensiero. Se non era ieri l'occasione per commisurarsi serenamente e direttamente con Marco Travaglio, allora quando? Perché non si è ritenuto di invitarlo in trasmissione? E' del tutto legittimo che da parte di Cruciani ci sia disapprovazione, disistima, e anche una certa ostilità, che, per quanto sforzo egli faccia per edulcorarla, è comunque distintamente percepibile leggendo tra le righe (o meglio, ascoltando tra le parole). Però, situazioni come quella di ieri, secondo me, sarebbero state perfette per mettere in pratica la sacra arte del confronto, del dibattito tête-à-tête, lasciando da parte, invece, quella dell'ovattato dileggio dell'assente (arte, quest'ultima, in cui lo stesso Travaglio eccelle, sia chiaro).

Lo dico esagerando un po' per fare impressione, ma passatemela: io non avrò pace finché non sarò partecipe di una bella e civile chiacchierata tra Marco Travaglio e Giuseppe Cruciani. Qualcosa di serio e approfondito, intendo. Qualcosa che vada ben oltre il ridicolo teatrino (si veda la pagina delle perle della Zanzara, sempre in questo blog) che ebbe luogo il 28 marzo 2008.

----------

Nel 1993, i Litfiba di Piero Pelù pubblicano un album dal titolo "Terremoto". Al suo interno c'è una canzone il cui testo oggi si addice perfettamente a Marco Travaglio. Il titolo del brano, "Maudit" strizza l'occhio al movimento dei "poeti maledetti" (Baudelaire, Rimbaud, etc.) in auge nel diciannovesimo secolo.




Di notte voglio entrare nei segreti tuoi
E voglio costruire una fortezza senza inganni


martedì 7 aprile 2009

Fatalista e immemore

Lo dico subito: in riferimento al sisma che ha colpito l'Abruzzo due notti fa, argomento su cui la Zanzara di ieri si è concentrata in via esclusiva, l'ultima cosa al mondo che oggi desidero fare è prendere posizione sulla querelle riguardante la prevedibilità dei terremoti scatenatasi in seguito alle dichiarazioni dello studioso Giampaolo Giuliani. Non ho nessuna competenza e mi renderei solo ridicolo nel mettermi a disquisire del gas radon quando invece fino a ieri non lo avevo mai neppure sentito nominare.

Però c'è un punto, per commentare il quale non occorre essere dei geologi esperti, su cui mi sento di dire la mia. L'Italia è un paese a fortissimo rischio sismico, come evidenzia non solo la seguente mappa dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ma la semplice memoria storica. Come diavolo è possibile che nell'anno del signore 2009 un terremoto di intensità solo medio-alta provochi una simile ecatombe?


Mappa sismica


Non voglio aprire una polemica politica, sia chiaro. Voglio solo capire, perché non riesco a darmi una spiegazione. Dando un'occhiata nelle rassegne stampa sono solo riuscito a ricavarne lo stesso ritratto di un'Italia fatalista e immemore che già si era profilato autonomamente nella mia testa.

In particolare, ho trovato decisamente indovinate le parole del geologo e divulgatore scientifico Mario Tozzi, in un suo commento apparso sulla sulla Stampa di oggi.

“Sarà bene ricordare che non solo le città italiane sono il frutto di ricostruzioni dopo innumerevoli terremoti, ma anche il paesaggio è un paesaggio sismico, prodotto cioè da successivi eventi, come è normale in un paese geologicamente attivo, in cui si può convivere con il rischio solo usando scienza e intelligenza. Non uccide il terremoto, ma la casa mal costruita o mal posta. Sarebbe bene ricordarlo sempre. Dovremmo infine farla finita di parlare di ipotetiche catastrofi naturali, che in realtà non esistono: esiste solo la nostra incapacità, ignoranza o malafede nel rapportarci con il rischio e una delittuosa propensione a perdere la memoria degli eventi passati. Ma in Italia nessun posto è immune dal rischio e la Terra non smetterà di ricordarcelo.”

