venerdì 31 ottobre 2008

Children

All'inizio della Zanzara di ieri, il conduttore Giuseppe Cruciani, a proposito delle manifestazioni di piazza degli studenti e dei docenti, ha fatto ascoltare, facendo trasparire forte indignazione, un audio dove si udiva un coro anti-Gelmini intonato da voci di bambini.

Cruciani, verosimilmente, si aspettava una levata di scudi da parte degli ascoltatori. Ha fatto pure risentire Cossiga, il quale durante il suo show al Senato, mercoledì scorso, aveva toccato en passant lo stesso tema, asserendo, con la sua cosiddetta “graffiante ironia” (definizione di Cruciani), che l'unico slogan appropriato per dei bambini dovrebbe essere “me-ren-di-ne, me-ren-di-ne”).

Le cose, però, sono andate diversamente. In nessuna delle telefonate degli ascoltatori si è entrati nel merito di questa questione dei bambini, e neppure l'estremista dell'intelligenza Vittorio Sgarbi, che con mio disappunto viene invitato spesso in trasmissione, nel suo intervento di ieri ha dato peso alla cosa. Anzi, a sorpresa, Sgarbi ha in parte difeso le manifestazioni di piazza di questi giorni e non ha lesinato critiche al ministro Gelmini, giudicata inadatta al ruolo che occupa.

Con ogni probabilità, la maggior parte dei radioascoltatori ha ragionato nel seguente mio stesso modo: è vero, far recitare slogan politici a dei bambini è esecrabile, perché è chiaro che dei piccoli non possono avere piena consapevolezza di ciò che viene fatto dire loro. Tuttavia, questo fenomeno dei bambini mandati in trincea a cantare slogan non sembra essere così diffuso. Si tratta di episodi sporadici, che sebbene siano da biasimare con fermezza, rimangono marginali rispetto al grosso delle manifestazioni, e che quindi non possono essere usati come grimaldello per smontare la protesta di piazza.

Morale della favola: okay, i bambini non vanno strumentalizzati. Bisognava dirlo, e lo abbiamo detto. Ora, però, torniamo a parlare di scuola e università, di riforme organiche che per ora non ci sono, di tagli orizzontali che, invece, ci sono eccome.

L'ultimo punto del post, anche oggi, riguarda Cossiga. Caro Cruciani, la battuta di Cossiga sulle “me-ren-di-ne” era pure divertente, ma estrapolare tale battuta dal quadro generale delle recenti dichiarazioni del presidende emerito è troppo comodo.

Io non ci sto: questo “signore anziano eccentrico” (definizione di Cruciani) o lo si prende sul serio su tutto o non lo si prende sul serio su nulla. Bisogna decidersi una buona volta.

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EDIT:
su scuola e università segnalo due ottimi articoli presenti nella rassegna stampa di oggi. Tito Boeri su Repubblica e Andrea Ichino sul Sole 24 Ore. Anch'essi, per me, illuminanti.

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Nel salutare Luca Telese che torna in conduzione per qualche giorno al posto di Cruciani, riprendo la consuetudine della "sigla finale" e vi trascino in uno stato di trance con la melodia ipnotica e onirica di Robert Miles. Il brano, ovviamente, è Children.




giovedì 30 ottobre 2008

E il resto dov'è?

Stranamente, nonostante per stessa ammissione di Cruciani il tema della legge elettorale europea non sia oggettivamente in cima ai pensieri degli italiani, la Zanzara di ieri si è concentrata proprio su tale tema "minore" mentre forse, a mio avviso, in seguito all'approvazione del decreto Gelmini, sarebbe stato opportuno insistere ulteriormente sui temi di scuola e università, sperando di fare ancora più chiarezza.

Desidero ringraziare tutti i lettori che hanno commentato, per lo più dissentendo, il mio post precedente, dove mi allineavo alle posizioni degli opinionisti (entrambi sinistroidi) Francesco Giavazzi e Luca Ricolfi. Personalmente, rimango della mia idea, e approfitto di questo post per segnalare l'articolo di Ricolfi sulla Stampa di oggi, dove il sociologo torinese dettaglia ulteriomente l'opinione che aveva già espresso a voce nell'intervista con Cruciani. Inutile dire che lo sottoscrivo e che vi invito a leggerlo.

In sostanza, io sono d'accordo sul fatto che il governo ha agito male, in modo troppo ruvido, a colpi di mannaia. Però insisto nel dire che le proteste di questi giorni non sono ben indirizzate e sono strumentalizzate.

Più che limitarsi ai tagli, gli studenti dovrebbero prendersela con la mancanza di una riforma organica di scuola e università, una riforma che vada ben oltre il maestro unico e le bazzecole sul grembiulino e il voto in condotta. Una riforma ben più radicale, che punti dritto alla qualità dell’istruzione e che privilegi in maniera assoluta il merito. Anziché invocare il ritiro del decreto Gelmini (che peraltro riguarda solo la scuola elementare), gli striscioni e gli slogan dei manifestanti dovrebbero essere del tipo: "Tutta qui la vostra riforma? Dov’è il resto?"

Perché il dubbio grosso, alla fine, è proprio questo: ci sarà mai un seguito? Oppure, al di là delle parole e delle dichiarazioni di intenti, il taglio dei fondi era, alla fine della fiera, l'unico, l'unico obiettivo?

*** (asterischi divisori stile Eugenio Scalfari, che fanno figo)

Cambiando argomento, ieri in Senato c'è stato l'ennesimo show di Cossiga del quale un divertito Cruciani ci ha offerto i frammenti più eclatanti. Nell'ascoltare tali frammenti, specie quello in cui, nella solennità dell'aula parlamentare, il presidente emerito ha ritenuto opportuno usare l’espressione “leccare il culo”, sono stato folgorato da un'idea geniale, che vorrei condividere con voi.

Vi ricordate cosa accadde il 10 febbraio 2008 nella partita di campionato Catania–Inter? I tifosi catanesi presenti allo stadio, esasperati da alcune decisioni dell’arbitro Farina, inscenarono una protesta singolare: si misero ad applaudire a scena aperta ogni singolo fischio arbitrale favorevole all'Inter.

Ecco, sarebbe esilarante se, a partire dalla prossima volta in cui Cossiga prenderà la parola in Senato, i senatori dell'opposizione si comportassero in modo analogo a quello dei tifosi del Catania, alzandosi in piedi e lasciandosi andare ad applausi scroscianti, al termine di ogni singola frase pronunciata dal presidente emerito, qualunque cosa dica.

Non pare anche a voi un'idea fantastica?

mercoledì 29 ottobre 2008

Due raggi di luce

Diciamo la verità... Sulle recenti questioni relative a scuola e università si è capito di più durante la puntata di ieri della Zanzara che non in tutte quelle precedenti messe insieme.

Non essendo, per scelta, un programma che produce approfondimento "in proprio", gli unici sistemi che il conduttore Giuseppe Cruciani e la sua piccola redazione hanno a disposizione per fare un po' di luce sui temi di attualità sono:

1) aggrapparsi come un parassita (nel senso biologico e naturalistico del termine, da non intendersi in senso dispregiativo) ai migliori articoli di giornale che vengono pubblicati la mattina;

2) invitare ospiti qualificati che in pochi minuti sappiano entrare brillantemente nel merito delle questioni.

E ieri, con mio gaudio, ha avuto luogo una felice combinazione delle due modalità, con ampio spazio dedicato a due degli opinionisti che personalmente stimo in maggior misura. Vediamo in dettaglio.

ARTICOLO

Sulla prima pagina del Corriere della Sera è stato pubblicato un articolo formidabile, intitolato "La fabbrica dei docenti" a firma dell'economista Francesco Giavazzi che è illuminante per chiarezza e efficacia. Cruciani ne ha letto ampi stralci, osservando giustamente come questo articolo “andrebbe diffuso come i volantini durante le manifestazioni degli studenti e in tutte le università”.

In sostanza, con tanto di dati e cifre, Giavazzi, più che esprimere un'opinione, espone dei dati di fatto inoppugnabili a fronte dei quali viene fuori che gli studenti avrebbero mille ragioni per scendere in piazza a protestare, ma che ora come ora lo fanno per le ragioni sbagliate, con la complicità di docenti che li strumentalizzano, e (aggiungo io) con un governo che è capace solo di tagliare a muzzo senza andare al cuore dei problemi con una riforma organica (riforma dei concorsi, introduzione di veri criteri di meritocrazia, introduzione di indicatori per la qualità dell'insegnamento).

OSPITE

Poco prima delle 19:50, Cruciani ha annunciato un'ospite, sempre per discutere sui temi della scuola: il sociologo Luca Ricolfi. L’intervento di Ricolfi è stato del tutto complementare all'articolo di Giavazzi. “Nelle manifestazioni – dice Ricolfi (riassumo con minime modifiche per maggior leggibilità) – “si ripropongono le solite alleanze. Tra studenti e professori nelle Università e tra genitori e insegnanti nella scuole, ma nessuno si preoccupa del problema fondamentale: la qualità dell’insegnamento che è drammatricamente scaduta. E questa questione non viene affrontata neppure nei provvedimenti del governo.

In conclusione, vi propongo l'audio integrale dell'intervento di Ricolfi. Val davvero la pena. Buon ascolto.




martedì 28 ottobre 2008

How long to sing this song

Anche ieri come tutte le sere, la Zanzara è iniziata alle 18:35 circa. Credo fosse più che lecito, in apertura, aspettarsi almeno due parole sulla manifestazione del PD di sabato scorso al Circo Massimo. Non mi riferisco al ridicolo balletto delle cifre sulla partecipazione, ma ai contenuti del discorso di Veltroni. Mi aspettavo una minima selezione di qualche frase particolarmente significativa da rimarcare o da criticare. E invece niente. Il tempo passa, e in trasmissione si parla d’altro.

