lunedì 30 giugno 2008

Il maestro severo

Con una puntata noiosetta, incentrata sugli stessi temi delle precedenti (Berlusconi, magistratura, intercettazioni, bambini rom) e pertanto povera di spunti originali, è finito, venerdì 27 giugno, l’interregno liberal di Corrado Formigli alle redini della Zanzara.

Come radioascoltatore (non come cittadino), queste tre settimane sono volate via come una gioiosa vacanza, un po' come accadeva alle scuole elementari quando il maestro severo veniva sostituito dalla supplente carina con la quale ci si rilassava beatamente.

Ma il relax ora è finito, perché alla conduzione della Zanzara torna Giuseppe Cruciani, il maestro severo :-)

Chi lo idolatra gioisca, chi lo disdegna tremi. Io, intanto, affilo i polpastrelli.

Un piccolo spunto per la trasmissione di stasera. Leggo su Corriere.it che Berlusconi ha appena dichiarato quanto segue: «È certo però che profonderemo ogni sforzo perché l'interesse di pochi non prevalga su quello di quasi tutti».

Cruciani, mi dia un pizzicotto. Sto sognando di volare sul mondo all'incontrario, dove tutto è l'opposto di come dovrebbe essere, tranne la Svizzera (il contrario di neutro è neutro).

[La battuta è ispirata a una famosa gag di Paolo Rossi]

venerdì 27 giugno 2008

Heroin, it's my wife and it's my life

Durante la trasmissione di ieri sono stati toccati argomenti decisamente rilevanti: le nuove intercettazioni pubblicate dall’Espresso, le impronte digitali ai bimbi rom, temi sui quali però non ho molta voglia di dilungarmi, visto che mi ritroverei a fare l’ennesima melensa sviolinata a Formigli, le cui opinioni in merito sono da me totalmente condivise.

Preferisco invece parlare del sottosegretario alla presidenza del consiglio Carlo Giovanardi. Tutti i giornali ieri riportavano, con toni tra l’allarmistico e il sensazionalistico, alcune sue dichiarazioni dove si ammetteva il fatto che tra i parlamentari c’è chi fa uso di cocaina. Trattandosi di un’ammissione importante, giustamente Corrado Formigli, durante la Zanzara di ieri, ha voluto approfondire il tema invitando Giovanardi a fare un intervento in diretta.

Cosa ha detto Giovanardi? Ecco un estratto:

“I giornali hanno stravolto le mie dichiarazioni. Quello che ho detto è: la cocaina c’è nel paese. C’è tra gli imprenditori, c’è tra i professionisti. C’è in parlamento, ma non nelle dimensioni di cui si è parlato. Negare che ci siano persone in parlamento che fanno uso di droga sarebbe negare la realtà. Il problema esiste, ma non è vero che la metà dei parlamentari fa uso di sostanze. Propagare notizie false e tendenziose serve soltanto a dire che il fenomeno è talmente diffuso che tanto vale legalizzare o liberalizzare la droga.”

Per farla breve, il tono era questo: la droga è dappertutto, ce n'è un po' anche in parlamento, che volete farci. E' così, pazienza.

Pazienza un par de cojoni, dico io! E scusate il francese.

Ma come si può pensare di minimizzare il fatto che in parlamento gira cocaina? Ma stiamo scherzando? Come ci si può stupire se i giornali accolgono con allarme e danno una interpretazione sensazionalistica a dichiarazioni del genere?

E poi, cosa diavolo c’entrano le tesi antiproibizioniste? Indipendentemente dal fatto che la droga sia legale o meno, e indipendentemente dal fatto che le percentuali di consumo siano del 50% o del 10% o del 2%, la droga in parlamento non deve girare! Ma siamo impazziti?

[Cruciani mode ON] Ma di che stiamo parlando??? [Cruciani mode OFF]

Aiutatemi a capire... Solo io ho trovato sconcertanti le parole di Giovanardi? Sono troppo rigido nel chiedere che il ruolo di parlamentare richieda una condotta niente meno che integerrima?

Fatemi sapere cosa ne pensate.

giovedì 26 giugno 2008

Infinita tristezza

Lo spunto per il post di oggi mi viene offerto dall’intervento, alla Zanzara di ieri, di Daniele Capezzone, ex segretario dei Radicali Italiani ed ora, con mia profonda costernazione, nonché infinita tristezza, portavoce di Forza Italia.

Capezzone ha sostenuto ieri, tra le altre cose, che nel collegio che deve avallare o negare la richiesta di ricusazione di Nicoletta Gandus, il giudice del processo Mills, sono presenti magistrati che, come la Gandus, hanno in passato manifestato pubblicamente contrarietà ad iniziative del governo Berlusconi durante la legislatura 2001 – 2006, e per tale motivo tali magistrati sarebbero in “palese confltto di interesse”.

A parte il fatto che, almeno per pudore, un portavoce di Forza Italia dovrebbe astenersi dall’usare l’espressione "conflitto di interesse" riferita a chiunque non sia il suo capo, le osservazioni di Capezzone sono del tutto irricevibili. Infatti, se facciamo passare la tesi per cui un giudice non delibera in modo imparziale perché condizionato da opinioni personali, cade letteralmente uno dei pilastri portanti della democrazia.

Se seguiamo questa china, tanto vale, allora, farla finita con la democrazia in questo paese. Chiediamo di diventare una colonia della Cina, nominiamo un grande timoniere e facciamola finita.