Incapacità, ignoranza e malafede... Quanti terremoti serviranno ancora prima di imparare la lezione una volta per tutte? E' lecito sperare che un graduale processo di risanamento in chiave antisismica di tutti gli edifici esistenti nelle zone maggiormente a rischio, partendo da quelli più sensibili (scuole, ospedali, ecc.), prenda finalmente piede senza più ulteriori proroghe?


lunedì 6 aprile 2009

Ogni creatura sulla terra quando muore è sola

Da due giorni avevo deciso che oggi avrei parlato di morte. Un brutto scherzo del destino ha fatto sì che il mio post esca in concomitanza con le sconvolgenti notizie delle decine di vite umane portate via dal terremoto in Abruzzo. Desidero esprimere la mia inutile ma sincera solidarietà a tutti coloro che in qualche modo sono coinvolti in questa tragedia.

++++

Della Zanzara di venerdì 3 aprile mi è rimasto impresso il momento in cui Giuseppe Cruciani ha letto alcuni stralci di un articolo tratto dal Secolo XIX del giorno stesso.

Il tema dell'articolo era il suicidio assistito, che in un paese molto vicino a noi, la Svizzera, è legale da alcuni anni, pur non essendo praticato in strutture pubbliche, ma solo da organizzazioni private, tra cui la Dignitas. La differenza tra suicidio assistito e eutanasia è piuttosto sottile, e si traduce nel semplice fatto che il gesto finale che porta al trapasso (di norma l'assunzione di un barbiturico) è compiuto autonomamente dal paziente. In realtà, essendoci una collaborazione preliminare da parte dell'accompagnatore nel rendere disponibile il barbiturico, la differenza di cui sopra è più che altro solo formale.

Se l'ammissibilità giuridica del suicidio assistito potrebbe essere già di per sé argomento per un ampio dibattito, i dubbi di natura etica schizzano all'estremo quando si viene a sapere che a chiedere di morire non sono solo persone molto malate, in preda ad atroci dolori fisici, ma anche persone clinicamente sane. L'articolo del Secolo XIX citato da Cruciani introduceva proprio questo aspetto, richiamando il caso di due coniugi canadesi che vorrebbero entrambi ricorrere ai servigi della Dignitas, con la particolarità che ad essere gravamente malato è solo il marito. La moglie, invece, è sana, ma ciononostante desidera assolutamente morire insieme al marito.

C'è “un salto di qualità”, ha osservato Cruciani, tale da far dubitare che l'esistenza di organizzazioni come la Dignitas possa essere tollerata. La conclusione a cui è arrivato il conduttore della Zanzara è che ad organizzazioni come la Dignitas non dovrebbe essere concesso di operare legalmente.

Per quanto eticamente complessa sia la questione, alla fine la domanda fondamentale che sta alla base di tutto è una sola: esiste un diritto di morire? In altri termini: al di là dei malati terminali, è facoltà di una persona darsi la morte?

Non esiste una risposta oggettiva e definitiva a questa domanda. Ognuno, soggettivamente, può esprimere la propria posizione sulla base dei propri principi etici, della propria fede religiosa, e più in generare del proprio modo di percepire il concetto di esistenza. Io, senza pretesa di voler convincere alcuno, penso che disporre della propria vita voglia dire anche disporre della propria morte.

Provo a spiegarmi meglio. Quando leggo la notizia relativa ad un suicidio, la mia reazione è di solito abbastanza fredda. Provo dispiacere, naturalmente, ma non vado oltre. Non analizzo, non scavo. Non condanno il gesto, né lo esalto. Insomma, non giudico. Non giudico perché non so, e perché credo che in questi casi la forma più alta di rispetto stia nel silenzio.

Io non ho idea di come operi la Dignitas di preciso. Voglio sperare che tale organizzazione non istighi in alcun modo al suicidio, che non faccia nulla per procacciarsi i "clienti", e che prima di accettare un caso faccia partecipare l'aspirante suicida a consulti psichiatrici qualificati. Per intendersi, voglio sperare che il ragazzo triste perché è stato mollato dalla fidanzata il giorno prima non venga neanche preso in considerazione.

