venerdì 30 gennaio 2009

Taglia e cuci

UPDATE: In fondo al post trovate la risposta di Cruciani.

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Alcuni miei lettori, nei commenti al post precedente, mi hanno messo una pulce nell'orecchio. C'è la sensazione che il file audio (ascoltabile cliccando sul mini-player qui sotto) trasmesso da Giuseppe Cruciani ieri e l'altro ieri alla Zanzara, relativo all'intervento di Antonio Di Pietro a Piazza Farnese, sia stato "adattato" per avvalorare la tesi dell'offesa rivolta dall'ex PM al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.



Sono andato a verificare. E, in effetti, il file di Cruciani, della lunghezza di 50 secondi, è in realtà il collage di diverse frasi che Di Pietro ha pronunciato in un arco temporale più lungo, pari a 2 minuti e 26 secondi per l'esattezza, come dimostra il seguente video preso da YouTube. Si faccia riferimento allo spezzone che va dal minuto 3:14 al minuto 5:40.





Ora, alla luce di questa evidenza, vorrei fare alcune osservazioni.

L'ambiguità sulle parole “il silenzio è mafioso” è stata, secondo me, premeditata da Di Pietro, il quale, come noto, è un mago della comunicazione. Il dibattito sull'ipotesi che ci sia o meno un'offesa a Napolitano era nei piani dell'ex PM fin dal principio, nell'ambito di una strategia comunicativa che riportasse l'ex PM al centro dell'attenzione.

L'ambiguità di cui sopra, però, scompare artificiosamente se il frammento completo di 2 minuti e 26 secondi viene rimaneggiato con un'opera di taglia e cuci che lo riduce a soli 50 secondi. Giudicando dal file ridotto, non ci sono dubbi sul riferimento a Napolitano, mentre Di Pietro, nella realtà, si era astutamente tenuto una via di fuga per poter giurare che il "silenzio mafioso" era riferito in generale a tutta la società.

Che nel gestire i sempre stretti tempi radiofonici si rimaneggino delle dichiarazioni io lo capisco benissimo. La cosa, però, va fatta alla luce del sole. Non si possono unire insieme frasi dette in momenti diversi (anche se a breve distanza) creando dei collegamenti artificiali tra di esse. E se proprio lo si deve fare, lo si faccia con trasparenza, trasmettendo diversi frammenti audio inframezzati da indicazioni del tipo “e poi poco dopo Di Pietro ha aggiunto quest'altra cosa”.

A margine, preciso che, offesa o non offesa, il riferimento al Presidente della Repubblica, se proprio non poteva essere evitato da un palco così "caldo", doveva essere tale da non essere soggetto a diverse intepretazioni, e pertanto la strategia comunicativa di Di Pietro, in questo caso, non mi è per nulla piaciuta.

Ciò detto, però, la manipolazione non dichiarata delle dichiarazioni di chicchessia è un procedimento giornalisticamente inaccettabile. Credo che Cruciani debba delle spiegazioni agli ascoltatori della Zanzara e mi permetto di invitarlo, con cortesia, ma anche con fermezza, a fornirle, pubblicamente, nella puntata di stasera.

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UPDATE: Cruciani mi ha risposto privatamente, autorizzandomi a pubblicare la sua versione dei fatti. Eccola:

Lei ha ragione. Controllando, abbiamo "pescato" un file audio tagliato da qualche telegiornale. Colpa nostra, ovviamente. Ma non c'è dolo. La sostanza non cambia, evidentemente. Sono stato il primo a dire che non si capiva se il silenzio mafioso era rivolto a Napolitano o no. E, aggiungo, mi sembra paradossale che queste precisazioni sul minutaggio degli interventi di Di pietro vengano da persone (e non mi rivolgo a lei) che per molto meno sono pronte a dare del mafioso a chiunque. Questo è incredibile e vergognoso. Io ho il diritto di sbagliare e di ammetterlo. Non ho problemi perchè ho la coscienza a posto. Certi "dipietristi" non ammettono mai nulla, dicono di possedere la verità e insultano chiunque non la pensi come loro.


giovedì 29 gennaio 2009

Il guardiano dell'etica

Se c'è un uomo che sa come far parlare di sé, questo è indubbiamente Antonio Di Pietro, il quale, in seguito alle sue intemerate sul presidente della Repubblica pronunciate ieri in una manifestazione in Piazza Farnese, a Roma, si è preso il centro della scena alla Zanzara così come in tutti i TG.

Inutile dire che Giuseppe Cruciani ha stigmatizzato Di Pietro su tutta la linea. Non solo per l'espressione molto dura “il silenzio è mafioso” (l'ex PM poteva risparmiarsela, francamente, e ci sto andando fin troppo leggero), ma più in generale sull'ipotesi che Napolitano non sia stato super-partes quando ha ritenuto di firmare il Lodo Alfano senza dissentire.

Vorrei condividere con voi qualche considerazione su questo tema.

Secondo me Napolitano non poteva tecnicamente rifiutarsi di firmare il Lodo, ammesso che davvero lo disapprovasse. Tra gli stessi giuristi non c'è uniformità di giudizio, e quindi non si può parlare di "palese incostituzionalità". Il verdetto definitivo spetta alla Corte Costituzionale.

Ciò detto, c'è però un punto su cui Napolitano può essere in parte criticabile: al di là del ruolo istituzionale, di garante della costituzione, dal Presidente della Repubblica io cittadino mi aspetto anche un'attività di vigilanza sull'etica della politica. Sbaglierò, magari, ma per me è così. E nel Lodo Alfano, a mio modesto avviso, c'è qualcosa di profondamente non etico che forse meritava di essere sottolineato esplicitamente.

Attenzione: non mi sto riferendo al concetto che quattro persone diventano "più uguali" delle altre. Mi riferisco invece al fatto che trovo del tutto sconveniente che un Presidente del Consiglio si renda protagonista di un'iniziativa legislativa i cui macroscopici effetti lo riguardano direttamente. Ciò preconfigura un gigantesco conflitto di interesse che per questioni di decenza, di opportunità, di etica, un paese normale non dovrebbe ammettere.

Posso accettare (un po' a fatica) una legge che vada a proteggere le alte cariche dello stato. Non posso accettare, però, che tale legge venga emanata unicamente per far fronte ad una preesistente situazione giudiziaria di un certo tipo.

Ecco, se Napolitano, a suo tempo, pur firmando il lodo Alfano, avesse manifestato pubblicamente queste perplessità, io le avrei apprezzate.

Facile prevedere la replica di Cruciani: Napolitano deve limitarsi ad applicare e salvaguardare la costituzione,cnon sta scritto da nessuna parte che tra i suoi compiti ci sia quello di fungere da guardiano dell'etica.

Beh, mi spiace, ma io la penso all'opposto. Per come la vedo io, il presidente della Repubblica è molto, molto, molto di più di un ratificatore senz'anima.

mercoledì 28 gennaio 2009

Italia – Brasile 3-2

La Zanzara di ieri è stata quasi monotematica, con larghissimo spazio dedicato ancora al caso di Cesare Battisti, che il Brasile non vuole estradare. La trasmissione è stata caratterizzata da un autentico tormentone, che consisteva nella seguente domanda: si deve annullare, per protesta, la partita amichevole tra Italia e Brasile prevista per il 10 febbraio all'Emirates Stadium di Londra?

