sabato 31 maggio 2008

Eskimo

Nelle scorse giornate, il preside della facoltà di lettere dell’Università La Sapienza di Roma, Guido Pescosolido, reo di aver inizialmente autorizzato un convegno di Forza Nuova sulle foibe, è stato preso di mira da numerosi studenti facenti parte dei collettivi "di sinistra" (diciamo così) che lo hanno contestato con insulti, slogan, e botte alla porta dell’ufficio dentro al quale egli si era barricato.

Dov’è la vera intolleranza, dov’è la vera violenza?”, si è retoricamente chiesto Giuseppe Cruciani durante la Zanzara di venerdì 30 maggio, facendo impliciti riferimenti ai vari episodi (Verona, Ponticelli, Pigneto…) che recentemente hanno fatto paventare a qualcuno lo svilupparsi di un clima di intolleranza alimentato dalla parte destra dello spettro politico.

Lo voglio dire subito a scanso equivoci. Al preside Pescosolido va tutta la mia solidarietà. Il trattamento (non è eccessivo definirlo aggressione) che ha ricevuto è indegno e ingiustificabile. Ciò premesso, credo che questi studenti possano venire meglio giudicati solo dopo averli inquadrati nel loro contesto, nella loro realtà. 

Se volessi metterla sul ridere potrei citare la Hunziker quando dice “sono ragaaaaaazzi”. Ma non sarebbe divertente, lo so. Il punto che voglio fare, però, è quello: questi ragazzi, così giovani, sono esposti a correnti ideologiche alle quali non sanno opporsi. Ritenendo di aver già capito tutto della vita, si lasciano trasportare verso le posizioni più estreme, quelle per cui ogni compromesso equivale ad una sconfitta.

Insomma, politicamente parlando, siamo di fronte a dei bambini. Bambini che devono percorrere ancora un bel po’ di strada prima di capire davvero come si sta al mondo. Per questo motivo, più che di intolleranza e di violenza (che non nego ci siano state) io preferirei parlare di immaturità. Profonda, abissale immaturità.

A vent'anni si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell'età”, recita un verso della canzone Eskimo, di Francesco Guccini. L’importante è non rimanerlo, stupidi, anche dopo i trenta.

venerdì 30 maggio 2008

Il ras del quartiere

L’ho già detto di recente parlando del pestaggio di Verona e dell’assalto al campo Rom di Ponticelli. Non ci sono elementi seri per parlare di rigurgiti nazi-fascisti.

Cruciani ha ragione nel ritenere che gli esponenti del PD e della sinistra in generale sbaglino ad agitare questa bandiera, e gli sviluppi dal raid del Pigneto, con l’assunzione di responsabilità di un tal Dario Chianelli, una sorta di ras del quartiere non politicizzato, avvalorano tale giudizio.

Durante la Zanzara di ieri, Cruciani si è proprio goduto il momento. Ha fatto risentire le voci di Veltroni e di Luxuria che puntavano il dito sul fascismo, il nazismo, l’intolleranza razziale, gli ebrei, morte, distruzione. Invece (senza per questo voler sminure la gravità di quanto successo), si era solo di fronte ad un giustiziere di borgata che voleva vendicare uno sgarbo. Ah, che soddisfazione.

Tutto giusto, tutto legittimo, non sto criticando. Anzi, voglio elogiare Cruciani per come ha risposto ad un ascoltatore che, compiendo lo stesso errore di Veltroni ma nel senso opposto, è intervenuto per ridere del fatto che il Chianelli era in realtà “uno di loro”, cioè uno di sinistra, perché aveva un tatuaggio del Che sul braccio (diversi giornali dall’area berlusconiana, scioccamente, sono usciti stamattina con titoli dello stesso tenore).

La risposta del conduttore della Zanzara è stata: parlare di noi e di loro evoca una divisione tra amici e nemici che non concepisco”.

Chapeau.

Ma dove viviamo, in un immenso stadio di calcio? Vogliamo dirlo ancora una volta, forte e chiaro, un bel basta? Basta, con le etichette. Destra, sinistra, komunisti, fasci. Basta, basta cazzate. L'unica divisione che ha senso fare è tra coloro che usano le mani e coloro che usano il cervello.

giovedì 29 maggio 2008

Piazza Almirante, 43

Gli pseudo-dibattiti sulla figura di Giorgio Almirante e sull'idea di concessione della grazia alla Franzoni, sono stati i temi maggiormente al centro della discussione durante la Zanzara di ieri. Non proprio piatti da gourmet, ma questo è quel che passa il convento in questi giorni.

Partiamo da Almirante. Si parla del fu leader del MSI in quanto il neo sindaco di Roma, Alemanno, ha intenzione di dedicargli una strada (a lui e ad altri leader politici scomparsi). Che si può dire se non che è incredibile... Non tanto l’idea, discutibile, di omaggiare Almirante, ma, il fatto che, tra tutti i problemi che ci sono, Alemanno spende energie occupandosi di toponomastica, scatenando dibattici che magari sarebbero adatti a ravvivare una serata tra amici in pizzeria ma non possono far perdere tempo al parlamento.

Fin qui la mia opinione coincide in sostanza con quella di Cruciani. Io però faccio anche un passo ulteriore, osservando che, da indizi di questo genere, si percepisce come Alemanno sia un personaggio dal profilo politico non proprio altissimo. Tra me e me lo chiamo il Rutelli della destra, ma, a parte questo, mi sforzo di vedere il lato positivo: almeno non è un ministro della Repubblica.

Passiamo al dibattito sulla grazia alla Franzoni, sollevato da un articolo di Liberazione (notare che è solo un pourparler, non siamo di fronte ad un’ipotesi realistica). Cruciani si è detto contrarissimo all’idea, ma senza motivatare in dettaglio. Io anche sono contrario, ma non per animosità, o brama di vendetta, o mancanza di pietà nei confronti della signora Franzoni.

Molto più semplicemente, il solo immaginare di concedere la grazia ad una persona che è stata appena condannata in via definitiva è un insulto al sistema giudiziario. Magari tra qualche anno ci si può ragionare. Ma non ora. Se, ipoteticamente parlando, si volessero far prevalere nell'immediato sentimenti di pietà verso la Franzoni di stare insieme ai suoi figli, si propongano piuttosto gli arresti domiciliari. Non certo la grazia.

In chiusura, piccola frecciatina a Cruciani: ma una domandina all'avvocato Taormina (ospite alla Zanzara di martedì), sul nome del vero assassino di Cogne, non ci stava? Almeno un indizio, che so, le iniziali, il sesso, se porta il cappello o gli occhiali… :-)

mercoledì 28 maggio 2008

L'anima del pistolero

Interessante, anche se non certo inedito, il tema dominante della Zanzara di ieri. Partendo dai fatti di Fucecchio, dove un imprenditore ha ucciso un ladro che si era introdotto in casa, si è discusso su cosa possa rientrare nella sfera della legittima difesa e su cosa no.

Non è semplice ricostruire l’esatta opinione di Cruciani in proposito, in quanto egli ha sparso vari mini-commenti qua e là lungo tutto l’arco della trasmissione. Tuttavia, credo che una buona sintesi generale, riferita ad un ipotetico scenario analogo a quello di Fucecchio, possa essere la seguente:

Senza arrivare a dire che, indipendentemente da tutto, una persona può, in casa propria, sparare legalmente un numero indefinito di colpi contro uno sconosciuto sorpreso ad essersi illecitamente introdotto, nel momento in cui, dalle indagini e dai rilievi degli inquirenti, risulta chiaro che lo sparatore ha agito per proteggere la propria incolumità, e tenendo conto del fatto che chi viola una proprietà privata lo fa conscio di incorrere nel potenziale pericolo dato della reazione del proprietario, l’iter giudiziario che lo sparatore si ritrova poi a dover subire dovrebbe essere snellito, per non dire azzerato.

Messa così, condivido il concetto. Però, sarebbe stato meglio se un paio di elementi fossero stati approfonditi e precisati con maggiore chiarezza. Ci provo io.

Facciamo un esempio, non riferito ad alcun caso reale. Il proprietario di una casa sorprende un ladro. Gli spara e lo colpisce ad una gamba impedendogli la fuga. Domanda: è legittimo, anche se in preda allo shock, alla paura, alla rabbia, al desiderio di rivalsa, che il proprietario spari ulteriormente al ladro dandogli il colpo di grazia?