Passa il GR24 delle 19, ricomincia la Zanzara e ancora si parla d'altro. Poi finalmente alle 19:41, il cono d’ombra viene spezzato. Mi immagino il dubbio interiore di Cruciani, che evidentemente non si decideva se esternare o meno una certa considerazione. Alla fine si decide: “Lo slogan della manifestazione, l’Italia è migliore della destra che la governa, seguirebbe” – sostiene Cruciani – “il principio per cui la destra è sempre sporca e cattiva e c’è in fondo nella sinistra una superiorità morale, in qualche caso addirittura antropologica”.

Ancooora? Ancora questa incredibile cazzata della presunta superiorità morale rivendicata da una parte politica sull’altra? Ma quando ci libereremo mai di questo incubo? Per quanto tempo dovremo ancora sentire questa canzone? Baaaaaaaastaaaaaaaaa!

Veltroni si riferiva al governo, non all'elettorato di destra. Se c’è qualcosa di antropologico, è il normalissimo sforzo che, da che mondo è mondo, ogni opposizione profonde per screditare il governo agli occhi del paese. Nulla più di questo.

E per chiudere il tema della manifestazione del PD, constato che se la massima critica che Cruciani è riuscito a tirare fuori dal cilindro è quella menzionata poc'anzi, vuole dire che il buon Veltroni, per una volta, ha colpito nel segno.

Argomento numero due. Il Giornale è il quotidiano di riferimento per la platea di centro-destra e spesso, pur di accondiscendere tale platea, il direttore Mario Giordano si lancia in discutibili campagne stampa che ricordano, per stile, toni e capziosità, quelle di Tuttosport in difesa di Moggi (e ho detto abbastanza).

Proprio da una delle recenti campagne stampa del Giornale, Cruciani ha tratto ieri ispirazione per porre la seguente domanda agli ascoltatori: “Non ci trovate una contraddizione nel fatto che una parte consistente della classe dirigente e in particolare della sinistra italiana, pur predicando la difesa a oltranza della scuola pubblica, poi mandi i propri figli nelle scuole private? Non è una plateale incoerenza?

Ma che razza di domanda è? Ma dove diavolo sta la logica nel porsi una questione del genere? Come da me espresso in un sms, letto poi in diretta da Cruciani, sarebbe come affermare che i politici che si battono per promuovere l’edilizia popolare non dovrebbero poter vivere in una bella villa. E' ri-di-co-lo.

Del resto, supponendo che la contraddizione ipotizzata ci sia e applicando il ragionamento all'inverso, ne conseguirebbe che, per definizione, chi manda i figli alla scuola privata sarebbe un menefreghista senza alcun titolo per battersi politicamente al fine di migliorare la scuola pubblica. E' ri-di-co-lo, lo ripeto.

Cruciani ha circostanziato la questione sostenendo che la sinistra negli ultimi 20 anni ha fatto poco per l'istruzione, anche quando ha governato, e ora grida alla distruzione della scuola pubblica. Ma questo è un altro discorso, è una valutazione politica che magari può coinvolgere i recenti presidenti del consiglio e ministri dell'istruzione dei governi di centro-sinistra. Ma cosa cavolo c'entrano, invece, i figli di Nanni Moretti o di Mario Adinolfi, tirati in ballo, tra gli altri, dal Giornale? In che modo Nanni Moretti e Mario Adinolfi sono responsabili dello stato della scuola pubblica? E' ri-di-co-lo, e siamo a tre.

A proposito di Mario Adinolfi, militante del PD, giornalista di Europa e noto blogger, egli è stato invitato da Cruciani a spiegare in diretta il suo punto di vista, che in sostanza coincide con il mio: non c’è alcuna sostanziale contraddizione. Vi propongo qui di seguito l'audio integrale dell'intervento di Adinolfi perché l’ho trovato molto efficace.




Riassumendo, per chiudere: in tutto il mondo le scuole private garantiscono maggior qualità e vengono spesso scelte (senza che sia un obbligo) da coloro che si possono permettere le rette. Sono questioni di famiglia che non dovrebbero diventare materia di discussione in nessun caso, e che comunque non impediscono ad un dirigente politico di sentirsi in diritto di battersi per il modello di scuola pubblica che ritiene più appropriato.

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Per quanto tempo dovremo ancora cantare questa canzone, mi chiedevo nel post. Questo è un verso che compare in ben due canzoni degli U2. Se fossi banale, come sigla finale vi proporrei "Sunday Bloody Sunday", ma siccome non lo sono, vi offro un video con una bella interpretazione live di "40".






How long to sing this song
How long to sing this song
How long... how long... how long...
How long... to sing this song


lunedì 27 ottobre 2008

Marchette

Puntata della Zanzara abbastanza interlocutoria, quella di venerdì 24 ottobre, dedicata in larga parte ancora alle proteste di scuola e università, ma senza grandi spunti, tranne forse l'intervista in diretta di Giuseppe Cruciani a Massimo Cacciari: il sindaco di Venezia ha detto che le contestazioni sono giustificate, anche nelle modalità in cui avvengono.

Allo sfascio della formazione – è in sostanza la tesi di Cacciari – non si può rispondere solo con tagli indiscriminati su tutto, inclusa la ricerca, con il blocco del turn-over, e con riforme di facciata che non portano reale innovazione. Servono riforme più profonde, che valorizzino la ricerca, la qualità e il merito, riforme che probabilmente provocherebbero proteste ancor maggiori, ma che solo in quel caso apparirebbero davvero corporative.

Interessante. Credo che Cacciari abbia colto il nocciolo della questione da un punto di vista politico. Però le modalità con cui le contestazioni hanno luogo sono importanti, e un richiamo a non esagerare da un moderato come lui me lo sarei aspettato. Certe volte basta poco per passare dalla parte del torto anche quando si ha ragione.

Cambiando argomento, la puntata di stasera sarà probabilmente monopolizzata dalla manifestazione del PD di sabato scorso, al Circo Massimo, e mi sto domandando come Cruciani affronterà il tema.

Personalmente, ho seguito l'intervento integrale di Veltroni (testo, video) e l'ho trovato tutto sommato sobrio: nessuna demonizzazione dell'avversario, nessun accenno a conflitti d'interesse, televisioni, regimi, problemi con la giustizia. E' stato invece un normalissimo comizio di un leader del maggior partito d'opposizione, con critiche sulle singole azioni intraprese del governo e dalla maggioranza parlamentare, e con accuse di inadeguatezza dell'esecutivo in carica ad affrontare le sfide che si presentano. Un discorso non memorabile ma neppure piatto, con il quale Veltroni ha voluto riaccendere una fiamma di vitalità all'interno del suo movimento.

Chissà come lo commenterà Cruciani, dicevo... Spero con toni diversi da quelli di don Peppino Caldarola (una delle spalle preferite del conduttore della Zanzara), il quale, sul Giornale di oggi, in un articolo dal titolo “Seppellito il riformismo, sono tornati alla politica con la clava”, ha sostenuto che il discorso di Veltroni era intriso di superiorità morale e di radicalismo.

Ecco un passo significativo: “Forse al Circo Massimo è morto ieri il Veltroni riformista. È nato il capo di un partito radicale di massa, che resterà a lungo all’opposizione. Veltroni ha detto in buon italiano quello che Di Pietro avrebbe detto violentando sintassi e grammatica. Ha parlato il linguaggio di Furio Colombo, di Flores D’Arcais, di Travaglio e di Santoro.

Ma dove, ma come, ma quando mai? Ma che film ha visto Caldarola? Forse si è sintonizzato sul canale sbagliato. O forse dormiva e ha sognato, chi lo sa. O magari dovrebbe passare ad un bianco più delicato, che va pure bene con l'arrosto del pranzo del sabato.

Io non so che concezione abbia Caldarola di riformismo e di radicalismo, ma di sicuro non sono le stesse che ho io. Sembra quasi che Caldarola avesse preparato il suo articolo già in via preliminare e che avrebbe pubblicato il suo pezzo qualunque cosa Veltroni avesse detto.

In effetti, a pensarci bene, quello di Caldarola potrebbe essere solo mero e nauseabondo cinismo: quando egli scrive per il Giornale, anziché per il Riformista, dà ai suoi articoli un taglio che appaghi il lettore medio del quotidiano diretto da Mario Giordano. Insomma, una marchetta.

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Vi lascio con un frammento musicale, Everybody's Talkin', tratto dal film "Midnight Cowboy", conosciuto in italiano come "Un uomo da marciapiede".




Everybody's talkin' at me.
I don't hear a word they're sayin',
Only the echoes of my mind.
People stoppin', starin'.
I can't see their faces,
Only the shadows of their eyes

venerdì 24 ottobre 2008

The Joker

Berlusconi, due giorni fa (testuale): “Convocherò oggi il Ministro dell'Interno e darò a lui istruzioni dettagliate su come intervenire attraverso le forze dell'ordine.

Berlusconi ieri (testuale): “Non ho mai detto polizia nelle scuole, non l’ho nemmeno pensato.

Dopo questa incredibile performance del cavaliere che ha rinnegato (e non è la prima volta che accade) le sue stesse dichiarazioni di 24 ore prima, anche Giuseppe Cruciani, che solitamente è piuttosto indulgente verso il cavaliere pur non essendone un adoratore alla Emilio Fede, non ha potuto fare a meno, ieri in trasmissione, di parlare di “retromarcia”, aggiungendo, con sarcasmo: “era tutto uno scherzo”.

Da parte mia, ho un consiglio per il comico Maurizio Crozza, spesso citato alla Zanzara: così come per Veltroni si è inventato l'esilarante tormentone del “ma anche”, urge a questo punto un tormentone anche per Berlusconi. Propongo “mai detto”.