Ciò premesso, io penso che di fronte ad una determinazione a morire costante, durevole, risoluta ed irrevocabile, ad un certo punto bisogna prendere atto di quella che è una scelta libera e ponderata, da non contrastare ulteriormente, ma da accettare e rispettare.

In tali estreme circostanze, dove la morte viene percepita come unico possibile sviluppo di un'esistenza, non trovo che ci sia nulla di malvagio nel dare sollievo a chi soffre così tanto dal ritenere insopportabile la permanenza in vita. Quando morire è l'unica via d'uscita, che almeno non si muoia soli.

------

Il titolo del post di oggi, "Ogni creatura sulla terra quando muore è sola", è una frase che viene pronunciata nel film "Donnie Darko" (2001). Qui di seguito trovare la scena finale del film, accompagnata da una canzone incantevole: “Mad World”. Si tratta di una splendida reinterpretazione (2001) in chiave acustica, ad opera di Gary Jules, di un vecchio pezzo (1983) originariamente scritto, con arrangiamenti discotecari, dai Tears For Fears.




And I find it kind of funny
I find it kind of sad
The dreams in which I'm dying
Are the best I've ever had


venerdì 3 aprile 2009

Te la do io la Zanzara

Secondo me le notizie più interessanti della giornata di ieri erano due:

1) La decisione della Consulta, che ha dichiarato incostituzionale parte della legge 40, quella sulla fecondazione assistita, e le relative reazioni, tra le quali ha spiccato quella ben poco istituzionale del presidente della Camera Gianfranco Fini. Sul tema, io consiglio a tutti la lettura dello splendido commento del giurista Michele Ainis apparso sulla Stampa di ieri, giovedì 2 aprile.

2) La vicenda degli autobus separati per stranieri a Foggia, su cui sarebbe stato il caso di fare chiarezza visto che qualcuno ha subito parlato di apartheid e di Alabama anni '50. Magari era il caso di far intervenire il sindaco della città pugliese affinché spiegasse bene il senso dell'iniziativa, posto che esista.

E invece?

E invece, com'era tutto sommato scontato, la precedenza è stata data alle smargiassate del ministro Renato Brunetta, il quale ha bacchettato le dipendenti pubbliche donne che si assentano dal posto di lavoro per fare la spesa, e di Beppe Grillo, che su La7, durante il programma Exit condotto da Ilaria D'Amico, ha bacchettato tutto e tutti come suo solito.

Partiamo da Brunetta. Me lo immagino ieri pomeriggio Giuseppe Cruciani a struggersi nel dubbio se mandare in onda o no l'inneggiante musichetta di Goldrake Ufo Robot (alla fine non l'ha mandata).

Io mi chiedo: è proprio necessario eccitarsi come degli scolaretti ogni volta che il ministro spara una delle sue "bombe" alla Maurizio Mosca? Non lo so, il tutto sta cominciando a diventare un po' troppo ripetitivo e stucchevole. Gli obiettivi che Brunetta si è dato in termini di innovazione, come ho detto tante volte, li condivido. Il suo protagonismo, invece, comincia seriamente ad innervosirmi. Per me sarebbe ora di "punirlo", ignorandolo un po', così che si decida a far lavorare un po' più il cervello e un po' meno la lingua.

Passiamo a Grillo. Se fossi così fortunato da avere il numero di telefono di Ilaria D'Amico, la chiamerei per chiederle: Ilaria, luce dei miei occhi, ma tu Grillo lo hai scoperto per la prima volta questa settimana oppure lo conoscevi già?

Grillo è fatto così, prendere o lasciare. Linguaggio sboccato, urla, invettive, comizi senza dibattito, alcune buone intuizioni e qualche idea lodevole, ma anche tante esagerazioni e intemperanze a non finire. Grillo è così da quindici anni. Se lo si invita in televisione pur conoscendo il personaggio, con che faccia tosta ci si stupisce se Grillo dopo il suo monologo abbandona il collegamento e se ne va?