Naturalmente no. Sarebbe un omicidio. Potrà sembrare banale, ma questo genere di esempi va fatto. Altrimenti c’è il rischio che, volenti o nolenti, passi un messaggio di autorizzazione all’uso delle armi in casa propria senza alcun limite. Come conseguenza, il numero di armi in circolazione nella abitazioni private aumenterebbe a dismisura, con rischi (incidenti, bambini che si sparano per sbaglio) molto superiori ai potenziali benefici (autodifesa).

Se c’è un punto cu cui l’Italia non ha nulla da imparare dagli Stati Uniti è la diffusione delle armi da fuoco. Non siamo, e non dobbiamo diventare, un paese di pistoleri.

Secondo elemento da chiarire. Per quanto detto sopra, complimentarsi ed assolvere moralmente, a prescindere, chi difende la propria proprietà sparando (come hanno fatto in molti ieri, commentando i fatti di Fucecchio), è sbagliato.

E’ doveroso, invece, che la dinamica dei fatti, in episodi di questo genere, venga accuratamente verificata. Bisogna sempre aspettare l’esito delle indagini ed avere fiducia nella qualità del lavoro degli inquirenti e della polizia scientifica. Sotto questo punto di vista, l’avviso di garanzia per omicidio volontario per chi uccide un ladro in casa propria è un atto dovuto che non deve scandalizzare. Mica è una condanna!

Rimane il fatto, però, che se l’esito delle verifiche avvalora la tesi della legittima difesa, allora tutto dovrebbe finire lì, senza alcun rinvio a giudizio.

Tornando al caso di Fucecchio, è stata o no legittima difesa? Probabilmente sì, ma tenendo conto che il ladro è stato colpito alla schiena da numerosi colpi, è impossibile esserne certi. Gli unici che potranno rispondere alla domanda sono gli inquirenti. Tutto il resto è inutile chiacchiericcio.

martedì 27 maggio 2008

Parole vuote, presenze impalpabili

Posso dirlo? Dell'emergenza rifiuti a Napoli non se ne può più. Sono mesi e mesi che si fanno e si ripetono in continuazione gli stessi discorsi, il che mi annoia a morte. Preferirei piuttosto altre cento puntate consecutive su Travaglio, Schifani, Rete4, Europa7, e il conflitto di interessi.

Tuttavia, qualche annotazione su quanto detto alla Zanzara di ieri vale la pena farla.

Cruciani ha fatto ascoltare alcune parole di Veltroni e D’Alema, i quali, in riferimento alle proteste della gente di Chiaiano che contesta l’idea dell'apertura di una discarica, in sostanza dicono: “Le leggi vanno rispettate, ma bisogna evitare l’uso eccessivo della forza”.

Per Cruciani queste parole sono discutibili, in quanto “non significano nulla”. Anch’io le trovo discutibili, ma per un motivo leggermente diverso: sono vuote. Non insignificanti, non sbagliate, ma inutili. Evidentemente, pur di dire qualcosa "di sinistra", al fine di dare una parvenza di forza all'opposizione, ci si appiglia all'atavico timore del manganello.

In realtà, devo dire, io non ce la vedo la polizia pronta a menare fendenti su persone inermi, anziani tremolanti e donne incinte. Situazioni vergognose stile Bolzaneto non credo siano ipotizzabili, lo scenario di Napoli è diverso.

Siccome io sono un fissato dell’approccio propositivo ai problemi (per capirsi, a mio avviso bisognerebbe astenersi dal denunciare con enfasi la presenza di un problema senza avere in tasca un’idea di soluzione), vorrei dire a Veltroni e D’Alema che sarebbe stato meglio se essi, oltre a raccomandare prudenza sull’uso della forza, avessero poi specificato proposte dettagliate volte a minimizzare le possibilità che scenari violenti si concretizzino. Qualcosa del tipo:

- Diramare seri preavvisi di sanzioni amministrative (dell‘ordine di migliaia di euro) e penali (processo e carcere) per che blocca le strade, costruisce barricate, ecc. Non bastano i vaghi accenni in conferenza stampa, bisogna andare sul luogo con il megafono.

- Diramare avvisi che preannunciano l’uso di telecamere allo scopo di identificare, anche in un secondo momento (quindi non necessariamente in flagranza), e perseguire le persone che si rendono responsabili di atti illegali.

- Responsabilizzare in misura molto maggiore le autorità locali, le quali, anche se malvolentieri, di fronte a decisioni di interesse strategico dello Stato devono rispondere come Garibaldi, “Obbedisco”, fungendo da mediatori con le comunità locali, e non mettersi a fare i capipopolo della contestazione.

Giusto una precisazione, prima di chiudere. Il problema numero uno, secondo me, è che i manifestanti non hanno ben chiaro in testa quelle che possono essere le conseguenze penali delle loro azioni. Forti del fatto di averla sempre fatta franca, si ritengono intoccabili. Qualcuno deve far capire loro che si sbagliano.

E questo qualcuno non risponde certo al nome di Veltroni, o di D’Alema. Colui che dovrebbe metterci la faccia, iniziando a fare seriamente la voce grossa, si chiama Roberto Maroni, che di mestiere fa il Ministro dell’Interno. No so cosa ne pensate voi, ma secondo la mia impressione, la presenza di Maroni nella vicenda Napoli, almeno finora, è impalpabile.

domenica 25 maggio 2008

Nuclearista non-convinto

I sei minuti di intervento dell’economista Alberto Clò, durante la Zanzara di venerdì 23 maggio, sono stati i migliori della settimana per quanto riguarda la trasmissione di Giuseppe Cruciani.

Giusto nell’ultimo post chiedevo che il tema del nucleare venisse approfondito con un approccio adeguato, che non è certo quello del tifoso pro o contro. E’ di veri esperti che abbiamo bisogno, di luminari che esprimano un’opinione non solo con cognizione di causa, ma anche con grande realismo e concretezza.

Alberto Clò corrisponde esattamente a questo profilo. Ne è quasi un archetipo, oserei dire. Quindi applausi scroscianti a Cruciani per averlo invitato. Per chi se lo fosse perso, nel seguito del post farò una breve sintesi dell’intervento del prof. Clò, almeno per come l’ho capita io.

Clò si è definito un “nuclearista convinto”, di vecchia data, ma ciò nonostante, ha trovato un po’ affrettato e superficiale l’annuncio del ministro Scajola (secondo il quale le prime pietre delle nuove centrali saranno posate entro il 2013). Avrebbe fatto meglio a limitarsi ad una forte dichiarazione di intenti, senza promesse che “creano illusioni”.

Non che l’idea del ritorno al nucleare sia sbagliata in sé, anzi. Bisogna però tenere conto del fatto che, posto che è impensabile che lo Stato si accolli integralmente i costi di costruzione e mantenimento, non sarà facile attirare l’interesse dei potenziali investitori. La storia recente, infatti, insegna che, salvo rare eccezioni come la Finlandia, nel contesto attuale si fanno sempre meno investimenti sul nucleare, una fonte di energia che, al contrario di altre (ad esempio il gas), il mercato giudica “non conveniente”.

Sarà pertanto fondamentale che il governo concentri ogni sforzo per mettere in atto “politiche di regolazione che rendano conveniente l’investimento sul nucleare”, e cioè: “si diano certezze sui processi autorizzativi, si fissino gli standard di sicurezza, si individuino i siti adatti, inclusi quelli per lo stoccaggio delle scorie”.

Insomma, servono studi, progetti, programmi precisi. Anziché pavoneggiarsi in pubblico alimentando illusioni, il governo pensi a lavorare sotto traccia consapevole delle enormi difficoltà, sia economiche che logistiche, che si troverà ad affrontare. Per gli annunci roboanti, una volta sciolti tutti i nodi, ci sarà tempo in futuro.

Fine del resoconto sulle parole di Clò. Molto interessante, non trovate? Io sì, tanto che ora riesco ad inquadrare un po’ meglio la mia posizione sul tema energetico: da oggi sono ufficialmente un nuclearista non-convinto.

venerdì 23 maggio 2008

La linea Maginot

L’intento del governo di riprendere la via del nucleare e l’emendamento salva-Rete4 sono stati i temi dominanti della Zanzara di ieri.

Sul nucleare confesso che non ho un'opinione netta, e inoltre temo che la discussione possa presto scadere ai livelli del tifo pro e contro. Pertanto rivolgo a Cruciani il medesimo invito che espressi quando poco tempo fa si parlava di inceneritori: non si diano giudizi basati su impressioni estemporanee, ma si approfondisca invece il tema ascoltando o divulgando il parere di diversi luminari della scienza, citando articoli di giornale, interviste, ecc.