A proporlo, e lo ha ribadito anche ieri in trasmissione, intervistato da Giuseppe Cruciani, è stato il sottosegretario agli esteri Alfredo Mantica. Cruciani, che pure ce l'ha a morte (a ragione, sia chiaro) con il Brasile per questa vicenda, non ha sottoscritto l'idea, e me ne compiaccio perché in caso contrario l’avrei cazziato senza pietà.

La politica e lo sport non si devono mischiare. Il problema Battisti è di natura politica, e riguarda presidenti, ministri, ambasciatori, e procuratori. Non riguarda i calciatori, e non riguarda tifosi, e non riguarda lo sport.

In questi giorni si sono sentite varie proposte tra il semi-serio, l'ironico e il burlesco, su come risolvere il caso. Lunedì un ascoltatore intervenuto in diretta proponeva un blitz militare in stile israeliano per prelevare Battisti con la forza, mentre ieri un altro, via sms, suggeriva, con straordinario senso dell'umorismo, di legare il destino di Battisti al risultato della partita amichevole menzionata poc'anzi (“giochiamocelo a pallone”).

Ne avrei una anch'io, di proposta, dello stesso tenore: prendiamo in ostaggio Kakà.

Caro governo brasiliano, se Battisti non ci verrà consegnato entro 72 ore, spareremo alle ginocchia del nazionalizzeremo il fuoriclasse del Milan e il 10 febbraio lo faremo giocare contro di voi.

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Rossi, Socrates, Rossi, Falcao, ancora Rossi.

(5 luglio 1982. Indimenticabile.)

martedì 27 gennaio 2009

So many things to do, and so little time

Amici, oggi per mancanza di tempo non riesco a scrivere un post approfondito. Mi limito a dire questo:

- Sul caso dello stupratore di capodanno, reo confesso, a cui sono stati concessi gli arresti domiciliari, penso che l'opinione scomoda e piuttosto impopolare di Cruciani, sostenuta anche dall'ottimo giornalista del Corriere Luigi Ferrarella, intervenuto in diretta, sia in realtà quella corretta. Non bisogna confondere gli arresti domiciliari con il rilascio a piede libero. Il responsabile dell'aggressione subirà un processo e verrà punito. Magari non sarà punito abbastanza (lo vedremo), ma questo è un altro discorso.

- Sul caso Genchi, non ho ancora potuto documentarmi a dovere, e pertanto sospendo il mio parere. Certo che Sonia Alfano, intervenuta ieri, ha dato del bel filo da torcere a Cruciani.

Ditemi la vostra, se volete.

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UPDATE: segnalo un nuovo articolo di Cruciani su l'Occidentale, che poi è in realtà un brano tratto dal suo libro, intitolato "Questo ponte s'ha da fare", in uscita un questi giorni.

lunedì 26 gennaio 2009

Uomini che odiano le donne

Sarà snob, sarà antipatica, sarà insopportabile per via del suo accento francese che non riesce o non vuole mascherare, e per via del fatto che sembra non ricordare più come si pronuncino certe parole italiane (ad esempio, dice "calonnia", che suona simile al francese "calomnie", anziché "calunnia"), ma, con la vicenda Cesare Battisti, rifugiato politico in Brasile, Carla Bruni non c'entra nulla.

La première dame, intervistata nella trasmissione “Che tempo che fa” da un Fabio Fazio sempre più in versione zerbino, lo ha garantito ieri senza esitazioni (vedi video, dal minuto 9 e 10 secondi). Liberi di non crederle, naturalmente, ma per uno - e ora mi sto rivolgendo a Cruciani - che sottolinea spesso di non amare le dietrologie, forse è il caso di balbettare qualche parola di scuse per le troppe cose date per scontate e per certe nei giorni scorsi.

Vicenda Battisti a parte, durante Zanzara di venerdì scorso si è parlato molto di Gino Paoli (infamato in diretta da Alessandra Mussolini, che lo ha accusato in sostanza di essere un pedofilo) per via dell'ambigua canzone “Il Pettirosso” inclusa nel suo nuovo album, dove si parla di una bambina che prova pietà per il suo anziano violentatore.

Se devo essere sincero, a me tutta la vicenda è sembrata montata ad arte per motivi pubblicitari, e forse non meritava tutta questa attenzione. Ad ogni modo, Cruciani ha fatto benissimo a prendere le distanze dalle parole della nipote del Duce, e altrettanto bene ha fatto a dire che Paoli non deve rispondere alla convocazione da parte della commissione bicamerale per l'infanzia. L'unico giudice supremo dell'opera di Paoli può essere solo il suo pubblico.

Si è poi parlato dei recenti casi di violenza sessuale a Roma e dintorni. Una volta di più diventa chiaro quanto fu disonesta l'operazione di speculazione sulla questione sicurezza di cui il centrodestra si rese protagonista nella varie campagne elettorali del 2008. A giudicare dalla Zanzara di venerdì, anche Cruciani sembra finalmente aver preso coscienza di ciò. Alleluia.

Chiudo il post con una mia dichiarazione ufficiale. Io amo Pietro Ichino. Amo il suo viso, i suoi baffi, il suo sguardo da nonno buono, il modo in cui parla, il tono della sua voce. Incamero gioioso ogni singola parola che dice.

Lo scorso venerdì, a Milano, durante il processo alle nuove BR, mentre Ichino, costituitosi parte civile (visto che era un obiettivo del gruppo armato), offriva la sua testimonianza, dalla gabbia degli imputati si è levato l'urloquello lì è un massacratore di operai!”. A parte l'unanime solidarietà per Ichino, sottolineata anche da Cruciani, mi ha colpito la risposta che lo stesso giuslavorista ha dato quando, durante Focus Economia, su Radio 24, gli è stato chiesto cosa avesse provato: “Sono dispiaciuto di non aver avuto la possibilità di ragionare con queste persone. Se potessi sedermi ad un tavolo con loro, e spiegar loro le mie teorie, sono certo che cambierebbero idea”. Che uomo!

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Il titolo del post è un omaggio ad un libro di grande e meritato successo, opera dello scomparso scrittore svedese Stieg Larsson. Stra-consigliato, così come gli altri due della cosiddetta "trilogia Millennium"


Uomini che odiano le donne


venerdì 23 gennaio 2009

Inshallah

Il diavolo, come si suol dire, si nasconde nei dettagli. In realtà, se devo giudicare dalla Zanzara di ieri, aggiungerei che il diavolo si nasconde pure nelle interpretazioni.

Eh sì, perché c'è del diabolico nell'interpretazione che Giuseppe Cruciani ha voluto dare di una dichiarazione di Mercedes Bresso, presidente della regione Piemonte. Prima di entrare nel merito, però, riassumiamo brevemente i fatti, perché altrimenti chi dovesse leggere questo post tra qualche tempo non capirebbe nulla.

La Bresso, alcuni giorni fa, ha manifestato la disponibilità ad accogliere Eluana Englaro in una struttura pubblica del Piemonte. Ciò ha scatenato la reazione del cardinal Severino Poletto, arcivescovo di Torino, che in una intervista a Repubblica ha esortato all'obiezione di coscienza i medici che dovessero venire incaricati di interrompere l'alimentazione forzata di Eluana. “La legge di Dio prevale su quella degli uomini” è l'assioma enunciato del cardinale.

