sabato 29 marzo 2008

La lettera di Afef

In una puntata impreziosita dall'intervento in qualità di ospite di Marco Travaglio (che però in pratica si è ridotto ad uno spot al suo libro "Se li conosci gli eviti"), speravo che la vicenda della conversione di Magdi Allam fosse stata archiviata definitivamente. Invece, c’è stato un colpo di coda provocato dalla lettera di Afef, pesantemente criticata da Cruciani, alla Stampa di Torino.

Ecco il passo più rilevante della lettera di Afef: “lui [Allam] vuole soltanto alimentare i conflitti, infiammare lo scontro di civiltà per cercare di passare alla storia come un simbolo e una vittima di queste crisi. E’ diabolico, ma non ci riuscirà.”.

Sostanzialmente, Afef dice che Allam incita all’odio. Cruciani ribatte che non è vero, che Allam ha pieno diritto di espressione, che è costretto a vivere sotto scorta, eccetera.

Ha ragione Afef o no? Ragioniamo.

Allam ha evidentemente pianificato con molta cura la sua pubblica ed eclatante conversione, e nella sua lettera al Corriere così come in tutte le interviste che ha rilasciato è stato mooooolto attento a soppesare le parole, al fine di evitare le accuse di estremismo alla rovescia.

La frase più forte che Allam è arrivato a dire è che “nell’Islam è insita la radice del male”, ma come ho già avuto modo di osservare in un post precedente, Allam ha omesso di specificare quali sono per lui le risposte, le soluzioni, i rimedi concreti al problema Islam da lui evidenziato.

Perché tale omissione? Risposta secondo me ovvia: la soluzione di Allam non può che essere la contrapposizione frontale con un’Islam violento e incapace di integrarsi. Ma se Allam avesse scritto ciò esplicitamente, i suoi detrattori avrebbero avuto facile appiglio per accusarlo di estremismo anti-islamico. E quindi questo aspetto (cioè come affontare concretamente il problema Islam) è rimasto nel vago.

L’effetto collaterale di questa scelta comunicativa, però, è stato che il suo messaggio è risultato ambiguo, non immediato, e, fatto più importante, soggetto ad interpretazione. Questo secondo me, col senno di poi, è stato un errore di valutazione.

Allam poteva scegliere di convertirsi nell’anonimato (ma in tal caso nessun messaggio urbi et orbi sarebbe trapelato), oppure poteva associare alla pubblica conversione un feroce ed esplicito pamphlet anti-islamico che includesse concreti e dettagliati rimedi al problema Islam, assumendosene coraggiosamente la responsabilità. Ha invece scelto la via di mezzo, portandosi dietro una bella dose di fastidiosa ambiguità.

Veniamo al dunque. Ha ragione o no Afef nel dire che Magdi Allam incita all’odio? Secondo me NO, ma non trovo inconcepibile che Afef ne dia tale interpretazione, proprio a causa della summenzionata ambiguità.

Per fare un metafora calcistica un po’ sciocca, è come un fuorigioco millimetrico sanzionato dall’arbitro. Magari alla moviola vedi che il fuorigioco non c’è, ma non ti stupisci del fatto che il guardalinee abbia alzato la bandierina.

Morale della favola: Afef è troppo severa con Magdi Allam, ma in compenso Cruciani è invece troppo indulgente e completamente acritico, come se avesse per Magdi Allam un "pregiudizio favorevole" paragonabile al mio verso Travaglio.

venerdì 28 marzo 2008

Fragole e panna

Ogni tanto non fa male una puntata un po' più leggera della Zanzara, come è stata quella di ieri visto che si è dato molto spazio alla "battaglia culturale" (chiamiamola così) di Emilio Fede contro la categoria dei vigili urbani, a seguito della vicenda che aveva visto la figlia di Fede scontrarsi con la polizia municipale di Cortina d’Ampezzo.

L’osservazione più intelligente (approvata da Cruciani) è stata quella dell’ultimo ascoltatore intervenuto in diretta. A prescindere dall’episodio in sé, che è pure divertente, è pazzesco come un direttore di telegiornale di un network nazionale approfitti del suo ruolo per perseguire (subdolamente, peraltro) fini personali, facendo un uso privato della testata giornalistica di cui è responsabile. “E’ una cosa indecorosa per chi dovrebbe fare della corretta informazione una bandiera”, ha detto l’ascoltatore. Come si può non sottoscrivere…

Poi possiamo anche ricordare che Emilio Fede è una sorta di macchietta che nessuno prende seriamente in considerazione, ma il fatto grave rimane ed è stato giusto sottolinearlo.

Chiuso con Fede, e non volendo neppure sfiorare l'argomento delle mozzarelle alla diossina (la bufala delle bufale), val la pena citare che in un paio di interventi si è tornati a fare riferimento al tema del precariato.

Forse Cruciani è troppo brutale quando afferma che il “precariato non esiste” (intendeva dire precariato come categoria sociale così come viene dipinta, spesso in modo strumentale, da certa politica e da certi media), ma a parte ciò in generale su questo tema io la penso come lui.

Il fatto è che come ha detto Marcello Veneziani nella Zanzara di mercoledì, il precariato più che essere alternativo al lavoro fisso, è alternativo alla disoccupazione. Infatti, il lavoro temporaneo, se dà un lato non dà sicurezza e stabilità, dall'altro risulta utile all'inserimento nel mondo del lavoro di persone che altrimenti ne rimarrebbero del tutto escluse.

La domanda che dobbiamo porci è: la bilancia da quale parte pende di più? Qual è il rapporto danni/benefici del lavoro a termine?

Dai dati (si veda questo articolo di Pietro Ichino) sembra che prevalgano i benefici. Chiaro che se poi andiamo a vedere i singoli casi, c'è moltissima gente che risulta penalizzata da aziende che abusano degli strumenti messi a loro disposizione dal legislatore. La soluzione al problema, però, non è quella di abolire tout court la cosiddetta legge Biagi. Ci si dovrebbe invece concentrare su come trovare opportuni correttivi che vadano a migliorare e ad integrare l'attuale legislazione.

Per chiudere in bellezza questo post tutto fragole e panna nei confronti di Cruciani, un’ultima osservazione telegrafica su quanto da lui detto ieri relativamente all'estensione del diritto di voto agli italiani residenti all'estero in via definitiva: “E' stato un clamoroso errore”. Sono totalmente d’accordo, al mille per mille (e pazienza se farò arrabbiare il blogger maurizio che mi legge dall’Inghilterra).

giovedì 27 marzo 2008

Aaaaaiem PD, cantiamo tutti insieme aaaaaiem PD

Ho da poco finito di ascoltare VivaVoce su Radio 24, con ospite Magdi Allam, nella speranza che almeno Alessandro Milan ponesse al giornalista neo-cattolico l'unica domanda realmente interessante, e cioè: gentile sig. Allam, qual è la sua proposta concreta su come l'Occidente dovrebbe relazionarsi con l'Islam, "radice del male, fisiologicamente violento e storicamente conflittuale"?

Invece niente. Ma sono proprio l'unico a cui interessa?

Che altro posso dire? Credo che "Amen", sia la parola più appropriata. Voltiamo pagina, salutiamo Magdi Allam almeno fino alla sua prossima conversione, e non pensiamoci più.