Su Rete4, la questione, come sostiene Cruciani è giuridicamente molto complessa. Il conduttore della Zanzara ha fatto notare ieri a inizio trasmissione che “non è vero che la corte di giustizia europea ha affibbiato all’Italia una sanzione di 350000 euro al giorno, addirittura retroattiva dal primo gennaio 2006”. Successivamente, però, con l’intervento del giornalista del Sole, Marco Mele, si è capito che tale sanzione non è un parto della fantasia di qualcuno. Semplicemente, la multa ad oggi non è effettiva, ma lo potrebbe potenzialmente diventare nel momento in cui la procedura di infrazione (avviata dall’unione europea) attualmente in corso dovesse concludersi con una sentenza definitiva sfavorevole.

Il punto che voglio fare è che non v’è alcuna certezza che la procedura di infrazione si concluda con l’archiviazione, cosa su cui invece Cruciani sembra scommettere. E’ una scommessa un po’ ardita, se posso permettermi, perché se va persa a pagare saranno i contribuenti.

Vorrei poi aggiungere che secondo me è profondamente sbagliato associare in modo diretto la vicenda Rete4 e con il tema del conflitto di interessi sull'informazione. Un conto è chiedere il rispetto di una direttiva europea evitando una potenziale pesante sanzione. Un altro conto è affrontare il tema di una nuova legislazione che regoli la comunicazione televisiva. Forzare un legame tra i due temi è solo strumentale.

Ciò che intendo sottolineare è che se l'accanimento contro Emilio Fede è esagerato (nessun giornalista in un paese libero è un "pericolo", non lo è Fede e men che mai lo è Travaglio), allo stesso modo è esagerata, oltre che incomprensibile, questa linea Maginot che su Rete4 è stata edificata dal centrodestra, manco Berlusconi ponesse le basi della sua forza sull'esistenza del TG4 (ridicolo).

Per chiudere: a mio avviso, questa di Rete 4 è prettamente una questione di soldi pubblici. Come Alitalia, per capirsi. Il conflitto di interessi è tutta un'altra storia, del tutto slegata, molto più ampia, che andrebbe affrontata con l’approccio del dialogo puntando al 2012/2013 come data obiettivo per una soluzione condivisa.

giovedì 22 maggio 2008

Interesse strategico nazionale

I provvedimenti varati dal primo consiglio dei ministri operativo, svoltosi a Napoli, sono stati al centro dell’attenzione alla Zanzara di ieri: taglio dell'ICI, detassazione degli straordinari, emergenza rifiuti, pacchetto sicurezza, e, a sorpresa, facilitazioni sulla ristrutturazione dei mutui.

Pur facendo trasparire le sue impressioni, Cruciani è stato piuttosto soft nei commenti, senza manifestare sui singoli punti particolare entusiasmo o dissenso. Non mi è agevole controcommentare in tale situazione, ma ciò nonostante voglio provarci lo stesso :-)


Abolizione ICI

Cruciani già in precedenza si era dichiarato d’accordo con l’articolo del prof. Giavazzi (Federalismo a singhiozzo) sul Corriere del 18 maggio. In pratica, Giavazzi dice che tagliare le tasse è una gran bella cosa, ma cominciare proprio dall’ICI, l'unica imposta italiana veramente federalista, è inopportuno. Sono d'accordo anch'io, e mi chiedo: non sarebbe stato meglio, sotto ogni punto di vista, abolire il canone Rai? A naso, il costo per lo Stato non sarebbe stato molto diverso.


Detassazione straordinari

Anche qui “molti dubbi” di Cruciani sul fatto che detassare gli straordinari sia un’iniziativa “incisiva e decisiva”, anche se comunque essa rimane un “segnale importante”. Trovo il commento un po' "cerchiobottista". Sarebbe stato più utile far notare come, a detta di molti, questo provvedimento vada più a beneficio delle imprese che non dei lavoratori. Non che ci sia qualcosa di terribile in questo, sia chiaro. Basta dirlo.


Ristrutturazione dei mutui

Su questo tema, Cruciani è un po’ andato nel pallone, ma non gliene faccio una colpa. Non erano ancora disponibili informazioni precise sulla modalità di rinegoziazione, e quindi era impossibile esprimere un parere circostanziato. L’impressione è che il governo sia voluto andare incontro (o almeno darne l’immagine) a chi era con l’acqua alla gola per via delle rate, ma è importante far passare il messaggio che, in termini assoluti, al momento della definitiva estinzione, il titolare del mutuo che avesse aderito al nuovo sistema non si ritroverà ad aver dato meno soldi alla banca.


Pacchetto sicurezza

Cruciani ha osservato come sulle nuove norme ci sia una “concentrazione sulle questione extracomunitari”, che va oltre l’introduzione del reato di immigrazione clandestina. Invece, contrariamente alle attese e agli auspici, “non ci sono aumenti sui minimi di pena per certi reati” (indipendentemente da chi li commette, italiani o immigrati), “niente stretta sulla legge Gozzini per i recidivi”, “niente revisione del sistema di patteggiamento”.

Siccome condivido in pieno, avrei trovato calzante in fase di commento l’uso dell’aggettivo "deludente". Questo pacchetto sicurezza è deludente, e per la cronaca, a mio avviso, lo è anche sul fronte immigrazione, a proposito del quale consiglio a tutti la lettura dello splendido articolo di Tito Boeri (Una norma pericolosa) su Repubblica di mercoledì 21 maggio.


Emergenza rifiuti

Le decisioni più forti, come giustamente fatto osservare da Cruciani, non sono quelle sui mutui, ma quelle sull’emergenza rifiuti a Napoli. I siti delle nuove discariche diventano aree di interesse strategico nazionale (in sostanza, aree militari) protette dalle forze armate. Chi violerà tali aree, o darà luogo ad azioni di intralcio, verrà arrestato e andrà in galera.

Anche se non con toni enfatici, Cruciani ha espresso apprezzamento per il “grande decisionismo”. Condivido (che alternative ci sono?), ma non posso fare a meno di chiedermi: cosa capiterà se venissero ugualmente organizzate manifestazioni di protesta con il coinvolgimento di migliaia di persone? Voleranno proiettili? Credo valga la pena approfondire ulteriormente questi potenziali scenari prima che diventino realtà.

mercoledì 21 maggio 2008

Pride (In The Name Of Love)

Non c’è stato un tema dominante alla Zanzara di ieri. Il tempo è stato più o meno equamente diviso tra spazzatura napoletana (ce ne libereremo mai?), pacchetto sicurezza (se ne parlerà meglio stasera, credo), querelle inceneritori (bellissima la lettera di Veronesi a Grillo), e dichiarazioni del ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, sul gay pride. Ed è proprio quest’ultimo l’argomento sul quale vorrei soffermarmi.

Due righe di riassunto. La Carfagna in sostanza dice: niente patrocinio del ministero per il gay pride nazionale. Innanzi tutto perché gli omosessuali non sono discriminati, e poi perché tale manifestazione ha lo scopo di rivendicare il riconoscimento ufficiale delle coppie omosessuali, magari equiparate ai matrimoni, cosa che il governo non condivide.

Di seguito sintetizzo l'opinione di Cruciani: si patrocinano tante manifestazioni, perché non patrocinare anche il gay pride? Non farlo è politicamente sbagliato. E’ vero però che non c’è discriminazione verso i gay, i quali, in linea generale, si possono considerare integrati nella società.

Curiosamente, io la penso esattamente all’opposto rispetto al conduttore della Zanzara: secondo me non c’è ragione che il governo sponsorizzi il gay pride nonostante ci sia ancora discriminazione e l’integrazione sia insufficiente.

Andiamo con ordine, e cominciamo dal patrocinio al gay pride da parte del ministero. Secondo me non ci deve essere, ma non certo per le ragioni espresse dalla Carfagna. Il punto è che se il gay pride fosse organizzato come un convegno dove si discute serenamente e proficuamente del tema omosessualità, allora sarebbe una cosa seria (da patrocinare). La carnevalata per le strade, invece, è solo esibizionismo, che non serve a nessuno

Passiamo alla discriminazione. Cruciani sottolinea che tale parola ha un significato ben preciso: significa “non ottenere un posto di lavoro, essere esclusi da una graduatoria, ecc.”. Cruciani, cioè, si sofferma sul piano legislativo. Bene, rimaniamo pure su tale piano. Il fatto che due persone dello stesso stesso, legate da vincoli affettivi, non possano, per legge, formalizzare il loro rapporto in un’unione civile riconosciuta dallo stato non è forse inquadrabile come discriminazione? Secondo me , e, sebbene non sia certo un'emergenza nazionale, tale discriminazione rimane un fatto vergognoso.