La Bresso, a sua volta, in una trasmissione di Radio 24 ha replicato con queste testuali parole: “Non viviamo in una repubblica di ayatollah, nella quale il diritto religioso fa premio sul diritto civile”.

A differenza di quanto fece con Cossiga quando questi suggerì alla polizia di menare le insegnanti che manifestavano in piazza (allora si parlò di “paradosso”), Cruciani ha ritenuto ieri di prendere alla lettera la frase della Bresso, dando particolare risalto alla parola "ayatollah", come se fosse il nocciolo della questione. Secondo Cruciani, la Bresso ha realmente paragonato la chiesa cattolica con quella islamica degli ayatollah, e indirettamente ha accostato l'Italia all'Iran.

Solo io trovo ci trovo qualcosa di diabolico in questa interpretazione? Non c'è forse della malizia?

Per me è ovvio, solare, pacifico che la Bresso ha solo fatto uso del procedimento retorico noto come amplicazione. Ha cioè esagerato un concetto per amplificarne l'impatto. Possiamo parlare di iperbole lessicale, paradosso, provocazione, ma di certo non c'è nessun concreto accostamento tra l'Italia e il regime teocratico dell'Iran. La distanza, in termini di laicità, che separa i due stati è abissale, e abissale rimarrà (magari giusto un pizzico in meno) anche qualora le pressioni della Chiesa sul caso Eluana dovessero continuare a sortire effetti.

Il nocciolo del concetto espresso dalla Bresso non era affatto il riferimento agli ayatollah, ma il principio che in terra la legge prevalente non può che essere quella degli uomini, visto che certezze assolute su quale sia la legge di Dio, posto che esista, non ce ne sono (Dio non comunica direttamente con noi).

Che Cruciani, il laico Cruciani, il giornalista nemico della banalità, l'uomo che bada al sodo e che punta sempre al fulcro delle questioni, non abbia ritenuto di sottoscrivere questo elementare concetto, concentrandosi, invece, con diabolica malizia, su un lato del tutto secondario, ancorché appariscente, delle parole della Bresso, mi ha profondamente deluso e intristito.

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Per sottolineare il mio sostegno per Mercedes Bresso (bella la sua intervista sull'Unità di oggi), che su questa particolare vicenda è totale, ho deciso, con il medesimo approccio provocatorio da ella adoperato, di intitolare questo post "Inshallah", cioè "se Dio vuole", una parola – quasi un intercalare - che i musulmani più osservanti infilano praticamente in ogni frase che pronunciano.

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Un'ultima cosa... Ci furono, in passato, momenti e luoghi in cui invocare la legge di Dio, a fronte di leggi infami applicate da regimi militari che, nell'ambito di una feroce repressione, torturavano e massacravano civili innocenti, aveva molto più senso.

Sto pensando, in questo momento, a monsignor Oscar Romero, l'arcivescovo salvadoregno assassinato nel 1980 per via del suo impegno contro il sanguinario regime militare che allora guidava lo stato centroamericano di El Salvador.

Guardate la parte iniziale (i primi novanta secondi) del seguente video, commovente fino alle lacrime. E' tratto dal film "Romero", del 1989, diretto da John Duigan. L'arcivescovo Romero è interpretato dall'attore Raul Julia.

Come vi potete rendere conto, si tratta di uno scenario immensamente diverso rispetto al caso Eluana. Ogni paragone sarebbe insultante. Quello che sto cercando di dire, mostrando questo video, è che la legge di Dio non andrebbe invocata invano.





Vorrei rivolgere un appello speciale agli uomini dell’esercito.

Fratelli, ognuno di voi è uno di noi. Noi siamo la stessa gente. Gli agricoltori e i contadini che uccidete sono i vostri stessi fratelli e sorelle.


Quando udite le parole dell'uomo che vi dice di uccidere, pensate invece con le parole di Dio: non uccidere! Nessun soldato è obbligato ad obbedire ad un ordine contrario alla legge Dio.

In suo nome, e in nome della nostra gente tormentata, che ha sofferto così tanto, e i cui lamenti si alzano verso il paradiso
, io vi prego, io vi imploro, io vi ORDINO: fermate la repressione!

(Monsignor Oscar Romero, 1980)

giovedì 22 gennaio 2009

Samurai senza padrone

Della Zanzara di ieri, sebbene siano stati diversi gli argomenti trattati, rimane impresso soprattutto il processo a Michele Santoro e al suo modo di fare informazione, specie dopo la recente trasmissione su Gaza, messo in piedi da Giuseppe Cruciani (forse andando oltre a quelle che erano le sue iniziali intenzioni) in conseguenza di alcuni interventi di ascoltatori a strenua difesa del conduttore di AnnoZero.

Il conduttore della Zanzara ha nuovamente collegato la questione Santoro al fatto che la Rai è controllata dai partiti, ma stavolta, a differenza della puntata di venerdì scorso, le considerazioni sono risultate molto più chiare.

Cruciani in sostanza dice: se la Rai fosse un'azienda normale, non dominata dai partiti, ci sarebbe un editore che, come accade per tutti i quotidiani, i news magazine, le radio e le TV private, fissa dei paletti, prestabilendo una certa linea editoriale, e all'occorrenza punisce (ad esempio con una sospensione) il giornalista o il conduttore che dovesse oltrepassare i suddetti paletti.

La Rai, però, non è un'azienda normale, e capita che (sto sempre riassumendo il Cruciani pensiero) un conduttore di una trasmissione di successo, in ragione di un rapporto quasi morboso con il suo pubblico, sfugga ad ogni linea editoriale e ad ogni forma di controllo, diventando un cane sciolto, un samurai senza padrone che fa e dice quel che vuole senza risponderne a nessuno.


Ronin

(Michele Santoro, disegnato da Frank Miller)


Fine del riassunto del Cruciani pensiero. Nota a margine: venerdì scorso, Cruciani aveva parlato di “conduttori che fanno tutti riferimento ad una parte politica”, concetto che, in un certo senso, è l'opposto di quanto detto ieri sera. O si dice che un conduttore è al soldo di un partito, o si dice che non risponde a nessuno. Sono due concetti mutualmente esclusivi.

Ad ogni modo, controsensi a parte, vorrei offrire il mio commento. Condivido al mille per mille l'auspicio che la Rai smetta di essere governata dalla politica. Tuttavia, fino a che questo sogno non diventerà realtà, mi chiedo: è meglio (o meno peggio, se preferite) avere in Rai dei cani sciolti oppure sono preferibili delle scimmie ammaestrate tenute al guinzaglio dai partiti?

Per quel che mi riguarda, meglio i cani sciolti tutta la vita.

Domanda provocatoria: se Cruciani lavorasse in Rai, accetterebbe di farsi dettare la linea editoriale dal PDL o dal PD? Sicuramente no. Sarebbe anch'egli, invece, un cane sciolto, ne sono certo (e questa mia certezza va intesa come un complimento, si noti).