Chiuso il tema Berlusconi, passiamo a Cossiga, il quale, in un'intervista a QN, paventando una ripresa del terrorismo rosso, ha suggerito al governo di usare fin da subito metodi pesantemente repressivi, infiltrando agenti nelle protesta studentesca e sobillando disordini, in modo che poi gli le forze dell'ordine possano avere una buona scusa per reagire con la violenza fisica.

In seguito a tale intervista, Cruciani ha fatto intervenire il presidente emerito in diretta. Vi metto il frammento audio con l'intervista integrale, sono circa 13 minuti.




Se avete la pazienza di ascoltare tutta l'intervista, vi renderete conto che Cruciani fallisce miseramente nel tentativo di tenere Cossiga sul pezzo e di fargli svelare se la sua intervista a QN era da prendere sul serio o se invece egli si esprimeva per paradosso.

Anziché mantenere ferma la barra, Cruciani consente a Cossiga di divagare e di blaterare su Veltroni, sul PD, sul vecchio PCI, sulla nostalgia per gli slogan e dei disordini degli anni ’70, che peraltro rientravano in uno scenario politico e sociale molto diverso da quello di oggi.

Insomma, uno show surreale al termine del quale non si è capito niente. Un ironico ascoltatore ha chiesto via sms se in realtà quella andata in onda non fosse stata una geniale imitazione di Fiorello.

A questo rimane il dubbio se Cossiga quando rilascia interviste parla sul serio o prende per i fondelli. Nel primo caso, l'intervistatore dovrebbe avere il coraggio di incalzarlo un po' di più di quanto abbia fatto ieri Cruciani. Nel secondo caso, invece, si ufficializzi lo status di comico, di joker, così che tutti sappiano con chi si ha a che fare.

A dire il vero esiste una terza possibilità, forse la più probabile. Ma per rispetto all'età di Cossiga, preferisco lasciarla all'immaginazione dei miei lettori.

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Il titolo del post calza proprio a pennello su entrambi i personaggi di cui ho parlato oggi, e su YouTube ho trovato una chicca perfetto come sigla finale. "The Joker" è il titolo di una vecchia canzone della Steve Miller Band, ma è anche il soprannome del più letale nemico di Batman. Questo video mette insieme le due cose.





I'm a joker
I'm a smoker
I'm a midnight toker
I sure don't want to hurt no one


giovedì 23 ottobre 2008

Law & Order

La notizia del giorno, ieri, consisteva nella conferenza stampa di Berlusconi durante la quale il presidente del consiglio ha manifestato, senza titubanze, l'intenzione di usare il pugno di ferro pur di impedire ulteriori situazioni di occupazione di scuole e Università, in quanto esse rappresentano una forma di violenza contro gli studenti volenterosi e contro lo Stato. Questi fenomeni - ha annunciato Berlusconi - verranno repressi con l'azione delle forze dell’ordine.

(Piccola, insignificante, curiosità: il cavaliere ha chiuso il suo proclama con queste parole. “Io non retrecederò di un centimetro, chiaro?” Ha detto proprio “retrecederò”. Voce del verbo retrecedere, ovviamente. E pazienza se non esiste, è una licenza poetica.)

Per dirla in altre parole, a dispetto delle esortazioni al reciproco confronto da parte del presidente della Repubblica Napolitano, non è in vista alcuna apertura ad un dialogo con i leader dei movimenti studenteschi. La parola deve andare direttamente al manganello. Legge e ordine, legge e ordine, legge e ordine.

Su questo tema, è stato piuttosto interessante registrare il conflitto interiore vissuto da Giuseppe Cruciani nei suoi commenti alla Zanzara di ieri: non c’è stato verso di sentirgli prendere una posizione chiara e netta, né procontro le parole di Berlusconi.

Inizialmente, Cruciani ha parlato di “intenti inattuabili” da parte del governo, di un “mostrare i muscoli con annunci che probabilmente aizzeranno ulteriormente la protesta”. In seguito, però, riferendosi a come far fronte alle occupazioni, ha detto che “da qualche parte bisogna pur cominciare” per poi aggiungere che “anche con la polizia si può insegnare qualcosa agli studenti”.

Secondo me, sotto sotto, segretamente, Cruciani condivide ogni virgola, ogni sillaba di quanto detto dal cavaliere. Altrimenti non ci avrebbe fatto risentire per tre volte, quasi in estasi, quel “chiaro?” finale pronunciato dal presidente del consiglio in conferenza stampa. Inoltre, Cruciani ha ricordato di quando era studente lui, nei primi anni '90, coi movimenti della Pantera che, odiosamente, gli negavano l'accesso alle lezioni.

Il problema è che per dire apertamente, in diretta radiofonica, davanti a decine di migliaia di ascoltatori, che manganelli e caschi blu sono la soluzione più rapida ed efficiente per fronteggiare gli eccessi della protesta studentesca, ci va un fegato d'acciaio che, probabilmente, Cruciani ancora non possiede.

Per caso vi interessa sapere come la penso io? Potrei sproloquiare per trenta o quaranta righe, ma lo ha fatto meglio di me don Peppino Caldarola nel suo editoriale sul Riformista di oggi (da me pienamente condiviso) nel quale il premier Berlusconi viene invitato, in sostanza, a non usare l'approccio “prima si spara, poi si fanno le domande”, ma a cercare, invece, un dialogo preliminare con i leader dei movimenti studenteschi.

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Prima di chiudere, ancora due commenti veloci su altri argomenti.

D'Alema ha definito Renato Brunetta un “energumeno tascabile”. Forse voleva fare un'innocente battuta, ma la verità è che ironizzare (non in un contesto satirico) su caratteristiche fisiche di qualcuno è sempre esecrabile. Bene ha fatto Cruciani, quindi, a stigmatizzare le irriguardose parole di D'Alema.

Però, Cruciani è andato oltre, dicendo che l'espressione di D’Alema è “razzista”, e questo è davvero sorprendente. Ma come, dopo settimane passate a ridimensionare episodi di cronaca nera ben più gravi di un insulto cretino, adesso ci mettiamo a parlare di razzismo con chi ironizza sulla statura del prossimo? Suvvia, un po' di senso della misura non guasterebbe.

Altra cosa. Nelle rassegne stampa di oggi ho trovato ben due interviste a Francesco Cossiga, che per Cruciani, qualunque cosa dica, è sempre “strepitoso” ma che per me, invece, e lo dico simpaticamente, andrebbe ricoverato al più presto.

Sul Riformista, il presidente emerito fa il piacione, sparando le sue cossigate che passerebbero inosservate se non culminassero con l'affermazione che nella maggioranza “ci sono eminenti figure della massoneria”. Nientemeno! Ma non lo dice pure Di Pietro?

Su QN, invece, Cossiga propone la sua soluzione alla protesta studentesca, che va fermata prima che sfoci in un nuovo terrorismo (addirittura!). La soluzione consiste nell'aspettare (prima di far intervenire la polizia) che avvengano un po' di disordini da parte degli studenti per poi, cito testualmente, mandarli all'ospedale. Non arrestarli, ma picchiarli, e picchiare anche quei docenti che li fomentano. Complimenti. "Strepitoso" anche stavolta.

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Come "sigla di chiusura" del post di oggi, vi propongo il bellissimo tema musicale del telefilm poliziesco, di produzione americana, "Law & Order".



mercoledì 22 ottobre 2008

Il Processo di Biscardi

Due sono le cose da rimarcare, sulla puntata di ieri.

Innanzi tutto, la lunga telefonata dell'ascoltatore Alessandro dalla provincia di Modena, sul tema del pluralismo dell'informazione (soprattutto quella televisiva per i motivi che tutti sappiamo). Cruciani, come noto, ci sente poco da quell'orecchio, e quindi per metterlo in difficoltà bisogna argomentare con moltissima cura, cosa che secondo me Alessandro, parlando con troppa foga, non ha fatto. Un'occasione persa, peccato.

La seconda cosa da rimarcare è lo sproloquio dissennato sul tema Saviano di cui il regista Pasquale Squitieri si è reso protagonista ad inizio trasmissione. Posto che a nessuno va negata la parola, io mi chiedo: ma come si può pensare che una trasmissione "seria" come la Zanzara possa essere impreziosita dalla presenza, in qualità di opinionista, di un elemento come Squitieri?

Fosse la prima volta, capirei. Ma Squitieri già in passato, alla Zanzara, si è reso protagonista di analoghe performance dove ha manifestato tutta la sua logorrea. E poi, comunque, lo stile comunicativo del personaggio è cosa risaputa, mica lo abbiamo scoperto ieri.

La Zanzara non è il Processo di Biscardi. Una più attenta selezione degli opinionisti non farebbe male. Altrimenti, cosa dovremmo aspettarci a questo punto? Maurizio Mosca?

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Vi lascio con una chicca trovata su YouTube. Un autentico show trash con protagonisti Aldo Biscardi e la sua cricca, tra cui Mosca, Squitieri e Sgarbi. Una pagina storica della televisione.




martedì 21 ottobre 2008

Tra il martello e l'incudine

La Zanzara di ieri è iniziata con uno spietato tiro al Veltroni da parte di Giuseppe Cruciani, il quale, nel commentare alcune dichiarazioni rilasciate dal leader del PD alla trasmissione "Che tempo che fa", lo ha di fatto irriso senza alcuna indulgenza.

A dire il vero, ho trovato un po' forzata l'interpretazione, data da Cruciani, di alcune frasi di Veltroni. Ad esempio, secondo Cruciani, Veltroni avrebbe detto che se alle elezioni americane non dovesse vincere Obama, in Europa tornerà il nazismo.