Nota: non sto dicendo che bisogna boicottare Grillo, anzi. Dico solo che il personaggio va accettato o rigettato per quel che è, senza la pretesa di volerlo trasformare in un tranquillo opinionista da salotto televisivo.

Io ad esempio lo accetto. Primo perché, pur disapprovando nel modo più assoluto i suoi eccessi, mi diverto un sacco ad ascoltarlo. E poi perché, filtrando, seppur a fatica, le invettive, riesco ad intercettare alcuni spunti interessanti su cui riflettere. Per dirne uno, quando Grillo sostiene che il futuro non è nella mobilità sempre più rapida, ma nello stare fermi (sono le informazioni e le idee a dover viaggiare), io penso che non siamo di fronte ai vaneggiamenti di un folle. E' una teoria plausibile, stimolante, su cui come minimo val la pena meditare.

Cruciani invece rigetta Grillo in toto. Principalmente per la mancanza di disponibilità al confronto (critica più che giustificata), ma anche per il linguaggio che il comico genovese è solito usare, duramente criticato anche ieri. E se sulla prima motivazione non si può che condividere, sulla seconda avrei qualcosa da questionare, visto che il conduttore della Zanzara non si fa problemi a dare spesso e volentieri ospitalità ad un elemento come Vittorio Sgarbi che in quanto a intemerate e ad ecessi verbali non ha nulla da invidiare né a Grillo, né a chicchessia.

Ecco, se volete, possiamo metterla in questo modo: Grillo sta a me come Sgarbi sta a Cruciani. Quando un giorno chiesi a Cruciani il motivo per cui invitasse così spesso, con mio disappunto, il critico d'arte in trasmissione, egli mi rispose che Sgarbi "sa parlare, spacca". Cioè insaporisce le discussioni, mescola le carte, scompiglia i pensieri dominanti. Ebbene, Grillo con me ottiene un effetto analogo.

----------

Contributo musicale: citando Ufo Robot, mi è venuta voglia di riascoltare la versione lenta e sognante della sigla finale di Goldrake che il cantautore napoletano Alessio Caraturo pubblicò nel 2004. Molti fan del vecchio cartone animato giapponese ne rimasero inorriditi. A me invece la cover di Caraturo piacque moltissimo fin da subito.




Mille armi tu hai,
non arrenderti mai,
perché il bene tu sei, sei con noi


giovedì 2 aprile 2009

Sesso, bugie e videotape

E' curioso come siano diverse le sensibilità delle persone, e come ciò possa portare ad un arricchimento del dibattito. Quando ieri ho trovato i cinque minuti per pubblicare l'ottimo articolo che Paolo mi aveva gentilmente fatto pervenire, ho sorriso di fronte al fatto che esso affrontava diversi argomenti ma non quello su cui io invece avrei costruito il mio post se non fossi stato "obeso" dagli impegni.

Mi riferisco al tema dell'educazione sessuale nelle scuole. Nella Zanzara di martedì, prendendo spunto dal caso della maestra novarese che si è lasciata andare a spiegazioni troppo esplicite in una scuola elementare (sicuramente un eccesso, ma si tratta comunque di un caso isolato), Giuseppe Cruciani si è lasciato andare alla seguente considerazione: “nelle scuole non si dovrebbe insegnare educazione sessuale”. Non per bigotteria, intendeva Cruciani, ma perché le persone deputate a tale compito sono i genitori.

Sono in disaccordo. Non discuto che i genitori siano in prima battuta i soggetti che dovrebbero farsi carico di fornire quel genere di informazioni (nonché ad assicurarsi che i figli non entrino troppo precocemente in contatto con immagini e video per adulti). Ma non capisco perché, da parte della scuola, non ci debba essere un affiancamento con una o due lezioni all'anno presentate da insegnanti ben preparati che non improvvisino sul momento.