No, non lo accetterei, e infatti non lavoro in Rai”, è la facile risposta che Cruciani senz'altro darebbe alla mia domanda

Al che io contro-rispondo, sempre provocatoriamente: caro Cruciani, se la Rai le offrisse la stessa mega-cifra che prende Santoro, voglio proprio vedere. Voglio proprio vedere.

martedì 20 gennaio 2009

L'isola che non c'è

Will you please stand?
(Cortesemente, volete alzarvi in piedi?)


Obama



Seconda stella a destra
questo è il cammino,
e poi dritto fino al mattino
poi la strada la trovi da te,
porta all'isola che non c'è.

Fa un po' sorridere la tenacia con cui Giuseppe Cruciani (ma anche il suo amico di lunga data Christian Rocca, le volte che interviene alla Zanzara) insiste sul concetto di continuità nelle politiche che l'amministrazione di Obama appena insediata intraprenderà, rispetto alla precedente amministrazione Bush. Lo ha fatto anche nella trasmissione di ieri, sia con gli ascoltatori intervenuti sul tema che durante l'intervista a Paolo Guzzanti.

Continuità, continuità, continuità… Sembra un mantra, una preghiera. Se lo ripeti mille volte, finisci per crederci.

Son d'accordo con voi,
non esiste una terra
dove non ci son santi né eroi
e se non ci son ladri,
e se non c'è mai la guerra,
forse è proprio l'isola che non c'è

Signori, vediamo di capirci. Probabilmente sono molti gli illusi che pensano che Obama, con una bacchetta magica e con tanti bei sorrisi, possa, nel breve arco di tempo del suo mandato, cambiare il mondo, trasformandolo nella paradisiaca e utopistica isola che non c'è cantata da Edoardo Bennato.

Son d'accordo con voi,
niente ladri e gendarmi,
ma che razza di isola è?
Niente odio e violenza,
né soldati, né armi,
forse è proprio l'isola che non c'è

Questi miracoli, ovviamente, non si avvereranno. Obama, per dirne una, certamente non "sbracherà" di fronte al terrorismo e se le circostanze dovessero richiedere l'uso delle maniere forti, le userà, come ha fatto inequivocabilmente intendere in un passaggio del discorso di insediamento:

A coloro che cercano di raggiungere i propri obiettivi creando terrore e massacrando gli innocenti, noi diciamo adesso che il nostro spirito è più forte e non può essere infranto. Voi non ci sopravviverete, e noi vi sconfiggeremo.

Ma il punto è un altro. Non serve essere idealisti e sognatori per sperare in qualcosa di meglio rispetto a quanto visto negli ultimi otto anni. Chi ha i piedi ben piantati a terra non chiede a Obama un'inversione di rotta totale, di 180 gradi, ma bensì un cambiamento di direzione molto più sottile.

Qui si tratta di correggere gradualmente l'approccio con cui l'America si presenta al mondo. Un po' meno pugno chiuso, e un po' più mano aperta, un po' meno muscoli, e un po' più dialogo. E' una questione di visione, di impostazione, di apertura.

Ci sono decine di frammenti del discorso di Obama, durante la cerimonia d'insediamento che ha avuto luogo ieri a Washington, che potrei citare a supporto di quanto ho appena scritto. Prendiamo ad esempio questo passaggio:

Oggi siamo riuniti qui perché abbiamo scelto la speranza rispetto alla paura, l'unità degli intenti rispetto al conflitto e alla discordia. Oggi siamo qui per proclamare la fine delle recriminazioni meschine e delle false promesse, dei dogmi stanchi, che troppo a lungo hanno strangolato la nostra politica.

Ma anche quest'altro passaggio è straordinario:

Il nostro potere da solo non può proteggerci, né ci autorizza a fare come più ci aggrada. Al contrario, sapevano che il nostro potere cresce quanto più lo si usa con prudenza. La nostra sicurezza emana dalla giustezza della nostra causa, dalla forza del nostro esempio, dalle qualità dell'umiltà e del ritegno.

Può menarcela con la continuità quanto vuole, il nostro caro Cruciani, ma alla fine fa solo la figura di quello che guarda il dito anziché la luna.

Ieri, inoltre, il conduttore della Zanzara si è pure detto “infastidito dal senso di liberazione per la conclusione dell'amministrazione Bush che traspare nei media italiani”. No, Cruciani, il senso di fastidio è mio per tutti i suoi tentativi di sminuire la portata di questa novità che coinvolge il mondo intero, arrivando al punto di dichiarare di aver ascoltato solo “distrattamente” (incredibile, IN-CRE-DI-BI-LE, non riesco a crederci) il discorso d'insediamento di Obama.

Di appuntamenti con la storia, nell'arco di un'esistenza, non ce ne sono poi tanti. Mancarne "distrattamente" uno così è delittuoso.

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E ti prendono in giro
se continui a cercarla,
ma non darti per vinto perché
chi ci ha già rinunciato
e ti ride alle spalle
forse è ancora più pazzo di te




(Edoardo Bennato - "L'isola che non c'è")

Gesto simbolicamente genocida

Lo stesso atto di bruciare una bandiera è un gesto simbolicamente genocida: esprime il desiderio di mettere al rogo un popolo, un'etnia.

E' una frase inclusa in un articolo di Paolo Guzzanti, apparso sul Giornale, che Giuseppe Cruciani ha citato durante la Zanzara di ieri, affermando di condividerla in pieno. Il riferimento è a quanto accaduto in alcune piazze italiane nei giorni scorsi, in corrispondenza di cortei e manifestazioni pro Palestina.

Io ci ho riflettuto parecchio sopra e la conclusione a cui sono arrivato è che, oltre ai gesti, sarebbe ora di misurare anche le parole.

D'accordo, bruciare una bandiera, che sia quella con la stella di Davide, o quella americana, o qualunque altra che rappresenti uno stato o una comunità di persone, è un atto abietto, vile, infame, vergognoso, ignobile, ripugnante e potrei andare avanti con un'altra quindicina di aggettivi.

Però "gesto genocida che esprime il desiderio di mettere al rogo un popolo un etnia", è troppo. Troppo. L'atto del dar fuoco ad una bandiera evidenzia immensa idiozia e ignoranza, proprie di chi vede le cose solo bianche o nere, ma "genocidio" è una parola grossa, che non andrebbe associata ad azioni simboliche. E' semmai molto più "genocida" (ma io questa parola di mia iniziativa non l'avrei usata, sto solo replicando a un ragionamento) scaraventare tonnellate di bombe in un'area densamente popolata,

No, non ci credo. Non ci credo che il ragazzino dei centri sociali poco più che diciottenne, ciecamente filo-palestinese, voglia “la morte di ogni ebreo sulla faccia della terra”, così come prescritto dallo statuto di Hamas. Non si può confondere la stupidità, l'ignoranza, la miopia intellettuale con l'antisemitismo e con ipotetici auspici genocidi.

C'è un eccessivo e nauseante squilibrio nei commenti, sia nei giornali filo-israeliani che in quelli filo-palestinesi, e questa cosa mi fa particolarmente incazzare. C'è troppa gente piena di certezze che, dall'alto di chissà quali pregresse esperienze o conoscenze, vomita sentenze e sparge presunte verità.