Sulla Zanzara di ieri sera poco o nulla da dire. Puntata fiacchissima, animata solo dalla ripetuta trasmissione di alcuni passi di I'M PD, la nuova icona kitsch pre-elettorale che, sull'aria di YMCA dei Village People, surclassa musicalmente sotto ogni punto di vista qualunque inno politico fosse mai stato scritto in precedenza.

Per chi vuol farsi due risate, l'intero, esilarante, video è disponibile qui.

Come dice Cruciani, questa rivisitazione di YMCA è talmenta brutta e ridicola da diventare bella e simpatica. Io l'ho ascoltata per cinque volte consecutive e ora la canticchio pure in bagno.

mercoledì 26 marzo 2008

Allam Akbar

Ci avrei scommesso che Giuseppe Cruciani, al suo ritorno, avrebbe portato alla ribalta la conversione religiosa del vicedirettore del Corriere della Sera, Magdi Allam. Su tale vicenda, e su come è stata commentata ieri sera dal conduttore della Zanzara, mi accingo a scrivere qualche nota.

Essendo io iper-laico, non sono un grande amante delle religioni in assoluto. Ciò nonostante, pur avendo scarsa stima della chiesa cattolica, sono consapevole del fatto che, in confronto all’Islam, il cattolicesimo è il paradiso della tolleranza. Per quel che mi riguarda, Magdi Allam è passato, per così dire, "dalla brace alla padella", ma nel merito della sua conversione religiosa non ho nulla da ridire (e ci mancherebbe altro), e l’idea che per qualcuno l’apostasia sia un atto da perseguire con il carcere, o peggio, con la morte, mi dà la nausea.

L’oggetto del contendere, tuttavia, non è tanto la conversione religiosa, quanto invece l’enfasi mediatica che al gesto è stata data. Come ha giustamente fatto notare Cruciani, Allam ha intenzionalmente trasformato la sua scelta religiosa in un eclatante atto simbolico e politico, volto a mandare un certo messaggio, e pertanto non ha alcun senso questionare sul fatto che fosse più opportuno che il gesto rimanesse circoscritto in una sfera più privata. Semmai la discussione che va inizialmente affrontata è quella che deve portare a stabilire quale sia esattamente il messaggio di Allam e se esso sia unicamente di denuncia o se includa anche una componente propositiva.

Già, ma qual è esattamente il messaggio di Allam?

Dalla sua lettera al direttore del Corriere con cui annunciava la conversione, traspare un’immagine terribile (ma meritata) dell’Islam. Cito testualmente: “La radice del male è insita in un Islam che è fisiologicamente violento e storicamente conflittuale”.

Fin qui il messaggio è di opportuna denuncia, visto che quanto scrive Allam sull’Islam è assolutamente vero. Ma c’e anche una parte propositiva? E cioè, come chiedeva anche ieri sera, molto intelligentemente, l’ascoltatore Alfredo da Como (ore 20:37 circa), cosa propone di fare esattamente Magdi Allam con questo Islam, da lui ripudiato? Qual è la soluzione? Qual è il rimedio? Una volta stabilito che l’Islam moderato, anche posto che esista, non riesce a isolare l’Islam violento e intollerante, quale percorso viene suggerito?

La risposta di Cruciani al summenzionato ascoltatore è stata assolutamente insoddisfacente. Non basta dire che Allam “suggerisce una grande battaglia culturale per far passare il principio che non è possibile che una persona che si converte dall’islam al cattolicesimo sia perseguitata”. Le battaglie culturali, caro Cruciani, lasciamole ai sofisti e ai perditempo e parliamo di cose concrete.

Ripeto la domanda: cosa propone concretamente Magdi Allam? Purtroppo il giornalista neo-cattolico non lo esplicita in modo chiaro e pertanto occorre compiere uno sforzo interpretativo.

A mio avviso la risposta aleggia tra le righe della lettera di Allam nella quale non viene lasciato aperto alcun spazio alla speranza. Al di là della faccenda dei musulmani convertiti che si devono nascondere nelle catacombe (una cartina di tornasole con la quale il giornalista di origine egiziana ha voluto evitare di essere eccessivamente esplicito), l’unica conclusione che si può trarre dall’intervento di Allam è la seguente: l’Islam è totalmente irrecuperabile.

In sostanza la mia interpretazione dell’Allam-pensiero è questa: inutile dialogare, inutile valorizzare gli aspetti positivi, inutile tentare di favorire l’integrazione. Sbagliato lasciare che vengano costruite moschee in Italia. Sbagliato fare concessioni sui crocifissi. Non esistono reali possibilità di mediazione. L’Islam va abbandonato, ripudiato, respinto, isolato in toto e combattuto non solo culturalmente, ma, dove serve, anche militarmente.

Queste sono le conclusioni che Cruciani avrebbe dovuto sforzarsi di sviscerare ed esplicitare in modo da far concentrare il dibattito su di esse.

(Nota. Se Cruciani non condivide tali conclusioni, dica quali sono quelle vere secondo lui, a patto che si vada sul concreto, senza galleggiare su non ben identificate "battaglie culturali").

Il fatto che tale sforzo non sia stato compiuto mi porta a ritenere che da parte di Cruciani ci sia un fastidioso pregiudizio favorevole ad Allam, che si potrebbe riassumere così: Magdi Allam parla male dell’Islam? Viva Magdi Allam, qualunque cosa stia dicendo. E questo, mi spiace dirlo, è l’ennesimo buco nell’ipotetico angolo giro che il radar di Cruciani dovrebbe percorrere.

Per la cronaca, se a qualcuno può interessare il mio pensiero, io ho sempre creduto che l’integrazione, la tolleranza e il buon esempio fossero le uniche strade percorribili, e per quanto non possa negare che l’intervento di Allam mi abbia davvero molto colpito, ritengo che la sua visione, paragonabile a quella di Oriana Fallaci, sia troppo dura e pessimista.

A mio avviso, più della contrapposizione estrema, contro il radicalismo islamico funzionano la pizza, la coca-cola, il calcio e il Playboy channel. E' un processo lento e probabilmente occorreranno ancora diversi decenni, ma ogni fondamentalismo prima o poi verrà fagocitato da quel virus inarrestabile chiamato globalizzazione.

martedì 25 marzo 2008

Paragoni e confronti

Pasquetta senza Cruciani ma non senza Zanzara, che è andata regolarmente in onda con la conduzione del bravo Alessio Maurizi, il quale, dotato di un eloquio molto pulito e ordinato, ha confermato l’ottima impressione che mi ero già fatto quando in passate circostanze egli aveva avuto occasione di sostituire il conduttore titolare.

Se proprio devo trovargli un difetto, posso dire che a Maurizi manca forse un briciolo della verve di Giuseppe Cruciani, che è ciò che consente a quest’ultimo di spiccare tra la massa. E’ chiaro che ognuno ha il suo stile e va bene così, però rimane il fatto che senza Cruciani questo blog probabilmente non esisterebbe.