Riascoltando il frammento audio, a me sembra che Veltroni semplicemente si augurasse la vittoria di Obama per segnare una forte discontinuità con la gestione degli ultimi otto anni. In questo contesto, Veltroni ha ricordato che dopo la crisi del '29 in Europa si è sviluppato il nazismo, ma al contrario di quanto Cruciani ha lasciato intendere, Veltroni non intendeva presagire un ripetersi di questo scenario. Semmai metteva in guardia da una possibile deriva populista.

Insomma, ieri Cruciani, deluso per lo 0-4 subito dalla Roma in casa nella partita con l'Inter, aveva voglia di sfogarsi un po' e ha trovato in Veltroni un punching-ball perfetto.

Però non era nelle mie intenzioni fare un post sul povero Veltroni vessato da Cruciani, ma semmai sul povero Veltroni vessato da tutti. Qualunque cosa faccia, qualunque cosa dica, c'è sempre qualcuno pronto a tirargli le pietre addosso. Da un lato gli viene rimproverato di adottare uno stile opposizione non abbastanza intransigente. Dall’altro lato (che include Cruciani) si dice che la sua opposizione non viene giudicata abbastanza "riformista".





Tu sei buono e ti tirano le pietre.
Sei cattivo e ti tirano le pietre.
Qualunque cosa fai, dovunque te ne vai,
sempre pietre in faccia prenderai.




Il martello da una parte, l'incudine dall'altra e Walter in mezzo, tirato per la giacca di chiunque gli passi appresso. Ad esempio, Antonio Polito, direttore del Riformista, ospite ieri alla Zanzara per la milleseicentonovantaquattresima volta, dice che la prima mossa da fare è allearsi con l’UDC. Siamo a posto. Per dirla alla Totò, ma mi faccia il piacere. Piuttosto mi tengo Berlusconi.

Per me, la verità, come ho già sostenuto in passato, è che a Veltroni manca la stoffa del leader, del capo supremo che quando dice A è A e quando dice B è B, e tutti gli altri del partito se ne stiano muti e obbedienti. Purtroppo, la capacità di leadership non si coltiva col tempo e finché dall'altra parte ci sarà un ammaliatore nato come il cavaliere, il povero Veltroni è senza speranza.

Premesso che un cambio di leadership, per quanto auspicabile, in questo momento rappresenta un'ipotesi non percorribile per mancanza di validi candidati, io vorrei tanto avere una soluzione in tasca per far cambiar marcia all’attuale PD. Ma non ce l'ho. Forse in po' più di vitalità, in termini di proposte e idee, da parte del governo ombra non farebbe male, ma la triste verità, forse, è che la sola cosa che resta da fare è sedersi sulla riva del fiume e aspettare il cadavere del nemico.

Da qui al 2013 c'è ancora molto tempo e, prima o poi, la luna di miele di Berlusconi col paese finirà. Nulla dura in eterno.

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PS: Ieri Cruciani ha ospitato anche Christian Rocca, per parlare delle elezioni americane. Rocca è un super tifoso da curva di McCain, e tra le righe del suo intervento si percepiva un certo qual magone. Insomma, Rocca rosicava. Uuuh, se rosicava...

lunedì 20 ottobre 2008

L'immaginazione al potere

Non avendo letto "Gomorra", e non avendo neppure visto il film, non riesco ad appassionarmi alle vicende, dibattute a lungo durante la Zanzara di venerdì 17 ottobre, di Roberto Saviano, lo scrittore costretto a vivere sotto scorta per le minacce della camorra che non sempre riceve la piena solidarietà che meriterebbe.

Sono rimasto maggiormente colpito, invece, dalle considerazioni di Giuseppe Cruciani sulle modalità con cui sta montando la protesta contro le riforme Gelmini sulla scuola: scioperi, cortei, occupazioni, slogan, leziosi sospese, occupazioni, eccetera. Cruciani, per chiarire il suo pensiero, ha letto per intero un editoriale di Mario Giordano sul Giornale, condividendolo in particolar modo dove si dice che questo genere di atteggiamenti di protesta sanno di vecchio, di stantio, essendo scimmiottamenti di un passato che non hanno più ragion d'essere.

Se c'è qualcosa di controverso, nelle riforme Gelmini, se ne discuta pure, dice in sostanza Cruciani. Ma non così. Non con gli scioperi, i cortei e le occupazioni. E soprattutto, non con la sospensione della didattica. Pazienza se qualche mio lettore ci rimarrà male, ma io, dotato di un libero arbitrio che non risponde a nessuno, sottoscrivo in pieno il Cruciani-pensiero su questo tema.

Nessuno vuole negare il diritto di sciopero, che è sancito dalla costituzione, ma quando c'è di mezzo il pubblico servizio bisogna essere cauti. E' ora di pensare a modi alternativi di manifestare il dissenso, modi diversi dal solito cliché sciopero/corteo/interruzione di servizio. Si possono comprare pagine di giornale, raccogliere firme in calce ad un documento da inviare a media e istituzioni, aprire siti web, fare volantinaggi, appendere striscioni alle finestre, proclamare scioperi virtuali "alla giapponese" (cioè prendendo ugualmente il servizio, magari con un fazzoletto legato al braccio), e così via.

Insomma, spazio alla fantasia e all'immaginazione. Ci si ingegni per ottenere l'attenzione dell'opinione pubblica senza interrompere il pubblico servizio, cosa che, peraltro, è spesso controproducente, visto il disagio che viene a crearsi per la cittadinanza.

Detto questo, vorrei toccare brevementre altri due diversi argomenti:

1) Classi d'inserimento. Sul Corriere della Sera di oggi, c'è un articolo, dal titolo: "Gelmini: immigrati, no alle classi separate", dal quale cito la seguente dichiarazione virgoletta del ministro: «Gli immigrati frequentano e frequenteranno normalissime classi. A cui bisognerà aggiungere dei corsi di lingua italiana. Così come accade all'estero». Ma insomma, di che stiamo parlando? Ministro e leghisti, decidetevi! E soprattutto non fate finta di pensarla allo stesso identico modo, visto che, chiaramente, così non è.

2) Caso Petrella. Giovedì 16 ottobre, Cruciani ha letto alcuni passi di una lettera aperta di Claudio Magris al presidente del consiglio Berlusconi nella quale il cavaliere veniva invitato a pretendere le scuse da Sarkozy per la mancata estradizione dell'ex brigatista. Cruciani ha applaudito Magris e io faccio altrettanto. Devo però osservare con dispiacere come alla Zanzara sia passata inosservata un'altra lettera interessante: quella inviata dal sempre “strepitoso” (non per me) Francesco Cossiga all'Unità e pubblicata giovedi 16 ottobre a pagina 20, nella quale, con argomentazioni decisamente discutibili basate sul concetto di “crimini politici”, il presidente emerito ha difeso la scelta francese di non estradare l'ex brigatista. Ve la riporto integralmente, a voi il giudizio.


Cossiga Petrella

venerdì 17 ottobre 2008

I soliti sospetti

La mozione della Lega sulle classi di inserimento per stranieri ha davvero toccato il cuore degli ascoltatori della Zanzara, visto che anche nella trasmissione di ieri tale tema è stato quello maggiormente dibattuto.

Io continuo ad essere molto insoddisfatto del modo con cui Giuseppe Cruciani ha trattato l’argomento. In sostanza, riassumendo, il Cruciani pensiero è il seguente.

Esiste in Italia un problema legato alla presenza nelle scuole di numerosi alunni stranieri che non capiscono l’italiano? SI'

La mozione della Lega affronta questa problema? SI'

Quindi? Quindi chi osteggia la mozione, specie se tira in ballo il razzismo, è miope/prevenuto/ridicolo, considerando anche che sistemi di inserimento esistono in diversi altri paesi.

Ma non bisognerebbe approfondire un po' più in dettaglio in che modo i promotori della mozione intendono strutturare le classi di inserimento (organizzazione, durata, ecc.)? Non ora, sono dettagli da discutere eventualmente più avanti, se mai si arrivasse ad una proposta di legge.

Il fatto che la proposta venga dalla Lega è rilevante? No, nel modo più assoluto.

Fine.

Ma porca miseria, a voi sembra un'analisi, questa? Va bene che, come Cruciani ama precisare, la Zanzara non è un programma di approfondimento, ma di opinione e di commento breve, però secondo me il tema è stato trattato dal conduttore in modo troppo troppo troppo superficiale.

Ci provo io a "scavare" un po', ma non prima di aver premesso un punto su cui sono d'accordo con Cruciani: citare Auschwitz e le stelle di Davide, in questo scenario, è fuori luogo anche perché questo genere di commenti spostano la discussione su un piano becero e improduttivo.

Ciò premesso, però, che la proposta venga della Lega per me è molto rilevante. Non prendiamoci in giro: questo movimento politico non ha nel proprio DNA il mito della società multirazziale, e pertanto è del tutto normale guardare con sospetto ogni sua proposta riguardante gli stranieri.

E' la stessa diffidenza con la quale, giustamente, un Cruciani qualsiasi guarderebbe una mozione sul futuro energetico del paese proposta da un movimento politico ecologista, o una riforma del sistema giudiziario promossa da Di Pietro.

Mi spiace, ma io non posso fare a meno di sospettare che la Lega voglia, sotto sotto, assecondare i molti suoi elettori che, semplicemente, non vogliono avere marocchini quali compagni di banco dei figli.

Sono prevenuto? Forse sì, lo sono, ma come posso non esserlo dopo aver sentito, per esempio, certi comizi di Gentilini o di Borghezio? E comunque, se sono prevenuto contro la Lega, non lo sono più di quanto Cruciani lo sia verso l’Italia dei Valori o Rifondazione Comunista. Quindi certe ipocrisie le lascerei perdere.