Leggi a parte, esiste poi un piano esistenziale che non va sottovalutato. Quando Cruciani minimizza, dicendo che “c’è integrazione”, secondo me sbaglia. Come ha spiegato bene l'ascoltatore Ignazio in diretta, maldicenze, isolamento sociale, pregiudizi, sono ancora all'ordine del giorno. Se è vero che passi avanti rispetto al passato sono stati fatti, siamo ben lontani da un livello di integrazione paragonabile a quello presente negli USA.

Per chiudere, una nota di colore. E’ curioso che, oltre a quella di Marco Travaglio, sulla Zanzara aleggi perennemente la figura di Filippo Facci, il quale viene menzionato almeno una volta quasi ogni puntata.

Non che io ci trovi niente di male, sia chiaro. Solo vorrei suggerire a Cruciani di non limitarsi a dire, su un certo argomento, “la penso come Filippo Facci”, senza poi spiegare, anche solo in due parole, il Facci-pensiero (mica tutti hanno sempre presenti i punti di vista dell’opinionista del Giornale e del Riformista, no?). Ieri è successo - e non è la prima volta - mentre si disquisiva sulla competenza della Carfagna. Per la cronaca, Facci sostiene che la Carfagna non è qualificata per il ruolo che le è stato assegnato.

Ad ogni modo, per chi, come me, prova interesse nel leggere tutti gli articoli di Facci (raramente ne condivido i contenuti, ma, come ho detto ripetutamente, amo soffermarmi su cose che non mi piacciono perché mi fanno riflettere), consiglio di visitare periodicamente il sito web Macchianera.

martedì 20 maggio 2008

Né un'aggravante, né una scusante

Riferendosi a come governo e giornali stanno trattando la cosiddetta "emergenza Rom", ha senso, come ha fatto il vignettista Vauro, parlare di “nazismo”, di “pogrom”, e citare Brecht? Deluderò alcuni dei miei lettori abituali, ma la penso come Cruciani, che ne ha parlato alla Zanzara di ieri: no, non ha senso.

Con questo non intendo sostenere che non ci sia nulla da ridire sul tema (e nel seguito entro in dettaglio). Dico solo che fare accostamenti con il nazismo è il metodo sbagliato di approcciare la questione, in quanto tale approccio è puramente ideologico e per nulla concreto. Per capirsi, ha ragione da vendere, secondo me, il sindaco di Salerno quando dice: “Il modo migliore per combattere il razzismo è garantire l’ordine pubblico e la sicurezza. I migliori alleati del razzismo sono quelli che parlano contro il razzismo e non fanno assolutamente niente”.

In buona sostanza, così come è assurdo fare di tutta l’erba un fascio, è anche assurdo ipotizzare che si debba chiudere un occhio su comportamenti illegali in nome della diversità culturale. Deve assolutamente passare un principio che appare ovvio, ma che a quanto pare per qualcuno ovvio non è: chi delinque va punito. Punto. L’appartenenza ad una diversa nazionalità o etnia non deve essere né un'aggravante né una scusante.

Detto questo, e sgombrato il campo da riferimenti a pogrom e nazismo, che non c’entrano nulla, rimane comunque lo spazio per alcune considerazioni critiche verso governo e media.

Cominciamo con il dire che l’istituzione del commissario straordinario all’emergenza rom è stata una scelta davvero infelice, come Cruciani stesso ha giustamente ribadito più volte. Si è trattato di un gesto demagogico che da un lato ha l’effetto di titillare certi sentimenti xenofobi di una parte (penso e spero marginale) della popolazione, e dall’altro presta al fianco ad interpretazioni eccessive nel senso opposto, stile Vauro.

Poi, a proposito di quel presunto tentato rapimento di una bambina a Napoli, ad opera di una nomade, vorrei proprio sapere se qualche giornale ha approfondito la vicenda. Cosa ha dichiarato la nomade agli inquirenti? Qualcuno ha intervistato il suo avvocato, sempre che ce l’abbia?

E ancora: a che punto sono le indagini (ammesso che si stia seriamente indagando) per trovare i responsabili del raid al campo nomadi di Ponticelli (Napoli)? Perché nessun giornale se ne interessa facendo pressione agli inquirenti?

Per chiudere, un’ultima considerazione. Fatto 100 il livello di criminalità in Italia, in che misura esso è afferibile ai Rom? Ci sono statistiche? Io azzarderei un 1%, ma probabilmente è meno. Non mi capacito, pertanto, di tutta questa attenzione mediatica verso i Rom nel loro complesso. Capisco la necessità di sintetizzare le notizie in titoli a effetto, ma prendere una piccola fetta della torta criminalità, e dare a questa fetta il nome di "emergenza Rom", secondo me non è buon giornalismo.

sabato 17 maggio 2008

L'uomo bionico

Zanzara di venerdì 16 maggio, parole di Cruciani: “C’è un problema riguardante la televisione, che diffonde un messaggio molto più forte rispetto a un libro”.

Ah, ecco.

Questa me la segno di volata. Potrei disquisire a lungo su tale frase, e voi sapete benissimo su chi e su cosa. Ma non lo farò. Non oggi. Magari un’altra volta, se Cruciani me ne darà l’occasione :-)

D’altronde, avevo già deciso di dedicare il post a Oscar Pistorius, il velocista sudafricano non "normodotato" che corre con delle speciali protesi al posto delle parti inferiori delle gambe. Come sapete (se ne è anche parlato brevemente alla Zanzara), egli ha vinto il ricorso al tribunale sportivo di Losanna ed è stato ammesso ai giochi olimpici di Pechino 2008.

Cruciani ha dichiarato di non condividere questa decisione, in quanto si viene a creare un precedente con impredicibili conseguenze. Sul piano giuridico-sportivo, Cruciani ha ragione, non v’è dubbio. Se si fanno passare gli arti artficiali, sarà difficile in futuro porre limiti ad un uso intrusivo della tecnologia. Si andrebbe a minare il concetto stesso di sport come sfida tra simili che gareggiano basandosi unicamente sulle proprie forze, senza nulla che possa essere considerato un aiuto.

Ma allora perché dentro di me provo una gioia così profonda?

Il fatto è che se ci spostiamo su un piano umano e morale, è impossibile non provare grande rispetto e ammirazione per quest’uomo straordinario, per questo emblema del coraggio che non si è arreso ad una terribile menomazione trovando invece le motivazioni per sconfiggere ogni convenzione.

Forse, senza passare per tribunali, si poteva ragionare fin dal principio su un'ipotesi di compromesso: la concessione a Pistorius, in via del tutto eccezionale, di una sorta di wildcard, un’autorizzazione a gareggiare fuori concorso sulla falsa riga di quanto avviene per certi film ai festival del cinema. Per quanto possa sembrare una pastetta all’italiana, questa soluzione da un lato avrebbe salvaguardato la pecularità dell’ideale di competizione sportiva tra pari, e dall’altro avrebbe consentito ad un atleta straordinario di coronare il suo sogno, e di impartire, al contempo, una indimenticabile lezione al mondo intero.

Ma ora, bene o male, le chiacchiere stanno a zero. Il tribunale di Losanna ha deciso: Oscar Pistorius, l'uomo bionico (*) a Pechino ci sarà. E per quel che mi riguarda, io farò il tifo lui.

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(*) Lo so che "uomo bionico" è una definizione semanticamente scorretta (non c'è elettronica nelle protesi di Pistorius), però mi piace lo stesso perché evocheggia il celebre telefilm degli anni '70.

venerdì 16 maggio 2008

La madre di tutte le domande

E’ piuttosto singolare il fatto che Giuseppe Cruciani, dopo aver sostenuto a lungo come al caso Travaglio/Schifani fosse stata data troppa inutile ribalta, sia poi lui stesso ad alimentare ulteriormente il dibattito, com’è successo alla Zanzara di ieri.

Vi devo confessare che mi prudono parecchio i polpastrelli… Ma ho fatto una promessa nell’ultimo post: almeno fino al prossimo scandalo, basta parlare di Travaglio. Quello che avevo da dire l’ho già detto.