Venendo ai contenuti dell'ultima Zanzara, anche in assenza di novità eclatanti ancora una volta si è parlato quasi esclusivamente di Alitalia, e francamente la cosa comincia un po’ ad annoiare. D’altronde, però, se i radioascoltatori che chiamano vogliono parlare solo di quello, credo non ci si possa far nulla.

Non avendo io nulla da aggiungere su Alitalia a quanto detto nei post precedenti, mi limito a segnalare l’applauso spontaneo strappatomi da Maurizi quando ha detto che, ad intuito, in presenza di opinioni divergenti tra i ministri Padoa Schioppa e Bianchi, tenderebbe a dare maggior credito al primo…

Come non essere d’accordo: paragonare Padoa Schioppa con Bianchi è come mettere a confronto Maradona con Frustalupi, o se preferite, Placido Domingo con Mino Reitano.

sabato 22 marzo 2008

Il grande bluff

Alzi la mano chi pensa realmente che il tackle di Berlusconi nella vicenda Alitalia, con l'annuncio della cordata italiana, sia animato da autentico interesse e affetto verso la compagnia aerea, e che la campagna elettorale non c’entri nulla. Suvvia, siamo seri.

Mi sento di poter ragionevolmente ipotizzare che non ci crede neppure Cruciani, considerando che nella Zanzara di venerdì (fin troppo monotematica, se la devo dire tutta) egli ha detto ben due volte che “se non era per le imminenti elezioni, a quest’ora Alitalia era già in mano ai francesi”.

Nulla mi toglie dalla testa che quella di Berlusconi sia un’abile (diciamo così) azione di disturbo volta da lato a ritrovarsi gratis una facile argomentazione da usare come grimaldello in campagna elettrorale (la presunta “svendita” di Alitalia), e dall’altro a distogliere l’attenzione dai temi più tradizionali di una campagna elettorale (inclusa la politica estera di cui Cruciani sente molto la mancanza), seguendo la teoria in base alla quale chi parte da una situazione di vantaggio, certificata da tutti i sondaggi, ha solo da perdere in confronti diretti sui programmi elettorali.

Magari verrò clamorosamente smentito (e in tal caso farò ammenda), ma ora come ora do per scontato che la cordata fuffa di Berlusconi non si paleserà mai, adducendo come scusa l’impossibilità di una verifica approfondita dei conti. Insomma, diciamola tutta: quello di Berlusconi è un colossale bluff portato avanti per meri fini personali.

Non posso non chiedermi come commenterà Giuseppe Cruciani tale bluff quando esso dovesse risultare evidente a chiunque non sia accecato dalla faziosità. Vorrei permettermi di suggerirgli un termine che egli stesso, alcune settimane fa, ha usato per molto molto molto meno (anche se non a torto), riferendosi alla canditatura nel PD dell’operaio Thyssen Boccuzzi. Il termine, lo ricorderete, è “sciacallaggio”.

venerdì 21 marzo 2008

Il radar di Giuseppe Cruciani

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NOTA DEL 01/10/2008

Tanti internauti, cercando "Giuseppe Cruciani" con Google, arrivano su questa pagina e non ne visitano altre di questo sito, non cogliendo, forse, che questo è un blog dedicato alla trasmissione La Zanzara con aggiornamenti QUOTIDIANI. Non mancate di andare alla Home Page e leggere anche gli articoli più recenti!

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Nel commentare la Zanzara di ieri, inizio col dire che ho percepito un po’ troppa condiscendenza verso il sig. Vernarelli, padre del giovane pirata della strada romano protagonista del recente triste episodio che ha causato la morte di due turiste irlandesi. Che le parole del padre (“Mio figlio si assume le sue responsabilità”, ecc. ecc) fossero davvero sincere e non frutto di un calcolo per ottenere maggiore comprensione, io ho i miei dubbi e me li tengo.

Ho poi riso di gusto quando un ascoltatore di Alessandria ha avuto il coraggio di accusare Giuseppe Cruciani di essere faziosamente di sinistra. Ma come si fa?

Vi pare che un conduttore sinistroide farebbe allegramente intervenire in trasmissione, com’è successo ieri, Oscar Giannino? Per spiegare ai pochi che non rammentassero chi è Giannino, oltre a indicare che è il direttore di Libero Mercato, costola del Libero di Vittorio Feltri, basta ricordare le parole con cui iniziava il suo articolo di commento alla caduta del governo Prodi: “È caduto. E noi godiamo. Smisuratamente”. ‘Nuff said…

E se fosse davvero di sinistra, Cruciani farebbe tenere una rubrica settimanale dedicata alle news dagli States al giornalista de Il Foglio Christian Rocca? Wikipedia definisce Rocca “un esponente del movimento neoconservatore di cui sottolinea la natura idealista”, una definizione che calza a pennello considerata la positività che, nell’intervento di Rocca alla Zanzara di ieri, si percepiva chiaramente verso il candidato repubblicano McCain, accompagnata dalla corrispondente negatività verso Obama e Hillary.

La verità è che Cruciani non è facilmente etichettabile, il che è un bene.

Lui stesso sostiene che “la classificazione e l’incasellamento delle persone secondo sinistra e destra è una delle cose peggiori di questo paese”. Vero. Però bisogna ammettere che certi commentatori, interpretando il confronto politico con il piglio dell’ultrà da curva sud, le etichette se le vanno proprio a cercare, visto anche come modellano le proprie opinioni sui contorni della squadra politica per cui hanno deciso di tifare.

Per fortuna non è il caso di Cruciani, che fa bene a rifiutare le etichette politiche destra/sinistra, se vuole mantenersi integro. Però le etichette vanno rifiutate non solo con le parole, ma con i fatti. Ed è per questo che a Cruciani rivolgo l’invito a preservare sempre con cura quell’onestà intellettuale che la maggior parte dei mosquitos gli riconosce, me compreso anche se spesso non sono d’accordo con lui.

Non è questione di essere super-partes, ma di mantenere forte e costante lo spirito critico verso tutto e tutti, e, più di ogni altra cosa, di sforzarsi di far girare il radar sempre a 360 gradi.

Ecco, se una critica si può fare a Cruciani è che spesso l’angolo di rotazione del radar non è proprio giro, cioè completo (cosa che è ben diversa dal dire che c’è faziosità). Mi rendo conto che non è facile, ma confido che a Cruciani non manchi l’ambizione e il desiderio di diventare non uno dei tanti commentatori sulla piazza, ma il migliore.

giovedì 20 marzo 2008

Il dito accusatore

In questa campagna elettorale si dicono tante stupidaggini”, sosteneva alla Zanzara di ieri Giuseppe Cruciani. E come dargli torto… Mi chiedo se può essere un divertimento usare il bilancino e vedere chi spara quelle più grosse.

Ad esempio, tra la dichiarazione di ieri di Berlusconi su Alitalia (“Alitalia svenduta, Malpensa in rovina”) e quella di Veltroni su Bush (“La responsabilità della crisi economica è di Bush”), qual è la più pazzesca?

Berlusconi per me non ha nessuna scusante. La sua idea è in totale antitesi con il pensiero liberista di cui lui è supposto essere un esponente principe. Le sue dichiarazioni su Alitalia sono inaccettabili e imperdonabili da qualunque punto di vista, anche tendendo conto del periodo elettorale che può spingere ad esagerazioni.