Secondo punto. A mio avviso, le modalità con cui le classi di inserimento verrebbero strutturate sono molto importanti, e almeno a grandi linee andrebbero chiarite. Ad esempio, negli intendimenti dei promotori, l’obiettivo delle classi di inserimento è quello di fare in modo che gli alunni stranieri confluiscano nelle classi normali il più presto possibile oppure la separazione deve perdurare in ogni caso per tutto l'anno scolastico? Inoltre, viene raccomandata la presenza di consistenti spazi di interazione con gli italiani?

E poi, perché nella mozione (leggibile integralmente a questo link) si parla di rispetto della diversità morale, della cultura religiosa, eccetera? Cosa c'entrano con l'apprendimento dell'italiano? Questo assomiglia più ad un indottrinamento, che magari può avere anche un senso, ma come educazione civica rivolta a tutti gli studenti, italiani e stranieri.

Insomma, io, pur ammettendo che c'è senz'altro del lavoro da fare per migliorare l'integrazione degli studenti stranieri nelle scuole, continuo a trovare poco convincente la proposta leghista, e senza appropriati approfondimenti e chiarimenti insisto nel rigettarla.

Sento "puzza". Non colgo un'autentica volontà di integrare italiani e stranieri, mentre annuso invece quella, ben più subdola, di attuare una separazione per la maggior quantità di tempo possibile.

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Vi lascio con un video contenente l'epilogo di un film straordinario, I soliti sospetti, di Bryan Singer, con Kevin Spacey. E' la scena finale, in cui viene rivelata l'identità del cattivissimo Keyser Soze, e in cui il poliziotto che conduce le indagini capisce di essere stato preso in giro.





La beffa più grande che il diavolo abbia mai fatto
è stata convincere il mondo che lui non esiste.


giovedì 16 ottobre 2008

Vivere una favola

Era da un bel po' di settimane che non mi incazzavo così tanto. E da un certo punto di vista, una bella doccia fredda a volte serve: ti scuote dal torpore, dal piattume, ti ricorda che sei ancora vivo e che è ora di battere qualche pugno sul tavolo. La Zanzara di ieri è stata di quelle in cui viene voglia di lanciare la radiolina dalla finestra, nonché una di quelle per cui questo blog è stato concepito.

Il tema che mi ha fatto andare su di giri è stato quello relativo alla mozione della Lega volta a istituire "classi d’inserimento" per scolari stranieri aventi scarsa padronanza della lingua italiana, che è un modo gentile per dire "classi separate", anche se per un periodo limitato (immagino ad un anno scolastico).

Giuseppe Cruciani ha accolto con favore questa iniziativa, asserendo che essa affronta in modo concreto un problema reale: quello della continuità didattica, rallentata dalla presenza di bambini che, non padroneggiando bene la lingua, non riescono a stare al passo. Per Cruciani, l'unico motivo per cui dall'opposizione si urla al razzismo è che la proposta viene dalla Lega.

Io dissento nel modo più assoluto da queste interpretazioni.

Partiamo dall'efficacia dell'idea. E chiaro che levando di mezzo chi non è in grado di stare al passo il lavoro degli insegnanti di semplifica, e sotto questo punti di vista l'efficacia è innegabile. Ma l'approccio utilizzato equivale ad usare un'accetta per affettare un panetto di burro.

Se si estende il ragionamento seguendo il filo logico alla base della proposta leghista, perché allora non dovrebbero venire separati anche i bimbi portatori di handicap o i dislessici? Questa obiezione è stata sollevata dall'ascoltatrice Monica da Milano, insegnante di scuola media, che si è resa protagonista di un intervento splendido per chiarezza ed espressività.

Cruciani le ha risposto: i bimbi con problemi di apprendimento di fatto seguono davvero un percorso didattico separato, con il determinante contributo di insegnati di sostegno.

Sì, Cruciani, però essi sono comunque nella stessa classe con i bambini "normodotati". Ampi spazi di interazione, gioco, e dialogo, vengono preservati, al contrario di quanto accadrebbe, giocoforza, a fronte di una separazione fisica maggiormente prolungata.

Perché, mi chiedo, la strategia degli insegnati di sostegno, da fare entrare in gioco parallelamente, e non in sostituzione, delle normali attività scolastiche, non può essere applicata anche per facilitare l’apprendimento della lingua ai bambini stranieri, consentendo loro di vivere la quotidianità scolastica in mezzo ai bambini italiani e, in tal modo, integrandosi meglio e più in fretta? E' una mera questione di costi, non è vero?

Veniamo poi al discorso Lega. Ma insomma, vogliamo raccontarci le favole o dire le cose come stanno?

Tutte le recenti iniziative della Lega sul tema stranieri rendono lampante il fatto che l'obiettivo del Carroccio è di frapporre ostacoli all'integrazione nella speranza di scoraggiare nuovi arrivi di extra-comunitari e incoraggiare, contestualmente, gli espatri di chi è già nel nostro paese. Questa è la nuda e semplice verità, e lo capirebbe anche una scimmia.

Se poi a Cruciani piace illudersi che la Lega sia costituita da un circolo di saggi con in tasca la soluzione ad ogni problema, e che integrazione e convivenza siano le due parole preferite da esponenti ed elettori del Carroccio, è una sua libera scelta. Io, dal mio canto, alle favole preferisco non credere.

Chiudo il post offrendevi l'intervento integrale dell'ascoltatrice Monica da Milano, citata in precedenza. Val la pena riascoltarlo attentamente.



Ah, un'ultima cosa, a proposito di favole… Caro Cruciani, devo darle una brutta notizia: Babbo Natale non esiste.

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Contributo multimediale: Vasco Rossi, "Vivere una favola".




mercoledì 15 ottobre 2008

Disorder

Durante la trasmissione di ieri, abbiamo scoperto un altro piccolo tassello della misteriosa esistenza di Giuseppe Cruciani, il conduttore mascherato - nel senso supereroistico del termine - della Zanzara, di cui non si conosce con esattezza neppure la data di nascita (pare abbia da poco compiuto 42 anni, ma non ci sono conferme).

Mentre con un ascoltatore discuteva sul tema delle contestazioni che stanno nascendo nelle principali città contro le riforme del ministro Gelmini, Cruciani ha dichiarato che, nella sua fase studentesca, non ha mai partecipato a scioperi selvaggi e non ha mai appoggiato occupazioni di scuole e università. Anzi, si è sempre battuto affinché la continuità didattica non venisse interrotta. Ho trovato interessante tutto ciò, e non ho potuto fare a meno di ripensare ai miei anni da studente.

Io, come tutti (tranne Cruciani), ai miei tempi ho partecipato eccome a manifestazioni, cortei, scioperi, eccetera. Tuttavia, se oggi, con una mente più matura e con tutto il mio bagaglio di esperienze, ripercorro quegli anni, devo ammettere che, sebbene da un lato un certo qual risveglio delle coscienze giovanili dal torpore di esistenze superficiali e menefreghiste aveva anche aspetti positivi, se guardiamo la sostanza tutte queste dimostrazioni pubbliche di forza non hanno mai sortito concreti benefici. Anzi gli studenti più meritevoli, quelli che avevano desiderio di imparare e che non vivevano lo studio come un'imposizione, venivano inutilmente danneggiati.

Col senno di poi, mi sento di dire che sarebbe ora di manifestare il dissenso in maniera più moderata, più civile, senza interrompere le lezioni, atto che va a incidere su quel famoso diritto allo studio in nome del quale si organizzano le agitazioni.

Per questo motivo non mi sento di rimproverare nulla a Cruciani, anche se, in realtà, il sapere che egli non ha mai partecipato ai disordini studenteschi, dove tra uno slogan e l'altro, in fondo in fondo, ci si divertiva pure, mi mette un po' di tristezza.

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Il contributo multimediale del giorno è "Disorder", splendida canzone dei Joy Division. Buon ascolto.




I've been waiting for a guide to come and take me by the hand,
Kill these sensations make me feel the pleasures of a normal man.
These sensations barely interest me for another day,
I've got the spirit, lose the feeling, take the shock away.


martedì 14 ottobre 2008

Buongiorno, notte

L'argomento maggiormente dibattuto, alla Zanzara di ieri, è stato quello relativo a Marina Petrella, che tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80 militò attivamente nelle Brigate Rosse, rendendosi corresponsabile di omicidi, ferimenti, apine e sequestri.

Un riassunto flash della vicenda: dopo la condanna in via definitiva all'ergastolo, nel 1992, la Petrella si rifugia in Francia, nazione che garantiva protezione ai cosiddetti rifugiati politici stranieri. Questa protezione è recentemente venuta a mancare, ma, a sorpresa, nei giorni scorsi il presidente francese Sarkozy, tenendo conto del precario stato di salute in cui versa la Petrella, che da mesi rifiuta il cibo, ha negato l'estradizione adducendo motivi umanitari.

Nei suoi commenti, Giuseppe Cruciani ha criticato con forza questa scelta, ricordando in primo luogo che in Italia c'è un sentenza di condanna definitiva sulla quale non si può semplicemente soprassedere, e in secondo luogo che l’Italia prevede, per chi è condannato penalmente, garanzie del tutto analoghe a quelle francesi. La mancata consegna della Petrella rappresenta, secondo Cruciani, “uno schiaffo alla giustizia italiana”. A supporto di questa tesi, Cruciani ha intervistato in diretta la signora Olga D'Antona, tanto lucida quanto pacata.

Da parte mia, su questo tema io mi schiero con Cruciani al 100%. In Italia, non c'è pena di morte, non ci sono torture, e le cure mediche, qualora necessarie, non vengono certo negate. Inoltre, se le condizioni di salute risultano incompatibili con il carcere, possono trovare applicazione regimi di detenzione alternativi, come gli arresti domiciliari.