Basta, non ne posso più. Io, su questa guerra, sono pieno di dubbi e me li tengo ben stretti. E se di bruciare bandiere non ho alcuna intenzione, neppure di sventolarle ho quella gran voglia.

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Odia, tutta la gente
che non sventola la tua bandiera...
Odia, tutta la gente
che ha una bandiera
con i colori diversi dalla tua...


(Edoardo Bennato - "La bandiera")

lunedì 19 gennaio 2009

Bella ciao

La Zanzara di venerdì si è incentrata sul battibecco di cui si sono resi protagonisti, durante AnnoZero del giorno precedente, Michele Santoro e Lucia Annunziata, culminato nell'abbandono della trasmissione da parte di quest'ultima. Nonostante non abbia trovato così appassionante questo tema, un paio di appunti vorrei comunque farli.

Cruciani ha ricondotto il tutto al fatto che “la Rai è controllata dai partiti, e che ogni conduttore fa riferimento ad una parte politica”. Questo è sicuramente vero, ma nel caso specifico, cosa c'entra di preciso?

Io sono il primo a dire che la Rai andrebbe liberata dal controllo della politica, ma se, per ipotesi, Santoro lavorasse per una rete privata che non contempli un partito come "editore di riferimento" (copyright Bruno Vespa), sarebbe cambiato qualcosa nel suo modo di impostare la trasmissione e nel suo modo di vedere torti e ragioni della guerra israelo-palestinese?

Sicuramente no. Santoro vede il tema in un certo modo tranchant, che può essere condivisibile o meno (io non lo condivido), che può essere considerato fazioso o meno, ma ognuno ha diritto alle proprie idee, anche se lavora per il servizio pubblico. Se Cruciani lavorasse in Rai, cesserebbe forse di manifestare la sua posizione filo-israeliana al 100%?

Che poi alte cariche dello stato ed ambasciatori stranieri abbiano sentito l'esigenza di muoversi per avanzare formali proteste è a dir poco sconcertante. Se questo dettaglio la mia opinione collima con quella di Cruciani, anche se forse non esattamente per gli identici motivi.

Si potrebbe obiettare: solo in Rai, un'azienda controllata dalla politica, un elemento come Santoro potrebbe trovare spazio. No, lo escludo. Santoro fa ottimi ascolti, e dal punto di vista commerciale porta molti introiti pubblicitari. Se in Italia ci fosse una pluralità di editori televisivi privati, Santoro troverebbe con grande facilità un altro contratto al di fuori della Rai, ne sono certo.

Detto questo, aggiungo che, personalmente, se devo esprimere una preferenza tra Santoro e l'Annunziata, scelgo Lucia Annunziata tutta la vita. Vorrei, però, dare un suggerimento all'ex presidente Rai: quando si è ospiti in una trasmissione, anche se si hanno tutte le ragioni (e l'Annunziata nel caso specifico, le aveva) non si può criticare, in diretta, il conduttore sul modo in cui la trasmissione è impostata, senza attendersi una reazione (che per inciso è stata particolarmente maleducata, con quell'insinuazione, pronunciata da Santoro, sulla possibile “acquisizione di meriti presso qualcuno”).

Pensate a come replica stizzito Cruciani quando qualche ascoltatore, in diretta, critica il suo modo di condurre il talk show. E' la stessa cosa. Quando si è ospiti, ci si comporta da ospiti. Se il ben conosciuto padrone di casa è sgradito, si può sempre declinare l'invito.

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Santoro mi fa sempre venire in mente "Bella ciao", la canzone partigiana che egli ebbe modo di canticchiare in una sua famosa trasmissione, nel 2002. Qui vi propongo però la versione travolgente e trascinante che di "Bella ciao" fecero, anni prima, i Modena City Ramblers.




venerdì 16 gennaio 2009

Dio perdona, Cruciani no

A quanto pare, al fine della concessione, in Brasile, dello status di rifugiato politico per Cesare Battisti, sarebbero state decisive alcune pressioni esercitate dal presidente francese Sarkozy, stimolato dalla consorte Carla Bruni, a sua volta sobillata dalla famosa scrittrice parigina Fred Vargas.

Nonostante la notizia sia piuttosto inverosimile (l'Eliseo ha smentito), Cruciani se l'è legata al dito: “Ho smesso di comprare i libri, pur bellissimi, della Vargas”, ha detto ieri il conduttore della Zanzara, mentre in sottofondo risuonavano le note di "Quelqu'un m'a dit", la canzone di maggior successo della Bruni (“per ricordarci chi dobbiamo ringraziare”).

Inoltre, Cruciani ha pure chiamato ad un virtuale banco degli imputati Roberto Saviano, l'autore di "Gomorra", invitandolo pubblicamente a smentire le voci in base alle quali questi aveva firmato una petizione pro Battisti qualche tempo fa.

Che dire… Mah, adesso forse si esagera. Io non mischierei le qualità artistiche e letterarie di uno scrittore con le sue opinioni personali su questo o quel tema. Dell'esistenza della firma di Saviano alla petizione pro Battisti non mi importa nulla, e personalmente non mi priverò del piacere di leggere i bei romanzi noir della Vargas, nonostante disapprovi la fervente attività in favore di Battisti di cui si è resa protagonista negli ultimi anni (interessante, comunque, la sua intervista sull'Unità di oggi). Gli ostracismi e i boicottaggi, in generale, non mi sono mai piaciuti.


Vargas


Frecciatina: giusto per coerenza, visto che Cossiga, come ha dichiarato al Corriere, se fosse nei panni del ministro della giustizia brasiliano prenderebbe “a calci nel sedere l'ambasciatore italia che venisse a chiedere conto della decisione”, è sperabile che l'umana simpatia che Cruciani prova per il presidente emerito subisca un qualche ridimensionamento?

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Tra gli altri temi toccati ieri, ha spiccato la vicenda di Parma: in riferimento al pestaggio, avvenuto alcuni mesi fa, di un giovane di colore scambiato per uno spacciatore, 4 vigili urbani sono finiti agli arresti domiciliari.

Vi ricordate il dibattito sul razzismo in auge lo scorso autunno? C'erano due fazioni in lotta: quelli del "razzismo dilagante eccitato dal governo", e quelli del "razzismo un par de cojoni". Cruciani parteggiava perla seconda fazione, secondo me sbagliando. Non perché avessero ragione quelli della fazione del razzismo dilagante (avevano torto pure loro, secondo me), ma perché a mio avviso il razzismo esiste sotto forma di piccole nicchie che, indipendentemente da chi è al governo, si insinuano nella società civile come dei virus. Tali virus vanno estirpati prima che si riproducano, e non si cura una malattia negandone l'esistenza.

Purtroppo, anziché caldeggiare questo approccio, Cruciani spendeva invece le sue energie a negare, minimizzare, sminuire gli episodi, tra cui anche quello di Parma. “Non esiste un problema razzismo in Italia”, era il suo mantra.

Beh, invece esiste. Non sarà dilagante, non sarà imperante, sarà un fenomeno di nicchia, ma un problema razzismo esiste, e va combattuto duramente. E' ora di aprire gli occhi e di cominciare a guardare, anche negli angoli più bui.

giovedì 15 gennaio 2009

Inseguendo una libellula in un prato

...un giorno che avevo rotto col passato...