Avere fiducia nelle istituzioni significa avere fiducia in tutte le istituzioni. Compresa la magistratura, che in Italia come in tutti i paesi civili, è uno dei tre poteri fondamentali. E chi rappresenta la nazione deve essere il primo a dare l’esempio: se chiamato a giudizio, si presenta al processo portando serenamente le argomentazioni a propria difesa, senza scalciare come un bambino piagnucoloso, e senza gridare al complotto o alla cospirazione, manco fossimo in un episodio di X-Files.

Chi è innocente non ha da temere, e vedrà le sue ragioni prevalere. Se neghiamo questo principio, smettiamola di celebrare processi. Ma non solo quelli di Berlusconi. Tutti i processi.

Prima di chiudere, permettetemi ancora una chiosa finale su Daniele Capezzone. Da settimane mi chiedo cosa diavolo lo abbia portato a fare la scelta di farsi assimilare dal berlusconismo.

Come può pensare, Capezzone, che questa destra italiania passa essere l’habitat ideale dove propugnare gli ideali radicali? Come si pone, Capezzone, nella sua nuova veste, nei confronti di temi come il diritto di aborto, i diritti civili, le coppie di fatto, la fecondazione assistita, l’antiproibizionismo, la laicità?

In nome di cosa, Daniele Capezzone, mio ex idolo, ha messo da parte questi valori?

mercoledì 25 giugno 2008

Cesare Lombroso fan club

Durante la Zanzara di ieri, intervenendo sul tema immigrazione/sicurezza, ed in particolare sui rom, un ascoltatore dalla provincia di Milano ha pronunciato la seguente frase: “E’ assurdo negare che ci siano alcune etnie che più di altre creano allarme sociale.”

Ecco, questa frase rappresenta il classico modo sbagliato di porre una questione che invece è reale.

Bene ha fatto Corrado Formigli, il bravo giornalista di Sky che sostituisce temporaneamente il titolare Giuseppe Cruciani, a rispondere fermamente nel seguente modo: “E’ vero, c’è un problema di integrazione dei rom, ma bisogna stare attenti nel dire che ci sono etnie che delinquono. La responsabilità penale è personale, e lo stato deve essere inflessibile con chi delinque a prescindere dall’etnia.

Alla fin fine, la questione è più semplice di quel che sembra: chi vive ai margini, in situazione di degrado, è statisticamente più portato a delinquere. Ma detto questo, l’etnia di appartenenza di chi commette reati è un dettaglio del tutto irrilevante quanto lo può essere - che so - il colore dei capelli.

Associare la tendenza a delinquere con l’etnia è semplicemente aberrante, Tanto varrebbe, allora, rivitalizzare le teorie di Cesare Lombroso l’antropologo che a fine ottocento propugnava l’esistenza un rapporto causa effetto tra i tratti somatici e il comportamento umano. Così come ora noi tutti ridiamo allegramente di Lombroso, arriverà il giorno in cui rideremo di chi, oggi, senza pudore, ancora suddivide qualitativamente la popololazione di questo pianeta in etnie.

Cambiando discorso, la trasmissione di ieri e stata poi impreziosita dall’intervento in diretta di Marco Travaglio, incisivo e brillante come sempre, almeno dal mio modesto punto di vista. L’oggetto dell’intervento non poteva che essere, ovviamente, Berlusconi, coi suoi processi e col suo rapporto con la magistratura.

Particolarmente interessante è stato il punto in cui Travaglio ha ricordato come in altre nazioni non ci sia affatto l’immunità per le alte cariche istituzionali. Nel dettaglio è stato citato il caso di Israele, dove l’attuale primo ministro Ehud Olmert si sta per dimettere per uno scandalo legato a finanziamenti illeciti, e dove solo un anno fa il capo dello stato, Moshe Katsav, si dimise dopo un’indagine per molestie sessuali. E si parla di Israele, un paese in guerra.

Può piacere o non piacere, Travaglio, ma è indubbio che egli rimanga uno dei giornalisti più stimolanti sulla piazza.

sabato 21 giugno 2008

Tempi moderni

[Nota preliminare: vado tre giorni in vacanza. Prossimo post mercoledì 25 giugno.]

Sulla Zanzara di venerdì 20 giugno non ho praticamente nulla da rimarcare. Mi limito a dire che condivido lo stupore di Corrado Formigli per il fatto che alcuni esponenti del PD, tra cui il segretario Veltroni (ma anche la Bindi), stiano quasi implorando Romano Prodi di permanere nel ruolo di presidente del PD.

Probabilmente, tale invocazione si basa sulla consapevolezza che Prodi confermerà in ogni caso il suo addio definitivo, e pertanto essa va inquadrata come un atteggiamento di circostanza, sul quale, in tutta sincerità, non penso valga la pena di aprire alcun dibattito.

Prodi ormai fa parte del passato. In circostanze diverse il suo operato sarebbe stato apprezzato maggiormente da questo paese, ma viviamo in tempi dove superficialità, egoismo e personalismo la fanno da padrone, e per anime paciose come quella del professore di posto, ormai, non ce n’è più.

venerdì 20 giugno 2008

Because if we don't, why should anybody?

Ancora una volta, ho piacere di riportare alcune frasi molto efficaci, oltre che del tutto condivisibili (da me, almeno), pronunciate dal conduttore pro tempore della Zanzara, Corrado Formigli, durante la trasmissione di ieri.