Veltroni, invece, è colpevole "solo" -per così dire- di aver banalizzato scioccamente una realtà (la crisi economica) molto più complessa, con l’unico intento di infiammare le platee ai comizi.

Infatti, pur non essendo del tutto errato ritenere che una concausa delle recenti rovinose cadute delle borse europee abbia radici americane, con la crisi dei mutui subprime, identificare in Bush l’unico colpevole è roba da slogan no-global.

A chi volesse approfondire temi economici, consiglio di seguire l’ottimo Sebastiano Barisoni, conduttore di Focus Economia su Radio 24 tra le 17 e le 18:30. In tale trasmissione si è più volte spiegato come l’origine della crisi americana sia associabile all’eccessivo abbassamento dei tassi di interesse post 11 settembre 2001, e all'eccessivo periodo di tempo durante il quale i tassi sono stati mantenuti bassi.

La grande facilità nell’ottenere credito ha portato molti americani ad indebitarsi troppo, specie per acquistare case dal costo in teoria proibitivo, nell’assurda convinzione che il valore delle case sarebbe salito all’infinito. Le stesse banche hanno poi pensato bene di cartolarizzare i loro crediti per distribuire il rischio a maggior garanzia dei loro profitti.

Lo scoppio della bolla immobiliare ha però fatto crollare il castello di carte, con un effetto domino che si sta riflettendo anche sull’Europa, la cui economia è da sempre legata a filo doppio con quella americana.

Difficilmente Bush verrà ricordato come uno dei migliori presidenti della storia americana, ma sulla crisi economica americana il dito accusatore, più che su di lui, andrebbe puntato maggiormente sull’ex presidente della Federal Reserve, Alan Greenspan.

Fine dell’analisi economica. Non è poi così complicata da spiegare e capire, no? D'accordo che La Zanzara non è una trasmissione di approfondimento economico, ma non poteva Cruciani spendere due parole per chiarire come mai la dichiarazione di Veltroni era una stupidaggine, senza limitarsi ad etichettarla come tale?

Altrimenti viene il dubbio che Cruciani se la sia presa con Veltroni soltanto perché quest’ultimo ha tirato in ballo Bush, indipendentemente da qualunque considerazione di natura economica, e la cosa sarebbe giornalisticamente abbastanza sgradevole. Essere ideologicamente e acriticamente a favore di Bush è sbagliato almeno quanto essergli ideologicamente e acriticamente contro.

mercoledì 19 marzo 2008

Cuori freddi

Che ridere… Giusto nella parte finale del post di ieri mi chiedevo perché nessuno alla Zanzara avesse ancora fatto notare l’assenza di manifestazioni di piazza anti-Cina paragonabili a quelle antiamericane (e anticipavo una possibile spiegazione alla cosa). E cosa va a chiedere il primo ascoltatore intervenuto ieri? Proprio quello.

Volete sapere la risposta di Cruciani? “La questione del Tibet non anima e non scalda i cuori come l’antiamericanismo”. Stop.

Posso dirlo un po’ brutalmente? Che risposta insulsa.

Attenzione: non sto dicendo che Cruciani abbia detto una cosa falsa, sia chiaro. Sto dicendo che venti secondi in più per spiegare perché i cuori non vengono scaldati dalla questione Tibet si potevano magari spendere. Probabilmente sono motivazioni non condivisibili da Cruciani, mi sta bene. Ma santo cielo, almeno citarle (per poi commentarle negativamente, al limite), lo si poteva fare.

Per completezza poi, Cruciani averebbe potuto avere la cura di osservare che neppure quelli che tempo fa sono scesi (legittimamente) in piazza a migliaia pro-Israele e pro-America dietro organizzazione di Giuliano Ferrara hanno mosso un dito pro-Tibet. Quindi, giusto per la precisione, non sono solo i cuori antiamericani a rimanere freddi.

E in ogni caso, se proprio andiamo a verificare bene, qua e là qualche manifestazioncina pro-Tibet a dire il vero c’è. Non sono eventi di massa, chiaro, ma meglio di niente. Un elenco degli appuntamenti (veglie, sit-in, etc.) previsti a breve è presente nel blog sinistroide Piovono Rane. Mi sento di escludere che l’organizzatore di questi presidi sia Giuliano Ferrara…

Prima di chiudere, due parole rapide su Oliviero Toscani, intervenuto nella Zanzara di ieri.

A mio avviso, il suo stile provocatorio e sopra le righe, non dissimile da quello di un Beppe Grillo o di un Mughini (parlo di stile, non di contenuti) mal si addice ad una trasmissione di approfondimento giornalistico, dove la necessità numero uno è quella di argomentare compiutamente, e non quella di fare sparate.

Il rischio è quello di rendere indigeste ai più anche teorie (ad esempio quelle sulla liberalizzazione del mercato del lavoro) che potrebbero trovare maggiore consenso se solo fossero ben divulgate.

Per capirsi: su temi legati alla flessibilità sarebbe decisamente preferibile sentire un Ichino più che un Toscani.

martedì 18 marzo 2008

No al boicottaggio

Alitalia e Tibet sono stati gli argomenti in evidenza nella Zanzara di ieri.

Su Alitalia la faccio breve. Sono stra-d’accordo con Cruciani, che l’ha definita un “fardello di cui lo Stato italiano deve disfarsi al più presto”. Sottoscrivo. Se c’è qualcuno che davvero se la vuol prendere (Air France) dobbiamo solo ringraziare il cielo e sperare che non cambi idea.

Un poco più lunga la faccio sul Tibet. Così come Cruciani, anch’io sono contrario ad un’ipotesi di boicottaggio delle Olimpiadi di Pechino come forma di protesta per le violenze in Tibet. Non servirebbe a nulla e in ogni caso non avrebbe senso in quanto non è giusto scaricare sullo sport problematiche di natura politica. Lo sport è unione e condivisione. La politica deve starne fuori.

Se si vogliono mettere in atto proteste formali (cosa che non sarebbe certo inopportuna), lo si faccia a livello politico e diplomatico: convocazione di ambasciatori, istanze all’ONU, etc.

A margine, ho trovato strano che nessuno (né Cruciani, né i giornalisti che sono intervenuti, né gli ascoltatori) abbia posto la solita banale questione: contro gli Stati Uniti non si contano le manifestazioni in piazza con migliaia di persone a urlare slogan anti-americani, ma se invece c’è di mezzo la Cina nessuno alza un dito.

Peccato, perché avevo già la risposta pronta :-) E la voglio scrivere lo stesso.

Sono gli Stati Uniti e non la Cina, il nostro paese di riferimento, il paese che tutti guardiamo con occhi speciali, da cui ci attendiamo il buon esempio. E’ semplicemente per questo che eventuali azioni discutibili compiute dal governo americano suscitano reazioni nettamente più forti rispetto a quelle compiute dalla Cina o da altri paesi non democratici che non sentiamo per nulla vicini.

Se volessimo usare una metafora, potremmo dire che se l’America è il nostro adorato “padre”, la Cina è solo un lontanissimo “prozìo” di cui seguiamo le vicende marginalmente. E anche se sappiamo che il prozìo è infinatamente peggiore del padre, è a quest'ultimo che noi prestiamo la massima attenzione, pretendendo niente meno che la perfezione.