No, non è di quel Battisti che si è parlato a lungo alla Zanzara di ieri, ma di quell'altro, Cesare. Cesare Battisti. No, non il patriota dei primi del '900, ma l'ex terrorista, membro dei Proletari Armati per il Comunismo, responsabile, secondo la giustizia italiana, di quattro omicidi e di molti altri reati.

Battisti si trova attualmente in Brasile, nazione il cui ministro della giustizia, due giorni fa, gli ha concesso lo status di rifugiato politico. Non verrà pertanto estradato in Italia, e sarà presto un uomo libero. L'indignazione di Giuseppe Cruciani, durante la trasmissione di ieri, era palpabile, ed è difficile non condividerla.

Chi si schiera "a favore" di Battisti basa la propria opinione sulla differenzia tra crimini politici e crimini comuni (tra costoro, Cruciani ha citato alcuni scrittori, ma sarebbe carino se stasera ricordasse che la lista dei pro Battisti include pure il sempre "strepitoso" Francesco Cossiga, il quale già si espresse pro Marina Petrella), e in nome di questa differenza invocano una sorta di amnistia che chiuda i conti con il periodo della lotta armata, una fase che è da considerarsi chiusa.

No signori, mi spiace. Questa differenza non esiste è non può essere recepita. Se la accettassimo, perché allora anche le mafie non dovrebbero proclamarsi come organizzazioni di lotta politica contro lo stato? Magari, Riina e Provenzano, tra qualche anno, potrebbero chiedere l’applicazione della stessa ipotetica amnistia che qualcuno vorrebbe applicare a Battisti. Sarebbe forse un evento auspicabile? No, sarebbe rivoltante, diciamo la verità.

Una rapina è una rapina. Un omicidio è un omicidio. Chi è stato riconosciuto colpevole con sentenza passata in giudicato deve scontare la sua pena. Ad un certo punto, le motivazioni (politiche o no) che hanno portato un individuo a commettere dei reati perdono importanza. Quel che rimane, alla fine, è solo la sentenza del tribunale.

A margine, concedetemi una puntura di spillo. Ad inizio trasmissione, nell'introdurre la vicenda Battisti, Cruciani ha preannunciato l'intento di fare una “polemica pesante” verso il Presidente del Consiglio e i ministri della giustizia degli esteri del nostro governo, che poco o nulla hanno fatto per ottenere l'estradizione. Peccato che poi, alla prova dei fatti, la "polemica pesante" si sia rivelata il solito innocuo buffetto. Tanto per dirne una, quando D'Alema si permise di definire Brunetta “energumeno tascabile” (mamma mia che cosa orribile!), alla Zanzara si sentirono bordate ben peggiori (Cruciani parlò nientemeno che di razzismo).

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A proposito di D'Alema... Cambiando argomento, vorrei spezzare una lancia a suo favore. Ieri baffino ha detto che paragonare i bombardamenti israeliani a Gaza con quelli della NATO su Belgrado avvenuti nel 1999, quando egli era Presidente del Consiglio, è del tutto improprio, visto che la NATO intervenne al fine di interrompere l'eccidio di migliaia e migliaia di kosovari. Cruciani non ha trovato convincenti le parole di D'Alema, mentre invece secondo me quest'ultimo ha stra-ragione.

Anzi, paradossalmente, vista la carneficina in atto a Gaza, e visto che anche il governo serbo, dal suo punto di vista, aveva all'epoca le sue "buone ragioni" (tra virgolette) per prendersela con i kosovari, sarebbe molto più calzante un paragone con un ipotetico odierno attacco NATO contro Israele (che ovviamente non mi sogno neanche lontanamente di auspicare, sto solo portando avanti un ragionamento).

Pertanto, D'Alema, secondo me, non è criticabile da destra. Semmai potrebbe esserlo da sinistra: qualche esagitato filo palestinese (non io, s'intende, che esagitato filo palestienese non sono) potrebbe chiedergli conto di come mai non propone di bombardare Tel Aviv.

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Chissà chissà chi sei
Chissà che sarai
chissà che sarà di noi
lo scopriremo solo vivendo


(Lucio Battisti – Con il nastro rosa)


mercoledì 14 gennaio 2009

C'è chi dice no

In una Zanzara ancora imperniata sugli stessi temi già trattati nei giorni precedenti (guerra di Gaza, le manie di protagonismo di Gigi la Trottola Brunetta -altro che Ufo Robot-, la telenovela Alitalia), ha trovato un po' di risalto, ieri sera, la campagna pubblicitaria a favore dell'ateismo promossa dall'UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti).

Salvo ingiustificabili divieti, dal 4 febbraio alcuni autobus di Genova ospiteranno sulle fiancate lo slogan "La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno". L'iniziativa ricalca quella analoga messa in atto a Londra alcuni mesi fa. Lo slogan inglese, leggermente diverso, era "There’s probably no God. Now stop worrying and enjoy your life.”. (C'è da dire che quel "probably" rendeva il tutto meno aggressivo e forse per questo più efficace.)

Cruciani, secondo me giustamente, ha trattato il tema in modo piuttosto leggero, senza innescare particolari dispute né in senso favorevole né in senso contrario all'iniziativa dell'UAAR. Di tutto l'Italia ha bisogno, tranne che dell'innalzamento di un ennesimo nuovo muro divisorio, questa volta tra atei e credenti. Tuttavia, la campagna pubblicitaria in questione, per il suo carattere inconsueto, non poteva passare inosservata, ed è normale e giusto che se ne parli, pur senza prendere le cose troppo sul serio.

Se ho ben capito, la posizione di Cruciani è che pur non trovandoci nulla di offensivo nello slogan coniato dai copywriter dell'agenzia pubblicitaria incaricata, non si capisce bene quale sia lo scopo concreto di questa campagna. Convincere qualche credente dubbioso a passare all'altra sponda? Promuovere una sorta di orgoglio ateo, sulla falsa riga dei gay pride?

Se si deve giudicare dal fumoso intervento di Giorgio Villella, rappresentante dell'UAAR invitato da Cruciani a spiegare l'iniziativa, l'unico concreto obiettivo è meramente quello di guadagnare iscritti (paganti), e portare soldi in cassa all'organizzazione. Cosa più che legittima e per nulla censurabile, naturalmente. Però viene da chiedersi: ha senso invitare i cittadini ad entrare a far parte di una specie di "setta composta da coloro che non vogliono appartenere ad alcuna setta"? Non è un controsenso? L'ateismo, se spinto all'eccesso, propugnato, insegnato, propagandato, non rischia, paradossalmente, di diventare esso stesso una sorta di religione con i suoi adepti?

Secondo me il rapporto (o l'assenza di esso) che ciascuno ha con Dio dovrebbe rimanere circoscritto in una sfera prettamente privata, intima, che si origina e si sviluppa in modo spontaneo, senza l'influenza esterna di opere di proselitismo, come possono essere le campagne pubblicitarie o l'insegnamento della religione in scuole pubbliche e laiche).

Ciò detto, unicamente per sommo desidero di esprimere me stesso, e non per convincere nessuno di alcunché, avrei piacere di spiegare la mia inconsueta visione di Dio e della religione.