Notare che si sta parlando di lezioni spot, cioè isolate. Nessuna parla di inserire l'educazione sessuale come materia fissa da studiare giorno per giorno come l'italiano o la matematica. Dico questo in riferimento all'intervento di Paola Mastrocola (scrittrice, ma anche insegnante di liceo) la quale, chiamata in causa per un commento da Cruciani, lamentava come alla scuola di oggi venga chiesto di tutto e di più (educazione, sessuale, stradale, all'alimentazione, ecc) deviando da temi più urgenti legati all'apprendimento sempre più scarso, da parte degli studenti, di nozioni basilari quali l'ortografia, la grammatica, ecc.

Da un certo punto di vista la prof.ssa Mastrocola ha ragione, i problemi della scuola sono "ben altri", per usare un'espressione cara a Cruciani. Tuttavia io non vedo ragione di mettere in contrapposizione tali problemi con la presenza di isolate lezioni di educazione sessuale, o altro. Che l'eventuale soppressione di tali insegnamenti complementari (i quali portano via una quota del tutto marginale del tempo totale disponibile) possa portare un reale beneficio all'efficacia dell'insegnamento delle materie tradizionali è una bugia con le gambe corte.

***

Venendo alla puntata di ieri, a parte il non originalissimo divertessement del sondaggio sull'auto più brutta di sempre (il mio voto va alla Citroën Axel, che stranamente ieri nessuno ha citato), il momento che ho trovato maggiormente interessante è stato l'intervento del direttore di Studio Aperto, Giorgio Mulé, scandalizzato per l'atto con cui la procura di Torino gli ha negato la possibilità di trasmettere un video facente parte dell'inchiesta relativa a Giuliano Soria.

In realtà Cruciani, applicando coerentemente lo stesso ragionamento che egli porta avanti sulle intercettazioni telefoniche, intendeva fargli presente che a suo modo di vedere quel video non andava trasmesso a prescindere, in quanto l'eventuale messa in onda risulterebbe in una gogna che andrebbe peraltro a grave danno della difesa dell'imputato nel futuro processo.

Le parole con cui Mulé ha replicato sono state particolarmente interessanti: “E' anche grave per Alberto Stasi che il padre e la madre di Chiara Poggi facciano interviste in TV. Con questo criterio è gravissimo tutto. Se il sacrosanto diritto della difesa di avere parità con l'accusa viene leso qualora una parte di questo processo vada in televisione o esponga in televisione le sue ragioni, allora tutti i processi in Italia sono falsati. Se si applica questo metro, questo lavoro [quello del giornalista] è praticamente finito.

Non provo particolare simpatia per Mulé, e se devo dirla tutta, penso che l'idea di trasmettere il filmato di Soria fosse di cattivo gusto e giornalisticamente disprezzabile. Tuttavia, se le sue parole vengono intese in un contesto generale di libertà di stampa e diritto all'informazione, per quel che mi riguarda egli ha ragione al mille per mille. A margine, faccio notare che le argomentazioni di Mulé, direttore di un TG sicuramente non nemico di Berlusconi, sono identiche a quelle di un Marco Travaglio qualsiasi. Non è curioso?

---------

"Sesso, bugie e videotape" è il titolo di un atipico film del 1989, opera prima del regista Steven Soderbergh. Palma d'oro al Festival di Cannes.

Sex Lies and Videotape


mercoledì 1 aprile 2009

Flanders

[ATTENZIONE: il post di oggi è a firma di Paolo]

Buongiorno,
propongo un post in sostituzione di Authan, obeso di lavoro (ma non c'era la crisi?).

[Ma non si diceva "oberato" una volta? :-)) Nota di Authan]

Anche ieri credo che la trasmissione si sia "dispersa” pur in presenza di molti spunti di cronaca politica interessanti.

E lo specchio di questa cosa è il lungo intervento sulla Guida alle Messe (anche commentato da un prete! Ma com'è che i miei SMS non riescono ad entrare in trasmissione?).