In risposta ad un ascoltatore che sosteneva che Berlusconi, avendo vinto delle elezioni, dovrebbe essere lasciato libero di governare senza distrazioni processuali, Formigli ha detto:

“Berlusconi ha dei processi. E’ colpevole o innocente? Abbiamo il diritto, come cittadini, di saperlo? Nel nostro ordinamento non esiste alcuna norma che dica che un leader politico è superiore alle leggi dello stato. Berlusconi sarà sicuramente innocente, e una volta che lo avrà provato davanti ai giudici e davanti ad una corte sarà ancora più forte di fronte all’opinione pubblica del paese. Non esistono, in Italia, per la costituzione, persone al di sopra della legge.”

E poi ancora:

“Berlusconi, essendo il premier, dovrebbe essere un esempio per gli altri cittadini.”

Sottoscrivo ogni parola, ogni virgola, e trovo particolarmente interessante il presupposto in base al quale un alto rappresentante delle istituzioni deve essere d’esempio per tutti; un’icona, un emblema, una bandiera. Un punto di riferimento.

Forse un giorno ci arriveremo. Oggi siamo davvero molto, molto lontani.

---

We are heroes. We are supposed to stand for something.
We are supposed to play by the rules.
Because if we don’t, why should anybody?
(Wolverine, X-Men)

giovedì 19 giugno 2008

Ma alcuni sono più uguali degli altri

Un giudice”, sostenava argutamente alla Zanzara di ieri il conduttore supplente Corrado Formigli, “deve essere imparziale, ma deve anche apparire imparziale, astenendosi dal rilasciare dichiarazioni politicizzate”.

Questo osservazione, sacrosanta, è particolarmente interessante, in quanto può essere estesa a qualunque funzionario che ricopre un importante ruolo pubblico. Un ministro, un amministratore pubblico, non solo deve essere onesto, deve anche apparire onesto. Non deve compiere cioè alcun atto che possa essere, magari erroneamente, interpretato come funzionale ad un beneficio personale e non collettivo. Insomma, non ci devono essere ombre.

Perché questo principio non può essere applicabile per il nostro presidente del consiglio?

Ma cosa diavolo gli è vento in mente, al cavaliere, dopo due mesi di governo in cui sembrava aprirsi una stagione nuova, di esporsi in questo modo così eclatante al dubbio che la sua azione non sia rivolta al bene comune, ma prevalentemente al suo interesse personale?

Le critiche alla dura reazione avuta dal PD, che ha sospeso il dialogo, sono ridicole. Cosa avrebbe dovuto fare l’opposizione? Applaudire la sospensione, con misterioso carattere d’urgenza, di decine di migliaia di processi, un’iniziativa contestata sia dai magistrati che dai penalisti (come dire cane e gatto), che, punto molto importante, non era stata per nulla preannunciata in campagna elettorale?

Il povero Veltroni viene a trovarsi tra l’incudine e il martello. Da un lato è accusato di fare una opposizione impalpabile, mentre dall’altro gli viene ora rimproverato di adagiarsi sulle posizioni fortemente anti-berlusconiane Di Pietro. Ma a nessuno viene in mente che l’anti-berlusconismo non esisterebbe se non esistesse il berlusconismo?.

Badate bene, non ho scritto "se non esistesse Berlusconi". Ho scritto "se non esistesse il berlusconismo", che è cosa ben diversa.

Il berlusconismo è quella visione drogata della politica e dello stato, stile Marchese del Grillo (“io so’ io, e voi non siete un cazzo”), che provoca, in una parte (oggi) minoritaria del paese, una reazione uguale e opposta, da cui l’anti-berlusconismo. Quest’ultimo, ne sono convinto, scomparirebbe da solo se il nostro presidente del consiglio facesse (che sogno!) un bagno di umiltà, e comprendesse che questo benedetto paese non è la Fattoria degli animali di Orwell nella quale tutti gli individui sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri.

mercoledì 18 giugno 2008

Forzatura istituzionale

Nella lettera che Berlusconi ha inviato ieri al presidente del Senato Schifani, il cavaliere fa intendere che l’emendamento cosiddetto salva-premier al decreto sicurezza sia stato partorito per libera iniziativa di due senatori (non imbeccati, cioè), e che tale emendamento vada “a favore di tutta la collettività”.

Ora, mi va bene tutto, ma farmi prendere per il culo no, mi spiace. Mi rifiuto.

Meno male che a destra c’è qualcuno che ha almeno la decenza di ammettere che Berlusconi si è cucito un emendamento su misura, anche se tale decenza viene subito meno quando l’iniziativa del cavaliere viene giustificata e addirittura approvata. Mi riferisco a Gianluigi Paragone, vicedirettore di Libero, protagonista di un intervento a dir poco disarmante alla Zanzara di ieri.

Sul Lodo Schifani possiamo discutere: potrei anche accettarlo a condizione che, come sosteneva il prof. Giovanni Sartori durante la Zanzara di lunedì 16 giugno, chi se ne dovesse avvalere non si possa poi ricandidare al termine del suo mandato, così che il processo possa effettivamente avere luogo.

Anche sugli atteggiamenti sinistroidi del giudice del processo Mills possiamo tranquillamente discutere. Ha stra-ragione Corrado Formigli, l'attuale conduttore della Zanzara, quando sostiene che il ruolo di magistrato implica riservatezza, è che pertanto rendere manifeste in modo eclatante le proprie opinioni politiche è, da parte di un giudice, profondamente inappropriato.

Ma inserire, a tradimento, nel decreto sicurezza una norma ad personam che con la sicurezza non c’entra nulla, al solo scopo di colpire un processo in corso contro il presidente del consiglio, con un atteggiamento oltremodo irrisorio verso il Presidente della Repubblica che tale decreto aveva già controfirmato, è - per citare Formigli - “una forzatura istituzionale grande come una casa”, sulla quale nessuna discussione è ammissibile.