A domani.

lunedì 17 marzo 2008

Costi e benefici delle missioni militari

Puntata calda quella della Zanzara di venerdì 14 marzo con Cruciani coinvolto in un paio di battibecchi con ascoltatori un po’ troppo accalorati.

Io però vorrei parlare delle missioni militari all’estero e commentare la posizione di Cruciani, il quale ha fatto chiaramente intendere di condividere le dichiarazioni di Antonio Martino sul Libano. Cruciani ha infatti affermato che non sarebbe irresponsabile spostare contingenti italiani dal Libano (dove la situazione è ora più tranquilla) all’Afghanistan, aggiungendo però che “purtroppo l’Italia ha problemi a mandare militari dove si spara sul serio”.

Pur essendo in linea generale antimilitarista, io non sono un pacifista senza se e senza ma. Non escludo a priori di approvare l’invio di un contingente militare laddove realmente utile e necessario, in circostanze in cui non esistono realistiche alternative. Quello che invece non posso accettare è quell’enorme ipocrisia tutta italiana, di centrodestra come di centrosinistra, delle missioni cosiddette “di pace”, in zone a rischio limitato, di scarsa utilità pratica, pur di fregiarsi del diritto di far parte del circolo dei potenti.

Se nonostante il mostruoso debito pubblico e l’enormità dei problemi che abbiamo all’interno del paese, il nostri governanti decidono di spendere immani somme di denaro (ho letto da qualche parte un miliardo di euro all’anno, ma credo sia una stima per difetto) per inviare e mantenere svariati contingenti militari all’estero, almeno facciamo “sporcar loro le mani” tramite lo svolgimento di compiti veramente utili e preziosi (cercare/smantellare basi di Al Qaeda, ad esempio) anche se magari estremamente pericolosi.

Pertanto, se davvero i militari in Libano si girano i pollici, mi sento di dare in parte ragione a Cruciani (e a Martino) sull'ipotesi di spostarli. Dico “in parte” perché secondo me un discorso di questo tipo andrebbe accompagnato da un’altra fondamentale considerazione, e cioè: come si valutano esattamente i risultati delle nostre missioni? Tutto questo fiume di denaro che spendiamo quali reali benefici porta? Ne vale davvero la pena?

Prendersela con la stampa perché non dà notizie sul Libano, come ha fatto Cruciani, è ridicolo: la carenza di informazione riguarda tutte le nostre missioni, delle quali si parla solo quando qualche militare rimane ucciso o ferito gravemente.

Cosa stiano esattamente facendo i nostri militari in giro per il mondo rimane un mistero. Troppo comodo, troppo semplice, troppo fumoso dire che si esporta “sviluppo”, “pace” e “stabilità”. E' roba da propaganda nord-coreana. Io voglio sapere concretamente cosa è stato fatto finora e cosa si intende fare nei vari territori in cui siamo coinvolti, in principal modo in Afghanistan.

Per farla breve: fatto 100 il livello di terrorismo/instabilità/violenza presente al primo gennaio, al 31 dicembre tale livello, cifre e statistiche alla mano, è diventato 80 o 120? E’ una domanda troppo stupida? Può sembrarlo ma non lo è. La verità, si dice spesso, è fatta di dati e di cifre, e non può essere stupido chiedere che la sparizione di 1 miliardo di euro all’anno dalle casse dello stato sia giustificata con risultati concreti e palpabili.

venerdì 14 marzo 2008

La selezione degli individui performanti

Appunti sparsi sulla Zanzara di ieri.

Per prima cosa, liquidiamo velocemente la risposta di Berlusconi alla precaria che non può metter su famiglia e accendere un mutuo (“Sposi un milionario”). Chiaro, è stata solo una battuta, anche se di cattivo gusto, ma bene ha fatto Cruciani a osservare che un serio statista avrebbe saputo districarsi meglio fornendo una risposta decisamemente più appropriata, specie nel bel mezzo di una campagna elettorale.

Io sarei stato un pochino più duro: avrei aggiunto che al prossimo che dice ancora che Berlusconi è un “grande comunicatore” bisogna ridergli in faccia.

Ma veniamo a cose più serie: le dichiarazioni di Giuliano Ferrara sulla vicenda degli aborti clandestini a Genova.

Cruciani, anche se un po’ blandamente, ha criticato il direttore del Foglio definendolo pesante (potrei fare della facile ironia sul Ferrara pesante, ma sorvolo). Credo che l’aggettivo “pesante” sia troppo… leggero, in questo caso. Dire che l’Italia è un "enorme mattatoio" e che sulle porte dei consultori e delle cliniche bisognerebbe scrivere “L’aborto rende liberi” (riprendendo e parafrasando la tristemente nota scritta sul cancello di Auschwitz), è quantomeno inqualificabile, per rimanere su toni educati.

Più in generale, provocazioni o meno che fossero, le dichiarazioni di ieri di Ferrara sono insostenibili, frutto del delirio di onnipotenza di chi ha la convinzione di possedere il dono della Verità e dell’Onniscienza.

Con questo io non voglio però né giustificare né applaudire quella giovane che ha deciso l’interruzione di gravidanza (per giunta clandestinamente) così da non perdere la possibilità di partecipare ad un reality show. La scelta della ragazza è esecrabile, sono il primo a dirlo.

Ma concretamente, a livello pratico, come si sarebbe potuto impedirlo? La risposta è una sola: non lo si poteva impedire. Per il banale motivo che vivere in un paese libero significa vivere in un paese in cui si ha diritto di compiere scelte esecrabili, frutto di carenza di valori e della assoluta vacuità che impera nella società moderna.

L’alternativa quale sarebbe? Stabilire giuridicamente un limite (relativamente alle motivazioni) prima del quale l’aborto è permesso e oltre il quale è proibito? E chi decide dove tirare la riga? No, no, no. La cura sarebbe peggiore del male, tenendo conto che non tutte le donne che abortiscono lo fanno adducendo motivazioni così penosamente futili come la ragazza del reality. Anzi, credo che casi come questi siano una minoranza, fermo restando che se anche fossero solo due sarebbero già troppi.

Prima di chiudere, solo un’ultima osservazione su quanto affermato ieri da un ascoltatore di Modena relativamente alla necessità di selezionare geneticamente gli “individui performanti”. Per come l'ho intesa io, l'ascoltatore non intendeva rifererirsi solo al rilevamento di eventuali malattie genetiche gravi, ma auspicava uno screening genetico volto a verificare (post-concepimento) anche caratteristiche aventi impatto decisamente inferiore (bellezza, intelligenza, etc.) in modo da poter sopprimere quanto dovesse risultare insoddisfacente rispetto a presunti requisiti imposti dalla società moderna.

Ho trovato quelle parole agghiaccianti, e voglio chiarire che sarebbe profondamente scorretto considerare tali tesi eugenetiche estreme (estreme quanto quelle di Ferrara, ma nel verso opposto) come tipiche di chi semplicemente si limita a difendere il diritto alla libera scelta e all’autodeterminazione.

giovedì 13 marzo 2008

La gabbia mentale di Fini

Alcuni giorni fa, Gianfranco Fini ha rilasciato la seguente dichiarazione sulla possibilità che Barack Obama diventi presidente degli Stati Uniti: «Non credo che gli Usa siano pronti a una presidenza di Obama, non fosse altro perché è un nero, un afro-americano».