Cosa mi rimane da aggiungere sulla Zanzara di ieri? Travaglio a parte, si è parlato quasi solo dei rom (che una volta si chiamavano zingari) e degli assalti con le molotov ad alcuni insediamenti nel napoletano. Cruciani ha definito tali azioni “vergognose” e “intollerabili”. Ovviamente condivido. “Il monopolio sull’uso della forza deve restare allo stato”, ha poi ancora affermato Cruciani. E’ una cosa sacrosanta che andrebbe ricordata più spesso.

Potrei finire il post qui, ma mi sembra di non aver detto nulla di rilevante. Mi prendo allora qualche riga di spazio per una considerazione di carattere generale che vorrei condividere con voi e con Cruciani. (Ne avevo già parzialmente parlato in un vecchio post, ma vorrei ribadire meglio il concetto.)

Pochi giorni fa in Cina c’è stato un terremoto di proporzioni apocalittiche, con oltre 50000 morti. Cinquantamila morti. Riuscite a farvene un’immagine nella mente? Eppure nei telegiornali questa notizia è già scivolata in coda, subito prima dello sport. Nei giornali, qualche mezza paginetta. Alla Zanzara, zero assoluto. Idem per il ciclone in Birmania.

Attenzione: se state pensando che con questa mia considerazione io voglia rivolgere una critica a Cruciani, vi state sbagliando di grosso. Non ci trovo nulla di anormale nel fatto che Cruciani abbia ignorato questo evento. Al pubblico della Zanzara interessano maggiormente le vicende della politica e dell’attualità italiana, con qualche salto occasionale nei fatti americani e dell’Europa occidentale, e non c’è nulla di sbagliato in questo.

Ma allora perché menziono il terremoto in Cina? Ci arrivo tra poco.

Domanda: cosa sarebbe successo se un analogo devastante terremoto fosse avvenuto negli Stati Uniti? Risposta: di 50000 morti americani si sarebbe parlato per settimane, per mesi. Perché è giusto: noi sentiamo gli Stati Uniti vicini a noi. Gli americani sono parte della nostra grande famiglia, prestiamo loro la massima attenzione.

Vengo al punto. Periodicamente accade che l’aquila di turno intervenga in trasmissione ponendo la madre di tutte le domande (sciocche), e cioè: perché si fanno tante manifestazioni contro le guerre americane e non si fanno manifestazioni sull’Iran, la Cina, o la Corea del Nord?

La prossima volta che ciò dovesse accadere, vorrei tanto che Cruciani, anziché limitarsi a borbottare qualche parola di critica verso il più becero anti-americanismo, dicesse qualcosa del tipo: non si manifesta contro la Cina per lo STESSO IDENTICO motivo per cui un terremoto che nel più grande paese asiatico fa 50000 morti finisce mediaticamente nel dimenticatoio in un battibaleno, contrariamente a quello che accadrebbe se un tale cataclisma avesse luogo in America. Il motivo è che la Cina, l'Iran e la Corea del Nord interessano poco agli italiani.

Solo per chiarire: non dico quanto sopra con l’intento di difendere l’anti-americanismo, nel quale io non mi riconosco. Il fatto è che etichette di anti-americanismo vengono talvolta distribuite con troppa facilità anche a chi si limita ad esprimere critiche sulla politica estera americana senza per questo avere in odio quella che si riconosce essere la più grande democrazia del pianeta. E questo è profondamente ingiusto.

giovedì 15 maggio 2008

Rospi da ingoiare

Anche oggi non resisto alla tentazione di fare un ulteriore, breve, accenno al caso Travaglio. Giuro che è l’ultimo (salvo sviluppi eclatanti). Nella seconda parte del post, e da domani in poi, parlerò d’altro, perché sono consapevole che tirare per le lunghe la vicenda diventa un esercizio stucchevole.

Nel suo primo articolo, Giuseppe D’Avanzo, molto lodato da Cruciani, ha parlato di “lettori inconsapevoli” e ha sostenuto che Travaglio “avvelena costantemente il metabolismo sociale”. In pratica, leggendo tra le righe, si coglie questo senso: Travaglio (non importa se intenzionalmente o meno, con biechi secondi fini o meno) travia le menti innocenti di parte degli italiani, le obnubila, le manipola.

Io mi sforzo, ma non vedo differenze concettuali con quanto dichiarava poche settimane fa il regista Bertolucci, giustamente criticato da Cruciani, a proposito degli italiani “anestetizzati” dalle TV di Berlusconi. Se l’impostazione di Bertolucci era da respingere, analogamente non può che esserlo anche quella di D’Avanzo.

Insomma, per coerenza, un piccolo distinguo almeno su questo passaggio del ragionamento di D’Avanzo me lo sarei aspettato da parte di Cruciani. Va bene criticare il giornalismo di Travaglio, tutto legittimo, ma alla fin fine quella di Travaglio rimane solo una voce tra le tante, che per quanto alta si possa levare, non inciderà mai più di quanto possa fare uno scalpello su una montagna. I metodi di Travaglio possono essere definiti "discutibili" (non da me), ma non possono essere definiti "pericolosi".

Con Travaglio finisco qua. Alleluia!

Passo allora alla Zanzara di ieri, nella quale si è parlato in vari momenti di opposizione parlamentare. Cruciani ha criticato Antonio Di Pietro perché troppo rigido e fissato sull’anti-berlusconismo, ma a tale considerazione non ha fatto seguito, da parte del conduttore della Zanzara, neppure un particolare apprezzamento per l’approccio, profondamente diverso, dell'altro leader di opposizione, Walter Veltroni.

Io invece desidero elogiare il leader del PD. Per me questa deve essere una stagione fondata sul dialogo, e per quanto pensi che Di Pietro su molti punti abbia ragione da vendere, volenti o nolenti è giunto il tempo di ingoiare qualche rospo e di scendere a patti con il "nemico", anche tenendo conto del fatto che, a sua volta, il "nemico" sembra animato, in questa legislatura, da intenti lodevoli.

Cruciani ha poi anche detto che da molti anni non si registra l’esistenza di una opposizione “vera, ferma, decisa, sulle cose concrete”. Probabilmente è vero, ma aggiungo che questa assenza, a mio avviso, è stata provocata dal fatto che anche i governi che si sono succeduti non sono stati fermi e decisi sulle cose concrete. Per coniare uno slogan, ogni governo ha l’opposizione che si merita.

mercoledì 14 maggio 2008

Colpirne uno per educarne cento

Supponiamo che vi dicessi: siccome Renato Brunetta ha detto “colpirne uno per educarne cento”, egli è un terrorista. Punto.

Se dicessi quanto sopra seriamente (ovviamente non sono serio, in realtà), cosa pensereste di me? Non oso immaginare.

Ebbene, molti dei commenti preliminari (inclusi quelli di Cruciani alla Zanzara di lunedì 12 maggio) alle parole di Marco Travaglio su Renato Schifani a Che tempo che fa erano esattamente dello stesso tenore di quello mio, volutamente paradossale, su Brunetta: siccome Travaglio accosta Schifani alla mafia, egli è un mistificatore. Punto.

E’ questo il nocciolo della questione, o almeno è questo il mio nocciolo della questione che io sto ponendo. Che non è se Schifani sia o no un mafioso (non lo è), ma è invece: è giusto o no che, grazie a Travaglio, si parli, si discuta, si approfondisca, si chieda chiarimenti su ombre che aleggiano su una persona che non è un cittadino qualunque, ma la seconda carica dello Stato?

Quello messo in piedi da Travaglio è un processo alle intenzioni, come lo ha definito Cruciani? Può darsi, ma io insisto sul fatto che sopra un’alta carica dello Stato (non direi lo stesso per un comune cittadino) non ci devono essere nubi, e pertanto si devono serenamente accettare anche i processi alle intenzioni. Se c’è qualcosa da chiarire, semplicemente lo si chiarisca. Non si insabbi.

A togliere le castagne dal fuoco ai “detrattori di Travaglio a prescindere” ci ha pensato il giornalista di Repubblica (“e dico Repubblica”, Cruciani dixit), Giuseppe D’Avanzo, che, in un suo interessantissimo articolo ha avuto la grazia di entrare nel merito della vicenda, dando una diversa interpretazione dei fatti che lo ha portato a diverse conclusioni, con conseguenti argomentate critiche a Travaglio.

Premesso che non condivido il giudizio che D’Avanzo dà sulla qualità e sugli effetti del giornalismo di Travaglio (definito “agenzia del risentimento”), sapete cosa vi dico? Viva Giuseppe D’Avanzo! Così come vorrei ci fossero mille Travaglio, vorrei ci fossero anche mille D’Avanzo, che nel controbattere una tesi non si limitano al tono liquidatorio, ma analizzano, dettagliano, vanno a fondo delle cose e rispondono punto per punto.