Non si può difendere ciò che è totalmente indifendibile. Semplicemente, non si può.

martedì 17 giugno 2008

La nausea

I temi principali, per la giornata di ieri, erano sostanzialmente due: l’intento del ministro La Russa di affiancare tremila soldati alle forze dell’ordine per il presidio dell’ordine pubblico, e l’emendamento (al Ddl di conversione in legge del decreto sicurezza), cosiddetto salva-premier, che, se approvato, comporterà la sospensione per un anno dei processi penali per reati di non rilevante gravità commessi fino al 30 giugno 2002. Puta caso, la sospensione sarà applicabile anche al processo Berlusconi-Mills, dando il tempo al cavaliere di mettere a punto un Lodo Schifani bis, riveduto e corretto, che lo metta al riparo fino, come minimo, al termine della legislatura.

Gli interventi degli ascoltatori, durante la Zanzara di ieri, si sono concentrati in maggior misura sull’argomento dei soldati (un’iniziativa di facciata per me, e non saprei che altro aggiungere), mentre il tema della nuova legge ad personam è stato quasi ignorato. Ciò è stato opportunamente sottolineato dal conduttore ad interim della Zanzara, Corrado Formigli, come una riprova del fatto che i cittadini preferiscono oggi dedicare la loro attenzione a questioni più vicine a loro.

E’ vero, ma secondo me esiste anche una ulteriore spiegazione che va ad integrarsi a quella data da Formigli: il recente esito elettorale di aprile, così netto, ha dato origine, nel popolo del centro-sinistra, ad un sentimento di rassegnazione, che a seconda dei casi si traduce in assuefazione o in nausea. Dopo quindici anni che ci portiamo dietro questo fardello, non c’è più la neanche la forza, neanche l’energia di alzarsi in piedi e dire no.

La vera questione è: vale la pena sbattersi, impegnarsi, indignarsi, contrapporsi, se poi 17 milioni di italiani, una netta maggioranza, accordano a Silvio Berlusconi la loro piena fiducia? Possibile che siano tutti dei mentecatti?

No, semplicemente non è possibile. Se alla maggioranza del paese non importa nulla dei guai con la giustizia e dei conflitti di interesse che riguardano il presidente del consiglio, allora amen. Questo paese ha la leadership che si merita, e se la maggioranza del paese ha deciso che le leggi ad personam non sono problema, allora viva (si fa per dire) le leggi ad personam.

Quando ci sarà da tirare le somme, nella primavera del 2013, le tireremo. Oggi, di sbraitare, di marciare, di fare girotondi e manifestazioni, io non ne ho un cavolo voglia. Molto, molto meglio il calcio.

lunedì 16 giugno 2008

Tutto il calcio minuto per minuto

Puntata un po' sui generis, quella di venerdì 13 giugno, condizionata dallo svolgimento, in contemporanea, dell'emozionante partita dell’Italia contro la Romania, il cui risultato parziale veniva frequentemente aggiornato. L’interruzione in occasione del rigore di Mutu è stata particolarmente spassosa, sembrava tutto il calcio minuto per minuto.

A parte questa nota di colore, l’unico spunto che mi sento di dover segnalare è l’ennesima sagace osservazione del conduttore supplente della trasmissione, Corrado Formigli, osservazione che difficilmente sarebbe stata avanzata se non fossimo in questa temporanea stagione formigliesca della Zanzara.

In dettaglio: il TG5 (e poi anche Studio Aperto) ha mandato in onda un servizio, ritrasmesso durante la Zanzara, dove si spiegava che Banca Mediolanum, anticipando le nuove opzioni della proposta Tremonti, ha tagliato “di sua iniziativa e per tutti i clienti” l’importo della rata del mutuo, in cambio di un leggero aumento della durata del mutuo stesso.

Per quanto l’iniziativa della Banca di Ennio Doris possa essere lodevole, il servizio del TG5 era totalmente acritico e sembrava uno spot, tanto che Corrado Formigli non ha potuto fare a meno di chiedersi: “Non sarebbe stato il caso, nei confronti degli ascoltatori, di precisare che Mediolanum è controllata al 38% da Fininvest, l’azienda della famiglia Berlusconi?

Quando la domanda è retorica, rispondere è pleonastico.

venerdì 13 giugno 2008

Is there anybody out there?

Oltre alla metaforica caccia all’uomo che ha visto il conduttore Corrado Formigli braccare, con successo, il senatore UDC Antonello Antinoro, in modo da chiedergli conto della tripla indennità che quest'ultimo sta ricevendo (da senatore, deputato regionale della Sicilia, e assessore regionale), c’è stato un altro momento particolarmente esilarante, durante la Zanzara di ieri, che vorrei segnalare.

E’ stato quando Corrado Formigli, dopo che l’ennesimo ascoltatore era intervenuto per esprimere disaccordo nei confronti dell’intento di Berlusconi di limitare l’uso delle intercettazioni telefoniche da parte della magistratura, è arrivato a invocare che chiunque fosse invece favorevole all’iniziativa governativa si facesse sentire, così da trasformare in un dibattito quello che invece è stato, fino ad oggi, un coro all’unisono.

Ora, considerando che l’audience della Zanzara è particolarmente eterogenea, mi sembra che ci siano i margini per concludere che Berlusconi stia commettendo il suo primo grosso errore. Predisporre un provvedimento limitativo dell’efficacia investigativa della magistratura, infatti, è una scelta che oggettivamente non si accorda con il desiderio di maggior sicurezza dei cittadini.