Se ho compreso bene, quella di del leader di AN voleva essere solo una soggettiva constatazione per la quale non si sottintendeva alcun compiacimento.

Se le cose stanno effettivamente così, come voglio sperare, allora non posso che dichiararmi d'accordo con Cruciani, il quale in un breve cenno durante la Zanzara di ieri, ha osservato come le polemiche sul razzismo sollevate nei confronti di Fini sono “ridicole”. Il razzismo è ben altra cosa, e non va citato a sproposito.

Tuttavia, non sono riuscito a capire (e per mia curiosità mi piacerebbe capirlo) se Cruciani condivide pienamente la constatazione di Fini o se semplicemente ha voluto stigmatizzare le accuse di razzismo che ne sono scaturite. Perché una volta stabilito che il razzismo non c'entra nulla, da qui a dire che Fini ha ragione ce ne corre!

Anzi, se proprio vogliamo dirla tutta, a mio avviso la dichiarazione di Fini è un’emerita cazzata (scusate il francese), che riflette una visione miope, semplicistica e un po’ retrograda della politica. Ed è irrilevante che Fini abbia riportato (cito Cruciani) “un’opinione diffusa tra i commentatori politici americani”. Anche in America ci sono commentatori miopi e retrogradi, non è che un’opinione assume maggiore valenza solo perché viene espressa anche da commentatori americani.

Secondo me Fini (e quelli che la pensano come lui) sta clamorosamente sottovalutando gli americani e la loro capacità di stare al passo coi tempi (molto superiore a quella di noi italiani). Sono convinto infatti che il numero di elettori che rifiuterebbe di votare Obama solo perché nero sia marginale e che comunque non sia superiore al numero di elettori che rifiuterebbe di votare McCain solo perché vecchio o Hillary solo perché donna.

Ma poi, cosa dovrebbe mai significare l’espressione “essere pronti”? Quali requisiti, quali premesse, quali condizioni preliminari dovrebbero verificarsi per poter qualificare l’America come pronta ad avere un presidente di colore? Se non si chiarisce ora questo punto, fornendo dei parametri precisi, non si uscirà mai da questa autentica gabbia mentale.

E in futuro ci ritroveremo sempre l’aquila di turno che sminuirà un personaggio in fase di crescita nei consensi non contestando le sue proposte, ma mettendo sul piatto la “profondissima” argomentazione che “il Paese non è pronto per lui”. Troppo comodo. Troppo facile. Ma soprattutto poco serio e per nulla dignitoso.

mercoledì 12 marzo 2008

Formigli batte Cruciani 1-0

Non avrei più voluto parlare della vicenda Ciarrapico perché ritengo una follia che nel 2008 tra i temi di una campagna elettorale ci sia in primo piano quello del fascismo. Però essendo stato l’argomento principe anche della Zanzara di ieri non posso farne a meno.

In particolare vorrei fare riferimento all’incredibile gaffe fatta da Berlusconi nel giustificare la candidatura dell’editore ciociaro, e a come Cruciani ha omesso di approfondirla buttando la polvere sotto il tappeto.

Qual è la gaffe? L’ha spiegata benissimo l’acuto (lui per davvero, altro che Ostellino...) giornalista di SKY TG24 Corrado Formigli nel suo intervento alla Zanzara di ieri: Berlusconi ha giustificato la candidatura di Ciarrapico con il fatto che quest’ultimo è editore di svariati giornali locali e il cavaliere ritiene fondamentale assicurarsi l’appoggio di tali giornali per massimizzare il consenso.

Questa è una clamorosa implicita ammissione dell’esistenza del conflitto d’interesse relativamente al binomio politica/informazione, fino ad oggi sempre negata dall’entourage del cavaliere. Infatti non possiamo non chiederci: le tre TV Mediaset appoggiano sì o no Berlusconi, influenzando il voto? E’ credibile che Berlusconi cerchi l’appoggio di giornali locali e poi non lo pretenda dalle TV che egli stesso possiede? Se si sostiene che i media non influenzano il voto più di tanto, allora che bisogno c'era di andare a cercare Ciarrapico?

E’ stato bravissimo Formigli a lanciare il tema ed è stato francamente imbarazzante il modo con cui Cruciani lo ha seppellito facendo sostanzialmente orecchie da mercante.

La dichiarazione di Berlusconi potrà essere “limpida” e “solare” quanto si vuole, ma gaffe clamorosa era e gaffe clamorosa rimane. E’ una constatazione oggettiva, che esula totalmente da qualunque forma di berlusconismo o anti-berlusconismo.

Era compito del buon giornalista portare all'attenzione tale gaffe, e francamente il fatto che si è dovuto aspettare l’intervento di Formigli affinché ciò avvenisse mi ha parecchio deluso.

martedì 11 marzo 2008

Mezzucci da campagna elettorale

Dopo aver ironizzato per settimane (nella maggior parte dei casi meritatamente) sulle svariate discutibili candidature del Partito Democratico, finalmente alla Zanzara si comincia a fare lo stesso con il Partito del Popolo della Libertà.

(Tra parentesi, ma solo a me il nome della nuova formazione di Berlusconi evoca immagini nord-coreane?)

Ieri sera si è parlato soprattutto di Giuseppe Ciarrapico, a proposito del quale, a mio avviso si è speso fin troppo tempo sulla faccenda della rivendicazione del fascismo, quando magari si poteva citare qualcuno degli innumerevoli trascorsi giudiziari del soggetto in questione.

Rimane comunque valida e condivisibile la constatazione finale di Cruciani: la candidatura di Ciarrapico serve unicamente a strappare voti a Storace nel Lazio. Solito marketing elettorale. Gira e rigira alla fine si torna sempre lì.

Personalmente sull’uomo Ciarrapico mi limito ad un secco commento e la chiudo lì: mi fa orrore (© Silvio Berlusconi).

Prima di chiudere, ancora due parole sul gesto di Berlusconi di stracciare il programma del PD.

Cruciani, rispondendo ad un paio di ascoltatori, ha sminuito il gesto asserendo che esso fa parte di quei mezzucci da campagna elettorale a cui non è il caso di dare eccessiva importanza. Sono d’accordo. Tuttavia non avrei trovato mal spesi dieci secondi di riflessione sul fatto che Berlusconi, il quale è solito vantarsi di non usare mai la denigrazione dell’avversario come arma politica, con questo gesto smentisce se stesso per l’ennesima volta.

Non è il gesto in sé da mettere in risalto, ma l’incoerenza del suo autore.

lunedì 10 marzo 2008

Il negazionista Mughini

Quella di venerdì 7 marzo sarebbe stata una piacevole puntata della Zanzara se non fosse stato per l’indigeribile intervento dell’opinionista Giampiero Mughini, ex Lotta Continua, ora berlusconiano, ospitato “con grande piacere” (testuale) da Cruciani.