Al di là della vacuità del tema confesso che l'argomento mi ha stimolato un paio di associazioni di idee che hanno fatto ridere anche mia moglie (che normalmente non perde occasione per cercare di farmi spegnere la radio): nei giorni scorsi passava la pubblicità di Famiglia Cristiana: "Vota il tuo Santo Preferito!". Tra il battage pubblicitario e l'argomento forte del giorno mi è venuto spontaneo pensare al vicino di casa di Homer Simpson, Flanders, caricatura del cattolico bigotto americano. Come sempre la realtà insegue la parodia televisiva (no, non voglio tornare a parlare del potere mediatico…).

Altro argomento trattato sono stati i sequestri dei manager con particolare riferimento per il caso francese: come Cruciani li condanno. Il problema è che, a differenza di quanto facevo io, Cruciani non condannava la scelta di lasciar gestire in termini di rapporti di forza il mondo del lavoro (perché è questo che fa il liberismo in tale campo), ad esempio quando si parlava di precarietà e flessibilità: ieri la forza stava nella disponibilità di capitale, oggi nei muscoli.

Trovo francamente incredibile (se fosse vero) che la legge francese possa permettere qualcosa di simile, anche se a tempo, ed anche il silenzio di Sarkò.

Non mi pare comunque che la pratica di licenziare (= togliere il pane a) una parte dei propri dipendenti per aumentare il valore azionario delle società –ricordate i tagliatori di teste alla Jack Welch fine anni '90- sia moralmente meno riprovevole di quanto sta accadendo in Francia. Ma non mi ricordo sia mai stata condannata su Radio24. Anzi lo stesso Cruciani ha sempre rivendicato il diritto della proprietà a disporre liberamente di questo strumento.

E' stato appena accennato, invece, il (ghiotto) argomento del nuovo arresto per l'eroica vittima della cieca furia giustizialista di Tangentopoli, l’ing. Mario Chiesa, per traffico illecito di rifiuti (no, non si tratta di quelli dell'Alta Velocità del Mugello dei miracolosi dirigenti di Impregilo :-)). Un ascoltatore propone il tema, ma Cruciani si affretta subito a smorzarlo e a ricordare che non c'è ancora nulla di giudicato. Ricordo che era stato altrettanto asettico, imparziale e garantista anche sul caso Genchi. O forse no? :-)

Mi sarebbe piaciuto invece sentire qualche parola sul disastro avvenuto nel canale di Sicilia (spero che si ridimensioni…) in particolare in relazione agli andamenti dei flussi dell'immigrazione.

E' stato un argomento che ha caratterizzato fortemente la scorsa campagna elettorale: mi pare che la diversa gestione dei CPT (che hanno avuto come conseguenza prevedibile l'incendio di quello di Lampedusa), gli accordi tra il nostro presidente del consiglio Silvio Berlusconi ed il colonnello Gheddafi (ho perso il conto su cosa abbiamo promesso di fare per rifondere la Libia: se un'autostrada, un ospedale, entrambi, un biglietto di ingresso con tenda riservata al G20, se questo ripristinerà anche i diritti di proprietà degli italiani cacciati negli anni ’70…, ogni volta che i due si incontravano c'era una novità), e i tentativi di rifilare ai libici imbarcazioni inadeguate al pattugliamento, non abbiano sortito effetti positivi nel senso del contenimento dell'immigrazione clandestina.

Anche in questo caso, forse sarebbe il caso che qualcuno cominci a presentare il conto ed i responsabili a risponderne…

Saluti

Paolo il comunardo

Contributo multimediale suggerito: La Marsigliese, magari su sfondo "Il quarto stato" di Pellizza da Volpedo

-----


Quarto Stato



Da Authan: ho scelto una versione della marsigliese molto particolare, da brividi, cantata dalla folla, tratta dal film "Fuga per la Vittoria". Adoro questi momenti, in cui ho buone scuse recuperare frammenti di storia cinematografica.