Spesso, per brevità, mi definisco antireligioso, ma l'espressione in realtà è troppo forte. Semplicemente, non mi riconosco in nessuna confessione, e rifiuto l'idea che nel rapporto tra uomo e Dio ci debbano essere intermediari. Posto che Dio esista (cosa di cui peraltro dubito), non accetto che esso debba essere pregato e adorato come un idolo, e non accetto che ci debbano essere da parte mia atti di sottomissione.

Il mio essere un buon cittadino, onesto e rispettoso del prossimo, non nasce dall'essere timorato da Dio o da un ipotetico terrore di finire all'inferno per l'eternità, dopo la morte. Nasce invece dal fatto che credo in sentimenti profondi e puri come l'amore, l'altruismo, la solidarietà, la razionalità, e l'uso del buon senso. Se Dio esiste, non è sopra di noi, ma dentro di noi.

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Do you believe in God?
No, I believe in Love.

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Tanta gente è convinta
Che ci sia nell'aldilà
Qualche cosa, chissà...
Quanta gente comunque ci sarà
Che si accontenterà


(Vasco Rossi - C'è chi dice no)


martedì 13 gennaio 2009

Il soprassalto delle coscienze

Chissà quale sottile piacere deve provare Giuseppe Cruciani nell'invitare alla Zanzara, uno dietro l'altro, tutti gli opinionisti/intellettuali che maggiormente avversa e disistima.

L'altro ieri aveva fatto capolino in trasmissione il filosofo Gianni Vattimo, favorevole, ma non con toni esagitati, al boicottaggio dei prodotti israeliani. Ieri, invece, Furio Colombo, inarrestabile come un fiume in piena (tanto che dopo i primi minuti Cruciani non riusciva più ad interromperlo per porre altre domande), ha proferito un'accorata difesa di Israele, facendo contento, per una volta, il conduttore della Zanzara.

Come mai nessuno chiede il cessare il fuoco ad Hamas? Chi parla di tregua, che soluzioni propone?”. Queste questioni, messe sul tavolo da Colombo, sono del tutto sensate, e non sono dissimili da quelle evidenziate in uno scritto di Lucia Annunziata (apparso sulla Stampa del 7 Gennaio e letto in parte ieri di Cruciani), dove si parla di “soprassalto delle coscienze” solo contro Israele. Trascrivo qui di seguito le incisive parole della Annunziata:

Su Israele pesa sicuramente un pregiudizio: non ho mai assistito allo stesso livello di emozione e di mobilitazione quando veniva fatto saltare in aria in quel Paese un mercato, un bus, una scuola, una discoteca, come è successo spesso negli anni passati. Appena lo Stato ebraico si muove c’è invece un immediato soprassalto delle coscienze.

Tuttavia, queste considerazioni, per quanto corrispondano al vero, non sono sufficienti, a mio avviso, a rendere il governo di Israele esente da critiche. Il fatto è che l'omicidio di innocenti compiuto da terroristi criminali e sanguinari ha fisiologicamente un impatto minore rispetto all'uccisione di innocenti compiuto da chi agisce in nome dell'autorità ufficiale e riconosciuta, da chi agisce in nome del diritto e in nome dello stato, da chi gli innocenti dovrebbe in primo luogo proteggerli, eticamente e giuridicamente.

Per capirsi: cosa vi impressionerebbe di più, un rapinatore che si asserraglia in una banca con degli ostaggi o un poliziotto che, per risolvere la situazione, spara un colpo di bazooka all'interno dell'edificio uccidendo tutti gli occupanti, ostaggi compresi?

Dico questo non per criminalizzare Israele, come se dall'altra parte ci fossero solo santi, cosa che chiaramente non è. Sto solo spiegando perché le coscienze "soprassaltano" in certi casi più che in altri. E' un fatto emotivo, e niente più.

Cambiando argomento, ieri c'è stato anche l'incredibile intervento del professor Franco Battaglia, docente di chimica dell’ambiente all'università di Modena, articolista del Giornale, e noto antiambientalista viscerale, chiamato in causa da Cruciani per commentare le possibili iniziative del governo inglese per disincentivare l'acquisto delle mega-TV al plasma, autentici mostri energivori.

Secondo Battaglia, e senza che Cruciani obiettasse alcunché, non ci sono seri motivi per impegnarsi nel risparmio energetico. Se i governi adottassero delle politiche appropriate, l’energia sarebbe così abbondante che nessuno si dovrebbe preoccupare di sprecarla.

“Papà, vieni a giocare?”

Appena Battaglia si è congedato, sono corso ad accendere le luci in tutte le stanze. Subito dopo, ho avviato la lavatrice, nonostante fosse vuota. Infine, ho alzato al massimo il riscaldamento. Volevo provare l'ebbrezza del divorare energia in modo incontrollato.

Ma è durata poco, meno di un minuto. Mi sono sentito talmente un pirla che quasi mi prendevo a schiaffi da solo. Ho subito provveduto a fermare la lavatrice, ho riabbassato il riscaldamento e ho spento tutte le luci inutili.

Poi, come tocco finale, ho spento pure la radio.

“Eccomi, piccolo”.

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Quando finirà questa insana guerra?
The answer, my friend, is blowing in the wind...



Yes, and how many deaths will it take till he knows
That too many people have died?
The answer, my friend, is blowin' in the wind
The answer is blowin' in the wind.


(Bob Dylan - Blowin' in the wind)

lunedì 12 gennaio 2009

729

Le ipotesi di boicottaggio di prodotti israeliani, contraddistinti dalle cifre 729 nella parte iniziale del codice a barre, sono state al centro dell'attenzione della Zanzara di venerdì 9 gennaio. Giuseppe Cruciani si è detto molto colpito dall'uso di questa sigla 729, come fosse un marchio infamante assimilabile alla stella di Davide gialla ai tempi del nazismo, ed ha pure aggiunto che dietro questo genere di iniziative si nasconda un “pizzico di antisemitismo”.

A mio avviso, questa idea del boicottaggio non sta né in cielo né in terra, e la disapprovo in toto. Tuttavia, ci andrei piano con i "pizzichi di antisemitismo". Mi sento di escludere che coloro che hanno ideato questa iniziativa siano realmente antisemiti. Abbiamo invece a che fare solo con persone convinte ingenuamente che in questo conflitto sia banale identificare i buoni (i palestinesi oppressi) e i cattivi (gli israeliani oppressori).

No, signori, qui non c'è antisemitismo nel senso originale del termine (atteggiamento di ostilità verso gli ebrei). C'è solo un'eccessiva opera di semplificazione di uno scenario politico e sociale che è invece estremamente complesso, e che non si può ridurre in una dicotomia buoni/cattivi.

Sempre sul tema della guerra di Gaza, un'altra frase di Cruciani mi ha poi colpito: “Chi parla di reazione sproporzionata non conosce le regole fondamentali riguardanti le reazioni militari. E' assurdo parlare di reazioni sproporzionate o proporzionate”. Insomma, per Cruciani bisognerebbe fidarsi ciecamente del governo israeliano. Se hanno agito così, vuol dire che non c'erano altro vie più soft.