Nella prima parte del suo intervento, caratterizzato dal classico eloquio enfatico e borioso, Mughini, sminuisce la vicenda Calciopoli, ammettendo sì una certa slealtà sportiva dei dirigenti della Juventus ma negando che il campionato ne risultasse alterato e sostenendo che la squadra bianconera giovasse semplicemente di errori arbitrali dovuti a sudditanza psicologica.

No, no, NO. Questo è inaccettabile. Luciano Moggi aveva messo in piedi con istituzioni sportive, arbitri, designatori, dirigenti di altre squadre, un sistema clientelare basato su amicizie, promesse, minacce, offerte non rifiutabili, volto a massimizzare la probabilità di successo della squadra di cui era direttore generale. Non si può dire che non c’è stata alterazione del campionato, è come dire che il cielo è verde e l’erba è blu.

In questo senso, l’appellativo “negazionista”, traslato dai terribili campi di concentramento al più leggero mondo del calcio, e citato da Cruciani, è azzeccatissimo in quanto qualifica pienamente Giampiero Mughini.

Potrei poi scrivere per ore dell’accenno di Mughini a Craxi, il quale come la Juventus, avrebbe “pagato per tutti” la vicenda Mani Pulite. Preferisco però stendere un velo pietoso, perché l’idea che Craxi possa essere descritto come un martire mi dà la nausea. A Craxi come a tutti spetta l’umana pietà, ma non si può dimenticare che questo cosiddetto statista, oltre ad essere un corrotto conclamato, è tra i principali responsabili del vertiginoso aumento del debito pubblico. Il mio non è odio, sia chiaro. Semplicemente è memoria.

Quando poi Cruciani cerca di portare il suo ospite a commentare le odierne vicende politiche, Mughini se ne esce con del qualunquismo degno del peggior Grillo. “La politica è come un campionato di C2”, “Tra Pecoraro Scanio e Del Piero non c’è gara”, “La classe politica della seconda repubblica è modesta, povera di contenuti”, “Meglio la Champions League”, e altre perle di questo tenore. Insomma, la fiera della banalità.

E pertanto io mi chiedo: fermo restando il sacro diritto di Cruciani di invitare chi vuole alla sua trasmissione, quale fondamentale contributo ha portato Mughini alla discussione sui temi del giorno? Ne valeva davvero la pena? Proprio non si poteva fare una scelta migliore nel selezionare il primo ospite del giorno?

venerdì 7 marzo 2008

La pietà per Mastella

Non capirò mai i motivi della compassione di Cruciani verso Clemente Mastella. Anche ieri, la notizia della rinuncia a candidarsi di Mastella è stata liquidata con toni del tipo "Oh povero Mastella, ripudiato da tutti, manco fosse un appestato o il responsabile di ogni male".

Io questa pietà non riesco a provarla. Forse non mi fa onore, ma confesso che il ritiro di Mastella mi ha provocato un brivido di piacere, sebbene già pregustassi l’agonia dell’UDEUR che inevitabilmente sarebbe scaturita dal facilmente prevedibile esito elettorale con percentuali da prefisso telefonico.

Sono crudele, lo so, ma questa morte politica il caro Mastella se la merita tutta. Pluri-voltagabbana, re del calcolo politico, amante della poltrona e dei privilegi, radicato in posizioni di potere nonostante un consenso bassisimo e quasi interamente concentrato nella provincia di Benevento, Mastella è arrivato a far cadere un governo, che si era impegnato a sostenere, adducendo motivazioni non politiche, ma personali.

No, mi spiace. Nessuna pietà può essere concessa a questo autentico simbolo vivente di tutto ciò che la politica non dovrebbe mai essere.

mercoledì 5 marzo 2008

Due parole su Berlusconi

Riguardo la Zanzara di ieri, innanzi tutto un plauso a Cruciani per avere biasimato le assurde dichiarazioni di Berlusconi su Alitalia. Io le avrei stigmatizzate ancor più duramente, in quanto chiunque abbia un po’ di sale in zucca capisce che tra le due soluzioni che per Alitalia si prospettavano (Air France e Airone) quella francese è infinitamente migliore. Non è possibile, nel 2008, ragionare ancora in termini di italianità delle aziende. Che a farlo, poi, sia il massimo fautore del liberismo, è sconcertante.

Vorrei poi commentare l’intervento in diretta di Pancho Pardi, le cui dichiarazioni anti-berlusconiane, come si è percepito chiaramente, non hanno avuto l’approvazione di Cruciani. Ebbene, al contrario di Cruciani, io ho trovato molti spunti condivisibili nelle parole di Pardi.

Il fatto che Veltroni, per una scelta politica di rottura, non stia facendo una campagna elettorale nel segno dell’anti-berlusconismo non significa che in Italia un "problema Berlusconi" non ci sia.

Non importa che Berlusconi sia in politica da quindici anni, e non importa quante legislature abbia già fatto. Che a fare il leader politico sia il proprietario di tre network televisivi nazionali non era normale quindici anni fa e continua a non esserlo adesso. Non solo in nessun altro paese occidentale uno scenario del genere esiste, ma neppure, a mio avviso, potrebbe mai potenzialmente concretizzarsi.

Nessuno può negare che la capacità della televisione di pilotare l’opinione pubblica sia infinitamente superiore a quella di qualunque altro media. E’ per questo che vedrei di buon occhio un'eventuale nuova legge che limiti ad una le reti televisive possedute da un unico soggetto. E’ una banale questione di garanzia del pluralismo. E per quanto sia difficile da credere, questo ragionamento prescinde da Berlusconi, anche se nei fatti, poi, incidentalmente si applica solo a lui.

Al Pardi anti-berlusconiano, Cruciani contestava in particolare il fatto di presentarsi candidato (per l’Italia dei Valori) nella mini-coalizione del PD nel cui programma una limitazione al possesso di reti televisive, auspicata da Pardi, non c’è.

Il ragionamento di Cruciani fila, però a guardar bene io non ci trovo nulla di così spaventosamente contradditorio nell'avere delle idee in più rispetto a quanto previsto da un programma che si sottoscrive. Sarebbe peggio firmare un programma pur avendo delle idee in meno, e cioè firmare un programma senza una completa condivisione di quanto in esso effettivamente presente.

Per concludere il mio pensiero… Il fatto di vedere un problema in Berlusconi non significa necessariamente vedere in lui un pericoloso dittatore pseudo-fascista di cui avere terrore o un nemico da abbattere. Personalmente, l’idea di riavere Berlusconi al governo non mi spaventa, se non altro perché sono convinto che, politicamente parlando, Berlusconi sia il peggior nemico di se stesso e che lasciarlo governare (male, come scommetto accadrà) sarà il modo migliore per liberarci di lui per la terza (e speriamo definitiva) volta.

martedì 4 marzo 2008

Il marketing di Veltroni

Una buona metà della trasmissione di ieri è andata via sulla notizia della candidatura nel Partito Democratico dell’imprenditore veneto Calearo. Una candidatura imprevista, date le opinioni espresse e gli atteggiamenti avuti dal Calearo nel passato anche recente.

Premesso che ho piacere che le varie candidature, specialmente di personaggi noti, siano scandagliate (ho anche fatto un lungo post sullo screening dei candidati), è proprio necessario che Cruciani faccia ogni santa volta la tiritera sulla disomogeneità delle candidature nel PD, sulle statuine del presepe, sullo sciacallaggio, sull’insensatezza della scelta di persone dichiaratamente inesperte o comunque inadeguate al ruolo di parlamentare?