I giornali di oggi, inoltre, vagheggiano del probabile intento di Berlusconi di riproporre una versione riveduta e corretta del Lodo Schifani, che gli permetta di uscire indenne dal processo Mills.

Se ciò corrisponde al vero, sarebbe non solo il secondo grande errore, ma un’autentica sciagura, perché le teorie che ipotizzavano un cambiamento in meglio nell’atteggiamento del cavaliere verso lo stato decadrebbero, e, con esse, decadrebbe il positivo clima di dialogo che sembrava essersi instaurato tra la maggioranza e il principale partito d’opposizione, con buona pace delle auspicate riforme condivise.

giovedì 12 giugno 2008

Lezioni di piano

Molto interessante l’intervento di Antonio Di Pietro durante la Zanzara di ieri.

Il leader dell’Italia di Valori se l’è presa con i cosiddetti pianisti, e cioè con quei parlamentari che votano anche per il vicino di posto mancante. E ancora di più Di Pietro se l’è presa con gli assenti che, grazie ai pianisti, si intascano indebitamente la diaria giornaliera.

Cos’è questa, dice di Pietro (e io stra-condivido), se non una truffa? Una truffa ai danni dello stato e dei cittadini. E visto che in aula non vale il Codice Penale, chi se non il presidente della Camera ha l’obbligo morale di farsi garante della condotta dei parlamentari?

Può anche darsi che Di Pietro sbraiti per farsi notare affinché si parli di lui. Può darsi. Ma ciò non toglie che abbia ragione da vendere.

Corrado Formigli si è sforzato di porre qualche domandina un po' scomoda sui rapporti col PD, pur di non apparire troppo conciliante, ma sotto sotto si percepiva la sua assoluta condivisione con quanto Di Pietro stava dicendo.

Questo è il punto del post in cui dovrebbe partire il panegirico per confrontare l’operato di Formigli con quello che presumibilmente sarebbe stato l’atteggiamento del conduttore titolare della Zanzara, Giuseppe Cruciani. Questo esercizio, però, sta diventando stucchevole, oltreché vagamente irrispettoso verso Formigli, e quindi, per oggi, la chiudo qua.

mercoledì 11 giugno 2008

Niente da aggiungere

Riporto alcune frasi davvero notevoli pronunciate nella trasmissione di ieri dal conduttore pro tempore della Zanzara, Corrado Formigli.


1) Non c’è investigazione che tenga: solo con le intercettazioni si sono potuti prendere e mettere in galera i responsabili di questo orrore.

(Il riferimento è ai medici della clinica Santa Rita di Milano coinvolti nello scandalo delle operazioni chirurgiche non necessarie effettuate per intascare i rimborsi del Sistema Sanitario Nazionale).


2) E’ sicuramente discutibile questa sentenza della Cassazione. Io penso che quello fosse un servizio giornalisticamente molto apprezzabile, penso che i giornalisti delle Iene abbiano fatto il loro lavoro fino in fondo.

(Il riferimento è alla recente sentenza della Cassazione che ha confermato la condanna per violazione della privacy nei confronti due giornalisti del programma televisivo Le Iene, i quali con un trucco, prelevarono, all'insaputa degli interessati, campioni di sudore di alcuni non identificati parlamentari, per poi effettuare dei test anti-droga, verificando un’alto tasso di positività).


3) Da giornalista, dico che se domani mi capitasse sul tavolo un'intercettazione in cui un personaggio pubblico, un uomo politico, prende o paga mazzette o tangenti, io sul mio giornale quell’intercettazione la pubblicherei.


4) Con le intercettazioni siamo venuti a conoscenza di fatti importanti. [...] Purtroppo nel nostro paese dove le sanzioni sono poche e difficilmente si va a sentenza, spesso [la pubblicazione del] le intercettazioni è l’unica sanzione che si applica.


5) La Cassazione dice: sui parlamentari non si possono fare a tradimento test per rivelare se consumano sostanze stupefacenti; il divieto di divulgare al pubblico informazioni così carpite vale anche se non si fanno i nomi, perché comunque si getta discredito su tutto il parlamento. Come se il discredito sul parlamento dipendesse dai narco-tamponi e non, magari, dall’avere sugli scranni inquisiti, condannati, o pluricondannati.


6) Con tutti i politici che fanno la morale sull’uso delle droghe ed espongono posizioni moralizzatrici e proibizioniste, sarebbe interessante sapere chi sono quelli colti in fragrante.


Applausi. Semplicemente straordinario, meraviglioso. Ma ve lo immaginate Cruciani dire robe del genere? Neanche sotto tortura.

Il fatto è che sono così melensamente d’accordo con Formigli da confessare di non sapere cosa diavolo aggiungere. Temo davvero che avrò difficoltà a far proseguire questo blog fino al ritorno del conduttore titolare, Giuseppe Cruciani.

Ho bisogno di stimoli, ho bisogno di qualcuno che mi faccia incazzare. Cruciani torna dopo la finale degli Europei o prima, se l’Italia viene eliminata subito?

martedì 10 giugno 2008

Il giro di vite

Mi spiace un po' che Cruciani sia sparito proprio nel momento in cui al centro dell’attenzione c’è il giro di vite sulle intercettazioni telefoniche, che Berlusconi intende vietare per inchieste su reati diversi da mafia e terrorismo. Al pari del conflitto di interesse, credo che questo tema delle intercettazioni sia tutto fuorché prioritario per il Paese, ed ero curioso di vedere la reazione di Cruciani.