No, mi spiace, io non ci sto. Conosco il cinismo, ne faccio largo uso, ma in questo caso non ci sto a spegnere il cervello. Secondo non ben identificate "fonti mediche", dall'inizio della controffensiva israeliana, a Gaza sono morti 235 bambini, e, se vogliamo dar credito a questa stima, per quel che mi riguarda sono 235 bambini di troppo.

Se accettiamo senza batter ciglio questa “ignominiosa carneficina” (copyright Mario Capanna, che ieri non ha trovato di meglio da fare che incaternarsi ai cancelli dell'ambasciata americana a Roma), dove metteremo il prossimo paletto? Se il passo successivo del governo israeliano, sempre in nome di un legittimo principio di autodifesa, fosse, per ipotesi, la pulizia etnica e la deportazione, dovremo continuare a far finta si nulla?

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Now the sun's gone to hell
And the moons riding high
Let me bid you farewell
Every man has to die
But its written in the starlight
And every line on your palm
Were fools to make war
On our brothers in arms


(Dire Straits - Brothers in arms)

venerdì 9 gennaio 2009

Il signore delle mosche

Poche cose al mondo mi infastidiscono quanto sentire la voce di Luciano Moggi, intervenuto in diretta alla Zanzara di ieri. Per carità, tutti hanno diritto alla parola, ma tutti hanno anche il diritto di farsi e di tenersi le proprie opinioni su personaggi pubblici chiacchierati. E la mia, sull'ex re del mercato, pessima era e pessima rimane: ancor più di Andreotti, Luciano Moggi è nel mio immaginario la vera incarnazione di Belzebù, il signore delle mosche. Insomma, il diavolo.

Dal processo GEA Moggi se l'è cavata con poco, è vero. Ma il processo GEA era una barzelletta, rispetto a quello che lo attende a Napoli a partire dal 20 gennaio, dove l'ex DG della Juventus è imputato per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. Prima di portare avanti un processo di semi-riabilitazione, come Cruciani ha apparentemente tentato di fare ieri, aspetterei l'esito di questo secondo e ben più significativo processo.


Lord of the flies


Cos'altro rimane da dire sulla Zanzara di ieri? Beh, per la seconda volta in poche settimane è intervenuto in diretta Alessandro Cecchi Paone, e per la seconda volta l'ho sentito esprimere concetti brillanti e molto ben argomentati. In particolare, ieri Cecchi Paone si è espresso sul dibattito relativo ai cambiamenti climatici, osservando che così come esiste una setta di fautori, non sempre in buona fede, del catastrofismo più allarmistico, esiste anche un nutrito gruppo di antiambientalisti radicali che hanno un pessimo rapporto con la scienza, arrivando addirittura a negare assolute certezze come il surriscaldamento globale.

Cecchi Paone ha chiarito come decenni di rilevazioni rendano indubitabile, nella comunità scientifica, il fatto che gli eventi climatici si siano estremizzati e che sia in atto un graduale processo di surriscaldamento. Ciò che è in incerto è se l'azione dell’uomo sia determinante in questo processo, o se invece si tratti di un naturale fenomeno ciclico che si perpetua da millenni.

Tuttavia, sempre secondo Cecchi Paone, tale incertezza, essendo - per così dire - "bidirezionale", non deve diventare un alibi per ridimensionare le politiche di salvaguardia dell'ambiente, di sfruttamento delle energie alternative, e di limitazione delle varie forme di inquinamento. Il tutto senza contrastare il progresso tecnologico, ma anzi, avvantaggiandosene il più possibile.

Sante parole, a mio avviso, che vanno a "pareggiare" quelle di stampo molto diverso espresse dal giornalista Riccardo Cascioli, un'antiambientalista viscerale, ai limiti del negazionismo, il cui intervento in diretta alla Zanzara, qualche giorno fa, mi aveva lasciato un po' di amaro in bocca.

Per chi ama i bilancini, faccio notare come Cruciani abbia fatto decisamente più comunella con Cascioli che non con Cecchi Paone. Se questo significhi qualcosa, lo lascio giudicare a voi.

giovedì 8 gennaio 2009

I giorni dell'ira

Dopo una settimana con Luca Telese, dal 5 gennaio 2009 Giuseppe Cruciani è regolarmente tornato alla conduzione della Zanzara, il che, per la prosecuzione di questo blog, è condizione necessaria.

Tra gli argomenti trattati negli scorsi tre giorni, spicca su tutti la situazione della striscia di Gaza. Come sapete, Hamas, una volta scaduto il periodo di tregua, ha cominciato a sparare missili Qassam contro le vicine colonie, provocando una risposta durissima del governo israeliano che ha iniziato una serie di pesanti bombardamenti sui territori di Gaza.

Cruciani, anche se si è molto trattenuto nei suoi commenti, ha comunque lasciato trasparire una posizione nettamente filo-israeliana, senza se e senza ma, che pur essendo infinitamente più comprensibile rispetto a quelle degli sciagurati che bruciano le bandiere con la stella di Davide al grido di "Palestina libera", non è esente da alcune osservazioni.

In un mondo perfetto, in un mondo da film hollywoodiano, ci sarebbe sempre grande semplicità nel discernere i cattivi dai buoni: i cattivi sono quelli che attaccano per primi; i buoni sono quelli che si limitano a reagire, a difendersi.

Ma questo non è un mondo perfetto. E se è vero che Hamas recita perfettamente la parte del cattivo monodimensionale, crudele e malvagio senza sfaccettature, essendo un'organizzazione violenta, estremista, moralmente indifendibile, del tutto disinteressata all'ottenimento di una pace duratura, in questo film mancano i buoni, gli eroi, i puri, quelli che mai e poi mai metterebbero a repentaglio la vita di innocenti.

Per quanto il diritto all'autodifesa di Israele possa essere sacrosanto (e lo è), questi immani massacri a Gaza erano proprio necessari? Erano davvero l'unica via per imporre ad Hamas lo stop al lancio dei Qassam, cosa che peraltro non sembra essere ancora avvenuta?

Il pugno duro, durissimo, è con certezza la strada più efficace per costringere Hamas a deporre le armi?

Quanti fratelli, quanti padri, quanti figli di palestinesi innocenti morti, passati i giorni dell'ira, trasformeranno quest'ultima in cieco odio? Quanti di loro diventeranno terroristi pronti a farsi saltare in aria su un autobus?

Io non ho risposte, non ho soluzioni e sono cosciente che il contributo propositivo insito in questo post sia pari a zero. Tuttavia, una volta chiarito che prenderei a ceffoni quelli che parlano di quarto reich, apprezzerei un maggiore spirito critico nel commentare la strategia di autodifesa perseguita da Israele. Avere la forza della ragione non laverà dalle mani il sangue di centinaia e centinaia di morti innocenti.

Non basta dire "in ogni guerra ci sono perdite civili". In ogni guerra semmai, ci dovrebbero essere in primo luogo perdite militari. Che razza di guerra è una guerra in cui muoiono quasi solo civili innocenti?

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Mi è saltata alla mente una bella scena del film "Leon", con Jean Reno. Leon è un killer che si ritrova appresso una ragazzina, Matilda, sopravvissuta ad una strage. Ad un certo punto Leon prova ad insegnarle a sparare col fucile di precisione.

"Chi devo colpire?", chiede Matilda.
"Chiunque", le risponde Leon.




- Who should I hit?
- Whoever