Se proprio devo fare un appunto a Cruciani, dico che avrei trovato giornalisticamente opportuno anche un intervento qualificato di un opinionista che difendesse la decisione di Sarkozy. Sarebbe stato interessante sentire una diversa campana, e verificare se qualche particolare magari sfuggiva, giacché le convergenze di opinioni troppo bulgare sono sempre da prendere con le molle.

La lettura di stralci dell'intervista a Valeria Bruni Tedeschi sul Corriere, dai contenuti francamente imbarazzanti per pochezza di idee, mi è sembrato insufficiente. Io avrei invitato l'avvocato Giuliano Pisapia, che già trattò il tema in passato e che anche oggi sul Manifesto scrive un articolo dal titolo “Quando la pena è inutile. Una lezione francese” (purtroppo l’articolo non è incluso in alcuna rassegna stampa sul web).

Ad ogni modo, dubito che una diversa campana, per quanto qualificata, avrebbe potuto farmi cambiare idea. Da qualunque parte la si guardi, la decisione di Sarkozy non trova convincenti giustificazioni. Ci fosse almeno stato un esplicito ravvedimento, una richiesta di perdono, ci sarebbe stato lo spazio almeno per aprire una discussione. Invece, la scelta della Petrella è stata di autoinfliggersi dolore, di attuare una specie di sciopero della fame e della sete e di lasciarsi morire. Non per il rimorso, ma per la paura di affrontare la giustizia.

Paura, già. Da intendersi come espressione di viltà, di vigliaccheria, sentimenti che, a quanto pare, non solo hanno accompagnato l'intera esistenza di Marina Petrella, ma che tuttora sono duri a morire.

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Vi lascio con uno frammento tratto da "Buongiorno, notte", meraviglioso film di Marco Bellocchio, sul rapimento Moro. Come hanno potuto, questi giovani, credersi davvero i nuovi partigiani?



lunedì 13 ottobre 2008

Ho ancora la forza

Le avventate dichiarazioni di Berlusconi, che, nel commentare la crisi finanziaria, si è inventato promotore finanziario suggerendo, a mercati aperti, l'acquisto di azioni Enel e Eni, hanno dominato la scena della Zanzara di venerdì 10 ottobre.

A dirla tutta, già mercoledì 8 ottobre (fonte Sole24ore) il Cavaliere aveva citato le due aziende energetiche come esempi di titoli sottovalutati in borsa, aggiungendo alla lista anche Mediaset (toh, che coincidenza!)

Nonostante la Zanzara sia un programma molto seguito dai fan duri e puri di Berlusconi, nessun ascoltatore (tranne uno, che si è detto addirittura fiero di questo premier) ha trovato solidi appigli a cui aggrapparsi per difendere l'indifendibile. Anche Giuseppe Cruciani si è detto del tutto d'accordo con le dichiarazioni dell'economista Franco Bruni, il quale, nel suo intervento in diretta alla Zanzara, in qualità di ospite, ha detto che i consigli per gli acquisti di Berlusconi vanno “al di là dell'immaginabile dal punto di vista dello stile”.

Personalmente, più che sulla turbativa di mercato, sul presunto reato di aggiotaggio, sul conflitto d'interessi, io porrei l'accento sull’insostenibile leggerezza di questo personaggio, che neanche si rende conto di quello che fa mentre lo fa, e neanche s'immagina le conseguenze delle sue parole.

Finché le cose vanno bene è facile fare il piacione che, col sorriso stampato in faccia, racconta barzellette a raffica. Ma è nelle situazioni di crisi che dovrebbe venir fuori il vero statista, cosa che Berlusconi non è, non è mai stato, e non sarà mai, perché non è a settantadue anni che si può imparare un mestiere.

Io provo per Berlusconi lo stesso scoramento che Cruciani prova per Di Pietro. Ad un certo punto non si sa neanche più cosa dire. Viene solo da allargare le braccia e scuotere la testa.

Eppure, per questa volta, sento di avere ancora la forza. La forza di spiegare il perché. Il perché io, in base a quello che vedo e a quello che sento, disistimi Silvio Berlusconi così profondamente, perche lo consideri del tutto unfit to lead Italy (per citare un famoso titolo dell'Economist), senza che ciò configuri alcun sentimento di odio preconcetto, alcun desiderio di manette o di prematura dipartita.

Eh sì, perché, non è il conflitto di interesse (che pure non considero affatto irrillevante) e non sono i problemi con la giustizia (che pure considero molto gravi), né le leggi ad personam (che pure giudico indecenti) a rendermi davvero avverso a Berlusconi, e a farmi contare i giorni che ci separano dal suo addio alla politica. E’ il suo essere un cattivo statista e un pessimo governante.

E' il suo essere inconsistente, è la vacuità di un uomo che non propone ma propina, un uomo per cui l'apparenza conta più della sostanza, un uomo che vende precotti senza saper cucinare, un uomo che, con la tipica arroganza di chi sta sempre con la ragione e mai col torto, ha diviso l’Italia in due fazioni in perenne acritica ostilità, come fossero le tifoserie di due squadre di calcio rivali.

Tutto questo mi rende forse un odiatore antiberlusconiano? Cazzate, ma se vi piace pensarlo, pensatelo, che ci posso fare? Concedetemi, però, almeno questo: alla fine dei conti io sono solo uno che sogna un paese politicamente normale, e nient’altro.

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Vi lascio con una canzone che adoro: "Ho ancora la forza", tratta dall'album "Stagioni", di Francesco Guccini. Co-autore della canzone è Luciano Ligabue.



Ho ancora la forza di starvi a raccontare
le mie storie di sempre, di come posso amare,
di tutti quegli sbagli che per un motivo o l'altro so rifare

E ho ancora la forza di chiedere anche scusa
o di incazzarmi ancora con la coscienza offesa,
di dirvi che comunque la mia parte ve la posso garantire

Abito sempre qui da me,
in questa stessa strada che non sai mai se c'è
nel mondo sono andato,
dal mondo son tornato sempre vivo



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EDIT: ho scoperto per caso che La Zanzara ha vinto il premio Radiogrolla (una specie di Telegatto per la radio) nella categoria miglior trasmissione della sera. Ecco Giuseppe Cruciani festeggiato da Kay Rush sul palco del Palais di Saint Vincent, in Valle D'Aosta, dove si è tenuta la premiazione (tratto da www.radiogrolle.it).


Giuseppe Cruciani


Giuseppe Cruciani


venerdì 10 ottobre 2008

La conversione dell'Innominato

Tra le notizie di ieri, sono rimasto particolarmente colpito da quella relativa a Giulio Tremonti, il quale, durante la sua relazione di ieri al Senato, ha detto senza mezzi termini che o l’emendamento cosiddetto "salva-manager" veniva stralciato, o lui si sarebbe dimesso seduta stante. Secondo me Cruciani ha trattato il tema con troppa leggerezza, non cogliendo affatto il punto di svolta che questo episodio ha determinato.

Già da mesi nelle dichiarazioni del Ministro dell'Economia si è osservato un radicale cambiamento nella sua visione del mondo (e su questo concordano un po' tutti), ma, secondo me, c'è di più. C'è il conflitto interiore di un uomo che sa di aver commesso molti errori in passato: finanza creativa, mercato senza regole, assurdi attacchi alla moneta unica, l'euro, che in questi tempi di terribili crisi, rappresenta quell'appiglio che non fa cadere il paese nel baratro economico.

C'è, insomma, da parte di Tremonti, la consapevolezza, di non essere stato all'altezza.

Non è un caso, quindi, che nei gesti e nelle parole del Tremonti di questi mesi traspaia un chiaro desiderio di rimediare, di rinnovarsi, di purificarsi, in una sorta di conversione che ricorda quella dell'Innominato, il personaggio dei Promessi Sposi. Il cattivo che diventa buono. E il gesto di ieri, in Senato, a mio avviso segna un punto di non ritorno nella strada che il Ministro dell’Economia sta percorrendo verso la redenzione.

Io non sono come voi, sembra voler dire Tremonti. Non più.

Tutto ciò potrebbe portare a sorprendenti situazioni di acredine ai vertici dell’attuale governo, delle quali sarà interessante seguire con attenzione gli eventuali sviluppi.

A parziale supporto di questa mia impressione viene il fondo non firmato (e quindi attribuibile al direttore Antonio Polito) sul Riformista di oggi. Se Cruciani non vuol credere a me, creda almeno al suo quotidiano di riferimento, la sua Bibbia. Ne cito un passo:

C'è un'evidente diversità di toni tra Tremonti e Berlusconi. Tremonti fa una cosa di sinistra, mettendo sul tavolo le sue dimissioni pur di fermare un emendamento della maggioranza, già votato dal Senato, che salvava i manager di aziende in amministrazione controllata dal rischio di processi; rivelando così che, quantomeno, il ministro del Tesoro non viene informato delle iniziative della sua maggioranza.

In seno a questo governo, c'è una potenziale bomba ad orologeria con il suo carico di esplosivo. E, a sorpresa, tale bomba non si chiama Lega. Si chiama Giulio Tremonti. Non sappiamo di preciso come sia settato il timer, ma il ticchettio sta iniziando a diventare, col passare dei giorni, sempre più forte.

Tic, tac, tic, tac, tic, tac...


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Se un giorno voleste mai chiedere scusa a qualcuno con una canzone, usate questa.



The apologist (REM)

I've skirted all my differences but now I'm facing up.
I wanted to apologize for everything I was, so
I'm sorry, so sorry, so sorry, so sorry
so sorry, so sorry, so sorry


giovedì 9 ottobre 2008

Acque limacciose di un'insulsa quotidianità

Ultimamente si è molto polemizzato a proposito del nostro Parlamento, dove fannulloni e ignoranti sembrano albergare allegramente.