Per fortuna che Fiona May è andata dall’altra parte, sennò chissà quanto spazio le sarebbe stato dedicato, considerando che Cruciani si accanisce solo sul PD.

Sì, Cruciani, abbiamo capito. Hai ragione. E non lo dico ironicamente.

Chiunque abbia più di un neurone capisce che quello di Veltroni è puro marketing elettorale. Veltroni sta tentando di massimizzare il consenso predisponendo sentinelle per ogni branca della società civile, secondo quella che potrebbe essere chiamata “fine strategia” da chi vede il bicchiere del PD mezzo pieno, o “atteggiamento subdolo” da chi lo vede mezzo vuoto.

Cosa pretende Cruciani? Che Veltroni ammetta il tutto e ufficializzi su carta bollata di stare facendo marketing?

Non si potrebbe passare oltre, guidando maggiormente l’attenzione degli ascoltatori sul tema dei programmi elettorali?

Ad esempio, mi sento di dire che la fase più stimolante della Zanzara di ieri è stata l’intervista al prof. Pietro Garibaldi per approfondire i contenuti liberali e liberisti dei programmi dei due principali schieramenti. L’approfondimento è durato poco, ma è stato interessante, e auspico che venga ripetuto, chiamando di volta in volta un esperto (possibilmente non fazioso) per confrontare i contenuti dei programmi di PD e PDL su un tema specifico.

lunedì 3 marzo 2008

L'acuto Ostellino e il segreto istruttorio

Nella Zanzara del 28 febbraio, Cruciani ha citato passi di un articolo di Piero Ostellino, editorialista del Corriere della Sera, che commentava la vicenda del ritrovamento dei fratellini di Gravina.

Ostellino (definito “acuto” da Cruciani), riferendosi in particolare alla situazione del padre dei fratellini, da mesi in custodia cautelare, scrive: “L'esposizione prolungata dell'indiziato all'avvenimento minaccia di distruggerne l'immagine e, probabilmente, già l'ha distrutta. La verità mediatica, in questi casi, rischia di apparire più forte di quella vera”.

Nel medesimo articolo, Ostellino pone l’accento sulla “stretta correlazione fra il sistema giudiziario e quello mediatico che sta diventando tale da rendere sempre più difficile capire dove finisca l'uno e incominci l'altro e viceversa”, per poi concludere che la semplice soluzione alla questione sarebbe quella di “scindere la fase istruttoria e investigativa, rigorosamente coperta da segreto, da quella giurisdizionale e dibattimentale, aperta invece al pubblico”.

Nella Zanzara del giorno successivo, Cruciani ha addirittura ospitato telefonicamente Ostellino per fargli ribadire gli stessi concetti.

Sentito a voce, Ostellino mi ha fatto una pessima impressione: scarsa destrezza nell’argomentare, superficialità, tendenziosità. Pertanto ho deciso di rileggermi l’articolo e di commentarlo.

Ebbene, io non sono affatto d’accordo con Ostellino, e, di riflesso, con Cruciani che lo ha apertamente appoggiato. L’impressione netta è che Ostellino mischi arbitrariamente le carte (ovvero la qualità -scarsa- del lavoro di indagine svolto dagli inquirenti del caso Gravina e l’eco mediatica che da tali azioni ne è scaturita) in modo strumentale al solo scopo di perorare la sua tesi, non nuova, secondo la quale bisognerebbe ripristinare un ferreo segreto istruttorio.

Ma scusate… Se anche la fase istruttoria fosse stata coperta dal più assoluto segreto, in che modo si sarebbe potuta nascondere ai media (neanche fossimo in URSS o nella DDR) la custodia cautelare del padre dei fratellini? In che modo il segreto istruttorio avrebbe giovato ad evitare la gogna mediatica? Un conto è la qualità del lavoro istruttorio, un conto è l’eco mediatico. Ma non potrà essere il segreto istruttorio a far diventare più capaci gli investigatori del caso di Gravina.

Inoltre non si può non far presente che la cura proposta da Ostellino sarebbe molto molto molto peggiore del male, in quanto ci riporterebbe indietro di vent’anni, in epoche in cui insabbiare inchieste era estremamente più facile che non adesso. Che sia un giornalista ad auspicare questo è per me francamente sconcertante.

domenica 2 marzo 2008

Due parole su Di Pietro

Contrariamente alle mie aspettative, nella Zanzara di venerdì 29 febbraio non si è fatto cenno alla puntata di AnnoZero della sera prima, nonostante da Santoro fosse ospite uno dei politici maggiormente chiacchierati del momento, Antonio Di Pietro. Nessuna clip, nessuna citazione. Nulla.

La mia sorpresa nasce dal fatto che l’ex PM è notoriamente poco amato da Cruciani, il quale anche recentemente non gli ha risparmiato critiche e freccatine.

Probabilmente la mancata attenzione è dovuta al fatto che Di Pietro non detto nulla di clamoroso o di facilmente attaccabile, e forse si è ritenuto che non fosse il caso di regalargli pubblicità. Inoltre era plausibile che almeno in uno degli interventi degli acoltatori l’argomento sarebbe stato tirato in ballo. Ma non è successo.

Fatto sta che ho piacere di dire due parole io sul tema.

Due recenti osservazioni fatte di recente da Cruciani a Di Pietro, alle quali vorrei ribattere, sono le seguenti:

1) Di Pietro è il “Grillo della politica”.
2) Di Pietro vuole porre limiti eccessivi alle canditature, con facilità chiede dimissioni, “passi indietro”, etc.

L’accostamento tra Di Pietro e Grillo è una banalizzazione che francamente non fa onore a chi la esprime. Si può al limite criticare l’operazione di marketing con cui Di Pietro ha tentato di trovare consenso nel movimento (numericamente non indifferente) dei fan di Grillo, ma finisce lì. Gli eccessi del comico genovese, gli insulti, la demagogia non mi sembra alberghino in Di Pietro. Inoltre non mi risulta che Grillo raccomandi il voto per l’Italia dei Valori.

Sul secondo punto, vorrei far presente innanzi tutto che, come ricordato da Marco Travaglio sempre ad AnnoZero, se per partecipare ad un concorso pubblico occorre avere la fedina penale pulita, non si capisce perché per i parlamentari debba esser diverso.

Inoltre, cosa c’è di irragionevole nel chiedere le dimissioni a colui che, titolare di carica pubblica, viene rinviato a giudizio? E’ sbagliato pensare che su un presidente, un ministro, un governatore, etc, non ci devono essere ombre?

Il problema semmai è che in questo paese c’è l’opinione diffusa (da contrastare con fermezza) che dare le dimissioni equivalga ad ammettere la colpa. E’ esattamente quello che sta succedendo con la vicenda Bassolino, ed è assurdo. Le eventuali dimissioni di Bassolino sarebbero invece da interpretare come un gesto responsabile a salvaguardia dell’istituzione. Si presenti dal giudice, si faccia processare. Se è innocente, come dice, potrà poi tornare dagli elettori a testa alta.