Avrebbe prevalso il suo scontato (chi è fedele ascoltatore di Cruciani capirà perché dico "scontato") gradimento per l’intento di Berlusconi, o avrebbe invece prevalso il biasimo per il fatto che tale temi critici per il Paese, oggi, sono ben altri?

Credo che la risposta a questa domanda sia facile… Dopo tanti post pro-Cruciani avrei avuto una bella occasione per ravvivare un po’ di sana polemica con lui. Invece, posso solo limitarmi a dire che concordo con le opinioni espresse ieri sera da Corrado Formigli, il conduttore pro tempore della Zanzara, che, presumibilmente, sono molto, molto diverse da quelle che avrebbe espresso il conduttore titolare.

Più in dettaglio, il mio pensiero è il seguente: bello o brutto che sia, quello delle intercettazioni è, ad oggi, il principale mezzo investigativo. Prima di rendere tale mezzo, di colpo, inutilizzabile, io ci penserei non una, non due, ma cento volte.

Qualcuno mi chiederà: ma a te farebbe piacere essere intercettato? Naturalmente no, ma a costo di essere ingenuo mi piace pensare che se non commetto reati la probabilità che ciò accada sia molto bassa. Inoltre, ho fiducia sul fatto che l’autorità giudiziaria non disponga intercettazioni alla leggera, ma solo quando realmente necessario a fini investigativi.

Il vero scandalo, come sostengono giustamente in molti, è la diffusione sui giornali di conversazioni private che non hanno rilievo penale (esempio non applicabile al famoso dialogo tra Berlusconi a Saccà, che sono stato ben felice di ascoltare, per intendersi).

Tuttavia, prendersela con i giornali, secondo me, sarebbe sbagliato, perché ciò che diventa pubblico, automaticamente, diventa pubblicabile. Semmai la questione è: perché sugli atti ufficiali relativi ad indagini in corso, che, fisiologicamente, diventano pubblici, vengono spesso citati anche dialoghi del tutto irrilevanti?

Questa è la domanda fondamentale, alla quale io non sono capace di dare una risposta.

lunedì 9 giugno 2008

Il supplente

Chi segue quotidianamente la Zanzara non ha grosse difficoltà ad intuire quali siano i giornalisti e gli intellettuali che stanno maggiormente sulle scatole del conduttore, Giuseppe Cruciani.

Se togliamo il filosofo Gianni Vattimo, primo in classifica incontrastato (praticamente è visto alla stregua di belzebù, non del tutto a torto), subito dopo viene Furio Colombo, il quale è costantemente tenuto sotto osservazione dato che non di rado rilascia dichiarazioni piuttosto forti e discutibili.

Puta caso, una di queste dichiarazioni discutibili è stata pronunciata giovedì 5 giugno: Colombo, discutendo delle iniziative anti-fannulloni di Renato Brunetta, ha definito quest’ultimo “mini-ministro”, epiteto che ai più è sembrato un riferimento alla statura fisica, non proprio da giocatore di basket, del titolare del dicastero della Funzione Pubblica.

L’insulto dell’ex direttore dell’Unità è a dir poco sgradevole, diciamolo subito. Denigrare, non in modo scherzoso, l’aspetto fisico del prossimo è infantile. Però darne il risalto che ne ha dato Cruciani facendo di questa vicenda il primo o secondo titolo della Zanzara di venerdì 6 giugno mi ha lasciato un po’ perplesso. Non che bisognasse lasciar correre, ma magari un accenno di biasimo en passant poteva essere sufficiente.

Quella di Cruciani è sembrata una scelta dettata unicamente dal fatto che il protagonista fosse l’odiato Furio Colombo, mentre in passato insulti peggiori (ad esempio Sgarbi verso Travaglio) erano stati addirittura parzialmente tollerati. Trovo che non ci sia equilibrio in questo atteggiamento, e la cosa mi infastidice un po’.

Detto questo, congediamo Cruciani, in quanto, come da lui annunciato al termine della scorsa puntata, si assenterà per qualche settimana (sarà per via degli Europei di calcio?), e diamo il benvenuto (o meglio, il bentornato) al supplente, il pregevole conduttore di Controcorrente, su SkyTG24, Corrado Formigli, che, pro tempore, terrà nelle sue mani le redini della Zanzara. Buon lavoro.

venerdì 6 giugno 2008

Il morale delle truppe sudiste

Le dichiarazioni del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sul fatto che i rifiuti tossici smaltiti massicciamente e illegalmente in Campania “provengono il larga parte dal NORD” (tono di voce mooolto marcato sulla parola nord), e sul fatto che “i nordisti ne devono essere consapevoli”, sono state ieri garbatamente criticate dal conduttore della Zanzara, Giuseppe Cruciani, e da diversi ascoltatori. Non a torto.

L’uscita di Napoletano è stata “stonata”, per citare Cruciani, non perché ciò che ha detto non sia un fatto, ma perché appare un tentativo di alleviare le responsabilità della classe dirigente e della popolazione della Campania sulla gestione dei rifiuti (di ogni tipo), che invece sono e restano enormi, indipendentemente dalla provenienza dei rifiuti tossici.

L’intento di “risollevare il morale delle truppe sudiste” (parole di Cruciani) può anche essere comprensibile, ma non nei toni che ha usato il Presidente, il quale, più che da Capo dello Stato, pare aver parlato da napoletano verace. Richiamare una contrapposizione tra nord e sud è stato un errore, una caduta di stile, perché il solo effetto che si è ottenuto è stato quello di alimentare inutili divisioni antropologiche che speravamo superate.