Mi fa davvero sorridere che Cruciani, sia privatamente con me che poi in radio, alla Zanzara di ieri, abbia citato l’articolo di D’Avanzo (dimenticandosi però, in radio, della critichina finale che D’Avanzo comunque rivolge anche a Schifani. Nota: con questo non voglio sottintendere alcuna malafede da parte di Cruciani) usandolo come una clava per dire “ecco, beccati questo, leggi queste sante parole e impara”.

Sono io che uso D’Avanzo come clava (metaforicamente) sulla testa di Cruciani, perché io mi aspettavo che fosse lui stesso, Cruciani, a elaborare una controanalisi approfondita quanto quella di D’Avanzo, anziché galleggiare sull’approccio liquidatorio, gongolando per i “pezzo di merda” che Travaglio si è preso da Sgarbi.

Marco Travaglio, nella sua risposta a D’Avanzo (il quale, per la cronaca, ha contro-risposto), ironizza sulla “lezione di giornalismo” che D’Avanzo gli ha regalato. Secondo me, indirettamente e senza volere, la vera lezione di giornalismo D’Avanzo l’ha in realtà impartita ai tanti commentatori che trattano Marco Travaglio con sufficienza, supponenza e arroganza, rifiutandosi di entrare nel merito delle questioni poste sul tavolo e dando per scontati intenti biecamente diffamatori.

In un post passato avevo accennato al fatto che Marco Travaglio, in termini di efficacia e di capacità comunicativa, ha molto da insegnare. Ma, come detto sopra, c'è molto da imparare anche da Giuseppe D'Avanzo. E dei tanti opinionisti che farebbero bene a prendere qualche ripetizione da quest'ultimo, ne voglio menzionare solo uno: Giuseppe Cruciani. Colpirne uno per educarne cento.

martedì 13 maggio 2008

L’avvelenatore di pozzi

Sapete che mi piacciono le metafore calcistiche, ma stavolta ve ne voglio offrire una tennistica. Alla Zanzara di ieri, dove si è parlato della querelle Travaglio/Schifani (vedi anche post di ieri), Giuseppe Cruciani ha servito tante di quelle palle alte che andare a punto con degli smash è stato davvero un gioco da ragazzi. Andiamo nel dettaglio.


SMASH n.1: muffe e lombrichi

Cruciani ha stigmatizzato Marco Travaglio per i suoi accostamenti tra Renato Schifani, la muffa e i lombrichi. Tutto giusto (stigmatizzo anch’io), ma se riflettiamo sul fatto che Cruciani, pochi giorni fa, non ha battuto ciglio di fronte agli “idiota” e ai “pezzo di merda” pronunciati da Sgarbi, viene francamente da sorridere. Come mi piace dire, la coerenza non è di questa valle. Mah!


SMASH n.2: accusa di mafia

Cruciani ha detto testualmente che Travaglio ha dato del mafioso o del colluso con la mafia a Schifani. Questo è FALSO. Effe, a, elle, esse, o. Travaglio ha sostenuto una cosa diversa, e cioè che in passato Schifani ha avuto amicizie e rapporti d’affari con mafiosi. Ognuno può trarre le conseguenze che vuole, da questo, ma perché dovrebbe essere vietato parlarne? Si può discutere su Schifani o è un intoccabile?

Se il neo presidente del Senato, anziché svicolare (cito le sue parole: “Fatti inconsistenti e manipolati che non hanno nemmeno la dignità per generare sospetti”), si degnasse di spiegare e di chiarire, tutto si risolverebbe. Per quel che mi riguarda, a me basterebbe che dicesse una cosa del genere: “Anni fa, sventuratamente ebbi frequentazioni che poi, in un secondo momento, ho capito essere inappropriate. Con quelle persone, oggi, non prenderei neppure un caffè per sbaglio”. Invece no. Si scava la trincea, si urla al complotto, all’agguato. Incredibile.


SMASH n.3: l’importanza della vicenda

Secondo Cruciani, alla querelle Travaglio/Schifani è stata data una ribalta eccessiva. Può darsi, ma di grazia, giusto per capire… Se non alla seconda carica dello Stato, a chi dovrebbe essere chiesta la più totale trasparenza? A chi? Pazzesco.


SMASH n. 4: l’11 settembre

Il colmo dei colmi si è raggiunto quando Cruciani ha paragonato le dichiarazioni di Travaglio su Schifani a quelle dei complottisti visionari che ritengono Bush l’artefice dell’11 settembre.

Un paragone assolutamente fuori dal mondo tra due scenari che non c’entrano nulla l’uno con l’altro. Neppure il peggior Vattimo, coi suoi campi di concentramento (ricordate la Zanzara di qualche mese fa?), avrebbe saputo produrre un accostamento così offensivo per l’intelligenza di chiunque. Velo pietoso.


Mi fermo qui con gli smash perché mi sembra di infierire.

Aggiungo solo più una cosa. Il grosso errore che commettono coloro che (legittimamente) sono detrattori di Travaglio, incluso Cruciani, è quello di rifiutarsi a prescindere di entrare nel merito delle questioni poste sul tavolo.

Invece, si sminuisce la persona, lo si definisce un diffamatore, uno che sputa sentenze. Si segue cioè la via della delegittimazione. Travaglio non è una fonte da cui attingere, ma un “avvelenatore di pozzi” (come lo ha gioiosamente definito Gasparri). Qualunque cosa dica Travaglio è male, è puro veleno.

Questo atteggiamento, manicheo a dir poco, se può essere compreso per l’elettorato tifoso, è invece, giornalisticamente, del tutto incomprensibile.

lunedì 12 maggio 2008

Uscire vincitori

Credo che alla Zanzara di stasera si parlerà in prevalenza delle dichiarazioni di Marco Travaglio a Che tempo che fa (parte 1, parte 2, e soprattutto parte 3) sul neo presidente del Senato Renato Schifani, e pertanto ho pensato di offrire la mia opinione scrivendo un post preventivo sul tema.

E’ stupefacente il fatto che le polemiche si siano concentrate sull’accenno alle amicizie particolari di Schifani, quando invece sono stati molto più gravi gli insulti pronunciati da Travaglio, e cioè gli accostamenti con la "muffa" e i "lombrichi".

Gli insulti sono inaccettabili. Punto. Non ci penso neanche a minimizzare; Travaglio ha sbagliato, abbassandosi al livello di Sgarbi, e non è scusabile. Un mese di squalifica anche per Travaglio.

Però Travaglio non ha detto che Schifani è un mafioso. Ha detto che ha avuto trascorsi con persone poi condannate per mafia, e che questo è documentato. Ciò ovviamente non rende affatto anche Schifani un mafioso, ma non capisco cosa ci sia di scandaloso nel chiedere conto dei fatti a Schifani, che è la seconda carica dello stato, sulla quale non ci devono essere ombre.

Negli Stati Uniti, basta che venga fuori una scappatina sessuale per provocare dimissioni. Clinton e stato umiliato in TV per aver infilato sigari in orifizi inappropriati. Cosa succederebbe mai ad un presidente USA o a una importante carica istituzionale americana se si sapesse che ha avuto amicizie o rapporti d’affari con criminali?

Facciamo una domanda più generale: qual è, esattamente, il mestiere di un giornalista che si occupa di politica? E’ doveroso o no che un giornalista scavi nel passato di un protagonista nella vita politica alla ricerca di possibili situazioni imbarazzanti? Secondo me sono cose che dovrebbero rientrare nel normale lavoro di un giornalista che vuole fare il suo mestiere con impegno.

Poi è chiaro che diventa anche una questione di interpretazione. Ai fatti, per quanto veri, si può dare un'interpretazione esagerata, manipolatoria, con l’intento di gettare fango. Se questo è il caso di Travaglio con Schifani, allora Schifani risponda non con divagazioni fuori tema (“si vuole minare il dialogo”, ma che c’entra?), ma con adeguate spiegazioni e chiarimenti, che sono certo potranno essere prodotti senza difficoltà.

Solo così, per quel che mi riguarda, il presidente del Senato uscirà pienamente vincitore da questa vicenda.

sabato 10 maggio 2008

L’estremista dell’intelligenza

L’intervento di Vittorio Sgarbi alla Zanzara di venerdì 9 maggio decisamente non è passato inosservato. E volendo essere un pochino sarcastici, per una volta, mi stupisco del fatto che Giuseppe Cruciani si sia stupito del fatto che molti ascoltatori si siano stupiti del fatto che Sgarbi sia stato allegramente ospitato alla Zanzara.