"Fannulloni" perché le statistiche dicono che in molti, senza validi motivi, non si presentano alle votazioni. Per Giuseppe Cruciani, la colpa di ciò è in gran parte dovuto ad un calendario di lavori male organizzato; occorrerebbe concentrare le sedute in brevi periodi prefissati, anziché avere una sessione continua. Considerazione interssante, gliene do atto.

"Ignoranti" perché, come dimostra il servizio delle Iene ripreso ieri alla Zanzara, ci sono elmenti che non sanno neppure rispondere a domande elementari su chi sia il Dalai Lama o chi sia Olmert. E, su questo, anche Cruciani se la ride senza sforzarsi di pronunciare difese d'ufficio, se non il fatto che una legge elettorale diversa, magari con le preferenze, non cambierebbe di molto le cose.

A questa cornice, si aggiunge la querelle sul fatto che il governo, che detiene il potere esecutivo, sta di fatto esercitando in modo surrettizio anche il potere legislativo a colpi di decreti legge e a voti di fiducia, fiducia che non è mai in discussione data la maggioranza bulgara di yesmen di cui Berlusconi può godere.

Agli ascoltatori che sollevano una qualsiasi di queste questioni, o anche tutte, Cruciani risponde, in sostanza, che, pur ammettendo una certa qual mancanza di qualità, non ci sono seri motivi per scandalizzarsi. Un vero e impellente problema democratico/parlamentare non c'è, perché l'importante è avere un governo che governi e che prenda decisioni importanti in breve tempo, specie in questi tempi difficili.

Non bisogna inoltre dimenticare, aggiunge Cruciani, che anche nelle precedenti legislature le opposizioni, di qualunque colore fossero, gridavano allo scandalo del parlamento esautorato dai suoi compiti. Ormai è una litania.

Tutto questo discorso mi riporta alla mente l'articolo di Antonio Polito sul Riformista di qualche giorno fa (già citato in uno dei miei precedenti post), dove veniva introdotto il concetto di post-democrazia: per Polito, la democrazia parlamentare, per come la si conosceva fino ad oggi, è solo un ricordo. Siamo ora entrati in uno stadio successivo, dove sono i cittadini per primi, in larga maggioranza, a chiedere decisionismo e non "cazzeggio parlamentare" (definizione mia, non di Polito).

Ieri, in assenza di notizie di rilievo, slegate dalla crisi finanziaria, poteva essere l’occasione per provare a stimolare le opinioni degli ascoltatori, in merito a questa ipotetica post-democrazia, chiedendo quali sono le riforme istituzionali, volte a semplificare l'azione legislativa, maggiormente auspicabili.

Ma così non è stato. Cruciani ha preferito galleggiare nelle acque limacciose di un'insulsa quotidianità, portando a termine una Zanzara scialba che neppure l'intervista a Paolo Guzzanti (incazzato con Berlusconi per la sua amicizia con Putin) è riuscita a salvare.

D'accordo che la Zanzara è una trasmissione di commento veloce e non di approfondimento alla Vivavoce, ma porca miseria, ci sono delle volte che rimpiango davvero il gigione Luca Telese coi suoi argomenti imposti.

mercoledì 8 ottobre 2008

Gli alieni sono tornati!

Nel caso ve lo stiate domandando, vi spiego il titolo del post, dicendovi che è ispirato dai primi dieci fenomenali minuti della Zanzara di ieri. Come accadde in un'altra occasione, ad aprile, anche in questa circostanza, specialmente nella prima parte della trasmissione, c'è stato il Giuseppe Cruciani che non t'aspetti, tanto da far sospettare un secondo sequestro alieno con rimpiazzamento tramite clone, stile Invasione degli Ultracorpi.


Ultracorpi


In apertura, Cruciani si è lanciato in sperticate lodi per il PM del processo Tanzi, Francesco Greco, recente protagonista di una requisitoriamolto attuale” per come è stata severa non solo verso le banche coinvolte nella vicenda Parmalat, ma verso le banche in generale, che sono oggi nell'occhio del ciclone.

Cruciani ha stra-ragione, le parole di Greco sono davvero sacrosante. Ma un elogio così incondizionato verso un PM (piu che una requisitoria, quella di Greco sembrava un'orazione) me lo sarei aspettato da un Di Pietro, o da un Grillo, non certo da Cruciani, il quale, inoltre, non ha manifestato alcun sentimento di pietà verso Calisto Tanzi, lasciando da parte, per una volta, le sue tendenze iper-garantiste.

Chiuso con Parmalat, Cruciani è poi passato ad occuparsi di politica, commentando alcune dichiarazioni del vice-presidente del Senato, la leghista Rosi Mauro. Successivamente, il conduttore della Zanzara si è dedicato all'emendamento (al DDL sulla sicurezza), proposto ieri dalla Lega, in base al quale si vorrebbe introdurre il permesso di soggiorno a punti.

Cominciamo con Rosi Mauro. Voglio dilettarmi, come spesso faccio, nel riportare le parole testuali trasmesse in audio alla Zanzara: Non si è più sicuri in casa propria, ed è la cosa peggiore per ogni cittadino. Non si è più sicuri neppure di giorno, nella propria abitazione. E’ scandaloso. Quando uno chiude la porta di casa sua, va a letto e non sa la mattina si risveglia, questa è la cosa più antidemocratica che possa avvenire.”

Questo”, ha commentato Cruciani “significa cavalcare la paura”, e io la penso allo stesso identico modo, al punto di sfidare chiunque a dimostrarmi il contrario.

Ma di cosa stiamo parlando? Dell'Italia o della Chicago anni ’20? O della Beirut anni ’80 o della Baghdad attuale? Questa è speculazione politica allo stato puro, uguale ed opposta a quella sul razzismo. Così come non siamo in un regime di apartheid, non siamo neppure un paese che vive nel terrore di uscire di casa o di non risvegliarci il giorno dopo. Tutto questo è follia.

Ma non basta. Le parole di Rosi Mauro accompagnavano la proposta leghista relativa al permesso di soggiorno a punti, che a mio avviso sfonda ogni barriera di assennatezza per entrare nella dimensione dell'insania più assoluta. “Solo per pensare ad una cosa del genere”, ha detto Cruciani strappandomi una risata, “bisogna avere qualche problema”.

Io non riesco neppure a trovare la parole per commentare un'idea così contorta. Serve una mente aliena per concepirla. Ma ve lo immaginate l'immane lavoro che occorre svolgere per determinare il punteggio da sottrarre in corrispondenza di ogni possibile infrazione amministrativa o penale? E poi chi terrà la "contabilità"?

Se proprio la Lega ci teneva a manifestare la propria xenofobia (non neghiamo l’evidenza, please) sarebbe stato meglio fare una proposta all'americana, del tipo "three strikes and you are out": tre infrazioni - di qualunque natura - e fuori dai coglioni. Sarebbe stato non solo meno dispendioso da un punto di vista organizzativo, ma anche intellettualmente più onesto.

martedì 7 ottobre 2008

Niente è impossibile

La giornata di ieri è stata dominata dalle notizie sulla spaventosa crisi finanziaria che sta imperversando in tutto il mondo. Tale argomento, però, si ritaglia più a trasmissioni come Focus Economia che non alla Zanzara, e infatti, la puntata di ieri della trasmissione di Giuseppe Cruciani ha un po' sofferto in termini di interesse e di coinvolgimento suscitato.

Insomma, per farla breve: la Zanzara di ieri è stata di una noia mortale, e non è facile neppure per me commentare puntate così. Ma facciamoci coraggio, e cominciamo.

Per prima cosa, devo dare ragione a Cruciani quando ha ripreso Veltroni per aver attribuito alla “destra mondiale” la responsabilità della crisi economica. Si, è vero, lo slogan "meno stato e più mercato" e la conseguente deregulation si possono probabilmente ricondurre ad una filosofia economica "di destra". Tuttavia, come genere di ragionamento (in pieno stile Berlusconi, se mi è concesso) è davvero troppo sempliciotto. Magari può essere efficace con le casalinghe di Voghera (con tutto il rispetto, eh!?), ma io da Veltroni mi aspetto una politica decisamente più "alta".

Inoltre, la sintesi di Veltroni si presta ad un facile contrattacco. Anche ammettendo il fallimento della visione economica "di destra", ammesso che esista, quale sarebbe la visione "di sinistra" da offrire come contraltare? La collettivizzazione dei mezzi di produzione?

Mi fermo qui, perché la questione rischia di sfociare nel ridicolo. Veltroni ha fatto bene a mettere in risalto i voltafaccia di certi geni dell'economia (uno per tutti, Giulio Tremonti), ma doveva fermarsi lì, senza prendersela con la destra mondiale.

L'unico altro istante della Zanzara di ieri che mi ha destato dal torpore è stato quando Cruciani ha giudicato eccessive le critiche - ma sarebbe meglio dire insulti - espresse ieri da Cossiga verso Di Pietro, il quale aveva osato affermare che non si possono escludere forme di abusi da parte degli organi di polizia (il riferimento, per la cronaca, era al caso della donna somala apparentemente maltrattata dagli agenti all'aeroporto di Ciampino).

Sì, avete letto bene: Cruciani ha difeso Di Pietro da Cossiga. Non che, nel farlo, ci abbia messo un particolare trasporto, ma nella vita a volte bisogna accontentarsi. Io, dal mio canto, sono corso a mettere una X sul calendario, urlando al miracolo: oggi Cossiga ha detto qualcosa di non "strepitoso". Incredibile.