Voltando pagina, vorrei dire due parole sul tema della creazione di un campo sinti a Venezia, a spese del comune (con villette, giardino, campo da calcio, ecc), tema che e stato ieri sera ulteriormente dibattuto in trasmissione. Non ho seguito con molta attenzione la vicenda, ammetto, ma in ogni caso ho percepito in Cruciani un certa disapprovazione riguardo l’iniziativa del sindaco Cacciari.

Tra ieri e oggi ho avuto occasione di ascoltare alcuni commenti di Gian Antonio Stella, durante la sua conduzione della rassegna stampa mattutina di Radio Tre (Prima Pagina). Stella ha fatto notare che le cosiddette villette sono in realtà dei prefabbricati (magari graziosi, non sono container) e che i famigerati tre milioni di spesa sono solo una piccola fetta di una torta di investimenti molto più grande (150 milioni), nell'ambito di un piano d’edilizia popolare molto vasto.

Se le cose stanno davvero così, io prendo posizione e, come Stella, mi dichiaro dalla parte di Cacciari.

giovedì 5 giugno 2008

Il buono, il brutto, il cattivo

Le notizie degli ultimi giorni hanno portato all’attenzione (anche durante la Zanzara di ieri) tre ministri in particolare, i quali, nel bene o nel male, si sono distinti nelle prime settimane del nuovo governo Berlusconi. Sto facendo riferimento a Renato Brunetta, Roberto Maroni e Giulio Tremonti, sui quali vorrei spendere due parole.

Su Brunetta, a dire il vero, di parola ne basta una sola: idolo.

In quale altro modo dovrei appellare un ministro cattivo e spietato che annuncia che “ci saranno licenziamenti per i dipendenti pubblici fannulloni, i finti malati, e quelli che non accetteranno trasferimenti in diversi uffici”?

Giustamente, Cruciani tira il freno: “siamo solo ai proclami, dobbiamo aspettare i fatti”. Mettiamola così: se in un breve-medio periodo, non cominciamo a vedere qualche effetto concreto, Brunetta va preso e esposto al pubblico ludibrio. Pertanto, teniamo l’occhio vigile e mettiamo qualche X sul calendario.

Passiamo ora a Maroni, ovvero dagli altari alla polvere.

Dopo essersi segnalato per il sua impalpabilità nel gestire le proteste di Chiaiano (provincia di Napoli… ah ecco), il ministro degli Interni si è preso un bello schiaffo virtuale dal suo capo, il presidente del consiglio, il quale non solo ha incredibilmente rinnegato il suo appoggio all’introduzione del nuovo reato di immigrazione clandestina (dopo che pochi giorni fa il consiglio dei ministri aveva votato il relativo DDL, da portare all’attenzione del Parlamento, all’unanimità) ma ha pure aggiunto che l’applicazione pratica del nuovo reato è di fatto impossibile.

Poi, Berlusconi ha ulteriormente peggiorato le cose, specificando che esprimeva solo un’opinione personale (ma chi è, un passante qualsiasi?) e beccandosi per questo il meritato biasimo di Cruciani (ma non le musichine irridenti che per un Prodi qualsiasi non sarebbero state lesinate), ma chi ne esce davvero con le ossa rotte è il povero Bobo, brutto anatroccolo, rimasto col due di picche in mano.

Chiudiamo con Tremonti. Lo si sospettava da qualche tempo, ma la sua recente proposta della Robin Hood Tax da applicare alle compagnie petrolifere, ne è la conferma: Giulio Tremonti è diventato buono.

In questo senso, il ministro dell’economia mi ricorda il personaggio interpretato da Harrison Ford nel film A proposito di Henry, un avvocato senza scrupoli che, a seguito di una ferita alla testa, finisce in coma per poi risvegliarsi con una nuova personalità, benevola e altruista.

La trasformazione di Tremonti “fa abbastanza impressione”, dice Cruciani. Verissimo, e mi permetto di aggiungere: tralasciando il discutibile atteggiamento nella vicenda Alitalia, se questa trasformazione vuole dire niente più condoni e niente più finanza creativa, l'unico auspicio che voglio formulare è che Tremonti non batta di nuovo la testa.

mercoledì 4 giugno 2008

Ogni resistenza è inutile

L’inattesa marcia indietro di Berlusconi sul reato di immigrazione clandestina (cosa che ha fatto parecchio innervosire la Lega), e la vicenda del campo sinti a Venezia, ha portato gli ascoltatori, durante la Zanzara di ieri, ad intervenire in maggior misura sui temi, abbastanza ritriti, dell’immigrazione, dei nomadi, della criminalità, ecc. Non che siano argomenti di scarsa importanza, sia chiari, ma il fatto è che oggi ho voglia di parlare d’altro.

Ad inizio trasmissione, Giuseppe Cruciani ha menzionato le dichiarazioni di Mahmoud Ahmadinejad, che sta presenziando al vertice FAO di Roma. Il leader iraniano, oltre a varie amenità anti-occidentali, ha ribadito ancora una volta che Israele prima o poi sparirà dalle carte geografiche.

Quale atteggiamento dovrebbe tenere il governo italiano, ha chiesto Cruciani, verso Ahmadinejad? Ci sono due scuole di pensiero:

1) Non bisogna neppure incontrarlo, un uomo con certe idee è pericoloso, un incontro equivarrebbe ad una legittimazione.