Vediamo se riesco a spiegarmi senza fraintendimenti e senza passare per un censore illiberale, cosa che mi vanto di non essere.

In circostanze normali, non ci troverei nulla di strano sul fatto che Sgarbi sia ospite alla Zanzara. Io personamente non lo apprezzo, ma bene o male mi rendo conto che egli è un personaggio interessante, mai banale, di quelli che, radiofonicamente parlando, contribuiscono ad arricchire il programma.

Però il fatto è che non siamo in circostanze normali.

L’atteggiamento che il critico d’arte ha tenuto durante la puntata di AnnoZero della settimana scorsa, con il torpiloquio e gli insulti pesantissimi rivolti a Marco Travaglio (ma poteva essere chiunque altro, sia chiaro) è apparso ai più inaccettabile, inqualificabile, imperdonabile.

Dargli subito ulteriore ribalta mediatica, così come se nulla fosse, è stato giudicato da molti, me compreso, inopportuno.

Mi chiederete: cosa avrebbe dovuto fare, allora, Cruciani? Trasformare l’intervista a Sgarbi in un interrogatorio? Sgridarlo come un maestro elementare farebbe con uno scolaro indisciplinato? Bacchettarlo pubblicamente in diretta? Naturalmente no, non è affatto questa la mia idea.

E neppure chiedo a Cruciani di depennare vita natural durante Sgarbi dalla lista dei potenziali ospiti. No, nessuna lista nera viene invocata.

Quello che chiedo è un mese di squalifica.

Lo so, suona ridicolo, ma pensateci: in tutti gli sport, se un giocatore si macchia di comportamento violento o se insulta un avversario o un direttore di gara, viene giustamente squalificato. Perché non applicare lo stesso principio, con le dovute proporzioni, al mondo dell’informazione?

Se un protagonista della vita pubblica trascende e si lascia andare a comportamenti censurabili, venga punito da un immaginario giudice supremo. Venga "squalificato". Gli sia negata (non per legge, ma per iniziativa autonoma dei media) la ribalta mediatica per un breve e fissato periodo di tempo.

Questo è ciò che vorrei. Vittorio Sgarbi nell’oblio per un mese. Poi che torni pure a fare l’estremista dell’intelligenza (come lo ha argutamente etichettato Gasparri) in tutte le TV e in tutte le radio, sperando che abbia realizzato come sia il caso di smettere di fare anche l’estremista della volgarità.

venerdì 9 maggio 2008

Verità assolute

Dopo la solita carrelata di notizie, la Zanzara di ieri ha avuto un’inizio complicato con un paio di ascoltatori che volevano solo fare polemica senza alcun costrutto. Vorrei dare un consiglio a chi mi legge: se non condividete opinioni/atteggiamenti del conduttore Giuseppe Cruciani (a me capita spesso), esprimete il vostro dissenso con modi civili e argomentando, senza scadere in inutili sarcasmi. E’ davvero l’unico modo per sperare di "spuntarla" in qualche circostanza.

Detto questo, vorrei fare qualche commento sparso sui tanti temi interessanti toccati ieri.

Nei primi minuti di trasmissione, Cruciani ha segnalato le parole del sindaco di una cittadina veneta che se l’è presa con lo scrittore Federico Moccia e il suo libro "Tre metri sopra il cielo" a causa della presenza di alcuni brani con descrizioni esplicite di atti violenti. Cruciani a stento tratteneva le risate. Io scuotevo la testa mormorando “ma come si fa?”.

Ma possibile che la capacità di analisi sociologica di certa gente sia ancora così limitata? Un tempo, l’origine del male erano i cartoni animati giapponesi. Poi venne la musica hard-rock, ispirata dal diavolo in persona. Adesso, incredibilmente, la radice della violenza starebbe nei libri di Moccia, che se ha una sola colpa è quella di aver riempito i ponti di ogni città con migliaia di stramaledettissimi lucchetti. Stendiamo un velo pietoso e passiamo oltre.

Il conduttore della Zanzara ci ha poi resi partecipi della polemica tra Gad Lerner e il sindaco di Venezia Massimo Cacciari a proposito dell'importanza o meno delle statistiche sulla criminalità secondo le quali la situazione è migliorata rispetto agli anni scorsi e rispetto agli altri paesi.

Cacciari, con il plauso di Cruciani, delle statistiche “se ne frega”, perché quello che conta è la percezione della cittadinanza. In parte anch’io capisco la visione di Cacciari, però andava sottolineato con maggior enfasi che la percezione è anche figlia di una certa stampa che sull’accentuazione della paura ci ha un po’ marciato, più per moda che non per torbide finalità politiche.

Non fraintendete, non mi sogno lontanamente di dire che l’Italia sia un paradiso. Dico solo che la situazione criminalità, micro e macro, per me non è peggiore di quanto non sia sempre stata in precedenza. Solo che ora parlarne è di moda. Purtroppo, il fatto è che in passato il tema sicurezza non è mai stato affrontato con la dovuta fermezza. Vedremo se le ora le cose cambieranno. Io non sono ottimista, ma sarò felice di sbagliarmi, nel caso.

Veniamo al giuramento dei nuovi ministri. Come noto, ce ne sono 12 con portafoglio e 9 senza. Su questi ultimi, Cruciani ha parecchio ironizzato e io condivido in pieno tale ironia. Davvero non si capisce il senso di avere (ancora) un ministro per l’attuazione del programma, uno per le politiche giovanili, per le pari opportunità, ecc. ecc. Contavo che Berlusconi approfittasse della evidente volontà di fare un governo del presidente per mettere in piedi una squadra veramente snella senza inutili poltrone che in realtà sono bandierine dei partiti, ma l’occasione è andata persa.

Next. Durante la seconda ora è stato intervistato l’esperto di nanopatologie professor Stefano Montanari, del Grillo team, sul tema inceneritori. (Inciso: a leggere il suo blog, il Montanari non è rimasto molto soddisfatto del trattamento a cui lo ha sottoposto il “tuttologo” Cruciani). E’ stato interessante, anche se come ho detto nel post di ieri, preferirei sentire luminari non schierati. Spero comunque che l’approfondimento prosegua anche nei prossimi giorni, senza pregiudizi, per quanto l’opinione di Cruciani sia più che palese.

Infine, due parole su un commento che Cruciani ha fatto, rispondendo ad un ascoltatore, relativamente alle recenti invettive di Vittorio Sgarbi contro Marco Travaglio ad AnnoZero. Cruciani ha detto che quello di Sgarbi è “quasi l’unico modo per opporsi a quelle che Travaglio presenta come verità assolute”. No, Cruciani, NO. Mi spiace, ma questo è del tutto inaccettabile.

Se Travaglio è straordinariamente efficace nel presentare le sue opinioni (magari con feroce ironia ma senza mai trascendere andando sopra le righe), questo è un suo merito, non una colpa. Se non si condivide (legittimamente) quanto dice Travaglio, si risponda usando le sue stesse armi, cercando di essere più efficaci e convincenti di lui. Gli insulti, la volgarità, e la maleducazione sono sempre sempre sempre da condannare.

giovedì 8 maggio 2008

Luminari

Nella parte iniziale della Zanzara di ieri, in attesa che Berlusconi uscisse dal Quirinale per ufficializzare la lista dei ministri del suo nuovo esecutivo, bisognava in qualche modo far passare il tempo.

Probabilmente, per gestire evenienze come queste, il conduttore del programma, Giuseppe Cruciani, tiene "in frigo", pronti all’uso, argomenti sempre "commestibili" da mettere sul tavolo per riempire situazioni di buco. E dal frigo, ieri, è uscito il sempreverde Beppe Grillo.

Di chi fidate di più?” - ha chiesto Cruciani agli ascoltatori - “Di quest’uomo” (Beppe Grillo, che insulta Umberto Veronesi e lo accusa di essere in combutta con i costruttori di inceneritori), “o di quest’altro” (Veronesi stesso, che sostiene non ci sia evidenza di aumenti di tumori nelle popolazioni che vivono a ridosso dei termovalorizzatori).

La mia prima risposta, a pelle, non può che coincidere con quella di Cruciani: “Veronesi tutta la vita”.

Però, ho anche una seconda risposta: secondo me porre la questione in questi termini è del tutto inopportuno, e, da un punto di vista giornalistico e informativo, controproducente, in quanto l’effetto che si ottiene è quello di radicalizzare lo scontro delle due scuole di pensiero (termovalorizzatori utili o dannosi) portandolo al basso livello del tifo calcistico.