Per chiudere il post, torno ancora una volta al tema del razzismo, che anche ieri ha trovato un po' di spazio alla Zanzara. Nella rassegna stampa di oggi ho trovato un bellissimo articolo, sul Riformista, di don Peppino Caldarola, che meriterebbe di essere citato ed approfondito in trasmissione. Caldarola distingue tra razzismo e xenofobia e biasima i due poli politici che, come al solito, si rendono protagonisti di un dialogo tra sordi, dove l'essenziale non viene colto.

I miei lettori più fedeli si stupiranno, forse, nel vedermi decantare un articolo di Caldarola, personaggio da me spesso preso bonariamente in giro. Ma non ce n'è ragione. Io mi considero un libero pensatore e non mi fisso su dei preconcetti. Per capirsi: oltre a Caldarola, prendo spesso per il culo anche Filippo Facci, ma questo non mi impedisce di trovare interessanti molti suoi articoli (a patto che non parlino di Travaglio).

D'altronde, se pure a Cruciani capita di difendere Di Pietro da Cossiga, vuol dire davvero che niente è impossibile.

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Vi lascio con il video di Amore Impossibile dei Tiromancino. Provate a non fischiettarla fino alla fine della giornata, se ci riuscite :-)



Chiudere la realtà dentro la tua isola
ma non perdere la voglia di volare
perchè l'amore è amore impossibile
quando non riesce a inseguire è irraggiungibile
Senso di libertà oltre le stelle e il cielo
che è nascosto sul fondo dell'anima


lunedì 6 ottobre 2008

La strategia dello struzzo

Al centro dell'attenzione alla Zanzara di venerdì 3 ottobre 2008 c'è ancora stato il tema del razzismo. Giuseppe Cruciani ha mantenuto la sua linea minimizzatrice, volta soprattutto a osservare da un lato l'inesistenza di una emergenza razzismo in Italia, e dall'altro la speculazione politica, accompagnata da un eccessivo risalto mediatico, di cui alcuni episodi della recente cronaca sono stati oggetto.

Dice in sostanza Cruciani, con tono liquidatorio: prendere una manciata di episodi slegati tra loro (e per giunta in alcuni casi non sempre chiari o comunque non sempre associabili a pura intolleranza) ed incasellarli sotto la colonna "razzismo" è un'operazione giornalisticamente e politicamente sbagliata. Siamo di fronte ad una moda mediatica che presto, c'è da scommetterci, passerà.

Su queste osservazioni, è difficile dar torto al conduttore della Zanzara, bisogna ammetterlo.

Trovo però che questa concentrazione di notizie relative al razzismo assomigli molto, per intensità e per esagerazioni, a quella relativa al cosiddetto problema sicurezza (sul quale il centrodestra ha giocato le sue migliori carte elettoriali), un fenomeno che, per via delle campagne stampa, veniva percepito dai cittadini in dimensioni più grandi del dovuto.

Ma la percezione dei cittadini non è qualcosa che si possa ignorare, anche quando tale percezione, alimentata da mode mediatiche, va oltre la realtà. Anche dalle mode mediatiche, a volte, si possono trarre buoni spunti di riflessione, e così come, mesi fa, si e dibattuto a lungo del tema sicurezza nonostante le indecenti speculazioni politiche, a mio avviso ha senso oggi dibattere del tema razzismo.

Io sono convinto che, a prescindere dagli episodi (veri o falsi, accostabili direttamente al razzismo o meno) dei giorni scorsi, e a prescindere dalle speculazioni politiche, in Italia esista una nicchia (piccola, ma contagiosa, se non la si limita) di intolleranza e sono altrettanto convinto che chiedersi cosa fanno le istituzioni per combattere tale nicchia è legittimo, perché la questione non è marginale, anche se Cruciani, con mio disappunto, sembra trattarla come tale.

Del resto, se la questione fosse marginale, due figure istituzionali quali il Presidente della Repubblica Napolitano e il Presidente della Camera Fini, che non sono esattamente due passanti, non avrebbero toccato l'argomento come invece hanno fatto negli ultimi due giorni.

E' sacrosanto biasimare le speculazioni politiche e la superficialità di certo giornalismo, ma poi il passo successivo di un serio osservatore dovrebbe essere quello di verificare cosa fa esattamente il governo (a livello di scuola, di vigilanza, ecc) per arginare un fenomeno, l'intolleranza, che, sebbene non esteso, comunque esiste. Concesso, cioè, che non siamo in una situazione di emergenza, cosa si fa, di preciso, per evitare che a tale situazione ci si arrivi in futuro?

E' divertente, osservare che anche il quotidiano di riferimento di Cruciani, il Riformista, in un articolo del 3 ottobre (non firmato, quindi ascrivibile al direttore Polito) si rivolge direttamente al Ministro degli Interni Maroni, chiedendo proprio maggiore attenzione al problema da parte del governo. Ne cito un passo significativo: “Al punto cui siamo arrivati, la deriva razzista meriterebbe maggiore attenzione da parte del governo. Caro ministro Maroni: anche il razzismo è un pericolo per la sicurezza da combattere ed estirpare.

Per la cronaca, ieri Maroni si è finalmente degnato di rilasciare qualche dichiarazione sul tema del momento. In sostanza, egli dice che non c'è alcuna emergenza razzismo (e fin qui va bene, mica siamo un SudAfrica, no?), ma poi parla di casi isolati e lascia intendere che non si sono reali motivi di preoccupazione. Siamo cioè di fronte alla classica strategia dello struzzo: testa sotto la sabbia, fine del problema.

(Problema? Quale problema?)



Struzzo


venerdì 3 ottobre 2008

Talkin' bout a revolution

E' fresca fresca la notizia che la procura di Venezia ha messo sotto inchiesta il prosindaco di Treviso, Giancarlo Gentilini, per istigazione all’odio razziale.

Alla Zanzara di ieri, Giuseppe Cruciani ha fatto ascoltare un paio di frammenti del comizio di Gentilini alla recente festa dei popoli padani a Venezia. Ne trascrivo un passaggio:

Io voglio la rivoluzione contro gli extracomunitari clandestiniii. Voglio la pulizia dalle strade di tutte queste etnie che distruggono il nostro paeseeee. Voglio la rivoluzione nei confronti dei nomadi, dei zingari (sì, ha detto "dei zingari"). Ho distrutto due campi di nomadi e di zingari. […] Voglio eliminare tutti i bambini dei zingari (aridaje! Si dice "degli zingari"!) che vanno a rubare dagli anzianiiii. Voglio tolleranza a doppio zerooo!

Vi metto anche l'audio, perché il tono di voce di Gentilini, stile esorcista, è parte integrante del messaggio.




Il commento di Cruciani (che ha anche definito "deliri" le parole di Gentilini) è stato: “Più che da tribunale, questa è roba da bagaglino. Gentilini sicuramente se ne frega dell’inchiesta, che probabilmente accresce solo la sua popolarità.”

Mi va bene, buttiamola pure sul ridere. Diciamo che Gentilini è un cabarettista e non prendiamolo troppo sul serio. Però, caro Cruciani, possiamo sforzarci di fare un piccolo step in più nell'analisi?

Il problema è che questo signore ha un seguito non indifferente! Sono dieci anni che comanda a Treviso, e dubito che quelli che lo votano lo considerino un cabarettista, e su questo penso ci sia un po' meno da ridere.

Detto questo, non bisogna neppure esagerare nell'altra direzione. Ieri è intervenuto in diretta, in qualità di ospite, il giornalista dell'Unità Toni Fontana secondo il quale (vedi anche suo articolo) è imminente la nascita, a Treviso, di un regime di segregazione razziale. Ma quando mai, ma non diciamo fesserie!

Nel sostenere queste enormità, nel parlare di apartheid, di Ku Klus Klan, concetti del tutto fuori luogo, paradossalmente si regalano solo facili argomenti difensivi a Gentilini e ai suoi fans.

Il fatto che Gentilini abbia un grosso seguito preoccupa NON perché si vedano all’orizzonte chissà quali scenari di violenze razziste permanenti, ma perché l'uso si certi toni, la scelta di certe parole, l'evocare rivoluzioni, sono tutte cose che hanno, come effetto, quello di rallentare e ostacolare un generale processo di integrazione che, in ogni caso, alla fine, ci sarà comunque.

Questo processo di integrazione è fisiologico, e, in quanto tale, va assecondato, favorito, gestito, regolamentato, in modo da minimizzare ogni possibile scenario di scontro sociale. Invece Gentilini, con le sue urla, gli improperi, i toni esagitati, si mette di traverso, nella sciocca speranza di invertire la direzione della corrente del fiume. In tal modo, acuisce le diversità, e incoraggia l'isolamento e l'auto-ghettizzazione.

Mi spiego meglio. Io sono ben felice che la micro-criminalità sia contrastata e che i delinquenti che rubano, che spacciano, che schiamazzano di notte e "pisciano contro i muri", siano perseguiti per quello che sono (delinquenti, appunto).

Ma questo mestiere da sceriffo può essere benissimo espletato con un profilo un po' più basso, senza esasperazioni, in modo che chi, tra gli immigrati, è solito seguire le regole, non venga messo nella condizione di avere paura e di essere tentato a provare una sorta di "solidarietà etnica" con conseguente auto-ghettizzazione.

Una volta per tutte, vorrei che un punto diventasse chiaro: il destino di questo paese è quello di diventare una società multirazziale. Chi continua a negare questa evidenza, chi continua ad auspicare che ciò non accada, a mio avviso è, nella migliore delle ipotesi, un povero ebete che non vede al di là del proprio naso.

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Contributo multimediale: parlando di rivoluzioni, mi son detto che questa era una buona occasione per riascoltare la splendida Talkin' bout a revolution, anche se ovviamente la cantante, Tracy Chapman, si riferiva a rivoluzioni di tutt'altra natura rispetto a quelle evocate da Gentilini.





Poor people are gonna rise up
And get their share
Poor people are gonna rise up
And take what's theirs