2) Bisogna invece parlarci, anche se è un diavolo, tanto più che con questo diavolo il nostro paese ha numerosi rapporti di natura commerciale.

Cruciani non ha esplicitato la sua posizione, ma si è percepito abbastanza chiaramente che egli predilige l’atteggiamento rigido. Io, invece, prediligo la via del dialogo.

E’ vero, Ahmadinejad è un diavolo (per la cronaca, Cruciani lo ha anche definito “un pazzo”), ma tra lo stendergli un tappeto rosso e il tirargli una riga nera sopra facendo finta che non esista credo che esitano un bel po’ di vie di mezzo.

Non era forse un diavolo pure Gheddafi, colui che una quindicina di anni fa ci lanciò contro un missile? Non che ora sia un santo (anzi), ma è innegabile che da qualche tempo, anche a seguito delle visite nella sua tenda di vari nostri leader di governo (ricordo Berlusconi e D’Alema), sia giunto a più miti consigli.

Non voglio vantare conoscenze sulla società iraniana che ovviamente non posso avere, ma la recente lettura della splendida graphic novel Persepolis, di Marjane Satrapi (la consiglio caldamente) mi ha convinto che l’Iran che vediamo in superficie, quello della sharia, degli arresti politici, delle esecuzioni sommarie, e del fanatismo religioso portato all'eccesso, non sia rappresentativo del cuore di quel paese.

A costo di sembrare un ingenuo, troppo romantico ed idealista, sono convinto che esista una grande voglia di democrazia e di libertà in Iran. Una voglia che, con grande pazienza e acume, va stimolata e instillata dai paesi occidentali, senza pretendere risultati immediati, ma puntando sul medio-lungo periodo. Quale sarebbe, altimenti, l’alternativa? L’ennesima sanguinosa invasione? L’inoculazione forzata a suon di bombe?

Innalzare muri e silenzi ha il solo effetto di radicare gli estremismi ed è, secondo me, un atteggiamento controproducente in quanto va a rallentare, se non a fermare, il vero nemico di ogni integralismo: il processo di globalizzazione. Tale processo, lentamente ma inesorabilmente, arriverà prima o poi a fagocitare tutti i totalitarismi. Si tratta quindi di armarsi di santa pazienza, sedersi sulla riva del fiume e aspettare (per qualche decennio).

Per citare il famoso motto dei Borg, “Ogni resistenza è inutile. Sarete assimilati.

martedì 3 giugno 2008

Come una macchia d’inchiostro su un foglio bianco

Considerando la sua tendenza a concentrarsi sui problemi concreti, non avrei dato per scontato che Giuseppe Cruciani criticasse, come invece ha fatto durante la Zanzara di ieri, l’assenza dei ministri leghisti alla parata per la festa della Repubblica.

In effetti, credo che probabilmente avrebbe glissato se Roberto Calderoli non avesse rilasciato delle dichiarazioni alquanto bizzarre (definite “penose” ed etichettate come “corbellerie” da Cruciani) per giustificare l’assenza della Lega. In sostanza, il neo ministro per la semplificazione normativa ha detto che spendere soldi per queste parate è uno spreco di fronte alla crescente povertà degli italiani e alla piaga della fame nel mondo...

Sì, sì, avete letto bene. Chi ha fatto queste osservazioni non è né Diliberto, né Pecoraro Scanio, né Franco Giordano, ma il leghista Roberto Calderoli. Incredibile.

Detto che apprezzo la presa di posizione di Cruciani, avrei comunque piacere di aggiungere qualcosa.

Non so a voi, ma a me viene da paragonare l’atteggiamento dei ministri leghisti con quello (ancor peggiore) che, durante il governo Prodi, tennero alcuni membri dell'esecutivo appartenenti all’ala più radicale della sinistra, i quali, in varie occasioni, parteciparono a pubbliche manifestazioni anti-governative. Pur ammettendo che si parla di due diversi livelli di inopportunità, rimane ad ogni modo comune, nei due casi, l’approccio non istituzionale, fonte di sconcerto per una parte degli italiani.

Attenzione, non bisogna neanche esagerare arrivando a ritenere che ci sia stato qualcosa di eversivo nell’atteggiamento della Lega. Pensare questo sarebbe un’enorme assurdità. Rimane però evidente, visibile come una macchia d’inchiostro su un foglio bianco, l’anomalia, la stranezza di un partito di governo che non si riconosce al mille per mille nel concetto di nazione.

Insomma, quello della Lega è stato un clamoroso autogol. La partecipazione formale e ufficiale alla parata del 2 giugno poteva diventare per il Carroccio l’occasione di completare una volta per tutte l’opera di auto-legittimazione. Da un lato di sarebbe potuto far passare il messaggio che avere a cuore gli interessi di una parte specifica del territorio non significa avere sprezzo per la nazione nel suo complesso, e dall’altro si sarebbe potuto spazzare via definitivamente ogni possibile accostamento a concetti come secessione, guerra civile, ecc.

Ma come si fa, dico io, a lasciarsi sfuggire un’occasione così? In nome di cosa, poi? Di quale presunto ideale superiore?

La cosa peggiore di tutte è che, nel futuro prossimo, a causa del persistere di questa ambiguità nell’atteggiamento istituzionale della Lega, anziché concentrarsi sulle ben più interessanti proposte federaliste, continueremo a discutere di Padania libera, di Roma ladrona, dei fucili di Bossi e delle sciocchezze che dice Borghezio ogni volta che apre bocca.