Se Cruciani vuole fare informazione sugli inceneritori (cosa che sarebbe oltremodo auspicabile), la faccia in modo giornalisticamente serio. Lasci perdere Beppe Grillo, i grillini sfegatati e gli anti-grillini sfegatati, e sul tema faccia intervenire in trasmissione luminari che siano, simultaneamente, insigni professionisti di indiscussa sapienza e persone note, apprezzate, che vantano alta credibilità presso il grande pubblico.

Oltre a Veronesi stesso, penso a divulgatori scientifici (ad esempio Piero e Alberto Angela), fisici (Margherita Hack, Carlo Rubbia, ecc.), medici, chimici, scienziati in generale.

Sono queste le opinioni che avrei piacere di sentire, quelle che ritengo davvero rilevanti dal punto di vista informativo e divulgativo al fine di potermi formare compiutamente un'opinione. Su un tema scientificamente così complesso, dell’opinione di Grillo e dei suoi tifosi, pro e contro, non so proprio che farmene.

mercoledì 7 maggio 2008

Niente di cui pentirsi

Durante la carrellata iniziale di notizie, alla Zanzara di ieri, Giuseppe Cruciani ha ironizzato sul fatto che Romano Prodi, intervistato da Ballarò, ha difeso senza pentimenti l’operato del suo esecutivo. In sostanza, il conduttore della Zanzara contesta all’ex premier la totale mancanza di autocritica, riassumendo il suo commento in un ipotetico titolo “Niente di cui pentirsi”, che prontamente ho fatto mio per questo post.

Subito dopo, Cruciani ha trasmesso alcune dichiarazioni di Prodi rilasciate alcuni giorni fa in riferimento al famigerato programma di governo 2006 dell’Unione, quello di 281 pagine. Ne trascrivo alcuni frammenti, con minuscoli adattamenti per maggior leggibilità (Prodi non parla, bofonchia): “E’ stato molto deriso il fatto delle 281 pagine, ma da questo fare una campagna elettorale [2008] in cui i programmi sono stati trascurati e calpestati perché si diceva che non contano nulla, è un passaggio indietro grosso”.

In risposta, Cruciani ha sostenuto che non è vero che i programmi (peraltro simili sotto alcuni aspetti, per quanto riguarda PDL e PD) non hanno contato nulla in campagna elettorale, e che “l’esaltazione del programma di 281 pagine è curiosa”.

Questa severità di Cruciani, lapidaria e quasi irridente verso Prodi, la trovo abbastanza fuori luogo. Vista la maggioranza brancaleone che si è trovato a dover gestire, per me il professore ha fatto letteralmente dei miracoli. Con la spada di Damocle del Senato sempre in bilico, è lampante che per Prodi non è stato sempre possibile operare come avrebbe voluto, ma chiunque al suo posto avrebbe avuto gli stessi problemi e non so indovinare chi avrebbe saputo cavarsela meglio.

Insomma, Prodi secondo me non è, di fatto, compiutamente giudicabile, e pur condividendo l’idea che egli fa male a non ammettere neppure un errore, allo stesso modo non trovo corretto non riconoscergli in modo esplicito alcun merito, lasciando trasparire, volenti o nolenti, un giudizio pesantemente negativo e senza appello.

Sulla faccenda dei programmi che nella recente campagna elettorale non avrebbero contato nulla, sicuramente Prodi ha esagerato. Tuttavia, trovo comunque condivisibile il pensiero in base al quale scrivere un programma generico e vago, anziché uno molto dettagliato, sia un passo indietro. Pur concedendo che 281 pagine rappresentano un tomo improponibile per l’elettore medio, anziché limitarsi ad irridere il vecchio programma dell’Unione sarebbe stato meglio dire qualcosa di propositivo su come, esattamente, dovrebbe essere scritto un programma

Ad esempio, alle prossime elezioni (2013...) a me piacerebbe che le forze in campo presentassero due documenti. Uno sintetico, una sorta di abstract, rivolto all’elettore medio, e uno ultra-dettagliato, colmo di numeri e cifre relativi a obiettivi da raggiungere con indicazioni puntuali su come verranno finanziati gli interventi, rivolto agli "addetti ai lavori", in modo che l’operato del governo sia poi giudicabile con l’approccio "carta canta". Che ne pensate?

martedì 6 maggio 2008

Il giusto peso

Il tema dominante della Zanzara di ieri sera è stato il barbaro pestaggio di un giovane a Verona, poi morto dopo alcuni giorni di agonia in ospedale, ad opera di un branco di teppisti d’alto bordo. Personalmente, ho condiviso l’analisi di Giuseppe Cruciani, il quale ha rigettato ogni tentativo di associare quanto accaduto ad un presunto nuovo clima d’intolleranza instauratosi a seguito del recente esito elettorale.

Visto che, interpretando freddamente i fatti, si è trattato di un efferato episodio di violenza di strada senza reali connotazioni ideologiche, male hanno fatto Veltroni e il quasi ex ministro Ferrero a darne una chiave di lettura politica, e altrettanto male ha fatto il neo presidente della camera Fini a fare insensati paragoni con le contestazioni anti-israeliane da parte di frange della sinistra radicale in occasione dell’imminente Fiera del Libro di Torino.

Detto questo, e ricordando che alcuni mesi fa, in occasione della violenza e dell’assassinio della signora Reggiani, a Roma, vi furono, a parti invertite tra destra e sinistra, strumentalizzazioni del tutto analoghe, avrei magari trovato opportuno che Cruciani cogliesse l’occasione per sottolineare un concetto più generale: l'interpretazione in chiave politica di isolati episodi di cronaca nera, per quanto efferati ed agghiaccianti, è sempre da evitare.

Così come gli immigrati non sono tutti stupratori e assassini, i simpatizzanti leghisti, o comunque di destra, non sono tutti squadristi picchiatori. Bisogna smetterla di ragionare su basi così assurdamente semplicistiche e dare il giusto peso alle cose.

Chi commette un reato va considerato per quel che è: un delinquente. Punto e basta. La nazionalità, la religione, l’appartenenza politica, ecc. ecc., sono, nella stragrande maggioranza dei casi, elementi incidentali non generalizzabili, e, in quanto tali, sostanzialmente irrilevanti.

lunedì 5 maggio 2008

Il nemico del mio nemico

Ho ascoltato dal sito di Radio 24 la registrazione della Zanzara di venerdì 2 maggio. Così come quella del 30 aprile (che ho ascoltato in diretta) e, a quanto mi risulta, quella del primo maggio (che ho perso e non ho voglia di riascoltare), si è dato molto spazio alla vicenda della pubblicazione dei redditi 2005 degli italiani.

Cruciani è stato molto critico: non capisce il senso dell'iniziativa, né i possibili benefici. Io ci ho riflettuto sopra, ma non abbastanza, a quanto pare, visto che ancora non sono riuscito a farmi un'opinione precisa. Di sicuro, la cosa è stata molto mal gestita, con effetti che si sono rivelati controproducenti verso chi ha promosso questa azione. Come minimo, la privacy andava salvaguardata consentendo preliminarmente a chi ne facesse esplicita richiesta di essere escluso dagli elenchi.

Mi hanno poi molto colpito i frammenti di AnnoZero ritrasmessi da Cruciani con protagonisti Michele Santoro, Marco Travaglio, Vittorio Sgarbi e, indirettamente, Beppe Grillo.

Posto che Grillo si mette automaticamente dalla parte del torto quando insulta ed inveisce (si pensi a Umberto Veronesi definito "Cancronesi") senza seriamente argomentare, devo registrare che anche Vittorio Sgarbi è tornato a dare il peggio di sé (specialmente verso Travaglio), come ai tempi in cui dava degli "assassini" ai giudici di mani pulite.

Evidentemente, però, Cruciani non la pensa così riguardo Sgarbi, visto che non ho sentito una sola vera, seria, parola di biasimo verso il critico d'arte. Anzi, il conduttore della Zanzara era tutto contento che finalmente la sua nemesi Marco Travaglio avesse di fronte un degno "contraddittorio". Ma quale contraddittorio! Sgarbi sembrava un invasato senza freni.

Ancora una volta, due pesi, due misure. Per Cruciani, se uno ha ragione, che urli pure, che inveisca, che strepiti. Che problema c'è? In fondo, come si suol dire, il nemico del mio nemico è mio amico.